Cos'è un'emozione disturbante?
Un'emozione disturbante è definita come uno stato mentale che, quando lo sviluppiamo, ci fa perdere la nostra pace mentale e il nostro autocontrollo.
Poiché perdiamo la nostra pace mentale, significa che è disturbante; disturba la nostra pace mentale. Poiché diventiamo disturbati quando perdiamo la nostra pace mentale, non siamo molto chiari nel nostro pensiero e nelle nostre sensazioni. A causa di questa mancanza di chiarezza, perdiamo il senso di discriminazione necessario per avere autocontrollo. Bisogna essere in grado di distinguere tra ciò che è utile e ciò che non è utile; cosa è appropriato e cosa non è appropriato in situazioni specifiche.
Emozioni disturbanti possono anche accompagnare stati mentali costruttivi
Esempi di emozioni disturbanti sarebbero, per esempio, l'attaccamento o il desiderio bramoso, la rabbia, la gelosia, l'orgoglio, l'arroganza e così via. Alcune di queste emozioni disturbanti possono portarci ad agire in maniera distruttiva, ma non è necessariamente sempre così. L'attaccamento e il desiderio bramoso, ad esempio, potrebbero portarci ad agire in maniera distruttiva: per esempio uscire e andare a rubare qualcosa. Ma potremmo anche avere il desiderio bramoso di essere amati e attaccarci a questo, e pertanto aiutiamo gli altri affinché loro ci amino. Aiutare gli altri non è distruttivo; è una cosa costruttiva, ma c'è un'emozione disturbante dietro ad essa: “voglio essere amata, quindi ti supplico di ricambiare con il tuo amore.”
Oppure considerate il caso della rabbia: la rabbia può portarci ad agire in maniera distruttiva, a ferire qualcuno o addirittura ucciderlo, perché siamo molto arrabbiati. Dunque, questo è un comportamento distruttivo. Ma supponiamo che siamo arrabbiati per l'ingiustizia di un certo sistema o di una certa situazione, e siamo talmente arrabbiati per questo che effettivamente facciamo qualcosa per cercare di cambiarlo. Ciò che facciamo non dev'essere necessariamente una cosa violenta. Ma il punto è che fare anche qualcosa di costruttivo o di positivo è in questo caso motivato da un'emozione disturbante. Non abbiamo pace mentale; e siccome non abbiamo pace mentale, quando compiamo quell'azione positiva, la nostra mente e le nostre emozioni non sono molto chiare e il nostro stato emotivo non è molto stabile.
In questi casi, allora, per via del desiderio bramoso o della rabbia, vogliamo che l'altra persona ci ami, oppure vogliamo che un'ingiustizia finisca. Questi non sono stati mentali o stati emotivi stabili. Poiché non sono stati mentali o stati emotivi sereni, non pensiamo molto chiaramente a ciò che fare e al modo in cui possiamo effettivamente realizzare la nostra intenzione. Di conseguenza, non abbiamo autocontrollo. Per esempio, potremmo cercare di aiutare qualcuno a fare qualcosa, ma forse un modo migliore per aiutarlo sarebbe lasciarlo fare. Supponiamo di avere una figlia adulta e di volerla aiutare a cucinare o a prendersi cura della casa o ad accudire i bambini: in molti modi questo significa essere invadenti. Nostra figlia potrebbe proprio non apprezzare che le si dica come cucinare o come accudire i propri bambini. Ma noi vogliamo essere amati e vogliamo essere utili, e dunque c'imponiamo su di loro. Stiamo facendo qualcosa di costruttivo, ma nel fare questo perdiamo quell'autocontrollo che ci avrebbe fatto pensare: “è meglio stare zitti, non dare la mia opinione e non offrire il mio aiuto.”
Anche se offriamo il nostro aiuto in una situazione in cui è appropriato aiutare l'altra persona, non siamo rilassati al riguardo, perché potremmo aspettarci qualcosa in cambio. Vogliamo essere amati; vogliamo che ci sia bisogno di noi; vogliamo essere apprezzati. Con questo tipo di desiderio bramoso che condiziona le nostre menti, se allora nostra figlia non reagisce nel modo in cui vogliamo, ci arrabbieremo molto.
Questo meccanismo delle emozioni disturbanti, che ci fa perdere la pace mentale e l'autocontrollo, è ancora più ovvio quando andiamo a combattere le ingiustizie. Siccome ne siamo così disturbati, questo ci sconvolge davvero. Se agiamo in base al fatto di essere disturbati, di solito non pensiamo molto chiaramente a cosa fare. Spesso non seguiamo la linea d'azione migliore per ottenere il cambiamento che vogliamo.
In breve, a prescindere dal fatto di agire in maniera distruttiva o costruttiva, se l'azione è motivata e accompagnata da un'emozione disturbante, il nostro comportamento ci causerà problemi. Sebbene non possiamo veramente prevedere con precisione se questo causerà problemi ad altre persone oppure no, causerà problemi soprattutto a noi stessi. Questi problemi non devono accadere immediatamente: sono problemi di lungo termine nel senso che agire sotto l'influenza di emozioni disturbanti accumula l'abitudine a ripetere l'azione disturbata continuamente. In questo modo, il nostro comportamento impulsivo basato sulle emozioni disturbanti accumula nel lungo termine una vasta sfera di comportamenti problematici. Non abbiamo mai pace mentale.
Un esempio molto chiaro di tutto ciò è il caso in cui vogliamo essere utili agli altri e fare delle cose piacevoli per loro, perché desideriamo sentirci amati ed apprezzati. In fondo, ci sentiamo insicuri. Ma più continuiamo ad agire con questo tipo di motivazione, meno siamo soddisfatti, in quanto non pensiamo mai: "va bene, ora mi ama, ora è sufficiente, non ho bisogno di altro." Non ci sentiamo mai in questo modo. Così il nostro comportamento semplicemente rinforza e potenzia quest'abitudine di pensare impulsivamente: "devo sentirmi amato, devo sentirmi importante, devo sentirmi apprezzato." Facciamo sempre di più, di più, con la speranza di essere amati, ma ci sentiamo sempre frustrati. Siamo frustrati perché anche se qualcuno ci dice grazie, pensiamo: "oh, non lo pensa sul serio," o cose del genere. Per via di questo, non abbiamo mai pace mentale. E poi va sempre peggio, perché la sindrome si ripete di continuo. Questo, peraltro, si chiama samsara: una situazione problematica che si ripete in modo incontrollabile.
Non è quindi così difficile riconoscere questo tipo di sindrome, quando l'emozione disturbante ci fa agire in maniera negativa o distruttiva. Per esempio, potremmo essere sempre irritati, e siccome siamo irritati e ci arrabbiamo per ogni sciocchezza, allora nelle nostre relazioni con gli altri parliamo sempre in maniera brusca o diciamo cose crudeli. Allora è ovvio che non piacciamo a nessuno; le persone non vogliono veramente stare molto con noi e questo crea molti problemi nelle nostre relazioni. In questo caso è abbastanza facile capire cosa sta succedendo. Non è altrettanto facile rendersene conto quando un'emozione disturbante sta invece alla base d'una nostra azione positiva, ma dobbiamo riconoscerla in entrambe le situazioni.
Come capire quando siamo sotto l'influenza di un'emozione, un atteggiamento o uno stato mentale disturbante
La domanda quindi è come possiamo comprendere che stiamo agendo sotto l'influenza di un'emozione o atteggiamento disturbante? Non deve necessariamente essere un'emozione, può essere anche un atteggiamento verso la vita o verso noi stessi. Per questo bisogna avere un po’ di sensibilità per essere introspettivi e notare cosa proviamo dentro di noi. Per fare questo, la definizione di un'emozione o atteggiamento disturbante è molto utile: causa la perdita della nostra pace mentale e la perdita del nostro autocontrollo.
Se quando stiamo per dire o fare qualcosa ci sentiamo un po’ nervosi dentro, non siamo del tutto rilassati, questo è un segno che c'è qualche emozione disturbante.
Potrebbe essere inconscia e in effetti è spesso inconscia, ma alla base c'è qualche emozione disturbante.
Supponiamo che stiamo cercando di spiegare qualcosa a qualcuno. Se notiamo che c'è un po’ di disagio nel nostro stomaco mentre parliamo con la persona, questa è una buona indicazione che c'è dietro un po’ di orgoglio, ad esempio. Potremmo pensare, "quanto sono intelligente, io lo capisco. Ti aiuterò a capirlo." Potremmo volere aiutare sinceramente l'altra persona dando loro una spiegazione su qualcosa, ma se ci sentiamo un po’ a disagio nello stomaco, e questo vuol dire che c'è un po’ di orgoglio. Questo accade specialmente quando parliamo dei nostri successi o delle nostre qualità. Molto spesso proviamo questo con un po’ di disagio.
Oppure prendiamo il caso di un atteggiamento disturbante molto comune, ad esempio: "tutti dovrebbero prestarmi attenzione." Non ci piace essere ignorati, a nessuno piace, per cui pensiamo: "le persone dovrebbero prestarmi attenzione e ascoltare quello che dico," e così via. Beh, anche questo può essere accompagnato da un po’ di nervosismo dentro di noi, specialmente se gli altri non ci stanno prestando attenzione. Perché dovrebbero prestarci attenzione? Se ci pensate su, non c'è una buona ragione.
La parola sanscrita “klesha,” “nyon-mong” in tibetano, è un termine molto difficile che sto traducendo con "emozione disturbante" o "atteggiamento disturbante." È difficile perché ce ne sono alcuni che non rientrano proprio né nella categoria delle emozioni né in quella degli atteggiamenti, per esempio l'ingenuità. Possiamo essere molto ingenui riguardo agli effetti del nostro comportamento sugli altri o su noi stessi. Oppure potremmo essere ingenui riguardo ad una situazione, alla realtà di quanto sta succedendo. Supponiamo per esempio di essere ingenui riguardo al fatto che qualcuno non stia bene o sia agitato. In tali situazioni, possiamo ingenuamente dire loro qualcosa, senza immaginare quale risultato possa derivarne; potrebbero diventare molto irritati con noi, malgrado le nostre buone intenzioni.
Quando abbiamo questo tipo di stato mentale disturbante, chiamiamolo così, non necessariamente ci sentiremmo a disagio dentro di noi. Ma, come abbiamo visto, quando perdiamo la nostra pace mentale, le nostre menti non sono chiare. Pertanto, quando siamo ingenui, la nostra mente proprio non è chiara; siamo nel nostro piccolo mondo. Perdiamo l'autocontrollo nel senso che siccome siamo nel nostro piccolo mondo, non distinguiamo ciò che è utile ed appropriato in una certa situazione da ciò che non lo è. A causa di questa mancanza di discriminazione, non ci comportiamo in modo appropriato e sensibile. In altre parole, non abbiamo il controllo necessario per essere in grado di comportarci in maniera appropriata ed astenerci dal fare qualcosa di inappropriato. In questo modo, l'ingenuità rientra nella definizione di questo stato mentale disturbante, sebbene sia difficile pensare all'ingenuità come a un'emozione o un atteggiamento. Come dicevo, “klesha” è un termine per cui è molto difficile trovare una traduzione davvero calzante.
Emozioni non-disturbanti
In sanscrito e in tibetano non c'è una parola per "emozioni." Queste lingue parlano di fattori mentali, i quali sono i vari componenti che formano ogni momento del nostro stato mentale.
Dividono questi fattori mentali in quelli disturbanti e non-disturbanti, costruttivi e distruttivi. Queste due categorie non si sovrappongono completamente, una sull'altra. Inoltre, ci sono fattori mentali che non rientrano in nessuna di queste categorie. Quindi, per quanto riguarda quello che in occidente chiamiamo “emozioni,” ce ne sono alcune che sono disturbanti, e alcune che non sono disturbanti. Non è che nel Buddhismo cerchiamo di liberarci da tutte le emozioni, non è affatto così. Vogliamo soltanto liberarci da quelle disturbanti. Questo si fa in due fasi: la prima fase consiste nel non cadere sotto il loro controllo, e la seconda consiste nel liberarsene in maniera tale che non sorgano nemmeno.
Quale potrebbe essere un'emozione non-disturbante? Beh, potremmo pensare che "amore" sia un'emozione non-disturbante, o "compassione," oppure "pazienza." Ma quando analizziamo queste parole che usiamo nelle nostre lingue europee, scopriamo che ognuna di queste emozioni può avere una varietà disturbante o non-disturbante. Quindi dobbiamo essere un po' prudenti. Se l'amore è il tipo di sentimento in cui proviamo: "ti amo così tanto, ho bisogno di te, non lasciarmi mai!" Allora questo tipo di amore in realtà è uno stato mentale piuttosto disturbante. È disturbante perché se l'altra persona non ricambia il nostro amore o non ha bisogno di noi, ne siamo molto turbati. Ci arrabbiamo molto e all'improvviso la nostra emozione cambia: "non ti amo più."
Pertanto, quando analizziamo uno stato mentale, sebbene potremmo concepirlo come uno stato emotivo che chiamiamo “amore,” in realtà questo stato mentale è un miscuglio di molti fattori mentali. Non proviamo soltanto un'emozione tutta da sola. I nostri stati emotivi sono sempre un miscuglio di molti componenti diversi. Quel tipo di amore in cui proviamo: “ti amo, io non posso vivere senza di te,” è ovviamente una forma di dipendenza ed è piuttosto disturbante. Ma c'è anche un tipo non-disturbante, ovvero il semplice desiderio che l'altra persona sia felice e che coltivi le cause per essere felice, indipendentemente da ciò che fa. Non ci aspettiamo niente in cambio da loro.
Per esempio, possiamo avere questo tipo di amore non-disturbante nei confronti dei nostri bambini. Non ci aspettiamo veramente nulla in cambio da parte loro. Beh, ovviamente ci sono genitori che invece lo fanno. Ma generalmente, qualsiasi cosa faccia il bambino, noi comunque lo amiamo. Vogliamo che il bambino sia felice. Ma ancora una volta questo è spesso mescolato ad un altro stato disturbante, in quanto vogliamo essere proprio noi stessi a renderli felici. Se facciamo qualcosa con l'intenzione di rendere felice il bambino, come ad esempio portarli ad uno spettacolo di marionette, e questo non funziona in quanto preferirebbe giocare al computer, ci sentiamo molto male. Ci sentiamo male perché volevamo noi essere la causa della felicità del nostro bambino, non il gioco al computer. Ma continuiamo a chiamare questo sentimento verso il nostro bambino "amore." "Voglio che tu sia felice, cercherò di renderti felice, ma voglio essere la persona più importante nella tua vita a fare ciò."
Allora, il punto di tutta questa lunga discussione è che dobbiamo davvero osservare con molta attenzione i nostri stati emotivi e non attaccarci troppo alle parole che usiamo per etichettare le diverse emozioni. Abbiamo veramente bisogno d'indagare per capire quali aspetti dei nostri stati mentali siano disturbanti e causino la perdita della nostra pace mentale, la perdita della nostra chiarezza, la perdita del nostro autocontrollo. Queste sono le cose su cui dobbiamo lavorare.
Inconsapevolezza come causa sottostante delle emozioni disturbanti
Se vogliamo liberarci da questi stati mentali, emozioni o atteggiamenti disturbanti, dobbiamo comprenderne la loro causa. Se possiamo eliminare la causa sottostante, allora possiamo liberarcene. Non è soltanto una questione di liberarsi dalle emozioni disturbanti in sé, le quali causano i nostri problemi; dobbiamo andare veramente alla radice dell'emozione disturbante e liberarcene.
Dunque qual è la causa più profonda di questi stati mentali disturbanti? Ciò che troviamo è quello spesso tradotto come "ignoranza," oppure come preferisco "mancanza di consapevolezza." Siamo inconsapevoli di qualcosa, semplicemente non sappiamo. Ignoranza suona come se fossimo stupidi. Non è che siamo stupidi. Semplicemente non sappiamo oppure siamo confusi: comprendiamo qualcosa in maniera sbagliata.
A proposito di cosa siamo confusi o non consapevoli? Fondamentalmente, è l'effetto del nostro comportamento e delle situazioni. Siamo molto arrabbiati, abbiamo molto attaccamento o siamo in qualche modo agitati e questo ci fa agire in maniera molto impulsiva, basata su abitudini e tendenze precedenti. Questo è tutto ciò di cui tratta il karma, l'impulso ad agire in un modo che è basato su un'emozione disturbante o su un atteggiamento disturbante, cioè senza autocontrollo.
Dietro a questo comportamento impulsivo c'è l'inconsapevolezza: non sapevamo quale sarebbe stato l'effetto di quello che abbiamo detto o fatto. Oppure eravamo confusi, pensavamo che rubare qualcosa ci avrebbe reso felici, ma non è stato così. Oppure pensavamo che aiutandoti, ci saremmo sentiti amati e che ci sarebbe stato bisogno di noi: non è stato così. Quindi non sapevamo quale ne sarebbe stato l'effetto. "Non sapevo che dicendo questo ti avrei ferito."
Oppure siamo confusi a questo proposito. "Pensavo che sarebbe stato d'aiuto ma non lo è stato." "Pensavo che mi avrebbe reso felice, ma non lo ha fatto." O che ti avrebbe reso felice, ma non lo ha fatto. O in certe situazioni: "non sapevo che eri impegnato." Oppure: "non sapevo che eri sposato." Oppure potremmo essere confusi: "pensavo che avessi molto tempo." Ma non era così. "Pensavo che fossi libero, che non fossi impegnato con nessuno, quindi ho cercato di approfondire un certo tipo di relazione romantica," ma non era una cosa opportuna da fare. Quindi di nuovo siamo inconsapevoli delle situazioni: non le conosciamo, oppure siamo confusi rispetto ad esse, le comprendiamo in maniera errata.
Ora è vero che una mancanza di consapevolezza sia alla radice del nostro comportamento impulsivo. Ma non è così ovvio che sia anche alla radice delle emozioni disturbanti e che le emozioni disturbanti siano davvero connesse al comportamento impulsivo. Quindi dobbiamo osservare questi punti più attentamente.