Riepilogo della sessione precedente
In precedenza abbiamo discusso di come le famiglie di Buddha parlino di vari gruppi di fattori che tutti noi abbiamo e che si trasformeranno nei vari aspetti di un Buddha o spiegano il fatto che possiamo avere questi fattori di un Buddha. Abbiamo visto che ci sono molti sistemi e modi diversi di spiegare i vari membri di queste cinque famiglie, o cinque gruppi. Ciò indica la ricchezza dell’argomento piuttosto che il disaccordo tra vari maestri. Più impariamo sui vari sistemi, maggiori saranno le nostre possibilità di essere in grado di utilizzare una gamma più ampia di questi aspetti della natura di Buddha.
Uno dei modi più generali di dividere queste cinque famiglie è in termini di fattori che si trasformeranno negli aspetti completi di un Buddha. Questo si riferisce - in parole semplici - a corpo, parola, mente, buone qualità e attività o la capacità di influenzare. Abbiamo tutti questi come materiali di lavoro di base. Tutti li hanno, incluso un verme, e anche Buddha li ha; è solo una questione di quanto sono sviluppati.
Abbiamo poi esaminato in modo più raffinato questi cinque in termini di come ciascuno si possa riferire all’attività mentale. Questa attività mentale ha qualità positive che si esprimono nella nostra espressione fisica e verbale che ha un’influenza sugli altri e su noi stessi.
Poi, abbiamo visto che ognuno di questi cinque aspetti ha allo stesso modo cinque sapori diversi in accordo con queste cinque famiglie. Abbiamo iniziato a lavorare con l’attività mentale ed esaminato un sistema di base in termini di cinque tipi di consapevolezza profonda come è presentato nella classe più elevata di tantra, l’anuttarayoga tantra. Abbiamo visto che ci sono due varianti su questo: ciò che troviamo nella tradizione Ghelugpa e ciò che troviamo nelle tradizioni non Ghelugpa: Kagyu, Sakya e Nyingma. Abbiamo esaminato quelle due varianti.
Il sistema yesce namsce
Procediamo ora con un altro dei principali sistemi relativi all’attività mentale nell’approccio particolare al mahamudra che troviamo nella tradizione Karma Kagyu. Questo è un sistema che di solito viene indicato con il nome tibetano “yesce namsce” che significa “consapevolezza specifica e consapevolezza profonda”. È un sistema molto sofisticato e piuttosto complesso, uno dei tanti sistemi di analisi del funzionamento della mente. Il Buddhismo tibetano ha molti approcci diversi per comprendere la mente e la sua attività, e questo è uno. Abbiamo una presentazione dei cinque tipi di consapevolezza profonda in accordo a questo.
Questa è la tradizione in cui troviamo la presentazione di queste cinque famiglie che Chogyam Trungpa Rinpoce elenca nel suo programma di consapevolezza dello spazio Maitri. A proposito, il testo originale sul sistema yesce namsce fu composto dal terzo Karmapa. Come abbiamo visto con l’anuttarayoga tantra, ci possono essere due varianti in cui le consapevolezze simile a uno specchio e della realtà possono essere scambiate; tuttavia, ciò non fa una grande differenza. Non ci fisseremo sui nomi di questi diversi tipi perché variano; diamo solo uno sguardo a cosa fanno e come possiamo utilizzarle per il nostro sviluppo, che è lo scopo del conoscerle.
La prima di queste è la consapevolezza simile a uno specchio o della realtà. È l’“apertura” di base, la consapevolezza profonda detta mente di luce chiara. Ci apriamo all’intero scopo, in cui tutto è presente. Per renderlo un po’ più facile da seguire usiamo un esempio per esercitarci. Diciamo che vogliamo occuparci delle nostre personalità. Con questa prima consapevolezza ci apriamo all’intera personalità, solo un’apertura di base; ciò significa calmarci in modo che l’intero quadro sia lì. La seconda è concentrarsi sulla personalità in modo che il quadro generale venga messo a fuoco e che diventiamo consapevoli della struttura generale di ciò che è presente; c’è questo e quell’aspetto della personalità e così via. Inizia a prendere forma in termini di struttura e di come funziona, senza giudizi, senza creare storie su di essa: questa è la struttura presente. Ad esempio, se chiamiamo la prima specchio, questo è la realtà; o se chiamiamo la prima la realtà, allora questa è lo specchio. Questa variazione non fa davvero molta differenza. La prima è chiamata “famiglia del Buddha” e la seconda “famiglia del vajra”, ma quale delle saggezze sia all’interno di quella famiglia è solo una questione di nomenclatura, non fa alcuna differenza. L’ho detto in modo che non ci confondiamo quando leggiamo altri libri sull’argomento.
La consapevolezza equalizzante consiste nell’avere uguale considerazione per tutti i diversi aspetti della nostra personalità, è la base dell’avere equanimità verso di essa. Ricordate, equalizzare era guardare diverse cose insieme; qui prende il sapore di guardare l’intera cosa: tutti gli aspetti insieme con uguale considerazione, uguale rispetto. Questa è la “famiglia ratna”.
Poi abbiamo la consapevolezza individualizzante, su cui ci concentreremmo su un aspetto specifico delle nostre personalità con tutti i suoi dettagli. Forse vorremmo concentrarci su un aspetto che potrebbe essere la tendenza a diventare dipendenti da altre persone, a ribellarci, o qualsiasi cosa sia; ci concentriamo su un aspetto in dettaglio. Questa è la “famiglia del loto”.
L’ultima è la consapevolezza che realizza; riguarda come relazionarci a questo aspetto della nostra personalità. Cosa ne facciamo? Come lo integriamo nelle nostre vite? Come lo gestiamo? Se stiamo cercando di lavorare su noi stessi, qual è il modo migliore per usarlo in modo produttivo nella vita, piuttosto che distruttivo e nevrotico? Naturalmente, tutte queste si adattano insieme perché, ovviamente, con la consapevolezza equalizzante vediamo quell’aspetto della nostra personalità nel contesto dell’uguale considerazione per tutti gli aspetti: non è né più né meno importante di qualsiasi altro aspetto delle nostre personalità. Tutto questo è nel contesto dell’apertura all’intera cosa e della visione della struttura, del quadro generale, di come si adatta insieme.
Quest’ultima è la “famiglia del karma”, del realizzare, del relazionarsi, dell’usarla. Vedere come possiamo lavorarci per adattarla. Ora, poiché molti di noi hanno familiarità con questo sistema, forse questa è un’angolazione leggermente diversa di guardarlo: come possiamo applicarlo in modo molto pratico. Forse potrebbe essere utile prendersi qualche minuto e digerire ciò di cui abbiamo appena discusso e cercare di adattarlo insieme a ciò che sappiamo già su questi sistemi.
Potremmo anche discutere di come il verme abbia questi cinque: si apre a un campo sensoriale, vede l’intera cosa come quadro generale, può concentrarsi su una cosa, ha l’intera situazione in una certa prospettiva equa e si occupa di un aspetto specifico; potremmo trovare questo al livello base del verme, ma l’applicazione qui è più in termini di sentiero, di come lavoriamo con questi. Cerchiamo di assimilarlo e di integrarlo a ciò che abbiamo imparato prima.
[Meditazione]
Ci sono domande a riguardo?
Domande
Se ci penso per lavorare con la mia personalità, il primo passo mi sembra il più difficile: aprirmi al tutto, perché penso di avere la tendenza a guardare nel modo padma dentro me stesso, il quarto modo di consapevolezza, per i dettagli. C’è un modo per acquisire esperienza con questa apertura?
L’approccio generale all’apertura è quello che troviamo nella meditazione mahamudra, che è fondamentalmente un quietarsi a un livello molto profondo. Ciò significa non solo zittire la voce nella nostra testa, ma anche i preconcetti, i giudizi e gli atteggiamenti che abbiamo su noi stessi. I concetti coprono molto più dei pensieri verbali. È un metodo mahamudra perché, quando ci concentriamo solo sui dettagli, la mente è molto tesa; non deve essere tesa ma spesso lo è.
Più è rilassata, più è aperta e vasta. Per rilassarci, dobbiamo stare molto attenti a non farlo in senso banale, perché ha un significato piuttosto profondo. Ecco perché dobbiamo farlo in relazione al mahamudra, per essere in grado di identificare cos’è l’attività mentale, ovvero il produrre semplici apparenze mentali e il riconoscerle, e questa attività si verifica senza un “io” separato che la fa accadere, la controlla e la osserva. Se riusciamo a rimanere solo in quell’attività mentale che si verifica di continuo, senza la sensazione o convinzione in un “io” solido, questo ci consente di aprirci. Non appena lo facciamo in modo dualistico, dal punto di vista di un “io” solido separato da essa e che la osserva, allora siamo tesi. Non è solo “Siediti lì, rilassati e tutto è meraviglioso!”. È molto più profondo, difficile e profondo di così.
E che dire degli aspetti della nostra personalità di cui non siamo nemmeno consapevoli?
Ci sono diversi fattori che potrebbero essere coinvolti qui. Uno potrebbe essere la negazione di aspetti che ci sono, di solito sulla base di un solido “io” che non vuole identificarsi con questi e si identifica con altri. La negazione viene gestita più ci addentriamo semplicemente nell’attività mentale rispetto al solido “io” che vuole solo negare. L’altro motivo può essere semplicemente che questi aspetti sono molto sottili, o siamo ingenui; semplicemente non sappiamo, e così via. Più ci calmiamo e ci apriamo, più c’è una certa qualità di essere in grado di sapere, di capire, che fa parte di questo talento della mente. Questa diventa sempre più chiara in modo che tali aspetti più sottili della nostra personalità diventino sempre più evidenti.
Più ci calmiamo, più diventiamo aperti non solo a superare la nostra ingenuità su noi stessi, ma anche ad accedere alla più sottile chiarezza della mente, a capire; inoltre, diventiamo più aperti al commento degli altri su di noi. Più diventiamo aperti nel vedere gli effetti del nostro comportamento e delle nostre interazioni sugli altri, il tipo di relazioni in cui ci troviamo, che ci fornisce sempre più informazioni su questi aspetti della nostra personalità che non sapevamo di avere. Non è solo una questione di trovarli dentro di noi, ma possiamo anche imparare i segnali dagli altri.
Dobbiamo riconoscere che questa apertura è lì come un fattore della natura di Buddha, sebbene sia molto sottile. Possiamo capirlo, credo, con l’analogia di una televisione. Andiamo su un altro canale, il che è come passare dal vedere all’udire o al pensare, o qualcosa del genere. Giriamo canale e ora è aperta a ricevere l’intero segnale di quello. Accoglie l’intera immagine in modo equo, quindi possiamo concentrarci sui dettagli e, dopo, relazionarci ad essa.
Forse è utile vedere che non è che solo l’aspetto padma esiste da solo, ma che anche le altre famiglie sono presenti. Se siamo troppo autocritici andiamo nella direzione della nevrosi padma, dimenticando l’altro aspetto di apertura e quello simile a uno specchio. Questo è ciò che volevo menzionare. Potrebbe essere utile per noi capire perché il modo in cui apprendiamo le cinque famiglie è in un modo separato. Ci identifichiamo con una sola di queste energie, ecco perché in qualche modo sentiamo anche molto di più l’aspetto nevrotico di questa energia e non ne vediamo la saggezza.
Questo è un punto importante. Ecco perché, proprio all’inizio di questo seminario ho detto che, se la nostra enfasi è sulla natura di Buddha allora non si tratta di quale famiglia siamo in generale, ma di realizzare che abbiamo tutti e cinque questi aspetti come talenti, potenzialità o come vogliamo descriverli - in tutti noi, incluso un verme - e questi cinque si collegano tutti tra loro, o tutti e cinque sono completi in ognuno. L’abbiamo visto dal punto di vista dei cinque aspetti generali: corpo, parola, mente, ecc. Ognuno di questi può avere le cinque varianti. Possiamo andare sempre più lontano in termini di ognuno, trovando sempre i cinque insieme. Ogni suddivisione ha sempre di nuovo i cinque insieme. Funziona così; è questa immagine degli specchi nella rete che si riflettono tutti a vicenda a tutti i livelli.
Ora, quando guardiamo alle nostre personalità, ad esempio, potremmo essere in grado di vedere o comprendere gli aspetti di tutti e cinque gli approcci in noi stessi. Uno potrebbe essere più dominante degli altri, ma non c’è bisogno di identificarvisi al cento per cento perché, in effetti, sono sicuro che possiamo trovare - se guardiamo oggettivamente alle nostre vite e alle nostre personalità - aspetti di tutti. Quindi applichiamo questo esercizio: come possiamo lavorare con quella caratteristica dominante in un modo più produttivo così che non diventi nevrotica? O come lavoriamo con questa caratteristica minore in modo da poterne migliorare la qualità e portarla più in equilibrio? Ci sono molti modi per farlo.
Penso che sia più una questione di riconoscimento, perché all’interno della famiglia padma ci sono anche gli altri: in una famiglia ci sono anche gli altri aspetti.
Questo rientra nell’immagine completa della rete, come funziona effettivamente e come la concepiamo. Indipendentemente da come la concepiamo, in ogni caso, al livello più elementare tutte e cinque sono interconnesse. L’aspetto del vedere tutte e cinque complete in ognuna è estremamente sottile e richiede una grande quantità di raffinatezza, e va bene se ci manca. Il punto è che, anche se vediamo le cinque come non incluse nelle altre, tuttavia, non esistono indipendentemente; sono tutte interconnesse e in rete insieme.
Come raggiungiamo questo livello di estrema raffinatezza in cui vediamo che tutto è in questo uno?
Come raggiungiamo questo livello di sofisticatezza più profonda? Ovviamente, con la familiarità. Più lavoriamo con questi sistemi più li comprendiamo e poi andiamo sempre più in profondità. È un processo molto naturale, molto elegante.
Può fare un esempio?
Perché non chiediamo a Matthias di darci l’esempio visto che l’ha menzionato?
Penso che, quando si esagera con l’essere autocritici e troppo rigidi, allora non si riconosce che c’è anche l’attività mentale che produce questo stato. Quindi, nell’aprirsi, gli altri aspetti vengono più in superficie e si ha una sensazione dello spazio che c’è per l’aspetto simile a uno specchio: come la mente fa apparire questa proprietà intrinseca che mi rende una cattiva persona e così via.
Penso che sia più produttivo lavorare con gli aspetti positivi di ciò piuttosto che con quelli nevrotici. Quando diciamo che ci sono sottofamiglie di ogni famiglia, di solito si intende che abbiamo attività mentale, parola e così via, ma ci sono cinque varianti di attività mentale secondo le cinque famiglie, cinque varianti di parola e cinque del corpo in termini di elementi. È la stessa cosa qui.
Ad esempio, se ci concentriamo molto sui singoli dettagli, ci sono cinque varianti: in termini di essere molto aperti, rilassati al riguardo; di enfasi sulla struttura; di enfasi sul tentativo di ottenere un quadro equo dell’intera cosa osservando tutti i dettagli; di come relazionarci con essi, come integrarli oppure possiamo semplicemente concentrarci sui dettagli perché ci piacciono! In astrologia è il tipo Vergine. Questo è ciò che di solito si intende con le cinque varianti all’interno di ogni famiglia.
Non deve essere che ne siamo fissati - è un aspetto negativo. Se ci piacciono i dettagli, va bene, non c’è problema nell’apprezzarli e non c’è niente di sbagliato in nessuna di queste cinque famiglie. Penso sia molto importante non enfatizzare l’aspetto nevrotico ma quello positivo, senza giudizio. La ragione per cui si lavora con gli aspetti nevrotici è per essere in grado di superarli e usare gli aspetti positivi di questa famiglia, di solito riconoscendo la consapevolezza profonda sottostante che viene distorta nell’aspetto nevrotico. Per fare ciò ci sono, ovviamente, diversi metodi che potremmo usare.
Applicare la presentazione di yesce namsce alle nostre personalità
Applicare questa presentazione dei cinque tipi di consapevolezza profonda richiede un bel po’ di introspezione. Ora, naturalmente, ci sono senza dubbio molti altri modi di applicarli come, ad esempio, quello che fate qui in questo centro yoga applicandole a diversi stili di yoga; tuttavia, quello con cui ho familiarità e con cui ho lavorato di più è uno che ha questo orientamento. Penso che, come occidentali, tendiamo ad avere una propensione generale verso un’analisi psicologica di noi stessi, della nostra struttura familiare, questo genere di cose. Questo è spesso il modo in cui affrontiamo le cose.
Quello che sto suggerendo è di guardare alle nostre personalità ma, se non ci sentiamo a nostro agio, possiamo anche guardare alla nostra struttura familiare, lavorativa, o qualsiasi altra cosa; possiamo applicare lo stesso tipo di approccio. Come stavo spiegando nell’esempio, calmarsi, vedere la struttura dell’intera cosa, significa già avere un po’ di lavoro introspettivo su quali siano gli aspetti della nostra personalità, della nostra situazione familiare o qualsiasi altra cosa possa essere. Farlo tutto d’un tratto, senza aver mai lavorato veramente per diventare consapevoli delle nostre personalità, sarebbe piuttosto difficile. Ci vuole del tempo. Questa è una specie di scusa prima di fare l’esercizio.
“Analizzare” non si riferisce a un’analisi freudiana o junghiana. Il punto è solo cercare di essere consapevoli dei vari aspetti generali della nostra personalità. Tendiamo a essere molto attivi e invadenti? Tendiamo a essere passivi? Come ci relazioniamo con le persone? Siamo molto calmi? Siamo molto nervosi? Ci preoccupiamo molto? Come ci relazioniamo alla sessualità? Ai problemi di denaro? All’essere donna o uomo? Al potere o al controllo? Dobbiamo sempre avere tutto sotto controllo o siamo più avventurosi e rilassati? Questi tipi di aspetti sono componenti molto basilari e comuni della personalità. Abbiamo molto attaccamento o molta rabbia? Sono aspetti fondamentali per avere un quadro generale di quali sono le componenti della nostra personalità. Qual è il nostro livello di intelligenza? E di istruzione? Quante competenze professionali abbiamo? E la salute e tutte queste cose? Come ci sentiamo al riguardo? C’è tutto. Mentre ci apriamo cerchiamo di aprirci a tutti questi aspetti, all’immagine completa di noi stessi.
Ovviamente, l’immagine di noi stessi è molto ampia, non è vero? Ciò che è davvero molto difficile in tutto questo processo, devo dire, è il secondo passaggio in cui vediamo l’immagine completa. Possiamo aprirci, tuttavia è difficile vedere l’immagine completa e la sua struttura, a meno che non abbiamo già avuto una sorta di esperienza introspettiva. Di nuovo, quando parliamo della struttura, non so quanta enfasi vogliamo porvi perché vedere una struttura implica in realtà una grande quantità di comprensione e analisi per essere in grado di vederla. Non è così?
Qui è molto più importante avere semplicemente il quadro completo; potremmo non capire davvero come funziona il tutto e quali potrebbero essere alcuni dei meccanismi sottostanti. Ciò richiede molto lavoro e forse è più applicabile l’altro sistema che abbiamo imparato in termini di inserimento delle cose in meccanismi. Qui si tratta semplicemente di ottenere tutti gli elementi - non intendo terra, acqua e fuoco - ma tutte le componenti così otteniamo il quadro completo.
Basta guardare cosa c’è al momento. Non andiamo nel passato. È così?
Non credo che dobbiamo limitarci a ciò che stiamo provando in questo momento. Questo è un aspetto, un altro aspetto è la nostra storia che ci influenza e questo rientra in un approccio completamente diverso, che avevo pensato per un altro seminario di fine settimana su come gestire le nostre storie personali e integrarle in un mandala.
Certamente, le nostre storie personali sono parte integrante di ciò che siamo. Potremmo essere stati sposati per una certa parte della nostra vita, ma abbiamo divorziato o il nostro partner è morto. Abbiamo cresciuto dei figli, ma ora sono sposati e lontani da casa. Voglio dire, fa parte della nostra esperienza, non è vero? In termini di visione di un quadro generale, ovviamente, “generale” significa tutto ciò che possiamo portare dentro; tutto è interrelato e si influenza a vicenda come in una rete. Ricorda, in questa seconda fase non stiamo guardando i dettagli; solo c’è un aspetto familiare, sessuale, intellettuale, senza i dettagli. Sono tutti ugualmente importanti, degni di nota; sono tutti ugualmente parti di noi. Uno non è più importante dell’altro. Quindi, possiamo sceglierne uno su cui concentrarci effettivamente ed entrare nei dettagli.
Il punto del secondo è di ottenere l’intero contesto altrimenti potremmo guardare solo una piccola parte di noi, identificandoci con quella a scapito di tutto il resto. Ad esempio “Quella è la cosa più importante nella mia vita: il mio genere, la mia professione o il fatto che sono una madre, e nient’altro conta”. È molto importante avere questo secondo passaggio, che consiste nel vedere il quadro completo, il contesto di un aspetto della nostra personalità. Ci sono altre domande?
Se fosse un’immagine, potrebbe essere come se stessi guardando una rosa? Prima, guardi il fiore nel suo complesso, poi i petali, i colori, lo stelo, le spine, le foglie e così via.
Sì, la rosa, ma intendo tutto: il cespuglio di rose, il giardino, tutto quanto.
Lo descriverò in termini di personalità, ma se vuoi farlo in termini di struttura familiare o altro, sei libero di farlo come preferisci. La struttura familiare contiene la madre, il padre, i figli e i nonni. Questo è il quadro completo. Possiamo concentrarci su un’interazione specifica che sta avvenendo in quella dinamica familiare. Ad esempio, forse c’è un problema che però esiste nel contesto dell’intera struttura della famiglia, e il punto di vista e l’esperienza di tutti sono ugualmente validi. Questa è consapevolezza equalizzante. Questo è il modo di applicare questo sistema di analisi alla consulenza familiare. L’effetto del problema che si verifica su ogni altro membro della famiglia è ugualmente importante, da prendere in considerazione come consapevolezza equalizzante. È lo stesso nella dinamica in ufficio, a scuola, nella squadra sportiva o persino in una società, se vogliamo davvero diventare sofisticati qui; diventa molto interessante pensarci a livello globale.
L’esercizio
Calmiamoci concentrandoci sul respiro. Il primo passo è arrivare a questa apertura, semplicemente aprire lo spazio nella nostra mente, per così dire, per lavorare con questo intero processo. Lo facciamo calmandoci, lasciando andare i nostri pensieri, preconcetti, giudizi su noi stessi e tutti questi tipi di cose. Il modo più semplice è immaginare di lasciare andare queste cose mentre espiriamo in modo gentile e normale. Se vogliamo davvero approfondire questo processo, è utile portare alla consapevolezza quali potrebbero essere i nostri preconcetti e giudizi, e poi lasciarli andare.
È anche molto utile rilassare qualsiasi tensione muscolare che potremmo avere e cercare di sentire che si allenta mentre rilasciamo la nostra tensione mentale ed emotiva, insieme all’attaccamento a un aspetto o un altro della nostra personalità, al rifiuto e all’ignoranza. Non ci aggrapperemo, rifiuteremo o ignoreremo alcun aspetto di noi stessi. Allo stesso modo, lasciamo andare qualsiasi torpore o sonnolenza cercando di sentirci rinfrescati come se fossimo appena usciti dalla doccia.
[Meditare]
Ora con questo stato mentale aperto, ricettivo e fresco, ci rivolgiamo all’intero spettro della nostra personalità, al quadro completo. Sia che lavoriamo in modo visivo o in un altro, cerchiamo semplicemente di avere un quadro generale di tutti questi aspetti della nostra personalità: la vita emotiva, sessuale, le questioni finanziarie, la famiglia, il quadro complessivo. Per alcuni potrebbe essere utile usare delle rappresentazioni grafiche, ma per ogni persona è diverso. Sebbene siamo consapevoli del sapore generale di ciascuna di queste componenti, non stiamo guardando i dettagli specifici. Ci sono diversi modi per lavorare con questo passaggio. Uno potrebbe essere quello di costruire le caratteristiche una alla volta per ottenere il quadro più ampio o di pensare semplicemente in termini di quadro generale, passando dalla vaghezza alla focalizzazione sugli aspetti generali.
[Meditare]
Poi, cerchiamo di vedere tutti le diverse componenti e aspetti come ugualmente rilevanti, validi e presenti. Tutti giocano ugualmente un ruolo nella mia vita.
[Meditare]
In questo contesto dell’immagine complessiva ci concentriamo su un aspetto individuale con un po’di dettaglio. Quando li osserviamo consideriamo anche i vantaggi e gli svantaggi di questo particolare aspetto della nostra vita.
[Meditare]
Poi, esaminiamo questo aspetto specifico in termini di come lo gestiamo, di come possiamo relazionarci ad esso, di come possiamo massimizzarne i benefici, minimizzarne gli svantaggi, inserirlo nelle nostre vite e nel quadro generale in modo più armonioso, sia accettandolo che affrontandolo in modo positivo.
[Meditare]
Infine, lasciamo che l’esperienza si assesti e, una volta che si è un po’ stabilizzata, ci concentriamo sul respiro.
[Meditare]
Commenti? Domande?
Discussione
Per me, il punto di vista di aprirsi al tutto e di guardare l’immagine nel suo complesso è un modo stressante. A volte ho cercato di guardare solo certi punti, forse con l’intenzione di incoraggiare i punti positivi e di non rimanere bloccato così tanto con una visione negativa di me stesso. Ma, naturalmente, poi c’è un certo dubbio nel mio contributo. Potrebbe essere che, anche se non guardiamo troppo a quegli aspetti negativi, hanno sempre più un effetto sulla vita.
Innanzitutto, devo dire che questo tipo di pratica è in realtà piuttosto avanzata, come avrete capito. Per poterla fare nel modo più completo dobbiamo essere relativamente maturi ed emotivamente stabili. Naturalmente, molti di noi potrebbero non essere a quel punto del proprio sviluppo personale ed è abbastanza normale. Pertanto, quando abbiamo qualche blocco, disagio o aree irrisolte nelle nostre personalità o nelle nostre vite, dobbiamo procedere con molta più attenzione e lentezza.
Nel lavoro che abbiamo iniziato, ad esempio, osservando noi stessi nel modo in cui abbiamo fatto ieri con la presentazione dei cinque tipi di consapevolezza profonda, vedere quali sono i fatti e scoprire quali sono gli schemi sarebbe certamente il primo passo prima di addentrarsi in questo tipo di pratica. Se siamo a questo livello e ci sono aree piuttosto difficili e stressanti nelle nostre vite, allora non c’è bisogno di aprirci alla totalità ma potremmo iniziare ad aprirci a qualsiasi ambito con cui ci sentiamo a nostro agio e poi, lentamente, a sempre più aspetti.
Potresti aver notato che uno dei passaggi per aprirsi è cercare di liberarsi dall’attaccamento a certi aspetti della nostra personalità e dal rifiuto, dall’ignoranza o dalla negazione. Dobbiamo affrontare la paura di certi aspetti prima di andare oltre. Se è difficile, allora dobbiamo dedicarvi parecchio tempo e, forse, solo il metodo di lasciar andare non è abbastanza forte; abbiamo bisogno di metodi più profondi ed efficaci per affrontarla.
Sto solo introducendo un tipo di lavoro che possiamo fare con questi cinque tipi di consapevolezza profonda ma ciò non significa che dobbiamo praticarlo. È come avere familiarità con tutte le diverse cose che si trovano nel nostro kit di pronto soccorso. Sappiamo cosa c’è ma ciò non significa che dobbiamo usare tutto. Usane solo una specifica quando sei pronto a usarla o quando ne hai bisogno. Senza esserne intimiditi, è solo un’altra medicina nel kit di pronto soccorso.
Per quanto riguarda questo esercizio, la mia esperienza è stata che, nell’aprirmi, ho percepito di più lo spazio, l’apertura, e poi è stato difficile andare oltre in termini di gestione di aspetti più specifici.
Anche questo accade spesso, non c’è da sorprendersi. Gli esercizi, in particolare quelli più complessi, richiedono una grande dose di familiarità. Se, nel processo, riusciamo davvero ad arrivare al primo passo che è semplicemente essere aperti, beh, forse la prima volta che lo facciamo potremmo non essere in grado di arrivare al secondo, terzo, quarto e quinto passo, ma è abbastanza positivo che abbiamo fatto il primo passo. È una base per andare oltre. È come imparare a camminare da bambini: un passo alla volta, e non è facile o giusto dire di fare subito tutti e cinque i passi, e poi aspettarsi di farli tutti e cinque la prima volta. Alcune persone potrebbero riuscirci, ma la maggior parte non ci riesce. Non preoccupatevi.
Inoltre, per aiutare con questo tipo di esperienza, per superare ciò che abbiamo sperimentato, o per prevenirlo, c’è il passaggio del lasciare andare una sensazione di torpore, di essere abbagliati, ammaliati o simili, da questa apertura immaginando che le nostre menti siano fresche come se fossero uscite da una doccia rinfrescante. Quella freschezza aiuta a proseguire nei passaggi successivi e non solo pensare “Ahhhh, sono così aperto e rilassato”, che spesso è una tendenza a diventare un po’ assonnato nel nostro bel letto caldo e accogliente. Questo è lo scopo di quel passaggio.
Nel kit di pronto soccorso c’è un certo contenitore con una scritta “Attento. Pericolo. Non aprire troppo presto!” o qualcosa del genere “Per gli effetti collaterali, chiedi al tuo medico”.
In qualsiasi tipo di meditazione che abbia a che fare con la vacuità, in particolare del sé, dobbiamo stare molto attenti a non andare troppo oltre e negare l’esistenza del “sé” convenzionale cadendo nell’estremo del nichilismo che comporta molti pericoli. Dobbiamo stare molto attenti con la meditazione buddista “Beh, non penso di esistere affatto e quindi non importa cosa faccio, non ci sarà alcuna conseguenza”: è un pericolo se fraintendiamo.
Un altro ambito in cui è bene essere cauti è l’immagine di noi stessi. Se lavoriamo senza una qualche comprensione di come esiste il sé, allora corriamo il rischio di essere come un pazzo che pensa di essere Cleopatra o Napoleone.
Inoltre, per giocare con questa analogia del kit di pronto soccorso, ci sono alcune cose che dovremmo prendere solo con la prescrizione di un medico e la sua supervisione. Allo stesso modo, c’è molto nella pratica buddhista che ha bisogno della supervisione di un insegnante altamente qualificato.
In relazione a ciò, una delle aree in cui è bene avere molta cautela è la relazione con l’insegnante spirituale. Ho scritto un libro su questo, che consiglio, che riguarda la costruzione di una relazione sana con il proprio insegnante spirituale. È molto facile entrare in una relazione malsana e nevrotica anche se lui o lei è altamente qualificato - per non parlare del fatto che potrebbe essere un ciarlatano, come molti lo sono. È bene fare attenzione al nostro atteggiamento, come ci relazioniamo a lei o lui e così via. Inoltre, penso che nel lavorare con i metodi di meditazione buddhista sia importante, come con la medicina, conoscere la forza del metodo. È proprio come non usiamo antibiotici per un mal di testa. Alcuni metodi sono blandi, altri sono molto forti. Quali sono i metodi blandi che proviamo per primi? Se non funzionano, qual è il metodo più forte da usare?
I cinque modi fondamentali in cui influenziamo gli altri
Le cinque famiglie di Buddha possono anche descrivere cinque modi diversi di influenzare gli altri o di agire, che possono poi riflettersi in cinque modi diversi in cui parliamo, comunichiamo e anche in altre aree. Ci sono diversi modi di descriverli; ci sono diversi approcci alle famiglie di Buddha e, allo stesso modo, generano descrizioni leggermente diverse di questi diversi tipi di attività o parola. Ciò che è importante in questo contesto è realizzare che possiamo agire e parlare in tutti questi modi. Pertanto, se vogliamo evolverci e aiutare di più gli altri, dobbiamo sviluppare queste possibilità o talenti che abbiamo di agire e comunicare in questi vari modi. Impariamo a usarli dove sono appropriati perché situazioni diverse, persone diverse e così via, richiederanno diversi modi di agire, di parlare e così via.
Abbiamo la capacità di fare tutto questo in molti modi diversi. Indipendentemente dallo stile dominante in noi, non c’è bisogno di sentirsi bloccati in quella particolare modalità di comportamento e comunicazione. Abbiamo anche la capacità di agire e comunicare in modi diversi.
Quali sono questi cinque metodi o stili? Spieghiamoli nel sistema generale anuttarayoga, che sembra sempre essere il metodo più semplice, in mancanza di una parola migliore, da cui vorremmo iniziare. Di nuovo, sarà leggermente diverso a quale famiglia appartiene e così via, come abbiamo visto prima tra la famiglia del Buddha e la famiglia vajra.
L’azione pacificatrice
Il primo tipo di attività è l’azione pacificatrice, che calma gli altri. Potrebbe essere il modo in cui parliamo, rilassante e calmante. Rispetto a queste attività, non parliamo esclusivamente dal punto di vista di ciò che accade a noi. Sebbene alcune persone traducano questo termine come “attività” si parla più in termini di che tipo di influenza abbiamo sugli altri. Non solo siamo calmi ma abbiamo anche un’influenza calmante sugli altri, rassicurante se sono stressati, nervosi, spaventati o qualcosa del genere. Questa è in realtà l’enfasi principale: l’influenza che abbiamo sugli altri e non su di noi come nel concetto occidentale “Ho bisogno di esprimermi”, dove l’enfasi è su di me. Qui comunichiamo e agiamo concentrandoci sulla persona con cui stiamo comunicando.
L’azione stimolante
Il modo successivo in cui potremmo agire o influenzare gli altri è in modo stimolante, attivando la crescita delle buone qualità negli altri. Li stimoliamo essendo generosi, magnanimi - questa è solitamente la famiglia dei gioielli - in un modo molto regale. Il punto è aumentare la loro felicità, stimolare la loro intelligenza, il loro interesse, la loro autostima e la loro energia. In termini di parola, parliamo in modo molto stimolante con un vocabolario ricco, incoraggiante e regale.
L’azione carismatica
Il terzo stile è quello di mettere tutto in ordine e sotto controllo. Parliamo e agiamo in modo carismatico, educato e gentile, ammaliando completamente gli altri, in modo che facciano ciò che vorremmo che facessero, o si sentano a loro agio nel mettere tutto in ordine con se stessi. Ha anche questo aspetto di essere splendidamente ben organizzato. Quando diciamo gentilmente in tedesco “Alles klar, alles in Ordnung, tutto è chiaro, in ordine e ben organizzato” in modo che l’altro si senta allo stesso modo, è influenzato da noi. In questo esempio, allo stesso modo, mettere tutto in ordine, tutto insieme e lavorare in armonia.
Se insegniamo qualcosa, lo presentiamo in un modo ben organizzato, chiaro, elegante e bello, quindi l’altro può seguire chiaramente senza perdere informazioni. È anche così che entrano sotto il nostro controllo, in quel senso - non in un viaggio di potere - ma all’interno della nostra sfera, in modo che anche loro possano avere un modo ben organizzato e chiaro di comprendere; ne sono presi e catturati perché è semplicemente perfetto. Se siamo il capo di un’azienda o di un comitato e possiamo presentare i piani del progetto in un modo molto ben organizzato, chiaro, bello ed elegante, allora tutti nella squadra si uniranno molto volentieri e potranno lavorare insieme. In questo senso, ecco perché si chiama “mettere tutto in ordine e sotto controllo”.
L’azione energica
La successiva è l’azione energica: essendo estremamente potente e forte, fa sì che gli altri smettano di essere pigri, inefficienti o di fare le cose in modo sbagliato. Essere molto energici fa sì che tutti realizzino molto. Ad esempio, un comandante militare forte e vigoroso è in grado di tagliare via - come il simbolo della spada - la paura o l’esitazione nelle truppe e fare sì agiscano davvero. Questo non è negativo. Non pensare che sia negativo avere un’influenza energica, ma spesso se le persone mancano di fiducia in se stesse “Non ce la faccio” o “Ho paura”, noi diciamo “Dai, puoi farcela!” in un modo potente e sicuro. Un allenatore la cui squadra sta perdendo il primo tempo di una partita di calcio dice “Dai, smettetela di sentirvi sconfitti. Vai!”. È questo tipo di discorso forte e vigoroso.
L’azione diversificata
Implica un tipo di azione vario, un’azione che ha un’intelligenza dietro di sé. Con la nostra intelligenza vediamo e distinguiamo come tutto si incastra insieme in modo da diventare acuti e precisi, e siamo in grado di prendere decisioni rapide e chiare per gestire tutto, perché stiamo usando l’intelligenza per capirlo. È una decisione rapida e chiara che è diversificata e flessibile per gestire qualsiasi situazione possa presentarsi ed è in grado di adattarsi man mano che si sviluppa.
Ricordate, stiamo parlando di influenzare gli altri, quindi grazie all’essere molto chiari, precisi e al gestire la situazione, possiamo aiutarli, comunicare con loro esattamente nel modo giusto. Se sono bambini, se sono turbati, se sono adulti, se parlano questa o quella lingua, qualunque essa sia, siamo in grado di lavorare con loro e di raggiungerli in un modo adatto a loro, intelligente e appropriato. Poiché ci stiamo relazionando con loro in modo intelligente, flessibile e preciso, allora questo apre loro la possibilità di usare effettivamente tutte le loro capacità, intelligenza e così via, perché stiamo effettivamente comunicando. Se non stiamo comunicando del tutto perché stiamo parlando a un bambino come se fosse un adulto, o a un adulto come se fosse un bambino, allora non stiamo creando una connessione. L’adulto non può davvero usare tutte le sue capacità perché non abbiamo aperto la possibilità per questo. In termini di parlare, sarebbe parlare in modo flessibile ma preciso in stili che si adattano all’altro.
Osservazioni generali su questi cinque
Potremmo notare che i confini di questi stili non sono assolutamente fissi e chiari. Molti aspetti di essi rientrano in altre categorie, ed è per questo che diciamo sempre che si collegano e si adattano gli uni agli altri. Se parliamo in modo molto energico in realtà interiormente dobbiamo essere piuttosto calmi. Lo impariamo molto nelle arti marziali: possiamo gridare “Haaaa!” ma essere molto calmi interiormente e far sì che ciò non sconvolga la nostra energia. Queste cose si combinano sempre tra loro. Se siamo forti ma ciò sconvolge la nostra energia, diventiamo completamente incapaci di gestire la situazione.
Uso questo esempio dell’essere energici e tuttavia calmi perché sembrano essere i più contraddittori, ma in realtà funzionano solo se si supportano a vicenda. Ovviamente, se siamo molto calmi e silenziosi con qualcuno, dobbiamo anche essere abbastanza energici e severi in termini di definizione dei limiti, per esempio. Magari non urliamo ma siamo fermi e possiamo farlo in un modo molto calmo e senza rabbia. È come abbiamo detto prima, ognuno dei cinque può essere in ciascuno dei cinque stili diversi.
“Mi dispiace tanto. Non è possibile. Semplicemente non ci riesco”. È molto calmo, ma comunque molto energico e chiaro. Forse dire “Non ci riesco!” potrebbe mettere l’altra persona a disagio; vogliamo essere in grado di essere energici ma in un modo calmo.
Possiamo farlo in un modo ben organizzato così che possano andare d’accordo con noi. “Posso aiutarti solo fino a questo punto, ma non così tanto”. Funziona con tutti e cinque. Lasciatemi chiarire questo esempio. “Non posso darti tutto il mio tempo, mi dispiace molto ma posso incontrarti una volta alla settimana. Avremo il nostro tempo insieme a tale e tale ora ogni settimana, ma più di questo non posso fare, mi dispiace”. Stiamo combinando qui l’essere molto energici, rendendo chiari i confini e l’essere calmi al riguardo, ma è ben organizzato perché diamo loro la possibilità “Ok, bene, puoi avere questo”. Ciò consente loro di essere in grado di andare d’accordo. Sono sotto il nostro controllo in questo senso. Lo rendiamo molto preciso in modo che sappiano quali sono e quali non sono le possibilità in modo che possano usare tutte le loro capacità in quella situazione più limitata.
Come si chiama questo sistema?
Pacificante, stimolante, carismatica, energica e diversificante sono i cinque tipi di attività discussi nel tantra anuttarayoga generale, i cinque tipi di influenza illuminante, attività o come vogliamo tradurre “attività di Buddha”. È solo una questione di applicarle e capirla, ad esempio, come si applicano alla parola. In realtà non ho visto descrizioni dei diversi tipi di parola ma questi sono i cinque tipi di attività che si trovano in qualsiasi sistema anuttarayoga generale, nei testi delle puja del fuoco, tipi specifici di rituali che facciamo per avere queste diverse influenze sulle situazioni e così via. Ecco da dove deriva. Si eseguono questi rituali per cercare di portare la pace nel mondo, per stimolare il raccolto e i campi, riunire le persone e organizzarle in modo che possano affrontare una situazione difficile. Ci sono rituali associati a questi diversi tipi di influenza da quel sistema generale e diffuso.
Ci sono domande su questi diversi stili?
Come allenarsi nei cinque stili di attività
Come vengono allenate queste attività? Sono accompagnate dall’aspetto della consapevolezza? Se sviluppiamo l’aspetto della consapevolezza, è accompagnato dall’aspetto dell’azione?
Non credo che arriverebbe automaticamente, tuttavia sono associati. Ad esempio, l’attività stimolante si basa sullo stimolare le buone qualità degli altri e sul farle crescere, in termini di vedere che tutti sono uguali e hanno anche la possibilità di svilupparla, e così via. Tuttavia, non è che se abbiamo quella consapevolezza equalizzante allora automaticamente saremo in grado di stimolare gli altri. Penso che sia un allenamento separato. È correlato, ma separato.
Per svilupparlo davvero, proporrei qualcosa di simile all’approccio che usiamo nell’addestramento alla sensibilità, anche se non l’ho ancora sviluppato in quel programma. Facciamo due passaggi: il primo è immaginare come sarebbe parlare o agire in questo modo, è simile a qualsiasi pratica di visualizzazione tantrica. Qui possiamo essere piuttosto creativi e immaginarlo. Come sarebbe? Recitiamo, che è ciò che facciamo in una visualizzazione.
Il secondo passo è chiederci se è solo nella nostra immaginazione o se abbiamo davvero la capacità di agire in questo modo? Ora, arriviamo all’aspetto della natura del Buddha e al dimostrare a noi stessi che abbiamo la capacità di agire in quel modo. Nell’addestramento alla sensibilità semplicemente ricordo gli esempi più semplici e basilari di quando abbiamo agito in quel modo: tutti si sono comportati in quel modo, tutti abbiamo la qualità di essere affettuosi e calorosi, quindi cerchiamo di ricordare di aver avuto un cucciolo o un gattino in grembo e di averlo accarezzato. La maggior parte delle persone ha avuto questa esperienza sentendo calore o affetto e questo ci convince che abbiamo la capacità di essere affettuosi e calorosi. È la stessa cosa con l’allacciarci le scarpe: se siamo riusciti ad allacciarci le scarpe con successo, abbiamo fatto qualcosa usando la nostra comprensione. In realtà è una cosa piuttosto complessa ma il solo ricordarcelo ci dimostra che è possibile capire e fare qualcosa con comprensione, e questo ci dà la sicurezza di avere queste qualità di base. Usa esempi molto comuni, quotidiani. Ecco cosa ci convince della natura di Buddha.
Potremmo estenderlo. Un’attività calmante sarebbe quella di far addormentare un neonato. Forse non tutti hanno avuto questa esperienza, ma molti di noi l’hanno provata e pensate ai diversi modi che avete usato. Molti di noi hanno sperimentato flessibilità e precisione alla guida di un’auto: girare il volante in un certo modo, premere questo pulsante e quella cosa. Siamo in grado di agire in modo molto preciso. Anche con il nostro computer possiamo agire con molta precisone. Come ho detto, non ci ho ancora lavorato molto, ma con un po’ di tempo e di riflessione si potrebbero trovare molti esempi quotidiani comuni in cui agiamo in ciascuno di questi cinque modi.
Esercizio sui cinque tipi di attività
Cercheremo di lavorare in termini di linguaggio. Di nuovo, vi invito a dividervi in gruppi di tre o quattro. Cercheremo di dare indicazioni su come arrivare alla stazione ferroviaria in ognuno di questi cinque modi diversi. Non importa se sapete davvero come arrivare, inventate qualcosa nel caso non lo sapeste - dopotutto, alcune persone lo fanno comunque per non deludere quando qualcuno chiede indicazioni.
Organizziamo una scena fingendo che qualcuno abbia chiesto la direzione per la stazione. Uno spiega la strada a un altro e la terza persona è solo un osservatore che guarda la scena e capisce come funziona. La persona che ascolta deve anche osservare cosa si prova a ricevere quel tipo di spiegazione. Per favore, non limitarti a parlare in un certo modo; può essere anche lo stile dei tuoi gesti, e così via.
La persona che ascolta diventa poi quella che spiega la strada alla persona tre, ma lo fa nel tipo di attività successivo. Poi, la persona uno, che prima era la persona che spiegava, diventa l’osservatore. Ripetiamo così, in cerchio.
Dopo averlo fatto cinque volte, abbiamo mostrato tutti e cinque i modi di parlare. Poi cambiamo la situazione e ci scambiamo a vicenda su come ci siamo sentiti a riguardo, la nostra reazione, come ci siamo sentiti quando abbiamo parlato in quel modo, o se siamo stati colpiti dall’essere stati interpellati in quel modo. Naturalmente, anche l’osservatore contribuirà dal suo punto di vista di semplice testimone di questo tipo di comunicazione.
Inoltre, potrebbe essere che qualcuno non abbia idea di come fare uno stile o, quando inizia, forse non funziona davvero o non esce chiaramente in quello stile. Se è così, allora per favore se gli altri hanno qualche idea su come farlo, suggerite, contribuite. Non pensate che quella persona debba essere al centro ed esibirsi. Forse non riesce a capire quel particolare tipo, e forse qualcun altro che trova quello stile particolarmente facile può farlo. Cerchiamo di non rimanere bloccati in una lunga conversazione e discussione su come farlo. Solo alcuni suggerimenti se ci si blocca. Cerchiamo di enfatizzare il “farlo”.
Fatelo nel modo più naturale possibile. Ovviamente, puoi chiedere se non hai ben capito come andare alla stazione ferroviaria. Fallo alla tua velocità, ma tieni presente che devi arrivare lì. Dobbiamo essere piuttosto rigorosi nel finire. Avremo forse dieci minuti o qualcosa del genere per l’intero esercizio, inclusa una piccola discussione all’interno del tuo gruppo. Concludiamo il nostro esercizio con la parola smettendo di parlare e calmandoci.
[Esercizio]
Mi dispiace che non abbiamo tempo per discutere più approfonditamente della vostra esperienza con il gruppo o per fare domande. Ovviamente potete discuterne da soli o chiedere al vostro insegnante Hans-Harald. Spero che, attraverso questo tipo di esercizio, vi renderete conto che ci sono molti modi diversi di gestire questa situazione, come qualcuno che chiede indicazioni per la stazione ferroviaria, e in realtà siamo abbastanza capaci di gestirla in uno qualsiasi di questi modi che sono appropriati nella situazione.
Stavamo parlando di quale potrebbe essere il metodo per imparare a fare, parlare o agire in questi cinque modi. Dall’addestramento alla sensibilità abbiamo visto che il primo passo è immaginare come sarebbe. Potrebbe non essere così facile per alcuni di noi immaginare questi diversi modi, e un metodo alternativo è quello che abbiamo appena provato che consiste nel lavorare con piccoli gruppi, vedendo come viene fatto da altre persone che forse trovano uno stile o un altro più naturale per loro. Su questa base, possiamo guardare dentro di noi “Oh sì, in realtà mi sono comportato così in questo o in quel momento nella mia esperienza”
Queste cinque famiglie di Buddha in realtà hanno un’applicazione molto ampia ed è un argomento davvero profondo, su cui possiamo avanzare sempre più man mano che ci sviluppiamo. Ciò che è importante nel contesto buddhista è ciò che ci motiva a perseguire tutto questo, non solo perché è interessante, ma perché più sviluppiamo e lavoriamo con queste varie famiglie di Buddha, più siamo in grado di trattare con gli altri in modo benefico, il che è utile per loro e, naturalmente, indirettamente per noi.
Dedica
Concludiamo quindi con la dedica: pensiamo che tutto ciò che abbiamo imparato e sperimentato, possa andare sempre più in profondità in modo che possiamo integrare e proseguire con questo materiale. Lasciamo che agisca come una causa per scoprire e usare tutte le qualità e le capacità della nostra natura di Buddha per essere di migliore utilità per tutti.