Essenziali per la comprensione e la pratica del tantra

Definire il tantra in termini di base, sentiero e risultato

Sono lieto di essere qui e di avere l'opportunità di parlare con voi dell'approccio occidentale al Vajrayana. È sempre un interrogativo interessante, c'è davvero una differenza tra l'avvicinarsi al Vajrayana come occidentale o come chiunque, come essere umano? Mettendo da parte la questione dell’essere speciali e dell’avere bisogno di un modo speciale per accedervi, dobbiamo innanzitutto considerare che cos'è effettivamente il tantra. 

La parola “tantra”, tradotta in tibetano come rgyud, significa flusso di continuità, flusso che continua per sempre. Possiamo parlarne in termini di base, sentiero e risultato. 

La base: trasformare i fattori della natura di Buddha

Al livello della base si considera la continuità dei fattori della natura di Buddha che non ha un inizio e continua fino alla trasformazione nello stato di Buddha. Tuttavia non una trasformazione scontata, dobbiamo impegnarci molto perché ciò accada. Sono quei fattori che si trasformeranno nei corpi di un Buddha, i materiali di lavoro che ci permetteranno di diventare un Buddha trasformandosi nel suo corpo e nella sua mente.  

A cosa ci riferiamo in realtà? A quelle che di solito vengono chiamate le due “collezioni” che io preferisco chiamare “reti”. Non è come collezionare francobolli o cose del genere. Sono le reti di ciò che di solito viene tradotto come “merito” e “saggezza”. Tuttavia personalmente preferisco chiamarle “forza positiva” e “consapevolezza profonda” per varie ragioni. Stiamo accumulando una forza positiva, come la carica di una batteria, dalle nostre azioni costruttive e positive; a livello di base queste danno origine al corpo e alla mente dei futuri stati samsarici, a ciò che stiamo vivendo ora e a ciò che vivremo nelle vite future. Questa è la base: il samsara e le rinascite ricorrenti e incontrollabili, e questo è ciò che andrà avanti per sempre a meno che non facciamo qualcosa per porvi fine. 

Per quanto riguarda i fattori della natura di Buddha, abbiamo anche le nature convenzionale e profonda della mente, che ci permetteranno di diventare dei Buddha. Sono la base sia del samsara sia del nirvana.

Il sentiero: le figure di Buddha 

Rispetto al sentiero, nel tantra cerchiamo di realizzare il corpo e la mente di una divinità - uno yidam, che io chiamo una "figura di Buddha"- che sorgono da queste due reti. Anche questi possono continuare come un flusso eterno di continuità; le figure di Buddha non cambiano forma, per esempio, Cenresig non invecchia, non ha bisogno di mangiare o cose del genere ma continua perennemente. La mente di Cenresig ha una comprensione di bodhichitta, vacuità, ecc. Questo è il tantra o la continuità del sentiero.

Il risultato: il corpo e la mente di un Buddha 

A livello di risultato, abbiamo abbiamo la continuità eterna dei corpi della forma e del dharmakaya di un Buddha: anche questi continueranno senza fine. 

Per riassumere, questo è il significato del tantra quando lo consideriamo nel modo consueto di comprenderlo in termini di base, sentiero e risultato.

Definire il tantra come un telaio

La parola tantra, tuttavia, ha anche un secondo significato che deriva dal sanscrito: telaio su cui si tessono, per esempio, un tappeto o una stoffa. Le pratiche del tantra ci permettono di tessere insieme tutte le varie intuizioni e comprensioni che abbiamo sviluppato nel sentiero del sutra, e questo è rappresentato dalle figure di Buddha. 

Le figure di Buddha sono come delle infografiche in cui ognuna delle varie braccia, volti, gambe e ciò che sorreggono rappresentano diversi livelli di significato. Per esempio, le quattro braccia di Cenresig, Avalokiteshvara, rappresentano le quattro attitudini incommensurabili: amore, compassione, gioia ed equanimità. Nel tantra si cerca di integrare tutto ciò che abbiamo imparato e padroneggiato, in una certa misura, nel sutra: tutto si unisce in un unico stato mentale. Questo è uno dei motivi per cui il tantra è piuttosto avanzato ed è estremamente difficile da praticare se non ci si è già allenati molto bene in tutti i diversi aspetti appresi nel sutra.

Sutra e tantra come sentieri causali e risultanti

Il sutra come pratica causale

Un altro modo di spiegare il tantra in contrapposizione al sutra è che quest’ultimo è descritto come sentiero causale e il tantra come sentiero risultante. In altre parole, nelle pratiche dei sutra poniamo l'accento sulle cause per ottenere i corpi di Buddha. Per esempio, se consideriamo i 32 segni maggiori e gli 80 minori di un corpo di Buddha e impariamo le pratiche che sono le cause di ciascuno di essi allora, quando ci concentriamo su una rappresentazione di Buddha, possiamo concentrarci su tutte le pratiche causali che conducono ai diversi aspetti risultanti di un corpo di Buddha. Pertanto anche nei sutra abbiamo una forma di infografica, se vogliamo davvero guardare questi segni maggiori e minori a un livello non superficiale. 

Per esempio, un Buddha ha una lingua molto lunga, e questo è rappresentativo della cura degli altri con lo stesso affetto e la stessa attenzione che ha una madre animale quando lecca i suoi piccoli. Per rappresentare questa causa, il Buddha ha una lingua lunga. Se siamo consapevoli di tutti questi 112 fattori (32 segni principali e 80 segni minori) di un Buddha, essi sono, in realtà, ancora più complicati delle varie caratteristiche di un vero e proprio yidam. 

Nella pratica dei sutra quindi enfatizziamo le cause come l'affetto per gli altri, come quello che una madre animale ha per i suoi piccoli, come modo per ottenere il corpo e la gentilezza di un Buddha. Questo è un esempio della pratica causale del sutra.

Il tantra come pratica risultante

Il tantra, invece, è la pratica risultante perché ci immaginiamo già come yidam o figura di Buddha. Non mi piace molto usare la parola “divinità” perché evoca associazioni a un dio creatore o alle antiche divinità greche o indù, che non sono affatto ciò a cui questi yidam si riferiscono. 

È molto interessante il modo in cui la parola "yidam" è stata tradotta: in tibetano yi significa mente e dam viene da damtsig - in sanscrito samaya - ciò che crea una stretta associazione con la nostra mente per raggiungere il corpo e la mente di un Buddha. Questo è uno yidam. In sanscrito lo chiamano iṣṭadevatā. Devatā è divinità, per questo di solito viene tradotto così, ma non è esattamente la stessa parola degli dèi del monte Meru. Iṣṭa è ciò che si desidera, nel senso che desideriamo raggiungere il loro stato. Questo è il modo in cui il termine è derivato dal sanscrito.  

Nella pratica del tantra immaginiamo di essere già sorti nella forma di una figura di Buddha, una figura illuminata, yidam, pur sapendo bene che non l’abbiamo ancora realizzata. Non è una sorta di strano viaggio schizofrenico, andiamo in giro sostenendo di essere Tara o Cenresig ma la nostra pratica si basa su una corretta comprensione e sulla precedente generazione di bodhicitta.  

Che cos'è bodhicitta? È una mente che mira alla propria illuminazione futura che non è ancora stata raggiunta, ma che possiamo realizzare sulla base di questi fattori della natura di Buddha. Guardiamo lungo la linea del nostro continuum mentale a un punto che non è ancora avvenuto, ma che può avvenire se ci impegniamo a raggiungere lo stato di Buddha. Queste reti che costituiscono la base possono trasformarsi nei corpi del Buddha. 

Inoltre, immaginiamo di essere già lì pur essendo pienamente consapevoli che non è ancora successo. È molto importante sapere che può accadere. Emergiamo poi in questo tipo di forma, il cosiddetto “stato risultante” o tipo di pratica “risultante”. Anche se non abbiamo raggiunto la mente completa di un Buddha, in cui tutte le oscurazioni sono rimosse e in cui abbiamo una cognizione non concettuale delle due verità simultaneamente, la vacuità e l’apparenza pura nello stesso tempo, abbiamo qualcosa che, come sentiero, si trasformerà in esse. 

Non è che facciamo finta di averle sulla base del nulla; immaginiamo di avere il corpo e la mente di un Buddha sulla base di un certo livello di generazione di bodhicitta e di comprensione della vacuità. La bodhicitta è sostenuta da compassione, amore e così via: è importante capire che questo è il sentiero risultante. 

Credere nelle rinascite è ciò che distingue il “Dharma-light” dal “Dharma reale”

Ecco il problema che emerge quando ci chiediamo se esista un modo speciale di praticare il Vajrayana per gli occidentali. Come ci si approccia da occidentali? La cultura della maggior parte delle persone occidentali non supporta automaticamente il credere nelle rinascite, nelle vite passate e future. Tuttavia gli insegnamenti reali di Dharma tratteggiano una linea di demarcazione tra l’agire mondano e l’agire dharmico che è il fare o meno qualcosa per le proprie vite future. È molto chiaro che l'attenzione alle vite future è considerata il punto di partenza per una pratica di Dharma. 

Noi occidentali nel migliore dei casi siamo molto scettici sulla rinascita se non addirittura antagonisti, ritenendola un'assurdità e rifiutandola totalmente. Questo ci porta a quelle che ho coniato come "Dharma-light e Dharma reale". Definisco il Dharma-light una pratica del Buddhismo che ha come unico scopo il miglioramento di questa vita. Se esaminiamo sinceramente se stiamo davvero praticando il Dharma per migliorare le vite future, molti di noi scopriranno che, sebbene lo si dica, nel profondo non lo si sente davvero a livello emotivo. 

Va bene se questo è il livello in cui ci troviamo; possiamo certamente trarre molti benefici dalla pratica buddhista ma dobbiamo riconoscere che il Dharma reale comprende l'intero quadro delle vite future. 

Queste sono molto importanti quando parliamo dei tre scopi o motivazioni presentati nel lam-rim, gli stadi graduali del sentiero. Il livello iniziale consiste nel migliorare le vite future. In questo contesto, l'intera comprensione del karma si basa sulla rinascita perché la maggior parte delle azioni che compiamo in questa vita non maturano effettivamente in questa. Ad esempio, perché incredibili lama, yogi e maestri in Tibet sono stati gettati nei campi di concentramento quando i cinesi hanno invaso Tibet? È molto difficile da capire. Perché alcuni dittatori commettono ogni sorta di atrocità eppure vivono una vita nel lusso? Ancora una volta l'intera presentazione del karma diventa molto problematica se non pensiamo in termini di rinascita e delle conseguenze a lungo termine di ciò che facciamo.

Il livello intermedio consiste nel raggiungere la liberazione dalla rinascita ricorrente e incontrollabile. Cosa descrivono i dodici anelli del sorgere dipendente? Come funziona la rinascita samsarica, come invertirla e liberarsi da essa. Come il livello iniziale, quello intermedio si basa sulla fede nella rinascita. 

Nel livello avanzato l'obiettivo è raggiungere l'illuminazione per aiutare tutti a far cessare le rinascite ricorrenti e incontrollabili, il samsara. Questo è il Dharma reale e li differenziamo in questo modo.

L'importante, come praticanti del Dharma-light, è riconoscere che non si tratta della cosa reale; non riduciamo gli insegnamenti buddhisti a qualcosa che serve a migliorare questa vita, non capiamo bene la rinascita ma siamo aperti all'idea mentre sviluppiamo ulteriormente la nostra comprensione di essa. Esamineremo ancora la questione. Lasciamo la porta aperta e la rispettiamo, ma riconosciamo che non siamo ancora arrivati a questo punto. 

Questo va benissimo e, in tutta onestà, ci permette di crescere con il Dharma e di riflettere sempre più profondamente man mano che progrediamo. Possiamo verificare se questi insegnamenti sulla rinascita hanno un senso. Avranno senso solo se avremo compreso la vacuità del sé della persona e la vacuità di causa ed effetto altrimenti comprenderemo la rinascita in un modo che i buddhisti rifiuterebbero: un'anima che passa da una rinascita all'altra, un "io" o un sé che è una cosa solida, che pensa che ora sono Alex e rinascerò come Fifi il barboncino. Questo non è esattamente ciò che afferma il Buddhismo. Una comprensione approssimativa della vacuità va bene all’inizio, ma è importante sapere che è molto avanzata la comprensione dell'intero processo di rinascita.

La presentazione di Sua Santità il Dalai Lama dei tre aspetti del Buddhismo

Questa presentazione dei Dharma-light e reale si inserisce molto bene nell'approccio di Sua Santità il Dalai Lama al Buddhismo in termini di tre aspetti; egli afferma che esiste una scienza buddhista che si occupa della teoria della percezione, della presentazione della logica, della presentazione dei molteplici universi senza inizio, ecc. C'è anche la filosofia buddhista che affronta la comprensione della vacuità e in particolare come molti di questi insegnamenti si adattino molto bene alla fisica quantistica e alle sue scoperte e conseguenze. Il terzo aspetto è la religione buddhista, ove si parla di rinascita e di pratiche devozionali. 

La scienza e la filosofia buddhiste sono aperte e possono essere di beneficio a chiunque e si adattano molto bene a Dharma-light. Si entra nel vivo quando si passa alla religione buddhista. Il Dharma-light e il Dharma reale si armonizzano l'uno con l'altro quando vengono divisi, come fa Sua Santità, in questa triplice maniera.

Il ngondro è la base del tantra

È molto essenziale il ngondro, o pratiche preliminari, come praticanti sia di Dharma-light sia reale, in quanto è la base o il fondamento del tantra come troviamo in qualsiasi presentazione. Non c'è motivo di scartarlo o di ignorarlo; spesso, come occidentali, vogliamo ottenere le cose a prezzi stracciati e lo facciamo anche con gli insegnamenti: possiamo cavarcela facendo solo questo numero di ripetizioni delle pratiche di ngondro invece di quel numero? Tuttavia, questo non è il modo più vantaggioso di praticare. 

Pratiche preliminari comuni e non comuni

Se consideriamo la parola "ngondro", significa letteralmente qualcosa che viene prima, una preparazione per qualcosa che segue. Ci sono due aspetti: i preliminari comuni e quelli non comuni. 

Il termine "comune" a volte suggerisce una connotazione errata, ovvero che sono ordinari o che solo le "persone comuni" li praticano, noi pensiamo di essere dei nobili e di non averne bisogno, ma in realtà il termine tradotto qui come "comune" significa "condiviso": ciò che è condiviso, in comune tra sutra e tantra. I preliminari non comuni o non condivisi sono quelle pratiche che sono specificamente destinate al tantra, sebbene siano molto utili anche per il sutra.

Come contrastare gli stati mentali negativi e i comportamenti distruttivi

Il problema, se ci pensiamo, è che abbiamo vite senza inizio: questo è il Dharma reale. Ma anche se pensiamo solo a questa vita, ci sono voluti molti anni prima di aver praticato qualsiasi tipo di pratica tantrica; ciò significa che abbiamo accumulato una profonda abitudine a pensare in modi negativi o ignoranti, modi che non sono in accordo alla realtà. Siamo così presi dalle nostre fantasie, proiezioni, egoismo, egocentrismo, rabbia e ogni tipo di emozione disturbante, che sono così profondamente radicate in noi. Dobbiamo ora sviluppare nuove abitudini –migliori – se vogliamo avere successo nella pratica del tantra.

Una delle linee guida molto utili di alcuni grandi maestri è quella di esaminare la nostra vita e considerare quanti stati mentali negativi e quante azioni dannose abbiamo compiuto nel corso della nostra vita: quante volte abbiamo inveito contro qualcuno, perso le staffe, siamo stati bramosi, avidi ed egoisti e così via? Confrontiamole con il numero di volte e la quantità di tempo che abbiamo trascorso in questa vita essendo positivi e costruttivi, chiari di mente, amorevoli e premurosi, ecc. In questo modo avremo un'idea di ciò che ci riserva il futuro. 

Anche se accettiamo la rinascita, diamo sempre per scontato che saremo sempre esseri umani, non pensiamo mai che nella vita successiva potremo essere essere un pollo o uno scarafaggio. Anche se pensiamo alle vite passate lo facciamo sempre alla forma di un essere umano, non ricordiamo la vita di quando eravamo uno scarafaggio. È molto strano pensare di essere stati sempre umani. Questo è il problema. 

Dovremmo contrastare questa abitudine così forte all’egocentrismo e all’avere modi di pensare improduttivi. Come possiamo contrastarla se anche in questa vita abbiamo avuto milioni di ripetizioni di pensieri egoistici o di rabbia? Dobbiamo in qualche modo costruire una forza molto positiva per contrastare questa situazione, in modo che invece di essere istintivamente arrabbiati, sconvolti o preoccupati quando ci troviamo di fronte a una situazione difficile, la affrontiamo automaticamente con pazienza, compassione e attenzione per gli altri. 

L'importanza della ripetizione

Anche in termini di approccio scientifico alla costruzione di nuovi percorsi neurali, come facciamo? Con la ripetizione, nello stesso modo in cui impariamo a suonare uno strumento musicale. Anche ripetere qualcosa 100.000 volte, rispetto al numero di volte in cui abbiamo perso la calma nel corso della nostra vita, è solo l’inizio. Tuttavia, cominciamo ad apprezzare l'importanza della ripetizione. Ripetere non significa solo fare "bla bla bla", senza uno stato mentale adeguato: allenare la nostra bocca a ripetere qualcosa 100.000 volte non ci cambierà molto. 

Una delle parole che indicano la sadhana tantrica è "dagkye" (bdag-bskyed) in tibetano. Significa generazione di se stessi. Il mio maestro Serkong Rinpoce diceva sempre che si tratta di una generazione di sé e non di una generazione di voce, "kakye" (bka'-bskyed). Non è una generazione della bocca per dire qualcosa, ma ci impegnamo a migliorare noi stessi, a lavorare sulla nostra mente.

Ci sottostimiamo se pensiamo solo in termini di 100.000 ripetizioni di preliminari non condivisi o non comuni - come fare 100.000 prostrazioni o 100.000 mantra di Vajrasattva, ecc. - e non pensiamo allo stesso modo con i preliminari comuni. In realtà, se volessimo farlo correttamente dovremmo fare 100.000 meditazioni sui quattro pensieri che rivolgono la mente al Dharma: la preziosa rinascita umana, morte e impermanenza, le sofferenze del samsara, causa ed effetto karmici, naturalmente includendo anche rifugio e bodhicitta, le sei perfezioni, rinuncia, ripetendoli in continuazione, 100.000 volte o più, per instillarle davvero in noi.

La direzione sicura o il rifugio 

Che senso ha fare 100.000 prostrazioni e recitazioni della formula del rifugio se questo non ha alcun significato per noi? Potremmo anche fare 100.000 flessioni, non c'è molta differenza: la cosa più importante è il nostro stato mentale. A livello profondo dobbiamo davvero capire il rifugio ma è facile minimizzarne l'importanza. Il rifugio è conosciuto come la porta del Dharma, quindi deve avere un significato per noi. La parola "rifugio" può sembrare passiva in inglese, ma non è qualcosa di passivo, è molto attivo: significa che stiamo dando alla nostra vita una direzione sicura a cui ci affidiamo. 

Il gioiello Dharma vero e proprio in realtà consiste nella terza e quarta nobile verità: è il vero arresto di tutte le oscurazioni, le emozioni disturbanti e così via; è un arresto completo di queste nel senso che non ritornano mai più. Il gioiello Dharma è il vero sentiero, la vera comprensione che porterà a ciò; questo è ciò a cui miriamo e deve avvenire nel continuum mentale. I Buddha sono coloro che l'hanno conseguito pienamente e ci insegnano la via per ottenerlo. Il Sangha, l’arya sangha, sono coloro che lo hanno raggiunto in parte e ci mostrano che è possibile procedere in modo ordinato per raggiungere quel gioiello Dharma da soli. 

Quando lavoriamo sul livello risultante del tantra ci riferiamo a questo. Il rifugio è assolutamente necessario, è la direzione a cui ci affidiamo e su cui lavoriamo nella nostra vita. È il senso che dobbiamo dare alla nostra esistenza. Dobbiamo lavorare su noi stessi e costruire qualcosa di molto positivo per ripulirci e liberarci di tutta questa spazzatura, di tutte queste cose negative che offuscano la nostra mente. 

Vajrasattva e il guru yoga

Cosa facciamo con la meditazione su Vajrasattva se non è basata sul rifugio? Per cosa la facciamo? Cosa stiamo cercando di ottenere? Perché facciamo un'offerta del mandala? Cosa offriamo con questo? Offriamo le nostre due reti di consapevolezza profonda e di forza positiva e le dedichiamo all'illuminazione, ai Buddha e a tutti gli esseri. 

E il guru yoga? Serve per integrare in noi lo stato del corpo, della parola e della mente illuminati rappresentato dai guru. Possiamo vedere, in termini di natura di Buddha del guru, la stessa natura di Buddha in noi stessi. Questo ci ispira a pensare che possiamo raggiungere lo stesso livello. 

Senza la base fondante di ciò che impariamo nei sutra, i preliminari non comuni non hanno alcun senso. Non si può dire che non abbiano alcun beneficio; certo, hanno un qualche beneficio anche se li facciamo senza pensare, senza che ci sia nulla nella nostra testa. Dopo tutto, ci sono i racconti tradizionali come quello che narra la storia di una mosca che, circumambulando uno stupa su una cacca d'asino durante il monsone, accumulò molta forza positiva. Tuttavia siamo esseri umani, abbiamo una preziosa rinascita umana e ciò significa che possediamo anche un intelletto che ci permette di generare queste raccolte: siamo in grado di comprendere, di ascoltare qualcosa che ci lascia impressioni, di leggere e di capire ciò che leggiamo. Possiamo fare certamente molto di più di una mosca su una cacca.

È assolutamente essenziale fare sul serio se vogliamo impegnarci nella pratica del tantra, pertanto dobbiamo fare questi preliminari. Il mio maestro Serkong Rinpoce era solito usare l'immagine di mungere il significato delle parole, in modo da ricavarne tutto il possibile. Mi chiedeva sempre la connotazione delle parole inglesi che usavo per tradurre. Diceva che la parola "preliminari" non era molto adatta, diceva che era meglio "preparazione". Un'immagine significativa in tibetano è quella di una carovana: prima di intraprendere un lungo viaggio dobbiamo prepararci, procurarci tutte le provviste, radunare gli animali, pensare al cibo e a tutte queste cose. Questa è la preparazione e questa parola ha molto più senso di preliminare che può alludere alla possibilità di poterci dimenticare di questo passo pensando "Chi ne ha bisogno?". 

Invece, è una preparazione per il viaggio. Di che cosa avremo bisogno nel viaggio del Vajrayana, di questo veicolo vajra che ci porterà fino all'illuminazione? Il vajra, dorje in tibetano, è forte, non può essere spezzato. A volte viene tradotto come "adamantino". 

Possiamo chiederci, naturalmente, di quanti preliminari abbiamo bisogno prima di poterci impegnare in modo significativo nel tantra? Su questo punto si può discutere molto. "Almeno un certo livello" è il massimo della precisione che possiamo ottenere. Ciascuno dei preliminari deve avere un significato effettivo per noi e non essere solo parole.

La preziosa vita umana e l'impermanenza

Questi preliminari devono iniziare a trasformare la nostra vita, in modo da farci apprezzare davvero il fatto che abbiamo una vita umana preziosa, capire tutte le cose positive che abbiamo e quanto siamo fortunati a non trovarci in una situazione orribile in cui non potremmo lavorare su noi stessi. È su questo che ci concentriamo: lavorare su noi stessi per essere non solo più felici, ma anche più utili agli altri perché ci disturba che soffrano e siano infelici. Sentiamo di dover fare qualcosa per loro, non come dèi onnipotenti, ma almeno aiutarli come meglio possiamo: ciò deve essere reale per noi e non solo parole. Allora, se incontriamo un mendicante o un senzatetto per strada, proviamo qualcosa e non pensiamo semplicemente "Non mi seccare", preferendo non vedere la sua situazione. 

Questa è una preziosa rinascita umana e, per esempio, non abbiamo l'atteggiamento del "Povero me, non ho la salsa all'aglio per il mio döner kebab", come a Berlino si definiscono i "problemi del primo mondo": "Oh, com'è orribile che abbiano finito la salsa all'aglio", come se fosse la cosa peggiore del mondo. Ovviamente non è così terribile. Dobbiamo pensare alle cose positive e non solo al "povero me" che si lamenta in continuazione. 

La vita non è destinata a durare: ciò non significa che dobbiamo diventare fanatici, ma solo usare il nostro tempo con serietà rendendoci conto che potrebbe finire in qualsiasi momento. Non dobbiamo pensare solo alla morte. L'impermanenza riguarda anche l'economia, la guerra, le malattie; tutto può accadere. Pertanto, dobbiamo prendere sul serio ciò che accadrà. Il mio amico più caro ha avuto un infarto sotto la doccia ed è morto a 54 anni. Sembrava perfettamente in salute e "bam", in pochi istanti è morto. 

Queste comprensioni del ngondro condiviso sono essenziali per una pratica sincera.

I preliminari non comuni costruiscono forza positiva e indeboliscono i potenziali negativi

Cosa cerchiamo di fare con le pratiche preliminari non comuni? Cerchiamo di accumulare più forza positiva e di purificare, in una certa misura, i potenziali negativi. Ciò avviene sulla base dei fattori della natura di Buddha, le nostre due reti di forza positiva e di consapevolezza profonda. Con le prostrazioni accumuliamo la forza positiva e con la pratica di Vajrasattva purifichiamo e indeboliamo la forza negativa, in modo che la trasformazione abbia luogo. Invece di dare origine a sempre più samsara, anche se solo in questa vita, queste due reti danno origine a qualcosa di più illuminato sul sentiero e sui livelli risultanti. 

Per far sì che avvenga la trasformazione in modo che queste due reti smettano di dare origine a tutti questi problemi e producano qualcosa di più positivo, dobbiamo ovviamente costruire forza positiva e indebolire quella negativa. Questo è il problema del Dharma-light, non vogliamo accumulare quella forza positiva solo per avere un samsara migliore in questa vita. Questo è ciò che accade e ciò riguarda il karma. Cosa accade quando compiamo azioni positive e non le dedichiamo all'illuminazione? Nel migliore dei casi miglioriamo il futuro del nostro samsara in questa vita, potremmo essere più ricchi e avere più amici, oppure le persone saranno oneste con noi, ecc. 

Questo miglioramento è molto bello, ma è comunque problematico se pensiamo agli svantaggi del samsara, uno dei quattro pensieri che rivolgono la mente al Dharma. La felicità ordinaria non dura, non è mai abbastanza: questo è un problema fondamentale delle rinascite che si ripetono in modo incontrollato. Vogliamo dedicare quella forza positiva in modo che, invece di migliorare il samsara, contribuisca all'illuminazione e per questo dobbiamo avere un certo livello di bodhicitta e di dedica quando eseguiamo i nostri preliminari; altrimenti, ci limiteremo a creare un samsara più bello, e non è questo il nostro obiettivo. 

Allora dobbiamo porci una domanda: sulla base del Dharma-light possiamo mirare all’illuminazione non credendo nella rinascita o pensando che forse esiste ma in realtà non credendoci veramente? Sì. Si entra nel merito della questione dell'illuminazione in una sola vita, tuttavia c'è la remota possibilità di poterla ottenere e in questo caso possiamo pensare alla prospettiva di questa sola vita quando pratichiamo il Dharma da occidentali che non credono nella rinascita. Tuttavia, la dedica all'illuminazione sulla base di bodhicitta è essenziale se vogliamo trasformare queste reti, le cosiddette collezioni, in reti che costruiscono l'illuminazione. 

Lo si deduce dalla connotazione sanscrita della parola che viene tradotta come "collezione". Come mi è stato fatto notare da ghesce Wangcen, letteralmente significa qualcosa che costruisce. Lui è morto, è stato il precettore della reincarnazione di Ling Rinpoce, il precettore anziano di Sua Santità. Ha indicato questo come il vero significato se si considerano il sanscrito e i commenti. È qualcosa che costruisce, che costruisce il samsara, la liberazione o l'illuminazione. Tutto dipende dal dedicare o meno questa forza positiva. La parola sanscrita è sambhara, qualcosa che costruisce.

Pertanto i preliminari sono fondamentali. L'aspetto più importante è il praticarli nell'ordine corretto, prima il ngondro condiviso, senza saltare il sentiero dei sutra. Dobbiamo capire che questo è ciò ci prepara al Vajrayana; non farlo è come non averlo nelle bisacce dei nostri yak che ci accompagnano in questo viaggio, è come se non avessimo le valigie nel bagagliaio dell'auto. Non possiamo imbarcarle nell’aereo perché non le abbiamo preparate, se partiamo per il viaggio saremo a mani vuote, non avremo nulla. In sostanza, dobbiamo fare questa preparazione. 

Questa pratica dei sutra che funge da preparazione aggiungerà più significato alle nostre prostrazioni, alla pratica di Vajrasattva e così via. Se non mettiamo in valigia abbastanza vestiti o cibo per il lungo viaggio alla fine soffriremo. È molto facile, nella pratica del tantra, addentrarsi in una sorta di strano viaggio fantasioso di visualizzazioni e così via, è facile diventare un po' matti e perdere il contatto con la realtà ma non è questo che vogliamo, infatti non ci sarà di alcun aiuto. Pensiamo "Adoro Milarepa e sono un grande yogi", e in pratica evitiamo di affrontare la vita, andando a finire in questa bellissima fantasia della visualizzazione. Non è quello che vogliamo.

Ecco perché esistono i preliminari comuni, condivisi e, solo dopo di essi, quelli non condivisi. Interiorizziamo questo concetto per qualche istante prima di continuare. Se abbiamo fatto il ngondro, le pratiche preparatorie, o stiamo pensando di farle, esaminiamo cosa sono e perché le stiamo facendo. Cosa speriamo di ottenere? Sarà dura, richiedono molto tempo, sforzi e non saranno divertenti. Se non abbiamo chiaro il motivo per cui le stiamo facendo e cosa ci sosterrà mentre le eseguiamo, incontreremo delle difficoltà. Quello che non vogliamo fare è arrenderci a metà strada con un atteggiamento disfattista o pensare, a un certo punto, che è una cosa stupida mettendo in dubbio il motivo per cui la stiamo facendo. 

Per questo si usa la parola “segretezza” nel tantra. Non significa che si tratta di un segreto oscuro e profondo che non possiamo rivelare a nessuno, come il segreto di un bambino che vogliamo mantenere. La connotazione di questa parola è "privato", vogliamo mantenere privato ciò che stiamo facendo, non vogliamo che gli altri lo sappiano perché questo potrebbe esporci a persone che ci prendono in giro o che cercano di scoraggiarci dicendo che quello che stiamo facendo è strano o stupido. Non vogliamo esporci a questo, non ne abbiamo bisogno.

Dobbiamo essere molto chiari in termini di motivazione di ciò che stiamo facendo e del perché lo stiamo facendo. Possiamo condividerlo con il nostro maestro di cui ci fidiamo e che abbiamo esaminato senza limitarci a seguirlo per il suo nome o pensare che, poiché tutti gli altri nel gruppo stanno facendo i preliminari, dobbiamo farli anche noi. Come ha detto Serkong Rinpoce, non vogliamo essere qualcuno che si precipita sul ghiaccio e poi, una volta nel mezzo, si gira per controllare se il ghiaccio tiene. Dovremmo controllare prima di iniziare, senza affrettarci.

Stipuliamo questo contratto, questa stretta connessione con le pratiche del tantra; ci impegniamo a farle e a mantenerle private. Non è necessario che gli altri lo sappiano, così diventano qualcosa di sacro. È importante che sia così. La nostra pratica di tantra e il ngondro vanno eseguite con rispetto. Le altre persone possono mancarvi di rispetto, ma lo faranno solo se sanno cosa state facendo. Non è necessario che lo sappiano. Fatele in privato, è molto meglio.

Ancora, se ci stiamo impegnando in queste pratiche o pensiamo di farle, consideriamo per qualche istante il nostro atteggiamento e ciò che abbiamo discusso finora.

[Pausa di contemplazione]

Tantra: una continuità eterna basata sulle reti di forza positiva e di profonda consapevolezza

Riassumiamo quanto trattato finora per non perderci in questa discussione. Tantra significa continuità eterna. La continuità si basa sulle reti di forza positiva e di consapevolezza profonda. La consapevolezza profonda riguarda il funzionamento della nostra mente e, al livello più completo, naturalmente, significa piena comprensione delle quattro nobili verità, dei loro sedici aspetti e delle loro vacuità, ecc. 

Tuttavia, a un altro livello, la consapevolezza profonda si riferisce al funzionamento della nostra mente, con i cinque tipi di consapevolezza profonda: 

  • Siamo in grado di recepire informazioni. 
  • Siamo in grado di vedere gli schemi e di capire come le cose si incastrano tra loro. 
  • Siamo in grado di riconoscere l'individualità delle cose. 
  • Siamo in grado di realizzarle e di sapere cosa fare. 
  • Siamo in grado di sapere cosa sono. 

Questo è il modo basico in cui funziona la mente. Ci sono la rete di consapevolezza profonda e di forza positiva. A livello di base, queste reti danno origine a un numero sempre maggiore di esperienze in questa vita e in quelle future. Tuttavia, sul sentiero, vogliamo che smettano di dare origine solo a cose samsariche e che invece producano qualcosa di simile al risultato - le figure di Buddha che possiamo usare come sentiero per giungere al risultato. 

A livello di risultato, quando queste reti diventano le cause dell’illuminazione, possono dare origine ai corpi di Buddha. La natura della mente pura, ecc. permetterà che questa trasformazione abbia luogo. In che modo? Come nel tantra, dobbiamo intrecciare tutte le diverse pratiche e farle tutte insieme mentre immaginiamo di essere questa forma di Buddha, la quale è un'infografica e ciò che visualizziamo è una rappresentazione di una sorta di intuizione, comprensione e stato mentale che abbiamo acquisito attraverso la nostra pratica del sutra. Questo include i quattro incommensurabili, ecc.  

Alcune di queste divinità hanno sei braccia e queste sono le sei paramita. Una divinità con quattro volti rappresenta i quattro corpi di Buddha, i quattro kaya. Tutte questi dettagli diversi rappresentano qualcosa; non è che vogliamo avere sei o quattro braccia o sorreggere tutte queste cose sempre nelle mani. Ci stiamo esercitando su ciò che intrecceremo e ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare questa trasformazione, affinché i nostri fattori fondamentali della natura di Buddha non continuino a dare origine a ulteriori samsara e problemi, ma producano liberazione e illuminazione. Questa è una panoramica di ciò che abbiamo affrontato finora. È la base. Stiamo praticando qualcosa di simile al risultato che ci proponiamo di raggiungere. 

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