I sedici aspetti delle quattro nobili verità

Introduzione

I principali oggetti su cui i cinque percorsi della mente (lam-lnga, i cinque sentieri) degli shravaka, i pratyekabuddha, e i bodhisattva si concentrano nelle loro meditazioni sono i sedici aspetti delle quattro nobili verità (bden-bzhi rnam-pa bcu-drug). Con consapevolezza discriminante, (shes-rab, scr. prajna, saggezza) dei dettagli specifici dei sedici, essi eliminano i sedici modi distorti di abbracciare (log-zhugs bcu-drug) i quattro. Inoltre, i praticanti utilizzano la consapevolezza discriminante della mancanza di un’anima impossibile (bdag-med, scr. anatman, assenza di sé, assenza d’identità) in relazione a ciascuno dei sedici per eliminare anche gli oscuramenti emotivi (nyon-sgrib) che impediscono la loro liberazione e, nel contesto Mahayana, gli oscuramenti cognitivi (shes-sgrib) che ostacolano la loro illuminazione onnisciente.

Qui seguiremo la spiegazione Gelug per come è stata presentata da Gyaltsab Jey (rGyal-tshab rJe Dar-ma rin-chen) nel testo Una filigrana di spiegazioni dell’essenza del “Commentario (di Haribhadra) alla ‘Filigrana di realizzazioni’ (di Maitreya) che chiariscono il significato” (mNgon-rtogs rgyan-gyi ‘grel-pa don-gsal rnam-bshad snying-po’i rgyan).

I sedici aspetti delle quattro nobili verità

Vere sofferenze

‘Vere sofferenze’ (sdug-bsngal bden-pa, scr. du:kha-satya) si riferiscono ai cinque fattori aggregati macchiati dell’esperienza (zag-bcas-kyi phung-po lnga, cinque skandha contaminati). I cinque fattori aggregati sono forme di fenomeni fisici, livelli di sensazioni di felicità o infelicità, distinzioni (riconoscimento), altre variabili influenti (volontà), e tipi di coscienze. “Macchiate” significa che sorgono da emozioni e atteggiamenti disturbanti (nyon-mongs, scr. klesha, emozioni afflittive).

I quattro aspetti delle vere sofferenze sono:

  1. I fenomeni non statici (mi-rtag-pa, scr. anitya, impermanenza) – i cinque fattori aggregati macchiati sono fenomeni non statici, temporanei, e cambiano da momento a momento. Qualunque insieme dei cinque aggregati in una vita specifica giungerà al termine e, in ciascun momento, si avvicina sempre di più a quella fine.
  2. I fenomeni miserabili (sdug-bsngal-ba, scr. du:kha, sofferenza) – i cinque fattori aggregati macchiati sono fenomeni che sono soggetti ad uno o più dei tre tipi di sofferenza senza alcuna interruzione nella continuità. Pertanto, sono fenomeni miserabili perché sono sotto il controllo di altri fattori (ovvero, vere origini della sofferenza) che li rendono contaminati. Le tre tipologie di sofferenza sono l’infelicità, il cambiamento (che si riferisce alla felicità contaminata), e la sofferenza che influenza tutto in modo pervasivo (questo si riferisce ai cinque aggregati che sono la base per le prime due tipologie di sofferenza).
  3. I fenomeni vuoti (stong-pa, scr. shunya, vuoto) – i cinque fattori aggregati macchiati sono privi di un’impossibile “anima” grossolana – un sé statico e monolitico (“io”) che è un’entità separata, indipendente dai cinque aggregati, che abita, possiede, controlla, e utilizza i cinque.
  4. I fenomeni a cui manca un’impossibile “anima” (bdag-med-pa, scr. anatmaka, assenza di sé) – ai cinque fattori aggregati macchiati manca un’impossibile “anima” sottile – un sé che si possa conoscere in maniera autosufficiente (“io”) (rang-rkya thub-pa’i rdzas-yod-kyi bdag).

Ci sono spiegazioni alternative del terzo e quarto aspetto. “I cinque fattori aggregati macchiati, essendo fenomeni vuoti” significa che, in relazione ai cinque, non esiste un’impossibile anima che sia una con essi (esattamente la stessa cosa) oppure totalmente differente (completamente separata) da essi. “I cinque fattori aggregati macchiati, essendo fenomeni a cui manca un’impossibile anima” implica la comprensione decisiva dell’assenza totale di un’anima impossibile, basata sul terzo aspetto delle vere sofferenze come linea di ragionamento. La comprensione decisiva è che ai cinque fattori aggregati macchiati manca totalmente un’anima impossibile, perché tale anima non può essere stabilita come esattamente la stessa cosa degli aggregati o totalmente diversa da essi.

In questa formulazione, l’anima impossibile è la stessa sia nel terzo che nel quarto aspetto. In base al sistema di principi, l’anima impossibile potrebbe essere la sottile anima impossibile di una persona – ovvero un “io” conoscibile in maniera autosufficiente – oppure potrebbe essere l’anima impossibile di tutti i fenomeni per come viene definita da tale sistema.

Vere origini (vere cause)

Vere origini (kun-‘byung bden-pa, scr. samudaya-satya, vere cause) della sofferenza si riferisce in generale agli atteggiamenti ed emozioni disturbanti e agli impulsi karmici (il karma).

Nello specifico, “atteggiamenti ed emozioni disturbanti” si riferisce alla brama (sred-pa, scr. trshnaʼ, assetato), l’ottavo dei dodici anelli dell’origine dipendente (rten-‘brel ‘byung-ba, scr. pratityasamutpada). Equivalente all’attaccamento (chags-pa), la brama si manifesta come l’aggrapparsi a (1) non essere separati da forme ordinarie di felicità, (2) l’essere separati da ciò che fa paura, ovvero il dolore e l’infelicità, e (3) continuare ad avere ulteriori esistenze.

“Gli impulsi karmici”, qui, si riferiscono più specificatamente al secondo anello dell’origine dipendente – impulsi influenzanti (‘du-byed, scr. samskara, fattori volitivi) – e il decimo anello – esistenza ulteriore (srid-pa, scr. bhava, divenire). “Impulsi influenzanti” si riferisce al karma proiettante (‘phen-byed-kyi las) – impulsi karmici fortemente motivati da emozioni e atteggiamenti disturbanti. Le conseguenze karmiche di questi impulsi (le forze karmiche positive e negative e le tendenze karmiche positive e negative o semi) possono “proiettare” i nostri continua mentali in ulteriori rinascite samsariche. La brama attiva questa conseguenza karmica; mentre l'anello dell’esistenza ulteriore si riferisce a questa conseguenza karmica attivata. Questo meccanismo è la causa della sofferenza che influenza in maniera onnipervasiva di continuare ad avere fattori aggregati macchiati che sono la base per le sofferenze di infelicità e cambiamento.

I quattro aspetti delle vere origini sono:

  1. Cause (rgyu, scr. hetu) – la brama, ad esempio, è una causa delle vere sofferenze nel senso che, assieme a un ottenitore (len-pa, scr. upadana, afferrarsi), il nono anello dell’origine dipendente, essa attiva karma proiettante. Il karma proiettante attivato allora matura in una successiva rinascita samsarica. Così la brama è spesso considerata come la “radice di tutta la sofferenza”. “Ottenitori” si riferisce a un insieme di emozioni e atteggiamenti disturbanti. Essi includono (a) il desiderio di qualche oggetto sensoriale, (b) una prospettiva distorta, una prospettiva estrema, oppure considerare suprema una prospettiva ingannevole, (c) considerare suprema una moralità o una condotta ingannevole, e (c) una prospettiva ingannevole verso una rete transitoria.
  2. Origini (kun-‘byung, scr. samudaya) – la brama, emozioni e atteggiamenti disturbanti che ci fanno ottenere una rinascita futura, e gli impulsi karmici sono le origini da cui sorgono, in continuazione, tutte le vere sofferenze della rinascita samsarica ripetuta.
  3. I produttori forti (rab-skyes, scr. prabhava) – brama e impulsi karmici, sia in generale che in esempi specifici di essi, determinano fortemente la produzione di forti sofferenze come risultato.
  4. Condizioni (rkyen, scr. pratyaya) – la brama e gli ottenitori sono le condizioni che agiscono simultaneamente (lhan-cig byed-pa'i rkyen, scr. sahakaripratyaya) per l’insorgenza di un’ulteriore rinascita samsarica e le vere sofferenze che tale rinascita implica. Ciò significa che la brama e un’emozione o atteggiamento disturbante che ci fa ottenere una futura rinascita devono essere presenti affinché si attivi la conseguenza karmica, fungendo da impulso karmico proiettante. Questo è come la necessità che ci sia acqua e fertilizzante affinché un seme possa germinare.

Veri arresti (vere cessazioni)

I veri arresti (‘gog-pa’i bden-pa, scr. nirodha-satya, vere cessazioni) di vere sofferenze e vere origini avvengono sui continua mentali degli arya (praticanti altamente realizzati con una cognizione non concettuale dei sedici aspetti delle quattro nobili verità) mediante il potere della loro applicazione di forze opponenti. I veri arresti sono fenomeni statici, che non cambiano mai e che durano per sempre. Pertanto, quando sono presenti sul continuum mentale di qualcuno, le vere sofferenze e le vere origini non avvengono mai di nuovo. Nello specifico, sono arresti di porzioni di oscuramenti emotivi o cognitivi.

I quattro aspetti dei veri arresti sono:

  1. Arresti (‘gog-pa, scr. nirodha) – i veri arresti sono arresti di una porzione di vere sofferenze e vere origini sul continuum mentale di qualcuno tale per cui, grazie alle forze opponenti applicate affinché avvengano i veri arresti, non rimane nulla su quel continuum, e pertanto non potrà esserci una ricomparsa di quella porzione di sofferenza o della sua origine.
  2. Pacificazioni (zhi-ba scr. shanta) – i veri arresti sono pacificazioni nel senso che, poiché i continua mentali su cui avvengono sono totalmente privi per sempre di una porzione di vere sofferenze e vere origini, sono stati di pace perenne. Notate che nella terminologia tecnica buddhista, una liberazione (spong-ba, scr. hani, abbandono) è un allontanarsi (bral-ba, scr. visamyoga, separazione) che è statica – qualcosa di immutabile che dura per sempre.
  3. Stati superiori (gya-nom-pa, scr. pranita) – i veri arresti sono stati superiori che sono immacolati siccome si sono separati per sempre da una porzione di emozioni e atteggiamenti disturbanti. Inoltre, sono [stati] gioiosi poiché sono per sempre liberi dalle vere sofferenze causate da quella porzione di emozioni e atteggiamenti disturbanti.
  4. Emersioni definitive (nges-‘byung, scr. nihsarana) – i veri arresti sono emersioni definitive dalle sofferenze del samsara nel senso che durano per sempre.

I veri percorsi mentali (veri sentieri)

I veri percorsi mentali (lam-gyi bden-pa, scr. marga-satya, veri sentieri) si riferiscono ai percorsi mentali del vedere (mthong-lam, sentiero del vedere), percorsi mentali di familiarizzazione (sgom-lam, sentiero di meditazione), e percorsi mentali che non hanno bisogno di ulteriore addestramento (mi-slob lam, sentiero dell’apprendimento non più necessario) degli shravaka, pratyekabuddha, e bodhisattva. In altre parole, si riferiscono ai percorsi mentali di tutti gli arya. Pertanto, i percorsi mentali si riferiscono nello specifico alle menti che hanno una consapevolezza discriminante non concettuale dei sedici aspetti delle quattro nobili verità.

I quattro aspetti dei veri percorsi mentali sono:

  1. Percorsi mentali (lam, scr. marga) – i veri percorsi mentali, essendo cognizioni non concettuali della mancanza di un’anima impossibile, fungono da percorsi per lasciare lo stato di essere un individuo comune per raggiungere lo stato di un arya e oltre. “Oltre” si riferisce a progredire verso l’obiettivo della liberazione come uno shravaka o pratyekabuddha arhat o l’illuminazione di un Buddha. 
  2. Mezzi appropriati (rigs-pa, scr. nyaya) – i veri percorsi mentali hanno la consapevolezza discriminante delle vere sofferenze e delle vere origini che è appropriato eliminare e gli opponenti appropriati che li eliminano per sempre. 
  3. Mezzi per la realizzazione (sgrubs-pa, scr. pratipatti) – i veri percorsi mentali sono mezzi per attuare realizzazioni non concettuali corrette volte al conseguimento dello stato di un arya, e l’obiettivo della liberazione o dell’illuminazione. Nel contesto Mahayana questo implica, per i bodhisattva, una realizzazione corretta della natura vuota della mente.
  4. Mezzi per le rimozioni definitive (nges-‘byin-pa, scr. nairyanika) – i veri percorsi mentali sono mezzi per rimuovere definitivamente per sempre tutti gli oscuramenti che ostacolano il conseguimento degli obiettivi sopracitati.

I sedici modi distorti di abbracciare le quattro nobili verità

Vere sofferenze

  1. Considerare pulito ciò che non lo è – sebbene i cinque fattori aggregati macchiati, ad esempio il corpo, siano pieni di sostanze impure, questa visione errata implica il considerarle pulite. Questo tipo di considerazione errata proviene dal credere che ci sia un “io” statico, monolitico, separato e indipendente dagli aggregati, e che fa uso e gode degli aggregati stessi. Poi pensiamo che gli aggregati, come ad esempio il corpo, che questo “io” impossibile utilizza devono essere puliti; altrimenti come potremmo goderne? La consapevolezza discriminante del terzo aspetto delle vere sofferenze – sono fenomeni vuoti – elimina questo errore.
  2. Considerare felicità ciò che è sofferenza – sebbene i cinque fattori aggregati macchiati siano per natura sofferenza che influenza in modo onnipervasivo, questa visione errata implica il considerarli erroneamente nella natura della felicità. La consapevolezza discriminante del secondo aspetto delle vere sofferenze – il fatto di essere fenomeni miserabili – elimina questo errore.
  3. Considerare statico ciò che non lo è – sebbene i cinque fattori aggregati macchiati siano non statici, nel senso che cambiano ogni momento e la loro continuità in una vita dura soltanto per un breve tempo, questa visione errata implica considerarli erroneamente in modo statico, nel senso di essere immutabili e che durano per sempre. La consapevolezza discriminante del primo aspetto delle vere sofferenze - il fatto di essere fenomeni non statici – elimina questo errore.
  4. Considerare “un’anima” impossibile ciò che non è stabilito come “un’anima” impossibile – sebbene i cinque fattori aggregati macchiati siano privi di essere stabiliti come un “io” conoscibile in maniera autosufficiente, questa visione errata implica considerarli erroneamente un “io” impossibile. La consapevolezza discriminante del quarto aspetto delle vere sofferenze – sono fenomeni a cui manca “un’anima” impossibile – elimina questo errore.

Vere origini

  1. Il primo modo distorto di abbracciare le vere origini ha due aspetti:
    • Sostenere che la sofferenza non abbia nessuna causa – la visione errata che la sofferenza accada per nessuna ragione, come affermato dalla scuola Charvaka della filosofia indiana. I Charvaka non accettano il karma. Il secondo aspetto del primo modo distorto di abbracciare le vere origini è.
    • Sostenere che la sofferenza abbia una causa discordante – la visione errata che la sofferenza provenga da cause che non siano correlate o siano irrilevanti, come ad esempio il peperoncino proviene da semi della canna da zucchero e non da semi di peperoncino. Un esempio di questa visione errata è il pensiero che la sofferenza provenga da una perturbazione (rnam-‘gyur, scr. vikara, trasformazione) di materia prima (gtso-bo, scr. pradhana), come affermato dalla scuola Samkhya della filosofia indiana. La consapevolezza discriminante del primo aspetto delle vere origini – la brama e il karma sono le cause di tutta la sofferenza – elimina entrambi gli aspetti di questa prima visione errata.
  2. Sostenere che la sofferenza sia creata soltanto da una singola causa – i risultati, come ad esempio la sofferenza, tuttavia, provengono da una moltitudine di cause e condizioni, proprio come i germogli provengono non soltanto dai semi, ma da una combinazione di fattori cooperanti – i semi, l’acqua, il fertilizzante, il calore, la luce, eccetera. La consapevolezza discriminante del secondo aspetto delle vere origini – la brama e il karma sono le origini di tutta la sofferenza - elimina questa visione errata.
  3. Sostenere che la sofferenza sia creata dal fatto che è stata inviata dalla mente di qualche altro essere, come ad esempio Ishvara – secondo la visione della scuola Vaisheshika della filosofia indiana, la sofferenza viene inviata, secondo un piano precedente, dalla mente del dio creatore Ishvara. Pertanto, Ishvara a volte crea e invia la sofferenza, e a volte si riposa da questo tipo di attività. La consapevolezza discriminante del terzo aspetto delle vere origini – la brama e il karma sono forti produttori di sofferenza, a prescindere da cosa potrebbe fare qualunque creatore – elimina questa visione errata.
  4. Sostenere che, riguardo la causa della sofferenza, ci sia qualcosa che è permanente per natura, ma cambia temporaneamente, secondo l’occasione – l’affermazione della scuola giainista della filosofia indiana tale per cui gli esseri viventi (srog, scr. jiva) sono, per natura, eterni, anime perfette che sperimentano la pace per sempre. Tuttavia, a causa della loro associazione con la materia, sperimentano sofferenze temporanee e mutevoli. La consapevolezza discriminante del quarto aspetto delle vere origini – la brama e il karma sono le condizioni per la sofferenza – elimina questa visione errata.

Veri arresti

  1. Sostenere che la liberazione non esista – la visione errata asserita dalla scuola Charvaka della filosofia indiana. La consapevolezza discriminante del primo aspetto dei veri arresti – i veri arresti sono arresti perenni che avvengono attraverso il potere delle forze opponenti – elimina questa visione errata. 
  2. Sostenere che certi fenomeni macchiati specifici siano la liberazione – la visione errata che gli assorbimenti equilibrati (snyoms-jug) degli stati effettivi (dngos-gzhi) dei quattro livelli di stabilità mentale (bsam-gtan, scr. dhyana) – i “quattro dhyana” – associati al piano delle forme eteree (regno della forma), nonché gli assorbimenti equilibrati associati al piano degli esseri senza forma (regno del senza forma) siano stati di liberazione definitiva. Questi stati meditativi sono ancora contaminati, tuttavia, da emozioni e atteggiamenti disturbanti e pertanto, siccome le emozioni e gli atteggiamenti disturbanti si ripetono dopo che uno esce da questi stati, questi assorbimenti equilibrati non possono essere stati di liberazione definitiva. La consapevolezza discriminante del secondo aspetto dei veri arresti – i veri arresti sono pacificazioni di emozioni e atteggiamenti disturbanti – elimina questa visione errata.
  3. Sostenere che alcuni stati specifici di sofferenza siano la liberazione – la visione errata che il conseguimento degli aggregati di un essere senza forma sia uno stato di liberazione definitiva. Gli esseri limitati che rinascono sul piano degli esseri senza forma hanno soltanto quattro fattori aggregati: sono privi di un aggregato di forme; non hanno corpi grossolani. Sebbene non abbiano nemmeno, durante quella vita, la sofferenza dell’infelicità e la sofferenza del cambiamento, essi sperimentano tuttavia la sofferenza che influenza tutto in maniera pervasiva di avere aggregati contaminati. La consapevolezza discriminante del terzo aspetto dei veri arresti – i veri arresti sono stati superiori – elimina questa visione errata.
  4. Sostenere che sebbene possa esserci un esaurimento della sofferenza, è qualcosa che si ripeterà – la consapevolezza discriminante del quarto aspetto dei veri arresti – i veri arresti sono emersioni definitive dalle sofferenze samsariche – elimina questa visione errata.

Veri percorsi mentali

  1. Sostenere che non esista un percorso mentale che porti alla liberazione – la consapevolezza discriminante del primo aspetto dei veri percorsi mentali – la consapevolezza discriminante non concettuale della mancanza di un’anima impossibile è un percorso mentale che porta alla liberazione – elimina questa visione errata.
  2. Sostenere che il percorso mentale della meditazione sull’assenza di un’anima impossibile sia inappropriato – la consapevolezza discriminante del secondo aspetto dei veri percorsi mentali – la consapevolezza discriminante non concettuale della mancanza di un’anima impossibile è un mezzo appropriato per arrestare le vere sofferenze e le vere origini per sempre – elimina questa visione errata.
  3. Sostenere che certi stati specifici di stabilità mentale siano da soli percorsi mentali che portano alla liberazione – sebbene la consapevolezza discriminante non concettuale della mancanza di un’anima impossibile possa essere sostenuta con molti degli stati di stabilità mentale associati alle menti sul piano delle forme eteree, questa visione errata è che tali stati di stabilità mentale da soli siano percorsi mentali per la liberazione. La consapevolezza discriminante del terzo aspetto dei veri percorsi mentali – la consapevolezza discriminante non concettuale della mancanza di un’anima impossibile è il mezzo per realizzare lo stato di un arya e lo stato della liberazione – elimina questa visione errata.
  4. Sostenere che non esista un percorso mentale che porti alla non-ripetizione della sofferenza – la consapevolezza discriminante del quarto aspetto dei veri percorsi mentali – la consapevolezza discriminante non concettuale dell’assenza di un’anima impossibile è il mezzo per la rimozione definitiva, per sempre, delle vere sofferenze e delle vere origini – elimina questa visione errata.
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