Sviluppare gli altri quattro tipi di saggezza del Buddha

Ripasso

Abbiamo concluso l’ultima sessione con un esercizio in cui abbiamo provato ad incrementare la nostra consapevolezza profonda simile allo specchio. È importante ricordare che questo tipo di consapevolezza profonda non è come uno specchio o una macchina fotografica immobile; è più simile ad una videocamera. Acquisiamo informazioni che cambiano costantemente. Non si tratta solo di informazioni visive, ma anche di informazioni audio e di altro tipo. Come la videocamera, la nostra consapevolezza profonda simile allo specchio acquisisce tutte le informazioni attuali senza commenti né giudizi. Per sviluppare ulteriormente questa consapevolezza profonda simile allo specchio, abbiamo bisogno di essere interessati ed essere in grado di prestare attenzione con una mente calma e un atteggiamento premuroso. Se stiamo utilizzando questa consapevolezza profonda in un’interazione con gli altri, prestiamo attenzione alle loro espressioni facciali, il linguaggio del corpo e il tono della voce.

Per riuscire a migliorare questo tipo di consapevolezza profonda simile allo specchio, ovviamente abbiamo bisogno di molta pratica. Ciò potrebbe sembrare ovvio quando pratichiamo l’esercizio per la prima volta. Non è così semplice, specialmente perché tendiamo ad avere molti commenti e giudizi nel nostro modo di considerare gli altri. Tuttavia, non abbiamo in realtà bisogno di un gruppo di meditazione per praticare questo. L’esercizio può essere praticato sempre, quando abbiamo una conversazione con qualcuno, ogni volta che ci troviamo con qualche persona o quando siamo in un negozio.

Ciascuna delle nostre porte o canali sensoriali riceve tutta l’informazione di quel senso, a prescindere dal nostro livello di attenzione; tuttavia, il punto è che possiamo migliorarle e imparare sempre di più da ciascuna di loro. Quest’abilità si comprende quando perdiamo uno dei nostri sensi. Se diventiamo ciechi, ad esempio, allora il nostro senso dell’udito diventa molto più sviluppato e sembra che otteniamo più informazioni dall’udito rispetto a prima. Se perdiamo l’udito, sembra come se riuscissimo a ricevere maggiori informazioni dalla nostra vista. In maniera simile, se addestriamo l’attuale consapevolezza simile allo specchio grazie ad una maggiore attenzione, cura, e una mente quieta, saremo in grado di acquisire sempre più informazioni.

Domande

Hai detto che tutte queste percezioni avvengono simultaneamente. Questo si riferisce solo al livello mentale? Fisiologicamente sappiamo, ad esempio, che per vedere ci sono lunghezze d’onda, colori e luminosità differenti che arrivano ai nostri occhi; oppure ad esempio, per sentire qualcosa ci vuole un po’ di tempo affinché il suono arrivi al cervello. Al livello fisiologico, c’è bisogno di un po’ di tempo affinché ogni stimolo sensoriale giunga al cervello per essere percepito. Pertanto, tutto accade simultaneamente al livello fisiologico o solo al livello mentale?

Immagino che tu ti stia riferendo non solo ai vari sensi, ma anche a tutti i vari fattori mentali e tipi di consapevolezza profonda coinvolti. Sono simultanei o no?

C’è un problema nella traduzione; è difficile trovare parole in un’altra lingua che abbiano la stessa definizione e connotazione dell’originale. In tibetano, quando diciamo simultaneo, significa letteralmente “in una sola volta”. La domanda allora riguarda come viene definito “una volta”. In questo contesto, “una volta” viene definito come una fase del tempo. All’interno di una breve sezione di tempo, stanno avvenendo tutti. Se dovessimo suddividere quel breve periodo in microsecondi, potremmo scoprire che alcuni aspetti avvengono uno dopo l’altro in successione; inoltre, molti avvengono proprio simultaneamente, mentre altri no. Tuttavia, si uniscono insieme per formare una piccola unità di tempo. Abbiamo sempre bisogno di controllare le definizioni un po’ più in profondità.

Non è che questi aspetti cognitivi stiano avvenendo in fasi completamente differenti; vanno di pari passo. In altre parole, stiamo parlando di un breve lasso di tempo, l’unità di tempo più piccola che possiamo percepire. Ad esempio, se quest’unità viene definita come il tempo necessario per schioccare le dita, allora potremmo non essere in grado di percepire i piccoli microsecondi che formano la sequenza che produce uno schiocco delle dita. Diremmo che avviene tutto in una volta perché è difficile per noi da percepire; in realtà, si potrebbe certamente dividere questa unità di tempo in microsecondi.

Tuttavia, l’udito, la vista, l’olfatto, il provare una sensazione fisica – tutti questi avvengono letteralmente allo stesso tempo. Ci sono alcune teorie buddhiste secondo cui si alternano molto velocemente, mentre altre dicono che stanno avvenendo simultaneamente. È solo questione di quanta attenzione prestiamo a ciascuno di essi. Certamente questo lo sappiamo dalla nostra esperienza. Mentre parliamo con qualcuno, se abbiamo tutti i nostri sensi, li vediamo e li sentiamo simultaneamente.

Che tipo di influenza o effetto karmico può avere il fare giudizi e commenti mentali nella nostra relazione con il Dharma, e nel nostro progresso lungo il sentiero?

Quando analizziamo i giudizi che potremmo fare o i vari atteggiamenti che potremmo esprimere nella nostra mente quando vediamo le persone o leggiamo o cose del genere, queste [azioni] possono certamente avere un risultato karmico. Queste sono azioni mentali. Ad esempio, se pensiamo con un atteggiamento distorto, antagonista, quando ascoltiamo alcuni insegnamenti o leggiamo qualche libro di Dharma – in altre parole, con pensieri come “Questo è davvero stupido” e “Che ridicolo!” e così via – questo atteggiamento certamente ha effetti karmici.

In modo simile, i nostri commenti mentali mentre interagiamo con qualcuno che consideriamo essere una persona orribile, un nostro rivale o nemico, ad esempio, avranno anche un effetto karmico. Mentre li ascoltiamo, potremmo pensare a cosa dire o fare per ferirli seriamente. Questo modo di pensare è l’azione mentale distruttiva del pensare con malvagità, e certamente ha conseguenze karmiche negative. In maniera simile, se pensiamo che qualcuno sia molto sexy e attraente e tutto quello a cui pensiamo quando interagiamo con lei è come sedurla, questo è il pensiero bramoso che ovviamente avrà anche degli effetti karmici. Un altro esempio è se stiamo solo pensando a come possiamo vendergli qualcosa. Questo tipo di pensiero bramoso ha effetti karmici, vero?

C’è una differenza tra il fare commenti su noi stessi e sugli altri? Inoltre, fare commenti a noi stessi su noi stessi può essere di aiuto in qualche modo?

Riguardo al fare commenti a noi stessi su noi stessi, non siamo ancora giunti a questo punto, voglio affrontare questo argomento quando parleremo di come applicare questi cinque tipi di consapevolezza profonda a noi stessi. Ma fondamentalmente, abbiamo bisogno di prenderci cura anche di noi stessi. Dopotutto, siamo essere umani, come tutti gli altri, e abbiamo anche sentimenti. L’atteggiamento che abbiamo verso noi stessi e come ci trattiamo influenzerà la nostra esperienza della vita, proprio come influenzerebbe quella di qualcun altro.

Se facciamo commenti e giudizi negativi su noi stessi mentre interagiamo con gli altri, e se continuiamo a convincerci che “Oh, sono proprio un perdente”, oppure “Non piacerò a questa persona”, eccetera, questo certamente influenzerà la nostra interazione con la persona. I nostri atteggiamenti negativi accumulano e rafforzano l’abitudine di avere bassa autostima e poca fiducia in noi stessi.

Ora è vero che abbiamo bisogno di essere consapevoli di come stiamo parlando e come stiamo agendo per poter correggere i nostri comportamenti errati. Ma sgridare noi stessi dopo aver detto qualcosa di stupido, come dire nella nostra mente, “Quella era una cosa stupida da fare, sono un idiota”, potrebbe non essere la strategia migliore. Abbiamo bisogno di riconoscere che abbiamo detto una cosa stupida, e senza sgridarci, decidere di smettere di parlare in quel modo. A volte è utile dire a noi stessi, “basta”, particolarmente prima di dire qualcosa di stupido; ma sgridare noi stessi dopo aver detto qualcosa di stupido non è di grande aiuto. Ci fa solo sentire male.

Abbiamo bisogno di lasciare andare le cose stupide. Ad esempio, se è il caso, potremmo scusarci con l’altra persona e dire: “Mi spiace, quella era una cosa stupida da dire”. Ma se ne facciamo una grande cosa e ci rimuginiamo sopra, non solo ci sentiremo molto in colpa, ma ciò ostacolerà fortemente la nostra interazione con gli altri. Questo punto è molto importante, in effetti. Se facciamo uno sbaglio o qualcun altro fa uno sbaglio, lo ammettiamo, ci scusiamo, cerchiamo di non ripeterlo, e andiamo avanti. Lasciamo andare. Non ne facciamo una grande cosa. È come quando danziamo con qualcuno e accidentalmente gli pestiamo il piede. Diciamo, “Mi spiace”, e poi continuiamo a danzare. Tuttavia, se ci scusiamo per cinque o dieci minuti, diventa semplicemente ridicolo.

Ora, d’altro canto, se invece non facciamo altro che congratularci, “Uau ho parlato davvero bene, sono intelligentissimo”, ciò crea molta arroganza e orgoglio. Non c’è nulla di speciale nel fare bene o nel fare errori. Questa è la vita, è piena di alti e bassi. Ma se ingigantiamo il fatto che le cose stanno andando bene, allora è come quando siamo con qualcuno e diciamo, “Non ci stiamo divertendo un mondo?”. Questo rovina tutto, vero?

C’è qualcosa di diverso in questo esempio, che si chiama “gioire”. Siamo felici e gioiosi per le cose positive che abbiamo fatto, ma non è la stessa cosa di pensarci troppo o di ingigantire la cosa.

Ora passiamo al tipo successivo di consapevolezza profonda.

Consapevolezza profonda dell’uguaglianza

Come abbiamo detto, con la consapevolezza dell’uguaglianza raggruppiamo le cose secondo alcune caratteristiche che hanno in comune. Ad esempio, se ci troviamo con molte persone, possiamo unirci tutti secondo qualche comportamento che noi tutti abbiamo in comune. Tuttavia, tendiamo ad essere molto limitati in questa abilità. Ad esempio, da un punto di vista, siamo limitati in termini di quante persone mettiamo insieme in un gruppo. Se includiamo le persone nel gruppo di coloro che vorremmo aiutare, potremmo non includere tutti in quel gruppo.

Da un altro punto di vista, il modo in cui vediamo gli altri come uguali potrebbe avere dei limiti. Potremmo considerarli uguali solo secondo certi aspetti ma non secondo altri. Questo, ovviamente, ci porta alla consapevolezza profonda della realtà. Ad esempio, potremmo trovarci in un negozio a fare una lunga fila alla cassa. Potremmo essere in grado di considerare che tutte le persone in fila siano ugualmente in fila, ma potremmo non vedere l’uguaglianza di tutti nel senso che vanno di fretta, che preferirebbero non stare in fila, e che vorrebbero velocemente che arrivasse il loro turno alla cassa. Per via di questi limiti, diventiamo impazienti e irritati con le persone davanti a noi.

Questo limite non riguarda soltanto mettere insieme gli altri in un gruppo o avere, teoricamente, la stessa considerazione per gli altri, noi stessi inclusi. Se ci troviamo in un gruppo di persone, prestiamo la stessa attenzione a tutti? Se siamo un maestro in classe, prestiamo la stessa attenzione ad ogni studente o solo ai nostri preferiti? Se è solo per i nostri preferiti, questo è un difetto della nostra consapevolezza profonda dell’uguaglianza.

Se sviluppiamo sempre di più questa consapevolezza profonda dell’uguaglianza, fino al punto in cui siamo un Buddha, avremo la stessa considerazione per tutti. Metteremmo tutti insieme considerando che tutti vogliono sempre essere felici e mai infelici e avere lo stesso amore e compassione per tutti. Sapremmo che tutti sono privi di modi impossibili di esistere, e così via. Non lasceremmo fuori nessuno, non ignoreremmo nessuno e non ci dimenticheremmo di nessuno, incluso quel piccolo insetto sotto la roccia.

Questo è il livello di consapevolezza profonda a cui stiamo puntando, il livello risultante di questa consapevolezza profonda dell’uguaglianza. Con l’addestramento, possiamo rafforzare il nostro livello di base in modo tale da poterlo sviluppare fino al livello di un Buddha. Quando siamo in un gruppo, potremmo cercare di avere la stessa cura, la stessa attenzione e così via, verso tutti. Non dobbiamo specificare in quali modi tutti sono uguali – questo sarebbe un passo successivo – ci concentriamo semplicemente sulla questione fondamentale di trattare tutti allo stesso modo.

Pratichiamo ora con il nostro gruppo qui. Solo come spunto interessante, questa consapevolezza dell’uguaglianza è il fattore più importante per descrivere una persona davvero intelligente. È l’abilità di vedere schemi e modelli nuovi in grado di mettere insieme sempre più cose scoprendone la loro uguaglianza. Se pensiamo a qualcuno come Einstein, ad esempio, era in grado di sfornare formule matematiche capaci di descrivere cose che nessuno aveva mai fatto prima. Da dove proviene tutta questa intelligenza? È l’abilità di avere questa forte consapevolezza profonda dell’uguaglianza. Queste persone sono in grado di creare anche nuove teorie sociali e psicologiche. In generale, questa è la consapevolezza profonda dell’uguaglianza – essere in grado di mettere insieme le cose e vedere lo schema di ciò che hanno in comune.

In questo esercizio per sviluppare la consapevolezza profonda dell’uguaglianza, cominciamo, ovviamente, con la base di una mente calma e di un atteggiamento premuroso. Poi, ci guardiamo intorno e osserviamo tutte le persone nel nostro campo visivo considerandole tutte uguali. Non dobbiamo specificare i modi in cui sono uguali – ad esempio sono tutte donne, tutti esseri umani, tutti messicani, o che tutti vogliono essere felici e non vogliono essere infelici. Non dobbiamo andare così in là, ma semplicemente consideriamo tutti uguali.

Questa consapevolezza dell’uguaglianza potrebbe basarsi sull’informazione visiva di vedere le persone, ma potrebbe anche basarsi sulle informazioni sonore se stiamo partecipando in una discussione con molta gente. Abbiamo la stessa considerazione per tutti quelli che stanno parlando, e non stiamo ascoltando semplicemente le persone che ci piacciono. Dopotutto, stiamo solo sentendo il suono delle loro voci, e i suoni sono tutti ugualmente dei suoni. In maniera simile, le persone che emettono i suoni quando parlano sono tutte ugualmente delle persone che parlano.

Cominciamo l’esercizio:

  • Per cominciare, mentre guardiamo in basso, ci calmiamo concentrandoci sul respiro. Ovviamente, quando interagiamo con le persone, non possiamo chiedere un’interruzione per concentrarci sul respiro, come in una partita di calcio; tuttavia, ai fini di questo esercizio è una pratica utile.
  • Con una mente quieta e un atteggiamento premuroso, ci guardiamo intorno nel cerchio.
  • Osserviamo due o tre persone che sono nel nostro campo visivo – o se stiamo ascoltando un gruppo di persone, le due o tre voci che sentiamo – e cerchiamo di considerarle uguali. Ovviamente, è più efficace se abbiamo un gruppo molto eterogeneo, ma facciamo quello che possiamo ora.
  • Possiamo ricordare il nostro esempio dalla Marcia dei pinguini, i centomila pinguini sul ghiaccio. Se dovessimo vederli, li vedremmo tutti come uguali, vero? In maniera simile, consideriamo uguali tutte le persone di questo cerchio. Proprio come con i pinguini, al nostro occhio sembrano tutte uguali, e alle nostre orecchie sembra che emettano gli stessi suoni. Nessun pinguino è speciale, ma se potessimo portare a casa uno qualunque di questi pinguini, potremmo amarli e prendercene cura allo stesso modo, vero? Forse per i pinguini tutti gli esseri umani sono uguali.
  • In questa maniera, potremmo avere lo stesso amore e la stessa premura per tutti. Potremmo aiutare tutti. Che differenza fa? Siamo tutti uguali.
  • Poi guardiamo nuovamente in basso, ci concentriamo sul respiro, e lasciamo che l’esperienza si stabilizzi.

Questo tipo di consapevolezza profonda dell’uguaglianza è qualcosa che possiamo facilmente praticare quando ci troviamo in un negozio affollato, al cinema, in un bus, un treno o un aereo – qualunque posto in cui c’è molta gente. Ad esempio, quando siamo bloccati nel traffico, pensate che tutti siano ugualmente bloccati nel traffico; tutti vorrebbero allo stesso modo non ritrovarsi nel traffico.

Consapevolezza profonda individualizzante

Con la consapevolezza profonda individualizzante, siamo consapevoli di una persona (o di un oggetto), distinguendola dagli altri oggetti o persone all’interno di un gruppo. Questo processo è alquanto limitato al livello di base. Ad esempio, andiamo al ristorante e una persona viene a servirci al nostro tavolo, e noi vediamo questa persona semplicemente come un altro cameriere o una cameriera. Li vediamo come una parte di un gruppo, e non siamo realmente consapevoli del fatto che sono una persona. Tuttavia, non è soltanto un altro cameriere. Questo è un essere umano che ha una famiglia, una vita, e tutte le cose che abbiamo noi. È una persona, non semplicemente un cameriere.

La consapevolezza profonda individualizzante crea le basi per rispettare un’altra persona. Senza di essa, non rispetteremmo qualcuno come una persona, vero? Se lavoriamo in un negozio, non è semplicemente un altro cliente, è una persona. Se siamo un dottore, non è un altro paziente, è una persona. Se riceviamo un’e-mail da qualcuno, non si tratta solo di un’altra e-mail, ma è l’e-mail di una persona e dobbiamo rispettarla. Grazie alla consapevolezza profonda individualizzante, unita alla consapevolezza profonda simile allo specchio e quella dell’uguaglianza, possiamo rispondere in modo appropriato.

Al livello risultante saremmo in grado, in quanto Buddha, di vedere e rispettare l’individualità di chiunque. Un Buddha ha lo stesso amore, compassione, e cura per tutti. Inoltre, un Buddha insegna ciascuna persona in modo specifico, secondo il livello che può comprendere, il suo contesto culturale, eccetera.

Torniamo ai nostri cerchi e proviamo questo esercizio insieme.

  • Di nuovo, cominciamo guardando in basso, e calmiamoci concentrandoci sul respiro.
  • Con una mente calma e un atteggiamento premuroso, guardiamoci attorno e cerchiamo di vedere e rispettare ciascuno come una persona specifica.
  • Sebbene abbiamo la stessa cura per tutti, li individuiamo con rispetto. Questo funzionerebbe anche quando ascoltiamo. Non è semplicemente un’altra chiamata, un’altra voce, o un altro messaggio. Invece, con la consapevolezza individualizzante, rispetteremmo ciascun messaggio e ciascuna telefonata – ogni voce che sentiamo – avendo cura per l’individuo. Non abbiamo bisogno di sapere chi sia questa persona; tuttavia, abbiamo bisogno di rispettare ogni persona sia che rispondiamo ad una voce sia che vediamo qualcuno.
  • Poi guardiamo in basso, ci concentriamo sul respiro, e lasciamo che l’esperienza si stabilizzi.

Siete riusciti a fare questo esercizio? Avete acquisito un’idea generale di ciò di cui stiamo parlando?

Dovremmo usare qualche caratteristica distintiva della persona per individuarla, o questo dovrebbe avvenire indipendentemente da qualunque caratteristica distintiva della persona?

Questa domanda introduce una profonda discussione filosofica riguardo l’esistenza di caratteristiche distintive dal lato della persona – queste sono caratteristiche che ci consentono di distinguere una persona dall’altra. Queste caratteristiche possono essere individuate nella persona, e hanno il potere di stabilire l’esistenza di quella persona come un individuo unico? La risposta Gelug prasangika a entrambe le domande è “no”.

Una persona, voi o me, è qualcosa di non statico: in quanto persone, cresciamo e cambiamo tutto il tempo. Ma, in quanto persone, non siamo né un fenomeno fisico né un modo di essere consapevoli di qualcosa. Una persona è ciò che in gergo tecnico buddhista viene chiamato “fenomeno d’imputazione”, qualcosa che non può esistere o essere conosciuto separatamente da una base. La base d’imputazione, nel caso di una persona, è un continuum individuale di un set di cinque fattori aggregati che cambiano costantemente. Questi sono i fattori che formano ciascun momento della nostra esperienza: un corpo, la mente, le emozioni, e così via.

Inoltre, una persona può solo essere conosciuta assieme alla sua base o parte della sua base, che a sua volta appare ed è conosciuta simultaneamente. In breve, per vedere una persona, dobbiamo anche vedere qualche parte del suo corpo. Non possiamo semplicemente vedere una persona. Ma, quando indaghiamo, non possiamo trovare la “persona” da qualche parte nel corpo. Ciononostante, c’è una persona e possiamo vederla.

In maniera simile, le caratteristiche distintive e individualizzanti sono fenomeni d’imputazione che possono solo essere conosciuti simultaneamente alla loro base – la persona – che anch’essa appare ed è conosciuta. Ma la caratteristica distintiva di una persona – che ci consente di distinguerla da un’altra – non può essere individuata né dal lato della persona né dal lato del corpo della persona che vediamo quando osserviamo la persona.

Capisco che non è molto facile da comprendere. Ciononostante, il punto di vista prasangika non è semplicemente un’arguta distinzione metafisica; questo punto di vista implica modi molto diversi di relazionarsi alle persone. Se ci fosse qualche caratteristica specifica, trovabile, distintiva, dal lato della persona che la rendesse un individuo, allora cercheremmo sempre di trovare ciò che rende questa persona così unica o speciale. D’altro canto, se vedessimo la caratteristica distintiva semplicemente come un fenomeno d’imputazione che non può essere trovato dal lato delle persone, allora non ci sarebbe nulla di trovabile riguardo nessuno che sia speciale. Non importa chi stiamo vedendo o con chi stiamo interagendo, possiamo avere lo stesso atteggiamento verso chiunque.

La tua domanda offre uno spunto molto importante. Spesso studiamo queste sottili distinzioni dei sistemi metafisici del Buddhismo in tutti questi sistemi di principi. Potremmo chiederci quale sia la rilevanza di tutto questo. Forse è solo un modo per addestrare il nostro intelletto. In effetti, le conseguenze di ciascuna visione nei termini del nostro atteggiamento verso gli altri e su come ci relazioniamo verso di loro è molto significante. Dobbiamo solo fare il passo successivo di considerare le applicazioni pratiche dei nostri studi nella vita. Il punto cruciale da considerare è, se pensassimo effettivamente secondo i termini di questa specifica visione metafisica, come ciò influenzerebbe il modo in cui interagiamo con gli altri?

Questa è la sfida interessante ed eccitante di studiare questi vari sistemi di principi. Non è per passare un esame ed essere in grado di rispondere alle domande. Il punto è il seguente: una volta che abbiamo compreso una parte significativa di qualunque sistema buddhista di principi, il passo successivo è capire cosa vorrebbe dire vedere il mondo in questo modo, e come ciò influenzerebbe le nostre interazioni con gli altri e i nostri atteggiamenti verso noi stessi. Questo tipo di indagine è la parte veramente eccitante di questi studi. È fondamentale non ignorare questo aspetto e non rimanere semplicemente al livello intellettuale di questi studi.

La consapevolezza profonda del conseguimento

Quella successiva, la consapevolezza profonda del conseguimento, è la consapevolezza con cui ci relazioniamo a qualcuno. È la consapevolezza profonda di fare qualcosa con loro o a loro in risposta a ciò che percepiamo con le altre tre consapevolezze profonde: quella simile allo specchio, dell’uguaglianza e individualizzante.

Come relazionarsi a qualcuno? Questo si fa prendendo le informazioni dalla consapevolezza profonda simile allo specchio, unendole ad altre informazioni, con la consapevolezza profonda dell’uguaglianza, in un gruppo che condivide una caratteristica o uno schema comune, e rispettando l’individualità della persona con la consapevolezza profonda individualizzante. Sulla base di queste tre tipologie di consapevolezza profonda, poi con la consapevolezza profonda del conseguimento siamo in grado di rispondere. La consapevolezza profonda della realtà, aggiunta a queste, ci offre delle informazioni su come rispondere.

Noi tutti abbiamo questa capacità di rispondere e di sapere come rispondere, almeno fino a un certo punto. Ad esempio, se incontriamo un bambino, sappiamo come interagire con il bambino in un certo modo. Se è un adulto, non parliamo all’adulto nello stesso modo in cui parliamo al bambino, e certamente non nello stesso modo in cui parleremmo con un cane. Se si trattasse di un poliziotto o un funzionario governativo, parleremmo anche in modo diverso. Saremmo in grado di relazionarci con ogni persona in modo appropriato.

La consapevolezza profonda individualizzante è molto importante qui. Con la consapevolezza dell’uguaglianza, mettiamo insieme il fatto che abbiamo parlato con altri bambini, e quindi ci rendiamo conto che stiamo parlando con un bambino. Tuttavia, sappiamo anche che ogni bambino è diverso. Non è che con ogni bambino parliamo in un modo predefinito. Non è che con ogni persona che è turbata possiamo cercare sul nostro computer e trovare la soluzione numero 233, che spiega come affrontare le persone turbate, usando pertanto sempre quella quando qualcuno è turbato. Non funziona così.

Abbiamo bisogno di personalizzare la nostra risposta utilizzando la consapevolezza profonda individualizzante, e questo implica usare la consapevolezza profonda del conseguimento, la consapevolezza grazie alla quale ci relazioniamo [con le cose o le persone]. Ciò che è davvero importante sottolineare con questa consapevolezza profonda è essere disposti a relazionarsi con ciascuna persona secondo ciò che sarebbe appropriato per quella persona. Di nuovo, questo richiede interesse e una mente quieta e premurosa, vero? Quando abbiamo questa consapevolezza profonda del conseguimento, sembra come se la nostra energia si stia manifestando ad ogni persona in modo appropriato.

Quando questa consapevolezza profonda è al livello di un Buddha, consentirà a un Buddha di insegnare e di relazionarsi a ogni persona in un modo appropriato. È così che il Buddha insegna mediante i cosiddetti mezzi abili. Quando parliamo dei mezzi abili, questa non è la traduzione più utile perché l’enfasi si pone sui metodi e non sul fattore mentale di essere abili nell’usare metodi appropriati, che è il significato effettivo.

Pratichiamo ora la consapevolezza profonda del conseguimento:

  • Ancora una volta, mettiamoci in un cerchio, cominciando a guardare in basso, concentrandoci sul respiro e calmandoci.
  • Dopo esserci calmati, allora ci guardiamo attorno nel cerchio con l’intenzione di relazionarci ad ogni persona in modo appropriato. Potremmo non sapere quale sia quel modo appropriato – questo pertiene alla consapevolezza profonda della realtà, che tratteremo nella fase successiva – ma questa intenzione a relazionarci con la persona è la cosa più importante, vero? Poi, interagendo con la persona, scopriremo come farlo.
  • Infine, guardiamo in basso, ci concentriamo sul respiro e lasciamo che l’esperienza si stabilizzi.

Quando interagiamo con i grandi lama, notiamo che si comportano in modo diverso a seconda della persona che incontrano. Con alcuni studenti devono essere molto gentili; con altri, devono essere molto rigidi; con alcuni sono molto amichevoli mentre con altri sono molto formali. Con ogni persona, stanno rispondendo in modo appropriato. È davvero notevole quanto siano in grado di cambiare istantaneamente da un modo di interagire all’altro.

Anche noi siamo capaci di interagire così. Quando guidiamo, ad esempio, la situazione cambia costantemente e rispondiamo di conseguenza a seconda del traffico. Tuttavia, ci dev’essere l’intenzione di rispondere a qualunque cosa stia accadendo in modo appropriato. Se rispondiamo a qualunque cosa semplicemente suonando il clacson e guidando il più veloce possibile, non funziona.

Consapevolezza profonda della realtà

L’ultimo tipo di consapevolezza profonda è la consapevolezza profonda della realtà. Grazie a questo tipo di consapevolezza, il punto più utile da considerare è che le cose cambiano di continuo. Cosa implica questo? È un livello di apertura.

Ovviamente, quando guidiamo, abbiamo un certo livello di apertura. Dobbiamo essere aperti alle varie curve sulla strada e alle condizioni del traffico, e poi possiamo rispondere e comportarci in modo appropriato, cambiando se necessario. Ma spesso questo tipo di consapevolezza profonda è molto limitata dentro di noi. Ad esempio, molti di noi tendono a trattare i nostri figli, anche quando invecchiano, come se avessero ancora dodici anni. Anche se hanno ventiquattro anni, continuiamo a trattarli come se ne avessero dodici. Questo causa molti problemi, vero? Con la consapevolezza profonda della realtà, possiamo essere consapevoli di come stia cambiando nostro figlio, capire che sono aperti al cambiamento, e di conseguenza dal lato nostro essere aperti nella nostra risposta a quei cambiamenti.

Nella nostra interazione con una persona, è importante notare come cambia il suo umore. Dobbiamo essere consapevoli che questa persona è soggetta a cambiamenti d’umore a seconda di come procede l’interazione e molti altri fattori. Inoltre, abbiamo anche bisogno di essere aperti a cambiare in termini di come rispondiamo a situazioni mutevoli. Questo livello di apertura è molto importante.

Ad esempio, ho un amico che mi dà vari consigli su questioni che riguardano il mio sito web. A volte mi offre un suggerimento e alcune ragioni per convincermi che è una buona direzione da prendere. Io gli rispondo che accetto il suo consiglio e che metterò in pratica i suoi suggerimenti. Non importa quante volte io dica “Accetto quello che dici”. Lui non cambia. Non è aperto al fatto che ho accettato il consiglio e continua a cercare di convincermi.

Potremmo cadere nella stessa situazione: spieghiamo qualcosa a qualcuno, lui capisce cosa intendiamo dire, ma noi continuiamo a spiegarglielo. Un altro esempio potrebbe essere quando diciamo alla nostra hostess che abbiamo avuto abbastanza cibo ma lei continua a insistere di darcene di più.

Con la consapevolezza profonda della realtà, siamo aperti a situazioni mutevoli, ai cambiamenti negli altri quando interagiamo, e siamo flessibili e aperti ai cambiamenti in noi stessi. Se dovessimo perfezionare questa consapevolezza raggiungendo lo stato di un Buddha, saremmo istantaneamente freschi e aperti al cambiamento in ciascun momento, e pertanto saremmo in grado di rispondere in modo appropriato.

Qualcuno potrebbe obiettare e domandarsi se questo ci farebbe diventare una sorta di specchio. “È questo tutto ciò che io sono, solo uno specchio che riflette e risponde a tutti? Come faccio a essere me stesso? Non ho bisogno di seguire la mia vera natura ed essere sempre me stesso con tutti?”. Questo ovviamente ci porta a una grande discussione sull’io convenzionale e su come esistiamo, e cosa vorrebbe dire essere “me stesso”.

C’è un vero “io” inteso come una persona separata da tutto quello che stiamo facendo e a cui non siamo fedeli? Siamo un “io” differente quando siamo gentili rispetto a quando siamo rigidi con gli altri? È l’io convenzionale solo un’imputazione su come rispondiamo in ciascun momento dell’esperienza? Quello sono “io”? Beh, sì. In effetti, non c’è nessun “io” separato a cui dobbiamo essere fedeli che sia diverso da questo “io” che è un’imputazione sui fattori aggregati di ciascun momento della nostra esperienza. Abbiamo bisogno di connettere tutti i vari argomenti del Dharma tra di loro. Tutti i pezzi del puzzle si mettono insieme in vari modi. 

Nuovamente, facciamo un cerchio e guardiamoci a vicenda con questa consapevolezza profonda della realtà, questa apertura. È un atteggiamento in cui siamo aperti alla realtà delle altre persone man mano che cambiano e siamo aperti nel senso di essere flessibili su come rispondiamo.

  • Cominciamo come sempre guardando in basso e concentrandoci sul respiro.
  • Poi ci guardiamo l’un l’altro con questo atteggiamento di apertura – questa consapevolezza profonda della realtà, mentre manteniamo un atteggiamento premuroso e una mente quieta.
  • Mentre lo facciamo, se abbiamo successo nel farlo, diventiamo molto rilassati. Se siamo tesi e pensiamo, “Oh, non so che fare”, allora vuol dire che ci stiamo aggrappando a qualche idea fissa. Se siamo realmente aperti, siamo totalmente rilassati.
  • Poi, ancora una volta, guardiamo in basso, ci concentriamo sul respiro e lasciamo stabilizzare l’esperienza.

Tutti i cinque tipi di consapevolezza profonda si connettono insieme

Quando parliamo di questi cinque tipi di consapevolezza profonda, devono tutti lavorare insieme. Tutti e cinque funzionano insieme come un singolo atteggiamento che abbiamo verso gli altri. Esploreremo di più nella prossima sessione come possono essere indirizzati verso noi stessi. Ma quando abbiamo lo stato mentale di tutti i cinque tipi di consapevolezza profonda messi insieme, sebbene sia difficile da descrivere a parole, questo stato diventa in sé un atteggiamento e un modo di essere consapevoli degli altri. Grazie a questo atteggiamento sfaccettato e completo, ci relazioniamo con il mondo prendendo tutte le informazioni, avendo lo stesso interesse e cura per tutti. Inoltre, abbiamo rispetto per ciascun individuo e l’intenzione di rispondere in modo appropriato e con rispetto. Siamo anche aperti agli altri e a tutta la situazione.

Quando incontriamo qualcuno, poi, ovviamente, abbiamo bisogno di avere una mente non giudicante, calma, e un atteggiamento premuroso. Siamo aperti ad acquisire tutte le informazioni man mano che cambiano. Siamo ugualmente interessati alla persona e ci prendiamo cura di lui o lei come faremmo con chiunque altro – ciò significa che siamo sinceramente interessati alla persona. Riconosciamo e rispettiamo la loro individualità e rispondiamo in modo appropriato. Tutto rientra davvero in un singolo stato mentale. Questo è il livello di consapevolezza profonda a cui aspiriamo nel nostro addestramento.

Ricordatevi che abbiamo già i materiali di lavoro per tutto questo perché noi tutti abbiamo una base per questi cinque tipi di consapevolezza profonda. Più ci addestriamo e più pratichiamo, più li svilupperemo ulteriormente sul sentiero spirituale che porta alla Buddhità. Quando diventeremo un Buddha, saremo in grado di unire perfettamente tutti questi cinque tipi di consapevolezza profonda.

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