Rinuncia – la determinazione ad essere liberi

Definizione e implicazioni

La rinuncia (tib. nges-‘byung) è la determinazione ad essere liberi non soltanto da una qualche forma di sofferenza, ma anche dalle sue cause. Essa comporta la volontà di abbandonare quella sofferenza e le sue cause. Richiede quindi un grande coraggio. Non si tratta soltanto di aspirare ad ottenere qualcosa di bello senza pagarne un prezzo.

Video: Geshe Tashi Tsering — “Cos'è la rinuncia?”
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La rinuncia implica anche la convinzione nel fatto che sia possibile liberarsi di quella sofferenza e dalle sue cause. Non è solamente una pia illusione. E’ credere che un fatto sia vero (tib. Dad-pa) in tutti e tre i modi:

  1. Crederci con una mente chiara, limpida (tib. dang-ba’i das-pa), libera la mente da emozioni e atteggiamenti disturbanti circa l’o ggetto. Perciò, una corretta rinuncia libera la mente dall’indecisione, dall’autocommiserazione, e dal risentimento di dover rinunciare a qualcosa di desiderabile.
  2. Credere che un fatto sia vero basandosi sulla ragione (tib. yid-ches-pa). E’ necessario comprendere come la liberazione dalla sofferenza e dalle sue cause sia possibile.
  3. Credere ad un fatto con un’aspirazione verso di esso (tib. mngon-dad-kyi dad-pa). Come con i due stadi della bodhicitta (lo stadio dell’a spirazione e quello dell’impegno), non dobbiamo meramente desiderare, o volere rinunciare a qualche livello di sofferenza e alle sue cause, basandoci sulla convinzione che siamo in grado di farlo. Dobbiamo effettivamente rinunciare ad entrambi, quanto più ne siamo capaci attualmente, e impegnarci nelle pratiche che ci permetteranno alla fine di ottenere la libertà da essi per sempre.

Inoltre, la corretta rinuncia non è lo stesso di una breve circostanziale esaltata rinuncia (tib. sna-thung spu-sud-kyi nges-‘byung): l’entusiastica e fanatica rinuncia a tutto, basata su di una fede cieca che una fonte esterna ci salverà. Essa comporta un atteggiamento realistico rispetto al duro lavoro richiesto. Potremmo ottenere ispirazione da altri, ma dobbiamo lavorare noi stessi duramente.

In più, è necessario un atteggiamento realistico rispetto al modo in cui si progredisce. Liberarsi dal samsara non è mai un processo lineare, con le cose che migliorano ogni giorno. Fino a quando non ci libereremo per sempre, il samsara continuerà ad avere alti e bassi. Visti dalla prospettiva di un lungo periodo di tempo, si possono vedere i progressi, ma se guardiamo giorno per giorno, i nostri stati d’animo continueranno ad avere alti e bassi.

Perciò, abbiamo bisogno di disciplina e di pazienza per essere in grado di sopportarele difficoltà di seguire il sentiero buddhista, e dello scudo di unaperseveranza gioiosa (tib. go-cha’i brtson-‘grus) per persisterenonostante gli alti e bassi. Con la convinzione di una mente limpida che sostiene la nostra determinazione ad essere liberi, non diventeremo frustrati o costernati.

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