Studiare le due verità nella scuola Cittamatra

Il grande lama Tsongkhapa

Quando il grande lama Tsongkhapa generò per la prima volta un obiettivo di bodhicitta pregò di essere in grado di integrare gli insegnamenti della visione profonda della vacuità con quelli segreti del tantra e di diffondere questo insegnamento integrato in lungo e in largo. Questa fu la sua grande preghiera di bodhicitta. Quando sviluppò bodhicitta in questo modo, in presenza di centinaia di migliaia di bodhisattva, gli fu dato il nome di “Colui con grande volontà e forza mentale”.

L’ottenimento del consiglio di Manjushri

Tsongkhapa studiò con lama Umapa Pauo Dorje originario della zona orientale del Tibet Kham, dove era stato un pastore. Egli ebbe per molte vite una stretta relazione con Manjushri: fin dalla più tenera infanzia il suono delle sillabe del mantra di Manjushri, om arapatsana dhih, riverberava dentro di lui. Lama Umapa ebbe un contatto costante con Manjushri, ne vide il vero volto e fu in grado di fargli domande direttamente. Quando Tsongkhapa studiò con lama Umapa, attraverso di lui pose molte domande a Manjushri che gli chiarì molti dubbi sulla visione corretta. 

A quel punto, Tsongkhapa aveva già raggiunto il livello di samadhi, concentrazione assorbita, dove poteva sedersi in totale e completa concentrazione per sette giorni. 

Per ottenere ora una mente eccezionalmente percettiva di vipashyana, analizzò per cercare di ottenere la visione corretta finale della vacuità e, per questo, consultò Manjushri attraverso lama Umapa il quale gli disse che non era ancora giunto alla comprensione ultima della visione Madhyamaka, sostenendo che la sua comprensione non era del tutto corretta. Manjushri gli dette poi una strofa di quattro righe estremamente difficile da capire. Tsongkhapa stesso non riuscì a capirla e, se lui ebbe difficoltà con questa strofa, allora noi non abbiamo alcuna possibilità di capirla.  

Manjushri gli disse che era estremamente difficile e che, per capirla, doveva costruire un enorme potenziale positivo intraprendendo pratiche costruttive, purificandosi da potenziali negativi e oscuramenti, e studiando i grandi testi scritturali. Sulla base di ciò, avrebbe finalmente acquisito una comprensione definitiva di questa strofe. 

A quel tempo c’erano ancora maestri del profondo in India. Tsongkhapa pensò di andare a studiare presso di loro per ottenere la corretta comprensione della profonda visione madhyamaka della vacuità, ma un altro dei suoi maestri spirituali, un’emanazione di Vajrapani, il grande maestro Lhodrag Namka Gyaltsen che appare nelle nostre preghiere del lignaggio, consigliò a Tsongkhapa di non andare dicendo che se fosse andato in India avrebbe acquisito la visione ultima della vacuità e sarebbe diventato un abate incredibilmente grande ed erudito a Bodhgaya. Tuttavia i vari discepoli che lo avrebbero accompagnato in India sarebbero si sarebbero ammalati gravemente a causa del grande calore, e ne sarebbero stati molto danneggiati.

Ancora una volta, Manjushri consigliò a Tsongkhapa attraverso lama Umapa che, per ottenere questa comprensione corretta, avrebbe dovuto abbandonare le sue attività e fare un ritiro intensivo. Lama Umapa spiegò a Manjushri che Tsongkhapa era un grandissimo maestro impegnato nell’insegnamento e nella guida di un gran numero di discepoli molto interessati e impegnati. Lama Umapa disse che se avesse mandato Tsongkhapa in questo ritiro intensivo e avesse interrotto tutte le sue altre attività, sarebbe stato severamente criticato. Manjushri disse “Lasciate che vi critichino non importa. Voi non capite, ma io so cosa è meglio. Mandalo in ritiro”.

Il ritiro di Tsongkhapa

Manjushri dette i nomi degli otto discepoli puri e perfetti che sarebbero dovuti andare in questo ritiro con Tsongkhapa. Quattro discepoli provenivano dalla regione centrale del Tibet e quattro dalla regione nord-orientale, Amdo. Era un ritiro intensivo molto rigoroso in cui non potevano portare nulla con loro tranne le loro tre vesti, le ciotole per l’elemosina e il loro bordone. Da Lhasa si diressero a nord e poi ad ovest, in una zona estremamente isolata, a Sangri, trovarono una grotta vuota. Lì si impegnarono nella pratica dei diciotto arhat, o degli anziani del passato. 

In quel posto viveva una donna molto anziana che, quando vide Tsongkhapa e i suoi discepoli recarsi in questa regione isolata, tornò a casa dalla sua famiglia dicendo che molto tempo fa, in passato, aveva visto monaci andare in questo modo, con il bastone dei monaci, ciotole sulle loro spalle, offrendo la loro pratica in quel modo. A quel tempo tutto era molto felice e buono e che ora sarebbero stati felici e buoni come in passato, disse. 

Durante il periodo iniziale del Nyingma ci fu la prima fioritura del Dharma. Tuttavia poi re Langdarma, sotto l’influenza di ministri molto malvagi, danneggiò molto il Dharma, un po’come accade in questi giorni in Tibet. Il Dharma ne soffrì molto, gli insegnamenti declinarono e molte persone che avevano preso i voti monastici furono costrette a restituirli o furono uccise.

La preservazione degli insegnamenti del Buddha dipende dalle persone che detengono le regole della disciplina monastica del Vinaya. L’esistenza degli insegnamenti di tantra è determinata dal fatto che ci siano o meno persone impegnate nella pratica di Guhyasamaja. Pertanto, durante questo periodo travagliato, gli insegnamenti declinarono perché i monaci restituirono i voti e non sostennero più il Vinaya. Come risultato di questo declino degli insegnamenti e del Dharma si verificarono grandi disastri in quella zona - carestie, siccità, inondazioni e simili. 

Questa donna presente all’arrivo di Tsongkhapa e dei suoi discepoli era estremamente anziana e aveva vissuto quel momento difficile. Raccontò che prima delle difficoltà, c’erano monaci vestiti in quel modo, quei tempi erano molto buoni e tutti erano molto felici. Vedere delle persone tornare in quel modo significava che, ancora una volta, i tempi sarebbero stati felici. 

Tsongkhapa e questi otto discepoli andarono in una caverna vuota in montagna e fecero un ritiro estremamente intenso di pratiche preliminari ngondro per costruire un potenziale positivo. Offrirono un numero estremamente elevato di mandala con i polsi nudi, utilizzando solo lastre di roccia. Offrirono anche 35 serie di 100.000 prostrazioni, per un totale di 3,5 milioni di prostrazioni. Dopo aver terminato questo ritiro intensivo tornarono dove lui viveva prima. 

Come risultato di tutto questo potenziale positivo fu in grado di ottenere la piena realizzazione della visione ultima della vacuità, la visione Madhyamaka. La notte prima della realizzazione ebbe un sogno in cui Buddhapalita lo toccò sulla testa tre volte come auspicio con il suo testo noto come Buddhapalitavrtti. Il giorno dopo, un monaco offrì a Tsongkhapa quel testo e, mentre leggeva il capitolo 18, ottenne la piena realizzazione della vacuità e, nell’estasi, compose il famoso testo Lode all’origine interdipendente.

Tra le varie opere del Buddha raccolte nel Sutra pitaka, il Canestro dei sutra, c’è la collezione dei Prajnaparamita sutra, i sutra sulla consapevolezza discriminante di vasta portata. Il più profondo commentario a questi è Le strofe radice di Madhyamaka, chiamata consapevolezza discriminante di Nagarjuna. Ci sono otto commentari famosi di maestri indiani e uno è questo testo di Buddhapalita. 

Quando Tsongkhapa raggiunse il diciottesimo capitolo di quel testo che lo aiutò ad ottenere la piena realizzazione, anche tutti i suoi otto discepoli puri furono in grado di ottenere una visione pura di Manjushri e conversare con lui. Per realizzare la vacuità Tsongkhapa mise un enorme sforzo nell’ascoltare, leggere e studiare tutti i testi, riflettervi estesamente con molta energia per costruire potenziale positivo, con prostrazioni e offerte di mandala che gli avrebbero permesso di comprendere la vacuità. Allo stesso modo, riunì tutti i fattori necessari per ottenere vipashyana, uno stato mentale eccezionalmente percettivo e, sulla base di un vasto apprendimento e del suo continuo studio dei grandi testi scritturali, fu in grado di realizzare la vacuità.

Proprio come questa donna anziana aveva predetto, gli insegnamenti fiorirono ancora una volta in Tibet. Si diffusero e si propagarono fino al 1959 e poi, a causa delle profonde leggi di causa ed effetto, comportamento e risultati, ancora una volta gli insegnamenti declinarono raggiungendo una situazione estremamente difficile in Tibet. Tuttavia, Sua Santità, Avalokiteshvara, detiene gli insegnamenti e ora ci sono nuovi luoghi come questo dove ci troviamo con monaci pienamente ordinati impegnati nello studio. Credo che le cose miglioreranno ancora una volta.

Abbiamo tutti un grande interesse per il Dharma e per questo argomento profondo, e siamo impegnati nello studio di questi grandi testi. Allo stesso modo, avete dei maestri spirituali eccellenti qui, ghesce Tenghei e presto arriverà ghesce Thekciok . Grazie allo studio con tali grandi maestri spirituali, sarete lentamente in grado di capire. Ricordate però che si tratta di un argomento estremamente difficile: non lo realizzerete facilmente ma, attraverso lunghi sforzi costanti, lentamente sarete in grado di capire qualcosa. 

Questo capitolo sulla consapevolezza discriminante o saggezza è estremamente difficile anche per me. Mi considero molto fortunato ad avere l’opportunità di parlarvene, ma dovreste rendervi conto che si tratta di un argomento davvero complesso. Magari non capirete tutto ma magari acquisirete un po’ di intuito e di comprensione. 

La necessità di comprendere le due verità nei sistemi filosofici

Per cominciare, c’è la presentazione delle due verità che è estremamente profonda e difficile. Si discute di come le diverse scuole diventano progressivamente sempre più profonde e, per comprendere la presentazione più sofisticata della vacuità, dobbiamo comprendere le scuole meno sofisticate, anch’esse estremamente difficili da capire. Senza una certa conoscenza della presentazione delle due verità nelle varie scuole non c’è modo di capire il resto di questo capitolo. 

A seguire ci sono le confutazioni di queste diverse presentazioni filosofiche. Mi sto soffermando sulla parte iniziale, la presentazione delle due verità, in modo che possiate comprendere almeno in parte i complessi punti trattati. Per questo ieri vi ho parlato della scuola Cittamatra Solo mente, che da sola è estremamente difficile da capire.

I testi di significato definitivo e interpretativo

Per quanto riguarda i vari testi classici che trattano della vacuità, dobbiamo basarci sui testi di significato definitivo; non va bene, per esempio, utilizzare testi di significato interpretabile per comprendere la visione Cittamatra. 

Arya Asanga in un testo ha fatto riferimento a citazioni dal Samdhinirmocana sutra, Il Sutra che rivela ciò che è inteso affermando che queste fossero di significato definitivo, seppur non tutti i capitoli del Samdhinirmocana sutra lo siano. Il sutra ha dieci capitoli e ognuno di essi ha il nome di un bodhisattva; Asanga si riferiva al settimo capitolo del bodhisattva Paramartha-samudgata, in cui l’affermazione Cittamatra di ciò che è definitivo e ciò che è interpretabile è presentata in termini dei tre cicli di trasmissione del Dharma, i cosiddetti giri della ruota del Dharma.

D’altra parte, il padre Nagarjuna e il suo figlio spirituale Aryadeva e i seguaci che vennero dopo fecero riferimento all’Akshayamati-nirdesha sutra, Il Sutra mostrato da Akshayamati, come loro fonte per la differenziazione tra definitivo e interpretabile. 

La scuola Cittamatra

Ieri abbiamo visto la scuola Cittamatra di Asanga e dei suoi figli spirituali, basata sulla presentazione in questo particolare capitolo del Samdhinirmocana sutra riguardante il terzo giro della ruota del Dharma, dove vengono presentati i tre tipi di fenomeni caratterizzati: fenomeni totalmente concettuali, fenomeni dipendenti e fenomeni completamente stabiliti. I fenomeni totalmente concettuali non hanno una natura essenziale dell’esistere con segni caratteristici, i fenomeni dipendenti mancano di una natura essenziale come qualcosa che non sorge, e i fenomeni completamente stabiliti mancano di una natura essenziale dell’esistere come fenomeni ultimi.

I tre giri della ruota del Dharma

Buddha Shakyamuni, il grande quarto maestro universale di questo eone fortunato, presentò tre cicli di trasmissione del Dharma. Il primo ciclo di trasmissione chiamato “Ruota del Dharma delle quattro nobili verità” fu la presentazione dei quattro fatti visti come veri dagli esseri altamente realizzati, le quattro nobili verità. Ebbe luogo al Parco dei cervi a Sarnath, vicino a Varanasi, Benares. Il secondo ciclo di trasmissione degli insegnamenti, la “Ruota del Dharma della mancanza di un segno caratteristico”, si tenne al Picco dell’avvoltoio. Il terzo ciclo, la “Ruota del Dharma contenente sottili divisioni”, fu dato a Vaishali. 

Il terzo ciclo è la fonte della visione Cittamatra ed ebbe luogo a causa delle domande circa i primi due cicli. Non erano domande stupide, come “gli alberi hanno una mente?”. Nel primo giro della ruota il Buddha disse che, tranne alcune eccezioni, i cinque aggregati hanno un’esistenza stabilita dai loro segni caratteristici definitori. Nel secondo giro affermò che nulla ha un’esistenza stabilita dai suoi segni caratteristici definitori. Dal momento che queste due spiegazioni sembrano contraddittorie, allora il bodhisattva Paramartha-samudgata chiese al Buddha come devono essere capite e quale è il significato inteso.

Buddha spiegò che affermando che le cose hanno una natura essenziale intendeva questo e quello e che affermando che le cose mancano di una natura essenziale intendeva questo e quello. Pertanto il terzo ciclo di trasmissione fu la “Ruota del Dharma contenente sottili divisioni”. In questa presentazione tutti i fenomeni sono stati poi divisi nello schema di classificazione dei tre tipi di fenomeni caratterizzati: fenomeni totalmente concettuali, dipendenti e completamente stabiliti.

Buddha disse che la necessità di affermare che tutti i fenomeni mancano di una natura essenziale è perché i fenomeni totalmente concettuali mancano di una natura essenziale dell’esistere con i segni caratteristici definitori; i fenomeni dipendenti mancano di una natura essenziale come qualcosa che non sorge e i fenomeni completamente stabiliti non hanno una natura essenziale dell’esistere come fenomeni ultimi. Questa mancanza di natura essenziale dei fenomeni completamente stabiliti dell’esistere come fenomeni ultimi ha due divisioni, poiché anche i fenomeni dipendenti mancano di una natura essenziale dell’esistere come fenomeni ultimi.

Il Buddha lì presentò non solo i tre tipi di mancanza di natura essenziale, ma anche che ognuno ha una mancanza di un sorgere. Questo è in termini di citazioni di sutra in cui il Buddha affermò che le cose sono prive di sorgere, di dimorare, di cessare, di una natura di auto-stabilita e così via. La mancanza di un sorgere si applica non solo ai fenomeni dipendenti privi di una natura essenziale come qualcosa che non sorge, ma anche ai fenomeni totalmente concettuali e ai fenomeni completamente stabiliti.

Top