Ci sono difficoltà specifiche nell’occidente moderno per praticanti buddhisti?
C’è qualcosa di speciale sulla pratica del Buddhismo in occidente che sia differente dalla pratica del Buddhismo altrove, in qualsiasi altro momento? C’è qualcosa di speciale in noi? Perché dovremmo essere addirittura interessati a sapere se ci sia qualcosa di speciale in noi?
Potrebbero esserci diverse ragioni. Alcune persone potrebbero affrontare delle difficoltà che secondo loro sono specifiche dei nostri tempi, e vogliono sapere come superarle. Altre potrebbero cercare una scusa per non dover praticare tanto duramente quanto le persone hanno fatto in altri tempi; stanno cercando un affare, vogliono l’illuminazione a un prezzo scontato. Lasciando da parte tale motivazione, esaminiamo più seriamente se ci sia qualche difficoltà specifica che affrontiamo.
Se siamo coinvolti nel sentiero buddhista, una delle cose più basilari che dobbiamo provare e sviluppare è la consapevolezza che non c’è nulla di particolarmente speciale in noi. Non possiamo davvero dire che al momento in occidente la gente abbia più rabbia, avarizia o sia più egoista di altre persone che vivono in qualche altra parte nel mondo, o di gente del passato. Per tutto l’universo e per tutto il tempo, la gente ha lavorato con le stesse emozioni disturbanti, quindi non c’è nulla di speciale nel mondo di oggi.
Quanto è cambiato?
Alcune persone sostengono che le circostanze ora sono differenti. Per esempio, abbiamo vite molto stressanti. E siamo sempre davvero occupati. Bè, un contadino affaticato del medioevo o dell’antica India che lavora nei campi per più di sedici ore al giorno era meno occupato di noi, che lavoriamo in ufficio? L’attività potrebbe essere stata differente, ma erano certamente occupati tanto quanto noi. Che dire degli uomini delle caverne? Devono aver avuto molto stress e molte preoccupazioni per via degli animali selvaggi, del trovare cibo e così via. Avevano anche molta paura di cose come i fulmini e i tuoni, e altre cose che non capivano. Le persone hanno sempre vissuto con la paura e con lo stress, non è così?
Che dire della peste bubbonica? Noi ora pensiamo di avere stress e paura, ma potete immaginare di vivere a quei tempi? Quindi non penso che possiamo dire: “quello che è speciale in noi è che le nostre vite sono così occupate e stressanti”. Potrebbe essere un tipo differente di stress, un tipo differente di essere indaffarati per quanto riguarda le attività in cui siamo coinvolti. Ma lo stress, le preoccupazioni, il non avere tempo? Questo è accaduto sempre, dovunque.
Allora potreste dire che la nostra società e la nostra cultura non condividono la gran parte o nessuna delle ipotesi fondamentali che si trovano nel Buddhismo. Pertanto, il Buddhismo è davvero estraneo alla nostra cultura. Ma possiamo esaminare la trasmissione del Buddhismo in Cina per esempio, poiché i cinesi non credevano nella rinascita. Pensavano che alla morte delle persone queste ultime diventassero una sorta di spirito o anima, e che allora tu avresti venerato questi antenati. Questo è molto diverso dal concetto di rinascita, che direbbe che gli antenati non ci sono più. Quindi ci volle molto tempo affinché i cinesi comprendessero molti di questi concetti buddhisti fondamentali. Quando ora affrontiamo una sfida simile, non è niente di nuovo.
Comprendere questo, che non siamo “speciali”, può essere molto utile. Pensate ai teenager o alle persone che hanno un certo problema, ad esempio che i loro genitori sono alcolizzati o qualunque altra cosa. Spesso pensano di essere gli unici con quel problema, e allora quest’ultimo diventa davvero enorme per loro. Se sapessero che ci sono molti altri che hanno gli stessi tipi di problemi, allora non sarebbero soli. Non si sentono soli e il problema s’inserisce in un contesto più ampio. Questo offre una prospettiva differente che in maniera ottimale condurrebbe allo sviluppo di compassione per altre persone con un problema simile, invece di pensare al problema solo nel contesto di “io, io, io”.
Pertanto, per quanto riguarda il creare una pratica giornaliera del Buddhismo, il problema di tutti è lo stesso: Come applichiamo gli insegnamenti del Buddhismo per aiutarci ad affrontare le sfide della vita? Questo non è il “mio” problema speciale, ma è un problema per tutti coloro che sono interessati a praticare i metodi buddhisti in occidente.
Avere troppe scelte
Non possiamo tuttavia negare che ci siano alcune particolari sfide derivanti dal vivere in occidente nell’era moderna. In passato, la gran parte delle persone avevano il problema di non avere abbastanza cibo e di avere informazioni insufficienti. Prima dell’invenzione della stampatrice, copiare a mano un testo buddhista era un’azione generosa incredibilmente positiva. Stavi rendendo disponibile ad altre persone un’altra copia rara e preziosa da leggere e studiare. Persino procurarsi la carta e l’inchiostro era un’impresa colossale. Oggigiorno, possiamo semplicemente pubblicare un testo o un link sulla nostra pagina Facebook!
La nostra sfida particolare consiste nell’avere troppo cibo e troppe informazioni disponibili. Come scegliere cosa sia adatto a noi? Come facciamo a distinguere quando ci sono 300 “marche” differenti di Buddhismo? Questo è un grosso problema, ma non c’è una risposta magica. Solo perché qualcosa è il primo risultato di una ricerca su Google, ciò non significa che sia la cosa migliore o che sia adatta ai bisogni di ognuno. Abbiamo bisogno di usare la nostra intelligenza, acume e pazienza per vedere cosa sia meglio per noi. Per decidere cosa sia adatto a noi, abbiamo bisogno di provare le cose per capire noi stessi.
Il Buddhismo alla moda
Dopo un periodo di prova, supponete tuttavia di scegliere una tradizione buddhista, un centro e un maestro con cui studiare. Allora affrontiamo un altro problema: ci sono molti livelli differenti di praticare il Buddhismo, e un enorme numero di modi in cui possiamo cominciare ad applicarlo alla nostra vita quotidiana. Come iniziamo? C’è il livello molto superficiale, che non fa molto per cambiarci internamente. Poi c’è il livello più profondo, in cui effettivamente lavoriamo su noi stessi, con l’obiettivo minimo di migliorare la qualità delle nostre vite ed evitare che peggiori. Che proseguiamo o meno verso l’obiettivo della liberazione e dell’illuminazione dipende dal nostro sviluppo. Non possiamo proprio puntare a questi obiettivi eccelsi sin dall’inizio. La maggior parte di noi non ha neanche la minima idea di cosa liberazione e illuminazione significhino.
All’inizio, molta gente è attratta al livello superficiale, e quindi hanno a che fare con le cose esterne. Con questo intendo dire che ottengono un filo rosso da mettere attorno al collo o al polso, o a entrambi! Indossano un mala, un rosario di perle, e a volte lo usano mentre borbottano qualcosa. Hanno una buona fornitura di incenso e candele, e tutti i cuscini di meditazione appropriati, dipinti e foto tibetane, e infine forse cominceranno anche a indossare qualche tipo di indumento tibetano. Si siedono in maniera molto solenne in questo ambiente quasi Hollywoodiano, ma non hanno nessuna idea di cosa fare.
Mi ricordo di quando andai in India per la prima volta nel 1969. Era l’apice dell’epoca hippie e c’erano molti pochi occidentali a quel tempo. Ma molti di quelli che erano in India vestivano con esotici costumi e tonache tibetane, e ricordo che ero molto critico di ciò. Pensavo che fosse un po’ offensivo per i tibetani: questi occidentali li stavano soltanto imitando e copiando. Allora chiesi al monaco tibetano con cui vivevo cosa pensasse di questi occidentali che andavano in giro vestiti con abiti tibetani. Lui rispose, in un modo molto utile, “Pensiamo che gli piacciano i vestiti tibetani”. Non c’era assolutamente nessun giudizio nella sua risposta.
Sia che lo critichiamo o no, cambiare semplicemente i nostri vestiti o indossare un mala e molte corde benedette proprio non ci cambia molto, vero? Internamente non fa proprio nulla. Non apporta maggiori “benedizioni”. La nostra pratica buddhista deve essere interiore.
Trasformazione personale
Che sia in occidente o in una società buddhista tradizionale, ciò che la pratica buddhista richiede consiste nel lavorare su noi stessi. Dobbiamo trasformare noi stessi, e questo non è qualcosa che si fa tramite i rituali. È facile imparare a fare un rituale e recitare una cosa incomprensibile in una lingua straniera che non comprendiamo affatto. Ma questo non ci trasforma. Continueremo ad arrabbiarci, a provare attaccamento, e a non andare d’accordo con i nostri genitori. Sua Santità il Dalai Lama dice sempre che praticare questi rituali quando non avete nessuna idea di cosa stiate facendo non vi farà andare da nessuna parte.
Nagarjuna, Aryadeva, e tutti i grandi maestri indiani hanno detto che la pratica del Buddhismo consista alla fin fine nel domare la mente. Ciò significa innanzitutto imparare gli insegnamenti, i metodi per affrontare le emozioni disturbanti e le situazioni problematiche, e come analizzare le varie esperienze che abbiamo. Rimaniamo consapevoli, in modo tale da ricordare gli insegnamenti e applicarli quando ne abbiamo bisogno. In questo modo, ci aiuteranno a superare almeno i problemi comuni della vita come la collera, le preoccupazioni, il nervosismo, la malattia, la vecchiaia, i problemi nei rapporti con le persone – tutta questa roba, e di più.
Pertanto abbiamo bisogno di migliorare e lavorare sulla nostra personalità e sui nostri atteggiamenti basilari verso la vita per trasformare noi stessi. Questo richiede un’enorme mole di lavoro e non è facile da fare. Abbiamo bisogno di pazienza, coraggio, e perseveranza. La nostra tendenza in occidente è di volere le cose a prezzo scontato, facilmente e soprattutto velocemente. Vogliamo tutti gli insegnamenti istantaneamente. Vogliamo ottenere tutte le cose meravigliose che leggiamo, che un Buddha ottiene e così via, con il minor sforzo possibile.
Apprezzare gli insegnamenti
Generare una trasformazione interna, tuttavia, richiede ottenere gli insegnamenti, e per ottenere insegnamenti in occidente ci vogliono soldi. Questo è uno dei punti difficili che è abbastanza unico nella storia buddhista. Solitamente, non dovresti pagare per ottenere gli insegnamenti. Faresti volontariamente una donazione, ma non era mai richiesto di pagare alla porta per entrare.
Tuttavia in occidente, se vogliamo maestri e strutture, devono essere supportate volontariamente oppure tramite il pagamento di un prezzo d’ingresso. Questo è al livello pratico. Il livello più profondo è che se vuoi ricevere qualcosa di prezioso, ovvero gli insegnamenti, devi sforzarti molto e lavorare per ottenerli; altrimenti non ne comprendi il valore e non li apprezzi davvero.
Storicamente, per invitare maestri in Tibet, non solo i tibetani dovettero camminare fino in India per invitarli, ma dovettero anche raccogliere ogni sorta di risorse per il viaggio e come offerte. Si sforzarono in maniera incredibile, tremenda, per ricevere gli insegnamenti. Le persone dovettero compiere enormi sacrifici per ottenerli. Guardate che cosa Milarepa ha dovuto subire da parte di Marpa per accedere agli insegnamenti. Quindi, in un certo senso, se vogliamo davvero gli insegnamenti, allora abbiamo bisogno di fare uno sforzo, per esempio mettere insieme un po’ di soldi, o viaggiare in India o in un posto dove sono disponibili.
Ora è più facile. Qui in Lettonia, avete vissuto sotto l’Unione Sovietica e non potevate davvero viaggiare lontano o andare in qualunque posto. Ora gli insegnamenti sono disponibili, e come membro dell’UE, siete piuttosto liberi di viaggiare. Quindi dovete approfittarne e non dire semplicemente, “Bè non c’è nulla di disponibile dove vivo”. Non vorrei sembrare severo, ma se vogliamo seriamente trasformare noi stessi, ci vuole impegno. Deve avere la priorità nelle nostre vite. Abbiamo bisogno di coraggio, audacia ed energia per fare qualunque mossa, o fare qualunque cosa sia necessaria, per ottenere le circostanze ottimali per lo studio e la pratica.
Essere onesti e realisti con noi stessi sul nostro impegno per la pratica del Dharma
Se non siamo così seri, va bene. Ma possiamo riconoscerlo: “Vorrei imparare un po’ sul Buddhismo. Forse può aiutarmi nella mia vita, ma non sono disposto a spostarmi se le circostanze non sono buone dove mi trovo. Non è la priorità principale nella mia vita, ci sono altre cose più importanti per me”. Se questa è la nostra situazione, allora va assolutamente bene. Ma non possiamo aspettarci di ottenere i risultati che potremmo ottenere se ci impegnassimo totalmente e a tempo pieno. Siate realistici. Un po’ di sforzo genera qualche risultato. Molto sforzo e tempo generano risultati più grandi.
In occidente, sembra che la maggioranza della gente preferisca praticare da laica, non come monaci e monache: questo è un po’ diverso dal Buddhismo tradizionale. Per via di questo, invece di avere monasteri e conventi, abbiamo centri di Dharma. Prima che il Buddhismo iniziasse a svilupparsi in occidente, una cosa del genere non c’era.
Cosa possiamo aspettarci di ottenere andando in un centro di Dharma? Se ci andiamo una volta a settimana dopo il lavoro, e siamo davvero stanchi per metà del tempo, cantiamo una canzone in tibetano ma davvero non sappiamo cosa stia accadendo, che risultato possiamo aspettarci da questo? Non molto. Ciò che è veramente triste è che la maggior parte dei centri di Dharma non sono nemmeno un circolo sociale come quando si va in chiesa. Che si tratti del Cristianesimo, del Giudaismo o dell’Islam sembra esserci un senso di congregazione, di comunità. Se qualcuno è ammalato o non si presenta, le persone faranno domande, chiameranno e porteranno del cibo. Questo sembra mancare nei centri di Dharma. La gente viene, fa un po’ di meditazione, magari una puja rituale, e basta. Ho sentito lamentele da persone che dicono, “Ma cos’è il Buddhismo? Sono stato ammalato in ospedale, e nessuno ha chiamato o è venuto a visitarmi; non importava a nessuno”.
Se la nostra pratica quotidiana del Buddhismo significa andare da soli al centro per fare una puja o per meditare, e poi andare a casa, senza interessarsi nemmeno delle altre persone che sono parte del centro, cos’è questo? Ci sediamo lì e diciamo, “Sto facendo questo per tutti gli esseri senzienti; Possano tutti gli esseri senzienti essere felici…” ma poi qualcuno è ammalato e non ce ne importa o non troviamo del tempo per visitarlo. Questo non va. Se la nostra pratica del Buddhismo è così, allora c’è qualcosa di sbagliato. Possiamo diventare troppo ristretti o concentrati sulla nostra pratica di fare la puja e di meditare, senza pensare socialmente di aiutare le persone nel nostro gruppo. Il Buddhismo impegnato, che ha avuto inizio in Thailandia, è qualcosa di cui abbiamo davvero bisogno in misura maggiore in occidente. Di già alcuni centri buddhisti hanno programmi per le prigioni, ad esempio. Un po’ di persone fanno volontariato andando in prigione per offrire lezioni di Dharma ai carcerati, il che è fantastico. Ma in effetti non è sufficiente fare solo questo, e non visitare qualcuno che è ammalato.
Mostrare una gentilezza umana basilare
Essere buddhisti, tuttavia, non significa soltanto essere una persona gentile, ma ovviamente dobbiamo essere delle persone gentili, questa è la base, e non è affatto limitato agli insegnamenti del Buddha. Non avete nemmeno bisogno di essere religiosi per conoscere l’importanza di essere una persona gentile. Quindi ovviamente, nella nostra vita quotidiana dovremmo provare ad essere di aiuto agli altri. Se non possiamo aiutarli, allora il minimo che possiamo fare è di non far loro del male; questo è il minimo di base. Se vogliamo dire che questa è la nostra pratica buddhista, va bene. Ma dobbiamo comprendere che si tratta di una versione molto leggera del Buddhismo.
Sebbene sia una versione leggera, è assolutamente necessaria. Proviamo a non arrabbiarci con gli altri e se accade, ci scusiamo il prima possibile. Proviamo ad essere meno egoisti e più sensibili ai bisogni delle altre persone e agli effetti del nostro comportamento sugli altri. Se siamo negli affari, cerchiamo di essere onesti. Se ci occupiamo di clienti, proviamo a ricordarci che sono esseri umani proprio come noi, a cui piace essere trattati con gentilezza, non in fretta o bruscamente. L’ultimo cliente del giorno si merita la stessa attenzione, cura, e cortesia del primo.
Tutto questo è ciò a cui Sua Santità il Dalai Lama fa riferimento quando parla dei “valori umani fondamentali”, valori che non sono basati su nessuna religione particolare o filosofia. Abbiamo bisogno di applicarli non soltanto con gli sconosciuti, quando è un po’ più facile perché li vediamo solo per pochi minuti e non dobbiamo trattare con loro in seguito. La vera sfida è di applicare questi valori quando siamo con i membri della nostra famiglia oppure con le persone con cui viviamo e la gente con cui lavoriamo. Non ignoriamo quelli che sono più vicini a noi.
Permettetemi di condividere un esempio dalla mia esperienza. Quando mia madre era ancora in vita e le facevo visita, le piaceva che guardassi la televisione con lei alla sera. Le piacevano specialmente i quiz televisivi e mi incoraggiava a provare a rispondere alle domande, come ad esempio, “Quanto costa questo frigorifero?” In questi tipi di situazioni, abbiamo bisogno di essere pazienti e generosi, e non semplicemente di sederci, di mostrarci annoiati, di borbottare passivamente dei mantra e rispondere male, “Che domanda stupida! Che importa quanto costa?” Provate a rispondere alla domanda, a prescindere da quanto stupida vi possa sembrare. Per lei, provare a rispondere a domande come quelle era un modo per mantenere la mente attiva nella vecchiaia, e da parte mia dimostrare sostegno per ciò che lei stava facendo era, in effetti, un atto di basilare generosità e gentilezza umana.
Come rendere il Buddhismo uno stile di vita
Allora, se desideriamo praticare il Buddhismo in occidente, abbiamo bisogno di andare più in profondità, e non soltanto lavorare su noi stessi per essere una persona più gentile. Per questo, il Buddhismo offre una vasta gamma di pratiche adatte ad un’ampia varietà di mentalità e abilità. Queste includono sia lo studio che la meditazione. Non c’è nulla che sia specificatamente occidentale o asiatico in questo. Il punto principale, tuttavia, è che abbiamo bisogno di integrare nelle nostre vite quotidiane qualunque cosa che studiamo e su cui meditiamo. Dobbiamo far sì che la nostra pratica buddhista diventi il nostro stile di vita.
Cominciamo stabilendo l’intenzione per oggi quando ci svegliamo. Qual è la nostra motivazione? Ricordiamo a noi stessi il nostro obiettivo e cosa stiamo facendo con la nostra vita, e poi creiamo l’intenzione per perseguirlo realmente. Quando ci svegliamo, l’ideale sarebbe, “Grazie al cielo non sono morto durante il sonno, e quanto è meraviglioso che ora ho un intero giorno davanti a me in cui posso lavorare ulteriormente lungo il sentiero buddhista”. Avere questi tipi di pensieri quando ci svegliamo è molto meglio di pensare, “Oh no, non un altro giorno!”
Facciamo la stessa cosa quando andiamo a letto alla sera. Invece di pensare, “Grazie al cielo questo giorno è finito. Non vedo l’ora di cadere in uno stato di incoscienza”, pensiamo “Non vedo l’ora di alzarmi domani per continuare”. In sostanza si tratta veramente del “rifugio”. Non uso molto spesso questa parola, perché penso che si riferisca in realtà ad avere una direzione nella nostra vita. Questa è la direzione mostrata dai Buddha, dai loro insegnamenti e dai loro risultati personali, e dalla comunità spirituale che li ha seguiti. Questa è una direzione che è sicura e ci protegge dalla sofferenza.
Se abbiamo una direzione nella nostra vita che è significativa e ha uno scopo, questo ci aiuta enormemente. Stiamo lavorando per liberarci da tutta la nostra confusione e dagli stati mentali disturbanti, e per realizzare tutti i nostri potenziali positivi. Dare questa direzione alle nostre vite significa che stiamo provando a seguire le orme dei Buddha e delle loro comunità spirituali. Scopriremo che vale la pena anche fare solo un piccolo passo in questa direzione. Ma questo dev’essere confermato dalla nostra accurata analisi e sperimentazione. Il Buddha disse di non accettare nulla di ciò che affermò semplicemente per fede. Come occidentali, forse possiamo apprezzare più facilmente questo approccio scientifico che il Buddha insegnò. Dobbiamo sempre mantenere uno spirito critico.
Questa direzione nella nostra vita è qualcosa che deve essere interiorizzato molto profondamente. Fare questo è ciò che effettivamente ci rende buddhisti. Essere solo una persona gentile non ti rende un buddhista. Ciò richiede una convinzione totale che sia possibile ottenere quello che stiamo cercando di ottenere. Se pensiamo che non sia possibile superare i nostri difetti e realizzare i nostri potenziali positivi, allora che senso ha cercare di realizzare una fantasia?
All’inizio, sicuramente non crederemo che sia possibile ottenere uno qualsiasi degli obiettivi spirituali buddhisti. Potremmo avere fede sulla base di qualche insegnante carismatico o di una pia illusione. Ci vuole lavoro per convincersi che è realmente possibile raggiungere tali obiettivi, passo dopo passo, e quando ne sarete convinti, ci metterete tutto il vostro cuore e l’energia per ottenerli.
Come buddhista, questo fa parte del nostro lavoro. Sono molto importanti e aiutano a rendere stabile la direzione verso cui stiamo andando. Quindi cominciamo la giornata riaffermando questa intenzione. Finiamo il giorno con una dedica e un riesame di ciò che abbiamo fatto durante il giorno, il modo in cui abbiamo agito. Se ci siamo arrabbiati o altro, lo ammettiamo, ce ne pentiamo, e lo purifichiamo. Qualunque cosa positiva abbiamo fatto, la dedichiamo al raggiungimento degli obiettivi positivi che abbiamo. Il grande maestro tibetano Tsongkhapa disse che la nostra intenzione dev’essere mantenuta per tutto il giorno, non soltanto all’inizio e alla fine. Questo significa che abbiamo bisogno di ricordarcene durante il giorno.
Il maestro vietnamita contemporaneo Thich Nhat Hanh ha un metodo delizioso per questo. Ha una “campana di consapevolezza” che suona in modo casuale durante il giorno. Tutti si fermano per qualche momento per riacquistare la consapevolezza della loro intenzione. Uno dei miei studenti ha programmato il suo cellulare affinché emetta un suono varie volte durante il giorno. Quindi ci sono vari metodi che possiamo usare per aiutarci a ricordare la nostra motivazione, se non è qualcosa che ci viene in automatico.
Sua Santità il Dalai Lama sottolinea sempre che ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno è quella che si chiama “meditazione analitica”, che al nostro livello consiste nel riflettere sugli insegnamenti, collegandoli alla nostra esperienza e vita personale. Un esempio consisterebbe nell’analizzare perché stiamo avendo problemi con quella persona al lavoro. Come possiamo affrontare questo? Dobbiamo sviluppare pazienza. Quali sono gli insegnamenti sulla pazienza? Qual è il metodo? Quindi ci sediamo con calma e pratichiamo l’essere pazienti mentre pensiamo a quella persona. Questa è la pratica buddhista, questa è esattamente la parola “pratica”. Stiamo praticando per essere in grado di essere pazienti nelle situazioni della vita reale.
Al termine della giornata, riesaminiamo quello che abbiamo fatto. Non ha alcun senso sentirsi in colpa se non siamo riusciti ad essere all’altezza della nostra buona intenzione, poiché ci ricordiamo che la caratteristica basilare della vita è che va su e giù. Il progresso non è mai lineare. Non importa quanto duramente ci impegniamo, alcuni giorni andranno bene e altri andranno male. Pertanto, quando abbiamo fatto qualche sbaglio e qualcosa di cattivo, lo riconosciamo e prendiamo la decisione di fare del nostro meglio per evitare di ripeterlo.
Tutti questi alti e bassi continueranno ad accadere finché non diventeremo un essere liberato. C’è da fare molta strada prima di quel momento. Fino ad allora, proveremo avarizia, rabbia e tutto il resto. Questo è qualcosa che fa abbastanza riflettere. L’atteggiamento che è molto utile con tutto questo è “l’equanimità”. Quando siamo stanchi, facciamo una pausa. Va bene, non c’è problema. Quando vogliamo proseguire, lo facciamo. Anche questo va bene, non c’è problema. Dobbiamo evitare i due estremi di essere veramente severi con noi stessi o di trattarci come dei bambini. Semplicemente andiamo avanti, ad ogni costo. Noi chiamiamo questa la “perseveranza simile ad una corazza”. Ti protegge in ogni situazione.
Un esempio pratico: Offrire la vittoria agli altri
Permettetemi di darvi un esempio su come evitare di scoraggiarsi applicando una linea guida buddhista. Io vivo in un angolo animato di Berlino. Due anni fa hanno costruito sotto di me al pianterreno un caffè che ha molto, molto successo. È aperto dalle 7 del mattino fino alle 3 di notte, sette giorni alla settimana. In estate, ci sono persone fuori che bevono birra, che parlano a voce alta, e che ridono ogni singola notte. Dopo un breve periodo in cui me ne stavo nel letto di notte cercando di dormire con tutto il rumore, avendo visioni di vasche medievali di catrame bollente da gettare sopra di loro, mi ricordai dell’insegnamento: “Offri la vittoria agli altri, accetta la sconfitta su di te”.
La mia cucina è l’unica stanza nella casa che non si affaccia sulla strada, quindi spostai il mio materasso lì. Dormo sul pavimento della cucina per tutta l’estate. È calmo e confortevole e sono molto felice, e offro la vittoria agli altri. Questa è un’applicazione pratica di questo insegnamento. Non è un grosso problema dormire in cucina.
In questo modo, abbiamo bisogno di essere ingegnosi e creativi con gli insegnamenti. Poi dobbiamo realmente applicarli. Ovviamente per fare questo abbiamo bisogno di conoscere gli insegnamenti e quindi è utile se ogni giorno possiamo rinfrescare la memoria leggendo, ad esempio, uno dei testi classici di linee guida su come affrontare situazioni difficili. Le trentasette pratiche dei bodhisattva, Una ghirlanda di gemme dei bodhisattva e L’addestramento mentale in otto versi, ad esempio, sono pieni di consigli estremamente pratici. Se li leggete di frequente, allora questo non solo vi aiuta ad essere consapevoli di essi, ma possono mostrarvi risposte appropriate a situazioni che state sperimentando, mentre leggete il testo.
Queste sono alcune delle pratiche quotidiane dei buddhisti in occidente. Come ho detto, per ottenere qualche risultato dobbiamo lavorare sodo, e non sarà facile.
Non è contrario allo scopo rendere gli insegnamenti buddhisti facilmente disponibili?
Oggigiorno, gli insegnamenti sono disponibili piuttosto facilmente. Abbiamo anche visto prima che molti centri di Dharma o eventi richiedono il pagamento di un contributo per entrare, ma tuttavia c’è una grande quantità di materiale di Dharma disponibile gratuitamente (come questo sito!) Se avete un computer e l’accesso a internet, non avete davvero bisogno di viaggiare molto o di pagare nulla. Senza dubbio la quantità di materiale aumenterà in futuro.
Potremmo sostenere che sarebbe opportuno nascondere gli insegnamenti nelle biblioteche affinché sia difficile entrare in contatto con essi, oppure assicurarsi che sia necessario pagare per accedere ad essi, poiché allora avreste bisogno di sforzarvi di più per avere accesso agli insegnamenti. D’altro canto, anche se gli insegnamenti sono liberamente disponibili dovunque, avete ancora bisogno di sforzarvi per leggerli e studiarli, e ci vuole molto lavoro per praticarli realmente.
A prescindere da quanti benefici abbiamo nell’era moderna per quanto riguarda il facile accesso agli insegnamenti, abbiamo ancora bisogno di lavorare duramente noi stessi. Ci vuole tempo per capire e interiorizzare gli insegnamenti; questo è qualcosa che non cambierà mai. Non c’è nessun modo veloce o facile per aggirare questo e in tal senso non c’è nulla di speciale in noi, che pratichiamo in occidente. Quindi abbiamo davvero bisogno di sfruttare tutte le opportunità che abbiamo, sulla base dell’essere una persona gentile, per lavorare seriamente al fine di conseguire gli obiettivi buddhisti: ottenere la liberazione da tutti i nostri difetti e difficoltà e raggiungere l’illuminazione con la totale realizzazione di tutti i nostri potenziali positivi.
Come rapportarsi agli obiettivi più elevati del Buddhismo
Possiamo soltanto lavorare realisticamente per ottenere la liberazione e l’illuminazione, tuttavia, una volta che siamo davvero convinti che sia possibile raggiungere questi risultati. Ma come si fa a diventare convinti? La convinzione proviene dal comprendere cosa intendiamo con “mente”, il continuum mentale. Quali sono le caratteristiche basilari di questa attività mentale? Continua momento per momento, con un oggetto differente ad ogni istante. La caratteristica distintiva resta tuttavia la stessa, e la confusione, la rabbia e le altre emozioni sono passeggere, come una nuvola. Queste nuvole possono essere rimosse poiché non sono una parte integrale della mente.
Questo non richiede soltanto uno studio profondo della natura della mente, di cosa siano le apparenze e di come sorgano, ma anche l’esperienza effettiva di osservare cosa stia avvenendo effettivamente nelle nostre menti, momento per momento. Poi ovviamente abbiamo bisogno di studiare e sapere cosa significhi effettivamente essere liberato o illuminato. Se sono soltanto parole per noi, è troppo vago.
Anche sapere cosa sia effettivamente l’illuminazione non è semplice, poiché i punti sono estremamente sottili. All’inizio diamo il “beneficio del dubbio”. Non siamo sicuri, ma ipotizziamo che sia possibile. Studiamo e meditiamo ancora, per poterne essere convinti. Questa è una buona base di lavoro per cominciare.
Uno dei miei amici dice: “Non so con certezza se la liberazione o l’illuminazione sia possibile. Non so se Sua Santità il Dalai Lama sia effettivamente un essere illuminato. Ma se potessi diventare come lui, come il Dalai Lama, nel modo in cui agisce e affronta problemi enormi, questo sarebbe sufficiente”.
Riassunto
Dalla caverna, al campo, all’ufficio, i nostri problemi fondamentali non sono cambiati di molto; sebbene l’ambiente possa essere cambiato, le persone sono sempre state stressate e occupate. Comprendendo questo, possiamo capire che i metodi buddhisti di più di mille anni fa sono ancora molto rilevanti.
In passato, le persone si sono impegnate in modo incredibile per ottenere gli insegnamenti buddhisti, quindi siamo davvero fortunati che oggi abbiamo accesso a un’ampia gamma di insegnamenti non soltanto su internet, ma in molte città in tutto il mondo. Dobbiamo utilizzare questi vantaggi, tenendo presente che la quantità di impegno personale richiesta non è cambiata e non cambierà mai.