Dott. Alexander Berzin: il secondo Serkong Rinpoche e gli Archivi Berzin

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L’incontro con la rinascita di Serkong Rinpoche e la mia interazione con lui durante la sua infanzia e la giovinezza

La rinascita di Tsenshap Serkong Rinpoche nacque nel 1984 nello Spiti, esattamente nove mesi dopo la sua morte, né un giorno prima né un giorno dopo. All’età di due anni, indicò una foto del suo predecessore e disse, “Quello ero io”, e riconobbe per nome uno dei suoi attendenti precedenti che andarono alla ricerca del tulku. Quando mi incontrò all’età di quattro anni e gli venne chiesto, “Sai chi è?”, lui rispose: “Non essere stupido, ovviamente so chi è”. Con queste poche parole, riallacciamo la forte connessione tra di noi.

Man mano che il secondo Serkong Rinpoche cresceva, i suoi giovani attendenti, Gendun Samdup e Thupten Sherap, sapevano come organizzare la sua educazione nel Dharma, ma si rivolgevano a me per tutto il resto. Sentii che era importante per lui essere in grado di relazionarsi bene con la gente dello Spiti e con i tibetani in generale. Così, oltre a un maestro di grammatica e ortografia tibetana, organizzai dei precettori tibetani che gli insegnassero materie moderne, usando gli stessi libri di testo utilizzati dai bambini tibetani e dello Spiti. Provai a mantenere al minimo le influenze occidentali in modo tale che quando sarebbe cresciuto, non avrebbe avuto conflitti culturali tra l’oriente e l’occidente. Per via di questo, ad eccezione di alcune visite occasionali, mi mantenni distante da lui durante l’infanzia e la prima adolescenza.

Rinpoche andò in occidente per la prima volta a diciott’anni, e solo per partecipare all’iniziazione di Kalachakra offerta da Sua Santità a Graz, in Austria, e per unirsi all’autoiniziazione con Sua Santità ogni mattina. Partecipai anch’io, e mi presi cura di lui durante le due settimane che era lì. Inoltre l’accompagnai, a vent’anni, in vacanza in America affinché vedesse alcune mete turistiche e visitasse le comunità tibetane. Come il suo predecessore, non rimase molto impressionato dalle solite mete turistiche, come Disneyland. Non erano “nulla di speciale” per lui. Il giovane Rinpoche disse che la meta più interessante per lui fu la visita al museo dell’olocausto a Washington D.C., poiché lo spinse a meditare sulla compassione sia per le vittime che per i carnefici.

Come conseguenza della mia esperienza con il giovane Serkong Rinpoche, l’Ufficio Privato di Sua Santità mi chiese di unirmi al consiglio che avrebbe deciso come procedere con l’educazione del giovane tulku di Ling Rinpoche. Era tornato da un soggiorno esteso in America con un ricco benefattore occidentale quando aveva nove anni. Decidemmo che l’azione migliore sarebbe stata di trasferirlo a Dharamsala al suo monastero, il Drepung Loseling nell’India del sud, affinché studiasse seriamente nel monastero lontano da influenze esterne.

Man mano che assistevo alla crescita del secondo Serkong Rinpoche e lo paragonavo al suo predecessore – confrontandoli alla luce degli insegnamenti sulla vacuità del sé, l’origine dipendente, e la vacuità di causa ed effetto – infine mi convinsi pienamente dell’esistenza della rinascita. Come mi disse il secondo Serkong Rinpoche, lui non sa se è la rinascita del suo predecessore. Può solo dire di essere nato con l’opportunità incredibile di essere guidato personalmente da Sua Santità, i migliori insegnamenti e così via. Questi maestri sono tutti presenti grazie alle attività e le qualità del primo Serkong Rinpoche, di cui porta il nome. Dunque, come insegna il lam-rim, il giovane Rinpoche sta cercando di sfruttare al meglio le opportunità di questa rinascita incredibilmente fortunata e preziosa.

Divenuto ora un maestro eccellente grazie ad aver sfruttato queste opportunità, si prese l’impegno di riconnettersi con quanti più studenti possibili del suo predecessore, per continuare a guidarli. Non è la stessa persona di prima, né è totalmente differente dal vecchio Serkong Rinpoche, e questo perché non c’è una persona indipendente, autonoma, che si reincarni in un altro corpo. E non è neanche il caso che tutte le qualità di una vita diano origine alle qualità della vita successiva. Dopotutto, considerate infinite vite passate, un insieme di qualità di varie vite ha un ruolo causale – ma non nel senso di un set di cause prestabilite da molte vite passate che dà origine a un risultato prestabilito in questa vita. La mia ferma convinzione nella rinascita, allora, si basa sulla comprensione di Rinpoche della sua esperienza personale di essere stato riconosciuto come una reincarnazione, la grande quantità di tempo che ho passato con le due vite della persona chiamata Serkong Rinpoche, e il fatto che entrambi si armonizzano perfettamente con gli insegnamenti sulla vacuità del sé e la vacuità di causa ed effetto.

Il ritorno in occidente e la digitalizzazione del mio lavoro

Nel 1997, avendo intrapreso molti tour d’insegnamento e avendo lavorato su vari progetti per Sua Santità sin dal 1984, decisi di andarmene dall’India per una combinazione di ragioni professionali e personali. Sentivo che avevo ricevuto tutto quello che potevo dalla mia permanenza in India. In maniera analoga a come mi ero sentito quando decisi di lasciare il mondo accademico, sentii che per crescere ancora avrei avuto bisogno di tornare in occidente. Era difficile comunicare dall’India con i miei editori americani, Snow Lion Publications, e volevo avere studenti regolari di lungo termine invece di essere chiamato un “jet-set guru” che volava da un posto all’altro per qualche giorno ogni uno o due anni.

Oltre a quest’idea di stabilirmi in occidente, c’erano molte altre possibilità riguardo a quello che avrei potuto fare – continuare ad essere un maestro in viaggio ma passare più tempo in ogni posto, stabilirmi in Mongolia per sostenere la rinascita del Buddhismo nella regione, eccetera. Tutto questo sarebbe stato utile, e quindi chiesi il consiglio di Sua Santità, che mi disse di scegliere qualcosa che quasi nessuno sta facendo e in cui ero bravo. Era fiducioso che avrei preso la decisione giusta.

Nel corso dei quasi trent’anni in India, avevo approssimativamente 30.000 pagine di traduzioni che avevo fatto, manoscritti non pubblicati di libri e articoli che avevo scritto, trascrizioni di insegnamenti che avevo offerto o tradotto, e note scritte a mano. Avevo inoltre centinaia di registrazioni audio di altri insegnamenti che avevano bisogno di essere trascritti. Questi erano tutti inestimabili, particolarmente gli insegnamenti di Sua Santità, Serkong Rinpoche, Geshe Ngawang Dhargyey e gli altri grandi lama con cui avevo studiato. Decisi che, seguendo il consiglio di Sua Santità, la cosa migliore che avrei potuto fare era di renderli disponibili al mondo. Siccome erano stati di grande aiuto per me, immaginai che in modo simile sarebbero stati di beneficio per gli altri.

Siccome avevo già pubblicato vari libri con Snow Lion, discussi con loro l’idea di compilare una serie di volumi contenenti parte di questo materiale, e accettarono. Avevo un laptop sin dal 1985 e circa la metà di questo materiale era già stato digitalizzato. Con un modesto contributo che ricevetti, ingaggiai Peter Green – che avevo incontrato da Snow Lion – per iniziare questo compito enorme. Ci lavorò part-time per due anni, ma riuscì a completarne solo una piccola parte. Peter, in seguito, divenne un bibliotecario a Princeton.

La vita a Berlino, in Germania

Una volta lasciata l’India, passai l’anno successivo a provare vari posti dove potermi stabilire – Monaco, Seattle, Città del Messico e il Galles – ma per varie ragioni nessuno funzionò. Qualche anno prima, ad un insegnamento che stavo dando a Berlino, Aldemar Hegewald, un giovane tedesco originario della Colombia, venne a parlarmi dopo il discorso e decidemmo di rimanere in contatto. Ogni volta che andavo in Germania, passavo un po’ di tempo con lui e presto diventammo amici. Siamo rimasti buoni amici sin da allora. Divenne poi un brillante neurochirurgo specializzato nelle operazioni della colonna vertebrale, ma a quel tempo stava condividendo un appartamento a Berlino con un amico mentre frequentava la facoltà di medicina. Mi disse che il suo amico stava per trasferirsi in un’altra città. Mi suggerì di andare a vivere con lui.

Parlavo già il tedesco dai tempi del liceo e dell’università – anche se l’avevo un po’ perso – e avevo già provato a vivere a Monaco. Ma lì alloggiavo nell’appartamento del centro di Dharma, insegnavo nel centro e dovevo chiedere il permesso se volevo insegnare altrove. A Berlino c’era la Buddhistische Gesellschaft, dove avevo insegnato molte volte in passato. Era solo una serie di stanze dove vari gruppi buddhisti organizzavano classi. Potevo tenere una classe in questo posto e restare indipendente, e così accettai l’offerta di Aldemar. Inoltre vivere a Berlino mi permetteva di viaggiare facilmente in Russia e nei paesi dell’Europa orientale, dove sapevo che per Sua Santità sarebbe stato importante che io continuassi a insegnare. Offro ancora occasionalmente lezioni online su Zoom a gruppi di miei studenti in Russia e in Ucraina.

Mi trasferii a Berlino nel dicembre del 1998, condividendo un appartamento con Aldemar per i primi due anni, finché non andò a vivere più vicino alla facoltà di medicina; e da allora vivo lì. Per i primi anni tenni una classe ogni settimana alla Buddhistische Gesellschaft. Era molto lontana però da dove viveva la gran parte dei miei studenti. Siccome le classi erano piccole e non le promuovevo, infine decisi di tenerle nel mio appartamento.

Nonostante la differenza di età, Aldemar e io eravamo molto compatibili. Per rilassarsi dai suoi studi, leggeva un’enciclopedia tedesca, dall’inizio alla fine. Nel corso degli anni, le nostre conversazioni intellettuali furono i momenti clou della nostra relazione. Ora è capo dipartimento di chirurgia della colonna vertebrale in un grande ospedale ortopedico nel nord della Germania, vicino al confine con la Danimarca, e vive lì vicino con la moglie italiana, anche lei medico, e i suoi due figli.

Una delle prime cose che feci, una volta stabilitomi a Berlino, fu di scannerizzare tutto il mio materiale scritto a mano e a macchina, per poterlo conservare. Le fotocopie non erano sufficienti, e inoltre stavano cominciando a svanire. Aldemar allora suggerì di pubblicare tutto il mio materiale in un sito web. Verso la metà degli anni ’90 internet era cominciato ad essere conosciuto e ora – giunti alla fine del secolo – i siti web stavano diventando popolari. Notai che i libri avevano una distribuzione limitata, e bisognava aspettare una seconda edizione per apportare qualunque cambiamento. Un sito web avrebbe evitato problemi del genere, e avrebbe anche incluso un motore di ricerca.

Prendevo sul serio gli insegnamenti lam-rim sull'ambito iniziale e lavoravo per beneficiare le mie vite future, accumulando le cause karmiche necessarie. Per questo, pensai che la forza positiva ("merito") derivante dal rendere questi insegnamenti disponibili online avrebbe avuto due effetti karmici su di me. Come causa di maturazione, una conseguenza potrebbe essere l’ottenimento di un’altra preziosa rinascita umana nella mia vita successiva. Come causa simile al risultato, nella vita successiva, potrei nascere in un luogo dove gli insegnamenti saranno disponibili su questo sito web, e istintivamente ne sarei attratto. Inoltre, sarei ispirato non solo a metterli in pratica ma anche a lavorare di più sulla loro diffusione.

Ottenere una rinascita simile è, secondo il proverbio, tanto rara quanto la possibilità che una tartaruga cieca torni in superficie, una volta ogni cent’anni, esattamente nello stesso punto nell’oceano dove infilerebbe il collo in un giogo dorato galleggiante. Comunque se una persona accumula le cause per una simile rinascita umana e ci sono le circostanze, una rinascita del genere dovrebbe avvenire. Il metodo consiste nel mantenere una forte autodisciplina etica e di integrarla con la pratica degli altri atteggiamenti di vasta portata (paramita) – la generosità ecc. – nonché fare le appropriate preghiere di dedica della forza positiva degli atti costruttivi che compiamo. Ho seguito questo metodo al meglio delle mie capacità.

Il sito web degli archivi Berzin comincia

Qualche mese dopo, non avendo ancora seguito i suggerimenti di Aldemar, Wolfgang Saumweber, un uomo d’affari tedesco che avevo incontrato nei miei viaggi, mi scrisse offrendosi di creare un sito web per me. La prima versione, berzinarchives.com, divenne accessibile il 1° dicembre 2001. Il principio fondamentale del sito era che sarebbe stato non settario e sempre gratuito senza pubblicità.

L’esperienza che avevo acquisito nell’organizzare quel grande progetto medico nell’URSS mi preparò per lanciare il progetto degli Archivi Berzin su larga scala. Per condurlo come direttore esecutivo, business manager e content manager, cosa che faccio ancora oggi, appresi i fondamenti dell’information technology (IT) riguardanti la costruzione, il mantenimento, e l’amministrazione di un sito web complesso. Rudy Hardewijk, un programmatore olandese, rimase con me qualche mese a Berlino per sviluppare ulteriormente il sito. Ma poi Christian Steinert, un mio studente tedesco e programmatore professionale, assunse il ruolo di web developer. Steinert inoltre traduceva le mie classi di Dharma alla Buddhistische Gesellschaft. Continuò i suoi studi iscrivendosi ai primi tre anni del programma di master all’Istituto Lama Tzong Khapa [in Italia, N.d.T.], insegnando in seguito le sessioni giornaliere di ripasso del secondo corso di tre anni. Saltuariamente insegna in centri buddhisti in Svizzera, dove attualmente lavora e vive.

Avendo insegnato in così tanti paesi, notai che non tutti conoscevano l’inglese; le persone apprezzavano il Dharma nella loro lingua. Per soddisfare i loro bisogni, cominciai facendo tradurre il sito web in tedesco, che ebbe molto successo. Così a poco a poco, nel corso degli anni successivi, lentamente cominciai ad espandere il sito includendo il russo e le altre lingue europee, nonché il cinese, l’hindi, il tibetano, e il mongolo. Anche se non avevo mai studiato le lingue neolatine, la mia conoscenza del latino mi permise di sovrintendere le sezioni di queste lingue. Avendo passato così tanti anni in India, e considerando la mia conoscenza del sanscrito, la supervisione della sezione hindi fu abbastanza semplice.

Mentre lavoravo per aggiungere ulteriori contenuti al sito, presentavo gli avanzamenti a Sua Santità quando insegnava in Europa, chiedendogli altri consigli. Tradussi molte altre iniziazioni di Kalachakra per lui e mi occupai dei giornalisti a molti dei suoi insegnamenti. Ad esempio, quando si diffusero teorie cospirative sulle motivazioni di Sua Santità per conferire l’iniziazione di Kalachakra a Graz in Austria nel 2002, feci da portavoce per limitare i danni. Quando le proteste contro il Dalai Lama divennero specialmente chiassose sia fuori che dentro le strutture dove si tenevano gli insegnamenti, Sua Santità mi chiese di offrire raccomandazioni agli organizzatori e alle autorità locali per gestire al meglio le interruzioni che causavano.

Lo staff degli Archivi Berzin aumenta

Nel 2003, Andreas Killmann si trasferì a Berlino per lavorare al dipartimento di giustizia tedesco, dove è ancora impiegato come consulente legale. Cominciò presto a frequentare le mie classi alla Buddhistische Gesellschaft e divenne un caro amico e il mio consulente principale. Nel febbraio 2005 scrisse lo statuto per fondare un’associazione non profit tedesca, Berzin Archives e.V., per sostenere il sito web, e Aldemar accettò di essere il presidente del consiglio dei direttori. Da quel momento, Andreas si occupò di tutte le questioni legali. Il progetto continuò a crescere nel corso degli anni – a volte con ottanta persone che lavoravano con noi come liberi professionisti – ed è stato interamente finanziato da donazioni e sovvenzioni. Le persone sono state estremamente generose.

Il lavoro di Andreas al ministero consiste nel valutare i disegni di legge per determinare se violino la costituzione tedesca. Essendo un esperto nel trovare difetti, si occupa anche di questo per il nostro progetto. Lo chiamo “Signor bicchiere mezzo vuoto”, mentre io sono il “Signor bicchiere mezzo pieno”. Ogni volta che ho un’idea nuova per il sito, prima controllo con lui. Trova invariabilmente dei difetti in ogni cosa che propongo. Spesso questo ci porta a una discussione accesa, ma solitamente devo ammettere che lui sa cos’è meglio, e insieme troviamo una via di mezzo. Sono estremamente grato per il suo aiuto nel minimizzare i problemi del progetto.

Nel 2009, Sua Santità, conoscendo i miei sforzi per promuovere un dialogo tra musulmani e buddhisti, mi chiese di rendere disponibile il contenuto del sito web anche al mondo musulmano. Così nel corso degli anni successivi, introducemmo sette lingue islamiche, cominciando con l’arabo. Per essere in grado di supervisionarlo, imparai i caratteri arabi.

La conoscenza, appresa durante l’infanzia, della grammatica e il vocabolario fondamentale della lingua ebraica, mi permise anni più tardi di condurre delle ricerche nell’originale arabo per fare uno studio comparativo dell’amore nel Buddhismo e nell’Islam. Nuovamente, il corso ad Harvard sulla ricerca sinologica mi permise di usare il mio ingegno per condurre una ricerca del genere. Usando un motore di ricerca in arabo del Corano, trovai tutti i versi contenenti le inflessioni della parola arabica per “amore”. In seguito, consultando traduzioni letterali dei versi, imparai il concetto coranico di amore.

Nel 2011, Matt Linden, un fotografo e videografo professionale inglese, si unì al team come redattore capo della sezione inglese. Si adattò molto bene al nostro approccio multilingue, dato che parla correntemente il cinese (mandarino e cantonese), e conosce il tibetano, il francese, il tedesco, l’italiano, il finlandese, lo svedese, e un po’ di giapponese. Avendo notato nei miei tour che molte persone preferiscono ascoltare invece che leggere gli insegnamenti, cominciai presto a chiedere a Matt di preparare e aggiungere contenuti multimediali al sito, sia audio che video.

Incontrai Matt per la prima volta nel 2006, quando partecipai a una conferenza a Londra sull’interazione culturale tra l’Islam e il Tibet. Ad una delle sessioni, Joona Repo, una dottoranda finlandese alla Scuola di Studi Africani e Orientali (SOAS in inglese, N.d.T.), si avvicinò e mi disse quanto le fosse stato utile il sito web Archivi Berzin. Matt, che si era appena laureato alla SOAS, era il suo partner, e il giorno dopo cenammo insieme. Siamo rimasti in contatto sin da allora, incontrandoci ogni volta che Sua Santità insegnava in Europa. Matt e Joona avevano frequentato l’università di Lhasa per due anni e in seguito studiarono a Dharamsala. 

Joona divenne la coordinatrice FPMT per le traduzioni (La fondazione per la preservazione della tradizione Mahayana creata da Lama Yeshe, N.d.T.).

Nel 2013, Yury Milyutin, uno specialista di strategie digitali di marketing, si unì al team lavorando come mio assistente. All’età di quindici anni, vinse il campionato nazionale russo di strategia dei videogame. Un giorno, al termine di un seminario che stavo offrendo a Kiev in Ucraina, si avvicinò e mi disse che lavorava come insegnante di yoga. Come accadde con Aldemar, ci tenemmo in contatto e ci incontrammo ogni volta che insegnavo a Kiev. Quando espresse l’interesse di lavorare per il sito web, lo invitai a Berlino.

La creazione di un nuovo “brand”: da “Archivi Berzin” a “Study Buddhism” 

Nel 2015, la programmazione del sito web era diventata obsoleta, e dunque sebbene gli Archivi Berzin fossero diventati un “brand” ben conosciuto, decisi di commissionare la creazione di un nuovo sito. Per motivi di marketing, Yury suggerì di cambiare il nome. All’inizio non ero d’accordo, ma riflettendoci sopra, capii che la mia resistenza dipendeva dal fatto che mi stavo attaccando al sito web, come se fosse “mio”. Comprendendo i difetti di questo attaccamento, accettai di cambiarlo. Nella ricerca di un nuovo nome, scoprii, sorprendentemente, che “Study Buddhism” era ancora disponibile. Avrebbe tolto l’enfasi sulla mia persona ponendo giustamente l’accento sul Dharma. Inoltre in futuro sarebbe stato più semplice da trovare nei motori di ricerca. Era una grande scommessa, perché inizialmente il cambiamento avrebbe generato una caduta nella classifica di Google, ma decidemmo di provarci. Così cambiammo il nome del sito da Archivi Berzin a Study Buddhism.

Con il supporto di un generoso benefattore, ingaggiai la migliore azienda IT di Berlino, Edenspiekermann, per costruire il nuovo sito web, siccome Steinert non aveva più tempo. Julia Sysmäläinen, una designer di grafica e dei font della Finlandia e architetto dell’informazione preparò il nuovo format e, dopo aver completato il progetto, si unì al team. Yury supervisionò la costruzione del sito in modo tale che rispondesse ai nostri bisogni. Continuò con noi per qualche altro anno, aiutandoci ad espandere la nostra presenza su internet, e poi tornò a Kiev. Quando scoppiò la guerra, riuscì a scappare in Portogallo con la sua moglie ucraina.

Il nuovo sito web andò online nel 2016. Dopo poco tempo ci siamo allargati in varie piattaforme di social media, incluso un canale YouTube, https://www.youtube.com/studybuddhism, tutti gestiti da Matt dalla sua base ad Helsinki. Invitai anche Maxim Severin, che aveva seguito i miei insegnamenti a Mosca, ad unirsi come analista di dati, e organizzai il trasferimento a Berlino per lui e la famiglia. Grazie a Yury, ingaggiai anche Andreii Zdorovtsov di Dnipro in Ucraina, che assunse il ruolo di web developer per coprire così tutti i ruoli fondamentali. Quando scoppiò la guerra in Ucraina, aiutammo la moglie e i figli a trasferirsi in Germania, e poi pure lui fu in grado di seguirli.

Sin da allora, con questo team dedicato fui in grado di espandere ancora di più il sito web allineandolo agli impegni di Sua Santità. Per la promozione dei valori umani fondamentali e l’etica secolare – che Sua Santità mi aveva esplicitamente chiesto di includere – aggiunsi un’ampia sezione sui valori universali. Per favorire l’armonia religiosa, mi focalizzai non solo sull’armonia interreligiosa tra il Buddhismo e l’Islam, ma anche sull’armonia tra le varie tipologie di Buddhismo. Per questo feci tradurre il sito nelle lingue dei rimanenti paesi buddhisti asiatici.

Per favorire il non settarismo, Matt inoltre ha intervistato più di cinquanta insegnanti del Buddhismo tibetano, cinese, e Theravada provenienti da tutte le tradizioni, inclusa la Bon, nonché professori universitari di studi buddhisti e scienziati impegnati nella ricerca sulla meditazione e l’intelligenza animale. Sono disponibili sul nostro canale YouTube con sottotitoli in tutte le nostre lingue.

Per preservare e promuovere la lingua tibetana, ho fatto espandere la sezione in tibetano colloquiale, che ora conta oltre cinquecento articoli. Recentemente, un monastero tibetano in India mi ha chiesto il permesso di ristampare e distribuire uno di questi articoli a un insegnamento pubblico che stavano tenendo. E per ripagare la gentilezza dell’India, ho reso disponibile il sito web in dieci lingue indiane.

Ora, a marzo 2025, il sito web ha oltre sedicimila articoli su trentasette lingue, e nel 2024 ricevette 3.2 milioni di visitatori unici. Oltre a seguire il lavoro amministrativo del progetto, continuo a fare ricerca e a scrivere pur avendo compiuto ottant’anni.

La ricerca attuale

Seguendo il consiglio di Sua Santità di affidarsi sempre ai maestri di Nalanda, ho compilato, analizzato, e tradotto dal sanscrito, quando era disponibile, altrimenti dal tibetano e a volte dal cinese, quello che hanno scritto sul karma e l’ignoranza. Ho poi organizzato le loro spiegazioni in termini dei quattro sistemi di principi. Come la relazione con un maestro spirituale, il karma e l’ignoranza sono argomenti non molto ben compresi dalla gran parte dei praticanti occidentali.

La mia pratica attuale di meditazione

Mantengo anche una pratica di meditazione giornaliera, che si è evoluta nel corso degli anni. All’inizio ho praticato, in tibetano, le lunghe sadhana di tutte le divinità fondamentali per le quali avevo ricevuto un’iniziazione, a prescindere se implicavano o meno un impegno di pratica quotidiano per tutta la vita. Una volta che feci i ritiri per tutte e cominciai i miei lunghi viaggi, Sua Santità mi diede il permesso di abbreviarle solo alle sezioni sulle visualizzazioni, il bodhichitta, la vacuità, e i mantra.

Sua Santità spiega sempre che il punto principale della pratica del Dharma è di superare l’afferrarsi al sé e l’egocentrismo. Senza questo orientamento, la recitazione delle sadhane ha poco effetto. Pertanto, al giorno d’oggi, anche se mantengo la pratica breve delle sadhana, più altre pratiche per cui mi sono preso un impegno, ho seguito l’esempio di Sua Santità enfatizzando invece la meditazione analitica sul bodhichitta e la vacuità. Per la meditazione sulla vacuità, utilizzo i cinque grandi ragionamenti Madhyamaka e i versi dal Madhyamakavatara di Chandrakirti (Impegnarsi nel Madhyamaka), che Sua Santità dice di contemplare ogni giorno. In maniera simile, includo la meditazione analitica su qualunque argomento stia trattando al momento per il sito web, come ad esempio il karma.

Mentre scrivevo questa storia della mia vita, mi sono concentrato – nella mia meditazione sulla vacuità – sull’analisi di alcuni problemi personali che ho dovuto affrontare, ovvero la sensazione che non esistevo e l’avversione, come fossi un pipistrello, di avere un’identità fissa e solida. Volevo avere più chiarezza su quale fosse stata la causa effettiva dei miei problemi. Siccome queste riflessioni hanno un ruolo importante nella mia vita, e siccome potrebbero essere utili per alcuni lettori che hanno studiato la vacuità per vedere come funziona un’analisi del genere, vorrei ora brevemente spiegare quello che ho scoperto.

Mediante una prospettiva illusa che sorge automaticamente verso una rete transitoria, (‘jig-lta lhan-skyes), proiettiamo un sé indipendente (intrinsecamente esistente) come se fosse identico a o il possessore di qualcosa negli aggregati (come i voti e il comportamento di un monaco o di un laico), afferrandoci ad esso come se fosse la nostra vera identità. Questo si basa sull’essere caduti nell’estremo dell’assolutismo – l’afferrarsi a un sé indipendente, che si stabilisce da solo. Se d’altro canto cadiamo nell’estremo del nichilismo, come era capitato a me, allora immaginiamo che il sé non esista affatto, e quindi rifiutiamo di proiettarlo su qualunque identità, e così diventiamo come il pipistrello. Una variante di questa visione nichilista è l’afferrarsi a un sé autostabilito che non ha nessuna identità. Questa variante era più in linea con quello di cui avevo sofferto.

Un sé sorge in maniera dipendente non solo sulla base di un continuum di cinque aggregati e sull’etichettatura mentale; un sé sorge anche in maniera dipendente in contrasto a un “altro”, ma sia il sé che l’altro sono fondamentalmente privi di un’esistenza autostabilita, non sono nella loro essenza indipendenti. Mi ero afferrato al mio “sé” come se avesse un’inesistenza autostabilita, e mi ero aggrappato alla sensazione tattile fisica del corpo come “l’altro” che aveva un’esistenza indipendente. Siccome provavo disagio per la sensazione di essere inesistente, e rifiutando qualunque vera identità come monaco, laico, eccetera, avevo immaginato che toccando le cose, come ad esempio le vetrine dei negozi per strada, potessi stabilire che ero in effetti esistente. Era come se potessi provare la mia esistenza grazie alle vetrine dei negozi.

Sono passati decenni da quando compulsivamente toccavo le vetrine dei negozi, ma ci sono indubbiamente ancora delle tracce di questi fraintendimenti che avevano creato un tale comportamento. Ciononostante, più analizzo con precisione i miei problemi includendoli nella struttura tecnica del Madhyamaka – scoprendo quanto tale struttura riesca a descriverli bene – più divento fiducioso che una corretta comprensione della vacuità all’interno di tale struttura sia l’antidoto più profondo alla sofferenza. Certamente non posso sostenere di aver compreso pienamente e correttamente la vacuità, ma qualunque livello di comprensione abbia raggiunto finora è stato enormemente utile. Se altri prendono sul serio il consiglio di Sua Santità praticando giornalmente la meditazione analitica, sono sicuro che anche per loro sarà di beneficio.

Oltre alla meditazione analitica, pratico anche quella che si chiama “meditazione in uno sguardo” per ripassare gli insegnamenti e tenerli freschi a mente. Ogni giorno leggo velocemente una serie di dieci testi brevi che ho studiato sul lam-rim, il lojong, e la vacuità. Uso le mie traduzioni inglesi di questi testi perché per me trasmettono più significato degli originali tibetani.

Mi venne l’idea di addestrarmi in questo modo dai viaggi con Sua Santità e il primo Serkong Rinpoche. Tra gli appuntamenti e quando erano in macchina o in aereo, entrambi recitavano velocissimamente i testi a memoria. La sola recitazione dei testi come esercizio di memoria non ha molti benefici. Un addestramento del genere è fondamentalmente un modo efficace di mettere insieme tutti i contenuti per diventarne automaticamente consapevoli, in risposta agli eventi di ogni giorno. È la base per poter tradurre gli insegnamenti di Dharma in comportamenti istintivi.

Questo metodo per ottenere familiarità con gli insegnamenti è anche in armonia con le linee guida di Serkong Rinpoche secondo cui dobbiamo poter ricordare tutti gli insegnamenti del lam-rim nel tempo che ci vuole a mettere un piede nella staffa e portare l’altra gamba dall’altro lato del cavallo. Quando arriva la morte, lei non aspetta che lentamente stabilisci la motivazione e uno stato mentale costruttivo.

L’addestramento fisico attuale

Un altro aspetto importante della mia vita attuale è l’esercizio fisico. Per la gran parte della mia vita non feci mai esercizio fisico, e cominciai solo nel 1999 quando condividevo un appartamento con Aldemar. Oltre ai suoi studi in medicina, Aldemar insegnava ninjutsu, l’arte marziale dei guerrieri ninja. Ero curioso, e quindi decisi di partecipare alla sua classe con studenti del liceo e dell’università. Mi unii agli esercizi di riscaldamento e imparai anche ad usare la spada dei samurai – fu molto divertente. Ma quando praticavano il combattimento non mi univo al gruppo. Al termine della classe, insegnavo a tutti la meditazione. L’energia e l’entusiasmo di questi ragazzi era coinvolgente. Quando però Aldemar si trasferì nel suo appartamento, non partecipai più alle lezioni.

Nel 2007 soffrii di una piccola lesione alla schiena. Dopo essermi rimesso in sesto, mi iscrissi in palestra seguendo le ripetute richieste di alcuni miei studenti, e cominciai a seguire classi di ginnastica e acquagym per rinforzare la schiena e i muscoli. Questo fu di grande aiuto. Nel 2011, il mio istruttore di aerobica, Sebastian Werner, mi disse che siccome avevo sessantasette anni, sarebbe stato importante prevenire la perdita di massa muscolare a causa dell’età, per evitare lesioni dovute alla mancanza di tonicità. Mi spiegò che, secondo la ricerca medica, il metodo migliore per evitare questo fosse di fare sollevamento pesi. E quindi cominciai ad allenarmi in privato con lui tre volte a settimana imparando a sollevare pesi. Fui sorpreso dallo scoprire che ero molto forte ed avevo un corpo come quello di mio padre. Sarebbe stato molto felice e orgoglioso di vedermi.

Nel 2019 mi feci male al polso e dovetti smettere di sollevare pesi. Ma continuai ad allenarmi con Sebastian, concentrandomi sugli esercizi che non avrebbero sforzato i polsi e che avrebbero migliorato l’equilibrio e la flessibilità. Poi nel 2021 ebbi un attacco di angina pectoris per via di un’arteria coronaria ostruita, e mi misero degli stent. Sono certo che tutto l’allenamento che avevo fatto mi avesse salvato la vita. Avevo rafforzato il cuore e quindi l’angina non portò a un attacco cardiaco.

Subito dopo essermi ripreso dall’operazione, continuai ad allenarmi con Sebastian, provando anche ad andare a nuotare una volta a settimana. Siccome sono molto motivato a continuare a lavorare sul sito web per quanto sarà umanamente possibile, è importante per la mia lunga vita e la salute che regolarmente io mi allontani dalla scrivania e dal computer per prendermi cura del corpo.

Creare un ponte tra il primo e il secondo Serkong Rinpoche

In sintesi, sin dal momento in cui sentii la lezione su come il Buddhismo si fosse diffuso e adattato da una cultura all’altra, fui totalmente risoluto nella mia decisione di fare da ponte tra il Buddhismo e il mondo moderno. In maniera simile, sin da quando mi offrii al servizio di Sua Santità per il resto della mia vita, non mi sono mai discostato dal mio impegno di aiutarlo a costruire questo ponte. Così ho cercato di utilizzare tutte le mie conoscenze e abilità per riuscire in questo compito.

Inoltre, sin da quando diventai discepolo del primo Serkong Rinpoche, non mi sono mai allontanato dall’obiettivo di lavorare per diffondere i suoi insegnamenti nel mondo. Prima lo feci come suo traduttore, e da allora sono stato il ponte tra lui e la sua reincarnazione. Quando passavo del tempo con il secondo Serkong Rinpoche, non solo gli raccontavo molte storie sulla vita del predecessore, ma cercavo anche di trasmettergli tutto quello che ricordavo di lui – storie che mi aveva raccontato informalmente e che attingeva dalla sua vasta erudizione e visione profonda. Ho condiviso specialmente le sue interpretazioni uniche di alcuni punti profondi del Dharma che aveva ottenuto tramite le sue meditazioni analitiche in modo che ora, in questa sua nuova vita, potesse continuare nella sua analisi. Sebbene avessi sospettato che il primo Serkong Rinpoche mi avesse consciamente scelto e preparato per il ruolo di trasmettere i suoi insegnamenti alla sua reincarnazione successiva, Rato Khyongla Rinpoche, un caro amico del primo Serkong Rinpoche, mi confermò questa intuizione qualche anno fa, poco prima che morisse.

Con il permesso di Sua Santità, diedi al giovane tulku anche il lung – la trasmissione orale – di un lignaggio speciale che il suo predecessore aveva passato a Thurman e me del testo di Tsongkhapa sui significati interpretabili e definitivi, Drang-nges legs-bshad snying-po. Thurman aveva lavorato su questo testo per la sua tesi di dottorato ad Harvard, e quando il primo Serkong Rinpoche ed io lo visitammo in uno dei tour di Rinpoche, aveva richiesto il lung di questo testo. Il padre del primo Serkong Rinpoche, il grande yogi Serkong Dorjechang, aveva ricevuto il lung da Tsongkhapa in una visione pura, ma Rinpoche non l’aveva mai passato a Sua Santità. Rinpoche mi disse che stava aspettando finché non avesse raggiunto la realizzazione piena di alcune intuizioni speciali che aveva ottenuto dal testo.

Questo testo è lungo 303 pagine nell’edizione occidentale, e Rinpoche era solito recitarlo velocissimamente a memoria come parte della sua pratica quotidiana. Aveva persino offerto a Thurman e me il lung nella maniera classica, a memoria. Il secondo Serkong Rinpoche voleva a sua volta ricevere il lung da me e quindi accettai, ma prima avevo bisogno di chiedere il permesso a Sua Santità. Anche se non avevo mai avuto l’opportunità di studiare il testo, Sua Santità mi disse che averlo sentito dal primo Serkong Rinpoche era sufficiente per trasmetterlo. Ho dovuto praticare per mesi leggendolo a voce alta in modo tale che quando avrei dato il lung, l’avrei potuto fare in modo accettabile.

Il primo Serkong Rinpoche mi disse che L’elogio del sorgere dipendente di Tsongkhapa è l’essenza del Drang-nges legs-bshad snying-po. Avevo ricevuto insegnamenti su questo testo da Geshe Ngawang Dhargyey, e l’avevo tradotto in inglese. Sebbene non avessi memorizzato questo testo tanto da poterlo recitare, ho seguito la tradizione di Rinpoche in un modo più modesto, includendolo nei testi che leggo velocemente ogni giorno come parte delle mie sessioni di meditazione. Lo includo nella mia pratica del mattino e della sera.

La vita di Serkong Rinpoche quando decise di non essere più monaco

Dopo aver completato solo una parte dell’addestramento per i geshe al monastero di Ganden Jangtse nel sud dell’India, il secondo Serkong Rinpoche decise, nel 2008, di non essere più monaco. Tornò a Dharamsala e, dopo un periodo di adattamento alla sua nuova vita, su consiglio di Sua Santità continuò gli studi all’Istituto di Dialettica Buddhista. Non essendo un monaco, non poteva studiare il Vinaya, le regole monastiche della disciplina che fanno parte del curriculum dei geshe, e quindi non poteva ricevere il titolo di geshe. Come parte della sua formazione, tuttavia, Sua Santità gli consigliò di integrare l’educazione Gelug che aveva ricevuto con lo studio dell’approccio Nyingma al Madhyamaka e alla meditazione sulla vacuità. Il primo Serkong Rinpoche era un esperto di tutte le quattro tradizioni buddhiste tibetane, particolarmente la Gelug e la Nyingma, e ora il secondo Serkong Rinpoche in maniera simile stava acquisendo, per iniziare, una vasta conoscenza degli approcci Gelug e Nyingma sulla vacuità.

Sua Santità consigliò pure a Rinpoche di migliorare il suo inglese, e quindi lo mandò in Canada per due anni affinché studiasse in un college. L’esperienza di essere trattato come ogni altro studente e non essere venerato come una persona speciale aiutò Rinpoche a relazionarsi molto facilmente agli studenti occidentali che ora vengono ai suoi insegnamenti. La sua presenza è molto gradevole, e come il primo Serkong Rinpoche, ha un grande senso dell’umorismo e non crea distanza tra sé stesso e gli altri.

Inoltre, come il suo predecessore, si è fatto carico della piena responsabilità di aiutare le persone dello Spiti, dove era rinato. Nel 2009 fondò la scuola Serkong a Tabo dall’asilo fino alle elementari, e insegna personalmente il Dharma ai giovani dello Spiti che vengono a Dharamsala per completare la loro educazione scolastica. A Tabo si trova il monastero buddhista più antico dell’India, fondato più di mille anni fa. Rinpoche si è preso la responsabilità della sua conservazione. Ha fatto anche costruire un nuovo monastero a Tabo ed è responsabile della sua amministrazione.

Nel 2024 ha fondato l’Accademia Serkong a Dharamsala per lo studio della logica buddhista, il dibattito, e la filosofia per laici occidentali, indiani, e tibetani. È anche in contatto con il governo centrale dell’India per lo Spiti e per progetti speciali, come il riconoscimento del tibetano come una delle lingue ufficiali dell’India. Dato che è cittadino indiano e non un rifugiato tibetano, gli viene spesso richiesto di dialogare in veste ufficiale con il governo indiano per conto dell’Ufficio Privato di Sua Santità.

In aggiunta a tutto questo, Rinpoche occasionalmente insegna anche a Spiti e a Dharamsala, dove vive attualmente, ed è già stato all’estero per vari tour. È diventato un maestro eccellente, abile nello spiegare argomenti semplici e avanzati. Siccome ha cominciato ad offrire insegnamenti, ha affidato al nostro team di Study Buddhism di raccogliere e archiviare le sue registrazioni. Stiamo lentamente lavorando su questi file, trascrivendoli, ritraducendoli se necessario, revisionandoli e pubblicandoli nel nostro sito. Così Study Buddhism sta diventando il veicolo per preservare e trasmettere gli insegnamenti del lignaggio Serkong. Al momento Rinpoche è il consulente spirituale per il nostro progetto online.

Insegnare con Serkong Rinpoche in Austria 

Avendo trasmesso il lung del testo di Tsongkhapa sugli insegnamenti definitivi e interpretabili al giovane Serkong Rinpoche, nonché alcune caratteristiche speciali dello stile d’insegnamento del predecessore, il secondo Serkong Rinpoche mi disse che mi considera come uno dei suoi maestri. Anche se la mia educazione e comprensione del Dharma non è paragonabile alla sua, e sebbene io continui ad imparare molto da lui considerandolo uno dei miei maestri, ciononostante ho studiato vari argomenti di Dharma che ancora non ha avuto l’occasione di apprendere. Pertanto l’anno scorso, (il 2024) mi chiese di unirmi a lui per assisterlo nell’insegnamento del capitolo sui dodici anelli dell’origine dipendente estratto dal Prasannapada (Parole chiare) di Chandrakirti. Non solo condussi le sessioni di domande e risposte ogni sera, ma Rinpoche mi diede il permesso di chiarire alcuni punti durante le lezioni quando il suo inglese o la traduzione inglese del suo tibetano non era chiara. Quando citava punti avanzati senza offrire altre spiegazioni per le persone che non conoscevano l’argomento, subentravo io per chiarirli. Durante gli insegnamenti che durarono una settimana, Rinpoche non si sentì bene per vari giorni, e quindi mi chiese di insegnare al suo posto le sessioni pomeridiane ogni giorno, per le quali gli studenti avevano richiesto una sintesi della lezione del mattino e facevano altre domande. Gli studenti e Rinpoche furono molto felici per questo stile di co-insegnamento.

Decidemmo che sarebbe stato utile continuare questo stile d’insegnamento, e Rinpoche fu d’accordo di farlo ogni volta che avrebbe insegnato qualche argomento avanzato. Le mie parole non riescono ad esprimere il mio senso di gratitudine per questa opportunità inaspettata di poter diffondere nel mondo la saggezza di Serkong Rinpoche in due delle sue vite. Non vedo l’ora di poter continuare ad aiutarlo per molti anni a venire.

Considerazioni conclusive

Mi ci sono voluti molti mesi per scrivere questa autobiografia, durante i quali ho avuto l’opportunità, dopo molti anni, di pensare agli eventi della mia vita. Normalmente non penso al mio passato. È una prospettiva interessante farlo ora all’età di ottant’anni, quando le questioni importanti a quest’età vertono su quello che lascerò e come vorrei che le persone mi ricordassero. Fatemi condividere alcuni dei miei pensieri.

Per natura sono una persona molto riservata. Ad esempio, non ho mai voluto avere una presenza personale sui social media. Ma quando presi la decisione di scrivere sulla mia vita, mostrai una bozza preliminare a Catherine, che offrì dei commenti molto utili. Mi disse che avevo bisogno di considerare la mia relazione con i lettori. Avrei dovuto riscriverla come se fosse una lettera per un nuovo amico, e non come un articolo in un libro di storia. Mi consigliò di farmi conoscere come una persona, qualcuno che ha avuto difficoltà durante la gioventù e che si è rivolto al Buddhismo per superarle. “Fai conoscere alle persone le passioni che ti hanno guidato, e i maestri e gli amici che ti hanno sostenuto e aiutato lungo la strada. Vai oltre la tua zona di comfort e apriti ai tuoi studenti e ai tuoi lettori”.

All’inizio resistetti. Tradizionalmente, i maestri buddhisti non lo fanno. Un proverbio tibetano dice che il miglior maestro è colui che vive dall’altro lato della montagna. Dovrebbe esserci un’aria di mistero attorno la persona. Le tradizionali biografie tibetane dei maestri buddhisti sono chiamate “namthar” (rnam-thar), che significa “racconto che libera”. Sono scritte per ispirare il lettore ad impegnarsi nella liberazione seguendo il sentiero buddhista come ha fatto il protagonista del namthar; includono tutto ciò che ha studiato e insegnato, ma offrono molto poco della sua vita personale o del suo carattere.

Ora che c’è stata una prima generazione di maestri buddhisti occidentali e le persone sono interessate a conoscere le loro vite, la domanda è se lo stile tradizionale dei namthar sia appropriato per il compito. Forse un altro approccio potrebbe essere più adatto e di maggiore beneficio per il pubblico occidentale? Riflettendoci sopra, pensai che Catherine avesse ragione, e così rettificai e ampliai il testo.

Nel farlo, la domanda principale che mi sono posto era: “Qual è il motivo di condividere la storia della mia vita con gli altri?” Derek Kolleeny, un maestro anziano del Buddhismo tibetano che mi chiese di scriverla, pensò che sarebbe stata di beneficio per aspiranti traduttori e maestri buddhisti in occidente; così avrebbero compreso il duro lavoro che ha svolto la nostra generazione in questa formazione. Sentiva che un testo del genere li avrebbe ispirati a lavorare duramente. Tutto bello e buono, ma il pubblico potenziale del sito studybuddhism.com è molto più ampio. E quindi ho riflettuto sui potenziali benefici che il pubblico generale avrebbe potuto trarre dalla lettura della mia autobiografia.

Semplicemente offrire al pubblico una storia interessante per il loro divertimento non è una ragione molto profonda per scrivere questo testo. Scriverla in modo tale che la gente mi conosca e mi apprezzi in quanto persona mi sembra una motivazione abbastanza narcisistica, e non è questo il mio scopo. Né è il mio scopo mettermi in mostra e impressionare gli altri in modo tale che siano sbalorditi da me e ciò che ho fatto. Quando chiesi a mio nipote Gary di leggere il manoscritto revisionato, lui mi disse dopo averlo completato: “Sei un unicorno. La tua vita è stata unica e non è qualcosa che altri potrebbero replicare”. Aggiungerei, come disse mia sorella Charlotte, “Non è una vita facilmente comprensibile dagli altri”. Quindi perché ho passato tutto questo tempo a scrivere la mia storia?

Non sono affatto vicino al livello dei protagonisti dei vari namthar tibetani, ma spero che, come con un namthar, i lettori impareranno qualcosa di utile. Un’altra lezione che spero i lettori abbiano imparato dal mio esempio è che, con una buona motivazione, molto duro lavoro e le condizioni di supporto, è possibile migliorare la propria personalità. Le nostre personalità sono un insieme di un’ampia gamma di fattori mentali; questi possono essere fattori disturbanti come la rabbia, fattori positivi come la compassione, e fattori neutri come la concentrazione. Ciascun fattore mentale si manifesta su uno spettro di potenza, da debole a forte, con diversi livelli di energia. Anche se alla nascita ciascuno di essi ha il potenziale di manifestarsi in un punto dello spettro di potenza in base ai comportamenti della nostra vita passata e alle circostanze di questa vita che li innescano, tale spettro di potenza può essere modificato nel corso della vita.

Ad esempio, durante l’infanzia e l’università, ero molto arrogante ed egoista, e le mie emozioni erano molto disturbanti. D’altro canto non provavo molta empatia, compassione, o pace mentale. Nel corso della mia vita ho trasformato questi fattori mentali. Sebbene ancora io sia a volte arrogante, egoista, ed emotivamente turbato, questi episodi gradualmente sono diminuiti di potenza, sono diventati meno frequenti e più deboli. Ora l’empatia e la compassione sono più forti e frequenti, e sono molto più calmo e in pace. Questo lo devo alla gentilezza dei maestri che mi hanno formato e a tutto lo studio, la meditazione, e il lavoro che ho intrapreso.

Inoltre, secondo gli insegnamenti buddhisti sul karma, una delle conseguenze delle nostre precedenti azioni karmiche è il risultato che corrisponde alla sua causa nell’esperienza e nel comportamento. Questo si riferisce ad incontrare situazioni che ci offrono l’opportunità di ripetere un tipo istintivo di comportamento distruttivo o costruttivo che potremmo avere. Dobbiamo usare la nostra consapevolezza discriminante per decidere se sfruttare o meno l’opportunità che ci viene data di ripetere qualcosa di simile a quello che avevamo fatto in precedenza. Dunque, quando sorge un’opportunità unica di fare qualcosa che siamo capaci di fare, e dopo averla analizzata logicamente, concludiamo che sarà di beneficio per noi e per gli altri, dobbiamo rischiare e provare a farla. Ogni cosa nella vita è rischiosa, ma con il duro lavoro e una buona motivazione, avremo maggiori possibilità di successo. 

Ad esempio, nella mia vita, sono sorte due situazioni allo stesso tempo. Una era l’opportunità di studiare con maestri buddhisti tibetani a Dharamsala e tradurre testi per Sua Santità il Dalai Lama. L’altra era di cominciare un percorso per diventare professore alla Cornell University. Avevo gli istinti e la propensione per fare entrambi. Gli insegnamenti sul karma spiegherebbero che l’avere queste due possibilità e i relativi istinti erano il risultato di essere stato un maestro e traduttore del Buddhismo. Che noi crediamo o meno nelle vite passate, questa è la spiegazione buddhista.

Avrei potuto scegliere un sentiero o l’altro, o avrei potuto fare qualcos’altro ancora, ma per me la scelta fu ovvia. Gli istinti che mi attiravano all’India, ai tibetani, e al Dalai Lama erano più forti di quelli che mi spingevano verso una carriera universitaria o altro. Anche se il ritorno in India fu rischioso, decisi di accettare questo rischio sfruttando al meglio le opportunità che avrei avuto. Fu la stessa cosa quando andai a studiare cinese a Princeton, quando insegnai nei paesi comunisti, e quando tornai in occidente per vivere a Berlino. Il punto è che proprio come gli insegnamenti del lam-rim sul sentiero graduale ci dicono di sfruttare al meglio questa preziosa rinascita umana che abbiamo ottenuto, abbiamo bisogno di applicare questa istruzione nelle grandi opportunità che sorgono nella vita.

Ora che avete letto la storia della mia vita, mi auguro che, qualunque siano le vostre circostanze, riusciate a sfruttare al meglio le opportunità che vi si presentano per la vostra crescita, così da poter lavorare per diventare una persona più gentile e per aiutare gli altri.

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