Le quattro nobili verità come antidoti alle visioni errate

Essere i protettori di noi stessi

Uno dei punti principali sottolineati da Sua Santità questa mattina è che, nella pratica del Buddhadharma per trasformare le nostre menti e raggiungere la felicità, dobbiamo agire come nostri guardiani, nostri protettori. L’ha detto, vero? Se non proteggiamo noi stessi e, invece, cerchiamo qualcun altro che lo faccia, allora nemmeno il Buddha potrà fornirci protezione. Pertanto, dobbiamo assolutamente diventare i protettori di noi stessi. Sua Santità ha già parlato molto profondamente di questo argomento quindi non c’è altro da aggiungere.

Il dono delle quattro nobili verità del Buddha  

Tra le tante azioni illuminate del Buddha, oggi è il giorno in cui commemoriamo tre delle più grandi, come la sua nascita. Queste tre più importanti cadono tutte in questo giorno; la sua nascita è particolarmente preziosa perché, dopo aver onorato questo mondo con la sua presenza, Buddha compì un’altra delle sue azioni illuminate girando la ruota del Dharma. Questo è il motivo per cui la nascita del Buddha è un’azione così preziosa.

Normalmente, quando festeggiamo il compleanno di qualcuno, anche quello del Buddha, presentiamo una torta o un regalo e facciamo gli auguri. Ma se ci pensiamo profondamente, Buddha ci ha fatto un dono inestimabile: non c’è nulla che possiamo offrire che possa essere paragonato ad esso. Il suo dono prezioso e raro sono le quattro nobili verità; tutti gli insegnamenti di portata intermedia e avanzata si inseriscono nella struttura delle quattro nobili verità così come anche le pratiche del tantra.

Buddha ci ha dato questo dono prezioso. Per ripagare la sua gentilezza, come Sua Santità ha detto questa mattina, dobbiamo contemplare i suoi insegnamenti e così oggi, per ripagare la gentilezza di Buddha e di Sua Santità, contempleremo le quattro nobili verità. È il giorno adatto per farlo.

La comprensione generale delle quattro nobili verità

La maggior parte di noi è in grado di enumerare le quattro nobili verità e le ha contemplate un po’. Qual è il punto più importante? Per esempio, penso che la prima nobile verità della sofferenza si riferisca semplicemente alla sofferenza come qualcosa che non desideriamo, di cui vogliamo liberarci, che vogliamo sradicare. A parte questo, di solito non consideriamo la verità della sofferenza come l’antidoto che contrasta un pensiero distorto ed errato.

Una spiegazione non comune delle quattro nobili verità

Uno dei miei insegnanti spiegò le quattro nobili verità in un modo i cui non sono solitamente descritte, spiegando il motivo per cui quattro è il numero definitivo e il significato di ciò. Per non complicare troppo le cose, in generale, possiamo pensare alle prime due verità, la verità della sofferenza e dell’origine della sofferenza, come se descrivessero il modo in cui ci impegniamo negli affari mondani. Per andare oltre gli affari mondani e impegnarsi in quelli sovramondani parliamo di verità di cessazione e sentiero. Questa è la spiegazione più comune di come le verità siano solo quattro.

Tuttavia, come spiegato dal mio insegnante, il Tengyur contiene una spiegazione meno comune di queste in termini di quattro visioni distorte e spiega che ogni verità si oppone alla corrispondente visione distorta: per questo le nobili verità sono quattro.

Le quattro visioni distorte a cui si contrappongono le quattro nobili verità sono le visioni errate di:

  • una visione ingannevole della rete transitoria
  • nichilismo
  • eternalismo
  • non è necessario fare alcunchè.  

Mi ha soddisfatto questa spiegazione perché per molto tempo mi sono chiesto perché quando si parla di sofferenza e della causa della sofferenza bisogna sempre aggiungere “la verità di”. Quando ho sentito questa spiegazione i miei dubbi hanno trovato risposta e mi sono sentito abbastanza soddisfatto. Ma questa è la mia soddisfazione, potrebbe essere sbagliato e anche voi dovete controllare.

Come la prima nobile verità agisce da antidoto

In termini di questa spiegazione non comune e di come ciascuna verità agisce da antidoto, diamo un’occhiata alla prima. In che modo agisce da antidoto per contrastare la visione illusoria della rete transitoria? Normalmente si parla di contrastare questa visione errata meditando sulla mancanza del sè della persona o almeno sull’impermanenza. Di solito non pensiamo in termini di meditazione sulla verità della sofferenza in opposizione a quella visione errata. Come va compreso?

Quando accettiamo che gli aggregati non sono statici e poi ci chiediamo se sono la persona, pensiamo che no, non lo sono. Dopotutto, troviamo la spiegazione che i cinque aggregati sono la verità della sofferenza, ma non che la persona è la verità della sofferenza. Ma supponiamo di pensare che ci sia una persona estranea ai cinque aggregati. La visione che si oppone a questa visione errata è che la persona è anche la verità della sofferenza.

Perché? Perché ciò che chiamiamo “persona” è asserito sulla base degli aggregati. Fatta eccezione per “i cinque aggregati” come base per una persona, c’è qualcosa con le caratteristiche che definiscono una persona che è diverso dai cinque aggregati? No. Quindi, una volta affermato che i cinque aggregati sono caratterizzati dalla sofferenza, si decide con certezza che anche la persona è caratterizzata dalla sofferenza.

Una visione illusoria della rete transitoria è il pensiero che esiste un “io” che non dipende dai cinque aggregati. Quindi riconoscere che la persona, il sé, è caratterizzata dalla sofferenza, è un modo speciale per contrastare quella visione distorta.

Come la contrasta? Gli aggregati non sono statici e sono caratterizzati dalla sofferenza. Il loro essere caratterizzati dalla sofferenza è incluso nei quattro aspetti della verità della sofferenza: gli aggregati hanno le caratteristiche di essere non statici, sofferenza, essere privi (vuoti) di un sé statico, monolitico e che esiste indipendentemente, e privi di sé che può essere conosciuto indipendentemente. Quindi, quando avremo pensato molto bene ai cinque aggregati come alla verità della sofferenza, e avremo anche compreso che non esiste alcunchè chiamato “persona” che sia estraneo ai cinque aggregati, allora capiremo che una persona è anche la verità della sofferenza. Questa comprensione è in grado di contrastare la convinzione che esista un “io” estraneo ai cinque aggregati.

Questo non è il nostro modo abituale di considerare solo gli aggregati come caratterizzati dalla sofferenza. Come ho detto, quando abbiamo compreso più profondamente che gli aggregati sono caratterizzati dalla sofferenza, arriviamo subito a comprendere che anche la persona è caratterizzata dalla sofferenza. Quando abbiamo capito che la persona è caratterizzata dalla sofferenza, cosa capiamo? Che una persona, essendo caratterizzata da tutti e quattro gli aspetti della verità della sofferenza, non può essere statica, monolitica ed esistere in modo indipendente. Poiché abbiamo capito questo, allora se ci chiediamo a cosa si oppone e danneggia fondamentalmente la verità della sofferenza, possiamo dire che è l’antidoto che contrasta la visione illusoria della rete transitoria. 

Il punto principale, quindi, è che dobbiamo vedere la differenza tra meditare sulla sofferenza e meditare sulla verità della sofferenza che ha quattro aspetti.

Come la seconda nobile verità agisce da antidoto

Passiamo al secondo. In che modo la seconda nobile verità, la verità dell’origine della sofferenza, funge da antidoto al nichilismo? Considerate come normalmente pensiamo in ogni momento: pensiamo che gli aggregati siano non statici e temporanei, ma che la persona sia statica ed eterna; gli aggregati cesseranno di esistere, ma la persona continuerà. Ma se dicessimo che la persona è gli aggregati, allora quando gli aggregati cessano di esistere anche la persona cessa di esistere. In risposta a ciò diremmo che non c’è alcuna interruzione nella continuità della persona. Per quanto riguarda gli aggregati, ad eccezione degli aggregati di questa vita che vengono cambiati, ci saranno ulteriori aggregati nelle vite future. Quali sono le cause di ciò? Gli impulsi karmici e le emozioni disturbanti, l’origine della sofferenza.

Quando c’è la forza degli impulsi karmici e delle emozioni disturbanti, allora cosa nasce da essi di pervasivo? È pervasivo che ci sarà la continuità di un continuum mentale in armonia con loro. Pensando bene a questo, capiremo che la verità dell’origine della sofferenza, come disse il Buddha, è ciò che si oppone alla visione nichilista secondo cui la persona cessa di esistere con la morte.  

Come la terza nobile verità agisce da antidoto

Arriviamo alla verità della cessazione, della cessazione della sofferenza. Qual è il punto importante a riguardo? Gli aggregati continuano a formarsi in un continuum e, se chiediamo perché continuano a sorgere, è per il potere degli impulsi karmici e delle emozioni disturbanti. Se gli aggregati continuassero a sorgere per il potere degli impulsi karmici e delle emozioni disturbanti e quella continuità continuasse e non ci fosse modo di farla cessare, allora non ci sarebbe alcuna cessazione. Sarebbero permanenti, eterni.

C’è un tipo di permanenza di cui parliamo abitualmente che si basa su un continuum senza inizio e senza fine. Questo pensiero di permanenza, o di eternità, basato su un tale continuum solleva qui un grosso dubbio. Se c’è qualcosa che continua ad andare avanti e non può essere fermato, allora può sorgere il pensiero che gli aggregati siano permanenti ed eterni. Per contrastare ciò, dobbiamo capire che non è così.

Per questo troviamo nei nostri manuali di logica un sillogismo molto importante: il soggetto, gli aggregati appropriati – aggregati che contengono le cause per ottenere più aggregati – non è vero che non esiste alcun potere opponente che possa far cessare la loro continuità nella stessa classe, perché esiste un potere opponente potente che può contrastare la loro continuità nella stessa classe.  

Con questo ragionamento pensiamo che gli impulsi karmici sorgano a causa delle emozioni disturbanti, la cui radice è l’afferrarsi a un sé impossibile. La mente che è l’antidoto che si oppone direttamente all’afferrarsi a un sé impossibile è la consapevolezza discriminante che comprende la mancanza del sè, che blocca direttamente e danneggia il modo in cui l’afferrarsi a un sé impossibile concepisce il suo oggetto. Non solo lo danneggia, ma lo cointrasta anche potentemente. È potente perché fa sì che l’afferrarsi non sorga mai più. Così pensando arriviamo alla verità della cessazione e questo è l’antidoto che si oppone alla visione dell’eternalismo.

Come la quarta nobile verità agisce da antidoto                                            

La verità del sentiero funge da opponente alla visione distorta del nulla da fare. Contrastare questa visione è la cosa migliore da applicare quando studiamo. Il mio maestro ha detto che questo è davvero di grande beneficio per la nostra mente. In che modo? Quando pensiamo a un modo per praticare il Dharma, la nostra mente cerca immediatamente un metodo che possa eliminare subito le nostre emozioni disturbanti portandoci al raggiungimento dell’illuminazione. A parte questo, non ci viene mai in mente che le emozioni disturbanti, i tre veleni, sono stati con noi da vite precedenti senza inizio, e quindi è difficile che esista un modo semplice per sbarazzarcene immediatamente. Ma noi pensiamo che esistano solo modi semplici.

Pensiamo che, quando siamo sotto l’influenza di queste emozioni disturbanti, possiamo applicare qualche metodo semplice per respingerle e, quando lo facciamo, non pensiamo in quel momento di raggiungere rapidamente l’illuminazione in quel modo? Ma è possibile ottenere la liberazione senza impegnarsi duramente? In un ritiro di mantra su una divinità tantrica, senza fare nulla di difficile, immaginiamo semplicemente molte figure sopra le nostre che emanano luci che entrano in noi. Non pensiamo in quel momento che questo sia un metodo per purificare le nostre emozioni disturbanti? La visione distorta che pensa in questo modo è quella secondo cui non c’è nulla da fare. In opposizione a ciò, il Buddha dichiarò la verità del sentiero.

In risposta alle persone che pensavano che di fronte alle emozioni disturbanti, i tre veleni, bastasse solo applicare metodi semplici, Buddha disse “La mia realizzazione della vacuità non può aiutarti” e, come è detto in un sutra, “I Buddha non possono lavare via i potenziali negativi degli altri, né rimuovere la loro sofferenza come se si togliesse una spina dal piede. Non possono trasferire le loro realizzazioni a nessuno ma possono solo indicare il sentiero insegnando la realtà”. Questo vale proprio per questo punto. 

Ulteriori modi in cui le quattro nobili verità agiscono come antidoti

Un modo di presentare le quattro nobili consiste nel mostrare come fungono da antidoti alle quattro visioni distorte. Ma un altro modo per spiegare il motivo per cui il numero delle nobili verità è quattro è in termini della loro opposizione:

  • il contrario del risultato
  • il contrario della causa
  • il contrario della liberazione
  • e in relazione al raggiungimento della liberazione, il contrario del metodo o del sentiero.

Buddha insegnò le quattro nobili verità allo scopo di contrastarle.

La prima nobile verità                                    

Per quanto riguarda il contrario del risultato, dal momento che siamo sotto il controllo degli impulsi karmici e delle emozioni disturbanti abbiamo gli aggregati appropriati contaminati. Qual è la natura essenziale degli aggregati? Sono impuri, non statici, sofferenti e privi di un sè. Considerare ciò che è impuro come puro, ciò che non è statico come statico, ciò che è sofferenza come felicità e ciò che è privo di un sè come avente un sé, significa afferrarsi a un risultato distorto.

Qual è il risultato degli impulsi karmici e delle emozioni disturbanti? Gli aggregati appropriati contaminati. Poiché la loro natura essenziale è stabilita qui al contrario, come pura e così via, Buddha insegnò la verità della sofferenza come ciò che può identificarla e contrastarla. Questa è la consueta presentazione della prima nobile verità.

La seconda nobile verità                                

Invece di dire che le cause degli aggregati appropriati contaminati sono impulsi karmici ed emozioni disturbanti, si afferma che provengono da Indra o Brahman o dalla materia primordiale: questo è affermare che un risultato può derivare da una causa discordante, cosa che non dovremmo pensare. Quindi, per contrastare l’afferrarsi a questa causa contraria, Buddha insegnò la verità sull’origine della sofferenza.

La terza nobile verità                    

Ora arriviamo al contrario della liberazione. Lasciando da parte sia gli impulsi karmici che le emozioni disturbanti, significa pensare che sia sufficiente eliminare gli impulsi meramente karmici. Non c’è nemmeno il pensiero di esaurire le emozioni disturbanti, ma solo di frenare gli impulsi karmici.

Basandosi su alcuni insegnamenti della quintessenza, ad esempio, dotti maestri di vari sistemi filosofici indiani non buddhisti, in particolare Samkhya, insegnarono metodi per ottenere la liberazione, ma sono metodi che portano al contrario della liberazione perché non cancellano le emozioni disturbanti che sono la causa della sofferenza. Se non cancellano le emozioni disturbanti, allora usiamo un esempio. Tagliare i rami di un albero velenoso non elimina l’albero.

Quindi, se vogliamo eliminare la sofferenza, dobbiamo prima indagare quale sia la sua radice. La radice da cui nasce è l’afferrarsi a un sé impossibile. Fino a quando non l’avremo eliminata fungerà da circostanza per il sorgere di emozioni disturbanti.

In breve, non importa quanto impegno mettiamo in un metodo o sentiero, se non funziona come antidoto all’afferrarsi a un sé impossibile, è il contrario di un metodo e porta al contrario della liberazione. Questo è il punto importante dell’insegnamento del Buddha sulla verità della cessazione.

La quarta nobile verità

Il seguente è il contrario del percorso o del metodo il cui antidoto è la verità del sentiero. Il contrario di un sentiero o di un metodo è un metodo sbagliato per ottenere la liberazione. Che errore c’è in tale metodo? Buddha disse che se non funziona come antidoto all’afferrarsi a un sé impossibile allora non importa quanti sforzi dedichiamo a tale metodo, è sbagliato. Anche facendo con grande sforzo centomila prostrazioni, centomila recitazioni di mantra, meditiamo per anni e anni, se tutto ciò non danneggia nemmeno un po’ il nostro afferrarci a un sé impossibile, allora sono metodi contrari.

Per iniziare la pratica del Dharma ci sono i vari insegnamenti di scopo iniziale. Ma gli insegnamenti essenziali della quintessenza del Buddhismo in realtà iniziano con quelli di scopo intermedio, oltre lo scopo iniziale. Dove cominciano i migliori insegnamenti di scopo intermedio? Con i metodi indicati per debellare le emozioni disturbanti, ove viene esposta la “visione buddhista non comune”. Stando così le cose, a meno che il metodo o il sentiero che seguiamo non funzioni come un antidoto all’afferrarsi a un sé impossibile, qualsiasi altro metodo è un sentiero contrario. La verità del sentiero è stata proclamata per permetterci di comprendere il contrario del sentiero. Ecco come le quattro nobili verità sono gli antidoti contro queste quattro visioni distorte.

La sequenza e gli aspetti di causa ed effetto delle quattro nobili verità applicati alla nostra pratica

Una volta che ci familiarizziamo più e più volte con questi due modi in cui le nobili verità sono definite in numero di quattro, allora non è una questione se manteniamo o meno queste due serie di visioni distorte ma di pensare più e più volte in che modo le abbiamo effettivamente. Quando pensiamo di avere una di queste visioni distorte, dobbiamo ricordare la verità specifica che Buddha indicò come antidoto a quella. Solo allora questo insegnamento sarà di beneficio e solo allora il Dharma porterà beneficio alla nostra mente. Altrimenti, noi studiamo e pratichiamo molto ma pensiamo che “sofferenza” e “liberazione” siano da qualche parte là fuori, solo nei testi. È difficile per noi pensare a come ciò parli di come nascono le nostre emozioni disturbanti e di come far sì che smettano di sorgere. Probabilmente non pensiamo mai in questi termini, quindi familiarizzatevi definitivamente a questo.

Dopotutto, Buddha stabilì il numero delle verità in quattro in questo modo, in termini di ordine di pratica. Per questo c’è l’analogia del considerare noi come pazienti malati, il Buddha che insegna le quattro verità come il medico, il Dharma come la medicina e il Sangha come infermieri e poi pensare a quali sono le nostre sofferenze individuali, qual è la causa da cui provengono, se c’è o meno una cessazione di queste e quale potrebbe essere il metodo che potrebbe farle cessare.

In generale, quindi, il Buddha stabilì l’ordine delle quattro verità nei termini del loro ordine di causa ed effetto e insegnò queste due spiegazioni su come sono ordinate in termini di ordine della nostra pratica. Questo ordine è funzionale alla nostra pratica. Ricordatelo!

Ora abbiamo quasi finito. Ci sono ancora alcune cose da dire, ma il tempo è molto importante perché gli scienziati dicono che dopo un’ora il cervello non trattiene più [risate]. È un’ottima scusa per fermarsi qui.

Quindi, grazie mille per questa opportunità. Non so quanto di beneficio sia stato il modo in cui ho descritto le quattro nobili verità oggi, ma da parte mia – c'è un po’ di egoismo qui – grazie alla vostra gentilezza ho avuto l’opportunità di ascoltare il mio maestro spiegare questo argomento e mi sento molto fortunato. Quindi, c’è qualche beneficio.

Alcuni punti salienti dell’insegnamento di Sua Santità

La cosa più importante è ciò che Sua Santità ha detto oggi riguardo a come ha studiato, come ha praticato e come si sente così sicuro nella sua pratica. Ha cercato di spiegarlo in modo molto umile e semplice, in base alla nostra capacità di relazionarci con esso. Per favore, prendete sul serio le sue parole per vedere il suo enorme duro lavoro e impegno e renderci conto che possiamo fare lo stesso. Vedendo i segnali positivi che sono derivati dalla sua pratica, possiamo essere certi che anche noi saremo in grado di raggiungere lo stesso obiettivo. Dobbiamo avere una forte fiducia in questo.

Quando pensiamo alla vacuità, la nostra mente diventa un po’ nervosa. Per lo meno la mia, non so gli altri, ma la mia mente diventa instabile. Nella meditazione su bodhicitta desideriamo che tutti siano felici ma noi stessi non proviamo alcuna gioia. Ma oggi Sua Santità ha detto che quando pensa a come la base da cui nascono attrazione, repulsione e confusione non abbia una base definitiva, allora sviluppa nella sua mente un vero senso di gioia. Sua Santità ha detto questo, vero?

E anche se non pensiamo al benessere di tutti gli esseri senzienti dal punto di vista del Dharma, tuttavia, quando Sua Santità pensa, dal punto di vista del Dharma, di lavorare per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e alcuni sono esclusi, lui sviluppa il coraggio di non escludere nessuno. Lo ha detto ripetutamente.

Questi sono i punti salienti di quanto affermato da Sua Santità. Lui non dice direttamente di aver già sviluppato la piena bodhicitta ma dice che sta per svilupparla. Non dice di aver realizzato la vacuità ma che è sul punto di farlo. Qual è lo scopo del parlare in questo modo? Se dichiarasse di averla già realizzata non ci sarebbe di alcun aiuto, se parliamo onestamente. Dice invece che ora è arrivato al punto di avere la sensazione della vacuità – questo è qualcosa che dobbiamo ottenere anche noi. Questi sono i consigli di Sua Santità con cui dovreste familiarizzarvi. Grazie.

Top