I primi tre dei quattro punti dello scopo iniziale

Una panoramica dello scopo iniziale

Nelle ultime sessioni abbiamo parlato dell’affidarsi a un maestro spirituale e della preziosa rinascita umana, entrambi questi argomenti servono come base per l'argomento che segue. È possibile che ci siano persone dalle facoltà estremamente acute che si sono allenate molto nelle vite precedenti in tutti gli addestramenti e le meditazioni e hanno acquisito familiarità, che in questa vita sono in grado di generare in modo piuttosto immediato e diretto bodhicitta e la visione profonda della vacuità. Se nel nostro caso non è così, allora occorre praticare in modo ordinato, percorrendo progressivamente le varie fasi delineate nel sentero graduale.  

Per quanto riguarda il livello o scopo iniziale della motivazione, ci sono quattro argomenti di meditazione: 

  • Il primo è la meditazione sull'impermanenza. 
  • Il secondo sono gli svantaggi che conseguono dal rinascere nei regni inferiori. 
  • Il terzo è il prendere rifugio.
  • Il quarto è pensare a causa ed effetto karmici; su questa base ci asteniamo dal commettere le dieci azioni distruttive. 

Morte e impermanenza

Abbiamo parlato della preziosa rinascita umana di cui disponiamo. Riflettiamovi ulteriormente, pensando che è un conto se questa rinascita umana, questa base di lavoro che abbiamo, durasse per sempre tuttavia, in realtà, non dura per sempre, è impermanente. Questo corpo non durerà per sempre e lo perderemo rapidamente, quindi dobbiamo utilizzare il tempo che ci resta per praticare il Dharma nel miglior modo possibile.  

Di solito, quando pensiamo alla morte e all'impermanenza, la nostra mente diventa un po' triste perché non c'è alcuno che non tema veramente la morte; alcune persone ne sono così spaventate che non vogliono nemmeno sentirne parlare. Questo atteggiamento non li proteggerà né li aiuterà, perché è solo questione di tempo prima che arrivi la loro morte effettiva. Chiaramente questo non è un buon atteggiamento, se siamo consapevoli della morte è possibile eliminare la sofferenza che potrebbe sopraggiungere in quel momento.  

Inoltre, se non fosse possibile eliminare la sofferenza al momento della morte, allora certamente sarebbe meglio non pensarci affatto tuttavia, poiché esiste un metodo per evitarla la paura è opportuno essere consapevoli della morte adesso. Ora che possediamo una preziosa rinascita umana ed esiste un metodo attraverso il quale possiamo evitare la sofferenza del momento della morte, vale la pena di applicare questi metodi. 

Fino ad ora abbiamo commesso molte azioni distruttive e accumulato molto potenziale karmico negativo; in generale ci siamo comportati in modo molto indisciplinato e tutto questo è accaduto perché non eravamo consapevoli della nostra morte. 

È estremamente importante esserne consapevoli. Uno dei fattori che spinsero il Buddha stesso ad impegnarsi nella pratica intensiva del Dharma fu il suo incontro con la morte, quando vide una persona deceduta. Se la morte non esistesse, allora il Buddha stesso avrebbe potuto rimanere felicemente per sempre nel palazzo reale godendo della sua posizione. Ma, poiché si rese conto che la morte sarebbe arrivata e che la sua posizione reale non sarebbe durata, distolse la mente da questo rinunciando a tutto e dedicandosi al Dharma.   

Quando non siamo consapevoli della morte accade che, quando sopraggiunge, sperimentiamo molta sofferenza e a quel punto sarà troppo tardi, perché moriremo. Jetsun Milarepa in un canto disse “Poiché ho paura della morte sono andato sulle montagne per praticare intensamente il Dharma, ma ora che ho raggiunto il risultato finale non temo più la morte che non verrà da me”.

Le meditazioni sulla morte

Per quanto riguarda le meditazioni sulla morte, ci sono tre punti su cui meditare:

  • La morte è certa. 
  • Il momento della morte è completamente incerto. 
  • In punto di morte nulla sarà di alcuna utilità tranne la nostra pratica del Dharma. 

Ognuno di questi tre ha tre ragioni che lo supportano, approfondiamole.

La morte è certa

Le tre ragioni a sostegno della certezza della morte sono:

  • Il signore della morte verrà di certo e non ci sono circostanze che possano evitarlo.
  • Quando la nostra vita è finita, non può essere estesa.
  • Mentre siamo vivi, è poco il tempo che possiamo dedicare allo studio e alla pratica del Dharma. 

Per quanto riguarda questa prima ragione ci sono ancora tre punti:

  • Non importa quale tipo di corpo abbiamo, non avremo mai un corpo immortale non soggetto alla morte. 
  • Indipendentemente da dove viaggiamo o viviamo, non possiamo scappare alla morte. 
  • Qualunque sia il metodo usato, il tipo di medicina, i dispositivi meccanici o i mantra che utilizziamo, quando arriverà il momento della morte, questi non saranno di alcun aiuto per evitarla. Quando il nostro tempo finisce, moriamo. 

Il Buddha è un essere illuminato e quindi non è costretto a morire, e in realtà non muore nel senso normale; tuttavia, per noi, ha manifestato la morte e il trapasso. Per noi, non c'è dubbio che moriremo e che, indipendentemente dal tipo di corpo che abbiamo, non è immortale. 

Non importa dove andiamo, non c'è luogo che la morte non possa raggiungere. Alcune persone che vivono a Dharamsala e si ammalano gravemente, pensano di andare a farsi curare in uno dei famosi ospedali occidentali: possono andarvi ma comunque possono morire anche lì. Non importa dove andiamo, quando il nostro tempo scade moriamo. 

C'era una volta un ghesce che aveva preso in affitto una stanza nella casa di una signora anziana che un giorno prese una pulce da suo figlio e gli disse "Gettala in qualche posto dove non morirà". Il ghesce che si trovava lì la sentì e le disse "Se esiste un posto del genere, per favore getta lì anche me". Non c'è luogo dove non moriremo. Naturalmente la madre aveva in mente qualcosa di un po' più innocente, un luogo senza gente, dove non sarebbe stato calpestato. In definitiva, infatti, non esiste un luogo in cui non moriremo. 

Non importa quale tipo di dispositivi meccanici utilizziamo, o anche se entriamo in guerra contro la morte, non c'è alcunchè che possa impedirci di morire; anche le strutture mediche più sofisticate non possono impedirci di morire quando giunge il nostro momento. In effetti, anche il dottore stesso morirà quando giungerà il suo tempo. 

Se fosse possibile comprare la vita dalla morte, se ci fossero dispositivi meccanici, medicine o mantra o qualcosa che possa prevenire la morte, allora le persone più ricche avrebbero potuto comprarla. Eppure scopriamo che non è così, nemmeno i ricchi possano evitare di morire. Questi sono tre punti su cui meditare riguardo a questo aspetto del momento della morte.  

Il secondo punto sulla certezza della morte è che, indipendentemente dalla durata della nostra vita, non c'è tempo che possa essere aggiunto. In altre parole, se in una vita precedente abbiamo accumulato il potenziale karmico per vivere ora una vita di 100 anni, allora non possiamo fare alcunchè in questa vita per vivere oltre quei 100 anni. Una volta nati, i 100 anni iniziano a scorrere. 

Non appena nasciamo, indipendentemente da cosa facciamo, ci avviciniamo sempre di più alla nostra morte, costantemente. Non possiamo fermarci e staccarci dal nastro in movimento per un po' e poi continuare, è come in un aereo, un'auto o un treno in rapido movimento senza possibilità di fermarsi. Quando guidiamo un'auto, ovviamente possiamo fermarla e fare marcia indietro; tuttavia, quando siamo nell'auto che si dirige verso la morte, non si può fare marcia indietro. Pensiamoci.  

Il terzo punto relativo alla certezza della morte è che è estremamente breve il tempo effettivo che dedichiamo alla pratica del Dharma mentre siamo vivi. In una vita di 50 anni, se sommiamo tutto il tempo che dedichiamo effettivamente alla pratica del Dharma, potremmo arrivare a soli tre o quattro anni. Se consideriamo la quantità di tempo che trascorriamo ogni notte dormendo, mangiando, andando al lavoro e tutte queste cose, allora è estremamente breve il tempo che ci rimane da dedicare effettivamente alla pratica. 

Quando siamo giovani, quando siamo bambini fino all'età di circa 16 anni, non siamo nemmeno consapevoli della pratica. Poi, anche se lo siamo e pensiamo di praticarlo, anche così abbiamo solo poco tempo da dedicarvi. Ad esempio, noi qui oggi: durante l'intera giornata dedichiamo forse solo quest'ora qui al Dharma e il resto del tempo siamo coinvolti in altre attività. Anche se siamo qui adesso per un'ora, è solo per un breve numero di giorni ed è un'occasione molto rara. 

Queste sono le tre ragioni che dimostrano perché la nostra morte è certa. Al termine della meditazione su questi tre punti riguardanti il fatto che, poiché siamo nati, è certo che moriremo, dovremmo determinarci a praticare il Dharma prima che il tempo finisca. Anche se pensiamo di farlo lo posticipiamo a domani o dopodomani, ma non dovremmo affatto pensare in questo modo.   

Il modo in cui il potenziale karmico influenza la nostra percezione

Il secondo punto fondamentale su cui dobbiamo riflettere è che non c'è certezza sull'ora della morte. Ci sono tre aspetti da considerare a questo proposito ma, prima di approfondirli, vorrei fare un’introduzione dell'universo che, secondo la descizione dell'Abhidharma, è costituito dal monte Meru, dai quattro continenti e dagli otto subcontinenti. C'è un'altra descrizione dell'universo secondo gli insegnamenti del Kalachakra che è leggermente diversa. 

Secondo gli insegnamenti dell'Abhidharma il monte Meru è quadrato, molto bello e disposto in modo molto gradevole; nella descrizione del Kalachakra è rotondo e appare in un aspetto davvero terrificante, come se stesse per crollare sulla propria testa. Ci sono davvero persone che percepiscono la sensazione che ci sia il monte Meru incombente sopra le loro teste e che stia per crollare su di loro, il che è molto terrificante. Naturalmente non è così, tuttavia secondo questa descrizione ci sono persone che vivono con grande paura questa terrificante visione del Monte Meru incombente sulle loro teste.  

Il modo in cui le cose ci appaiono dipende dai nostri potenziali karmici. A causa del potenziale karmico individuale e del potenziale karmico generale e condiviso che è stato accumulato da tutti, la terra oggigiorno appare sferica alle persone. Questo globo su cui viviamo costituisce l'aspetto del continente meridionale. Non dobbiamo pensare che i continenti settentrionale, occidentale e orientale siano inclusi su questa terra; il globo costituisce semplicemente il continente meridionale. 

Per quanto riguarda la descrizione dell'universo in termini di un monte Meru quadrato e dei quattro continenti, al giorno d'oggi non abbiamo il potenziale karmico per poter vedere le cose in questo modo, non ci appaiono così. Anche se ora la terra ci appare sferica e anche se insistiamo molto che esiste solo questa terra e non esistono il monte Meru, i altri continenti e altri mondi, non possiamo effettivamente dimostrarlo. Non possiamo nemmeno sostenere l'estremo opposto e diventare fanatici del Dharma affermando che l'universo, in realtà, esiste solo come monte Meru, quattro continenti e otto subcontinenti. Un altro estremo sarebbe insistere che la sfericità del mondo è una mera apparenza e non è affatto così: non possiamo sostenerlo perché, in effetti, la terra è rotonda. È il modo in cui esiste. 

Il potenziale karmico è molto interessante. Noi tutti vediamo come acqua il liquido in questo bicchiere, ma agli spiriti famelici apparirebbe come pus. Quando gli esseri umani lo guardano vedono acqua, quando gli dei lo guardano vedono nettare. Non possiamo dire che tutti vedranno questo bicchiere di liquido allo stesso modo: è proprio del particolare potenziale karmico individuale vederlo in un certo modo che determina come apparirà a ciascun essere. Questo è un aspetto a cui dovremmo prestare molta attenzione, poiché è un punto importante.  

Quando diciamo che gli esseri umani lo vedono come acqua, gli spiriti famelici come pus e sangue e gli dei come nettare, ognuno di essi è un modo di vedere valido e un punto di vista corretto per la percezione di quel tipo di essere. Dovremmo dire che è vero, che questo è un bicchiere di pus e sangue per uno spirito famelico, un bicchiere d'acqua per gli umani, e un bicchiere di nettare per dei: queste non sono percezioni distorte come il vedere una doppia immagine della luna, una montagna di neve bianca come blu, o gli alberi che si muovono all'indietro quando li sorpassiamo in treno. Questi sono esempi di percezione distorta in quanto ciò che vediamo non corrisponde realmente a ciò che esiste. Tuttavia, in questo esempio in cui si vede questo liquido come pus, acqua o nettare, questi effettivamente esistono validamente.  

In questo modo dovremmo dire che la terra vista come sfera è valida e vera, esiste così e le persone la vedono così. Allo stesso modo, dovremmo dire che l’universo può anche essere visto come un monte Meru quadrato con quattro continenti e otto subcontinenti a causa del potere del potenziale karmico: esiste in questa forma grazie al potere del potenziale karmico di coloro che lo vedono in questo modo. 

All'interno di quel sistema in cui l'universo appare come il monte Meru e così via, viviamo nel continente meridionale e, dall'altra parte del monte Meru rispetto a noi, c'è il continente settentrionale. Quando il sole sorge e splende qui nel continente meridionale, poiché gira attorno al monte Meru, allora è notte nel continente settentrionale.  

Alcune persone in Tibet dicono questo perché, quando è giorno in Tibet, è notte nell’America del nord, che deve essere il continente settentrionale. Dire questo è una sciocchezza, non è così, significherebbe confondere i due diversi sistemi e mescolarli insieme, creando un pasticcio. Non è così. Quando parliamo dei continenti meridionale e settentrionale, è nel contesto della descrizione fornita nei testi dell'Abhidharma e non dovremmo confondere altri sistemi e altri modi di pensare con quelli. Sono due sistemi completamente diversi che non dovrebbero essere mescolati. 

L'incertezza del momento della morte

La rilevanza di questa discussione sul Monte Meru e sui quattro continenti è che nel testo Una tesoreria degli argomenti speciali di conoscenzaAbhidharmakosha, c'è una descrizione degli esseri umani del continente settentrionale che hanno una durata di vita fissa e certa di 1.000 anni; gli esseri umani nel continente meridionale, tuttavia, hanno una durata di vita incerta e non stabilita. Questo si riferisce a noi.

In generale la durata della vita degli esseri umani del continente meridionale all’inizio dell’ultimo eone intermedio degli eoni di evoluzione era di un numero infinito di anni, un milione di anni, o il più grande numero finito, e poi è lentamente diminuita fino a quando la durata della vita è stata di diverse decine di migliaia di anni, poi diverse migliaia di anni, centinaia di anni, e ora è al di sotto di quella, e non è certa. Ci sono alcune persone che vivono fino a cento anni e altre muoiono intorno ai venti, alcuni muoiono appena nati: non c'è certezza su quanto vivrà ciascuno di noi.  

Ci sono tre aspetti su cui meditare riguardo all’incertezza della durata della nostra vita e di quando moriremo: 

  • Il primo punto: ci sono più circostanze che causano la nostra morte di quelle per rimanere in vita. È facile da capire: esistono tanti tipi diversi di armi e macchine che possono ucciderci e cose terribili nel mondo che possono causare la nostra morte. Lo sappiamo tutti. 
  • Il secondo punto è che sono molto rare le condizioni che possono effettivamente mantenerci in vita, come tutti i vari tipi di medicinali o cure. Anche se esiste una medicina potente che può aiutarci a vivere, di solito è molto costosa e non facile da reperire; ma non dobbiamo pagare nulla per ottenere qualcosa che ci ucciderà. Inoltre, anche ciò che usiamo per mantenerci in vita, come il cibo, può diventare dannoso e ucciderci.  
  • Il terzo punto è che i nostri corpi sono estremamente fragili e deboli, sarebbe un'altra cosa se fossero di pietra o di ferro, ma non è così. I nostri interni sono come un orologio con delle rotelle molto delicate e la più piccola cosa può farle scattare: i polmoni, l'intestino, lo stomaco e il fegato possono essere danneggiati al minimo tocco. C'era un coltivatore che arava il suo campo per piantare delle patate; andò a casa a mangiare e cominciò a far bollire dell'olio per friggere del pane, mise il pane nell'olio ma morì prima di poterlo togliere. 

Da questo esempio possiamo vedere che l’ora della morte è completamente incerta. Possiamo morire istantaneamente in qualsiasi momento. Per quanto riguarda il punto principale che il momento della morte è completamente incerto, dobbiamo considerare e meditare su questi tre aspetti e giungere alla decisione che praticheremo il Dharma proprio adesso. Non rimandiamo a domani né a dopodomani, perché potremmo morire in qualsiasi momento. 

Niente aiuta nel momento della morte tranne il Dharma

Il punto successivo è che, eccetto il Dharma, nient'altro è di aiuto nel momento della morte. Prendendo questo come punto principale, ancora una volta ci sono tre punti da considerare:

  • Il primo è che il nostro corpo non è di alcun aiuto al momento della morte, non importa quanto siano belli i vestiti che compriamo per il nostro corpo, non importa quanto sia buono il cibo con cui lo nutriamo, al momento della morte lo dobbiamo lasciare. Non sarà di alcun aiuto. 
  • Il secondo punto è che non importa quanti amici, parenti, persone care, assistenti e dipendenti abbiamo, al momento della morte nessuno di loro ci sarà di alcun aiuto. Morirà anche un potente generale che dorme nel letto circondato da guardie armate, le guarie non saranno d'aiuto. Infatti, più amici e parenti abbiamo intorno a noi quando stiamo per morire, più dolore ci causano perché sono tutti in lutto per la nostra perdita. Diventiamo così attaccati al pensiero di lasciarli che, in effetti, ciò provoca più danno che aiuto nel momento della morte. 
  • L’ultimo punto è che il denaro, la ricchezza e i beni non servono al momento della morte. Non importa quanta ricchezza e possedimento abbiamo, non possiamo portarne con noi nemmeno una piccola parte.

Alcuni anni fa, Sua Santità il Dalai Lama diede un'iniziazione di Kalachakra in Ladakh, in India, e questa è una storia del benefattore che richiedette questa iniziazione. Egli aveva un amico molto ricco che, quando morì, non poté fare nulla con tutte le sue ricchezze e possedimenti. Il suo corpo fu semplicemente coperto con un panno bianco e fu portato via per essere cremato. Vedendo la fine del suo ricco amico, quest'uomo decise che avrebbe usato i suoi soldi per richiedere e sponsorizzare l'iniziazione di Kalachakra di Sua Santità il Dalai Lama. 

Il benefattore spiegò tutto questo a Rinpoce, di come l'uomo ricco morì senza poter portare le sue ricchezze o possedimenti con sé, e fu cremato coperto da un panno bianco. Rinpoce raccontò questa storia a Sua Santità il Dalai Lama, spiegando che quest'uomo gli aveva raccontato come il suo amico era morto lasciando tutte le sue ricchezze senza poter prendere nulla; quando morì fu semplicemente coperto da un telo bianco. Sua Santità disse "Oh, allora ha potuto portare con sé il panno bianco?" In realtà no, perché fu bruciato nel fuoco durante la cremazione. Anche il telo bianco con cui copriranno il nostro corpo per la cremazione non potrà venire con noi.

Dopo aver pensato e meditato su questi tre punti, la conclusione è che dobbiamo praticare il Dharma; nient'altro ci è di aiuto – non gli amici, né la ricchezza, né i beni, né il nostro corpo – non possiamo portare alcunchè con noi. Tuttavia, la pratica del Dharma può essere di aiuto e quindi questa è l’unica cosa a cui dovremmo dedicarci in termini di ciò che può esserci di beneficio al momento della morte. 

Non dobbiamo studiare tanto sulla morte e sull'impermanenza dai testi per realizzarne la realtà. Se guardiamo intorno a noi, ci sono così tante persone che muoiono, funerali, cremazioni e cose del genere. È tutto intorno a noi, è solo questione di tempo prima che arrivi il nostro turno. C’è un motivo per cui i praticanti tantrici avanzati usano coppe a forma di teschio umano, trombe di femori umani e varie cose simili: così saranno sempre consapevoli della morte. 

La rinascita

Non sarebbe così terribile se non ci fosse nulla dopo la morte, non ci sarebbe poi tanto di cui preoccuparsi. Ma dopo la morte c'è la rinascita. Ci sono solo due possibilità riguardo il luogo in cui possiamo rinascere: in uno degli stati fortunati o in uno di quelli sfortunati. Se abbiamo accumulato molto potenziale karmico positivo dalle azioni costruttive che abbiamo compiuto, allora possiamo rinascere in uno degli stati fortunati e non c'è nulla di cui aver paura. Tuttavia, se ci esaminiamo onestamente, vediamo che in effetti abbiamo accumulato molto potenziale karmico negativo e, di conseguenza, ciò porterà alla rinascita in uno dei regni sfortunati.

La rinascita negli stati sfortunati e il prendere rifugio come via per superare la paura di ciò

Ci sono tre stati sfortunati di rinascita ma forse è difficile pensare seriamente ai regni infernali e a quello degli spiriti famelici perchè non possiamo vederli con i nostri occhi. Tuttavia possiamo osservare gli animali, che sono anche una rinascita sfortunata, considerando il tipo di sofferenza che comporta l'essere un animale e, quando lo immaginiamo, possiamo sviluppare una grande paura nel senso che non vogliamo che ciò ci accada. 

Quando diventiamo spaventati o timorosi cercheremo protezione o un rifugio che ci indichi una direzione sicura da prendere per evitare tale rinascita. Se non ci fosse nulla che possa offrire protezione da questa paura allora resterebbe solo la paura, ma c'è qualcosa che può offrirci protezione. Qual è la fonte di rifugio e di guida sicura che può aiutarci a prevenire questa paura ed evitare questa sofferenza? I tre gioielli di rifugio – Buddha, Dharma e la comunità del Sangha.

Il verso di omaggio all'inizio di questo testo specifica che il Buddha, il Dharma e il Sangha sono i tre gioielli del rifugio. Quali sono le qualità che deve avere un oggetto di rifugio per poter fornire una direzione sicura? La prima qualità è che deve essere una persona libera da ogni paura, altrimenti come potrebbero aiutare gli altri a superare le loro? Il Buddha è un tale oggetto di rifugio, libero da tutte le paure come risultato dell’aver accumulato un'enorme riserva di potenziale positivo grazie alle azioni costruttive compiute nel corso di tre innumerevoli eoni e come risultato dell'eliminazione di tutti i suoi difetti e contaminazioni. 

Un’altra qualità che un Buddha deve possedere per poterci offrire rifugio e una direzione sicura nella vita è l’essere abile nei metodi per poter liberare gli altri dalle loro paure. Ma prima di continuare, ci sono delle domande?

Domande

Cosa dovrei fare se ho difficoltà, ad esempio, a fare un'offerta mandala del monte Meru e dei quattro continenti ecc., e a credere in alcune cose in generale?

Da cosa deriva la difficoltà di offrirlo con convinzione? Perché non pensi che l'universo esista in questo modo? Non dovresti avere dubbi a riguardo. È un modo valido di esistenza e se offriamo un mandala in quella forma, alla fine saremo in grado di capire come esiste in quel modo. Se ci pensiamo, prima o poi arriverà la convinzione. 

Forse un esempio aiuterà; possediamo un grande pezzo di terra e, essendo ricchi, pensiamo di costruire una grande casa su quel terreno. Quando la progettiamo non dobbiamo avere dubbi sulla possibilità o meno di realizzare questa casa, se siamo convinti della probabilità che ciò accada nella realtà e seguiamo il processo di costruzione, effettivamente accadrà. Nel momento in cui la progettiamo, anche se è nella nostra mente, non esiste nella realtà, tuttavia possiamo costruirla e realizzarla.  

Dovremmo pensare che il mondo esiste in questo modo e che potremmo non essere in grado di vederlo in questo modo ora, ma in realtà abbiamo il potenziale karmico per poterlo vedere in quel modo. È solo questione di accumulare abbastanza potenziale karmico per poterlo fare. Ad esempio, quando si dice che tutti hanno il potenziale karmico per rinascere come Indra, come il re degli dei, questa possibilità esiste perché tutti abbiamo avuto vite senza inizio durante le quali abbiamo accumulato il potenziale karmico per sperimentare tutto. E' così che stanno le cose, è solo una questione di cosa porterà a compimento questo potenziale karmico.  

L’offrire un mandala in questa forma particolare è molto positivo e meritorio e può contribuire a farci vedere effettivamente l'universo in quel modo in futuro; l’avere dubbi a riguardo potrebbe minare tutte le pratiche delle divinità che potremmo fare. Infatti quando visualizziamo noi stessi come una divinità non siamo ancora una divinità ma ciò serve come metodo per poter effettivamente generare noi stessi in quella forma in futuro. È la stessa cosa.   

Se continuiamo questo ragionamento, potremmo avere dei dubbi sulla capacità di generare un cuore gentile e caloroso: potremmo meditarvi ma non averlo ancora. Tuttavia, dire che se non lo abbiamo adesso significa che non può realizzarsi, renderebbe impossibile lo sviluppo un cuore gentile. Allo stesso modo, sarebbe impossibile imparare il tibetano se ora non lo conoscessimo e nemmeno un bambino nato in Inghilterra potrebbe mai imparare l'inglese perché non lo sa fin dalla nascita.

Perché il fatto che dovremmo dedicarci alla pratica del Dharma in questo momento è un motivo di certezza della morte?

Questa è un'ottima domanda. Ciò che dici è corretto anche se non è esattamente un motivo per dire che la morte è certa. È un dato di fatto che quando siamo vivi, c’è solo poco tempo che possiamo dedicare alla pratica. Se pensiamo al tempo che abbiamo, quello che dedichiamo al Dharma è così breve se paragonato a tutto il resto che dedichiamo ad altro. Poiché certamente moriremo, è solo questione di tempo e non sappiamo quando sarà, ciò ci spinge maggiormente a pensare a come dividiamo il nostro tempo: in effetti non diamo la massima importanza alla pratica del Dharma, e quindi il tempo che le dedichiamo è molto breve. Quindi, pensare alla certezza della morte ci motiva a sentire un forte bisogno di praticare il Dharma poiché è la decisione a cui arriviamo sulla base della certezza della morte.

La durata della nostra vita è fissa? Non possiamo fare alcunchè per cambiare la situazione?

Possiamo capirlo da un esempio: se una persona viene eletta a una carica governativa per tre anni, il mandato durerà tre anni, a meno che questa persona faccia qualcosa di veramente brutto. Qualunque cosa accada, l'incarico finirà dopo tre anni. Allo stesso modo, abbiamo una certa durata di vita per via del potenziale karmico precedente, tuttavia abbiamo bisogno anche delle circostanze per realizzarlo. In altre parole, un seme di riso può produrre come risultato una pianta di riso ma per realizzarlo sono necessarie anche circostanze come acqua e fertilizzanti. In circostanze avverse come una siccità o qualcosa del genere, non crescerà.  

Allo stesso modo, potremmo vivere per cinquanta anni per via del potenziale karmico passato ma se mangiamo qualunque cosa e guidiamo come pazzi possiamo morire prima, a causa di cattive circostanze. L’avere una certa durata di vita non significa che vivremo così a lungo, vuol dire che se stiamo bene e stiamo attenti, possiamo vivere così a lungo. Tuttavia, possiamo anche morire prima per inconsapevolezza, incidenti e cose del genere.  

Un'indovino può vedere la linea della vita nelle nostre mani e dire quanto durerà, ma possiamo morire prima a causa di altre circostanze. Solo perché abbiamo una durata di vita, non è sicuro che vivremo così a lungo. Tutti hanno anche il potenziale karmico di avere una morte prematura. 

È possibile che la nostra vita sia di 60 anni ma, a causa del potenziale karmico che abbiamo accumulato, moriamo per un incidente a 40. È possibile, anche se non in tutti i casi, che si rinascerà come essere umano che vivrà per i 20 anni, rimanenti dalla vita precedente. Non è sempre così, ma può succedere. 

Abbiamo bisogno che tre cose siano esaurite per poter morire:

  • la durata della vita 
  • il potenziale karmico di quella rinascita 
  • la forza vitale.

Quando tutti e tre saranno esauriti, la nostra vita finirà. 

Se non c'è il potenziale karmico per morire oggi, non moriremo oggi. Dobbiamo avere il potenziale karmico. Ne abbiamo diversi, ma il punto è che se non abbiamo il potenziale karmico affinché qualcosa accada, non accadrà. Discuteremo questo punto nella nostra prossima sessione. Qualunque cosa ci accada, accade perché abbiamo il potenziale karmico affinché accada. 

Mi è stato insegnato che il potenziale karmico per la durata della vita è misurato in termini di numero di respiri. L'impressione, per come la comprendevo, era che una vita non fosse misurata solo in anni come la conosciamo, ma piuttosto in numero di respiri effettivi che facciamo. Sembra che ci siano alcune pratiche in cui si può trattenere il respiro e allungare la vita. Può chiarire questo?

È corretto, esistono pratiche per estendere la durata della vita misurata in numero di respiri. Esiste la pratica del vaso per trattenere il respiro e, se una persona lo fa per sei mesi, può aumentare la durata della vita di tre anni. Si dice che avvengano 21.600 respiri ogni giorno. Pertanto, se respiriamo molto velocemente, ansimiamo e rilasciamo il respiro così, la nostra durata di vita diminuirà. Al contrario, è molto più sano se siamo più rilassati e respiriamo lentamente, avremo una vita più lunga. Allo stesso modo, viviamo più a lungo vicini al livello del mare che in alto sulle montagne. In Tibet la durata della vita è leggermente più breve rispetto ad altri luoghi – solo 50-60 anni e ciò è dovuto all'alta quota. A quote più basse, in generale le persone hanno un’aspettativa di vita più elevata. È vero.

Abbiamo visto tre dei quattro punti dello scopo iniziale: la morte e l'impermanenza, la sofferenza dei regni inferiori e il rifugio. Il quarto punto è la causa e l’effetto karmici che tratteremo in dettaglio nella prossima sessione. 

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