Fronteggiare il male
Vogliamo ottenere la buddhità in modo da poter aiutare tutti gli esseri senzienti. È una cosa molto difficile da digerire. Stiamo leggendo il testo di Gyalse Togme Zangpo, intitolato 37 Pratiche dei Bodhisattva. Siamo giunti al dodicesimo verso, e anche se l’ho commentato abbastanza nell’ultima sessione, vorrei discuterlo ancora un po’.
(12) La pratica di un bodhisattva consiste nel, anche se qualcuno sotto il potere di grande desiderio ruba o fa in modo che altri rubino tutta la nostra ricchezza, dedicare a lui i nostri corpi, risorse, e azioni costruttive dei tre tempi.
Come ho detto in precedenza, queste sono parole bellissime, ma sono anche molto difficili da mettere in pratica. La domanda che sorge automaticamente è: “Perché mai dovrei dare il mio corpo, il mio status, i miei meriti a qualcun altro?”. Potremmo sentire che sia giusto dare queste cose alla nostra famiglia o a qualcuno che amiamo fortemente, ma agli sconosciuti? Perché dovremmo dargli qualcosa? Certamente ci porremmo questa domanda, è assolutamente normale. Ma per i bodhisattva, se non danno via tutto, si sentiranno molto strani. È esattamente l’opposto di come ci sentiremmo noi. Per loro è normale dare via i loro corpi e il loro merito. Per noi, non è normale.
È un modo differente di pensare e c’è una logica dietro per entrambi. Se ami molto qualcuno, allora non senti nessun problema a dargli il tuo corpo o la tua ricchezza – non fai nessuna domanda. Questo è normale. I bodhisattva fanno questa pratica con tutti in modo equo, anche con i nemici e gli sconosciuti. I bodhisattva, grazie alla loro pratica, vedono il beneficio immenso di dare via il loro corpo, i loro meriti, la loro ricchezza. È una fonte immensa di piacere e felicità per loro. E questo genera in loro moltissima energia. Un esempio vivente di questo è Sua Santità il Dalai lama. Viaggia così tanto, e anche a ottantacinque anni, è ancora molto forte. I dottori gli dicono di non viaggiare molto, ma questo è normale per lui. Dice che è molto stancante, ma alla fine lo rende felice. Vale la pena dedicare energia a questa pratica.
Dunque, come possiamo essere come lui? La risposta è quando otteniamo il bodhichitta. Qui, proprio ora, stiamo ricercando il bodhichitta. Non lo stiamo facendo semplicemente perché il Buddha o Sua Santità il Dalai Lama dice che è molto importante. Siamo qui per ricercare il bodhichitta perché noi stessi siamo interessati a sviluppare questo tipo di pensiero. Fino ad ora, ci siamo concentrati soltanto su io, mio, la mia famiglia, i miei amici. Abbiamo allontanato tutti gli altri. I nemici e gli sconosciuti – non ci importa nulla di loro. Ma tutto questo si basa sull’ignoranza. Se un nemico ci insulta, ci sentiamo totalmente pronti a combatterli. Ma se la nostra famiglia fa la stessa cosa, cerchiamo di capire. Per i bodhisattva, ogni essere senziente fa parte della sua famiglia.
Qualunque cosa dicano gli esseri senzienti, i bodhisattva la accettano. Se gli esseri senzienti vogliono colpire i bodhisattva, loro lo accettano. Non sono stupidi, anzi. Veramente, se qualcuno vuole colpirli, loro lo lasciano fare. Forse sentiamo che questo sia stupido, ma per i bodhisattva non lo è. Cercheranno di evitarlo, se possibile, ma se non c’è modo di evitarlo, i bodhisattva accetteranno le botte e genereranno il più possibile la pazienza.
Mahatma Gandhi era un eccellente praticante induista. Nel suo libro c’è un passo sulla pazienza, dove scrive che se qualcuno vuole colpirti, prima cerchi di fermarlo, ma se davvero vuole colpirti, allora lo lasci fare. È come quello che dice Gesù nella Bibbia: se qualcuno ti colpisce sulla guancia destra, tu porgi l’altra guancia. Una volta che l’essere senziente è soddisfatto, non ci saranno più guance da colpire. Questo è solo un esempio. Non sto dicendo che dovremmo farci colpire. Ma se ci capita qualcosa del genere, possiamo sviluppare un modo diverso di pensare.