L’ “io” impossibile basato sulla dottrina e quello che sorge automaticamente

Revisione 

Abbiamo parlato dell’importanza di comprendere la vacuità, sia che parliamo in termini di vacuità di sé o d’altro, e abbiamo visto che è necessaria per superare e raggiungere un vero arresto delle vere sofferenze che tutti sperimentiamo e delle vere origini o cause di quella sofferenza. Ci sono molti diversi livelli di sofisticazione nella comprensione e la vacuità di sé si riferisce a un’assenza di qualcosa di impossibile. 

  • La vacuità per i ghelug è la confutazione e l’assenza totale di modi impossibili di stabilire l’esistenza di qualcosa. I maestri ghelug, tuttavia, non si riferiscono alle loro affermazioni di vacuità come a “vacuità di sé”.
  • Per i non-ghelug si tratta della confutazione e dell’assenza totale di oggetti convenzionali, tutti stabiliti in modi impossibili. 

La vacuità d’altro si riferisce al livello più sottile della mente, la chiara luce, che è privo di certi altri fenomeni. Vogliamo sfruttare questa mente di chiara luce per avere una cognizione non concettuale della vacuità di ciò che è impossibile, indipendentemente dal fatto che il sistema che asserisce la vacuità d’altro la chiami “vacuità di sé”. Alcuni sistemi limitano il termine vacuità d’altro solo alla vacuità di ciò che è impossibile che può essere conosciuta concettualmente e non lo applicano alla vacuità conosciuta non concettualmente.

Abbiamo anche visto nella nostra discussione sulla vacuità di sé che, quando parliamo di un’assenza di ciò che è impossibile, possiamo parlarne in termini di persone e di tutti i fenomeni. Più in generale, può essere discusso in termini di una mancanza di un’“anima” impossibile delle persone e una mancanza di “anime” impossibili di tutti i fenomeni. 

È stato altresì menzionato l’afferrarsi a un’“anima” impossibile delle persone e a un’“anima” impossibile di tutti i fenomeni. Le nostre menti danno origine a un’apparenza ingannevole che rappresenta un’“anima” impossibile, e “afferrarsi ad essa” significa letteralmente “assumerla cognitivamente”. Assumiamo cognitivamente questa apparenza ingannevole in due sensi: la prendiamo come un oggetto cognitivo, la riconosciamo, e la assumiamo come corrispondente alla realtà, crediamo che sia vera. L’afferrarsi può essere basato sulla dottrina: abbiamo appreso questo modo di esistere da qualche sistema indiano non buddhista e crediamo che sia vero. Oppure potrebbe sorgere automaticamente. La rappresentazione di un’anima impossibile che appare in ciascuno di questi due casi è diversa. Spiegherò questa differenza a breve. 

L’afferrarsi a un’“anima” impossibile è accompagnato da ciò che di solito viene tradotto come “ignoranza”, ma io preferisco la parola “inconsapevolezza” perché la prima implica l’essere stupidi. Non è che siamo stupidi ma, a seconda della definizione che seguiamo, o non sappiamo che questa apparenza ingannevole è falsa o, poiché non siamo consapevoli che è falsa, la prendiamo nel modo opposto a quello in cui esiste realmente. 

Se utilizziamo il termine generale “vacuità” in relazione alle persone e ai fenomeni in un modo che copra tutti i vari sistemi, allora abbiamo anche visto che è importante prima lavorare sulla comprensione della vacuità delle persone - prima noi stessi e poi tutti gli altri - e poi passare alla vacuità di tutti i fenomeni. 

Per il momento limitiamo la nostra discussione alla presentazione ghelug. 

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