I quattro ragionamenti prasanghika per confutare la vera esistenza

Altre lingue

Introduzione

I sostenitori del Prasanghika impiegano i cinque grandi ragionamenti madhyamaka (dbu-ma’i gtan-tshigs chen-po lnga) sia nel dibattito che nella meditazione analitica per confutare l'esistenza auto stabilita (intrinseca) (rang-bzhin-gyis grub-pa, sanscr. svabhāvasiddha). Ognuno di questi cinque ragionamenti confuta la tesi di un avversario traendone conclusioni assurde (thal-’gyur, sanscr. prasaṅga) o contraddizioni conseguenti. 

Ad esempio, il ragionamento "separato dall'essere singolare o plurale" (gcig-du bral-gyi gtan-tshigs, il sillogismo né uno né molti) evidenzia le assurde conclusioni che derivano dall'asserzione di un sé auto stabilito e di un insieme di cinque fattori aggregati auto stabiliti di corpo e mente. Se esistessero cose come entità auto stabilite, dovrebbe essercene solo una o molte. Pertanto, il sé e i cinque aggregati, presi insieme, costituirebbero o un'entità auto stabilita o più entità auto stabilite. Se entrambe le alternative portano a conclusioni assurde e non c'è una terza alternativa, allora non possono esistere cose come un sé e aggregati auto stabiliti. Traendo conclusioni assurde come queste, la scuola Prasanghika induce un sostenitore dell'esistenza auto stabilita a confutare la propria visione errata e lo fa senza cercare di stabilire o provare la vacuità dell'esistenza auto stabilita utilizzando la logica sillogistica.

L'affermazione sautrantika-svatantrika dell'esistenza auto stabilita

Perché i sostenitori del Prasanghika hanno adottato conclusioni assurde per dibattere con i sostenitori dell'esistenza auto stabilita – i cosiddetti materialisti (dngos-po smra-ba) come i sostenitori della visione Svatantrika? Secondo la spiegazione Ghelug, ciò accade perché il Prasanghika non accetta nemmeno l'esistenza convenzionale di oggetti auto stabiliti. Pertanto, non possono discutere sillogismi che contengono elementi che considerano inesistenti: sarebbe come discutere se sia corretto affermare che Babbo Natale abbia una slitta volante guidata da Rudolf la renna dal naso rosso, perché il naso rosso di Rudolf illumina la strada verso le case di tutti i bambini. 

Cos'è l'esistenza auto stabilita, solitamente tradotta come "esistenza intrinseca". Secondo la presentazione Ghelug, la scuola Svatantrika – in particolare, Sautrantika-Svatantrika – afferma che tutti i fenomeni validamente conoscibili hanno un'esistenza auto stabilita in termini di verità convenzionale. Ciò significa che la loro esistenza convenzionale è stabilita dalla loro natura auto stabilita (rang-bzhin, sanscr. svabhāva) nel contesto dell'etichettatura concettuale. In termini di verità più profonda, tuttavia, tutti i fenomeni validamente conoscibili sono privi di esistenza auto stabilita.

Più in dettaglio, l'esistenza convenzionale di qualcosa, come una brocca d'argilla, può essere stabilita solo in termini di etichettatura mentale. In altre parole, può esistere una cosa come una brocca d'argilla solo se esiste l'etichetta mentale "brocca d'argilla". Un'etichetta mentale è una categoria di oggetti (don-spyi) – in questo caso, la categoria di "brocche d'argilla" – ed è designata con il nome "brocche d'argilla". 

In termini non tecnici questa categoria è chiamata "concetto di brocche di argilla". Può esistere una cosa come una brocca di argilla solo se esiste il concetto di brocche di argilla. In altre parole, le persone hanno concordato che esistono alcuni oggetti simili che rientrano tutti in una categoria specifica sulla base di un insieme di caratteristiche definitorie che hanno scelto. Hanno inventato un nome per questi oggetti, "brocche di argilla", e hanno adottato la convenzione di chiamarli così. 

Il concetto di "brocche di argilla", quindi, si riferisce a una varietà di oggetti materiali interi, realizzati in argilla, che possono svolgere la funzione di contenere acqua. Indipendentemente da dimensioni, forma o colore, ogni elemento di questo assortimento presenta i tratti distintivi di un fondo piatto, un rigonfiamento, un collo e un manico. Ognuno di essi, quindi, fa parte della categoria "brocche di argilla", e la loro varietà è ciò a cui si riferisce il concetto di "brocche di argilla" e costituisce l'oggetto di riferimento (btags-chos) del concetto di "brocche di argilla".

Ogni brocca d'argilla possiede diverse qualità sensoriali: una forma visibile con una parte anteriore, posteriore e inferiore visibili, una sensazione tattile percepibile tenendola in mano e un odore percepibile. Inoltre, finché non si rompe, ciascuna mantiene la propria identità convenzionale per un certo periodo di tempo. Quando vediamo una brocca d'argilla, tuttavia, ne percepiamo solo la vista di una sua parte, ad esempio la parte anteriore, e solo un istante alla volta. Eppure, diciamo di percepire una brocca d'argilla come un oggetto intero che si estende su tutte le sue qualità sensoriali e su tutti i suoi istanti. Una brocca d'argilla di questo tipo, come oggetto materiale intero, è chiamata "brocca d'argilla di senso comune" (’jig-rten-la grags-pa’i bum-pa) – letteralmente, una "brocca d'argilla ben nota nel mondo". La parte che vediamo è il denominatore comune (gzhi-mthun) dei segni caratteristici che definiscono sia se stessa che la brocca d'argilla come oggetto di senso comune nel suo complesso. Per questo motivo, questa parte costituisce la base per etichettare (gdags-gzhi) la brocca di argilla come oggetto di riferimento del concetto di “brocche di argilla”. 

Secondo Svatantrika, un'intera brocca di argilla di senso comune è priva di un'esistenza realmente stabilita (bden-par grub-pa). Questa esistenza è stabilita al di fuori del contesto dell'etichettatura concettuale. È anche priva dell'esistenza stabilita dal suo segno caratteristico definitorio (rang-mtshan-gyis grub-pa, sanscr. svalakṣaṇasiddha). Questa esistenza è stabilita semplicemente dal potere del solo segno caratteristico definitorio o semplicemente dal potere dell'etichettatura concettuale. Convenzionalmente, l'esistenza di un'intera brocca di argilla di senso comune è stabilita dal potere del segno caratteristico definitorio in combinazione con l'etichettatura concettuale. Se consideriamo il segno caratteristico definitorio come un codice a barre di una brocca di argilla e un'etichetta concettuale come un lettore di codici a barre, allora l'esistenza di questo oggetto come brocca di argilla può essere stabilita solo dal codice a barre in combinazione con un lettore di codici a barre. Non può essere stabilita né dal solo codice a barre né dal solo lettore.

Quando osserviamo per un istante la forma visibile della parte anteriore della brocca d'argilla con un'intera brocca d'argilla di buon senso etichettata su di essa, ciò che vediamo sembra essere realmente stabilito come una brocca d'argilla indipendentemente dall'etichettatura concettuale. Sembra che esista effettivamente in quel modo e che la sua esistenza in quel modo sia stabilita semplicemente dal potere del suo segno caratteristico definitorio. Questo perché, in termini di verità convenzionale, è in realtà una brocca d'argilla di senso comune. Ha la natura auto stabilita di una brocca d'argilla e, quindi, convenzionalmente, ha un'esistenza auto stabilita come brocca d'argilla. 

Una brocca di argilla auto stabilita è chiamata "cosa" referente (btags-don). È il supporto focale (dmigs-rten) della nostra cognizione visiva di questo momento della forma visibile della parte anteriore della brocca di argilla. È ciò su cui si concentra la nostra ricerca di un'esistenza veramente consolidata quando guardiamo questo oggetto, come se ci fosse una "cosa" referente presente come supporto concreto che sostiene la brocca di argilla, che è l'oggetto referente del concetto di "brocche di argilla".

Per quanto riguarda la nostra analogia, il motivo per cui, alla cassa, si può stabilire che questo oggetto esiste come una brocca di argilla grazie al suo codice a barre e al lettore di codici a barre è che in realtà è una brocca di argilla. In termini di verità convenzionale, si auto stabilisce come brocca di argilla, sebbene in termini di verità più profonda, sia priva di questo impossibile modo di stabilire la sua esistenza.   

Gli oggetti auto stabiliti costituiscono gli elementi di un sillogismo, come "il suono è impermanente perché viene prodotto, come una brocca d'argilla e non come lo spazio". Nei dibattiti, gli svatantrika confutano gli oppositori che utilizzano anch'essi i sillogismi, trovando difetti nella loro logica e poi formulando una tesi alternativa utilizzando la logica corretta.

Obiezioni prasanghika al dibattito sui sillogismi svatantrika 

Per accettare l'uso dei sillogismi svatantrika in un dibattito, entrambe le parti devono accettare che i fenomeni auto stabiliti, come gli elementi dei sillogismi, esistano convenzionalmente e che appaiano e siano validamente conosciuti dalla cognizione valida della verità convenzionale. Sulla base di tale affermazione condivisa, se il sostenitore dello Svatantrika trova un difetto nella logica dell'avversario, quest'ultimo deve accettare che si tratti di un difetto e concordare sul fatto che il ragionamento svatantrika stabilisca correttamente la tesi. Il motivo per cui i sostenitori del Prasanghika non sono in grado di dibattere con gli oppositori dello Svatantrika, tuttavia, non è dovuto a un disaccordo sulla logica. La ragione è più profonda.  

Secondo la presentazione Ghelug, la scuola Prasanghika accetta che l'abitudine ad afferrarsi a un'esistenza auto stabilita dia origine all'apparenza di fenomeni auto stabiliti e anche alla cognizione valida di ciò che questi fenomeni appaiono essere e di come appaiono esistere. Ma la loro apparenza e la loro cognizione valida non stabiliscono che i fenomeni auto stabiliti, in quanto "cose" di riferimento e supporti focali, esistano effettivamente in termini di verità convenzionale. Prasanghika non accetta nemmeno l'esistenza convenzionale dei fenomeni auto stabiliti. L'esistenza dei fenomeni convenzionali è stabilita semplicemente dal fatto che sono gli oggetti di riferimento dei concetti. Per questo motivo, Prasanghika non ha basi condivise per dibattere con Svatantrika.

Ciò non significa che Prasanghika non accetti le tre componenti (tshul-gsum) di un sillogismo. Prasanghika accetta che per dimostrare agli svatantrika in un dibattito la tesi che il suono auto stabilito è impermanente perché è qualcosa di prodotto:

  • Essere qualcosa di prodotto deve essere una proprietà del suono auto stabilito
  • Essere qualcosa di prodotto deve essere una proprietà di tutti gli oggetti omogenei, come una brocca di argilla auto stabilita
  • Essere qualcosa di prodotto non deve mai essere una proprietà di un elemento eterogeneo, come uno spazio auto stabilito. 

Tuttavia, poiché il Prasanghika non accetta l'esistenza di un suono auto stabilito, questo sillogismo non dimostra per loro che il suono auto stabilito sia impermanente. I sostenitori del Prasanghika accettano queste tre componenti solo per sé stessi, al fine di utilizzarle per confutare lo Svatantrika. Lo fanno impiegando "i quattro ragionamenti per confutare l'esistenza veramente stabilita" (bden-grub ’gog-pa’i gtan-tshigs bzhi):

  • Cognizione inferenziale ben nota agli altri (gzhan-la grags-pa’i rjes-dpag)
  • Conclusioni assurde che esprimono contraddizioni (’gal-ba brjod-pa’i thal-’gyur)
  • Uguaglianza mediante congruenza di cause (rgyu-mtshan mtshung-pa’i mgo-snyoms)
  • Mancata costituzione dovuta a una tautologia tra la proprietà da stabilire e il motivo che la stabilisce (sgrub-byed sgrub-bya dang mtshungs-pa’i ma-grub-pa).

"Esistenza veramente stabilita", qui, è usata come sinonimo di esistenza auto stabilita. Con questi quattro, il Ghelug Prasanghika trae le conclusioni assurde e le autocontraddizioni che derivano dall'accettazione da parte dello Svatantrika di sillogismi composti da elementi auto stabiliti. 

Cognizione inferenziale ben nota agli altri 

La "cognizione inferenziale nota agli altri" utilizza un sillogismo ben noto e accettato da un avversario in un dibattito per indurlo a mettere in discussione le proprie convinzioni. Con questo metodo prasanga, entrambe le parti devono accettare come validi sia l'oggetto di una tesi (il possessore di proprietà) sia la ragione, ma non la proprietà da dimostrare o la pervasività della proprietà da dimostrare e la ragione. Si consideri l'esempio di un sostenitore del Prasanghika che dibatte con un oppositore svatantrika che afferma: "Un germoglio è privo di un'esistenza veramente stabilita perché sorge in modo dipendente". Entrambe le parti accettano le parole (sgra-ba) del sillogismo, ma non concordano sul loro significato (don). 

Sia Prasanghika che Svatantrika affermano la vacuità come negazione non implicativa (med-dgag) dell'esistenza veramente stabilita. Concordano sul fatto che non esista un'esistenza veramente stabilita, ma non concordano sulla definizione di esistenza veramente stabilita. 

  • Prasanghika definisce l'esistenza veramente stabilita come sinonimo di esistenza auto stabilita. In termini sia di verità convenzionale che di verità più profonda, tutti i fenomeni sono privi sia di esistenza veramente stabilita che di esistenza auto stabilita. 
  • Svatantrika definisce l'esistenza veramente stabilita come un'esistenza stabilita al di fuori del contesto dell'etichettatura concettuale. Sebbene, in termini sia convenzionali che di verità più profonda, tutti i fenomeni siano privi di esistenza veramente stabilita, possiedono un'esistenza auto stabilita in termini di verità convenzionale. 

Allo stesso modo, entrambe le parti conoscono le parole “origine interdipendente” e le accettano, ma non sono d’accordo sull’esistenza convenzionale dei fenomeni che sorgono in modo dipendente: 

  • Prasanghika sostiene che i fenomeni che sorgono in modo dipendente, sia in termini di verità convenzionale che di verità più profonda, sono privi sia di esistenza veramente stabilita che di esistenza auto stabilita.
  • Svatantrika afferma che i fenomeni che sorgono in modo dipendente, in termini di sola verità profonda, sono privi di esistenza veramente stabilita e auto stabilita. In termini di verità convenzionale, sono privi solo di esistenza veramente stabilita e non di esistenza auto stabilita. 

A causa di questi diversi modi di intendere il significato delle parole del sillogismo, il sostenitore del Prasanghika utilizza questo primo ragionamento prasanga, "cognizione inferenziale ben nota agli altri", per influenzare il suo avversario svatantrika a mettere in discussione le sue affermazioni e a scoprire autonomamente che le affermazioni prasanghika hanno più senso, e lo fa senza formulare alcuna affermazione. 

Vediamo come si sviluppa un dibattito del genere. Il sostenitore del Prasanghika contesta all'oppositore dello Svatantrika: "Dici che causa ed effetto funzionano solo se le cose sono auto stabilite, ma in realtà causa ed effetto funzionano solo perché le cose non sono auto stabilite". Il sostenitore del Prasanghika proseguirebbe sostenendo: "Se una causa dovesse essere auto stabilita per produrre un effetto, dovrebbe farlo indipendentemente dalle condizioni. Eppure, tu affermi che l'esistenza di qualcosa come causa è sia auto stabilita da una natura auto stabilita, sia stabilita anche dal potere del suo segno caratteristico definitorio in combinazione con l'etichettatura concettuale. Ma questo è contraddittorio. Come può un fenomeno essere sia indipendente (auto stabilito) che dipendente (dalla condizione dell'etichettatura concettuale)? Inoltre, tutti i fenomeni che osserviamo sorgono solo in dipendenza da altri fattori. Pertanto, poiché la tua affermazione di fenomeni auto stabiliti contraddice non solo le sue affermazioni svatantrika, ma anche l'osservazione quotidiana di causa ed effetto fisici, dobbiamo concludere che causa ed effetto non potrebbero funzionare se i fenomeni fossero auto stabiliti". 

In tal modo, questo primo ragionamento utilizza le premesse accettate dall'avversario per condurlo a vederne le contraddizioni. Anche se non accetta ancora la convinzione, affermata da Prasanghika, che l'origine interdipendente implichi la vacuità dell'esistenza, non stabilita semplicemente da un'etichettatura concettuale, questo ragionamento ben noto ad altri lo porta a scoprirla. 

Se applicassimo questa linea di pensiero alla meditazione analitica, potremmo contemplare: "Questo oggetto che percepisco sembra esistere dalla sua parte. Ma se avesse un'esistenza auto stabilita, non potrebbe sorgere in dipendenza da cause, parti o etichettature concettuali. Eppure, vedo che dipende da esse pertanto non può essere auto stabilito". 

Questa primo ragionamento prasanghika evita l'errore della quarta parte, dove vi è una tautologia tra la proprietà da stabilire e la ragione che la stabilisce. Questo perché la proprietà da stabilire (priva di esistenza realmente stabilita) e la ragione che la stabilisce (origine interdipendente) sono fenomeni distinti e convenzionalmente accettati. Sebbene siano sinonimi, non costituiscono una tautologia in cui entrambi i termini rappresentano l'identico fenomeno convenzionalmente accettato. 

Conclusioni assurde che esprimono contraddizioni

Il secondo ragionamento, "conclusioni assurde che esprimono contraddizioni", è il metodo della reductio ad absurdum. Anziché presentare una dimostrazione sillogistica per confutare l'affermazione di un avversario, inizia accettando provvisoriamente la premessa dell'avversario, in particolare per quanto riguarda l'esistenza auto stabilita, evidenziandone poi le auto contraddizioni intrinseche e le conseguenze assurde (thal ’gyur, sanscr. prasaṅga) che ne derivano. Anche se l'avversario non riconosce immediatamente che la sua posizione è autocontraddittoria e che porta a conseguenze assurde, ci rifletterà e alla fine si renderà conto che la sua posizione è insostenibile.

Un classico esempio di questo ragionamento prasanga è: "Se l'esistenza dei fenomeni fosse auto stabilita da qualcosa di trovabile al loro interno, allora causa ed effetto non potrebbero operare. Eppure, ovviamente, le cause producono effetti". Il punto non è negare la causalità, ma dimostrare che la credenza nell'esistenza auto stabilita contraddice le relazioni di causa ed effetto. Qualcosa con un'esistenza auto stabilita sarebbe completamente autosufficiente, fisso e indipendente. Cause e condizioni non sarebbero necessarie per il loro sorgere e sarebbero incapaci di interagire con altro per produrre effetti. Ma questo contraddice sia l'esperienza comune sia la condivisa accettazione buddhista dell'origine interdipendente. Allo stesso modo, se il comportamento distruttivo avesse un'esistenza auto stabilita, non potrebbe portare all'esperienza della sofferenza. Ciò minerebbe l'intera presentazione buddhista dell'etica accettata anche da un oppositore svatantrika.  

Esistono molti esempi di contraddizioni che emergono dall'affermazione di un'esistenza auto stabilita. Tra quelli più comunemente citati figurano:

  • Se qualcosa avesse un'esistenza auto stabilita, sarebbe immutabile e non influenzata da altri fattori. Non potrebbe mai subire cambiamenti, e quindi sarebbe statica ed eterna. Questo contraddice la nostra osservazione dell'impermanenza, come nel caso della nostra salute.
  • Se il sé esistesse per il potere della sua natura auto stabilita, non potrebbe mai cambiare. Ciò contraddice lo sviluppo del sé attraverso il sentiero graduale verso l'illuminazione.
  • Se un occhio avesse un'esistenza auto stabilita, non sarebbe in grado di funzionare e vedere alcunché perché la coscienza visiva non vi potrebbe fare affidamento. Questo contraddice la nostra esperienza comune. 
  • Se il fuoco e il combustibile avessero un'esistenza auto stabilita, avrebbero identità indipendenti e non potrebbero interagire tra loro. Anche questo contraddice la nostra esperienza quotidiana.

Se applicassimo questa linea di pensiero alla meditazione analitica, potremmo riflettere: "Se il mio corpo avesse un'esistenza auto stabilita, non potrebbe mai cambiare. Eppure, vedo che si stanca, ha fame e ha dolori quando sto seduto troppo a lungo. Pertanto, la mia supposizione che abbia un'esistenza auto stabilita deve essere errata".

Equalizzazione per congruenza di cause

Il terzo ragionamento, “l’equalizzazione mediante una congruenza di cause”, sottolinea che, se le cose hanno un’esistenza auto stabilita, allora gli elementi che condividono la stessa natura auto stabilita e gli stessi segni caratteristici definitori dovrebbero costituire un’entità auto stabilita. 

Più in dettaglio, la scuola Svatantrika afferma che tutti i fenomeni validamente conoscibili hanno da una parte nature auto stabilite che stabiliscono la loro esistenza convenzionale. Hanno anche segni caratteristici definitori che, in combinazione con l'etichettatura concettuale, stabiliscono anch'essi la loro esistenza convenzionale. Come con il ragionamento "separato dall'essere singolare o plurale", se le nature auto stabilite e i segni caratteristici definitori hanno a loro volta un'esistenza auto stabilita, dovrebbe essercene solo uno o molti di ciascuno. Se esiste una sola di tali nature auto stabilite e diversi elementi la possiedono, e se la loro esistenza convenzionale è stabilita dal potere di queste nature e segni caratteristici definitori, allora devono costituire una sola entità auto stabilita, il che contraddice l'esperienza. 

Gli esempi citati in letteratura includono: 

  • Se l'esistenza convenzionale del fuoco e la sua identità come fuoco derivassero dal potere della sua natura auto stabilita e dal suo segno caratteristico definitorio del fuoco, allora, poiché tutti i fuochi hanno la stessa natura auto stabilita e gli stessi segni caratteristici definitori, tutti i casi di fuoco dovrebbero essere identici, indipendentemente dal loro combustibile.
  • Se il locus del segno caratteristico definitorio di tutte le persone fosse lo stesso e questi segni fossero tutti dalla parte della coscienza mentale in ogni persona (come afferma Sautrantika Svatantrika) e avessero tutti il potere, insieme all'etichettatura concettuale, di stabilire l'esistenza convenzionale delle persone, allora tutte le persone costituirebbero solo un singolo individuo.
  • Se ogni momento di coscienza avesse la stessa natura auto stabilita del momento di coscienza immediatamente precedente, allora non sarebbero distinguibili come momenti. Pertanto, la continuità nel tempo, che si basa su una differenza di momenti, diventa impossibile.
  • Se tutti gli oggetti interi, come le brocche di argilla, avessero un'esistenza auto stabilita e il locus dei loro segni caratteristici fosse nelle loro parti (un rigonfiamento, un collo stretto e un manico), allora ogni oggetto intero con le stesse parti sarebbe lo stesso articolo.

Se applicassimo questa linea di pensiero alla meditazione analitica, osserveremmo la nostra mano, ad esempio, contemplando: "Se questo oggetto che percepisco avesse un'esistenza auto stabilita e la sua identità di mano derivasse dalle sue parti – cinque dita e un palmo – allora ogni oggetto con cinque dita e un palmo dovrebbe essere identico. Ma non è così. Pertanto, ciò che rende questo un oggetto unico e 'la mia mano' è semplicemente un'etichettatura concettuale ". Questo porta alla comprensione che unicità e individualità non si trovano nell'oggetto in sé, ma nella mente che lo etichetta con una categoria e lo designa con una parola.

Non stabilito per tautologia della proprietà da stabilire e della ragione che lo stabilisce

Con questo quarto ragionamento, "non stabilito per tautologia della proprietà da stabilire e della ragione che la stabilisce", un prasanghika sottolinea che, quando un oppositore svatantrika fornisce una ragione per dimostrare una tesi il cui significato è indistinguibile dalla tesi stessa, si tratta di un ragionamento circolare e di una tautologia. Non dimostra nulla. Esempi includono i sillogismi: 

  • La verità più profonda di tutti i fenomeni è la vacuità, perché tutti i fenomeni sono privi di esistenza auto stabilita. 
  • Tutti i fenomeni prodotti dallo sforzo sono non statici (impermanenti) perché cambiano di momento in momento.

Una ragione valida non deve semplicemente ribadire la tesi da dimostrare ma indurre l'avversario a inferire la proprietà da stabilire. L'inferenza deve insegnare qualcosa all'avversario, rendere noto qualcosa che prima non lo era. Anche se la ragione e la tesi da dimostrare non sono verbalmente identiche, il ragionamento fallisce se ha lo stesso significato della tesi. Ad esempio, "Tutti i fenomeni sono come un'illusione perché il loro modo di apparire non è lo stesso del loro modo di esistere". Poiché il sillogismo in questo esempio non conduce, di per sé, a una nuova comprensione, la meditazione sul fatto che tutto è come un'illusione è efficace solo se segue la meditazione sulla vacuità. 

Se applichiamo questa linea di pensiero alla meditazione analitica, potremmo riflettere: "Considerare ogni cosa come un'illusione basandosi semplicemente sul ragionamento 'Tutti i fenomeni sono come un'illusione perché il loro modo di apparire non è lo stesso del loro modo di esistere', non mi insegna nulla. È un ragionamento circolare, poiché il sillogismo può anche essere formulato come: 'Il modo di apparire di tutti i fenomeni non è lo stesso del loro modo di esistere perché tutti i fenomeni sono come un'illusione'. Per capire che tutti i fenomeni sono come un'illusione, devo capire che è perché sono privi di un'esistenza auto stabilita". 

Sintesi della presentazione Ghelug

I quattro ragionamenti prasanghika, così come presentate dagli studiosi ghelug, costituiscono un metodo completo per i principali sostenitori dell'esistenza auto stabilita, come gli svatantrika, per mettere in discussione e infine aggiornare la propria visione della vacuità. Questi ragionamenti lo fanno senza affermare una posizione alternativa con un altro sillogismo.

Ognuno di questi quattro ragionamenti sfida l'esistenza auto stabilita da una diversa angolazione:

  • La "cognizione inferenziale ben nota agli altri" utilizza sillogismi ben noti e accettati dagli svatantrika, in cui la ragione si applica alla proprietà da stabilire, per portare gli svatantrika a comprendere che questi sillogismi non funzionano sulla base sia della ragione sia della proprietà che hanno un'esistenza auto stabilita. 
  •  "Conclusioni assurde che esprimono contraddizioni" sottolinea che le implicazioni dell'esistenza auto stabilita portano a contraddizioni anche nell'ambito delle opinioni dello stesso oppositore svatantrika.
  • “L’equalizzazione mediante una congruenza di cause” indica che fenomeni auto stabiliti aventi identiche nature proprie, segni caratteristici definitori o condizioni causali sarebbero indistinguibili, eliminando così la diversità e l’identità individuale.
  • “L’essere non stabilito per tautologia tra la proprietà da stabilire e la ragione che la stabilisce” indica l’inefficacia delle prove circolari che ribadiscono ciò che intendono dimostrare.

I quattro ragionamenti prasanghika secondo le presentazioni delle scuole Sakya, Nyingma e Kagyu 

Secondo gli studiosi sakya, nyingma e kagyu, non vi è alcuna differenza all'interno del Madhyamaka tra Svatantrika e Prasanghika riguardo alla visione della vacuità. In termini di verità convenzionale, tutti i fenomeni in quanto oggetti di senso comune sono meri costrutti concettuali (spros-pa, sanscr. prapañca). In termini di verità più profonda, non esistono tali oggetti. Ciononostante, causa ed effetto continuano a funzionare senza che vi sia, anche in termini di verità convenzionale, alcunché di trovabile che funzioni.

L'unica differenza tra Svatantrika e Prasanghika è il loro metodo per ottenere una corretta comprensione della vacuità. Svatantrika usa sillogismi e Prasanghika conclusioni assurde. L'obiettivo del metodo prasanga è quello di andare oltre la struttura concettuale della logica sillogistica per raggiungere una cognizione non concettuale della vacuità, al di là di parole e concetti.

Gli studiosi sakya, nyingma e kagyu concordano che i quattro ragionamenti prasanghika costituiscono un metodo progressivo per indurre gli oppositori del dibattito ad andare oltre i quattro estremi della concettualizzazione della causalità. Questi studiosi differiscono principalmente negli esempi che utilizzano e in ciò che enfatizzano. Quanto segue si basa sulle spiegazioni sakya, con varianti o aggiunte nyingma e kagyu segnalate quando presenti.

Cognizione inferenziale ben nota agli altri 

Il primo ragionamento, "cognizione inferenziale ben nota agli altri", viene utilizzato per confutare l'estremo dei fenomeni che non hanno alcuna causa facendo riferimento a una premessa comunemente accettata dagli oppositori in un dibattito, ovvero che i fenomeni funzionanti derivano da cause. Questo non è un metodo autonomo che conduce alla verità più profonda. Piuttosto, prepara l'oppositore a conseguenze più profonde.

Conclusioni assurde che esprimono contraddizioni

Il secondo ragionamento, "conclusioni assurde che esprimono contraddizioni", estrapola le conseguenze assurde della visione di un avversario per indurlo ad abbandonare la sua affermazione che le cose nascono da sé. Ad esempio, se il risultato esistesse già nella causa, pronto a spuntare – ad esempio, un germoglio esiste già in un seme ma è semplicemente immanifesto – allora la produzione sarebbe inutile. Il risultato esiste già. 

Un altro esempio, utilizzato dai maestri kagyu nella meditazione mahamudra sulla mente, riguarda la relazione tra mente e pensieri. Se la mente creasse davvero i propri pensieri, allora si verificherebbe il paradosso che la mente pensi prima di pensare. Inoltre, se i pensieri fossero creati prima di essere pensati, allora non ci sarebbe motivo di pensarli, poiché esisterebbero già. Questo secondo ragionamento porta un oppositore a rifiutare l'estremo della produzione da sé. 

Equalizzazione per congruenza di cause

Con il terzo ragionamento, "l'equalizzazione per congruenza di cause", si prende una relazione causale asserita dall'avversario e si dimostra che essa si applica ugualmente a un caso analogo che l'avversario non può accettare. In altre parole, se una causa realmente esistente può dare origine a un risultato realmente diverso da sé, potrebbe dare origine a qualsiasi cosa sia realmente diversa da sé. 

Ad esempio, se un seme di riso può dare origine a un germoglio di riso, allora anche un seme di grano potrebbe dare origine a un germoglio di riso. Oppure, se un fuoco può dare origine alla luce, allora potrebbe anche dare origine all'oscurità. Invece di indicare direttamente la contraddizione nell'affermazione dell'avversario, questo metodo amplia il ragionamento dell'avversario oltre i limiti accettabili e lo porta a rifiutare l'estremo della produzione da parte di altri. I maestri nyingma sottolineano, con questo ragionamento, che se causa ed effetto esistessero realmente e fossero diversi l'uno dall'altro, non potrebbero collegarsi tra loro.

Non stabilito per tautologia della proprietà da stabilire e della ragione che lo stabilisce

Il quarto ragionamento, "non stabilito per tautologia della proprietà da stabilire e della ragione che la stabilisce", porta un oppositore a rifiutare l'estremo della produzione sia da sé che da altri. Si applica al caso in cui un oppositore utilizzi una combinazione di cause non stabilite per dimostrare una tesi non stabilita. Ad esempio, il mondo fisico esiste veramente perché è composto da particelle realmente esistenti e plasmato da un creatore divino onnipotente realmente esistente. L'errore di asserire un'esistenza realmente stabilita si applica qui sia alla proprietà da dimostrare sia alla ragione utilizzata per dimostrarla.

La scuola Nyingma applica questo ragionamento anche al caso in cui causa ed effetto siano irreali, come nell'esempio dell'acqua che spegne il fuoco in un sogno. Nella meditazione, si potrebbe contemplare il ragionamento circolare nel pensare che il sé debba esistere veramente perché la sua base, il mio corpo e la mia mente, sembrano reali. Questo ragionamento aiuta anche a superare l'attaccamento alla vacuità come realmente esistente, perché è anche un ragionamento circolare sostenere che la vacuità è priva di un'esistenza veramente stabilita perché è vacuità, la negazione dell'esistenza veramente stabilita. 

Top