Il significato tradizionale di studente spirituale

Molte persone possono considerarsi ricercatori spirituali e possono anche studiare con insegnanti spirituali presso i centri di Dharma. Il tipo più impegnato di ricercatore spirituale, tuttavia, è il discepolo di un maestro spirituale. I problemi nella relazione con il mentore spirituale sorgono spesso perché gli studenti si considerano prematuramente discepoli di qualcuno - indipendentemente dal fatto che la persona scelta sia o meno un mentore qualificato - e poi cercano di seguire il protocollo tradizionale della relazione discepolo-mentore. Per iniziare a dissipare questa confusione continuiamo la nostra rettifica dei termini, esaminando le parole sanscrite e tibetane solitamente tradotte con discepolo.

Le implicazioni dei termini sanscriti per discepolo

I principali termini sanscriti per un discepolo buddhista sono shaikshashishyavaineya e bhajana. Uno shaiksha è qualcuno che si offre per shiksha, addestramento da parte di un mentore spirituale e nello specifico questo significa ricevere tre tipi di "formazione superiore": nell'autodisciplina etica, nella concentrazione su oggetti costruttivi e nella consapevolezza discriminante della realtà.

Allenarsi nell'autodisciplina etica significa imparare a trattenersi dall'agire, parlare o pensare in modo distruttivo, comporta anche un comportamento costruttivo e modi positivi di pensare e di sentire. Come per la spiegazione degli amici e dei mentori spirituali, costruttivo implica il comportarsi e il pensare senza emozioni o atteggiamenti disturbanti come avidità, attaccamento, ostilità o ingenuità. Implica anche l’avere fiducia nei benefici dell'essere positivi e nel mantenere un senso di valori, dal rispetto delle qualità positive e delle persone che le possiedono. Pertanto, i discepoli si addestrano nei metodi per lo sviluppo personale come la meditazione, all'interno di un quadro sano ed etico. Inoltre, nel contesto dell'essere un discepolo di un amico spirituale mahayana, costruttivo significa anche che l'addestramento superiore mira al raggiungimento dell'illuminazione. Così, mentre si addestrano per diventare dei Buddha i discepoli aiutano attivamente gli altri il più possibile.

Il termine shishya deriva dalla stessa radice della parola shasana che significa indicazione delle conquiste del Buddha. Attraverso il suo modo di essere e le sue parole in seguito raccolte nei testi scritturali, Buddha indicò la sua illuminazione agli altri e insegnò i metodi per ottenerla. Di conseguenza, i discepoli apprendono i tre tipi di formazione superiore da un mentore spirituale attraverso l'osservazione del carattere e del comportamento della persona e attraverso l'ascolto delle sue spiegazioni degli insegnamenti scritturali. Allo stesso modo, i discepoli combinano conoscenza esperienziale e teorica, per realizzare trasformazioni costruttive delle loro personalità e delle loro maniere.

Vaineya implica qualcuno che si allena nel vinaya, i metodi per "diventare docili". Attraverso l'addestramento del vinaya i discepoli acquisiscono un'autodisciplina etica, mantenendo i vincoli dei voti dei laici o dei monaci buddhisti. Prendendo formalmente dei voti per domare i loro meccanismi indisciplinati e per comportarsi e pensare in modo più costruttivo, i discepoli dimostrano un profondo livello di impegno nel processo di auto-sviluppo.

Bhajana significa ricettacolo o contenitore. I discepoli servono come ricettacoli per ricevere e mantenere gli insegnamenti del Dharma. In particolare, servono come vasi per contenere i tre tipi di formazione superiore, i voti laici o quelli monastici. Per essere vasi adeguati, i discepoli richiedono un certo livello di maturità prima di stabilire una relazione con un mentore, hanno bisogno di apertura mentale per ricevere addestramento e voti, stabilità per mantenere la continuità di ciascuno di questi e libertà da intensi problemi psicologici in modo da poter osservarli entrambi puramente.

Il termine chela, comunemente usato per il discepolo indù che abbandona la vita familiare per vivere e studiare con un sadhu (un devoto spirituale senza fissa dimora), si riferisce a qualcuno che si veste degli stracci di uno yogi ascetico. La traduzione tibetana raypa (ras-pa), tuttavia, ha perso la connotazione di discepolo ed è invece diventato un termine per uno yogi tantrico che si veste degli stracci di un asceta indiano, come per Mila-raypa (Milarepa).

I tibetani tradussero sia shaiksha che shishya come lobma (slob-ma), vaineya come dulja (gdul-bya) e bhajana come no (snod). I termini tibetani hanno per lo più le stesse sfumature degli equivalenti sanscriti, ma in alcuni casi aggiungono più ricchezza. La sillaba ma in lobma, per esempio, connota saggezza, un'altra parola per consapevolezza discriminante, come in lama. I discepoli si addestrano a discriminare per se stessi ciò che è costruttivo da ciò che è distruttivo e la fantasia dalla realtà. No è spesso abbinato a chu (bcud), che significa l'essenza raffinata di qualcosa. I discepoli servono come vasi adeguati per ricevere e mantenere l'essenza raffinata che un mentore può offrire: i metodi illuminanti per diventare un Buddha.

In breve, se i mentori spirituali sono persone costruttive che guidano gli altri a comportarsi e a pensare in modo costruttivo per consentire loro di raggiungere l'illuminazione, i discepoli sono coloro che sono guidati all'illuminazione da tali persone attraverso l'addestramento al comportamento e al pensiero costruttivi.

Il significato di essere ghetrug di un maestro

Ghetrug (dge-phrug) è un altro termine tibetano per discepolo che corrobora le spiegazioni precedenti. Ghe significa costruttivo e trug significa bambino. Un ghetrug è un bambino cresciuto da un mentore spirituale per essere costruttivo - come una persona sempre più equilibrata, etica e positiva e, in definitiva, come un Buddha. Bambino non si riferisce necessariamente all'età del discepolo, significa minore rispetto al percorso spirituale.

Oltre al suo significato etimologico, il termine ghetrug ha un'altra connotazione che può significare qualcuno che ha vissuto nella casa di un insegnante fin dall'infanzia ed è incluso nelle finanze della famiglia. Spesso i ghetrug sono parenti più giovani. I due significati di ghetrug non si sovrappongono necessariamente: i discepoli spirituali possono non essere inclusi nelle finanze delle famiglie dei loro mentori e quelli inclusi potrebbero difficilmente ricevere una formazione spirituale formale, come ad esempio il cuoco.

Il punto di partenza per diventare un discepolo

Per capire correttamente cosa significhi essere un discepolo nel contesto buddhista è necessario sapere in quale fase del sentiero spirituale si può diventare discepoli correttamente. Sebbene i testi classici concordino sulla necessità di insegnanti spirituali in ogni fase del sentiero, i ricercatori spirituali iniziano il viaggio molto prima di diventare discepoli di mentori qualificati. Molta confusione è sorta su questo punto perché i maestri Kadam, come Sanguejin, hanno spiegato la relazione discepolo-mentore come la "radice del sentiero " e hanno presentato l'argomento all'inizio dei loro testi sul sentiero graduale (lam-rim). Successivamente, Tsongkhapa e tutti i successivi maestri ghelug seguirono il loro esempio. La collocazione di questo argomento nei loro testi, tuttavia, non significa che i ricercatori debbano avere una relazione discepolo-mentore come primo passo lungo i loro sentieri spirituali. Esaminiamo cosa intendevano questi maestri.

Nell’Essenza delle buone spiegazioni dei significati intrepretabile e definitivo, Tsongkhapa ha spiegato che il sistema di classificazione dei tre cicli di Dharma (i tre giri della ruota del Dharma) non indica una sequenza temporale di insegnamenti bensì uno schema di divisione realizzato per materia. L'argomento del primo ciclo, le "quattro nobili verità", serve come base per gli insegnamenti classificati nei due cicli successivi. Allo stesso modo, il posizionamento di Sanguejin della relazione discepolo-mentore come primo argomento principale nella Presentazione estesa degli stadi graduali del sentiero non indica la sua posizione temporale sul sentiero ma semplicemente il suo ruolo essenziale come fondamento stabile per lo sviluppo degli stadi graduali della motivazione spirituale nelle loro forme più complete.

In La porta d’entrata nel Dharma Sonam Tsemo, il secondo dei cinque fondatori della tradizione Sakya, ha spiegato che prima di costruire una relazione con un mentore spirituale i ricercatori devono riconoscere la sofferenza nelle loro vite e sviluppare il desiderio di superarla. In altre parole, hanno bisogno di un livello rudimentale di "rinuncia" e anche della conoscenza degli insegnamenti del Buddha su cosa praticare e cosa evitare per ridurre ed eliminare la sofferenza che desiderano superare. Solo allora i ricercatori sono pronti a stabilire una relazione seria con un mentore spirituale che li aiuterà a raggiungere il loro obiettivo.

I mentori spirituali, tuttavia, sono insegnanti che aiutano i discepoli a raggiungere l'illuminazione pertanto, prima di stabilire una relazione discepolo-mentore, i ricercatori hanno bisogno anche di un iniziale interesse a diventare dei Buddha per il bene di tutti. Questo è chiaro dagli scritti del maestro indiano Atisha, colui che formulò il sentiero graduale e che fu ifondatore della tradizione Kadam. In Un [Auto] commentario ai punti complessi di “Una lampada sul sentiero dell’illuminazione” ,Atisha menzionò per la prima volta la relazione discepolo-mentore nel contesto dello sviluppo di bodhicitta. Inoltre, lo sviluppo di una motivazione mahayana di bodhicitta presuppone almeno un livello iniziale di direzione sicura (rifugio) in Buddha, Dharma e nella comunità Sangha altamente realizzata.

Il Quinto Dalai Lama rese questi punti espliciti nel suo testo sul sentiero graduale Istruzioni personali da Manjushri ove sostenne la necessità e la correttezza del prendere una direzione sicura e sviluppare bodhicitta prima di stabilire una relazione discepolo-mentore. In seguito a questo argomento, il Quinto Pancen Lama in Un sentiero veloce, cambiò l'ordine della Presentazione estesa degli stadi graduali del sentiero di Tsongkhapa. Per riflettere l'ordine effettivo dello sviluppo spirituale, pose le pratiche preliminari prima della discussione sulla relazione discepolo-mentore. I preliminari includono il prendere una direzione sicura e il migliorare la propria motivazione di bodhicitta. Pertanto, la comprensione Kadam/Ghelug del sentiero graduale è coerente con le frequenti spiegazioni Kagyu e Nyingma secondo cui stabilire una direzione sicura, bodhicitta, e quindi una sana relazione discepolo-mentore è la sequenza dei preliminari essenziali per il progresso spirituale buddhista.

Tsongkhapa inoltre spiegò che ogni fase dell'autosviluppo lungo il sentiero graduale è un trampolino di lancio sulla via dell'illuminazione. Pertanto, sebbene i ricercatori debbano già avere il riconoscimento della sofferenza, rinuncia ad essa, conoscenza di cosa praticare ed evitare, direzione sicura e bodhicitta prima di diventare discepoli, devono semplicemente avere i cinque come orientamento spirituale. Il livello iniziale di intensità di questi cinque che i ricercatori possiedono funge da trampolino di lancio per procedere oltre, come discepoli di mentori spirituali, il che non è certo la fine del loro sviluppo lungo il sentiero. Quindi, sebbene avere una direzione sicura e bodhicitta implica tendere verso la liberazione e poi verso l’illuminazione, avere i due come un semplice orientamento spirituale non implica comprendere e accettare a livello viscerale le piene implicazioni del raggiungimento di questi obiettivi.

La necessità di una corretta comprensione e convinzione nella rinascita affinché un discepolo miri sinceramente alla liberazione e all'illuminazione

Sforzarsi verso la liberazione e poi verso l'illuminazione con una piena comprensione e accettazione viscerale di ciò che questi obiettivi implicano, viene solo dopo aver compreso e accettato visceralmente la spiegazione buddhista della rinascita. Nel Buddhismo la rinascita non implica l'esistenza di un'anima permanente che va a un'eterna vita ultraterrena o che passa da un'incarnazione all'altra, affrontando le diminuzioni progressive che le vengono date per imparare. La comprensione buddhista implica invece una continuità infinita di esperienza individuale, senza un'entità unica, immutabile, indipendente da corpo e mente, che sia veramente "io" e che continua da una vita all'altra. La continuità procede da una vita all'altra guidata in modo incontrollabile da emozioni e atteggiamenti disturbanti e da impulsi irresistibili (sansc. karma) o diretta coscientemente dalla forza della compassione. La spiegazione buddhista è sofisticata ed estremamente difficile da capire.

Liberazione significa libertà dalla sofferenza della rinascita incontrollabile e ricorrente (samsara) e dalle sue cause, mentre l'illuminazione conduce alla capacità di aiutare gli altri a ottenere una libertà simile. Come possono i discepoli sforzarsi sinceramente per la liberazione da una rinascita incontrollabile senza comprendere correttamente cosa significhi la rinascita secondo il Buddhismo e senza convinzione di averla sperimentata in modo incontrollabile, senza un inizio, e che continueranno a farlo, a meno che non facciano qualcosa al riguardo? Come possono sforzarsi per l'illuminazione senza la certezza che anche tutti gli altri sperimentano la sofferenza del samsara?

La necessità per un discepolo di una corretta comprensione e convinzione nella rinascita per raggiungere anche il primo stadio di sviluppo spirituale

La corretta comprensione e convinzione nella spiegazione buddhista della rinascita è necessaria per raggiungere anche il primo stadio di sviluppo spirituale una volta che si è entrati in una relazione discepolo-mentore. Ad esempio, in La lampada sul sentiero verso l’illuminazione, Atisha ha identificato tre distinti stadi di auto-evoluzione che i discepoli raggiungono mentre progrediscono lungo il sentiero graduale verso l'illuminazione. I discepoli raggiungono lo stadio iniziale quando mirano a rinascite favorevoli perché desiderano evitare le sofferenze di quelle sfavorevoli. Chiaramente, mireranno a rinascite favorevoli solo se sono sinceramente convinti che esistano le vite future e che le sperimenteranno dopo la morte. Raggiungono il secondo stadio quando mirano alla liberazione da una rinascita incontrollabile, sia favorevole che sfavorevole, e il terzo quando il loro obiettivo è l'illuminazione.

Il contesto spirituale dell'obiettivo iniziale dei discepoli buddhisti è molto diverso da quello dei seguaci di altre tradizioni che pregano per andare in paradiso dopo la morte e per rimanervi per l'eternità. Per continuare a lavorare, oltre questa vita, verso la liberazione e l'illuminazione è necessario ottenere rinascite con circostanze che favoriscano la pratica spirituale. Pertanto, ottenere rinascite favorevoli è solo un obiettivo provvisorio per i discepoli buddhisti.

Tutte le successive formulazioni tibetane delle fasi del sentiero concordano con Atisha sul livello iniziale. Ad esempio, Sacen, il più anziano dei cinque fondatori della tradizione Sakya, rese popolare la rivelazione di Manjushri sul Separararsi dai quattro attaccamenti. In questa formulazione, il primo stadio della vita spirituale implica il separarsi dall'attaccamento al desiderio del beneficio di questa vita. I quattro temi di Gampopa, il padre dei dodici lignaggi Dagpo Kagyu, fanno eco a questa visione: il primo tema, il rivolgere la mente al Dharma, richiede anche di spostare il centro dell'attenzione principale da questa vita a quelle future. Il consenso è evidente.

Il luogo della convinzione nella rinascita nell'avere una relazione discepolo-mentore

Sebbene una corretta comprensione buddhista della rinascita e la convinzione nella sua esistenza siano necessarie per raggiungere anche il livello iniziale del sentiero graduale verso l'illuminazione, rimane la questione se la convinzione nella rinascita sia o meno un prerequisito per diventare un discepolo di un mentore spirituale. Direi che la comprensione meramente intellettuale, l'apertura all'idea e l'accettazione provvisoria sono necessarie, ma non la piena convinzione, nonostante il fatto che la convinzione sia tradizionalmente presupposta. Poiché il luogo della convinzione nella rinascita è controverso nel Buddhismo occidentale, esaminiamo il ragionamento alla base di questa affermazione.

Secondo la presentazione del percorso graduale i discepoli iniziano l'addestramento negli insegnamenti dell'ambito iniziale mentre sono ancora ossessionati e preoccupati per il loro benessere materiale, la felicità emotiva e le relazioni interpersonali di questa vita. Meditando sulla rarità dell’ottenere una vita umana, sulla morte e l'impermanenza superano quell'ossessione. Quando la loro preoccupazione principale è ottenere benessere, felicità e relazioni positive nelle vite future, ma solo come obiettivi provvisori sulla via verso la liberazione e l'illuminazione, i discepoli raggiungono il livello iniziale di sviluppo spirituale.

Se i ricercatori spirituali non avessero bisogno di accettare la rinascita prima di diventare discepoli, ma dovessero acquisire convinzione della sua esistenza come parte della loro formazione per raggiungere il livello iniziale di sviluppo, allora spiegazioni e prove delle vite passate e future sarebbero apparse nei testi dei sentieri graduali. Il luogo logico per questo materiale è dopo la discussione sulla morte e sull'impermanenza e prima della presentazione del karma. La sua assenza suggerisce che il pubblico previsto - i ricercatori che condividevano la tradizionale visione tibetana del mondo - non aveva bisogno di queste spiegazioni. Solo i libri di testo avanzati di logica contengono spiegazioni e prove della rinascita che servono a confutare le oscure credenze di un'antica scuola indiana materialista.

La maggior parte dei tibetani accetta la rinascita come una realtà, sebbene la sua comprensione possa essere vaga. Quando un parente muore, ad esempio, i tibetani richiedono regolarmente preghiere e rituali per aiutare i defunti a ottenere una rinascita favorevole. Gli occidentali che cercano una relazione con un maestro spirituale, tuttavia, condividono tipicamente pochi dei presupposti culturali dei testi buddhisti classici. Nonostante gli insegnamenti biblici su paradiso e inferno, la maggior parte mette in dubbio l'esistenza dell'aldilà. Anche se gli occidentali credono nella rinascita, spesso capiscono che il fenomeno si verifica nel modo in cui lo spiegano i testi indù o New Age, che differisce significativamente dall'esplicazione buddhista. Pertanto, hanno bisogno di una corretta spiegazione buddhista e della certezza della sua validità prima di poter raggiungere il livello iniziale del sentiero graduale. Se per la maggior parte degli occidentali la convinzione nella rinascita si sviluppa solo per fasi, dove inizia sul sentiero spirituale la considerazione dell'esistenza della rinascita come nel Buddhismo si intende che debba logicamente iniziare?

In caso di rinuncia, direzione sicura e bodhicitta, i ricercatori hanno bisogno di un livello iniziale dei tre come loro orientamento spirituale generale prima di entrare in una relazione discepolo-mentore. Dopo aver stabilito la relazione, li sviluppano completamente durante il corso della loro formazione. La corretta comprensione e la convinzione nella spiegazione buddhista della rinascita sono ugualmente fondamentali per un orientamento spirituale buddhista. Pertanto, sembra ragionevole affermare che i potenziali discepoli hanno allo stesso modo bisogno della comprensione intellettuale della rinascita come il Buddismo la spiega, e dell'accettazione provvisoria della sua realtà o almeno una mente aperta alla possibilità della sua esistenza, prima di impegnarsi sul sentiero buddhista. La convinzione viene dopo, prima di raggiungere il livello iniziale di sviluppo spirituale, attraverso ulteriori studi e riflessioni sulle prove logiche e le prove documentate della rinascita.

Entrare in una relazione discepolo-mentore mentre si mira a obiettivi spirituali solo per questa vita o anche per le generazioni future

Un'altra domanda importante è se i ricercatori occidentali, per diventare discepoli buddhisti, debbano avere come motivazione iniziale un interesse per le rinascite fortunate, anche se accettano solo provvisoriamente l'esistenza della rinascita. Direi che non è necessario che sia così. Sonam-tsemo affermò che il prerequisito per diventare un discepolo è semplicemente il riconoscere un certo livello di sofferenza nella propria vita e l’avere la determinazione a liberarsene, senza specificare la portata della sofferenza da affrontare.

Inoltre, in I tre aspetti principali del sentiero, Tsongkhapa differenziò due livelli di rinuncia a seconda della portata della sofferenza da cui si decide di essere liberi. Seguendo il modello di Sacen del Separarsi dai quattro attaccamenti, Tsongkhapa formulò due livelli in termini di abbandono prima del pensiero di solo questa vita e poi del pensiero delle sole vite future. Se i discepoli avanzano attraverso stadi progressivi di rinuncia in generale, è ragionevole affermare che all’interno uno stadio specifico avanzano anche attraverso passi progressivi.

La maggior parte dei ricercatori occidentali riconosce i problemi che derivano dall'ossessione per la gratificazione immediata dei desideri materiali ed emotivi. Rinunciando a quella sofferenza e rivolgendosi al sentiero buddhista potrebbero essere disposti a impegnarsi prima per il benessere materiale ecologicamente sostenibile, il benessere emotivo e le buone relazioni in futuro. Il futuro può includere la parte successiva della loro vita o, in un’ottica più ampia, può estendersi alle vite delle generazioni future. Tuttavia, avendo solo la comprensione intellettuale e l'accettazione provvisoria della rinascita, i ricercatori occidentali non possono sforzarsi sinceramente per la felicità nelle vite future come opzione realistica nel caso in cui non riescano a raggiungere i loro obiettivi prima di morire.

Allo stesso modo, rinunciando alla sofferenza derivante dall'ossessione per la gratificazione istantanea dei desideri, i ricercatori occidentali possono essere disposti a impegnarsi per la liberazione e l'illuminazione. Tuttavia, fino a quando non acquisiscono una ferma convinzione nella rinascita come intesa nel Buddhismo, possono mirare sinceramente alla liberazione e all'illuminazione solo in questa vita, ma non in quelle future.

Direi che rinunciare alla sofferenza che deriva dall'ossessione per la gratificazione istantanea dei desideri è sufficiente per entrare in una relazione discepolo-mentore buddhista, e che mirare provvisoriamente alla felicità più avanti nella vita, o anche per le generazioni future, o alla liberazione e all'illuminazione solo in questa vita, è una motivazione sufficiente, fino a quando non si acquisisce convinzione nella spiegazione buddhista delle vite future. Inoltre, vorrei anche affermare che, per la maggior parte dei discepoli occidentali, mirare a questi obiettivi provvisori è pragmaticamente necessario come fase preliminare per rendere accessibile il sentiero graduale classico. Tuttavia, sono necessarie alcune precisazioni.

Precisazioni per un discepolo principiante per mirare provvisoriamente a obiettivi non tradizionali

Trattenendosi da comportamenti distruttivi e da emozioni e atteggiamenti disturbanti, i discepoli possono sperimentare benessere, felicità e buone relazioni più avanti nella vita, ma non vi è alcuna garanzia. Molti fattori aggiuntivi possono influenzare ciò che accade, come l’essere uccisi in un incidente prima di sperimentare i frutti dei propri sforzi. Allo stesso modo, non vi è certezza che le generazioni future saranno felici grazie ai nostri sforzi costruttivi, molto infatti dipende dal comportamento e dagli atteggiamenti delle generazioni future stesse. Pertanto, mentre si sforzano di eliminare le difficoltà per la vita che rimane o anche per le generazioni future, i discepoli principianti devono comprendere e riconoscere l'impossibilità di risolvere tutti i problemi con questo scopo limitato. Il meglio che possono sperare è un miglioramento.

Eliminando totalmente le emozioni e gli atteggiamenti disturbanti i discepoli possono ottenere la liberazione in questa vita e, inoltre, eliminando i loro istinti, possono anche raggiungere l'illuminazione. Tuttavia, poiché questi obiettivi sono estremamente difficili da raggiungere, è molto probabile che non li raggiungeranno in questa vita. Pertanto, mentre ora si sforzano verso la liberazione e l'illuminazione, i discepoli devono capire e riconoscere che molto probabilmente saranno in grado di fare passi in quella direzione solo prima di morire.

In breve, fintanto che i discepoli principianti comprendono e accettano provvisoriamente le vite future come spiegate nel Buddhismo ed evitano aspettative irrealistiche di successo, direi che potrebbero ragionevolmente sforzarsi per obiettivi spirituali solo per questa vita, o anche per le generazioni future, considerando comunque questi obiettivi come semplici punti di partenza fino a quando non acquisiranno una ferma convinzione nella comprensione buddhista della rinascita. Solo con ferma convinzione i discepoli possono effettivamente progredire attraverso i livelli graduali di motivazione delineati nei testi tradizionali.

Si potrebbe obiettare che l'affermazione di questi obiettivi provvisori violi la coerenza logica del sentiero graduale. Secondo la presentazione classica, una delle cause preliminari per prendere una direzione sicura è il timore di sperimentare la sofferenza di rinascite sfavorevoli. Se i potenziali discepoli hanno bisogno di un orientamento spirituale di direzione sicura e tuttavia i tipici ricercatori occidentali difficilmente temono rinascite sfavorevoli perché mancano di convinzione nella rinascita, come possono avere una direzione sicura come loro orientamento spirituale? Direi che il timore di sperimentare problemi emotivi che peggiora in questa vita, o anche peggiora per le generazioni future, potrebbe servire come incentivo prima di avere la suddetta motivazione. Ciascuno dei due potrebbe servire come motivazione provvisoria, ma a condizione che si abbia una corretta comprensione della rinascita come spiegato nel Buddhismo e l'accettazione provvisoria della sua esistenza.

La differenza tra il diventare un discepolo di un mentore spirituale e il diventare un cliente di un terapeuta

Considera qualcuno che desidera vivere felicità emotiva e buone relazioni per il resto della sua vita. Diventare discepolo di un mentore spirituale per raggiungere questo obiettivo assomiglia in molti modi al diventare un cliente di un terapeuta per lo stesso scopo: entrambi riconoscono la sofferenza nella propria vita e desiderano alleviarla, entrambi lavorano con qualcuno per riconoscere e comprendere i propri problemi e le loro cause. Molte forme di terapia, infatti, concordano con il Buddhismo sul fatto che la comprensione serve come chiave per l'auto-trasformazione.

Inoltre, sia il Buddhismo che la terapia abbracciano scuole di pensiero che enfatizzano una profonda comprensione delle cause dei propri problemi, tradizioni che sottolineano il lavoro con metodi pragmatici per superare questi fattori e sistemi che raccomandano una combinazione equilibrata dei due approcci. Inoltre, sia il Buddhismo che molte forme di terapia sostengono lo stabilire una sana relazione emotiva con il mentore o il terapeuta come parte importante del processo di auto-sviluppo. Inoltre, sebbene la maggior parte delle forme classiche di terapia eviti di usare linee guida etiche per modificare il comportamento e il modo di pensare dei clienti, alcune scuole postclassiche sostengono principi etici simili a quelli del Buddhismo. Tali principi includono l’essere ugualmente equi con tutti i membri di una famiglia disfunzionale e l’astenersi dall'agire seguendo impulsi distruttivi, come quelli della rabbia.

Nonostante le somiglianze, esistono almeno cinque differenze significative tra diventare un discepolo di un mentore buddhista e diventare un cliente di un terapeuta. La prima differenza riguarda la fase emotiva in cui si instaura la relazione. I potenziali clienti generalmente si avvicinano a un terapeuta quando sono emotivamente disturbati, possono addirittura essere psicotici e richiedere farmaci come parte del trattamento. I potenziali discepoli, al contrario, non stabiliscono una relazione con un mentore come primo passo sul loro percorso spirituale: prima di questo, hanno studiato gli insegnamenti buddhisti e iniziato a lavorare su se stessi, di conseguenza hanno raggiunto un livello sufficiente di maturità e stabilità emotiva in modo che la relazione discepolo-mentore che stabiliscono sia costruttiva nel senso buddhista del termine. In altre parole, i discepoli buddhisti devono già essere relativamente liberi da atteggiamenti e comportamenti nevrotici.

La seconda differenza riguarda l'interazione che ci si aspetta nella relazione: i potenziali clienti sono principalmente interessati ad avere qualcuno che li ascolti, si aspettano che il terapeuta dedichi un'attenzione concentrata a loro e ai loro problemi personali, anche se nell'ambito della terapia di gruppo. I discepoli, d'altra parte, normalmente non condividono i problemi personali con i loro mentori e non si aspettano o richiedono attenzione individuale. Anche se consultano il mentore per un consiglio personale, non lo fanno regolarmente. L'attenzione nella relazione verte sull'ascolto degli insegnamenti. I discepoli buddhisti imparano principalmente i metodi dai loro mentori per superare i problemi generali che tutti devono affrontare, quindi si assumono la responsabilità personale di applicare i metodi alle loro situazioni specifiche.

La terza differenza riguarda i risultati attesi dal rapporto: la terapia mira a imparare ad accettare e a convivere con i problemi della propria vita o a minimizzarli in modo che diventino sopportabili. Se ci si avvicina a un mentore spirituale buddhista con l'obiettivo di un benessere emotivo per questa vita, ci si potrebbe anche aspettare di ridurre al minimo i propri problemi. Nonostante la vita sia difficile - il primo fatto della vita (nobile verità) insegnato dal Buddha - si può renderla meno difficile.

Come affermato in precedenza, rendere la propria vita emotivamente meno difficile, tuttavia, è solo un passo preliminare per avvicinarsi al sentiero buddhista classico. I discepoli dei mentori spirituali sono almeno orientati verso gli obiettivi più vasti di rinascite favorevoli, liberazione e illuminazione. Inoltre, i discepoli buddhisti hanno una comprensione intellettuale della rinascita come spiegato nel Buddhismo e almeno un'accettazione provvisoria della sua esistenza. I clienti in terapia non hanno bisogno di pensare alla rinascita o ad obiettivi al di là del miglioramento delle loro situazioni immediate.

La quarta differenza principale è il livello di impegno per la trasformazione di sè: i clienti dei terapeuti pagano una tariffa oraria, ma non si impegnano a cambiare atteggiamento e comportamento nell’arco della vita. I discepoli buddhisti, d'altra parte, possono o non possono pagare per gli insegnamenti tuttavia cambiano formalmente la loro direzione nella vita. Nel prendere una direzione sicura, i discepoli si impegnano nel corso di autosviluppo che i Buddha hanno completamente percorso e poi insegnato, e che la comunità spirituale altamente realizzata si sforza di seguire.

Inoltre, i discepoli buddhisti si impegnano a seguire nella un corso etico e costruttivo di azione, parola e pensiero. Tentano per quanto possibile di evitare schemi distruttivi e di impegnarsi invece in schemi costruttivi. Quando i discepoli desiderano sinceramente la liberazione dai problemi ricorrenti di una rinascita incontrollata, prendono un impegno ancora più forte prendendo formalmente i voti laici o monastici per la liberazione individuale (sansc. voti di pratimoksha). I discepoli in questa fase di auto-sviluppo promettono a vita di limitarsi sempre da specifici comportamenti che sono naturalmente distruttivi o che Buddha raccomandò ad alcuni di evitare per motivi specifici. Un esempio di quest'ultimo è che i monaci abbandonino gli abiti da laici e indossino invece le vesti monastiche, per ridurre l'attaccamento. Anche i discepoli che mirano a evitare rinascite sfavorevoli o a minimizzare le difficoltà emotive in questa vita, o anche per le generazioni future, potrebbero prendere i voti di liberazione con uno qualsiasi di questi tre obiettivi provvisori, prima di sviluppare la motivazione prescritta.

I clienti dei terapeuti, d'altro canto, accettano di seguire alcune regole procedurali come parte del contratto terapeutico, come ad esempio attenersi a un programma di visite di cinquanta minuti. Queste regole, tuttavia, si seguono solo durante il trattamento, non si applicano al di fuori del contesto terapeutico, non comportano l'astensione da comportamenti naturalmente distruttivi e non sono a vita.

La quinta differenza principale tra discepoli e clienti riguarda l'atteggiamento verso l'insegnante o il terapeuta. I discepoli considerano i loro mentori spirituali come esempi viventi di ciò che si sforzano di ottenere, li considerano in questo modo sulla base del corretto riconoscimento delle buone qualità dei mentori, mantenendo e rafforzando questa visione durante tutto il loro percorso graduale verso l'illuminazione. I clienti, al contrario, possono considerare i loro terapeuti come modelli di salute emotiva, ma non richiedono una corretta consapevolezza delle buone qualità dei terapeuti: diventare come il terapeuta non è l'obiettivo della relazione. Durante il corso del trattamento, i terapeuti guidano i loro clienti oltre alle proiezioni di ideali.

L’uso inappropriato del termine discepolo

A volte, le persone si definiscono discepoli di maestri spirituali nonostante il fatto che loro, l'insegnante o entrambi, non riescano ad adempiere al giusto significato dei termini. La loro ingenuità spesso li porta ad aspettative irrealistiche, a incomprensioni, sentimenti feriti e persino abusi. Diventare oggetto di abuso, in questo contesto, significa essere sfruttati sessualmente, emotivamente o finanziariamente, o essere manipolati da qualcuno in uno gioco di potere. Nel nostro sforzo di correggere i termini, esaminiamo tre tipi comuni di pseudo-discepoli occidentali che sono particolarmente inclini ad avere problemi con i maestri spirituali.

Alcune persone vanno nei centri di Dharma cercando la realizzazione delle loro fantasie: hanno letto o sentito qualcosa sull’"Oriente misterioso" o sui guru superstar e desiderano trascendere le loro vite apparentemente poco emozionanti facendo un'esperienza esotica o mistica. Incontrano maestri spirituali e si dichiarano immediatamente discepoli, soprattutto se sono asiatici, indossano vesti monastiche o entrambi. Sono inclini a comportamenti simili con gli insegnanti occidentali che hanno titoli o nomi asiatici, indipendentemente dal fatto che le persone indossino o meno le vesti.

La ricerca dell'occulto spesso destabilizza le relazioni che tali ricercatori stabiliscono con i maestri spirituali; anche se si dichiarano discepoli di mentori adeguatamente qualificati, spesso lasciano questi insegnanti quando si rendono conto che non sta accadendo nulla di soprannaturale, tranne forse nella loro immaginazione. Inoltre, gli atteggiamenti irrealistici e le alte aspettative dei "discepoli subitanei" spesso offuscano le loro facoltà critiche, e sono particolarmente inclini all'inganno dei ciarlatani spirituali abili nel mostrarsi in certi modi.

Altri possono andare nei centri alla disperata ricerca di aiuto per superare il dolore emotivo o fisico. Potrebbero aver provato varie forme di terapia, ma senza risultati e ora cercano una cura miracolosa da un mago/guaritore. Si dichiarano discepoli di chiunque possa dare loro una pillola benedetta, dare loro una preghiera speciale, un mantra da ripetere o una potente pratica da eseguire - come fare centomila prostrazioni - che risolverà automaticamente i loro problemi. Si rivolgono in particolare agli stessi tipi di insegnanti che affascinano le persone alla ricerca dell'occulto. La mentalità "riparatoria" dei cercatori di miracoli spesso porta a delusione e disperazione, quando seguire il consiglio di mentori anche qualificati non porta a cure miracolose. Una mentalità "riparatoria" attira anche l'abuso da parte di ciarlatani spirituali.

Altri ancora, in particolare giovani disincantati e disoccupati, vanno nei centri di Dharma di sette religiose nella speranza di acquisire iniziazioni esistenziali. I megalomani carismatici li attirano usando mezzi da "fascisti spirituali": promettono ai loro cosiddetti discepoli la forza numerica se danno totale fedeltà alle loro sette, li attirano ulteriormente con descrizioni drammatiche di feroci protettori che annienteranno i loro nemici, specialmente i seguaci di tradizioni buddhiste inferiori e impure. Con storie grandiose sui poteri sovrumani dei padri fondatori dei loro movimenti, cercano di realizzare i sogni dei discepoli di un potente leader che li eleverà a posizioni di legittimità spirituale. Rispondendo a queste promesse, queste persone si dichiarano rapidamente discepoli e seguono ciecamente qualsiasi istruzione o ordine che gli insegnanti autoritari danno loro, con risultati generalmente disastrosi.

L'atteggiamento realistico di un discepolo autentico

I discepoli autentici sono ricercatori spirituali relativamente maturi e sobri che i mentori addestrano in disciplina etica, concentrazione e consapevolezza al fine di migliorare la qualità di questa vita, mentre si sforzano di ottenere la convinzione nella rinascita come spiega il Buddhismo, e quindi per ottenere rinascite favorevoli, liberazione e infine illuminazione. Non si aspettano dai maestri fenomeni occulti, cure miracolose o potenziamenti esistenziali. Per adempiere al significato del termine discepolo, quindi, i ricercatori spirituali hanno bisogno di avere atteggiamenti realistici che derivano da una corretta comprensione degli obiettivi progressivi che la loro formazione può portare. Pertanto, i discepoli autentici evitano di mirare a troppo poco o a troppo in ogni fase del sentiero graduale.

A livello preliminare, i discepoli autentici evitano di mirare al benessere materiale ecologicamente sostenibile, alla felicità emotiva e alle buone relazioni in questa vita come obiettivi finali dei loro percorsi spirituali. Non si aspettano, inoltre, che con tale scopo possono sfuggire a ulteriori problemi in questa vita.

Al livello iniziale, i discepoli autentici evitano di mirare a rinascite fortunate come scusa per ignorare i problemi emotivi in questa vita. Inoltre, non concepiscono la rinascita fortunata come un paradiso eterno.

Al livello intermedio, i discepoli autentici evitano di mirare alla liberazione solo dai problemi emotivi, senza includere la libertà dai problemi ricorrenti di una rinascita incontrollata. Inoltre, non concepiscono la liberazione come un totale annientamento della loro esistenza, liberi dal riapparire nel mondo a beneficio degli altri.

Infine, al livello avanzato, i discepoli autentici evitano di mirare a un'illuminazione che non comporti la liberazione dai problemi ricorrenti di una rinascita incontrollata. Inoltre, non concepiscono l'illuminazione come una forma di onnipotenza, con il potere di curare istantaneamente tutti gli esseri dai loro problemi.

In breve, proprio come non tutti coloro che insegnano in un centro buddhista sono autentici maestri spirituali, allo stesso modo non tutti quelli che studiano in un centro sono autentici discepoli spirituali. La richiesta di una rettifica dei termini richiede un uso preciso sia dei termini mentore che discepolo. La piena attuazione della politica richiede onestà spirituale e mancanza di finzione.

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