Come Gampopa unì i lignaggi Kadampa e Mahamudra

Gampopa divenne famoso per aver unito i lignaggi degli insegnamenti Kadampa e Mahamudra (bKa’-phyag chu-bo gcig-‘dres). Dopo essere diventato un monaco, studiò con molti maestri Kadampa e ricevette i loro lignaggi d’insegnamenti da Geshe Potowa. Poi, dopo aver incontrato Milarepa, ricevette da lui il lignaggio Mahamudra. L’unione di questi due divenne il focus degli otto lignaggi Dagpo Kagyu che successivamente derivarono da Gampopa e i suoi discepoli.

Molto tempo fa, Karag Gomchung (Kha-rag sgom-chung) e Potowa (Po-to-ba) vivevano su montagne opposte una di fronte all’altra a sinistra e a destra. A quel tempo, loro due, Karag Gomchung e Potowa, non avevano nessuna relazione tra di loro. Tuttavia, Potowa pensava che Karag Gomchung fosse un grande meditatore, estremamente perseverante, ma non sapeva che tipo di buone qualità avesse o non avesse. Ciononostante, pensò che “Se venisse a cercarmi, sarebbe bello se ricevesse insegnamenti da me”.

Un giorno si incontrarono in una grande assemblea. In quell’occasione Potowa disse a Karag Gomchung: “Tu sei un grande meditatore, estremamente perseverante. Ma su cosa mediti?”. A questo Karag Gomchung rispose: “Medito sull’impermanenza, gli svantaggi dell’esistenza samsarica compulsiva e sui pensieri che distolgono la mente (blo-log-pa)”. Poi spiegò che cambiare il proprio atteggiamento (blo-zlog) implica meditare su:

  1. Distogliere la mente da questa vita
  2. Distogliere la mente dalle felicità dell’esistenza samsarica compulsiva
  3. Distogliere la mente dal conseguire soltanto i tuoi scopi
  4. Distogliere la mente dall’afferrarsi all’esistenza veramente stabilita

Comprendendo come Karag Gomchung fosse un maestro Kadampa che aveva una grande pratica meditativa, Potowa allora chiese a Karag Gomchung di essere paziente con la sua arroganza di aver precedentemente pensato che eccetto per il fatto di essere un meditatore, questo Karag Gomchung che tipo di meditatore poteva mai essere?”. Gli disse: “Tu hai davvero delle grandi qualità, e la tua pratica meditativa è proprio eccellente”. Potowa adottò queste pratiche Kadampa lui stesso e le trasmise a sua volta a Gampopa. Questo fu il lignaggio Kadampa.

Gampopa ricevette ciò che divenne conosciuto come “i quattro temi di Gampopa” (dvags-po chos-bzhi): il lignaggio Mahamudra dal suo maestro Kagyu, Milarepa. Questi fanno parte di una delle Canzoni di Milarepa:

Chiedo ispirazione per me stesso e tutti gli esseri limitati affinché le nostre menti vadano nella direzione del Dharma. Chiedo ispirazione affinché il Dharma funga per noi come un percorso mentale. Chiedo ispirazione affinché i nostri percorsi mentali eliminino la confusione. Chiedo ispirazione affinché la nostra confusione sia purificata nella consapevolezza profonda.
Chiedo ispirazione per purificare tutti gli oscuramenti emotivi dei miei impulsi karmici e le emozioni disturbanti e i miei oscuramenti cognitivi riguardanti tutto il conoscibile, assieme alle loro abitudini costanti. Chiedo ispirazione per purificarli proprio adesso. Chiedo ispirazione per purificarli proprio qui dove mi siedo. Chiedo ispirazione per purificarli proprio in questa sessione.
Chiedo ispirazione per liberare questo continuum mentale. Chiedo ispirazione per liberarlo proprio ora. Chiedo ispirazione per liberarlo proprio dove mi siedo ora. Chiedo ispirazione per liberarlo in questa stessa sessione.
Chiedo ispirazione per sviluppare sul mio continuum mentale la concentrazione assorta, suprema, senza distorsioni. Chiedo ispirazione per svilupparla proprio ora. Chiedo ispirazione per svilupparla proprio dove mi siedo ora. Chiedo ispirazione per svilupparla in questa stessa sessione.
Chiedo ispirazione per sviluppare la consapevolezza profonda suprema e senza distorsioni. Chiedo ispirazione per svilupparla proprio ora. Chiedo ispirazione per svilupparla proprio dove mi siedo ora. Chiedo ispirazione per svilupparla in questa stessa sessione.

Gampopa praticò ciò che aveva cantato Milarepa in questa canzone. In generale, ciò che si chiama “avere la mente che va nella direzione del Dharma” si riferisce ad avere la mente che va verso il Dharma sulla base di non aggrapparsi a questa vita. Quanto alla richiesta di ispirazione affinché il Dharma funga come un percorso mentale, il Dharma non funziona come un percorso mentale se ti aggrappi e ti attacchi all’esistenza samsarica che si ripete incontrollabilmente. Se sei un praticante di Dharma, quando si dice che hai bisogno che il Dharma funga da percorso mentale, ciò significa che hai bisogno di abbandonare questa esistenza samsarica. Si dice che hai bisogno di essere qualcuno che mette da parte le attività samsariche e che non si afferra ai desideri sensoriali. Si dice che il Dharma non può funzionare come un percorso mentale se ti aggrappi e sei attaccato all’esistenza samsarica.

Quanto alla richiesta che i percorsi mentali eliminino la confusione, quando mediti sui percorsi mentali, se ti chiedi quale sia la confusione nei percorsi mentali, questo è il preoccuparsi soltanto dei propri scopi. Questi percorsi mentali sono necessari per conseguire, con un obiettivo di bodhichitta per il bene degli altri, ciò che sarà di beneficio per se stessi e per gli altri. Ad eccezione di questo, se sono soltanto interessati ad ottenere uno stato pacifico per te stesso, si dice che sono percorsi mentali errati.

Far sì che la confusione sorga come consapevolezza profonda significa non afferrarsi. Non importa che emozioni disturbanti sorgono – desiderio bramoso, ostilità, o ingenuità – se riconosci il volto della natura essenziale di ciò che è sorto e poi lasci che si stabilizzino da sole nelle loro basi, ciò che accade è che automaticamente si rilasciano da sole. Si purificano nelle cinque consapevolezze profonde.

In questo modo, i quattro pensieri Kadampa che distolgono la mente e i quattro temi Mahamudra di Gampopa non solo si uniscono in un unico lignaggio, ma si accordano anche con la “separazione dai quattro attaccamenti” (zhen-pa bzhi-bral), un insegnamento della scuola Sakya, per come è stato elaborato da Dragpa Gyaltsen  (Grags-pa rgyal-mtshan):

  1. Se ci si afferra a questa vita, questo non è Dharma
  2. Se ci si afferra all’esistenza samsarica, questa non è rinuncia, la determinazione ad essere liberi
  3. Se ci si afferra ai propri scopi, questo non è bodhichitta
  4. Se ci si attacca all’afferrarsi, questa non è la visione.
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