Come confutare le affermazioni delle scuole filosofiche inferiori
Il modo in cui la posizione di una scuola superiore indebolisce o danneggia un’altra scuola inferiore può essere compreso in termini di come la scuola Madhyamaka mina e confuta l’affermazione Cittamatra in questo ultimo ciclo di trasmissione del Dharma rispetto ai modi di conoscere le cose, come la coscienza, che hanno un’esistenza vera e priva d’imputazione.
Per questo, Madhyamaka utilizza un ragionamento che si basa su ciò che l’avversario accetta traendone poi delle conclusioni assurde che ne derivano. Per esempio, se la coscienza dell’occhio veramente esistente e priva d’imputazione conosce le forme ultimamente, allora dovrebbe anche conoscere i suoni, perché ha una vera esistenza priva d’imputazione. Se qualcosa ha una vera esistenza priva d’imputazione può fare qualsiasi cosa, e quindi una coscienza visiva veramente esistente e priva d’imputazione potrebbe anche vedere un suono.
Oppure, se qualcosa avesse una vera esistenza priva d’imputazione dovrebbe poter svolgere la sua funzione. Proprio come un potere sensoriale visivo o uditivo veramente esistenti e non imputati non possono conoscere una forma, allo stesso modo nemmeno una coscienza visiva veramente esistente e non imputata non può conoscere una forma. Se inseriamo questo nella struttura di un sillogismo, un potere sensoriale visivo veramente esistente e non imputato non conosce la vista perché è un potere sensoriale, come il potere sensoriale uditivo. Oppure l’elemento terra veramente esistente e non imputato non ha la natura essenziale dell’essere terra perché è un elemento, come l’acqua. Proprio come l’acqua non è terra, allo stesso modo la terra non sarebbe terra se avesse una vera esistenza priva d’imputazione.
Capendo questo forse si diminuisce l’uso del mudra dell’ignoranza, l’alzare le spalle, il mudra preferito degli occidentali. Sto naturalmente scherzando, non c’è alcun mudra del genere, almeno non nei testi. Scherzare aiuta a capire. L’opposto del mudra dell’ignoranza è il mudra della comprensione, quando si reclina la testa all’indietro per ridere.
Questi ragionamenti indeboliscono e danneggiano l’affermazione di una vera esistenza priva d’imputazione ed è il modo in cui i sistemi filosofici superiori confutano i sistemi inferiori, per esempio con il tipo di ragionamenti che il sistema Prasangika usa per confutare le asserzioni Svatantrika.
Domande e risposte
Una delle conclusioni assurde della scuola Madhyamaka - se una coscienza dell’occhio ha vera esistenza allora può fare qualsiasi cosa - ha senso per loro perché accettano che la vera esistenza è falsa e non esiste. Ma Cittamatra accetta la vera esistenza, accetta che è una realtà, quindi come può una dichiarazione del genere danneggiare il punto di vista Cittamatra?
Questo è molto difficile poiché Cittamatra afferma che un’apparenza di vera esistenza non imputata è stabilita simultaneamente alla cognizione ma, con ragioni sempre più logiche, alla fine si convincono. L’efficacia delle confutazioni, tuttavia, dipende dal basarsi o meno su ragionamenti validi; anche se validi, gli altri non si convincono immediatamente.
Cittamatra basa la sua affermazione che i modi di essere consapevoli di qualcosa hanno una vera esistenza priva d’imputazione in termini di differenza tra cognizione accurata e distorta, dal punto di vista della gente comune e ordinaria. Anche la scuola Prasangika ha il suo modo di affermare la differenza, dal punto di vista della gente comune, tra cognizione accurata e distorta, che quella Cittamatra non accetta. Quindi, solo quando Cittamatra analizza ripetutamente la vera esistenza non imputata dei modi di essere consapevoli di qualcosa si convince alla fine che non esiste. Ma questo non accade in una volta, bisogna lavorare fino ad essere in grado di accettare la confutazione.
Prasangika afferma che l’esistenza delle cose può essere stabilita solo in termini della loro designazione con i nomi, non da qualcosa che può essere trovato dalla loro parte. Non c’è difetto in questo. Ma la scuola Cittamatra e le altre asseriscono che se i fenomeni hanno un’esistenza vera e non imputata necessariamente esistono e, se mancano di un’esistenza vera e non imputata, necessariamente non esistono. Prasangika afferma il contrario. Anche la scuola Svatantrika afferma che se i fenomeni hanno un’esistenza vera e non imputata necessariamente non esistono, e se le cose mancano di un’esistenza vera e non imputata necessariamente esistono, con una posizione sono molto diversa da quella Cittamatra.
Prasangika afferma che se i fenomeni hanno un’esistenza intrinseca, auto-stabilita necessariamente non esistono e, se mancano di un’esistenza intrinseca e auto-stabilita, necessariamente esistono. Questo perché l’esistenza di tutti i fenomeni può essere stabilita solo in termini di designazione con nomi e non da qualcosa dalla loro parte. Sebbene Svatantrika affermi che, se i fenomeni hanno un’esistenza vera e non imputata, è pervasivo che non esistano e se mancano di vera esistenza è pervasivo che esistano, afferma anche che se i fenomeni hanno un’esistenza intrinseca e auto-stabilita, è pervasivo che esistano e che se i fenomeni mancano di esistenza intrinseca e auto-stabilita, è pervasivo che non esistano. Questo è il contrario della posizione Prasangika.
Spiegare ulteriormente questo punto in termini della visione Cittamatra è complicato e difficile ma spiegarlo secondo quella Prasangika è un po’ più semplice. Quando Prasangika afferma che non esiste un’esistenza auto-stabilita, Svatantrika non lo accetta fornendo molti ragionamenti per confutarla. Ma Prasangika replica che l’esistenza dei fenomeni può essere stabilita solo in termini della loro designazione con nomi. Se, come voi svatantrika asserite, la loro esistenza è anche stabilita dalla loro parte in congiunzione con la loro designazione con i nomi, non ci sarebbe bisogno di stabilirli in relazione alla designazione, infatti la loro esistenza sarebbe già stabilita.
Quando gli svatantrika sentono questo ragionamento per la prima volta non riescono ad accettarlo immediatamente, hanno bisogno di pensarci e analizzarlo. È lo stesso con i cittamatra: anche loro accettano l’esistenza intrinseca, auto-stabilita. Per esempio, se la stanza qui usata come residenza di Sua Santità il Dalai Lama quando lui è in visita fosse auto-stabilita come sua residenza, allora avrebbe già dovuta esistere come sua residenza anche prima che fosse designata come tale. Non ci sarebbe stato alcun bisogno di designarla come residenza di Sua Santità. Tali esempi sono efficaci per contrastare i cittamatra, perché anch’essi accettano l’esistenza intrinseca, auto-stabilita, così come l’esistenza vera e non imputata. Ma non è così semplice, hanno molti ragionamenti per provare l’esistenza vera e non imputata.
Vediamo un altro esempio. Se non hai mai volato, potresti non accettare che sia possibile volare in un aereo ma, quando studi come funziona e lo capisci, allora accetti che esiste un aereo che vola. In passato, in Tibet non avevamo mai visto un aereo e ci sembrava impossibile che potesse esistere una cosa del genere; poi l’abbiamo visto e l’abbiamo accettato. Non si trattava che ci piacesse o meno accettare il fatto che gli aerei possano volare.
Analogamente, è necessario esaminare e analizzare le affermazioni di ciascuno dei sistemi filosofici, ascoltare molti insegnamenti e pensarvi approfonditamente: è l’unico modo in cui si verificherà la comprensione, che non sarà istantanea. Per capire la mancanza di identità dei fenomeni si pensi che, se le cose avessero un’esistenza intrinseca e auto-stabilita dalla loro parte, non ci sarebbe bisogno di designarle di nuovo con dei nomi perché solo vedendole sapremmo cosa sono. Quando guardate la stanza di Sua Santità, sorgono e sono stabiliti simultaneamente nella vostra cognizione di essa sia il suo aspetto di stanza che il suo aspetto di stanza di Sua Santità. A causa di ciò automaticamente appare alla mente fin dall’inizio, prima di essere designata come stanza di Sua Santità, come auto-stabilita come sua stanza dalla sua parte. Quindi accettate che esista in questo modo, in grado di stare esistere da sola perché sembra così quando la vedete. I cittamatra accettano l’esistenza vera e non imputata in questo modo e non rinunceranno facilmente alla loro affermazione.
Non vi è alcuna necessità di confutare ogni scuola inferiore: coloro che le affermano non capirebbero, anche se ci provaste. Va bene che le persone molto istruite meditino tra di loro sul proprio punto di vista; Buddha insegnò in modo diverso per diversi individui. Insegnò che il sé esiste specificando come esiste in accordo alle diverse persone. Per i vaibhashika il sé della persona esiste in un modo, per i sautrantika in un altro modo, e così anche per i cittamatra e per gli svatantrika, ognuno ha la propria affermazione di come esiste. Non c’è bisogno di confutarli tutti, diverse spiegazioni si adattano a persone diverse.
Anche se qualcuno medita secondo il sistema Vaibhashika alla fine può raggiungere la buddhità: tutti possono raggiungerla. Che difetto c’è se un vaibhashika medita sulle quattro nobili verità? Non puoi dire che è sbagliato. Ognuno medita e pratica al livello in cui si trova, e questo è perfettamente corretto. Non c’è bisogno di spingerlo verso un sistema filosofico più sofisticato. Se qualcuno che segue il sistema Vaibhashika medita con la concentrazione assorbita di shamatha e vipashyana sulle quattro nobili verità, non c’è nulla di sbagliato in questo e certamente non c’è bisogno di spingerlo ad accettare la visione sautrantika.
Lo stesso vale se qualcuno sta seguendo un sentiero Hinayana, non ha bisogno di essere spinto a seguire il Mahayana. Se è ricettivo allora naturalmente potrà essere portato a una visione più alta ma, anche usando i metodi e orientandosi agli obiettivi propri dell’Hinayana, potrà raggiungere lo stato di arya secondo il suo sistema, abbandonare ciò che deve essere abbandonato e raggiungere il suo obiettivo. Se così non fosse, allora Buddha non avrebbe insegnato il sentiero degli shravaka ma solo il Mahayana.
Lo scopo della meditazione sulla vacuità è quello di sviluppare la consapevolezza discriminante. Se insegnare a qualcuno la vacuità causa solo del male allora non dovrebbe essere insegnata. Dovrebbe essere insegnata solo a coloro ai quali non causerà danni, ma piuttosto benefici. Se qualcuno pensa che l’esistenza delle cose stabilita solo dal potere dell’etichettatura mentale significhi che le cose non esistono affatto e se, di conseguenza, cade alla visione distorta del nichilismo rifiutando e negando la realtà, si dice che cadrà in una rinascita infernale. Non si rinasce in un inferno semplicemente perché non si conosce la vacuità, ma per via del cadere nell’estremo del nichilismo perché confusi in merito alla vacuità.
Se qualcuno pensa che le cose esistano veramente cade nell’estremo dell’assolutismo, ma questo non ha le stesse gravi conseguenze del pensare che, se le cose non esistono veramente, allora non esistono affatto, che è la visione nichilista. Pertanto, solo se le persone sono ricettive possono essere guidate passo dopo passo, gradualmente, a visioni più sofisticate. Per questo c’è bisogno di analizzare e meditare su ciascuna, non si può saltare immediatamente a quella superiore. Opinioni diverse si adattano a persone diverse, come l’esempio di Serlingpa, l’insegnante di Atisha che aderì alla visione Cittamatra, mentre Atisha preferì quella Prasangika.
Ho una domanda per voi: quando la scuola Svatantrika confuta l’affermazione cittamatra di una vera esistenza priva di imputazione, ha lo stesso difetto che contesta all’affermazione cittamatra? Gli svatantrika credono che i fenomeni abbiano una vera esistenza priva di imputazione?
No.
Lo dicono solo per essere scaltri? È solo una questione di parole o la pensano davvero in questo modo?
Pensano così perché ci hanno pensato.
Giusto. Proprio come gli svatantrika in realtà credono che non esista una vera esistenza priva di imputazione e sono giunti alla loro convinzione avendo pensato molto a riguardo, allo stesso modo non c’è ragione di aspettarsi che i cittamatra accettino immediatamente il punto svatantrika dicendo che è corretto. Naturalmente, all’inizio non lo accetteranno e solo dopo averci pensato a lungo alla fine potrebbero capire tutti i difetti che ne derivano.
Per esempio, se diciamo che è l’abito che fa il monaco la gente potrebbe pensare che è assurdo che non ci sia dell’altro che rende qualcuno un monaco, a parte l’abito. In realtà, i benefici dell’essere monaco derivano dai molti pensieri riguardo all’indossare le vesti monastiche per un lungo periodo di tempo. Allo stesso modo, non si cambia la propria mente solo con una semplice affermazione superficiale. Bisogna pensare alle cose.
È necessario studiare tutte queste affermazioni delle scuole filosofiche e i loro ragionamenti, senza pensare che siano argomenti facili da capire. I grandi maestri di queste scuole, come Bhavaviveka per quella Svatantrika, erano estremamente istruiti e basavano le loro affermazioni su una grande quantità di analisi. Non è affatto facile per le persone con un cervello come il nostro capire e confutare quello che loro hanno detto.
Dovete pensare a queste affermazioni, che la coscienza ha una esistenza vera e non imputata e che la coscienza ha un’esistenza auto-stabilita. Pensiamo a Tsongkhapa, una persona molto istruita, che rifletté molto su tutte queste opinioni e posizioni e, quando pensò di averle comprese, Manjushri stesso gli disse che non le aveva ancora capite del tutto. Alla fine, grazie a tutto quello sforzo, giunse alla comprensione corretta. È essenziale tenere a mente questi esempi quando affrontiamo tali questioni, non pensate che la visione Prasangika sia così facile da capire.
È abbastanza facile dire che la persona non è alcuno dei singoli aggregati, ma se dicessimo che una persona è la raccolta di tutti gli aggregati della sua esperienza? Quando si afferma che il sé è la raccolta dei componenti aggregati, l’esempio classico per dimostrare che questo è assurdo è quello di un carro. Se accumulassimo tutte le parti che compongono il carro, è quello il carro? Bisogno analizzare profondamente al fine di confutarlo.
Posizioni differenti sulla mancanza della vera esistenza non imputata
Shantideva continua:
(3) Alla luce di ciò, il mondo è visto come di due tipi: yogi e gente comune. E a questo proposito, il mondo della gente comune è indebolito dal mondo degli yogi.
(4) Attraverso le loro differenze intellettuali, anche gli yogi sono indeboliti da quelli progressivamente più elevati, per mezzo di esempi accettati da entrambi e perché, quando non analizzano, (entrambi accettano che le cause funzionano) per il risultato.
La visione della gente comune è contraddetta e indebolita dalla quella degli yogi e, anche tra gli yogi, ci sono differenze nelle loro menti e quelle superiori influenzano negativamente minando la visione di quelle inferiori. Come esempio di ciò a cui ci riferiamo qui, discutiamo semplicemente le diverse posizioni in termini di mancanza di una vera esistenza non imputata.
I sautrantika affermano che, poiché le entità metafisiche sono etichettate mentalmente, sono verità superficiali e convenzionali. Sono totalmente concettuali. Tuttavia, affermano anche che tutto ha un’esistenza veramente stabilita – un’esistenza stabilita dalla sua parte. Questo è ciò che crede la gente comune, che tutto sia veramente esistente. I cittamatra, tuttavia, dicono che i fenomeni totalmente concettuali sono privi di un’esistenza veramente stabilita, che i fenomeni dipendenti e quelli completamente stabiliti hanno una vera esistenza non imputata, mentre i fenomeni totalmente concettuali mancano di una vera esistenza non imputata. Questa affermazione da parte di coloro che dicono che i fenomeni totalmente concettuali mancano di una vera esistenza non imputata indebolisce e danneggia l’affermazione di coloro che accettano che i fenomeni totalmente concettuali abbiano una vera esistenza non imputata. Questo è ciò a cui si riferisce “il mondo della gente comune è indebolito dal mondo degli yogi”.
Anche gli yogi sono indeboliti da quelli progressivamente più elevati. Per esempio, i prasangika affermano che tutti i fenomeni mancano di esistenza intrinseca, auto-stabilita: ciò indebolisce l’affermazione svatantrika per cui tutti i fenomeni hanno un’esistenza intrinseca, auto-stabilita. Tuttavia il modo in cui gli svatantrika affermano l’esistenza e auto-stabilita – che i fenomeni non sono esistenti veramente e senza imputazione - indebolisce l’affermazione cittamatra dei fenomeni dipendenti e completamente stabiliti aventi una vera esistenza non imputata. Questo modo in cui gli svatantrika confutano i cittamatra rispetto alla vera esistenza non imputata supporta la confutazione prasangika di essa.
Questo è il significato di “indebolire” quando Shantideva dice “anche gli yogi sono indeboliti da quelli progressivamente più elevati”. L’oggetto da confutare dai sistemi superiori è sempre più sottile, come nel caso della mancanza del sé dei fenomeni che tutti gli yogi affermano. Questo può essere compreso anche in termini dei dieci livelli delle menti bhumi, i dieci bhumi, che anche diventano sempre più sofisticati. Ciascun livello superiore della mente bhumi eclissa il livello precedente e la comprensione lì raggiunta. Ma la strofe non intende che, in qualsiasi sistema, la mente che comprende le verità più profonde indebolisce la mente che comprende le verità superficiali o convenzionali. Quando la mente di un arya si concentra non concettualmente in un assorbimento totale sulla vacuità e la verità convenzionale non appare, non significa che abbia indebolito o danneggiato la verità convenzionale ma solo che non è concentrata sulla verità convenzionale.