Prima visita, maggio 1985
 Durante un tour d’insegnamenti in Europa per preparare le persone all’iniziazione di Kalachakra che Sua Santità il Dalai Lama avrebbe conferito a Rikon, in Svizzera, nel luglio 1985, mentre mi trovavo in Inghilterra ad aprile si avvicinò a me una signora della repubblica ceca, la quale mi chiese se fossi interessato ad andare a Praga. Mi disse che c’erano molte persone interessate al Buddhismo che non avevano alcun accesso agli insegnamenti. La lingua tibetana in passato veniva insegnata all’università di Praga, ma anche questo fu vietato dopo l’invasione russa del 1968.
 
Il mio maestro principale, Tsenshap Serkong Rinpoche, che avevo servito per nove anni come traduttore, morì nell’agosto del 1983. Era sua abitudine viaggiare in luoghi remoti dove nessuno era disposto ad andare. Intenzionato a continuare la sua tradizione, accettai e, un mese più tardi, dopo aver ottenuto il visto, andai a Praga per una settimana.
 
Viaggiando in treno dalla Germania e assistendo alle terrificanti perquisizioni della polizia che utilizzava cani enormi quando attraversai la cortina di ferro, non sapevo cosa aspettarmi. Stavo entrando in un mondo quasi sconosciuto in occidente. Questo era molto prima di internet, e ogni rivista o giornale che avrei potuto portare con me sarebbe stata confiscata al mio ingresso. Di conseguenza, durante tutto il tempo che passai in Europa orientale e in URSS prima, durante, e dopo la caduta del comunismo, ero totalmente inconsapevole dei drammatici eventi politici che stavano avvenendo intorno a me. Fui in grado di vederne solo gli effetti.
 
Una volta giunto a Praga e ricevuto da persone accoglienti ed amichevoli, rimasi molto commosso dal loro interesse sincero nel Buddhismo. Nonostante le restrizioni severe, le politiche antireligiose, e i pericoli che correvano, rimasi molto impressionato dal loro coraggio. Ad esempio, sebbene non fosse possibile studiare il tibetano in nessuna università, il dott. Josef Kolmaš dell’Istituto Orientale dell’Accademia di Scienze lo insegnava privatamente in segreto. Per quanto riguarda i discorsi che offrii a un piccolo gruppo, ci incontrammo segretamente in vari appartamenti, cambiando posto ogni volta. Come precauzione contro i vicini che avrebbero potuto fare le spie, avevamo vicino a noi bottiglie di birra e fingevamo di giocare a carte in caso fosse arrivata la polizia. La mia esperienza spaventosa con la polizia può essere solo descritta come “kafkiana”.
 
La seconda visita, da luglio a ottobre 1986
 I miei nuovi amici cechi cominciarono presto a diffondere la notizia che ero disposto a viaggiare per insegnare in altri paesi dell’Europa orientale, e così organizzarono per me un lungo tour da luglio a ottobre. Il tour includeva la Cecoslovacchia (Praga e Ostrava), la Polonia (Cracovia, Łódź, Varsavia, Danzica, e Wrocław), la Germania Est (Lipsia, Berlino est), l’Ungheria (Budapest), e la Jugoslavia (Zagabria in Croazia, Lubiana in Slovenia, e Belgrado in Serbia).
 
Per dare un’idea di come fu questo tour, dovetti camminare con il mio bagaglio attraversando il confine ceco-polacco, sperando che qualcuno mi incontrasse dall’altro lato. I miei amici cechi non potevano guidare superando il confine perché avevano bisogno di un visto, e le informazioni per ottenerne uno – solo su invito privato – erano quasi impossibili da trovare. Sebbene gli europei dell’est potessero viaggiare senza visto tra i loro paesi, era stato imposto un divieto per la Polonia – ufficialmente per i tedeschi dell’est, ma in pratica per gli altri. Questa era una risposta alla crescita del movimento polacco dei lavoratori di Solidarność nel 1980. Le autorità volevano prevenire la diffusione di idee di protesta in altri paesi. 
Come scoprii presto, ciascun paese dell’Europa orientale era diverso dagli altri. L’Unione Sovietica aveva occupato l’Ungheria nel 1956 e la Cecoslovacchia nel 1969. Per evitare che accadesse la stessa cosa in Polonia, il governo locale vietò il movimento di Solidarność imponendo la legge marziale dal dicembre 1981 a luglio 1983. Ora, tre anni dopo, le persone che incontravo mi condividevano che la gran parte dei polacchi avevano poco rispetto per le leggi – le bypassavano spesso corrompendo i pubblici ufficiali.
 
Il Buddhismo era ufficialmente sostenuto dal Ministero della Religione come un’alternativa al cattolicesimo per mostrare che non era l’unica religione in Polonia. Pertanto fui ufficialmente invitato dall’associazione buddhista Kagyu della Polonia, e così ottenni il visto e mi fu dato il permesso di offrire una lezione all’università Jagiellonian di Cracovia. Nelle varie città che visitai, c’erano gruppi Zen, coreani, e Kagyu (la via del diamante). Offrii degli insegnamenti in tutti questi centri, che furono bene accolti. Solo il gruppo Zen aveva la licenza ufficiale del governo per stampare traduzioni di testi buddhisti, ma pubblicavano solo i loro libri. Le traduzioni polacche dei libri di Buddhismo tibetano venivano stampati e pubblicati in segreto.
 
Nella Germania Est le restrizioni erano ancora più severe della Cecoslovacchia, ma le persone che incontrai erano molto calorose. Sembravano capaci di poter fiutare se la persona di fronte a loro fosse un informatore o no. Sebbene avessi ottenuto un visto per visitare la collezione mongola del museo di Lipsia, era possibile soltanto ottenere un’autorizzazione giornaliera per Berlino Est. Bisognava andarsene entro mezzanotte e non si potevano oltrepassare i limiti della città. L’ispezione al confine era estremamente severa e aggressiva. Una volta fecero spogliare il mio traduttore affinché gli controllassero persino l’ano.
 
Durante questa visita iniziale a Berlino Est, la polizia fermò la macchina e controllò tutti i nostri documenti. Fu un momento carico di tensione, poiché avevamo oltrepassato i limiti della città. Ma siccome c’era con noi un soldato in uniforme della Germania Est che aveva rischiato partecipando al nostro incontro, riuscì a convincere la pattuglia a non arrestarci. Come in Cecoslovacchia, ci incontrammo in piccoli gruppi in appartamenti diversi ogni volta. Le persone provenivano principalmente da un club di arti marziali. Era permesso associarsi al club siccome la Germania Est promuoveva molto gli sport, e le arti marziali erano ufficialmente permesse. Le persone che venivano volevano conoscere gli insegnamenti spirituali che stavano alla base della pratica delle arti marziali.
 
L’Ungheria era ancora diversa. La popolazione era estremamente orgogliosa della loro identità culturale. Alexander Csoma de Körös, che aveva compilato il primo dizionario inglese-tibetano agli inizi del XIX secolo, è un eroe della cultura ungherese poiché scoprì le radici centro-asiatiche della lingua ungherese. Per questo motivo, gli ungheresi erano generalmente ben disposti verso la cultura tibetana. Si percepiva l’interesse accademico per la tibetologia nelle università. Ad esempio József Terjék insegnava lingua tibetana all’università Eötvös Loránd (ELTE), e aveva appena pubblicato un dizionario tibetano-ungherese. Io insegnai alla missione buddhista, l’unico gruppo buddhista presente a quel tempo. Erano seguaci di Lama Govinda, un pioniere tedesco degli inizi del XX secolo che aveva insegnato una versione esoterica, ibrida, del Buddhismo tibetano. Il dott. Ernő Hetényi, il leader anziano del gruppo, aveva strette connessioni con il governo comunista, e manteneva un monopolio sul Buddhismo in Ungheria.
 
La Jugoslavia fu l’ultima tappa di questo tour. Molte delle repubbliche jugoslave hanno religioni differenti, e storicamente ci sono stati molti conflitti tra di loro. Di conseguenza c’era molta diffidenza sulle religioni, e il Buddhismo fu proposto in maniera totalmente accademica. Grazie al mio dottorato ad Harvard in lingue dell’estremo oriente, sanscrito, e studi indiani, fui invitato a dare lezioni alle università di tre delle repubbliche e poi all’Accademia delle Arti e delle Scienze jugoslave di Zagabria. La Croazia era la più accademica e formale delle tre. Il loro interesse principale era nella filologia sanscrita. L’atmosfera in Slovenia era più rilassata – un po’ simile all’Europa occidentale – ed erano maggiormente interessati alla filosofia. In Serbia un gruppo nutrito di studenti partecipò alla mia lezione, che orientai verso la pratica della meditazione. Il professore, che aveva un carattere alquanto esagerato, rimase deluso dal fatto che non mi concentrai sul tantra e il sesso.
 
Grazie alle esperienze di questo tour, compresi che avrei potuto servire Sua Santità il Dalai Lama in un’altra veste, oltre a quella di suo interprete per insegnamenti buddhisti avanzati. I tibetani avevano solo documenti di viaggio come rifugiati indiani e non potevano visitare alcun paese a meno che non avessero ricevuto un invito ufficiale. A quel tempo, i tibetani non avevano praticamente nessun contatto o persino informazioni su paesi in varie parti del mondo. Sentii che era molto importante che stabilissero relazioni con quanti più paesi possibili per diffondere il messaggio di Sua Santità sulla non violenza e di ricevere sostegno per la causa del Tibet alle Nazioni Unite. Grazie alle mie credenziali accademiche, potevo essere facilmente invitato ad offrire conferenze nelle università, e siccome gli accademici erano nella posizione migliore per fare questi inviti ufficiali, decisi di farlo come un’offerta per Sua Santità. Cominciai ancora una volta con il mondo comunista, anche perché l’India aveva buone relazioni con l’URSS. Poi mi allargai a quasi tutta l’America Latina, i paesi meridionali e orientali dell’Africa, parti del Medioriente e, dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, a molte delle sue repubbliche.
 
La terza visita — da novembre 1987 a febbraio 1988
 Il tour seguente in Europa orientale ebbe luogo circa un anno dopo, e incluse non solo la Jugoslavia (Zagabria in Croazia e Lubiana in Slovenia), l’Ungheria (Budapest e Szeged), la Cecoslovacchia (Praga e Kašava), la Germania Est (Berlino Est), e la Polonia (Poznań, Katowice, Cracovia, Varsavia, Drobin, e Łódź), ma anche per la prima volta l’URSS (Mosca e Leningrado) e la Bulgaria (Sofia).
 
Cominciai in Jugoslavia, dove insegnai ancora una volta alle università di Zagabria e Lubiana. In Ungheria cominciai anche ad offrire conferenze più accademiche al seminario teologico cattolico a Budapest e all’università József Attila a Szeged. Da lì tornai in Cecoslovacchia, dove un gruppo di dieci di noi si nascose in una casa in un piccolo villaggio di campagna per un ritiro di una settimana. Tenemmo sempre chiuse le tapparelle, mangiammo solo grani e lenticchie macrobiotiche, e non uscimmo mai fuori di casa. Come precauzione, arrivammo e lasciammo il villaggio ad orari diversi e solo uno o due alla volta. In seguito, anche a Berlino Est eravamo molto cauti. Non era ancora possibile avere contatti più ufficiali in questi paesi.
 
Da lì visitai per la prima volta l’Unione Sovietica (URSS), dal 29 novembre al 5 dicembre 1987. Sua Santità l’aveva già visitata nel 1979 e nel 1986. L’estate prima del mio arrivo, erano cominciate le riforme della glasnost e della perestroika, annunciate nel 1985 da Mikhail Gorbachev, il Segretario Generale del partito comunista. L’Unione Sovietica includeva tre repubbliche tradizionali dove si praticava il Buddhismo tibetano – due mongole (la Buriazia e la Calmucchia), e una turca (Tuva). Queste repubbliche vantavano una consolidata tradizione di studi buddhisti. Anche durante il periodo zarista, il sanscrito, il mongolo, e il tibetano venivano insegnati in varie università.
 
Fui invitato dal dott. Andrey Terentyev, il curatore della sezione buddhista del museo statale di storia della religione e dell’ateismo di Leningrado. Gyatsho Tshering, il direttore della Biblioteca delle Opere e degli Archivi Tibetani a Dharamsala (LTWA in inglese, N.d.T.) a cui ero anch’io associato conosceva bene Terentyev. C’era un’enorme collezione tibetana ancora non catalogata nella biblioteca dell’Istituto di Studi Orientali alla sede distaccata di Leningrado dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, e Terentyev stava già scambiando libri da questa sede alla LTWA a Dharamsala. Terentyev mi diede i microfilm di alcuni rari testi della collezione di Leningrado da portare come un’offerta a Sua Santità.
 
La mia visita ebbe luogo solo alcune settimane dopo la seconda conferenza buddhologica di tutta l’Unione che si tenne a Mosca, a cui parteciparono 130 accademici provenienti da università e biblioteche di tutta l’Unione Sovietica. Grazie a Terentyev, incontrai alcuni di questi accademici provenienti dalla biblioteca di Leningrado nonché da altre divisioni dell’Istituto di Studi Orientali e dell’università di Leningrado.
 
I buddhisti che incontrai sia a Leningrado che a Mosca erano tra i più seri e preparati che avevo visto nel blocco orientale. Avevano un orientamento accademico, ma erano anche interessati alla pratica. A differenza dei paesi comunisti più restrittivi, tenevano apertamente nelle loro case oggetti buddhisti religiosi, molti avevano studiato il mongolo e il tibetano, e avevano tradotto alcuni testi. Alcuni avevano visitato i vecchi lama buriati nei due monasteri che avevano lasciato simbolicamente in Siberia – Ivolginsky a Ulan Ude e Aginsky nel distretto Chita – ma non furono in grado di ricevere insegnamenti o istruzioni.
 
Sia a Leningrado che a Mosca, insegnai a circa dieci persone alla volta in appartamenti privati. In seguito mi subissavano di domande per tutto il giorno, mettendosi in fila per passare alcuni minuti con me uno alla volta. Sembravano che avessero paura di possibili informatori se altri avessero sentito parlare dei loro incontri segreti con i vecchi lama buriati.
 
L’atmosfera a Berlino Est sembrava ancora più repressiva dell’altra volta, ma la Polonia mi offrì varie opportunità di visitare centri buddhisti del paese e di insegnare non solo all’università Jagiellonian di Cracovia, ma anche all’università di Varsavia e al Palazzo della Cultura di Poznań.
 
L’ultima tappa di questo tour fu a Sofia, in Bulgaria. In questo paese l’atmosfera era estremamente repressiva. Tutti sembravano paranoici e sospettosi di tutti gli altri. La polizia e la gente comune si spiavano a vicenda. Ebbi alcuni contatti iniziali e incontrai un po’ di persone interessate. Il contatto principale fu il dott. Georgi Svechnikov dell’Accademia delle Scienze bulgara – Istituto di Tracologia (antichi studi bulgari) – che aveva già avuto contatti con Gyatsho Tshering alla LTWA.
 
Una volta tornato a Dharamsala, parlai a Sua Santità dei miei viaggi. Ne fu molto interessato, e quindi cominciai a preparare dei report dettagliati, che mostravano non soltanto i risultati raggiunti da ciascun tour, ma offrivano anche dettagli sulla storia, la religione dominante, e la relazione attuale con la Cina di ciascun paese. A quel tempo, i tibetani in esilio avevano una conoscenza limitata del mondo, perciò questi resoconti furono preziosi per stabilire relazioni internazionali informate con diversi paesi. Preparai anche delle descrizioni dei principali leader religiosi e politici di ogni paese per aiutare Sua Santità e i suoi funzionari a organizzare futuri incontri con loro.
 
Quarta visita, aprile-maggio 1989
 Il mio tour successivo in Europa orientale e nell’Unione Sovietica ebbe luogo dai primi di aprile fino alla fine di maggio del 1989, e incluse la Jugoslavia (Zagabria in Croazia, Lubiana in Slovenia, e Novi Sad in Serbia), la Bulgaria (Sofia), l’Ungheria (Budapest e Debrecen), la Cecoslovacchia (Ostrava), la Polonia (Cracovia, Kuchary, e Varsavia), l’Unione Sovietica (Leningrado, Mosca, e Tartu in Estonia), e la Germania Est (Berlino Est).
 
La Jugoslavia era diventata molto instabile, specialmente la Serbia. C’erano molti disordini civili che si aggiungevano al 1000% di inflazione. Sebbene molti paesi del blocco orientale stessero diventando più aperti, la Jugoslavia si stava chiudendo ancora di più, specialmente per via del nazionalismo serbo. La Jugoslavia era molto influenzata dalla Cina. Alla Società di Amicizia jugoslava-indiana a Belgrado, ad esempio, veniva esplicitamente affermato che “Il lamaismo non era permesso”. Come prima, insegnai in varie università. Fui molto rincuorato dal fatto che, grazie alla mia conferenza dell’anno precedente, il professore di sanscrito all’università di Zagabria avesse deciso di insegnare l’anno seguente il testo di Shantideva Impegnarsi nel comportamento dei bodhisattva – il primo testo buddhista ad essere insegnato nel paese.
 
Questa volta in Bulgaria, alla richiesta di Svechnikov, fui ufficialmente invitato dalla divisione nomadica dell’Istituto di Tracologia e da Terra Antiqua Balcanica in associazione con l’università di Sofia. Tra i paesi dell’Europa orientale, la Bulgaria aveva le relazioni più strette, a quel tempo, con l’Unione Sovietica. I buddhologi sovietici non potevano pubblicare i loro articoli e libri in inglese, o fare traduzioni russe delle pubblicazioni della LTWA per distribuirli nell’URSS. Il dott. Alexander Fol, il direttore sia della divisione nomadica che della Terra Antiqua Balcanica era disposto a pubblicare i lavori di questi accademici russi e formare un’associazione con LTWA per facilitare il progetto. Stava già negoziando la fondazione di un’associazione con varie istituzioni accademiche sovietiche e mi chiese di fare da tramite con l’LTWA per negoziare questo progetto. Svechnikov espresse anche l’interesse a invitare in futuro Sua Santità in Bulgaria.
 
I servizi segreti bulgari avevano fatto un resoconto completo della mia prima visita. Erano interessati al Buddhismo tibetano per imparare a controllare gli altri tramite la percezione extrasensoriale. Alcuni dei loro agenti si incontrarono con me chiedendomi come imparare a farlo. Per impressionarmi, uno di loro apparentemente creò un tubo arrotolando una banconota tenendola solo in mano.
 
Dalla Bulgaria andai in Ungheria, dove le leggi e le condizioni cambiavano quasi ogni settimana e c’era la possibilità di essere più liberi. Le persone stavano cercando di capire in quale direzione sarebbero andate le cose. C’era molto supporto per i diritti umani della minoranza ungherese presente in Transilvania, Romania. La Romania era forse il paese più repressivo di tutto il blocco orientale, con la probabile eccezione dell’Albania. Chi mi ospitava in Ungheria aveva organizzato una visita per me della Transilvania, ma quando ci fu una fuga di questa notizia e appresero che i servizi segreti rumeni mi aspettavano all’arrivo per arrestarmi, cancellammo la visita all’ultimo minuto.
 
A Budapest insegnai all’università ELTE e alla Società Orientalista Nazionale dell’università Karl Marx di economia, e anche all’università di Debrecen. Alcuni anni fa, Sua Santità passò dall’Ungheria e si chiese perché ci fosse nel paese tutto questo interesse nella cultura tibetana. Disse che sarebbe stato interessato a visitare l’Ungheria, e quindi presi informazioni per lui. Mi incontrai con i principali accademici tibetani e conclusi che il dott. Terjék, che non solo aveva insegnato il tibetano all’università ELTE ma era anche un consulente per l’Asia al ministero ungherese degli affari esteri, sarebbe stato il miglior contatto con cui lavorare. Terjék consigliò la procedura migliore da seguire, che comunicai all’Ufficio Privato di Sua Santità. Questo fu l’inizio del mio coinvolgimento nell’aiutare ad organizzare alcune delle prime visite di Sua Santità nel mondo ex-comunista.
 
Poi andai velocemente in Cecoslovacchia. Sebbene la glasnost e la perestroika stessero avendo qualche effetto in Ungheria, in Polonia, e in una certa misura in Bulgaria, c’era grande paura in Cecoslovacchia. Le persone avevano il timore che se avessero implementato delle riforme liberali, sarebbero stati schiacciati nuovamente dai sovietici, come nel 1968. I servizi segreti cechi avevano cominciato a indagare sulle mie visite precedenti, e anche se alcune persone furono interrogate, non ci furono problemi – fino a quel momento. Pertanto per non dover passare la notte lì e dover indicare il mio nome alla polizia, attraversai velocemente il confine con la Polonia, fermandomi solo poche ore per incontrare privatamente alcune persone a Ostrava.
 
Rimasi in Polonia per dodici giorni, e mentre ero lì, il 2 maggio 1989, l’Ungheria aprì i suoi confini con l’Austria – questa fu la prima apertura della cortina di ferro. Molti tedeschi dell’Est in vacanza in Ungheria fuggirono in Austria, ma nessuno dei polacchi che incontrai durante la mia visita erano a conoscenza di questo evento storico. Insegnai ancora una volta all’università Jagellonian di Cracovia e all’università di Varsavia, nonché in vari centri buddhisti e conducendo pure un ritiro di meditazione a Kuchary. Sebbene avessi riscontrato meno entusiasmo per il Buddhismo tra i praticanti rispetto all’ultima volta, ci fu maggiore interesse nelle università. Ad esempio, l’università Jagellonian mi invitò per offrire un corso di sei giorni nella mia visita successiva.
 
L’interesse e la comprensione per la causa tibetana stava crescendo tra i polacchi, e furono trasmessi vari programmi sul Tibet nella TV polacca e nella sezione polacca di Radio Free Europe. C’era anche interesse nel pubblicare articoli e libri sul Tibet in polacco. Già la casa editrice segreta dell’associazione buddhista Kagyu della Polonia aveva stampato quattro libri delle mie lezioni. Dato l’interesse per il Tibet e il Buddhismo, unito ad una situazione politica fluida, discussi la strategia per una possibile visita futura in Polonia per Sua Santità con varie persone interessate ad organizzarla.
 
Successivamente tornai in Unione Sovietica per una settimana dal 10 al 16 maggio 1989, e la visita fu nuovamente organizzata da Terentyev. Tutto stava cambiando rapidamente, c’era molta più libertà, come mai prima, e quindi le opportunità si stavano moltiplicando. Ad esempio, la comunità locale buddhista della Buriazia stava facendo molte pressioni sull’amministrazione comunale di Leningrado affinché potessero tornare nel Tempio di Leningrado, chiamato generalmente il “Tempio di Kalachakra”. Era stato costruito poco prima della Rivoluzione d’ottobre e a quel tempo ospitava un istituto per lo studio degli insetti.
 
A Leningrado, oltre a lavorare con varie persone sui testi che stavano traducendo, insegnai a un gruppo di quaranta persone in un appartamento privato, e poi a un gruppo di sessanta in una sala. Questa fu la prima conferenza pubblica sul Buddhismo in Unione Sovietica; i partecipanti non sapevano che avrebbero potuto essere puniti, ma in pratica non ci fu nessun problema. Terentyev descrisse l’evento come un punto di svolta nella storia del Buddhismo nell’URSS.
 
Mentre mi trovavo a Leningrado, continuai a prendere contatti con accademici alla Biblioteca dell’Istituto di Studi Orientali nonché con il responsabile della vasta collezione tibetana del museo Hermitage. Inoltre, sempre mentre ero a Leningrado, visitai tre stupa che furono costruiti in Estonia. Tra tutte le repubbliche sovietiche, l’Estonia era quella che marciava più fortemente verso l’indipendenza. L’anno prima, il 20 agosto 1988, l’Estonia aveva fondato il primo partito politico non comunista dell’Unione, il partito nazionale per l’indipendenza estone. Poi il 16 novembre 1998 l’Estonia affermò la supremazia della legge estone su quella sovietica – la prima repubblica sovietica a farlo.
 
Mi incontrai con il professor Kinnart Mäll dell’università di Tartu, che era presidente della società orientale estone. Si offrì d’invitarmi ufficialmente nella mia prossima visita per insegnare per una settimana alla sua università, dove abitualmente offriva classi di tibetano. Mi spiegò che c’era un enorme interesse nel Tibet e nel Buddhismo in Estonia. Aveva tradotto il testo di Shantideva Impegnarsi nel comportamento dei bodhisattva (sPyod-‘jug, scr. Bodhisattvacāryāvatāra) in estone, e ne aveva fatto stampare 20.000 copie. Tutte le copie furono esaurite il primo giorno.
 
A Mosca, insegnai di nuovo privatamente e incontrai accademici dell’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze dell’URSS. Insegnai anche pubblicamente all’ufficio moscovita del Comitato Spirituale Centrale dell’URSS, che era stato fondato dal Consiglio sugli Affari Religiosi del Soviet dei Ministri, una branca del KGB. Terentyev aveva relazioni con loro sin dal 1978. Il comitato, che consisteva in nove membri, si trovava ad Ulan Ude in Buriazia, e il loro rappresentante moscovita era Tom Rabdonov. Rabdonov organizzava le questioni buddhiste con il governo centrale e anche le visite degli stranieri ad Ulan Ude.
 
In passato, il comitato aveva registrato solamente Ivolginski Datsan ad Ulan Ude come gruppo buddhista ufficiale, ma l’anno prima, il 1988, Aginsky Datsan a Chita e i buddhisti calmucchi ad Elista erano anche riusciti a registrarsi. Un datsan è una divisione all’interno di un monastero che qui fu applicata al tempio principale rimanente. I gruppi buddhisti buriati di Leningrado e Mosca avrebbero anche fatto domanda per registrarsi. Mi incontrai con i leader di entrambi i gruppi. Inoltre discussi con Rabdonov la possibilità di una visita di Sua Santità. Si offrì d’invitarmi ufficialmente in Unione Sovietica la prossima volta per continuare la discussione e la cooperazione.
 
Conclusi il tour a Berlino Est il 21 maggio 1989, dove si respirava un’aria ancora molto repressiva. Mi incontrai segretamente con varie persone interessate della comunità di arti marziali.
 
Il periodo di transizione tra le visite di maggio 1989 e gennaio 1990
 Arrivati a luglio del 1989, in principio sia Solidarność in Polonia che il governo ungherese avevano accettato la visita di Sua Santità. Qualche settimana prima, Solidarność aveva vinto il 99% dei seggi all’elezione del nuovo senato polacco. Lech Wałęsa, il fondatore nel 1980 di Solidarność – un sindacato di lavoratori a Danzica – era ora diventato il leader più influente della Polonia, dando l’esempio per i movimenti non violenti per la libertà in tutta l’Europa orientale. Inoltre in Bulgaria il dott. Fol – direttore della divisione nomadica dell’Istituto di Tracologia – era stato nominato come Ministro della Cultura, dell’Educazione, e della Scienza. Sebbene Sua Santità fosse interessato a visitare l’Europa orientale il prima possibile, si scelse di attendere perché la situazione politica in tutta la regione era caotica e cambiava di continuo.
 
Il 23 agosto 1989, circa due milioni di persone formarono una catena umana lungo le tre repubbliche baltiche, dimostrando la loro unità per l’ottenimento dell’indipendenza. Il 12 settembre fu creato il primo governo non comunista in Polonia. La fine drammatica del comunismo nell’Europa orientale subì un’accelerazione con la caduta del muro di Berlino il 9 novembre. Il giorno seguente, il partito comunista abbandonò il suo monopolio in Bulgaria. La rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia iniziò il 17 novembre, e Nicolae Ceaușescu, il presidente della Romania, fu arrestato e giustiziato il 25 dicembre.
 
Come avevo appena appreso durante le mie visite precedenti nella regione, c’era già molto interesse in vari paesi ad una visita di Sua Santità. Una delle ragioni era forse un desiderio di ricevere i suoi consigli durante questi tempi incerti. Ma con la caduta del comunismo che coincise con il premio Nobel per la pace consegnato a Sua Santità il 10 dicembre 1989, l’interesse per queste visite crebbe notevolmente. Nella mia analisi che ha cercato di spiegarne le ragioni, suggerii che uno dei problemi principali nei paesi comunisti più severamente controllati era che tutto era così dettato e pianificato a livello centrale che le persone non avevano più esperienza nell’organizzare qualunque cosa o nel prendere decisioni. Sebbene le persone avessero il forte desiderio di creare nuovi programmi, avevano molte difficoltà nel metterle in pratica. Siccome c’era una lunga tradizione di diffidenza reciproca, la gran parte delle persone non riuscivano a cooperare o lavorare bene tra di loro. Mi sembrava che forse le persone si aspettassero un’autorità benevolente – preferibilmente estranea al loro sistema – che avrebbero potuto rispettare e di cui avrebbero potuto fidarsi per ricevere consigli e linee guida. Questa era, a mio parere, la ragione per cui c’era molto interesse nel mondo ex comunista ad invitare Sua Santità.
 
Meno di tre settimane dopo che Sua Santità fu insignito del premio Nobel per la pace, Václav Havel fu nominato presidente della Cecoslovacchia il 29 dicembre 1989. Era un grande ammiratore di Sua Santità, ma conosceva ben poco su di lui e il Tibet. Così non appena si insediò come presidente, invitò personalmente Sua Santità. In seguito appresi il suo desiderio che Sua Santità gli insegnasse la meditazione per aiutarlo nelle sfide della sua nuova carica pubblica.
 
La quinta visita, da gennaio a maggio 1990
 Tornai a Praga verso la fine di gennaio del 1990 per incontrarmi con la segretaria del Presidente Havel, Sasha Neumann, che aveva partecipato a Praga alle mie lezioni segrete nel 1987. Organizzammo il calendario della visita scegliendo potenziali argomenti di interesse reciproco da discutere. Inviai un resoconto delle nostre raccomandazioni a Dharamsala per ricevere l’approvazione e preparare Sua Santità prima del suo arrivo.
 
Così cominciò il mio nuovo tour in Europa orientale e nell’URSS che mi portò in Ungheria (Budapest), poi in Cecoslovacchia (Praga), Bulgaria (Sofia), Polonia (Varsavia, Danzica, Cracovia), l’Unione Sovietica (Mosca, Vilnius e Kaunus in Lituania, Riga in Lettonia, Tartu in Estonia, Leningrado, Ulan Ude nella Buriazia, Elista in Calmucchia e Kyzyl a Tuva), la Mongolia (Ulaan Baatar), per poi tornare in Ungheria (Budapest), Cecoslovacchia (Praga), l’Ungheria ancora una volta (Budapest), la Bulgaria (Sofia), e la Jugoslavia (Belgrado in Serbia e Zagabria in Croazia).
 
Dopo aver completato le preparazioni per la visita di Sua Santità a Praga, andai qualche giorno a Budapest per discutere con il dott. Terjék – il professore di tibetano all’università ELTE e consulente per il Ministero degli Esteri – le preparazioni per la futura visita di Sua Santità in Ungheria. Lodi Gyari Rinpoche, il Ministro del Dipartimento dell’Informazione e delle Relazioni Internazionali del governo tibetano in esilio, era appena andato a Budapest per cominciare le negoziazioni. Si sarebbero tenute le elezioni per il nuovo parlamento il 26 marzo, e c’era molta incertezza sul risultato. Pertanto, Terjék suggerì che la soluzione migliore sarebbe stata che i gruppi buddhisti, la società tibetana degli accademici che stava creando, e forse anche la sua università, co-sponsorizzassero l'invito e la visita.
 
Alcune settimane prima era passata una nuova legge che offriva libertà religiosa, diritti indipendenti, e sostegno finanziario alle organizzazioni religiose. Tre gruppi buddhisti ungheresi avevano i requisiti per ottenere questi nuovi diritti, e mi incontrai con il capo del Dipartimento di Affari Religiosi al Ministero della Cultura, il quale mi assicurò che avrebbero sostenuto pienamente la visita. Molte persone che incontrai erano interessate alla creazione di un gruppo di supporto per il Tibet. Inoltre, quando ero a Budapest, insegnai anche all’università dell’orticultura.
 
Poi tornai a Praga, dove feci da tramite e interprete per la visita di Sua Santità, che si svolse dal 2 al 6 febbraio 1990. La visita cominciò con un incontro privato con il cardinale Tomášek e un piccolo gruppo di leader religiosi. Parlarono del significato della compassione nelle loro tradizioni, che era quel tipo di incontro ecumenico apprezzato di più da Sua Santità. All’incontro Sua Santità apprese che la più vecchia sinagoga in Europa si trovava a Praga. Sebbene non fosse nel programma, già molto pieno, Sua Santità volle visitarla. Non era mai andato in una sinagoga, e quindi la visitammo brevemente il giorno dopo. Era in corso la funzione del sabato mattina, e su richiesta di Sua Santità, gli spiegai cosa stava accadendo. Prima della fine, il rabbino onorò Sua Santità facendolo avvicinare all’arca.
 
Il giorno seguente, dopo una visita a una mostra di foto tibetane, un pranzo alla residenza dell’ambasciatore indiano, e un discorso sulla meditazione all’istituto delle regolazioni psicofisiche, Sua Santità, assieme al suo entourage, si recarono al castello di Làny per incontrarsi con il presidente Havel e i membri del suo staff. Anche se Sua Santità per regola non mangia mai la sera, come gesto di rispetto e amicizia per il presidente, condivise una cena formale con lui. Il presidente Havel era un forte fumatore, e alla tavola Sua Santità lo avvertì dicendo che doveva smettere di fumare per la sua salute.
 
Il presidente condivise con Sua Santità le difficoltà e le responsabilità del suo nuovo incarico, e gli chiese di insegnarli alcuni metodi di meditazione che potevano essere di aiuto. Sua Santità accettò, e il mattino seguente – con Sua Santità seduto su un cuscino sul pavimento e il presidente Havel e il suo staff seduti di fronte a lui in tuta – insegnò alcuni metodi fondamentali di meditazione, che praticarono tutti insieme. Dopo la sessione, Sua Santità e il presidente ebbero una conversazione privata mentre passeggiavano in giardino, e poi parteciparono ad una messa privata nella cappella.
 
Tornati a Praga, la conferenza pubblica nella piazza di San Venceslao che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio fu cancellata per ragioni di sicurezza, e Sua Santità andò a riposarsi in hotel. Il giorno seguente sarebbe stato molto pieno: una conferenza pubblica, un’intervista televisiva, una preghiera con candele alla piazza di San Venceslao, un discorso buddhista, e il ricevimento del sindaco al forum civico. Sua Santità lasciò Praga il mattino seguente.
 
Da Praga andai a Sofia in Bulgaria per incontrarmi con il dott. Fol e il dott. Blagovest Sendov, il presidente dell’Accademia delle Scienze bulgara, dove offrii una conferenza. Discutemmo di altri piani per una possibile visita di Sua Santità, chiarendo molti punti di un accordo che stavamo negoziando tra l’Istituto di Tracologia e l’LTWA a Dharamsala. La comunità buddhista di Leningrado aveva ora ricevuto il riconoscimento ufficiale del governo all’interno del Comitato Spirituale Centrale dei buddhisti dell’URSS. Terentyev era diventato il capo della sua divisione per le traduzioni e la pubblicazione, e anche loro erano interessati ad associarsi con l’LTWA; pertanto Fol, Sendov, ed io parlammo insieme di come avremmo potuto cooperare nelle pubblicazioni e i programmi.
 
Poi andai in Polonia dove, a Danzica, incontrai il direttore della Commissione per gli Affari Internazionali di Solidarność, che confermò l’invito di Lech Wałęsa per Sua Santità. Insieme preparammo un calendario preliminare per la visita due mesi dopo. A Varsavia incontrai anche l’arcivescovo Bronisław Dąbrowski, che era entusiasta della visita di Sua Santità e offrì la piena cooperazione della Chiesa per organizzarla. Mentre ero in Polonia, offrii anche lezioni in vari centri buddhisti, dando ancora una volta una conferenza all’università Jagiellonian a Cracovia.
 
Le difficoltà economiche in Polonia erano notevoli; l’inflazione e il tasso di disoccupazione erano molto alti rispetto ai tempi del comunismo. Ciononostante, le persone erano disposte a sopportare queste difficoltà per il successo della nuova democrazia. C’erano molte meno macchine per strada rispetto a prima. Il sistema telefonico era il più primitivo di tutta l’Europa orientale, e questo era un grande ostacolo allo sviluppo.
 
Il 6 marzo 1990 tornai a Mosca su invito ufficiale del Comitato Centrale Buddhista. Quando giunsi a Mosca, i gruppi buddhisti di Leningrado, Mosca, Buriazia, Chita, Calmucchia, e Tuva erano stati ufficialmente registrati, diventando membri del Comitato. Mi incontrai con Tom Rabdonov e il vicesegretario generale buriato della Conferenza Buddhista Asiatica per la Pace (ABCP) per discutere i loro piani per lo sviluppo del Buddhismo nell’Unione Sovietica e una possibile visita di Sua Santità.
 
Due giorni prima del mio arrivo, Boris Yeltsin era stato eletto al Congresso dei Deputati del Popolo della Federazione Russa. La Federazione Russa era la più grande tra le repubbliche dell’Unione Sovietica e il Congresso dei Deputati del Popolo di ciascuna repubblica sceglieva i membri del Soviet Supremo (il Parlamento) di ogni repubblica. Gorbachev a quel tempo era il Presidente del Soviet Supremo dell’URSS. C’erano già tensioni tra la Federazione Russa e il governo centrale, e così Yeltsin e Gorbachev diventarono rivali per il potere. L’inimicizia tra i due aumentò ulteriormente quando, dieci giorni dopo (il 14 marzo), Gorbachev fu scelto per diventare presidente dell’URSS.
 
Tra questi due eventi, feci un tour delle tre repubbliche baltiche. La mia prima tappa fu la Lituania, dove offrii discorsi in privato a Vilnius a un piccolo gruppo di persone interessate. Erano le prime lezioni di Buddhismo che avevano mai ricevuto. Andai anche a Kaunus per incontrare la persona che stava traducendo in russo il Lam-rim chen-mo di Tsongkhapa (La grande esposizione degli stadi graduali del sentiero). L’11 marzo, due giorni dopo aver lasciato la Lituania, il Consiglio Supremo Lituano, guidato dal suo presidente, Vytautas Landsbergis dichiarò l’indipendenza dall’Unione Sovietica, la prima repubblica a farlo. Sua Santità gli inviò i suoi saluti. I lituani, che in passato avevano avuto un grande impero molti secoli prima, erano il popolo più caparbio e sicuro di sé tra le repubbliche baltiche. Non si curarono delle conseguenze della loro dichiarazione. Il governo centrale sovietico non li riconobbe, e seguendo la consuetudine di segretezza e controllo che li contraddistingueva, non fecero nessuna dichiarazione pubblica dell’evento.
 
Anche a Riga, in Lettonia, insegnai in privato. I lettoni si trovavano in una posizione debole, poiché i russi formavano più della metà della popolazione. Tradizionalmente conservativi e cauti, stavano aspettando la risposta del governo sovietico ai passi verso l’indipendenza intrapresi dagli altri stati baltici. I coloni russi presenti nel paese e nelle altre repubbliche baltiche sostenevano i movimenti per l’indipendenza. Il tenore di vita era superiore rispetto al resto dell’Unione, e compresero il vantaggio economico dell’indipendenza. L’unica obiezione critica era il problema della lingua.
 
Da Riga mi recai a Tartu in Estonia, dove insegnai all’università statale di Tartu e alla Società Orientale estone su invito del dott. Linnart Mäll, che avevo incontrato nella mia prima visita in Estonia. Il Congresso dell’Estonia, un parlamento scelto dal popolo, era stato appena creato verso la fine dell’anno precedente, e Mäll era il capo del Comitato per gli Affari Esteri. Il 10 marzo, tre giorni prima del mio arrivo, il comitato tenne il primo incontro, e Mäll chiese a me di portare i saluti, a nome del comitato, a Sua Santità. Mi disse di informare Sua Santità che gli estoni erano molto disposti in futuro ad essere il primo governo a riconoscere ufficialmente il governo tibetano in esilio.
 
Dopo essere passato per Tallin, dove fui intervistato alla radio, arrivai a Leningrado il 14 marzo, il giorno in cui Gorbachev divenne presidente dell’URSS. All’ombra della crescente instabilità politica, molte restrizioni furono tralasciate. Di conseguenza fui ufficialmente invitato ad offrire un discorso alla facoltà di medicina e all’Istituto Orientale dell’Accademia delle Scienze di Leningrado. Inoltre tenni lezioni in privato per i buddhisti locali e visitai il Tempio di Leningrado, che era stato recentemente restituito ai buriati.
 
Nel frattempo, il Comitato Centrale Buddhista di Ulan Ude, in Buriazia, si dichiarò indipendente dal Consiglio per gli Affari Religiosi affiliato al KGB. Fecero dimettere Erdem, il vice Khambo Lama, dal comitato, con l’accusa che aveva stretti legami con il KGB. Il Khambo Lama era il capo religioso del Buddhismo nella Buriazia. Il comitato buddhista invece lo nominò abbate del Tempio di Leningrado, mandandolo lì affinché ne supervisionasse il restauro. Lì fu scelto come membro del Congresso dei Deputati del Popolo dell’URSS. Fui informato che il comitato buddhista voleva chiedere consigli a Sua Santità sulle pratiche di purificazione da compiere per il Tempio e per i dettagli del suo restauro. Volevano anche invitare Sua Santità per consacrare il Tempio a restauro completato.
 
Non era chiaro quanto fosse stata efficace la dichiarazione d’indipendenza del Comitato Buddhista dal KGB, ma quando tornai a Mosca il 18 marzo, Rabdonov volle verificarla invitandomi ad offrire una conferenza aperta sul Buddhismo nei loro uffici. Non successe nulla di grave. Questo era il giorno in cui si tennero libere elezioni in Germania Est, in cui le persone votarono per la riunificazione con la Germania Ovest. Tutto stava cambiando molto velocemente.
 
Natalia Lukyanova, la direttrice del Centro di Medicina Tradizionale del Soyuzmedinform sotto il Ministero della Salute dell’URSS venne al Comitato Buddhista per parlare con me. Mi spiegò che il Ministero della Salute era interessato ad esplorare la medicina tibetana per un possibile trattamento e cura delle malattie legate alle radiazioni e al cancro alla tiroide per le vittime (tra le 600.000 e un milione) del disastro nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986. Tutto quello che avevano provato sino a quel momento non funzionava. Volevano anche il nostro aiuto per il crescente problema dell’AIDS. Il governo dell’Unione le aveva già offerto un grande edificio a Mosca e il permesso per fondare un istituto medico tibetano e invitare dottori tibetani a Dharamsala per curare i pazienti ricoverati negli ospedali sovietici. Il governo avrebbe fornito tutti i finanziamenti e le strutture non solo per questo ma anche per preparare le medicine tibetane e per formare i dottori. Mi chiese di fare da tramite con Dharamsala e l’Istituto Astromedico Tibetano (TMAI in inglese, N.d.T.).
 
Lukyanova organizzò per me una serie di cinque lezioni aperte sulla storia e la scienza buddhista, e sulla medicina e astrologia tibetana alla biblioteca medica del Ministero Sovietico della Salute, cosa che feci nei giorni seguenti. In accordo con il Comitato Buddhista, si offrì di pubblicare 100.000 copie delle traduzioni russe delle mie lezioni. Assieme a Rabdonov, mi incontrai anche con il dott. Evgeny Velikhov, il vicepresidente dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, che sosteneva anche il progetto. Subito dopo il disastro di Chernobyl, il fisico nucleare Velikhov assunse un ruolo cruciale nelle operazioni di bonifica, fornendo supporto scientifico e coordinamento durante tutta la crisi.
 
Rabdonov poi organizzò velocemente un viaggio per Terentyev ed io per andare a Ulan Ude per discutere i piani di questo progetto medico con alcuni specialisti. Il giorno seguente, il 23 marzo, volammo ad Ulan Ude dove fummo accolti calorosamente. All’Istituto Buriato di Studi Sociali dell’Accademia delle Scienze di Ulan Ude, incontrammo un gruppo di ricercatori che lavoravano con la medicina tradizionale tibetana-mongola. Rimasi molto impressionato dal loro lavoro. Avevano tradotto in russo i principali testi medici tibetani e avevano sviluppato programmi di studio al computer per studiarli. Avevano anche creato un programma per diagnosticare le malattie sulla base di informazioni raccolte da un sensore speciale che era in grado di rilevare e digitalizzare le sei tipologie di pulsazioni su ciascun polso, come descritto nella medicina tibetana. Un altro ricercatore in Lituania aveva compilato un’enciclopedia in russo, identificando tutte le piante utilizzate per preparare le medicine tibetane, incluse le varianti mongole e siberiane usate come sostituti. I ricercatori e i dottori buriati erano entusiasti del nostro progetto medico, ma insistettero nell’avere strutture separate dai russi europei a Mosca. I buriati sono gente molto orgogliosa, e in generale non vogliono essere controllati da nessuno. Anche tra di loro, c’erano molte fazioni che non andavano d’accordo. Per complicare il tutto, avevano forti connessioni con due istituti medici della Mongolia interna, e i loro dottori volevano anche associarsi ai buriati.
 
Per completare la mia impressione sullo stato del Buddhismo nella Buriazia, visitammo Ivolginsky Datsan, fuori Ulan Ude. Volammo anche con un piccolo aereo militare di trasporto al distretto Chita per visitare l’Aginsky Datsan nonché Tsugulsky Datsan, che era in fase di restauro. Questi due Datsan furono gli unici a non essere stati distrutti durante il periodo di Stalin. Erano rimasti simbolicamente aperti per motivi di propaganda. Ora, tuttavia, alla luce della perestroika, i buriati volevano fortemente il restauro delle loro istituzioni buddhiste.
 
Andai poi in treno ad Ulaan Baatar in Mongolia, che nel 1979 ricevette la visita di Sua Santità. Arrivai il 28 marzo 1990. Non sapevo che la rivoluzione democratica e pacifica che aveva avuto inizio a dicembre si fosse appena conclusa con successo. Il Politburo mongolo era stato dissolto il 15 marzo, e il presidente Jambyn Batmönkh si era dimesso il 21 marzo. Punsalmaagiin Ochirbat era stato scelto come presidente temporaneo fino alle libere elezioni che si sarebbero tenute il 29 giugno. Il partito rivoluzionario del popolo mongolo – il vecchio partito comunista – aveva adottato un’agenda democratica socialista, e così vinse la maggioranza dei seggi.
 
La Mongolia era molto più tradizionale della Buriazia, e anche la sua cultura era stata preservata molto di più. Il processo di russificazione non era stato così forte, e a quel tempo la gran parte della gente viveva ancora nelle yurte o in capanne di legno, anche ad Ulaan Baatar. Molte donne indossavano gli abiti tradizionali molto colorati, e alcuni ancora entravano nella capitale a cavallo. Sebbene ci fosse un’abbondanza di carne di montone, era difficile trovare altro cibo, molto di più che in Buriazia. Gli scaffali dei negozi erano mezzi vuoti – c’era solo farina, un tipo di dolce bollito, un tipo di biscotti e di marmellata, e quasi nulla di verdure. C’era molto inquinamento nell’aria dovuto alla combustione del carbone per produrre elettricità. Molte persone della capitale andavano a vivere nelle praterie durante l’estate.
 
La Mongolia era la regione che godeva della maggiore libertà religiosa nell’Unione Sovietica, e molti monasteri, precedentemente convertiti in musei, erano stati restituiti ai buddhisti. Solo il monastero di Gandan ad Ulaan Baatar era rimasto aperto, ed offriva un programma quinquennale di formazione che includeva l’indottrinamento politico. Monaci della Buriazia venivano qui per frequentare il corso. Almeno la metà dei cosiddetti monaci erano sposati e venivano al tempio indossando le vesti monastiche solo durante il giorno. Dagpa Dorji era stato recentemente nominato come il nuovo Khambo Lama.
 
Come avvenne nella Buriazia, c’era molto interesse nel restaurare i monasteri distrutti. In circa venticinque siti, i vecchi monaci che si erano tolti le vesti assemblavano yurte riprendendo i rituali che avevano abbandonato. I laici non sapevano quasi nulla del Buddhismo, pur identificandosi con esso. Il principale interesse spirituale era l’astrologia. C’era anche un istituto di medicina tradizionale mongola, ma non fui in grado di vederlo. Tuttavia visitai il vecchio monastero di Erdene Zuu, che fu riaperto per l’esecuzione dei riti pochi giorni dopo la mia partenza. Non c’era una strada per arrivarci, e quindi presi una jeep per attraversare le steppe, rimanendo bloccato per qualche giorno in una tempesta. Ero con Choiji Jamtso, che divenne in seguito il lama principale del monastero di Ganden ad Ulaan Baatar. Parlava il tibetano, e quindi ero in buona compagnia.
 
Mi incontrai ad Ulaan Baatar con il dott. G. Lubsantseren, Segretario Generale della Conferenza Buddhista Asiatica per la Pace (ABCP in inglese, N.d.T.) e altri funzionari dell’organizzazione per discutere della rinascita del Buddhismo in Mongolia. Erano tutti chiaramente associati ai servizi segreti mongoli. Ebbi anche discussioni simili con Bakula Rinpoche, che era diventato l’ambasciatore indiano per la Mongolia qualche mese prima, a gennaio. Bakula Rinpoche era stato il primo monaco buddhista a visitare l’URSS nel 1968, a capo di una delegazione religiosa dall’India, per discutere la creazione dell’ABCP, che aiutò a fondare l’anno seguente ad Ulaan Baatar. Molti credevano che l’ABCP fosse stata fondata come rivale – nella sfera sovietica – della Federazione Mondiale dei Buddhisti (WFB), creata a Colombo, nello Sri Lanka, nel 1950, con la sede centrale a Bangkok, in Tailandia.
 
Durante la visita del 1968 in Unione Sovietica, Bakula Rinpoche visitò non solo Ulan Ude, ma anche Leningrado. In seguito tornò in entrambe le città e anche in Mongolia molte volte per offrire iniziazioni e insegnamenti buddhisti. Nel 1989 fu il primo buddhista a visitare la Calmucchia dopo cinquant’anni. Bakula Rinpoche mi spiegò che i mongoli sono molto orgogliosi, e poiché c’erano molti vecchi monaci che ricordavano ancora le loro tradizioni, erano meno ricettivi ai consigli e all’aiuto esterno rispetto all’URSS. Volevano fare innanzitutto a modo loro.
 
Tornai a Mosca da Ulaan Baatar il 3 aprile 1990 per altri incontri con Rabdonov al Comitato Centrale Buddhista. Una volta giunto nell’ufficio, firmai un contratto che cedeva al comitato i diritti per pubblicare le traduzioni russe delle mie lezioni al Ministero della Salute. Il giorno seguente, Terentyev ed io volammo ad Elista, in Calmucchia, per altri incontri organizzati da Rabdonov. A differenza della Buriazia e della Mongolia, non era rimasta traccia del Buddhismo in Calmucchia; tutta la popolazione era stata mandata in Siberia da Stalin, ritornando nella Calmucchia durante il periodo di Khrushchev. Avendo perso tutte le loro tradizioni, le persone erano entusiaste di poter rianimare il Buddhismo e la sua cultura.
 
Come primo accademico buddhista a visitare la Calmucchia, parlai della situazione attuale del Buddhismo all’Istituto Calmucco di Studi Sociali dell’Accademia delle Scienze sovietica. Parteciparono centoventi persone, tutte assetate di informazioni sulla loro cultura e sul mondo esterno. Mi incontrai con il direttore dell’istituto e molti altri accademici. Sembrava che ci fosse maggiore cooperazione tra gli accademici e i buddhisti rispetto alla Buriazia riguardo i piani per rianimare le loro tradizioni, senza alcun dubbio perché il Buddhismo era totalmente scomparso.
 
Tornando a Mosca, incontrai Lodi Gyari Rinpoche e il suo assistente che parlava russo, Ngawang Rabgyal, al loro arrivo da Dharamsala. Insieme andammo a Leningrado per visitare il Tempio e comprendere cosa avessero bisogno per il suo restauro, proseguendo il giorno dopo a Tallinn, dove Linnart Mäll aveva organizzato per Lodi Gyari Rinpoche di offrire un discorso pubblico al Congresso dell’Estonia incentrato sul loro desiderio di invitare Sua Santità. Landsbergis, molto commosso dai saluti di Sua Santità, voleva invitarci a Vilnius perché era molto interessato ad invitare Sua Santità, ma non c’era tempo per andare in Lituania. Tornammo immediatamente a Mosca il 10 aprile.
 
A Mosca ci incontrammo nuovamente con Rabdonov al comitato buddhista per discutere dei progetti di cooperazione per il restauro del Tempio di Leningrado, e con Lukyanova per parlare del progetto medico. Dopo aver scritto le lettere d’intenti per entrambi i progetti, offrii un’altra lezione alla biblioteca medica del Ministero della Salute.
 
Dopo aver parlato con Velikhov all’Accademia delle Scienze – ora consulente scientifico del presidente Gorbachev – incontrammo anche il presidente dell’Accademia della Cultura e dei Valori Umani Comuni del Popolo, con cui firmammo un accordo preliminare per la pubblicazione delle mie lezioni moscovite e altri materiali sul Buddhismo. Mi incontrai anche con il capo del Dipartimento Centrale della Letteratura Orientale degli editori Nauka per discutere la possibilità di pubblicare traduzioni russe – preparate dall’Istituto di Tracologia bulgaro – come parte del loro accordo con l’LTWA a Dharamsala.
 
Lubsantseren dell’ABCP e i suoi associati arrivarono dalla Mongolia e, con Rabdonov, parlammo delle possibili aree di cooperazione riguardanti il rinnovamento del Buddhismo in Mongolia. Lodi Gyari Rinpoche e Ngawang Rabgyal partirono per la Buriazia e la Mongolia il giorno seguente, il 15 aprile, mentre Terentyev ed io partimmo in treno per Kyzyl nella Tuva. In molti sensi, la Tuva era anni indietro rispetto al resto dell’Unione Sovietica. La glasnost e la perestroika stava appena arrivando nella regione. Questo fu l’unico posto dove la nostra visita fu organizzata dal Consiglio per gli Affari Religiosi del KGB; fummo costantemente accompagnati da uno dei loro rappresentanti. Il Buddhismo era completamente scomparso dalla Tuva, e sebbene in presenza del nostro accompagnatore del KGB tutti affermassero di essere atei, capimmo che erano estremamente interessati alla reintroduzione del Buddhismo e delle sue tradizioni nella regione.
 
Decidemmo di addentrarci nelle campagne per visitare uno degli ultimi monaci sopravvissuti al periodo presovietico per avere qualche informazione su Chadansky, il vecchio monastero principale della Tuva, ora in rovina. Lo stile di vita nelle campagne era ancora molto tradizionale. La famiglia del vecchio monaco portò per pranzo la carcassa intera di una pecora, dandoci dei grossi coltelli per mangiarla. Quando ce ne andammo, ci accompagnarono fino al passo di montagna, condividendo dello yogurt prima di andare oltre. A Kyzyl incontrammo anche un dottore della tradizione di medicina shamanica della Tuva, che ci spiegò alcuni dei metodi diagnostici come l’esame dello schema dell’urina lasciato dal paziente sulla neve.
 
A febbraio, la Società Buddhista della Tuva era stata appena registrata, ma non avevano alcuna idea di quello che potevano fare o come organizzarsi. Non gli era permesso di promuoversi nel giornale locale, e pochi abitanti sapevano della sua esistenza. Avevano un grande bisogno di aiuto per rianimare il Buddhismo e la sua cultura, ma i buriati non cooperavano, e il comitato buddhista era privo di risorse. Ci fu detto che la gente del villaggio aveva molta paura persino solo di parlare di restaurare i monasteri e i templi. Diedi una lezione sulla storia e i principi fondamentali del Buddhismo all’Istituto di Ricerca di Lingua, Letteratura, e Storia della Tuva a un gruppo di circa quaranta persone. Nessun maestro buddhista aveva visitato la regione per vari decenni, e questa era la prima volta che ricevevano insegnamenti buddhisti.
 
Tornammo a Mosca e, dopo un altro incontro con il comitato buddhista, volai a Budapest in Ungheria il 20 aprile, il giorno in cui il governo sovietico mise in atto un embargo economico di 74 giorni della Lituania. Dalla mia ultima visita in Ungheria alla fine di gennaio, si erano tenute libere elezioni per il parlamento ungherese due settimane prima del mio arrivo, in cui il Forum Democratico Ungherese emerse come primo partito. Non ne ero a conoscenza. A Budapest insegnai all’Università di Economia Karl Marx. Il giorno seguente arrivarono Lodi Gyari Rinpoche e Ngawang Rabgyal, e preparammo insieme gli ultimi piani per la visita imminente di Sua Santità.
 
Noi tre andammo a Praga per un giorno, durante il quale insegnai all’Università Charles. Poi tornammo a Budapest per la visita di Sua Santità dal 27 al 29 aprile 1990, durante la quale feci da suo interprete. Sua Santità incontrò il vicepresidente del Forum Democratico Ungherese, Sándor Keresztes, e poi un gruppo di leader religiosi alla basilica di Budapest. Il giorno seguente Sua Santità tenne al mattino un discorso all’Accademia delle Scienze, seguito da un pranzo all’ambasciata indiana. Poi dopo un’intervista televisiva e una conferenza stampa, offrì un discorso pubblico all’Università di Economia Karl Marx e un altro ai gruppi buddhisti locali. Se ne andò il mattino seguente. Un mese dopo, il 23 maggio 1990, si formò il primo governo di coalizione post-comunista. In modo analogo, il 4 e il 18 giugno, si tennero le prime elezioni parzialmente libere in Polonia, mentre l’8 e il 9 giugno furono indette le prime elezioni libere per il parlamento cecoslovacco.
 
Dopo che Sua Santità lasciò l’Ungheria, volai a Sofia in Bulgaria. Il giorno seguente, all’Istituto di Tracologia, firmai un contratto di cooperazione a nome dell’LTWA e offrii una lezione. Dopo varie interviste con i media e discussioni sulla potenziale visita di Sua Santità, mi fermai brevemente a Belgrado in Serbia, offrendo un discorso a un gruppo privato, e poi partii per Zagabria in Croazia. Mi incontrai con il vescovo Đuro Kokša per parlare di Sua Santità, e poi insegnai all’Accademia delle Scienze prima di tornare in India il giorno seguente, il 4 maggio 1990. Questo era il giorno in cui la Lettonia dichiarò la sua indipendenza, anche se non riconosciuta dall’Unione Sovietica.
 
Il periodo di transizione tra le visite — maggio — agosto 1990
 Dopo tutto questo, i cambiamenti cominciarono ad accelerare velocemente nell’Unione Sovietica. Il 29 maggio Yeltsin divenne presidente del Soviet Supremo della Russia, con il suo associato, Ruslan Khasbulatov, come primo vicepresidente. C’erano ora due gruppi politici in conflitto. Come leader della fazione liberale, Yeltsin voleva cambiamenti più radicali e veloci, a differenza delle politiche del governo centrale sovietico guidato dal Presidente Gorbachev. Prevalse Yeltsin, e il 12 giugno 1990 fece promulgare la Dichiarazione di Sovranità Statale della Federazione Russa. A questo seguirono le sue dimissioni dal partito comunista il 12 luglio.
 
Secondo questa dichiarazione, la Russia avrebbe ora formato un governo democratico sotto la guida di Yeltsin, e avrebbe avuto il diritto di separarsi dall’Unione Sovietica. A questo punto non era chiaro se una simile ristrutturazione avrebbe soddisfatto i desideri d’indipendenza delle repubbliche baltiche. Era difficile che avrebbero cambiato direzione, ma il presidente Gorbachev e Landsbergis almeno ripresero i contatti e l’embargo sulla Lituania fu rimosso.
 
Il punto era se le altre repubbliche si sarebbero ora separate. Il problema futuro, la gente pensava, era che le altre regioni della Federazione Russa avrebbero ora voluto l’indipendenza. Ci si aspettava che la Russia stessa avrebbe subito dei cambiamenti. In ogni caso, tutte queste evoluzioni resero il Presidente Gorbachev sempre più irrilevante a livello politico.
 
In generale, la gente aveva esaurito la pazienza; l'apertura permise a tutti di criticare apertamente il governo e, finalmente, di esprimere la rabbia e la frustrazione per la situazione. Tuttavia, ciò apportò pochi cambiamenti. La scarsità di cibo nei negozi persisteva. Quando il presidente Gorbachev annunciò il raddoppio dei prezzi alimentari per il 1° gennaio 1991, scoppiò il panico e le persone cominciarono ad accaparrarsi quante più derrate possibili. Dopo il voto contrario del Soviet Supremo dell’URSS all'aumento dei prezzi, la posizione del governo centrale si indebolì ulteriormente.
 
In tutta l’Unione Sovietica, la politica di collettivizzazione era stata cancellata. Le persone avevano la possibilità di essere coltivatori indipendenti o lavorare in una fattoria collettiva. La terra poteva essere restituita ai proprietari originari, ai loro discendenti, o ai contadini che avevano vissuto lì fino a quel momento e che non avevano nessuna proprietà. Ma non era ancora stato deciso se avrebbero dovuto comprare o affittare la terra, e come sarebbe stato fatto. Era stato introdotto il libero mercato per gli ortaggi, la frutta, i vestiti, eccetera; ma i prezzi erano molto più alti dei negozi. C’era il pericolo di conflitti tra i gruppi nazionali, e la gente aveva paura di un golpe militare. C’era comunque un’ampia fascia della popolazione che era convinta nella democrazia, paziente alle difficoltà, e che sosteneva il presidente Gorbachev. Tuttavia, Gorbachev era stato criticato poiché aveva raddoppiato gli stipendi dei funzionari del partito. C’era anche il timore che se le varie repubbliche islamiche, specialmente nel Caucaso, avessero cercato l’indipendenza, ci sarebbero stati scontri violenti.
 
Nel frattempo, Rabdonov si dovette dimettere dalla sua posizione come rappresentante moscovita del comitato buddhista a causa dell’influenza del gruppo, appena formato, di giovani lama della Buriazia. Fu accusato di non consultarsi con il membri del comitato di Ulan Ude per prendere le decisioni. Il gruppo dei giovani lama della Buriazia, capitanati da Sherab Jamtso, erano molto nazionalisti, antieuropei, e contro il nostro progetto. Lodi Gyari Rinpoche decise che il nostro progetto medico non sarebbe più stato una collaborazione che includeva il Comitato Centrale Buddhista. Il nostro Istituto Astromedico Tibetano si sarebbe associato esclusivamente con il Centro di Medicina Tradizionale del Ministero della Salute sovietico.
 
Anche se Lukyanova lavorava per il Ministero della Salute sovietico, il progetto aveva il pieno supporto di Yeltsin. Lukyanova era stata compagna di classe dell’assistente personale di Yeltsin, e la figlia di Yeltsin, un’infermiera, era molto interessata alla medicina tibetana. Lukyanova ci avvertì che l’unica possibile interferenza al nostro progetto poteva essere il risultato della gelosia tra il governo russo e quello sovietico. La tendenza andava verso un’autonomia sempre maggiore della Russia e una corrispondente debolezza del governo centrale sovietico e del KGB.
 
Lukyanova aveva un secondo incarico come presidente della Fondazione di Collaborazione, sotto la quale c’era il Centro Medico Buddhista. Sebbene non fosse un’agenzia governativa, l’orientamento di questa fondazione era più russo che sovietico. Dopo le sue dimissioni forzate dal comitato buddhista, Rabdonov era ora stato nominato come suo direttore esecutivo.
 
Era in corso una riforma di tutte le strutture del paese, e la gran parte delle organizzazioni erano più orientate verso la Russia e non verso l’URSS; inoltre stavano acquisendo un orientamento privato e non governativo. In futuro era stato pianificato che il Centro di Medicina Tradizionale, assieme al nostro progetto, sarebbe diventato parte della Fondazione di Collaborazione. Il consiglio dei direttori includeva, tra gli altri, il sindaco di Mosca, il direttore della Fondazione Culturale Russa (da cui ottenemmo tutti gli edifici necessari al nostro progetto), e il capo di una delle filiali della Fondazione Roerich, che era un amico personale della moglie di Gorbachev, Raisa. Le cose cambiavano ogni giorno e, in puro stile sovietico, la situazione non era mai molto chiara. Nessuno ci dava informazioni.
 
Sesta visita — agosto 1990
 In questo contesto, tornai a Mosca il 7 agosto 1990 con il medico personale di Sua Santità, il dott. Tenzin Choedrak e il suo assistente, il dott. Namgyal Qusar. Portammo nel nostro bagaglio due grandi bauli pieni di medicine tibetane. Il nostro visto era stato personalmente approvato da Yeltsin, e questo indicava quanto venisse preso sul serio il nostro progetto.
 
Lukyanova e Rabdonov avevano preparato un programma molto fitto per noi. Cominciammo il giorno seguente con un incontro all’Istituto di Ricerca Scientifica di Piante Medicinali dell’Unione per discutere quali ingredienti potevano essere disponibili nell’URSS e nella Mongolia. Questa era la preoccupazione principale del dott. Choedrak – queste piante dovevano crescere ad altitudini e condizioni meteo specifiche. Non potevano essere coltivate in delle serre a Mosca, e non sarebbe stato possibile importare un quantitativo sufficiente di questi ingredienti dall’India, siccome i medici ayurvedici avevano la priorità. Andammo poi all’Istituto Politecnico del Distretto di Mosca per discutere dei piani. Ci incontrammo con un gruppo di dottori buriati per parlare dell’adattamento della medicina tibetana in Buriazia, seguito da una cena a casa del consulente economico di Yeltsin, Igor Nit, che il dottor Choedrak in seguito curò. Nit offrì il suo pieno sostegno al progetto.
 
Il giorno seguente, dopo un incontro con il capo radiologo della gestione centrale delle strutture ospedaliere dell’Unione che offriva percorsi di riabilitazione per le vittime delle radiazioni di Chernobyl, visitammo uno dei principali ospedali di Mosca, dove il dott. Choedrak esaminò ventitré pazienti che esibivano sintomi severi dovuti all’esposizione alle radiazioni.
 
Quel pomeriggio ci incontrammo formalmente con Ruslan Khasbulatov, primo vicepresidente del Soviet Supremo della Russia, e vice di Yeltsin. Khasbulatov ci rassicurò che il nostro progetto aveva il pieno sostegno di Yeltsin, informandoci inoltre che Yeltsin e i membri del Soviet Supremo russo erano molto stressati, e chiedevano le cure mediche dei nostri dottori affinché potessero affrontare le sfide della situazione. Accettammo, e in seguito il dottor Choedrak li visitò. Dopo il nostro ritorno a Dharamsala, mandammo la dottoressa Dawa Dolma per soddisfare la sua richiesta.
 
Il giorno seguente volammo a Ulan Ude. All’Istituto di Studi Sociali dell’Accademia delle Scienze di Ulan Ude in Buriazia, ci incontrammo con il loro team di specialisti sulla medicina tradizionale buriata, che ci introdusse all’uso delle medicine tradizionali che preparavano all’istituto. Visitammo in seguito alcuni luoghi delle campagne siberiane per esaminare le piante medicinali selvatiche. Il giorno seguente, il dottor Choedrak trattò molti pazienti negli ospedali locali, ed esaminammo il lavoro svolto alla clinica dell’istituto.
 
Il giorno dopo andammo in treno ad Ulaan Baatar per incontrare vari dottori e ricercatori al Centro di Medicina Tradizionale Mongola per parlare delle piante medicinali disponibili nella regione. Un gruppetto di noi andò nelle praterie per esaminare le piante che crescevano. Fummo poi invitati ad unirci al presidente della Mongolia, Ochirbat, sul suo aereo per assistere ai giochi tradizionali mongoli che si tenevano nelle praterie per celebrare il 750° anniversario della Storia Segreta dei Mongoli. Chinggis Khan era diventato un eroe culturale e persino un protettore del Dharma. Durante i giochi parlammo in maniera informale con il presidente e il suo primo ministro, Gambolt. Dopo il nostro ritorno ad Ulaan Baatar, volammo di nuovo a Mosca.
 
Per i successivi dieci giorni, il dottor Choedrak continuò a trattare i pazienti del gruppo pilota, nonché un gruppo di pazienti colpiti da agenti chimici. Il sistema medico tibetano è olistico, e quindi in aggiunta alla medicina contro le malattie derivanti dall’esposizione alle radiazioni, il dottor Choedrak prescrisse altre medicine per ogni paziente per affrontare tutte le problematiche mediche riscontrate. I pazienti migliorarono notevolmente in questo periodo di tempo molto breve, confermando che non si poteva usare solo una medicina per soddisfare i bisogni di tutti; sarebbe stata necessaria l’intera farmacopea tibetana, una fabbrica per produrre le medicine, e moltissimi ingredienti. C’era anche la necessità di formare un ampio team di dottori. Pertanto, nei dieci giorni successivi, Lukyanova organizzò un programma fitto di incontri con vari altri istituti.
 
Al Ministero degli Edifici del Settore Orientale dell’URSS, apprendemmo che il municipio moscovita e la Fondazione Culturale Russa ci avrebbero fornito quattro edifici per accomodare lo staff, gli uffici, e per l’apprendimento della lingua; un vecchio palazzo per una scuola medica e un centro di ricerca; e la terra per costruire una clinica, un centro di riabilitazione e una fabbrica per produrre le medicine. Offrirono anche un terreno per un tempio buddhista e un centro di Dharma a Mosca. L’URSS era uno degli ultimi posti dove il governo poteva fornire tutti i terreni e gli edifici che desiderava. Il finanziamento, tuttavia, sebbene fosse stato promesso, era ancora in fase di definizione.
 
Dopo aver ricevuto queste notizie, cominciammo a mobilitare il supporto e le risorse per il nostro progetto. All’Istituto di Problemi d’Informazione e Trasmissione, organizzammo la fornitura di computer e programmi; all’Istituto di Ricerca di Piante Medicinali dell’Unione ricevemmo le mappe indicanti i luoghi di crescita delle piante selvatiche. Ci rivolgemmo alla Fondazione Roerich per i finanziamenti; all’azienda scientifica e di produzione Altai Pharmatsiya per gli elicotteri necessari alle spedizioni nelle montagne dell’Altai in Siberia per raccogliere le piante; all’Istituto di Gestione di Mosca per ulteriori cooperazioni sui computer; all’Università di Lumbini dell’Amicizia tra le Persone per un laboratorio analitico; al Centro di Ricerca di Diagnostica Molecolare per il supporto diagnostico; all’Istituto di Roentgenologia e Radiologia per il loro sostegno; alla Commissione per la Salute del Municipio di Mosca per il loro sostegno; e all’Unione dei Gestori per le licenze di esportazione e i bonifici bancari.
 
Il progetto sarebbe stato enorme, e sarebbe stato coordinato da Lukyanova, Rabdonov, e io. Lukyanova e Rabdonov volevano che tutto fosse organizzato da noi, e desideravano essere i benefattori principali del Buddhismo in Russia. Rifiutarono di cooperare con il Comitato Centrale Buddhista, gli scienziati e gli accademici di Ulan Ude, con Velikhov (il vicepresidente dell’Accademia delle Scienze dell’URSS e consulente scientifico di Gorbachev), e con la Fondazione per la Promozione della Cultura Buddhista, guidata dall’Accademia della Cultura e dei Valori del Popolo (i quali pubblicavano il Corano russo). Come era tipico a quel tempo, non c’era fiducia tra le persone e le organizzazioni, e nessuno voleva cooperare con gli altri. Lasciammo tutti questi intrighi tornando in India il 28 agosto 1990 dopo aver perso il nostro volo il giorno prima a causa dell’insistenza di chi ci ospitava a seguire il rigido protocollo ufficiale per salutarci.
 
Il periodo di transizione tra le visite dell’agosto 1990 e dell’agosto 1991
 Non tornai nell’URSS o in Europa orientale durante il resto del 1990, ma in quell’anno avvennero molti eventi. L’11 settembre all’Aia, in Olanda, Lodi Gyari Rinpoche, Michale Van Walt e Linnart Mäll furono tra i membri fondatori dell’Organizzazione delle Nazioni e i Popoli non rappresentati, le cosiddette “Nazioni Unite Alternative”. Il 3 ottobre si dissolse la Germania Est, portando alla riunificazione della Germania. Nelle votazioni del 25 novembre e del 9 dicembre, Lech Wałęsa fu eletto Presidente della Polonia.
 
Terentyev passò l’autunno e l’inverno del 1990 a Dharamsala, e fondò durante quel periodo la casa editrice Narthang Publications per pubblicare opere buddhiste, specialmente di Sua Santità, in russo. Nessuno nell’Unione Sovietica a quel tempo, si sognava di pubblicare libri sul Buddhismo. Linnart Mäll, una delegazione di abbati della Buriazia, incluso Sherab Jamtso, e una grande delegazione della Mongolia vennero in India per partecipare all’iniziazione di Kalachakra conferita da Sua Santità a Sarnath l’ultima settimana di dicembre. Mi incontrai informalmente con tutti loro, siccome ero il traduttore dell’iniziazione. Mentre si trovava in India, Mäll si incontrò con Sua Santità e il suo ufficio per pianificare una visita in Estonia a luglio 1991. Mäll si incontrò anche con molti altri funzionari tibetani per discutere ulteriori connessioni tra l’Estonia e il governo tibetano in esilio.
 
Per quanto riguarda gli abbati buriati e Sherab Jamtso, fummo aggiornati sui giochi di potere tra di loro e all’interno del Comitato Centrale Buddhista. Nonostante il caos e le faide interne, il Consiglio dei ministri della Buriazia invitò Sua Santità a luglio 1991. Questo fu solo per questioni di visto. C’era sempre il pericolo che ogni datsan e tempio buriato avrebbe fatto pressioni su Sua Santità per essere visitato, come accadde a Denmo Locho Rinpoche e Kamtrul Rinpoche a settembre 1990, e i vari datsan inoltre non cooperavano tra di loro. Non era neanche chiaro chi fosse a capo del Tempio di Leningrado; c’erano due fazioni rivali che non riuscivano a trovare un accordo con le procedure di restauro. La visita proposta da Sua Santità a Leningrado per consacrare il Tempio una volta restaurato doveva essere posticipata.
 
Apprendemmo inoltre che c’erano molti conflitti anche tra le varie fazioni buddhiste in Mongolia. Sebbene ci fosse un programma per offrire l’iniziazione di Kalachakra ad Ulaan Baatar come parte della visita di Sua Santità in Buriazia a luglio, anche questa fu posticipata. Avvenne solo molto dopo, nell’agosto del 1995.
 
Partecipai a vari incontri sui piani per ristrutturare il monastero medico, il Memba Datsan ad Ulaan Baatar, sotto la guida del dott. Natsodorji, dove sarebbero stati formati i futuri medici. Fu deciso di rivolgersi all’UNESCO per verificare se fosse possibile ricevere il loro supporto per il rinnovamento della medicina mongola e tibetana, che avrebbe poi incluso il nostro progetto con Lukyanova. Sua Santità ci raccomandò di sottolineare nella nostra proposta che la Mongolia aveva maggiori diritti rispetto ai russi nella preservazione della cultura tibetana e mongola. Il dott. Choedrak evidenziò inoltre che una volta stabilita una connessione con l’UNESCO, la medicina tibetana avrebbe ottenuto una credibilità mondiale non per il suo futuro utilizzo generale in Mongolia, ma per l’uso più immediato nel trattamento dei pazienti affetti dalle radiazioni di Chernobyl nei grandi ospedali governativi sovietici.
 
Giani Borasi, un uomo d’affari italiano ben connesso, si offrì di rivolgersi all’ambasciata italiana per cercare il loro sostegno finanziario per il progetto. Sua Santità chiese al dott. Natsodorji e a me di coordinare l’intero progetto mongolo, e scrissi un report e una proposta per Borasi da presentare all’ambasciata. Tuttavia non ci fu nessun sviluppo riguardo ai piani di ricevere sostegno dall’UNESCO o dall’Italia.
 
Lukyanova e Rabdonov visitarono Dharamsala nel febbraio del 1991 per molti incontri all’Istituto Astromedico Tibetano con Shewo Lobsang Dhargye, il direttore, e per firmare i contratti che avevo preparato. Ebbi anche molti incontri con Tenzin Tethong, il primo ministro del governo tibetano in esilio, per altri progetti con l’URSS e la Mongolia. Purtroppo, nel concreto, non ci furono molti risultati perché le condizioni erano sempre più instabili nel vecchio mondo comunista.
 
Il 21 marzo 1991, su iniziativa di Gorbachev, fu indetto un referendum nazionale per preservare l’Unione Sovietica come un’unione di stati sovrani. Anche se sei repubbliche boicottarono il voto, gli integralisti di altre repubbliche votarono par la sua adozione. Il piano, tuttavia, non fu mai implementato a causa del tentato colpo di stato che avvenne ad agosto, due giorni prima della firma ufficiale del trattato che avrebbe creato questa unione.
 
In precedenza, il 9 aprile 1991, la Georgia dichiarò la sua indipendenza dall’URSS, la seconda repubblica a farlo dopo la Lituania. Il 25 giugno 1991, la Slovenia e la Croazia si separarono dalla Jugoslavia. Cominciarono varie guerre nella regione man mano che si separavano altri stati. Il 10 luglio, Yeltsin divenne presidente della Federazione Russa, e Khasbulatov presidente del Soviet Supremo della Russia.
 
Il giorno stesso, il 10 luglio, Sua Santità cominciò una visita di dieci giorni dell’URSS, accompagnato dal dott. Choedrak, partendo da Ulan Ude per la celebrazione del 250° anniversario dell’accettazione ufficiale, da parte della Russia zarista, del Buddhismo in Buriazia, che incluse una visita al Datsan Ivolginsky. Nel distretto di Chita, visitò il monte sacro Alkhanai e il Datsan Aginsky. A Mosca, Sua Santità offrì un discorso pubblico al Palazzo della Cultura. Il pubblico più numeroso, tuttavia, si concentrò ad Elista in Calmucchia, dove Sua Santità offrì vari insegnamenti.
 
Dal 18 al 22 agosto, fondamentalisti del partito comunista organizzarono un colpo di stato come protesta per le riforme del presidente Gorbachev. Misero Gorbachev in prigione, ma non riuscirono a catturare Yeltsin. Sebbene fosse critico di Gorbachev, Yeltsin riuscì ad avere la meglio e, il 23 agosto, sospese il partito comunista in Russia. Gorbachev riassunse la carica di presidente dell’URSS, ma ora Yeltsin era il leader dominante visto che l’Unione Sovietica continuava a smembrarsi. Nel frattempo, durante questo fallito colpo di stato, l’Estonia dichiarò l’indipendenza il 20 agosto. Il giorno seguente, la Lettonia dichiarò l’indipendenza, a cui seguì l’Ucraina il 24 agosto e la Bielorussia il 25 agosto.
 
La settima visita — agosto — ottobre 1991
 Durante il colpo di stato, cominciai il mio settimo tour in Europa orientale il 21 agosto 1991, che incluse la Cecoslovacchia (Praga), la Polonia (Danzica, Cracovia, e Kuhary), l’Ungheria (Budapest e Miskolc), la Romania (Oradea e Cluj), e la Bulgaria (Sofia).
 
Fermandomi prima a Praga durante il colpo di stato a Mosca, le persone erano molto spaventate che questo evento potesse segnare un ritorno al comunismo. La gente in città si sentì molto sollevata quando il giorno seguente arrivò la notizia del suo fallimento. Dall’ultima volta che visitai Praga, i cambiamenti erano stati notevoli. C’era molto più commercio con la Cina, e si potevano trovare molti beni cinesi nei negozi. Era arrivata la pubblicità occidentale, spesso scritta in tedesco, cosa che metteva a disagio le persone. Il movimento separatista slovacco non era ancora molto attivo, sebbene i politici di Bratislava lo stessero promuovendo. Il presidente Havel disse che se la Slovacchia avesse voluto l’indipendenza, non avrebbe potuto forzarla a rimanere con la metà ceca del paese.
 
La connessione tra il presidente Havel e i tibetani continuava a crescere. In precedenza in quello stesso anno, il dott. Dorjee Wangyal dell’Istituto Astromedico Tibetano a Dharamsala era andato a Praga per curare il presidente Havel, e Lodi Gyari Rinpoche pure lo visitò due volte. Qualche mese prima, fu pure fondata l’associazione “Amici del Tibet”. Questa volta a Praga offrii una serie di lezioni all’Università Charles e alla Scuola di Giovani Tecnici.
 
Andai poi in Polonia, dove appresi le difficoltà politiche che avevano portato all’elezione di dicembre. Lech Wałęsa era eccellente come leader sindacalista, ma ora da presidente i problemi del paese erano gravi. C’era molta incertezza economica e disordini sociali, e i programmi di welfare per i pensionati erano a rischio. Il budget per l'educazione e la scienza era stato ridotto del 30%. Le scuole dovevano eliminare quattro ore di lezione a settimana, pur avendo aggiunto due ore settimanali di educazione cattolica obbligatoria.
 
L’elezione del nuovo parlamento si sarebbe tenuta il 27 ottobre. Mi incontrai con Jacek Kuron, considerato il “padrino dell’opposizione polacca”, che si sarebbe presentato al parlamento. Sebbene fosse interessato ad una visita in Polonia di Sua Santità, mi consigliò che sarebbe stato meglio aspettare la conclusione delle elezioni per discutere altri piani. Ciononostante, c’era interesse tra la gente ad una sua visita. Nei mesi precedenti era stata fondata l’associazione per gli amici tibetani e polacchi. Offrii delle lezioni in centri di Dharma a Danzica, Cracovia, e Kuhary.
 
Poi andai in Ungheria. L’economia stava progredendo meglio di altri paesi ex comunisti che avevo visitato. Molte persone avevano aperto delle imprese e c’era già molta più ricchezza. I pensionati, tuttavia, e i poveri erano in grande difficoltà. Inoltre, c’erano circa 40.000 rifugiati ungheresi in Romania. I cinesi non avevano bisogno di visti per entrare, e c’erano già circa 40.000 cinesi che facevano affari in Ungheria. C’era interesse a fondare un gruppo di sostegno tibetano-ungherese. 
C’erano ora vari gruppi buddhisti in Ungheria, e uno di questi, con il sostegno coreano, stava pianificando di costruire un grande stupa. Speravano di invitare Sua Santità per consacrarlo quando sarebbe stato completato. Hetenye era stato cacciato fuori dalla Missione Buddhista per via dei suoi legami comunisti, e il centro fu rinominato il Mandala di Arya Maitreya. Offrii vari discorsi in questo centro e agli studenti di un liceo di Miskolc.
 
Mentre mi trovavo in Ungheria, feci una gita nella regione rumena della Transilvania – una regione che era stata autonoma dall’Ungheria per mille anni, ma che era diventata parte della Romania dopo la Prima guerra mondiale. Sin dalla Seconda guerra mondiale, ci fu un grande influsso di coloni rumeni, che ora erano superiori agli ungheresi. Prima del rovesciamento del presidente Nicolae Ceaușescu, tutti erano contro i comunisti. Ora invece i rumeni e gli ungheresi erano in conflitto tra di loro. C’era molto odio e violenza etnica, a volte molto brutale. La polizia segreta Securitate aveva semplicemente cambiato il nome e ora faceva parte dell’esercito. Sebbene continuassero ad esistere, non fecero nulla per fermare la violenza. Le persone avevano più libertà di prima, ma la usarono per combattersi a vicenda.
 
Offrii dei discorsi pubblici a gruppi misti ungheresi e rumeni ad Oradea e a Cluj. Oradea era una delle città più inquinate che avessi mai visitato. Il governo aveva costruito una grande fabbrica chimica nella città, che emetteva fumi tossici gialli giorno e notte. Le infrastrutture erano molto povere; ad esempio, la casa in cui alloggiai non aveva acqua corrente. Le persone che incontrai, tuttavia, erano molto accoglienti e grate per la mia visita e i miei discorsi.
 
Dopo il mio ritorno a Budapest, volai a Sofia in Bulgaria il 15 settembre, e mi incontrai nel corso di tre giorni con il Generale Stoyan Andreev (consulente per la sicurezza nazionale del presidente Zhelyu Zhelev), Solomon Passy (deputato e presidente del Club Atlantico della Bulgaria, che avrebbe invitato formalmente Sua Santità come leader religioso), e il dottor Svechnikov (ora presidente della Società dell’Amicizia tibetana e bulgara) per discutere i piani e il programma per la visita di Sua Santità. Il Generale Andreev mi spiegò che la gente era sospettosa delle nuove riforme, specialmente perché il partito principale in Parlamento (i socialisti), non aveva condannato il colpo di stato russo ad agosto, sebbene il presidente Zhelev e il suo governo (il partito dei verdi) l’avesse condannato. Dopo il fallimento del colpo di stato, tuttavia, le persone erano più convinte che la Bulgaria non sarebbe tornata al comunismo.
 
Si stava dando molta visibilità alla visita futura di Sua Santità, e il generale Andreev sperava che sarebbe stata di aiuto per calmare la nazione e mostrare che le riforme erano reali e che nuovamente c’era rispetto per i diritti umani e la religione. La Bulgaria aveva una lunga storia di rispetto per i diritti umani prima del periodo comunista. Ad esempio, la Bulgaria non aveva mandato i suoi cittadini ebrei nei campi di concentramento sebbene fosse stata alleata con la Germania nazista.
 
Tradizionalmente, la Bulgaria era il paese europeo orientale che era stato più vicino alla Russia, dato che li aveva liberati dal dominio ottomano nel 1878. Tuttavia la Bulgaria, lui mi disse, fu il primo paese a riconoscere le tre repubbliche baltiche. Mentre ero in Bulgaria, i tre paesi erano stati ammessi alle Nazioni Unite il 17 settembre. Aggiunse che la Bulgaria voleva essere un leader nell’aiutare i paesi ad essere totalmente indipendenti dai vecchi regimi comunisti.
 
La Bulgaria era molto povera; non c’era mai stata una rivoluzione industriale. Sin dalla caduta del comunismo l’anno precedente, il prezzo del pane e della gran parte del cibo era aumentato di dieci volte. C’era carenza di cibo e di carburante, e gli stipendi erano saliti solo di due o tre volte. Come in Romania, le fattorie collettive possedevano i trattori e altri macchinari agricoli. Ora che la terra era di proprietà privata, i contadini comuni non avevano attrezzi agricoli; molti si affidavano ad asini e cavalli per lavorare i campi come nell’epoca preindustriale.
 
Mi incontrai con il professor Fol dell’Istituto di Tracologia, che aveva siglato un accordo di cooperazione con l’LTWA. Ma l’istituto non aveva fondi, e c’era il rischio che sarebbe stato chiuso dall’Accademia delle Scienze bulgara. Per questa ragione, non erano stati in grado di implementare nessun programma che avevano negoziato con l’LTWA. Mentre ero a Sofia, offrii insegnamenti privati nelle case delle persone. 
Due settimane prima della visita di Sua Santità in Bulgaria, mentre insegnavo in Svizzera, Italia, e Spagna, l’Armenia dichiarò la sua indipendenza il 21 settembre. Tra il 29 settembre e il 2 ottobre, Sua Santità andò in visita di stato in Lituania, dove si incontrò con Vytauts Landsbergis (presidente del Consiglio Supremo), Gediminas Vagnorius (primo ministro della Lituania), e Anatolijis Gorbunovs (che faceva le veci di presidente della Lettonia). Mentre era in Estonia, dal 3 al 4 ottobre, Sua Santità si incontrò con Ülo Nugis (presidente del Consiglio Supremo), offrendo discorsi pubblici ad ampie folle a Tartu e Tallinn, incluso un seminario privato agli studenti dell’Istituto Mahayana dell’università di Tartu, organizzato da Linnart Mäll.
 
Tornai a Sofia il 1° ottobre per controllare le ultime preparazioni alla breve visita di Sua Santità, dal 4 al 5 ottobre. Sua Santità arrivò con un grande entourage, e fummo tutti alloggiati alla residenza ufficiale per i capi di stato in visita. Era un palazzo moderno enorme, totalmente vuoto ad eccezione della nostra presenza. Durante la visita, Sua Santità ebbe un incontro formale, ma molto caloroso, con il presidente Zhelev e i suoi ministri, tenne dei discorsi al Club Atlantico e alla Società di Amicizia bulgara-tibetana, offrì una conferenza stampa e diede una lezione all’università di Sofia “St. Kliment Ohridski”. Dopo la visita di Sua Santità, partii per gli Stati Uniti e un tour in America Latina.
 
Periodo intermedio tra le visite di ottobre 1991 e marzo 1992
 Molti eventi drammatici accaddero in Unione Sovietica durante il resto dell’anno. Alla fine di agosto e fino alla conclusione dell’anno, le repubbliche rimanenti, una ad una, dichiararono la loro indipendenza dall’URSS. L’8 dicembre 1991 fu fondata la Federazione di Stati Indipendenti (CIS in inglese, N.d.T.) come area di libero scambio tra la Federazione Russa, l’Ucraina e la Bielorussia. Il 21 dicembre il resto delle repubbliche si unirono al CIS, ad eccezione delle repubbliche baltiche e della Georgia. Allora il presidente Gorbachev dissolse l’Unione Sovietica il 26 dicembre. Yeltsin continuò come presidente della Federazione Russa.
 
Ottava visita: marzo-aprile 1992
 Tornai in Europa orientale il 6 marzo 1992, dopo un tour che mi portò a insegnare negli Stati Uniti, in Sudamerica, e in Europa occidentale senza alcuna sosta dopo aver lasciato la Bulgaria. Questa volta il tour incluse la Germania (Berlino), la Polonia (Varsavia), la Federazione Russa (Leningrado), la Lettonia (Riga), l’Estonia (Tartu, Tallinn), di nuovo la Federazione Russa (Mosca), l’Ucraina (Donetsk e Kiev), la Bielorussia (Minsk), e la Lituania (Vilnius).
 
Cominciai a Berlino, dove i berlinesi dell’est potevano ora unirsi alle mie lezioni in centri buddhisti in occidente. Sebbene la riunificazione fosse avvenuta un anno e mezzo fa, c’erano ancora enormi differenze tra oriente e occidente. I sovietici non avevano quasi ricostruito nulla mentre la Germania Est era sotto il loro controllo, e c’era bisogno di grandi investimenti. I tedeschi dell’ovest dovettero pagare una tassa extra di “solidarietà” per finanziare la ricostruzione, cosa che provocò molto risentimento. I tedeschi dell’est erano considerati cittadini di seconda classe e, dopo l’euforia iniziale, rimasero molto delusi da come furono trattati dai cittadini dell’ovest. Quando c’erano duplicazioni di uffici e mansioni a Berlino Est e Ovest – ad esempio negli uffici per il trattamento delle acque – uno dei due veniva chiuso e molti degli impiegati venivano licenziati.
 
Continuai poi il tour andando in Polonia. Nell’ottobre 1991 si tennero le elezioni per il parlamento, e prima dell’elezione, Wałęsa dichiarò che tutti i comunisti dovevano essere perseguiti per i loro crimini. Di conseguenza, tutti gli ex comunisti votarono per il Partito Democratico Socialista (l’ex partito comunista) per difendersi. Il partito di Wałęsa divenne il quarto partito del paese; ma il vero potere sembrava essere nelle mani dell’Unione Nazionale Cristiana, che stava cercando di trasformare la Polonia in uno stato cattolico fondamentalista. Il Parlamento non riusciva ad approvare il bilancio, il popolo era disgustato per l’andamento del governo, e la coalizione cambiava di continuo.
 
Mentre ero nel paese, insegnai all’università di Varsavia e in un centro buddhista, e incontrai il prof. Bronislaw Geremek, il presidente della Commissione Parlamentare degli Affari Esteri, che aveva parlato apertamente dei diritti umani tibetani mentre si trovava a Pechino l’anno precedente. Lui, assieme ad altri deputati, era molto interessato ad organizzare una visita di Sua Santità in Polonia. Suggerirono che la filiale polacca del Comitato di Helsinki – il gruppo per i diritti umani più prestigioso dell’Europa orientale – si incaricasse di preparare l’invito. La visita avvenne l’anno seguente, a maggio del 1993, quando Sua Santità finalmente incontrò Lech Wałęsa.
 
Andai poi a Leningrado, il cui nome era stato cambiato con il vecchio nome precedente, San Pietroburgo. Sherab Jamtso, che ora si chiamava Gelong Samayev, era uscito totalmente dal Comitato Buddhista e, sebbene ci fossero stati molti scandali, era ancora l’abbate autonominato del Tempio di Leningrado. Il restauro era ancora incompleto, e sebbene Sua Santità avesse accettato di offrire i materiali e i monaci per riempire la statua principale del Buddha, non erano ancora pronti. Nonostante tutto, offrii una serie di lezioni al Tempio e anche al centro Casa Buddhista.
 
C’erano molti centri buddhisti e di altre spiritualità a San Pietroburgo – il problema era che in tutta l’ex Unione Sovietica, molti maestri falsi e a volte matti (ad esempio uno affermava di essere il Re di Shambala) aprivano centri di pratica, e le persone non avevano le risorse per comprendere chi fosse qualificato ad insegnare e chi invece fosse solo un ciarlatano.
 
Da San Pietroburgo andai a Riga, in Lettonia. Il governo lettone era guidato da vecchi comunisti che avevano semplicemente cambiato il nome del partito. Questi vecchi comunisti detenevano tutto il potere economico, e la corruzione dilagava. Mi incontrai con Guido Trepsha che stava pubblicando i libri di Sua Santità con Terentyev tramite la casa editrice Narthang, e voleva creare un gruppo di sostegno lettone-tibetano. Mentre ero a Riga, insegnai all’Accademia delle Arti lettone. 
Continuai poi in Estonia, dove appresi che il primo ministro e gran parte del governo al tempo della visita di Sua Santità si era dimesso, e ora buona parte dei leader politici erano ex comunisti simpatizzanti con la Cina. In generale, però, regnava il caos nel governo, perché ancora non era stata adottata una costituzione. I piani per i centri culturali tibetani a Tallinn e a Riga non erano stati portati avanti perché i tempi non erano favorevoli. Mentre mi trovavo in Estonia, insegnai all’Istituto Mahayana dell’università di Tartu e alla Società Buddhista estone di Tallinn.
 
Andai poi a Mosca il 26 marzo. A quel tempo sembrava che la Federazione Russa si sarebbe ulteriormente suddivisa. La Cecenia, il Tartastan, e la Kabarino-Balkaria avevano dichiarato l’indipendenza, e presto il Dagestan e il Bashkirstan avrebbero fatto lo stesso. Erano tutte regioni musulmane. La repubblica Don Cossack voleva unirsi alla Calmucchia. C’erano anche dimostrazioni nella Buriazia. La situazione economica della Federazione Russa era la peggiore di tutti gli altri paesi CIS. Sebbene ci fosse più cibo nei negozi rispetto al passato, era troppo caro per la maggioranza della gente. Lo stipendio medio era dieci dollari statunitensi al mese (1000 rubli), e un chilo di burro, ad esempio, costava 170 rubli. C’erano pochissime macchine per le strade – il carburante costava troppo.
 
Quando Sua Santità visitò Mosca a luglio del 1991, aveva accettato di aprire un centro culturale tibetano nella città. A ottobre, mentre erano a Mosca, Ngawang Rabgyal, che avrebbe diretto il centro, e Terentyev scrissero una prima versione della costituzione del centro. La Fondazione Internazionale per la Sopravvivenza dell’Umanità, che si sarebbe associata al centro, non era più vista di buon occhio a causa della sua associazione con Gorbachev. Una nuova legge aveva cancellato il requisito di collaborazione con altri istituti, e Lukyanova aveva offerto degli uffici nell’Istituto Tutto Russo di Medicina Tradizionale. La bozza di costituzione, tuttavia, doveva essere completata a Dharamsala.
 
Lukyanova ora aveva ottenuto il pieno sostegno finanziario per il nostro progetto medico dal presidente Yeltsin e il Ministero della Salute russo. Le avevano offerto un ufficio di sei stanze e tre ettari e mezzo di terra su cui poter costruire. Le vaste proprietà e gli edifici che ci avevano offerto durante il periodo sovietico non erano più disponibili. Lukyanova e il governo russo avevano ristretto il programma alla Federazione Russa, e stavano curando solo pazienti russi, sebbene ci fossero innumerevoli pazienti affetti dal disastro di Chernobyl in Ucraina e Bielorussia. Gli ucraini e i bielorussi avevano sentimenti simili e volevano dei programmi completamente separati.
 
Sebbene non fossero state trovate tutte le piante medicinali necessarie in Siberia per preparare le medicine a Mosca durante la visita del dott. Choedrak del luglio 1991, Lukyanova era determinata a proseguire. Al momento c’era solo un dottore buriato che curava i pazienti, ma alcune persone avevano dubbi sulle sue capacità. La dottoressa Dawa Dolma, che era stata inviata dall’Istituto Astromedico Tibetano alla fine del 1990 per curare gli alti funzionari del governo che avevano richiesto il nostro aiuto [i cui nomi non sono qui indicati per questioni di privacy], sarebbe tornata nuovamente nel 1992 per sei mesi.
 
Il progetto continuò in misura molto ridotta finché Lukyanova non morì in un incidente aereo il 23 marzo 1994. Il progetto stava avendo molto successo nei pazienti trattati, ma siccome i tre paesi affetti non cooperavano tra di loro, non era rimasto nessuno a coordinare a Mosca e nessuno in Russia poteva pagare i biglietti aerei per i dottori tibetani che venivano da Dharamsala; così purtroppo il progetto fu abbandonato.
 
Durante la mia visita a marzo del 1992, Lukyanova licenziò Rabdonov. Era ora diventato direttore esecutivo dell’istituto buddhista che era stato fondato l’anno precedente da Junsei Tarasawa, un ricco prete buddhista Nichiren del Giappone. Era principalmente un istituto educativo che utilizzava stanze dell’Università Tecnica di Mosca, dove offriva corsi di lingua tibetana proposti da Rabdonov.
 
Nel frattempo, il Comitato Buddhista avrebbe dovuto abbandonare il suo ufficio di Mosca il 1° maggio 1992. Se il governo non avesse offerto un altro edificio, avrebbero smesso di avere una rappresentanza in città. Il Comitato Buddhista non comprendeva ancora quale potesse essere il suo ruolo nella nuova Russia; pensavano ancora in termini di una burocrazia centralizzata in stile comunista, in cui sarebbero stati i soli rappresentanti del Buddhismo in Russia. In realtà rappresentavano solo i buriati, e forse anche gli abitanti della Tuva siccome non erano ancora in grado di organizzarsi da soli. I calmucchi erano totalmente indipendenti.
 
Il 29 marzo volai a Donetsk, con la compagnia aerea ucraina. Ancora non c’erano infrastrutture negli aeroporti per questa compagnia. I passeggeri dovevano portare i bagagli direttamente sull’aereo, e dovevano metterli personalmente in stiva. Il volo aveva prenotazioni superiori ai posti disponibili, e molte persone si dovevano sedere tutto il tempo lungo il corridoio. Una volta giunti a Donetsk, il controllo dei passaporti venne fatto sull’aereo, e poi dovemmo scaricare da soli i bagagli.
 
Donetsk, dove si trovavano le più grandi miniere di carbone dell’ex URSS, aveva una popolazione internazionale composta da molti russi ma anche altri gruppi etnici. In Ucraina, le persone si identificavano non per la lingua che parlavano, ma per la chiesa a cui appartenevano – principalmente la chiesa cattolica greca nell’Ucraina occidentale e la chiesa ortodossa ucraina o russa nel resto del paese. Dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, era riemerso l’interesse per la religione, che ha incluso anche un interesse per il Buddhismo. Come a Mosca, tuttavia, questo rinnovato interesse nella spiritualità indusse molti ciarlatani a spacciarsi per maestri del Buddhismo tibetano. Mi incontrai con il capo del Consiglio Religioso della regione del Donetsk, che mi condivise la sua preoccupazione su questa evoluzione.
 
Insegnai alla Donetsk Open University, dove sei membri della facoltà insegnavano il Buddhismo e altre religioni asiatiche con una preparazione minima sulla materie, ma con il desiderio di imparare di più. Incontrai il direttore, che aveva inviato una richiesta a Dharamsala per includere nella sua università una serie di lezioni offerte da geshe che sarebbero stati mandati in futuro in Russia.
 
Andai anche a Kiev, dove insegnai alla Casa degli Accademici incontrandomi con il professor Nikolai Kulinich, vicedirettore dell’Istituto ucraino di Relazioni Internazionali e consulente per il Comitato Parlamentare ucraino per le relazioni con l’estero. Mi spiegò che il presidente Leonid Kravchuk era stato capo del Dipartimento per l’Ideologia del Comitato Centrale del Partito Comunista. Molte persone non gli perdonavano il suo passato comunista, ma non c’erano forti partiti all’opposizione. Kulinich prevedeva che il CIS si sarebbe dissolto entro la fine dell’anno. Tutti i suoi membri odiavano la Russia e non volevano assolutamente nessuna autorità centrale che provenisse da Mosca. Sebbene non sollevai il problema di dover lavorare insieme a Mosca per il nostro progetto medico, era chiaro che l’Ucraina non avrebbe accettato nessuna forma di cooperazione con le persone coinvolte nel nostro progetto a Mosca.
 
Da Kiev andai a Minsk, in Bielorussia, forse la città più grigia che abbia mai visitato dell’ex Unione Sovietica. Quasi totalmente distrutta durante la Seconda guerra mondiale, era stata ricostruita quasi esclusivamente con edifici in stile sovietico identici e senza colore. Il Parlamento e il Consiglio Supremo della Bielorussia era stato eletto attingendo ai vecchi funzionari del partito comunista. Il presidente, Stanislav Shushkevich, era stato un professore di fisica nucleare ed era l’unica alternativa ai comunisti; tuttavia, era considerato debole e inefficace, e il popolo non ne era contento. C’era un grande bisogno di riforme, ma il cambiamento stava avvenendo molto lentamente. In aggiunta, i cittadini di Minsk erano risentiti per il peso economico imposto alla loro città dato che era la capitale del CIS, e quasi tutti volevano che venisse dissolto.
 
Mi incontrai con il Ministro degli Esteri, Piotr Krafchenko, il quale mi spiegò che sebbene la Bielorussia non avesse ancora una politica estera ben formulata, la priorità era avere buone relazioni pubbliche con la Cina. Il problema principale della Bielorussia era Chernobyl, ma quando citai il nostro progetto medico basato a Mosca, mi disse che la Bielorussia non avrebbe mai cooperato con un progetto sostenuto ufficialmente dalla Russia. Se avessimo desiderato avere qualche associazione con il governo bielorusso, avremmo dovuto presentare delle proposte concrete per avere un programma separato con loro. Ovviamente questo era impossibile. Mentre ero a Minsk, offrii un discorso a un ampio pubblico all’Istituto della Cultura.
 
Poi presi un treno per andare a Vilnius, in Lituania, il 5 aprile, la mia ultima tappa del tour. Mentre ero a Minsk, fu passata una risoluzione al Congresso dei Deputati del Popolo della Russia per togliere a Yeltsin i poteri esecutivi che gli erano stati affidati alla fine del 1991 sulla gestione dell’economia. Fu in grado di convincerli ad abbandonare la risoluzione e a essere pazienti con le riforme. Ma questo era un segno del livello di instabilità e incertezza che imperversava a quel tempo.
 
In Lituania fui l’ospite ufficiale del gruppo parlamentare di sostegno per il Tibet, ed ebbi un incontro con dieci dei suoi famosi membri. Questo incontro fu la prima notizia trasmessa al telegiornale della sera. La Lituania a quel tempo non aveva un presidente e Landsbergis, come presidente del parlamento e sostenitore di lungo termine di Sua Santità e della questione del Tibet, era la persona più potente del paese.
 
Il gruppo parlamentare, con il sostegno di Landsbergis, propose l’apertura di un Ufficio di Sua Santità a Vilnius. Avrebbe potuto avere giurisdizione non solo sulle repubbliche baltiche, ma anche sull’Ucraina, la Bielorussia, la Polonia, la Cecoslovacchia e l’Ungheria, siccome non avrebbero mai accettato un ufficio con sede a Mosca. Discutemmo inoltre i possibili passi preliminari per un riconoscimento lituano del governo tibetano in esilio a Dharamsala. Mentre ero a Vilnius, insegnai all’università, e la lezione fu sponsorizzata dall’Istituto Lituano di Studi Buddhisti. Questa lezione concluse il mio tour l’8 aprile 1992. 
Il periodo da aprile a dicembre 1992
 L’offerta di creare un ufficio per Sua Santità a Vilnius non si concretizzò mai. A settembre 1992 fu fondato a Budapest un Ufficio del Tibet per rappresentare Sua Santità in tutta l’Europa orientale. Le repubbliche baltiche sarebbero state sotto la giurisdizione dell’Ufficio del Tibet a Londra, assieme ai paesi scandinavi. Il 24 aprile 1993 fu fondato a Mosca un Ufficio del Tibet per rappresentare Sua Santità in Russia, nel resto del CIS e in Mongolia.
 
Nel settembre del 1992, Sua Santità visitò anche la Tuva e la Calmucchia, dove consacrò la terra su cui sarebbero stati costruiti i nuovi monasteri. Mentre si trovava in Calmucchia, Sua Santità nominò il giovane Telo Rinpoche, un adolescente calmucco-americano, come il Lama Shadjin, capo spirituale dei buddhisti calmucchi.
 
In seguito, nello stesso anno, il 9 dicembre 1992, Yeltsin sopravvisse a un voto di sfiducia al Congresso dei Deputati del Popolo della Federazione Russa. A differenza degli scontri politici che stavano avvenendo nella gran parte dell’Unione Sovietica, la Cecoslovacchia si divise pacificamente in due stati il 31 dicembre 1992.