[La registrazione della sessione sulla strofe 10, che ha preceduto questa sessione, è andata perduta.]
(10) Poi, con una mente d’amore verso tutti gli esseri limitati, per cominciare, osserva tutti gli esseri erranti, nessuno escluso, che soffrono la nascita e così via nei tre reami peggiori, e la morte, il trasferimento, e così via.
Breve revisione
Abbiamo parlato di amore e compassione: la compassione è il desiderio che tutti siano liberi dalla sofferenza e l'amore è il desiderio che siano felici. Prima di poterli sviluppare, è necessario allenarsi nelle varie meditazioni per raggiungere uno stato di equanimità verso tutti e anche allenarsi nei vari metodi per eguagliare e scambiare i nostri atteggiamenti nei confronti di noi stessi e degli altri.
La meditazione di causa ed effetto in sette parti per lo sviluppo di bodhicitta
- Lo sviluppo dell'amore e della compassione inizia con l'equanimità. Questo particolare tipo di equanimità elimina gli atteggiamenti di attrazione, repulsione o indifferenza sviluppando un atteggiamento imparziale verso tutti.
- Il passo successivo consiste nel riconoscere che tutti gli esseri sono stati nostra madre in qualche vita precedente.
- Segue il ricordo della loro gentilezza. C'è anche il modo speciale di esserne consapevoli: ricordare la loro gentilezza anche di quando non sono state nostre madri.
- Il passo successivo è meditare su come ripagare quella gentilezza.
Questi sono quattro punti, anche se tra le sette parti della meditazione di causa ed effetto ci sono solo i tre che seguono dall'equanimità. Per ripetere: equanimità o atteggiamento imparziale, il riconoscimento che ognuno è stato nostra madre, il ricordarne la gentilezza e il desiderio di ripagarla.
- Il quinto punto consiste nello sviluppare l’ “amore premuroso”. Non è necessario fare meditazioni separate per svilupparlo: se meditiamo adeguatamente sui quattro argomenti menzionati preceduti dall'equanimità, allora automaticamente svilupperemo un amore premuroso. Per questo motivo non viene conteggiato tra le sette parti di questa sequenza.
Cos'è l’amore premuroso? Un atteggiamento con il quale abbiamo a cuore gli altri e ci sentiamo molto preoccupati e turbati se hanno dei problemi. Anche se il termine “amore” viene usato abbastanza frequentemente, questo tipo di amore premuroso è leggermente diverso dall’amore definito come l’atteggiamento con cui ci auguriamo che tutti siano felici. Ciascuno è connotato da una sensazione leggermente diversa.
- Poi abbiamo l’atteggiamento di compassione con il quale auguriamo a tutti di essere liberi dalla sofferenza.
- Segue lo sviluppo della “determinazione eccezionale”, l’atteggiamento con cui ci assumiamo la responsabilità di liberare tutti dalla sofferenza e di condurli alla felicità.
- Successivamente, meditiamo con il motivo illuminante e lo scopo di bodhicitta.
Ci sono due modi per allenare la mente a sviluppare l’atteggiamento illuminato di bodhicitta: il processo appena descritto è noto come meditazione di causa ed effetto in sette parti tuttavia c'è anche un altro modo per farlo.
Equiparare e scambiare sè stessi con gli altri
Iniziamo allo stesso modo, attraverso le stesse tre fasi fino al ricordare la gentilezza degli altri, con il modo speciale di ricordare la loro gentilezza. Per essere più specifici:
- meditiamo sull'equanimità,
- riconosciamo tutti come nostra madre,
- ricordiamo la loro gentilezza, ciascuno come nella meditazione precedente.
- Successivamente, meditiamo sull’eguagliare i nostri atteggiamenti verso noi stessi e verso gli altri. Questo tipo di equanimità è diverso da quello del passaggio precedente: qui cerchiamo di sviluppare un atteggiamento per essere ugualmente di beneficio a tutti, non solo ai nostri amici ma anche ai nostri nemici. Cerchiamo di sviluppare un interesse e desiderio uguali per tutti;
- a questo punto meditiamo su tutti i difetti e gli svantaggi dell'egoismo e dell'egocentrismo;
- successivamente, pensiamo a come tutti i vantaggi e i benefici derivino dal prendersi cura degli altri;
- riconosciamo quindi i difetti dell'egoismo o dell'egocentrismo e i vantaggi dell'avere a cuore gli altri, alternandoli uno alla volta rispetto alle dieci azioni distruttive e dieci costruttive.
- Poi pensiamo “Sono davvero capace di scambiare me stessa con gli altri?” Dovremmo risolverci che “sì”, siamo in grado di farlo.
- Stabiliamo la determinazione a praticare effettivamente le meditazioni dello scambiare noi stessi con gli altri, che sono il mezzo per cambiare il nostro atteggiamento che in passato consisteva nel pensare principalmente solo a noi stessi; ora dovremmo pensare solo agli altri e a come essere loro di beneficio, trascurando o ignorando completamente i nostri scopi egoistici. A questo punto, prendiamo la ferma decisione di “dedicarci totalmente al beneficio degli altri”.
La compassione
Sulla base di questa ferma decisione, il passo successivo consiste nel meditare come prima sulla compassione, sul desiderio che tutti siano separati dalla sofferenza, che segue molto bene da quanto precede. Per sviluppare tale compassione pensiamo a qualcuno che si trova in una situazione terribilmente difficile o dolorosa, per esempio al modo in cui i bufali d’acqua vengono uccisi in alcune località dell’Asia: con una mazza di legno vengono colpiti sulla testa forse dodici o tredici volte prima di morire definitivamente. Pensiamo a tutta la terribile sofferenza che questo animale sperimenta.
Riflettiamo sul modo in cui la carne delle grandi tartarughe viene tagliata quando sono ancore vive, o a come alcune piccole creature marine vengono bollite o fritte vive e al tipo di sofferenza che provano.
Successivamente dovremmo pensare “Ho commesso tutte le azioni distruttive e accumulato tutto il potenziale karmico negativo per nascere in questo tipo di situazione e sperimentare il tipo di sofferenza che loro provano”. Pensiamo a quanto sarebbe terribile. Come sarebbe se fossimo effettivamente nella loro situazione?
Pensiamo a nostra madre e al modo in cui anche lei ha accumulato così tanto potenziale karmico negativo attraverso le sue azioni distruttive. Come sarebbe se lei dovesse nascere così e subire questo tipo di sofferenza? Pensiamo che debba sperimentarla.
Quando diventiamo fortemente consapevoli dell’esperienza di questo tipo di sofferenza in relazione a nostra madre, allora pensiamo a nostro padre, poi possiamo includere anche qualcun altro non imparentato con noi, un estraneo. Poi pensiamo a un nemico. Quanto sarebbe terribile se lui o lei dovesse sperimentare questo tipo di terribile sofferenza? Pensiamo a tutti gli esseri viventi, sviluppando l'atteggiamento con cui non sopportiamo l’idea che qualcuno debba sperimentare tale sofferenza: in questo modo sviluppiamo la compassione, il desiderio che tutti siano liberi dalla sofferenza.
L’amore
Dopo aver sviluppato la compassione dovremmo meditare sull’amore, il desiderio che tutti siano felici. Tutti vogliono essere felici, ma la maggior parte delle persone non conosce i modi per esserlo; alcuni cercano la felicità nel benessere e nelle ricchezza materialie , quando non raggiungono questo obiettivo e non possono permettersi qualcosa, magari iniziano a rubare, pensando che questo li renderà felici. In realtà, questo porterà loro solo molti problemi, difficoltà e sofferenze.
Le persone potrebbero persino commettere un omicidio per diventare felici, oppure sfruttare gli altri per procurarsi del piacere. Tuttavia, nessuno di questi metodi può effettivamente portare alla felicità: dovremmo sviluppare questo atteggiamento di amore con il quale desideriamo che tutti siano felici.
I quattro incommensurabili
A questo punto della nostra meditazione possiamo introdurre le meditazioni sui “quattro atteggiamenti incommensurabili”. Ogni incommensurabile ha quattro passaggi. Con la compassione incommensurabile, ad esempio:
- per prima cosa sviluppiamo l’ “intenzione incommensurabile” che pensa “Quanto sarebbe meraviglioso se tutti potessero essere liberi dalla sofferenza”;
- poi l’ “aspirazione incommensurabile”, “Possano essere liberi dalla sofferenza”;
- poi l’ “eccezionale determinazione incommensurabile”, “Possa io realizzare questo: li separerò dalla loro sofferenza”;
- infine la “richiesta incommensurabile” in cui visualizziamo davanti a noi un Buddha o qualche oggetto di rifugio e richiediamo l’ispirazione a poterlo fare davvero, per liberare tutti dalla loro sofferenza.
In questo modo, la meditazione su ciascuno dei quattro atteggiamenti incommensurabili ha quattro fasi.
Continuiamo questo processo in quattro fasi con l’amore incommensurabile pensando:
- “Quanto sarebbe meraviglioso se tutti fossero felici”
- “Possano avere la felicità”
- “Possa io portare loro la felicità”
- In seguito, la richiesta ai Buddha o ai guru visualizzati davanti a noi “Per favore ispiratemi a poter fare questo, a portare loro la felicità”.
Continuiamo la meditazione in quattro parti con la gioia incommensurabile; qui siamo completamente gioiosi per quanto sarebbe meraviglioso se tutti non soffrissero mai e fossero sempre felici. Seguiamo lo stesso processo:
- innanzitutto l’intenzione incommensurabile “Quanto sarebbe meraviglioso se nessuno soffrisse mai e fosse sempre felici”;
- l’aspirazione incommensurabile “Possano diventarlo”;
- l’eccezionale determinazione incommensurabile “Possa io essere in grado di far sì che non siano mai separati dalla felicità”;
- infine, la richiesta incommensurabile richiesta ai guru: l’ispirazione per poterlo fare.
Il passo finale è l’equanimità incommensurabile, il desiderio che tutti si liberino dall’attaccamento, dall’avversione e dai pregiudizi. Ancora una volta, iniziamo con:
- “sarebbe meraviglioso se tutti fossero liberi da attaccamento, avversione e parzialità”;
- poi “Possano essere sempre liberi da attaccamento, avversione e parzialità. Possano avere l’equanimità”;
- successivamente “Possa io essere in grado di far sì che siano sempre imparziali”;
- la richiesta ai guru e ai Buddha di ispirarci a farlo.
In questo modo abbiamo i quattro atteggiamenti incommensurabili:
- compassione incommensurabile
- amore incommensurabile
- gioia incommensurabile
- equanimità incommensurabile.
Questo è il modo in cui meditiamo su questi quattro, ognuno dei quali ha le quattro parti appena descritte. Ci sono sedici punti in questa meditazione.
Il dare e il prendere, tonglen
Non solo possiamo pensare che tutti siano liberi dalla sofferenza, ma ci sono anche ulteriori meditazioni in cui prendiamo attivamente su di noi la sofferenza degli altri, immaginandoli in situazioni difficili e dolorose. Quindi visualizziamo tutta la sofferenza che esce dalla loro narice sinistra ed entra in noi. La accettiamo e ce ne facciamo carico per loro.
La pratica si sincronizza alla respirazione: quando inspiriamo immaginiamo di prendere tutta la loro sofferenza attraverso la nostra narice destra e questa entra in noi; in questo modo li liberiamo dalla sofferenza facendocene carico. Poi, con l'espirazione, immaginiamo di dare loro tutto ciò che è benefico.
In primo luogo, pensiamo di donare loro una preziosa rinascita umana come base di lavoro per poter praticare. Pensiamo a tutto il potenziale positivo – le radici positive derivanti dalle azioni costruttive che abbiamo compiuto – che maturerà nell’ottenimento di una preziosa rinascita umana in futuro e immaginiamo che tutto questo esca dalle nostre narici mentre espiriamo maturando su di loro.
Successivamente, pensiamo di donare loro il luogo perfetto in cui vivere, dotato di tutto ciò che è favorevole alla pratica del Dharma. Immaginiamo di inviare loro le radici delle azioni costruttive che abbiamo compiuto e che matureranno facendo ottenere loro il luogo perfetto in cui vivere. Immaginiamo anche di inviare nei luoghi in cui vivono tutte le condizioni e gli oggetti adeguati che possano favorire la loro pratica.
Successivamente immaginiamo di inviare loro i nostri insegnanti di Dharma e tutti i loro insegnamenti sulle varie pratiche: tutte le radici delle nostre azioni costruttive che matureranno nelle nostre realizzazioni di rinuncia, bodhicitta, vacuità e così via, maturano su tutti questi esseri che ottengono queste realizzazioni. In breve, dovremmo desiderare che la sofferenza di tutti maturi su di noi e che tutta la nostra felicità e successo maturino su di loro.
Il grande lama Kalu Rinpoce raccontò di un vecchio uomo nella zona del Kham da cui egli proveniva che fece questo tipo di pratica per una persona con una grave ferita alla testa molto malata “Possa prendere su di me questa malattia” e riuscì effettivamente a curarlo.
In sintesi, ci sono gli atteggiamenti di: compassione, il desiderio che tutti siano liberi dalla propria sofferenza; amore, il desiderio che tutti siano felici; determinazione eccezionale “Io stesso mi assumerò la responsabilità di portare loro la felicità e di liberarli dalla loro sofferenza”. Se pensiamo a chi ha effettivamente la capacità di fare questo - portare felicità a tutti e liberarli dalla sofferenza - possiamo vedere che noi adesso ne siamo privi e solo un Buddha ce l'ha. Pertanto, dovremmo sviluppare un forte desiderio “Devo raggiungere io stesso lo stato illuminato di un Buddha per poterlo fare”: tale atteggiamento è detto “motivo illuminante di bodhicitta”.
Il motivo illuminante di bodhicitta
Due aspetti sono coinvolti nello sviluppo di questo motivo illuminante di bodhicitta:
- l’intenzione di beneficiare tutti gli esseri viventi e,
- l’intenzione di sforzarsi per raggiungere lo stato illuminato di un Buddha per poterlo fare.
Il semplice desiderio di raggiungere lo stato illuminato di un Buddha di per sé non è sufficiente perchè sia bodhicitta, deve esserci l’intenzione di voler raggiungere l'illuminazione per poter essere di beneficio a tutti.
Concentriamo quindi i nostri atteggiamenti di amore e compassione su tutti gli esseri con l'intento di bodhicitta per liberarli dalla sofferenza e portare loro la felicità attraverso il raggiungimento dell'illuminazione. L’aspetto che assume questo stato mentale rispetto alla compassione è il desiderio che gli altri siano liberi dalla sofferenza. Poiché lo scopo di questa mente prende come oggetto tutti gli esseri viventi, i benefici derivanti dallo sviluppo di un tale atteggiamento sono pari al numero infinito di esseri esistenti.
In questo modo sono estremamente vaste le qualità positive dello sviluppo di questo atteggiamento. È molto benefico anche se lo desideriamo per un altro essere – possa quella persona essere libera dal mal di testa. Tuttavia è ancora più potente e benefico se pensiamo in termini non solo di un’altra persona ma di tutti gli esseri.
Lo stato impegnato di bodhicitta d’aspirazione
Atisha continua:
(11) Allora con il desiderio che tutti gli esseri erranti siano liberati dalla sofferenza del dolore, dalla sofferenza, e dalle cause della sofferenza, genera la promessa di bodhicitta con la quale non tornerai mai indietro.
Tutto ciò che abbiamo visto finora ha a che fare con la “bodhicitta d’aspirazione”. Una volta che abbiamo sviluppato per la prima volta questo mero desiderio di bodhicitta d’aspirazione, lo miglioriamo ulteriormente generandolo ripetutamente. Coltiviamo anche l'atteggiamento “Non rinuncerò mai a questo motivo illuminante di bodhicitta, a questa intenzione di ottenere l'illuminazione per portare beneficio agli altri. Non mi arrenderò mai finché non otterrò effettivamente l’illuminazione”.
Questo è lo stato impegnato di bodhicitta d’aspirazione, in cui abbiamo promesso di impegnarci a salvaguardare questa mente di bodhicitta e a non rinunciarvi finché non avremo effettivamente raggiunto l'illuminazione.
Questo è ciò che si intende nel testo quando dice generare la promessa di bodhicitta con la quale non tornerai mai indietro.
I benefici dello sviluppo di bodhicitta
Lo sviluppo di bodhicitta ha moltissimi benefici e Atisha lo menziona qui nel testo:
(12) I benefici del generare menti aspiranti come questa sono stati spiegati a fondo da Maitreya nel Sutra sparso come il tronco di un albero.
Il Sutra sparso come un tronco di un albero (sDong-po bkod-pa'i mdo, scr. Gandavyuha Sutra) descrive i benefici dello sviluppo di bodhicitta con più di 200 esempi. Nel Compendio dell'addestramento (bSlab-btus, scr. Shikshasamucchaya) Shantideva descrive 16 esempi o analogie dei benefici derivanti dallo sviluppo di questo motivo illuminante di bodhicitta. Se cominciassimo a descriverli tutti non si finirebbe quindi, in futuro, chiedete spiegazioni su questo a molti buoni ghesce e imparatelo, poiché è molto vantaggioso per la pratica.
Atisha si riferisce a questo punto come segue:
(13) Quando avrai letto questo sutra o ne avrai sentito parlare dal tuo guru e quando avrai acquisito consapevolezza degli infiniti benefici della piena bodhicitta, allora, come causa per renderla stabile, genera questa mente più e più volte.
Questo si riferisce al punto che dovremmo meditare ripetutamente sul motivo illuminante. Sviluppare tale motivazione nel nostro continuum mentale porta benefici infiniti e insondabili.
Un breve esempio: se tale motivo avesse forma fisica, l'intero spazio dell'universo non sarebbe abbastanza grande per contenerlo; sarebbe troppo grande per poter essere effettivamente contenuto nell’universo, di cui supererebbe la misura.
Un altro esempio: pensiamo ai granelli di sabbia sul fondo di tutti gli oceani e sulle coste e pensiamo a un numero di Buddha pari a tutti questi granelli di sabbia. Il potenziale positivo ottenuto dal fare offerte a ciascuno a questi Buddha con gemme preziose che riempiono l'intero universo non sarebbe comunque pari alla quantità di potenziale positivo che otterremmo sviluppando il motivo illuminante di bodhicitta.
Il testo recita:
(14) La forza positiva di tutto ciò è mostrata in modo esteso nel Sutra richiesto da Viradatta. Poiché [in questo sutra] è riassunta in tre sole strofe, vorrei citarle qui.
(15) “Se la forza positiva della bodhicitta avesse forma, riempirebbe completamente la sfera dello spazio e andrebbe persino al di là di quello.
(16) Anche se qualcuno potesse riempire totalmente di gemme un numero di campi di Buddha pari ai granelli di sabbia del Gange e offrirli ai Guardiani del Mondo,
(17) Se qualcuno, con i palmi giunti, rivolgesse la sua mente alla bodhicitta, la sua offerta sarebbe ancora più nobile; non avrebbe fine”.
Inoltre, una volta sviluppata tale motivazione illuminante, è estremamente importante farla crescere intensificandola, sviluppando un potenziale molto più positivo con i quattro addestramenti affinché il nostro sviluppo di bodhicitta non diminuisca in questa vita.
- La prima cosa che facciamo per potenziare la nostra motivazione di bodhicitta è ricordare i benefici dell’avere un simile atteggiamento;
- secondo, la riaffermiamo generandola nuovamente tre volte ogni mattina e tre volte ogni sera;
- terzo, offriamo quante più offerte possibili ai tre gioielli. Potrebbe essere anche un solo bicchiere d'acqua, come una ciotola, o offrire un solo bastoncino di incenso, o anche un solo fiore. Possiamo anche fare offerte ai nostri genitori, ai vari membri della comunità monastica, il Sangha, offrire loro cibo, bevande o altro; anche questo è estremamente di beneficio. Come anche fare offerte ai vari spiriti invisibili con briciole di biscotti e simili; o aiutare i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Perfino mettere a terra dello zucchero per le formiche è estremamente di beneficio;
- quarto punto, non dovremmo mai arrenderci davanti a nessuno decidendo di non fare il suo bene. Mai arrenderci con nessuno.
Questi quattro sono gli allenamenti a cui Atisha si riferisce nella strofe successiva:
(18) Avendo generato gli stati aspiranti della bodhichitta, accrescili sempre con molti sforzi e inoltre, per esserne coscientemente consapevole in questa vita come pure in quelle successive, proteggi scrupolosamente gli addestramenti spiegati nei testi.
Il quinto consiglio è che dovremmo liberarci dalle quattro azioni oscure per non perdere la motivazione e lo scopo di bodhicitta nelle vite future.
- La prima di queste azioni oscure – letteralmente “nere” – è quella di confondere o ingannare di proposito genitori, insegnanti, maestri spirituali o guru.
- La seconda è l’avere ulteriori motivazioni diverse dal motivo illuminante di bodhicitta: avere secondi fini che non siano la determinazione eccezionale e un atteggiamento pretenzioso e ingannevole verso gli altri.
- La terza è far sì che gli altri si pentano delle azioni costruttive che hanno compiuto.
- La quarta è criticare o dire cose cattive su un bodhisattva.
Queste vengono contrastate dai loro opposti, le quattro azioni lucenti – letteralmente “bianche”.
- La prima è non ingannare, confondere o dire mai menzogne a genitori, insegnanti e maestri spirituali.
- La seconda è non essere mai pretenziosi o avere atteggiamenti ingannevoli verso gli altri; piuttosto dovremmo sempre cercare di riconoscere gli altri come nostri maestri.
- L'opposto al far pentire gli altri delle azioni costruttive che hanno compiuto è cercare di guidarli allo sviluppo di amore, compassione e bodhicitta.
- Il quarto è vedere tutti con una apparenza pura senza mai criticare o dire cose cattive sugli altri.
Se seguiamo questo consiglio e questo tipo di addestramento, non solo il nostro sviluppo di bodhicitta non degenererà durante questa vita, ma nemmeno in quelle future.
Lo stadio di bodhicitta d’impegno
Non è sufficiente avere semplicemente bodhicitta d’aspirazione, dovremmo coltivare anche “bodhicitta d’impegno”, lo stadio in cui ci impegnamo effettivamente nelle pratiche che ci porteranno all'illuminazione. Finora abbiamo semplicemente visto lo stadio di bodhicitta d’aspirazione.
Cos'è bodhicitta d’impegno? L’atteggiamento per cui non è sufficiente semplicemente desiderare di raggiungere lo stato illuminato di un Buddha per poter beneficiare gli altri, ma piuttosto "Devo effettivamente impegnarmi nelle pratiche che mi porteranno a questo stato". Questo comporta principalmente la pratica dei sei atteggiamenti di vasta portata: le sei paramita, le sei perfezioni. Essere impegnati in queste pratiche è chiamatolo “stato impegnato di bodhicitta”.
Se ad esempio pensassimo di voler andare in India, allora tutti i nostri pensieri e intenzioni verso questo obiettivo sarebbero analoghi allo stato di bodhicitta d’aspirazione. Tuttavia, il semplice desiderio di andare in India non è sufficiente per arrivarci: dobbiamo in realtà informarci sui biglietti, sui visti e sull'organizzazione del viaggio, acquistare i biglietti e così via. Essere impegnati in tutti queste diverse attività è analogo allo stadio di bodhicitta d’impegno.