I tre livelli di motivazione per il Dharma vero e proprio
Il lam-rim presenta tre livelli di motivazione:
- Livello iniziale – pensiamo ad assicurarci uno dei migliori tipi di rinascita, non solo nella nostra prossima vita ma in tutte le vite future.
- Livello intermedio – abbiamo la motivazione di ottenere la totale liberazione dal prendere ripetutamente rinascita in modo incontrollabile; vogliamo diventare esseri liberati.
- Livello avanzato – abbiamo l’obiettivo di raggiungere lo stato di un Buddha pienamente illuminato per poter aiutare anche tutti gli altri a diventare liberi dal prendere ripetutamente rinascita in modo incontrollabile.
È piuttosto evidente che ciascuno di questi livelli si basa sul presupposto delle rinascite. Tuttavia, come abbiamo già visto, ciascuno dei metodi presentati nel materiale per questi tre livelli può essere messo in pratica anche a livello di Dharma “light”. Non dovremmo banalizzare queste motivazioni: sono davvero notevoli, se siamo in grado di svilupparle in modo sincero.
Superare l’autocommiserazione apprezzando la nostra preziosa vita umana
Con una motivazione di livello iniziale, la prima cosa che dobbiamo compiere è un apprezzamento di ciò che chiamiamo la “preziosa vita umana”, quella che noi possediamo. Anche a un livello di Dharma “light” è molto utile per superare il senso di “povero me”, e il sentirci depressi che ne consegue. Riflettiamo su tutte le situazioni terribili in cui potremmo trovarci, e proviamo ad apprezzare quanto sia meraviglioso non essere in quelle circostanze.
Nella presentazione standard c’è una lunga lista di situazioni drammatiche ma non è necessario passarla in rassegna, dato che possiamo pensare in termini più generali. Per esempio, pensiamo a quanta fortuna ci sia nel non abitare in zone di guerra, o nel bel mezzo di una carestia, a morire di fame e nell’impossibilità di sfamare i nostri figli. Pensiamo alla fortuna di cui godiamo nel non vivere sotto un duro regime dittatoriale, in una società repressiva. Qui in Romania, per persone di età più avanzata, potrebbe essere più facile confrontarsi con questo punto. Consideriamo quanto siamo fortunati a non avere serie disabilità, siano esse mentali, fisiche o emozionali. Ovviamente, dal punto di vista del Buddhismo, prendiamo anche in considerazione la fortuna di cui godiamo nel non essere degli scarafaggi che tutti vogliono schiacciare e uccidere.
Ci sono molti ampliamenti possibili di questa linea di pensiero e, quando guardiamo a noi stessi in modo oggettivo, siamo davvero incredibilmente fortunati ad avere queste libertà. Non soltanto possediamo la libertà da queste diverse circostanze difficili, ma dobbiamo capire anche che potremmo perderla in qualsiasi momento, ad esempio a causa del morbo di Alzheimer. Oggi è in corso una terribile crisi economica, e la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare. La parola che viene effettivamente utilizzata per descrivere lo stato in cui ci troviamo è “tregua”, il che significa che è solo una pausa da situazioni veramente negative. Questa tregua potrebbe finire in qualsiasi momento.
Oltre a queste libertà, dobbiamo considerare i vari fattori che arricchiscono la nostra vita. Ad esempio, siamo in tanti a godere di relativa salute. Certo, molti di noi potrebbero ammalarsi, ma al momento siamo in grado di compiere le nostre attività. Il Buddha ha lasciato degli insegnamenti, e questi sono stati tramandati e sono ancora disponibili per noi. Ci sono molti insegnanti e libri da cui poter imparare. È chiaro che abbiamo molte opportunità a nostra disposizione. In questa situazione abbiamo bisogno di riconoscere le libertà e gli arricchimenti che abbiamo, e apprezzare in modo veramente profondo quanto siamo fortunati.
Pensare alla morte e all’impermanenza per non sprecare le nostre preziose opportunità
All’interno del livello iniziale, il punto seguente è capire veramente che la vita preziosa che abbiamo non durerà per sempre. Questo non indica solo che le varie situazioni cambiano nel corso della nostra vita, ma anche che moriremo tutti. Pertanto, abbiamo molte meditazioni sulla morte. Molte persone, in diverse società, cercano di ignorare la morte, che è spesso un argomento tabù. Non accettiamo in nessun modo la realtà delle cose: il fatto cioè che a un certo punto moriremo tutti. E ciò include i nostri cari, tutti coloro che conosciamo, e noi stessi. Questa è la realtà.
Ci sono molte ragioni a sostegno del fatto che moriremo per certo. Tutti quelli che sono vissuti sono morti; quindi, per quale motivo noi dovremmo essere speciali o diversi da loro? La causa ultima della morte è l’essere nati; quindi, se siamo nati moriremo. Il corpo è piuttosto debole e inizia a dare segni di cedimento man mano che invecchiamo. Non è così forte come spesso pensiamo che sia, anzi, può essere danneggiato e ferito con estrema facilità. Dobbiamo convincerci di questo in modo logico, così che ciò possa poi lentamente penetrare più in profondità, a livello emotivo.
Oltre al fatto che sicuramente moriremo, il secondo punto è che non possiamo mai sapere quando ciò accadrà. Non dobbiamo essere vecchi o malati per morire; sono molte le persone giovani e sane che muoiono molto prima di quelle anziane e malate. Recentemente è avvenuto un grave incidente aereo, eppure nessuno, salendo a bordo di quell'aereo, si aspettava che si sarebbe poi schiantato. Potremmo essere investiti da un autobus in qualsiasi momento. Il mio più caro amico, che aveva cinquantaquattro anni e godeva di perfetta salute, è improvvisamente morto per un attacco di cuore soltanto due settimane fa.
Ci sono veramente molte ragioni a sostegno del fatto che la morte può arrivare in qualsiasi momento. Non aspetterà che avremo concluso il nostro lavoro, o il nostro pasto, o qualsiasi altra cosa staremo facendo. Non possiamo dire alla morte: "Aspetta un attimo, lasciami finire giusto questa cosa". Quando la morte arriva, arriva, e la nostra vita finisce lì. Quando il nostro tempo è finito, non possiamo fare granché per estenderlo. Non possiamo corrompere la morte. Potremmo avere un corpo mantenuto in vita artificialmente, da una macchina per il sostegno vitale, ma che senso avrebbe rimanere in uno stato vegetativo se anche in quel caso, a un certo punto, la nostra vita comunque finirà?
Il terzo punto riguardante la morte consiste nell’esaminare che cosa ci sarà di aiuto quando saremo in punto di morte. Non possiamo portare con noi soldi, amici o familiari. Anche se costruissimo una piramide e li portassimo tutti lì dentro con noi alla nostra morte, in ogni caso non potrebbero venire con noi. Dal punto di vista del Buddhismo, diciamo che ciò che in realtà ci aiuta quando moriamo sono le abitudini positive da noi create nel nostro continuum mentale.
Abbiamo magari compiuto molte azioni positive e aiutato gli altri, o magari abbiamo fatto molti progressi sul sentiero spirituale per la diminuzione della rabbia, dell'egoismo, e così via. Ciò lascerà un'impronta profonda nel nostro continuum mentale. Dal punto di vista del Dharma “light”, possiamo quindi morire senza rimpianti e avere la sensazione di aver condotto una vita proficua e positiva, specialmente se ci siamo presi cura dei nostri cari o, su più ampia scala, se abbiamo dato un contributo alla società. Avremo quella tranquillità e quell’intimo sentire di chi pensa: "Ho condotto una vita positiva e proficua".
In termini di Dharma vero e proprio, a quel punto possiamo morire con una certa sicurezza nel fatto che tali abitudini, tendenze e istinti positivi immessi nel nostro continuum mentale continueranno nelle vite future. Moriremo con l’intimo sentire di chi pensa: "Nelle vite future continuerò ad avere una preziosa rinascita umana. Nascerò come un bambino con istinti molto positivi". Possiamo osservare questa cosa con i bambini. Alcuni di loro, quando sono molto piccoli, piangono e si arrabbiano sempre, mentre altri sono calmi e gentili con gli altri. Questo è il risultato delle abitudini positive che hanno creato nelle vite precedenti. Mentre moriamo, ci sarà di grande aiuto avere uno stato mentale pacifico. La quantità di denaro che abbiamo in banca non ci darà alcun conforto, perché al momento della morte non sarà nulla più di una mera cifra sullo schermo di un computer.
Meditazione sulla morte
Per via di quanto già detto, abbiamo a disposizione la meditazione sulla morte, dove possiamo immaginare che oggi sia il nostro ultimo giorno. Chiediamo a noi stessi: siamo pronti a morire in qualsiasi momento? Avremmo rimpianti per come abbiamo condotto la nostra vita, se morissimo oggi? Il punto in tutto ciò non è affatto deprimerci, bensì incoraggiarci ad approfittare di questa preziosa vita umana e di tutte le opportunità che abbiamo ora. Questo è l'obiettivo centrale di tale meditazione. Non solo invecchiamo ogni giorno di più, ma ci stiamo costantemente avvicinando alla morte. Ogni giorno che volge al termine è un giorno in meno che abbiamo da vivere. Il tempo va esaurendosi e non abbiamo idea di quanto ce ne rimanga. Pertanto, vogliamo davvero utilizzare al meglio la nostra vita e non finire per sprecare il nostro tempo. Sarebbe veramente terribile trovarsi a morire in uno stato mentale in cui ci rendiamo conto che abbiamo davvero sprecato la nostra vita e che avremmo potuto realizzare molto di più.
Dobbiamo stabilire uno stato mentale in cui pensiamo: "Non ho intenzione di sprecare le mie opportunità", e farlo in modo equilibrato. Dobbiamo evitare di diventarne ossessionati e di vivere in uno stato di paura, avendo apprensione all’idea che la nostra pratica o meditazione possa cessare. Dobbiamo rilassarci e fare una pausa, se ne abbiamo davvero bisogno, in modo da riprendere le forze per poter continuare. Il mio koan Zen preferito è: "La morte può venire in qualsiasi momento. Rilassati". Se ci pensi, ha davvero molto senso. Sì, possiamo morire in qualsiasi momento, ma esserne preoccupati e fissarsi su questo è controproducente.
Il messaggio principale è approfittare di questa vita umana incredibilmente preziosa che abbiamo, ma in modo equilibrato. Possiamo rilassarci quando ne abbiamo bisogno, ed essere onesti con noi stessi quando non siamo veramente stanchi e siamo solo pigri. Dovremmo cercare di tenere a mente la nostra motivazione.
Ovviamente, le meditazioni sulla consapevolezza della morte possono essere praticate sia nel contesto del Dharma “light” sia in quello del Dharma vero e proprio. Ad esempio, quando nella nostra vita c’è qualcosa di irrisolto, perché magari non abbiamo espresso a una persona il nostro amore e apprezzamento per quanto ha fatto, o non ci siamo scusati e riappacificati con qualcuno, non dovremmo aspettare. Domani quella persona potrebbe non esserci già più, o potremmo essere noi a non esserci più. Questa è la lezione di Dharma “light” che possiamo trarre dalla consapevolezza della morte. È di grande beneficio e aiuto a qualsiasi livello; non dovremmo negare la morte, bensì essere pronti ad affrontarla. Possiamo anche visualizzare la nostra morte e il nostro funerale, e ciò potrebbe aiutarci a dare un po’ più di realtà a essa. State attenti, però, di non soffermarvi solo su questo e di non diventarne ossessionati o depressi!
Sviluppare il timore di provare eventuali stati di rinascita peggiori dopo la morte
Passiamo quindi a esaminare che cosa succede dopo la morte. In merito a ciò, abbiamo una presentazione dei peggiori stati di rinascita che potremmo sperimentare, e di come tutto questo debba essere affrontato con serietà. Di nuovo: non è affatto facile, perché nel Buddhismo questa spiegazione include, tra le rinascite peggiori della nostra attuale, non solo quelle animali ma anche altre forme di vita che non possiamo vedere.
Quando consideriamo la rinascita animale, dobbiamo ricordare che include tutti i tipi di insetti e pesci, e ogni singola specie e ogni singolo tipo di animale. Ci sono molti esempi di quanto sarebbe terribile rinascere nel regno animale, con tutta la paura e la sofferenza che questo implica. Quando pensiamo alle rinascite animali, non immaginiamo certo un barboncino con le unghie laccate che vive in una villa! Consideriamo invece scarafaggi e topi, per i quali la maggior parte di noi prova disgusto, e i piccoli insetti e pesci che sono divorati vivi dagli animali più grandi e, naturalmente, gli animali allevati e macellati a livello industriale dagli esseri umani.
L'emozione che è qui generata in relazione a tali prospettive future è spesso tradotta come "paura", ma non sono sicuro che sia la parola migliore, perché implica impotenza, come se non potessimo fare nulla al riguardo. Possiamo invece fare qualcosa per evitarlo, e quindi preferisco la parola "timore", il che significa che davvero, intensamente, non vogliamo che accada.
Ad esempio, supponiamo di avere una riunione aziendale davvero noiosa cui dobbiamo partecipare. Proviamo timore all’idea di andarci. Sarà noioso e terribile, ma non abbiamo paura di andare. Questa è l'emozione che dovremmo generare. Abbiamo questa vita preziosa che può essere persa in qualsiasi momento, quindi vogliamo approfittarne per assicurarci di non essere degli scarafaggi nella nostra prossima rinascita. Sarebbe davvero terribile essere uno scarafaggio, e davvero non vorremmo che succedesse, quindi dobbiamo fare qualcosa per evitarlo.
Nel Dharma vero e proprio, parliamo non solo di rinascite come animali e insetti, ma anche come fantasmi e nei reami infernali. Non dovremmo provare imbarazzo a includerli; non è corretto nei confronti del Buddhismo nascondere queste descrizioni in un armadio. Al contrario, possiamo essere mentalmente aperti e dire: "Questa è una cosa che davvero non capisco".
Come comprendere gli stati di rinascita non umani
Possiamo approcciarci a questo comprendendolo come attività mentale o, in altre parole, intendendolo come ognuno dei momenti in cui proviamo qualcosa. In ogni istante sorge un ologramma mentale, e questo è ciò che significa vedere, conoscere o pensare a qualcosa, e così via. Ad accompagnare ciascun momento dell'esperienza c'è una sensazione di felicità o infelicità. Questo sembra essere ciò che ci differenzia da un computer. All'interno di un computer ci sono informazioni che esso elabora e, in un certo senso, conosce. Esso però non si sente felice o infelice, e in realtà non fa esperienza dell'informazione. Avere sensazioni di felicità e infelicità è ciò che definisce l'esperienza, e lo spettro delle stesse è estremamente vasto. La porzione dello spettro che siamo in grado di provare ha una dimensione che dipende dal nostro hardware: in altre parole, dal tipo di corpo che abbiamo.
Questo può essere compreso non solo come mera felicità e infelicità, ma anche nei termini di ciascuno dei sensi. Alcune persone possono vedere più lontano di altre, alcuni possono sentire meglio di altri, e ci sono persone che più di altre sono capaci di tollerare il caldo e il freddo. Per quanto riguarda gli animali, un cane può udire frequenze molto più alte rispetto a un essere umano perché ha un diverso tipo di corpo, e quindi un hardware differente. Un'aquila può vedere molto più lontano con i suoi occhi rispetto a quanto possiamo fare noi, con occhi umani. Se è così per i vari sensi, allora perché non potrebbe essere vero anche per lo spettro della sensazione di felicità e infelicità?
Potremmo includere piacere e dolore in questa discussione, anche se non sono esattamente la stessa cosa. La felicità e l'infelicità sono vissute mentalmente, mentre il piacere e il dolore – perlomeno se pensiamo alle parole “pleasure” e “pain” in inglese – sono per lo più fisiche. Riguardo al nostro hardware umano, quando la sofferenza fisica diventa troppo forte perdiamo i sensi. Con il dolore emotivo subiamo uno shock, ed è possibile che il nostro corpo semplicemente si spenga.
Il piacere, d'altra parte, è qualcosa di interessante. Se analizziamo un prurito, vediamo che è in realtà un piacere intenso. Non è affatto doloroso, e anzi, è fin troppo piacevole, e quindi istintivamente lo distruggiamo grattandoci. Un modo per affrontare i disturbi cronici della pelle che implicano un prurito intenso è proprio questo: considerare il prurito come piacere. Provare a rilassarsi e goderlo è una sfida di livello avanzato ed è molto difficile, specialmente se grattarci causa dei danni. Tuttavia, è possibile farlo. In ogni caso, se pensiamo al piacere sessuale, più diventa intenso, più rapidamente vogliamo raggiungere l'orgasmo e il climax, per distruggerlo.
Quindi possiamo vedere che questo nostro hardware umano è in grado di sperimentare solo una parte dello spettro della felicità e dell'infelicità, del piacere e del dolore. Abbiamo anche dimostrato che gli animali possono sperimentare di più in diversi spettri sensoriali, quali la vista e il suono. È quindi logicamente possibile che ci siano altri tipi di hardware che sono in grado di sperimentare di più negli spettri di dolore, piacere, felicità e infelicità: perché no?
È a questa attività mentale che ci riferiamo parlando di continuità di vita in vita. Non c'è motivo per cui non si potrebbe essere in grado di sperimentare l'intero spettro, dalla sofferenza e dal dolore molto forti fino al piacere e alla felicità estremamente intensi. Dipende soltanto dall’hardware che abbiamo in ciascuna vita. Questo è un modo logico per provare a essere di mentalità sufficientemente aperta da prendere in considerazione queste altre forme di vita che sono descritte nel Buddhismo e che non possiamo percepire. Non possiamo vedere con i nostri occhi le amebe, ma ciononostante, grazie agli sviluppi scientifici dei microscopi, possiamo vederle e accettarle come una forma di vita. Allo stesso modo, potremmo non essere in grado di vedere i fantasmi ma, grazie allo sviluppo della nostra mente, può darsi che ciò diventi possibile.
La versione del Dharma “light” riduce tutti gli altri reami a varie tipologie di esperienza umana. Per esempio, qualcuno potrebbe essere così mentalmente disturbato che è come se vivesse in un inferno. Questo può anche aiutarci a generare compassione per simili persone, e il desiderio di non essere così in futuro. Come funzione a livello di Dharma “light”, ciò è appropriato. Tuttavia, il Dharma vero e proprio non sta parlando soltanto dell'esperienza umana ma piuttosto delle esperienze che noi, come tutti, possiamo avere, sulla base del fatto che abbiamo un continuum mentale. Questa attività mentale può essere accompagnata da qualsiasi punto dello spettro che va dalla felicità all’infelicità, dal piacere al dolore. Non vogliamo certo avere una base limitata e in grado di supportare solo orribili esperienze dolorose in futuro. Questo è chiaro.
C'è modo di evitarlo? Questa è la domanda più importante! In primo luogo, dobbiamo immettere una direzione positiva nella nostra vita, che ci consentirà di evitare rinascite peggiori. In realtà, essa non si limiterà a fare questo, bensì ci condurrà anche alla liberazione e all'illuminazione.
Dare una direzione sicura alla nostra vita: prendere rifugio
Non sono molto entusiasta del termine "rifugio": mi pare leggermente fuorviante, perché sembra indicare qualcosa di troppo passivo – è come se ci recassimo dal Buddha come da un salvatore, dicendo: "Oh Buddha, salvami!". Oppure è come se fossimo animali portati in un rifugio per la fauna selvatica – e invece non si tratta di questo: stiamo parlando di qualcosa di molto attivo, e per nulla passivo. Lo descrivo come l’inserimento di una "direzione sicura" nella nostra vita; se andiamo in questa direzione, ci proteggiamo dall'esperienza di rinascite peggiori, dal prendere ripetutamente rinascita in modo incontrollabile, e dall'incapacità di aiutare gli altri nel modo più efficace possibile.
"Dharma", la parola che di solito viene tradotta come “gli insegnamenti” del Buddha, in realtà si riferisce a una misura preventiva. È qualcosa che incorporiamo in noi stessi in modo da prevenire o evitare problemi e sofferenze futuri. Diamo questa direzione alla nostra vita per evitare i tre problemi di: rinascite peggiori, rinascita nella sua globalità, e incapacità di aiutare pienamente gli altri.
Qual è questa direzione indicata da Buddha? La direzione è in realtà ciò che il Buddha stesso ha raggiunto, ed è una cessazione completa di tutti gli ostacoli, i difetti, la confusione e le emozioni disturbanti. Allo stesso tempo, Buddha ha realizzato tutti i potenziali positivi della mente. Questa è la direzione di cui stiamo parlando. Questo è in realtà ciò che intendiamo quando parliamo della direzione sicura dei Gioielli preziosi e rari di Buddha, Dharma e Sangha. Il “Dharma” è ciò che Buddha ha effettivamente realizzato, e i suoi insegnamenti su come anche tutti noi possiamo ottenerlo. Il “Buddha” indica qualcuno che l'ha raggiunto totalmente. Il “Sangha” non è soltanto la gente di un monastero o del nostro centro buddhista, ma piuttosto la comunità monastica. In realtà, neanche questa è la nostra direzione sicura. Il “Sangha”, come parte dei tre Gioielli, si riferisce agli esseri altamente realizzati che hanno raggiunto una parte di ciò che un Buddha ha ottenuto in modo completo.
Di conseguenza, questo è ciò che dobbiamo fare prima di tutto: dobbiamo dare una direzione sicura alla nostra vita, in modo sincero; questo è ciò su cui stiamo lavorando. Ci adoperiamo per ottenere ciò che un Buddha ha ottenuto, la strada che un Buddha ha compiuto pienamente e che il Sangha ha percorso in parte. Dando questa direzione alla nostra vita apportiamo una differenza incredibilmente rilevante a ogni livello, perché ora la nostra esistenza ha davvero un significato e una direzione. Stiamo lavorando su noi stessi per liberarci dei nostri difetti e realizzare i nostri potenziali. Se lo facciamo, saremo in generale emotivamente più felici, perché non penseremo: "Non so che cosa sia la vita. Non so che cosa ci faccio qui; la mia vita non ha senso". Questo è uno stato d'animo terribile e, quando le persone ce l’hanno, spesso significa che la loro vita ruota intorno al denaro. Per quanto sia un cliché, la verità è che "il denaro non può comprare la felicità".
Evitare comportamenti distruttivi
Ora abbiamo questa direzione sicura nella nostra vita. Su questa base, come evitare rinascite peggiori? Il metodo è evitare di agire in modo distruttivo, fisicamente, verbalmente o mentalmente. Significa che cerchiamo di evitare tale comportamento, in queste tre forme, quando ci troviamo a essere sotto l'influenza di un'emozione disturbante come la rabbia, l’avidità, l’attaccamento, l’ingenuità, la gelosia, l’arroganza, e una lunga lista di altre. Il modo migliore per approfittare proprio ora di questa preziosa vita umana, a livello iniziale, è evitare di agire, parlare e pensare in modo distruttivo.
Tuttavia, abbiamo bisogno di farlo all'interno di una struttura buddhista. In generale, tutte le religioni insegnano a non agire in modo distruttivo, come ad esempio uccidendo e rubando, ma la specifica base buddhista consiste nel fatto che questo non è legge. Non esiste una legge creata da un qualche essere divino, da una legislatura o da un governo. L'etica buddhista non si basa sull'obbedienza alla legge, come vediamo nel modello: "Obbedisci alla legge, altrimenti sarai punito". Per quanto riguarda il diritto civile, possiamo offrire tangenti o forse assumere un buon avvocato per evitare una punizione. Inoltre, non è vero che se obbediamo alla legge siamo brave persone, e se non lo facciamo siamo cattivi o criminali. L'obbedienza non è la base dell'etica buddhista.
Impegnarsi in comportamenti costruttivi
È importante sapere che cosa si intende per “comportamento costruttivo” nel Buddhismo. Possiamo farlo osservandolo dal punto di vista del comportamento distruttivo. Ad esempio, un modo per uccidere potrebbe essere la caccia. Se non avessimo mai cacciato e non avessimo alcun interesse nella caccia, però, il fatto che non cacciamo non sarebbe considerato come un comportamento costruttivo, anche se in sé è una cosa buona. Il comportamento costruttivo si riferisce per esempio a quando abbiamo voglia di schiacciare una zanzara per ucciderla, e però non diamo seguito al nostro sentire. Ci rendiamo conto che se lo mettiamo in atto agiamo sospinti dalla rabbia, pensando solo a noi, noi, noi. Inoltre sappiamo che, se uccidiamo la zanzara, questo creerà un'abitudine forte, tale per cui cercheremo di affrontare qualcosa che non ci piace uccidendolo. Quindi, invece di schiacciare la zanzara, troviamo un modo pacifico di avere a che fare con essa, come ad esempio catturandola con una tazza e liberandola all’aperto. L'azione costruttiva è astenersi dall'uccidere un altro essere quando vogliamo davvero ucciderlo. Ci asteniamo perché comprendiamo causa ed effetto. Questo tipo di azione costruttiva crea forti potenziali positivi nella nostra mente.
In un’azione costruttiva ci sono livelli che sono ancora più forti, nei quali quindi non si tratterebbe soltanto di non uccidere la zanzara, bensì di nutrirla. Possiamo lasciare che assaggi il nostro sangue. Dopotutto, ne abbiamo molto. Alcune persone che ho incontrato sono in grado di farlo. Il mero fatto di non cacciare non è un'azione positiva così forte come potremmo pensare che sia.
La base dell’etica buddhista è comprendere causa ed effetto del comportamento
Nel Buddhismo, quindi, l'intera base dell'etica consiste nel capire che agire in certi modi creerà determinati tipi di risultati, e nel distinguere ciò che sarà di danno da ciò che sarà di beneficio. Ad esempio, se agiamo in modo distruttivo, ciò creerà per noi stessi uno stato d'animo infelice o disturbato. Ci comportiamo così a causa della nostra confusione di base. In primo luogo, potremmo non sapere che agire in modo distruttivo è in realtà un comportamento autodistruttivo, come quando diventiamo dipendenti da una droga o dall’alcool. Inoltre potremmo pensare, in modo completamente distorto, che se siamo ebbri o ubriachi tutto il tempo saremo in grado di evitare i nostri problemi.
Quindi, con la comprensione della base del comportamento etico, ci rendiamo conto che quando agiamo in modo distruttivo non è perché siamo cattivi, ma è perché siamo confusi. Quando gli altri agiscono in modo distruttivo, non è vero che sono cattivi e meritano di essere puniti, bensì lo fanno perché sono molto confusi e disturbati. Diventano oggetti di compassione, e vogliamo aiutarli a liberarsi della loro confusione. Sì, potremmo aver bisogno di metterli in prigione se c'è la possibilità che continuino a danneggiare altre persone, ma ciò dovrebbe essere fatto con una mentalità diversa. Non dobbiamo punirli o ferirli, ma in un certo senso dobbiamo cercare di aiutarli. Hanno un continuum mentale che continuerà per sempre e, se non tentiamo in qualche modo di riabilitarli ora, in futuro continueranno ad agire in modi molto distruttivi.
Tuttavia, a questo livello iniziale, ci concentriamo principalmente su noi stessi e vogliamo evitare situazioni terribili nel futuro, sia esso in questa vita – nell'approccio del Dharma “light” – o nelle vite future – nell'approccio del Dharma vero e proprio. A questo livello, è così che usiamo questa preziosa vita umana, trovando una direzione sicura. Arriviamo a vedere un valore in questa vita perché sappiamo che la perderemo e vogliamo assicurarci di continuare ad avere vite umane preziose in futuro. Abbiamo bisogno di esse perché ci vorrà molto tempo per raggiungere gli obiettivi della liberazione e dell'illuminazione. Proprio come il Dharma “light” è un primo passo verso il Dharma vero e proprio, questo livello iniziale che abbiamo visto è un primo passo verso i livelli intermedio e avanzato.
In sintesi
La motivazione iniziale comincia con l'apprezzare la vita umana incredibilmente preziosa che possediamo. Abbiamo questo corpo, abbiamo delle opportunità e, soprattutto, abbiamo la nostra intelligenza umana; se siamo determinati, non c'è quasi nulla che non possiamo ottenere.
Questa meravigliosa situazione in cui ci troviamo ora non durerà per sempre, perché nulla dura per sempre. Non importa quanto siamo ricchi o famosi, quanti amici abbiamo o quanto è forte il nostro corpo: in ogni caso, moriremo. Non solo non c'è nulla che possa impedirlo, ma non c'è nemmeno modo di sapere quando giungerà il nostro momento. È stato detto che, se avessimo piena consapevolezza della morte, sarebbe impossibile condurre una vita ordinaria.
Quando ci rendiamo conto che questa vita è fragile e può finire in qualsiasi momento, iniziamo a pensare a ciò che c'è oltre la morte. Poiché ci sono tanti stati possibili – molti dei quali terrificanti – in cui potremmo rinascere, diamo una direzione sicura alla nostra vita.
Questa direzione sicura ci spinge ad astenerci da azioni distruttive, che causano sofferenza futura, e a impegnarci in azioni costruttive, che causano felicità futura. In questo modo ci assicuriamo che le nostre future rinascite siano in stati migliori.