Introduzione
Questo seminario riguarda il modo in cui i tratti delle cinque famiglie Buddha creano la nostra visione dell’universo, un argomento che riguarda ciò che nel Buddhismo chiamiamo “natura di Buddha”. “Famiglia” è in realtà la parola sanscrita per casta, un sistema sociale che si è sviluppato in India. Dopotutto, Buddha era un indiano e parlava a un pubblico indiano, quindi si riferisce alla casta del Buddha. In India, la società è divisa in molte caste diverse. Ciò che Buddha ha sottolineato è che, quando ci uniamo alla comunità buddhista – e qui intendeva specificamente la comunità monastica - tutti diventano parte della casta del Buddha e le divisioni sociali di casta non esistono più. In teoria, tutti apparteniamo alla casta del Buddha.
Il significato di questo è che tutti abbiamo il potenziale per diventarlo quindi, in questo senso, apparteniamo tutti a questa casta, o famiglia, o clan (o come vogliamo tradurre la parola). La natura di Buddha non è solo una natura particolare ma molte caratteristiche o tratti diversi di questa famiglia o casta. Ci sono molte caratteristiche, aspetti o potenziali diversi - che abbiamo, che tutti hanno - che ci permetteranno di diventare un Buddha: sono i diversi fattori della natura di Buddha.
Le cinque famiglie di Buddha o di qualsiasi numero di famiglie sono in realtà cinque o più gruppi diversi di caratteristiche o tratti che tutti noi abbiamo e che ci permetteranno di diventare un Buddha. È come quando, all’interno di una casta, ci sono delle suddivisioni; ad esempio, abbiamo diversi membri della famiglia: il padre, la madre, la nonna, la nipote e così via. Allo stesso modo, all’interno di quella famiglia, ci sono questi gruppi di caratteristiche nella natura di Buddha. Se guardiamo più specificamente ai fattori della natura di Buddha, vediamo che sono fattori che si trasformano nei vari aspetti di un Buddha o sono responsabili del fatto che ci sono questi vari aspetti. Il fatto che esistano dentro di noi significa che sono anche in un Buddha.
Lo spiego perché penso che sia importante, prima di iniziare a lavorare con queste varie famiglie, avere un’idea della teoria da cui proviene; altrimenti, se non la inquadriamo correttamente, possiamo sviluppare idee piuttosto strane a riguardo. Dal momento che sono chiamate famiglie di Buddha, ovviamente, hanno qualcosa a che fare con il Buddhismo; quindi, vediamo brevemente il contesto da cui provengono.
La natura di Buddha è un argomento complesso, come tante altre cose nel Buddhismo. Ma questo perché la vita è complessa! Per poter affrontare la vita, abbiamo bisogno di qualcosa che sia anche complesso e che possa affrontarne tutti i diversi aspetti. Questa è semplicemente la realtà delle cose. Anche il nostro corpo e le nostre menti sono complessi. Tutto è complesso. Dobbiamo affrontarlo in quel modo e accettare che è così. Non c’è nulla di sorprendente e nulla di cui essere a disagio. Possiamo affrontare cose complesse. Chiunque usi un computer sa che possiamo affrontare qualcosa di piuttosto complicato.
Caratteristiche permanenti e in evoluzione della famiglia Buddha
Esistono diversi tipi di caratteristiche della famiglia del Buddha: quelle permanenti sono quelle che non cambiano mai, come le nature convenzionale e più profonda della mente; sono sempre le stesse. I due diversi aspetti della natura della mente – mente ordinaria e mente di un Buddha - rimangono esattamente gli stessi, non cambiano. Il fatto che le nostre menti limitate abbiano una certa natura è coerente con il fatto che anche la mente di un Buddha ha lo stesso tipo di natura. Poiché le nostre menti hanno quella natura, possiamo anche avere una mente di Buddha che ha la stessa natura.
Un altro aspetto è che le caratteristiche permanenti potrebbero non cambiare mai in natura. Ad esempio, avere un corpo, parola, una mente: questi fatti non cambiano in natura anche se, ovviamente, può cambiare il tipo di corpo che abbiamo. Questi sono caratteristiche permanenti.
Poi, ci sono quelle in evoluzione che possono essere fattori che sono sempre stati lì ma sono potenziali che possono essere stimolati a crescere, come le buone qualità, la compassione o la gentilezza. Prendersi cura di qualcuno, che si tratti di prendersi cura di noi stessi o di qualcun altro, è un tratto che fa sempre parte della mente di ogni essere; tuttavia, può essere manifestato in modi diversi e può essere stimolato a crescere. Può evolversi per essere come quello di un Buddha, così che alla fine ci prendiamo cura di tutti in modo equo.
Ci sono anche tratti in evoluzione che possono essere ottenuti per la prima volta e che non sono sempre stati presenti. Ad esempio, bodhicitta, la mente che vuole diventare illuminata per il beneficio di tutti, è qualcosa che potremmo sviluppare in un certo momento per la prima volta e che non abbiamo sempre avuto. Oppure potrebbe essere la corretta comprensione della vacuità della realtà: non l’abbiamo e poi la sviluppiamo per la prima volta. Una volta compresa per la prima volta può essere stimolata a crescere o può rafforzare altri fattori che sono sempre stati presenti.
Tutti questi diversi aspetti della natura del Buddha si trasformano e rappresentano i vari aspetti dell’essere illuminato che diventeremo. Non stiamo parlando in generale ma della nostra specifica futura illuminazione nel nostro continuum mentale; non la continuità del “tempo” generale ma del nostro continuum mentale. Questo è ciò che intendiamo per bodhicitta, una mente che è diretta alla specifica futura illuminazione nel nostro continuum mentale e non all’illuminazione generale: è la nostra specifica futura illuminazione. Dobbiamo ottenerla il più rapidamente possibile per aiutare gli altri. Ciò si basa sull’essere pienamente convinti che ciò esista in termini del nostro futuro continuum mentale e che sia possibile raggiungerla. Altrimenti, stiamo mirando a qualcosa che non siamo nemmeno sicuri di poter raggiungere, il che rende il nostro sviluppo spirituale molto insicuro.
Quindi come facciamo a sapere che è effettivamente possibile raggiungere l’illuminazione? Uno dei modi è capire che abbiamo tutti i potenziali per questo: i fattori permanenti e in evoluzione della natura di Buddha che si trasformeranno negli aspetti di quella futura illuminazione o rimarranno gli stessi e spiegheranno il fatto che abbiamo queste caratteristiche quando saremo illuminati.
Esempio: il problema della bassa autostima
Quando lavoriamo con queste caratteristiche della famiglia del Buddha stiamo parlando di come utilizziamo effettivamente questo materiale: comporta pacificarsi per riconoscere i tratti che sono sempre stati lì, e poi stimolarli a crescere. Questo è un punto importante: pacificarsi per riconoscerli, stimolarli a crescere o entrambi, specialmente se soffriamo di bassa autostima “Non sono abbastanza bravo” o “Non ne ho la capacità. Come potrò mai diventare un Buddha? Come potrò mai fare qualcosa?”. È molto importante essere in grado di riconoscere che “Ho tutti questi vari fattori della natura del Buddha, questi potenziali che tutti hanno. Non sono diverso da nessun altro”. È solo una questione di calmare la nostra mente, di solito siamo così nervosi e stressati che non riconosciamo nemmeno queste cose. Tuttavia, se riusciamo a calmarci, allora siamo in grado di scoprire cosa è sempre stato lì. Per usare l’analogia che troviamo nei testi buddhisti: “Scopri il tesoro che è sempre stato lì sotto la superficie”. Questo ci dà una certa sicurezza di avere i materiali di lavoro per diventare un Buddha e per aiutare sempre di più gli altri.
I problemi di bassa autostima ruotano molto spesso attorno al fatto che siamo troppo stressati per vedere realmente cosa c’è in noi. Se fossimo meno stressati e ci prendessimo il tempo per riconoscere cosa c’è, non ci sarebbe motivo di avere una bassa autostima. Quando pensiamo a questi fattori della natura del Buddha in termini di evoluzione, ciò che deve essere stimolato per crescere, comprendiamo che tutti questi fattori sono presenti in ciascuno di noi, sebbene ci sia uno spettro in termini di quanto siano ben sviluppati e di quanto funzionino. In ognuno di noi, in un dato momento, ogni fattore particolare si troverà in un punto diverso di quello spettro, ma questo non importa. Qualunque punto sia, in termini di intensità, di intelligenza, di compassione o qualsiasi altra cosa, va bene. Tutti hanno un certo livello di intelligenza e di compassione, ed è quello con cui lavoriamo, qualunque cosa ci sia. In ogni persona ognuno di questi fattori si troverà in un punto diverso dello spettro. In noi stessi, si troveranno in punti diversi in momenti diversi della nostra vita, e persino della giornata. Questo non è un grosso problema né una sorpresa, ma è una questione di “Lavoro con il livello che ho ora in generale nella mia vita, o con il livello che ho ora in questo momento della giornata” e lo stimoliamo a crescere.
Esempio: l’egoismo
Possiamo riconoscere questi fattori in noi stessi in due modi: uno è semplicemente calmarci e l’altro è che molti di questi fattori si mescolano alla confusione e diventano distorti; quindi, un altro modo è calmare le distorsioni e ciò ci consentirà di vedere la qualità sottostante presente. Prendiamo l’esempio dell’essere egoisti, dove ci preoccupiamo e ci prendiamo cura solo di noi stessi e dei nostri bisogni. Se pacifichiamo e cerchiamo di eliminare la confusione presente scopriamo che la struttura sottostante è prendersi cura di qualcuno, che mescolato alla confusione che “Ci sono solo io, io sono la persona più importante al mondo e al diavolo tutti gli altri”. È mescolato con quella confusione e così ci prendiamo cura solo di noi stessi. Tuttavia, se la calmiamo allora quel potenziale, quella capacità o qualità di prendersi cura di qualcuno può essere sviluppata e stimolata a crescere, così che ci prendiamo cura non solo di una o due persone ma, alla fine, ci prendiamo cura di tutti, come fa un Buddha. Questo è un modo in cui lavoriamo con questi vari fattori della natura di Buddha e mostra l’importanza di lavorare con le cosiddette famiglie di Buddha.
Perché non ci prendiamo un paio di minuti per riflettere su questo? Una volta che avremo le basi teoriche, allora tutta questa discussione sarà chiara. Se capiamo il contesto, allora possiamo vedere il modo in cui lavoriamo effettivamente con questo materiale.
[meditazione]
Il punto principale qui è comprendere il significato dell’intera discussione sulle famiglie di Buddha. Perché è un argomento rilevante e in che modo lo è per le nostre vite? Perché vogliamo utilizzarle? Per essere in grado di riconoscere i talenti che tutti abbiamo e per avere un’idea di come svilupparli e crescere. Se questo è chiaro, allora il punto successivo riguarda i vari schemi di questi tratti delle famiglie di Buddha: i sistemi di classificazione.
Sistemi diversi
Come ho detto, il Buddha ha insegnato molte cose diverse per molte persone diverse. Questi tratti della famiglia del Buddha possono essere raggruppati in varie sottofamiglie e sottocaste. Potremmo anche chiamarle famiglie di Buddha. Quanti gruppi ci sono? Questo argomento è discusso principalmente nella divisione del tantra degli insegnamenti buddhisti. Tra i vari modi di dividere il tantra uno è dividerlo in quattro classi. Nelle prime due ci sono tre famiglie del Buddha; nella terza classe quattro famiglie e nella quarta classe – l’anuttarayoga tantra, la classe più elevata - ci sono solitamente cinque famiglie, tranne nel Kalachakra e nel sistema Sakya del sentiero e del suo risultato, dove abbiamo sei famiglie del Buddha. Nel sistema anuttarayoga di Guhyasamaja c’è la presentazione di una famiglia, cinque famiglie o cento famiglie del Buddha. Ovviamente, non esiste un sistema di classificazione fisso: si possono raggruppare in vari modi. Non c’è un’unica verità o un unico Dio qui. Indipendentemente dal numero, sono tutte rilevanti per noi. Sono solo modi diversi di descrivere tutti i vari potenziali che abbiamo.
Oggi parleremo del sistema di classificazione in cinque famiglie che è forse il più noto. Naturalmente, questa presentazione ha molte varianti. Non esiste un solo modo di presentarle, ne conosco almeno cinque diversi e sono sicuro che ce ne siano molti di più. Il sistema delle cinque famiglie di Buddha che alcuni di noi conoscono qui proviene dal sistema di “consapevolezza dello spazio Maitri” sviluppato da Chogyam Trungpa Rinpoce. Questo è solo uno di quei cinque che conosco, ma ce ne sono altri.
Analogia con i sistemi di medicina
Come ci relazioniamo a questo? Il modo migliore è attraverso la tradizionale analogia dell’elefante e dei ciechi usata dal Buddha o quella dei sistemi medici: abbiamo tutti un corpo e ci sono molti sistemi medici diversi che possiamo usare per lavorare con il corpo e guarirlo. Ognuno di questi descrive il corpo e indica un modo per riportarlo in equilibrio quando non lo è. Abbiamo la descrizione allopatica occidentale del corpo con i nervi, l’apparato digerente, respiratorio e così via, che è una descrizione valida. Se c’è uno squilibrio in quel sistema, allora possiamo usare vari farmaci e trattamenti per riportare l’equilibrio.
C’è anche la descrizione ayurvedica in termini di umori di vento, bile, flemma e varie altre qualità come rajas, tamas, sattva presenti nei sistemi dello yoga che descrivono anche il funzionamento del corpo. Anche questo è accurato. Quando è fuori equilibrio, allora ci sono alcuni metodi che possiamo applicare e che funzionano: il risultato è una buona salute. Poi, c’è la descrizione tibetana del corpo e delle sue varie componenti bile, vento e flemma ma in un sistema diverso che include gli elementi e così via, che anche possono essere riportati in equilibrio. Nella medicina cinese, la descrizione del corpo include i vari canali di agopuntura, yin e yang e i cinque elementi cinesi (che sono diversi dai cinque elementi indiani). È anche un sistema funzionante che descrive accuratamente il corpo e i metodi per riportarlo in equilibrio.
Non possiamo dire che un sistema sia definitivamente corretto. Sono tutti utili e tutti indicano i modi in cui possiamo ristabilire l’equilibrio nel corpo. È la stessa cosa con le famiglie di Buddha; anche se ci limitiamo alle cinque famiglie ci sono diverse descrizioni di queste e di ciò che si adatta a ciascuna. Ci sono molti sistemi ma ognuno è completo e olistico, e lo possiamo utilizzare non solo per guarire, ma anche per sviluppare tutte queste qualità per diventare un Buddha. Ognuno ha la sua validità e utilità, così come questi diversi sistemi di medicina.
Potenziale confusione
Sottolineo questo punto perché, quando leggiamo letteratura diversa su questo argomento, può essere incredibilmente confuso perché potrebbe non essere affatto ovvio che un libro parli delle cinque famiglie secondo un sistema, e un altro libro ne parli secondo un sistema diverso. Non importa di quale sistema stiamo parlando, tutti hanno gli stessi cinque nomi standard. In ogni sistema si parla di un diverso tipo di consapevolezza che io chiamo “consapevolezza profonda” e che altri chiamano “saggezza di Buddha”. Tuttavia, c’è un tipo di consapevolezza o saggezza, c’è un elemento, un colore e un tipo di attività associati a ciascuna di queste famiglie e anche uno specifico tipo di distorsione nevrotica di essa. Tuttavia, in ognuno di questi sistemi è diverso quale elemento, consapevolezza e colore va con quale famiglia.
Ad esempio, abbiamo la famiglia ratna (la famiglia gioiello) e, in alcuni sistemi, la terra è in quella famiglia; in un altro sistema l’acqua e in un altro ancora il fuoco; potremmo esserne sconcertati. In realtà, come spesso sentiamo nella spiegazione buddhista, in qualsiasi aspetto particolare di queste cinque famiglie, tutte le altre cinque potrebbero essere incluse. Tutto potrebbe essere intrecciato con tutto; è molto buddhista!
Non è poi così strano se ci pensiamo. L’immagine usata è la rete di Brahma - presente anche nell’Induismo - che è fatta di specchi. In ogni piccolo filo incrociato della rete c’è uno specchio, e in ognuno si riflettono tutti gli altri. Anche nella scienza, per esempio, se prendiamo una cellula staminale, qualsiasi cosa può essere sviluppata o clonata da essa. L’intero corpo di un essere può essere clonato da una cellula, riflettendosi in ogni piccola parte.
A quale famiglia di Buddha appartengo?
Qual è la conclusione di questo? Molto spesso l’approccio alle famiglie di Buddha è “a quale appartengo?” e poi ricerchiamo tutte le caratteristiche di quella particolare famiglia di Buddha, ma solo secondo un sistema. Otterremmo un’immagine completamente diversa di una famiglia di Buddha se la guardassimo a un sistema diverso (ad esempio, la famiglia ratna) perché c’è un elemento diverso. Penso che non sia così utile cercare di identificare quale particolare famiglia di Buddha potremmo essere se lo stiamo vedendo in un modo molto assoluto, come “verità unica”. In ogni iniziazione tantrica lanciamo un fiore nel mandala che indica una diversa famiglia di Buddha ogni volta! Ovviamente, possiamo essere una qualsiasi di loro. È come l’I Ching, lanciamo le monete e in qualsiasi momento può essere uno qualsiasi degli esagrammi, e tutti sono applicabili. Allo stesso modo, tutte le famiglie di Buddha sono applicabili a noi in momenti diversi, in ciascuno dei modi in cui vengono presentate.
Piuttosto che adottare l’approccio “quale dei cinque sono io?”, è più rilevante provare a riconoscere tutti i cinque aspetti dentro di noi. Cercate di non preoccuparvi troppo di come si uniscono in una particolare famiglia, a meno che le nostre menti non siano abbastanza flessibili e possano lavorare con molti sistemi. Se non lo sono, in particolare se questa è una novità per noi, allora può spesso sorgere confusione. È meglio e più utile riconoscere che ci sono sempre cinque diversi tipi di consapevolezza, di azione, di comunicazione e abbiamo il potenziale per essere ognuno di loro, riuscendo a lavorare con loro, piuttosto che pensare “Io sono solo uno”.
Questo è l’approccio che seguiremo questo fine settimana. Indicherò alcune delle varianti nei diversi sistemi, ma non soffermiamoci su “Questo particolare tipo di consapevolezza profonda è in questa famiglia, questo tipo è in quella e quel sistema va di pari passo con quello”. Può far impazzire a meno che non si abbia una mente molto ordinata. Preferirei lavorare con tutti e cinque. Non faremo un esercizio di tassonomia, come in quale classe mettiamo questo o quell’insetto in biologia, ma sarà più in termini di applicazione pratica.
Elenco delle cinque famiglie di Buddha
Innanzitutto, dovremmo nominare le cinque famiglie di Buddha:
- C’è la “famiglia Tathagata”, che è un altro termine per un Buddha e perciò è spesso chiamata la “famiglia dei Buddha”. Ogni famiglia è rappresentata da un simbolo: una ruota rappresenta la famiglia dei Buddha. Di solito è rappresentata da Buddha Vairochana.
- Poi c’è la famiglia gioiello, ratna in sanscrito, rappresentata da un gioiello e da Ratnasambhava.
- La famiglia del loto, o padma in sanscrito, è rappresentata da un loto e da Amitabha, ma anche da altre figure come Avalokiteshvara.
- Poi c’è la famiglia karma o azione, rappresentata da una spada e da Amoghasiddhi o anche da Tara.
- L’ultima è la famiglia vajra, fulmine, che è in realtà un piccolo strumento rituale. La principale figura è Akshobhya.
Questi sono i nomi generici. Potremmo anche saperli, anche se non ci lavoreremo molto ma forse è utile come informazione generale.
I cinque aspetti
Indipendentemente dagli aspetti nei diversi sistemi, lavoriamo ora con un livello dei cinque. Il sistema più generale dei cinque tratti della famiglia sono i cinque fattori che si sviluppano in tutti gli aspetti di un Buddha: (1) l’attività mentale, c’è sempre una sorta di attività mentale in corso, il sorgere di un’apparenza, il conoscere i fenomeni; poi ci sono (2) le buone qualità che derivano da ciò come compassione, comprensione e così via. C’è (3) l’espressione corporea, tutti abbiamo un corpo, (4) l’espressione verbale, abbiamo tutti la parola. Abbiamo tutti (5) una sorta di attività che ha un’influenza sugli altri o su noi stessi. Di solito, ne parliamo in termini di corpo, parola, mente, qualità e attività. Possono essere spiegati anche in ordini diversi.
Queste sono fattori che abbiamo tutti e non cambiano in termini di natura. Nella nostra vita quotidiana li abbiamo sempre e li avremo anche quando saremo dei Buddha. (1) Avremo sempre un’attività mentale: sapere, vedere, sentire o qualsiasi cosa. (2) Ciò avverrà con certe buone qualità. (3) Ciò avrà una sorta di espressione fisica. Potrebbe avere un’espressione grossolana come il linguaggio del corpo, l’espressione del nostro viso, il nostro aspetto reale. (4) Avrà un’espressione verbale; potremmo non parlare sempre ma c’è una sorta di comunicazione anche nel silenzio. Tuttavia, se pensiamo in termini di espressione verbale, c’è anche il tono della nostra voce, il volume, la dolcezza: tutti questi fattori comunicano, non solo le parole. (5) Questo avrà una qualche influenza: il nostro stato mentale e la nostra espressione hanno un’influenza sugli altri, se siamo con loro o meno. Quando siamo da soli hanno un’influenza su noi stessi, su come ci sentiamo e così via. Non è vero? Abbiamo sempre questi cinque aspetti.
Possono operare a diversi livelli, tuttavia sono sempre presenti e almeno la maggior parte di essi può essere sviluppata, come l’essere consapevoli di qualcosa, quindi le qualità che sono dentro possono svilupparsi con più o meno compassione, più o meno comprensione. L’espressione del nostro viso o la nostra postura possono essere inespressive, potremmo avere un cipiglio sul nostro viso o un sorriso. La nostra apparenza è sempre lì, non è vero? Potrebbe essere un aspetto piacevole e più utile per gli altri, o potrebbe essere vuoto, e questo avrà un ruolo nella nostra interazione con gli altri e un effetto anche su noi stessi; se siamo sempre curvi e i nostri muscoli sono sempre tesi, è così che è il nostro corpo, e ha sicuramente un’influenza su di noi. Sono sicuro che capite poiché molti di voi conoscono lo yoga e sono abbastanza consapevoli di questo aspetto. Il modo in cui comunichiamo verbalmente può essere con parole appropriate o inappropriate. Possiamo esprimerci in modo chiaro o non chiaro. Il tono emotivo che c’è con le parole è molto, molto importante così come il volume. Tutte queste cose possono essere regolate, possono essere modificate e sviluppate.
Spesso ciò che accade è che queste cinque parti non sono in armonia tra loro. Potremmo dire parole gentili a qualcuno, ma in realtà non proviamo alcuna gentilezza. Le diciamo e basta, con uno sguardo vuoto sul viso. Queste cose non sono del tutto in armonia e l’influenza che hanno sugli altri è che non ci credono, non hanno l’effetto che vorremmo. Quando diciamo “È stato così bello vederti!” e in realtà non pensiamo affatto, anzi “Oh mio dio, ecco di nuovo quella persona” - ma siamo molto educati e diciamo “Oh, è così bello vederti!” senza sentimento. Forse la nostra espressione facciale non corrisponde esattamente a ciò che diciamo. Se diventiamo consapevoli e riconosciamo che, in ogni momento, abbiamo questi cinque aspetti, allora li controlliamo e possiamo provare a portarli più in armonia.
Questo è il punto di come lavoriamo con queste famiglie di Buddha. Rispetto all’attività mentale, possiamo dire “Quanto è meraviglioso vederti!” ma in realtà stiamo pensando a qualcos’altro, non siamo totalmente concentrati su ciò che stiamo dicendo ma pensiamo “Quanto è terribile vederti!”, pur dicendo qualcosa di diverso. Anche questo può essere fuori armonia.
Esercizio
Quello che suggerirei come esercizio è di dividerci in piccoli gruppi di tre, una persona parlerà con un’altra e la terza osserverà. Chi parla potrebbe dire “Com’è bello incontrarti!” o “Come stai?” Abbiate questa interazione non solo per un secondo, ma dite qualcosa. Quindi tutti riferiranno cosa è successo con questi cinque aspetti, con la mente, quali qualità c’erano, quali sentimenti, quali emozioni hai avuto, come era il linguaggio del corpo, l’aspetto? Com’era l’espressione facciale, il tono di voce, le parole effettive? Quale influenza hanno avuto dal punto di vista dell’oratore, della persona che ha sentito questo e dell’osservatore? Discutetene insieme.
[esercizio]
Calmiamoci per un minuto, visto che molti di voi si sono molto eccitati durante la nostra discussione, concentrandoci sul respiro prima di continuare. Cercate di digerire l’esperienza “Cosa ho imparato da questo esercizio?”.
Discussione
Qualcuno vorrebbe condividere con il gruppo cosa ha imparato da questa esperienza, da questo esercizio?
Per lei è stato molto interessante rendersi conto di come l’approccio fisico, mentale e verbale di una persona – induca un movimento nel proprio corpo.
Cosa intendi con “indurre un movimento nel corpo”?
Nel corpo dell’ascoltatore, lascia una forte impressione non solo nella mente, ma anche nel corpo.
Questo è molto vero, è l’influenza che abbiamo sugli altri. Il nostro atteggiamento, la nostra espressione corporea, ciò che diciamo e come lo diciamo avrà un’influenza e, a volte, è davvero interessante vedere come stiamo dando messaggi contrastanti all’altra persona in termini di ciò che diciamo in conflitto con ciò che stiamo effettivamente facendo. Potremmo dire qualcosa di veramente molto carino, ma in realtà siamo distratti e non li stiamo guardando ma guardiamo altrove mentre parliamo con loro, e questo dà un messaggio molto diverso da ciò che le nostre belle parole potrebbero dire. Spesso, non ce ne rendiamo nemmeno conto perché potremmo davvero concentrarci solo sulla sensazione che abbiamo e, molto spesso, non prestiamo affatto attenzione e non siamo consapevoli del fatto che forse le nostre mani hanno alti e bassi.
Per esempio, una mia cara amica quando parla sbatte sempre le mani sul tavolo facendo un rumore forte e violento, anche se sta dicendo qualcosa di molto gentile e innocente. Fa questi gesti molto forti che trasmettono un messaggio completamente diverso, ma non ne è affatto consapevole. Questo mi rende nervoso non c’è alcuna interazione gentile con lei quando fa gesti così violenti, e lei non ne è affatto consapevole.
In modo più sottile, si è resa conto che l’oratore era piuttosto insicuro e ha accelerato il ritmo: ciò ha indotto in lei l’impressione di accelerare e impressioni non ordinate.
Ci sono due tipi di influenze che l’interazione ha su di noi: una è in termini di impressione che abbiamo dell’altra persona e l’altra è in termini di come ci sentiamo in risposta a ciò.
Il suo punto è che la sequenza non è sempre la stessa. Può cambiare ciò che viene prima. Può differire durante un’interazione.
Ha fornito qualche esempio?
Sì, ciò che è nella mente si mostra nel corpo, ma anche il corpo può influenzare l’atteggiamento nei suoi confronti. Quindi, non è sempre la stessa sequenza.
Beh, è molto vero, soprattutto se abbiamo un po’ di dolore muscolare o qualcosa del genere. Sebbene potrebbe esserci la sensazione di base - l’interesse per qualcuno - tuttavia, poiché abbiamo mal di testa o dolore muscolare, ciò influenza la sensazione e quindi comunica qualcosa di un po’ diverso. Qualcun altro?
Ha scoperto che realizza e sente di più con il sentimento che con una mente lucida. Accoglie di più con il sentimento.
Bene, questa è l’influenza che qualcuno ha su di noi. Questo aspetto può essere in termini di semplice percezione, dei nostri sentimenti a livello emotivo, o in termini di sensazione fisica. Voglio dire, ci sono tutte queste dimensioni in cui influenziamo noi stessi e gli altri. Possiamo essere con qualcuno e, poiché è nervoso, diventiamo nervosi e ciò influenza i nostri sentimenti, ci fa automaticamente irrigidire o rilassare i muscoli. Ci sono molte dimensioni.
C’è poi la qualità della nostra attività mentale.
Che la nostra attività mentale nell’essere con la persona abbia o meno la qualità di provare simpatia o repulsione nei suoi confronti, questo è anche influenzato dall’altro e, ovviamente anche dal nostro umore e dalla nostra disposizione. Un punto importante è rendersi conto che tutti questi tratti della famiglia del Buddha si collegano tra loro perché, anche se troviamo la persona simpatica, ciò che potrebbe influenzare il modo in cui ci sentiamo in risposta potrebbe anche essere se abbiamo mal di testa o meno. Anche questo lo influenzerà. Ad esempio, se siamo molto occupati e distratti pensiamo ad altro. Tutte queste cose interagiscono come una rete.
Percepire qualcuno come simpatico significa che tutti e cinque gli aspetti sono stati armonizzati con successo?
Non necessariamente. Una persona potrebbe essere completamente arrabbiata, urlare e sbraitare contro di noi, e tutto questo potrebbe essere in armonia in termini di espressione facciale, di come parla, della rabbia che prova, e così via. Non significa necessariamente che la troveremo simpatica. Quando tutte le cose sono in armonia l’influenza è che riceviamo un messaggio chiaro. Penso che, se riceviamo messaggi e informazioni contrastanti da qualcuno, come possiamo rispondere se non con confusione? Non sappiamo bene cosa fare. Tuttavia, se il messaggio è in armonia allora possiamo rispondere in un modo molto più chiaro.
Disarmonia
Naturalmente, in termini di risposta, i cinque devono essere in armonia altrimenti ci saranno delle difficoltà. Spesso accade che il nostro corpo sia molto teso e nervoso anche se le nostre menti sono più rilassate. A volte non è possibile rendere tutti questi cinque in armonia o congruenti. Ad esempio, quando abbiamo il raffreddore tossiamo e starnutiamo, il nostro corpo invia un messaggio, non importa cosa stiamo dicendo, non importa cosa stiamo provando; dobbiamo accettare che è così. Di nuovo, è una questione di quale sarà il messaggio più forte, vogliamo rimanere in armonia con il raffreddore e lamentarci semplicemente con gli altri, o vogliamo ignorarlo e non farne un grosso problema?
Tuttavia, dobbiamo essere molto sensibili a questo. Questo è, credo, il punto importante. Ad esempio, a volte ho l’asma e quindi difficoltà a respirare. Quando respiro molto pesantemente e ho difficoltà, qualcuno potrebbe pensare che forse qualcosa non vada e si preoccupa per me. È importante, in quel momento, dire “Ehi, ho questo da quando ero un bambino. Non è un grosso problema. Posso gestirlo. Se è troppo, mi spruzzo la gola. Per favore, non farci caso”. In questo modo, possiamo smussarlo. È la stessa cosa con “Ho il raffreddore, quindi non avviciniamoci troppo perché non voglio passartelo”. In questo modo, lo smussiamo in modo che non diventi il fulcro dell’informazione principale che la persona sta provando “Non voglio prendere il raffreddore!”.
Ciò che trovo più utile con questo tipo di esercizio e questo sistema è cercare di diventare consapevoli, e spesso richiede la presenza di un ascoltatore e un osservatore per evidenziare certe cose in noi, come la nostra espressione corporea o il modo in cui agiamo di cui non siamo nemmeno consapevoli e che comunicano qualcosa di molto diverso da ciò che vorremmo. Farò un esempio di me stesso. Questo mi è stato fatto notare da un buon amico, qualcosa di cui non ero mai stato consapevole, ovvero che tendo a camminare molto velocemente (quando sono da solo o con altre persone) perché non mi piace perdere tempo. Ad esempio, se sto andando alla U-Bahn (la metropolitana) e scendo le scale, ci andrò velocemente e quasi correrò giù per le scale per assicurarmi di prendere il treno perché spesso capita che il treno sia proprio lì e parta perché ho camminato troppo lentamente sulle scale e poi devo aspettare dieci o venti minuti. Non mi piace affatto, perché è una perdita di tempo; preferisco arrivare e fare ciò che devo fare, piuttosto che restare fermo alla stazione della metropolitana.
Ciò che succede è che molto spesso lo faccio anche quando sono con qualcuno e non ne sono nemmeno consapevole. Corro giù per le scale mentre l’altra persona cammina più lentamente e così l’impressione che do è che non sono interessato e non ho davvero tempo per stare con lei. Non è affatto questa l’intenzione che ho. Pensano che io voglia solo finire questo incontro il più velocemente possibile e tornare al mio lavoro.
Ha sottolineato che, se restiamo fermi alla stazione della U-Bahn per dieci o venti minuti, possiamo parlare e continuare a trascorrere piacevolmente del tempo insieme. Non avevo mai realizzato che il mio modo di camminare aveva un’impressione così contraddittoria sull’altra persona rispetto a ciò che volevo. Non era in armonia.
Penso che questo sia importante, perché in realtà la maggior parte di noi non è affatto consapevole dei propri tipi di abitudini inconsce che comunicano messaggi molto diversi alle altre persone rispetto a ciò che intendiamo realmente, e che potrebbero essere cambiate. Questa è la cosa importante di queste qualità della natura di Buddha: possono essere cambiate una volta che riconosciamo che ciò che facciamo ha un’influenza, comunica agli altri e quindi possiamo cambiarle e svilupparle. Se mangiamo troppo lentamente e anche gli altri lo fanno va bene, ma se siamo con altre persone che devono andare da qualche parte e mangiano un po’ più velocemente, e noi siamo seduti lì a giocare con il nostro cibo, impiegando un’eternità a mangiarlo perché pensiamo che dovremmo goderci il nostro pasto e non affrettarci, è completamente fuori armonia con la situazione. Non siamo nemmeno consapevoli della disarmonia perché siamo abituati a mangiare lentamente. Questo riguarda la dimensione di queste famiglie della natura di Buddha.