Sommario
Abbiamo parlato di come sia possibile seguire e praticare il tantra a un livello di dharma-light in cui pratichiamo il beneficio di questa vita soltanto. In questo caso, il nostro scopo o obiettivo è raggiungere l'illuminazione in questa vita. Con il dharma reale, invece, pensiamo anche alle vite passate e future. Abbiamo visto che per praticare l'una o l'altra versione è necessario, ovviamente, avere una preparazione: si tratta dei preliminari o delle pratiche preparatorie comuni e non comuni. Dobbiamo anche ricevere un'iniziazione, prendendo e mantenendo i voti al meglio delle nostre capacità. Infine, dobbiamo stabilire uno stretto legame con un maestro spirituale.
I benefici della recitazione del mantra a livello di dharma-light
Possiamo poi esaminare come possiamo effettivamente trarre il massimo beneficio dal tantra se stiamo praticando al livello light solo per questa vita, senza pensare a quelle future. Cosa possiamo fare se non siamo ancora pronti per una pratica a un livello molto profondo?
È molto utile la recitazione dei mantra, che la maggior parte dei tibetani laici fa come pratica. Molti di loro, soprattutto in età avanzata, passano tutto il tempo a recitare mantra. È un'ottima cosa. Qual è il beneficio?
Dobbiamo esaminare il significato della parola "mantra"; man è l'abbreviazione di manas, mente, e tra significa proteggere o salvare: è qualcosa che serve a proteggere la mente. Che cosa significa in realtà? Possiamo considerare questo aspetto sia a livello superficiale che a livello più profondo.
Se consideriamo il nostro stato mentale scopriamo che molto spesso la nostra mente è affollata da ogni sorta di pensieri. Il processo del pensiero, ovviamente, può essere benefico: per capire come fare qualcosa dobbiamo pensare, ma può anche essere un processo afflitto. Gran parte del nostro tempo è occupato da preoccupazioni o da chiacchiere inutili. A volte ci sembra di diventare un grillo, perché non riusciamo a smettere di cantare in continuazione una canzone che non riusciamo a toglierci dalla testa. In tedesco lo chiamano "verme delle orecchie". Abbiamo questi stati mentali molto fastidiosi, pensiamo compulsivamente a problemi da cui abbiamo bisogno di una sorta di protezione.
Possiamo considerare il mantra come una sorta di judo mentale. Se l'energia verbale della mente è così forte da dire "blah blah blah", bloccata in una canzone, da uno spot televisivo o da qualcosa del genere, a meno che non siamo molto allenati nei metodi di concentrazione, è difficile cercare di fermarla decidendo di fare silenzio. Se riusciamo a farlo è meraviglioso; tuttavia, se non ci riusciamo possiamo capovolgere l'energia. Come nel judo, usa lo slancio di quell'energia verbale mentale per recitare un mantra invece di recitare una pubblicità: è molto utile.
Il ritmo di un mantra è molto costante. Certamente protegge la mente il concentrarci anche sul suo significato e sullo stato mentale che generariamo con esso, per esempio la compassione con "OM MANI PADME HUM", o la chiarezza mentale e la comprensione con il mantra di Manjushri.
In realtà, poiché è molto utile conoscere molti metodi, permettetemi di condividerne un altro anche se non è un mantra e non ha a che fare con il tantra. È molto efficace anche quando abbiamo un tormentone incontrollato nella testa. Il metodo consiste nel risolvere un problema di matematica o delle moltiplicazioni nella nostra testa ed è molto efficace anche per fermare la ripetizione compulsiva di una canzone, di una melodia o altro, perché la mente passa completamente a un'altra modalità di analisi.
Il mantra è il metodo del tantra per fare questo judo mentale ed è molto utile nell’aiutarci a mantenere la concentrazione su un certo stato mentale. Se vogliamo generare compassione è meraviglioso se riusciamo a sentirla, ma il recitare contemporaneamente anche un mantra ci aiuta a rimanere più concentrati. Anche nell'Allenamento mentale in sette punti si raccomanda di accompagnare la pratica del tonglen, dare e avere, a un mantra.
La maggior parte delle persone recita i mantra con un mala o un rosario, il che può diventare abbastanza inconsapevole se ci limitiamo a esercitare i pollici, ma ci impegna anche di più. Nel Buddhismo si pone molta enfasi sul corpo, sulla parola e sulla mente e noi vogliamo integrare i tre, ovvero manifestare un tipo di pratica o uno stato mentale nel corpo, nella parola e nella mente contemporaneamente. Naturalmente, ci sono i mudra e questo genere di cose. Muovendo fisicamente i grani, pronunciando verbalmente il mantra e generando lo stato mentale appropriato a quel mantra, si ottiene un pacchetto completo. Questo ci aiuta a concentrarci davvero e non solo ad essere multitasking con corpo, parola e mente in cui ognuno fa qualcosa di diverso.
Uno dei benefici più profondi della recitazione dei mantra è il modellare il respiro. La parola per respiro, energia e vento è uguale: prana in sanscrito e lung in tibetano. Se riusciamo a modellare il respiro con un mantra, modelliamo anche le energie del corpo e, attraverso tecniche di respirazione più avanzate, come il respiro vajra, ad esempio, contribuiamo a centralizzare le energie in modo che non si scatenino nel corpo.
Le energie sottili del corpo sono le energie delle emozioni disturbanti. La maggior parte di noi sa riconoscere quando la mente è turbata: ci sentiamo nervosi e questa è la sensazione fisica dell’essere turbati. L'energia scorre in un modo fastidioso all'interno del nostro corpo. Il mantra è un modo per plasmare le energie per cercare di essere più stabili e concentrati.
Vogliamo centralizzare sempre di più le nostre energie sottili e ciò comporta pratiche più complesse nella fase di completamento della più alta classe di tantra, l’anuttarayoga. Quindi dovremmo essere consapevoli che il mantra è qualcosa che ha significati e applicazioni più profonde che semplicemente recitare, con un mala, OM MANI PADME HUM tutto il giorno.
Le tre cose più potenti del mondo
Serkong Rinpoce, il mio maestro, diceva sempre che ci sono tre cose più potenti al mondo: la medicina, la tecnologia e i mantra. Possiamo capire che la medicina e la tecnologia sono molto potenti per aiutare gli altri e noi stessi a fare molte cose, tuttavia che dire dei mantra? A un livello molto superficiale, potremmo pensare che un mantra sia quasi come un incantesimo, se possiamo dire le parole magiche ci saranno conferiti ogni sorta di poteri straordinari. Questo è un livello di comprensione, ma il precedente Serkong Rinpoce non l'ha mai spiegato. La sua reincarnazione ha ora trentadue anni. Gli chiesi cosa intendesse il suo predecessore, non chiedendogli "Cosa intendevi?" perché è un po' presuntuoso. Gli chiesi cosa intendesse il suo predecessore dicendo che il mantra è la cosa più potente del mondo insieme alla medicina e alla tecnologia?
Rispose che si riferiva al Sutra del cuore dove si dice che il mantra più potente è il mantra della Prajnaparamita, GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA che rappresenta i cinque stadi progressivi, i cinque sentieri per raggiungere la liberazione o l'illuminazione sulla base della comprensione della vacuità. Questo riguarda il modo in cui integriamo in noi stessi la comprensione che le cose non esistono nei modi impossibili che le nostre menti proiettano e che crediamo corrispondano alla realtà e il fatto che, tuttavia, tutto funziona.
Il mantra è così potente perché si riferisce alla comprensione della vacuità, il sentiero che ci porterà alla liberazione o illuminazione. Ecco perché, insieme alla medicina e alla tecnologia, è una delle cose più potenti. Ho trovato questo molto utile e perspicace e anche bello che la reincarnazione spiegasse ciò che intendeva il predecessore. Mi ha dato un po' più di fiducia, perché nessun altro lo poteva spiegare. Tuttavia, poi divenne chiaro che era in riferimento al Sutra del Cuore.
Contare le recitazioni
Possiamo pertanto trarre beneficio dai mantra anche come praticanti vajrayana del dharma-light. L'usanza di contare le ripetizioni dei mantra è molto interessante. Ci sono le pratiche preparatorie, ngondro, che ci dicono di fare 100.000 o 130.000 ripetizioni di certi mantra e versi. Quando facciamo un ritiro di approssimazione di un Buddha o, come a volte viene tradotto, un "ritiro per rendere la mente flessibile" con una pratica, abbiamo bisogno di recitare il mantra principale 100.000 volte per ogni sillaba. Per OM MANI PADME HUM questo significa 600.000 e per il mantra di Tara, un milione di volte. Se il mantra è di 32 sillabe o più, allora è 10.000 volte per ogni sillaba.
Qual è il vantaggio di tenere il conto dei mantra? È molto materialista o no? Penso che dobbiamo considerare il contesto in cui queste pratiche sono state raccomandate dal Buddha. A quel tempo, la maggior parte delle persone non era istruita, anche nella comunità monastica c'erano persone abbastanza semplici e ordinarie che avrebbero potuto pensare che non avevano davvero compiuto molto nella loro vita. Quando abbiamo una bassa autostima e pensiamo che raggiungere l'illuminazione sia impossibile e richieda una quantità incredibile di lavoro, allora se possiamo recitare o fare qualcosa 100.000 o un milione di volte, che è inimmaginabile, allora vediamo che non è così difficile.
Anche ripetendo trecento volte al giorno il mantra di 100 sillabe di Vajrasattva finiremo in un anno. Non è un gran problema farne 300 al giorno, possiamo farlo e questo ci dà un senso di fiducia in noi stessi. È molto utile. Tuttavia non è una cosa materialistica, potremmo anche solo contare fino a 100.000 senza realizzare molto. Penso sia molto utile tenere il conto e vedere che possiamo effettivamente realizzare qualcosa che, prima di provarci, pensavamo fosse troppo.
È simile anche nell'allenamento fisico: io mi alleno, sollevo pesi e cose del genere, e quando l'allenatore dice di ripetere un esercizio 50 volte, dico “Non ce la faccio”, ma poi mi spinge a farlo e vedo che in realtà, facendo delle pause, posso farlo 50 volte. Questo dà grande fiducia e senso di realizzazione. Naturalmente, potremmo fare un arrogante viaggio egoico, tuttavia, se ci atteniamo a questo, ci dà la forza di andare oltre. Pertanto, penso che non sia una cattiva idea contare i mantra.
Può anche essere utile avere in mente un mantra se si è nervosi e tesi.
Inoltre, come ho già detto, una cosa da tenere a mente è quello di mantenere le cose private: sembrerà strano se andiamo in giro in pubblico con il nostro rosario borbottando a noi stessi, non vogliamo invitare la gente a criticarci e a prenderci in giro. Possiamo fare la nostra pratica privatamente. Il mala può essere nella nostra borsa o in tasca, può essere veramente piccolo, non abbiamo bisogno di qualche grande mala. Ci sono modi di fare le cose un po' più privatamente.
È la stessa cosa con i cordini rossi, a volte alcuni sembrano degli ubangi con 20 cordini rossi intorno al collo ed è piuttosto strano se i fili sono vecchi e stracciati e siamo vestiti elegantemente con questi fili sporchi intorno al collo. Non c'è nulla di sbagliato nel tenerli nel nostro portafoglio o in tasca, non serve renderli così visibili. Manteniamo le cose private e non invitiamo gli ostacoli; più facciamo spettacolo di quello che stiamo facendo, più ostacoli vengono. Ne abbiamo già abbastanza di interni, non ci servono anche quelli esterni.
Visualizzazione per un livello di dharma-light
Lo stadio successivo a livello di dharma-light è la visualizzazione. Se siamo veramente principianti e non abbiamo la preparazione che ci permette di praticare a un livello più serio, la cosa migliore per noi è visualizzare Buddha davanti a noi e, nel caso di Vajrasattva, sulla sommità del nostro capo. È meglio non visualizzare ancora noi stessi come divinità. Ci sono molte pratiche tantriche, a partire dal guru yoga, dove visualizziamo di fronte a noi Cenresig, Tara, ecc. Può essere molto di ispirazione. Possiamo immaginare luci e nettari che fluiscono in noi e ci riempiono di piccoli yidam per ottenere le qualità del corpo, sillabe del mantra per ottenere le qualità della parola, e le sillabe seme per ottenere le qualità della mente. Ci sono tantissime variazioni di questo per ogni divinità.
Questa è un'altra informazione: tutte queste pratiche sono intercambiabili, specialmente queste molto basilari di visualizzazione delle luci che entrano in noi; per esempio, possono solo variare in ciò che si trova nelle luci e le qualità che generano in noi e così via. Funzionano con qualsiasi immagine. Ci sono così tante varietà o pratiche diverse, anche nuove pratiche come i terma che abbiamo menzionato prima, e anche lingue, ovvero possiamo farle in tibetano, in una lingua occidentale o in una asiatica. Dovremmo chiedere consiglio all'insegnante che ci trasmette la pratica e seguire la sua guida. È difficile dare una formula generale per questo. In ogni caso, queste pratiche sono intercambiabili, con così tante varietà, quindi non c'è un solo modo speciale, "il mio" modo speciale. Si rischia di cadere nell'arroganza e nell’attitudine del “il mio è migliore del tuo” di cui non abbiamo affatto bisogno.
Che cosa significa la parola yoga? "Unire", unire le qualità del Buddha rappresentato dal guru o dall’immagine di Buddha, con le nostre qualità. Questo ci ispira e ci eleva in modo che le nostre qualità si accrescano per diventare sempre più vicine a quelle di un essere illuminato. Questo è il veicolo risultante dopo tutto, per esempio immaginiamo di essere amorevoli verso tutti ma se poi non possiamo andare d'accordo con i nostri genitori, colleghi o figli, allora non funziona. Dobbiamo mettere in pratica la gentilezza amorevole nel miglior modo possibile, rendendo le nostre qualità il più possibile simili a quelle rappresentate dal Buddha, non solo nella nostra immaginazione ma anche nella nostra vita quotidiana.
Queste visualizzazioni sono molto utili per avere una rappresentazione grafica di ciò che stiamo cercando di fare. In altre parole, se stiamo cercando di generare i quattro incommensurabili, per esempio - i quattro atteggiamenti positivi di amore, compassione, gioia e equanimità - possiamo ripetere le parole più e più volte come una cosa sola. Tuttavia, se abbiamo una figura come Cenresig che ha quattro braccia che rappresentano i quattro incommensurabili, allora è più facile cercare di includerli tutti e quattro insieme in un unico stato mentale. In questo modo, siamo ugualmente amorevoli e compassionevoli, gioiamo delle cose positive degli altri, vogliamo che abbiano non solo felicità ordinaria ma felicità eterna, e sviluppiamo anche l'equanimità verso tutti in un unico stato mentale. Questo è rappresentato in una visualizzazione.
Ricordiamo che la parola "tantra" ha anche la connotazione del telaio su cui si intrecciano tutte le diverse comprensioni e punti di sutra e queste immagini con numerose braccia e volti sono molto utili per questo motivo. È molto sicuro averne una davanti a noi che ci ispira e ci eleva nella pratica del tantra al livello di dharma-light. C'è un grande pericolo se cerchiamo di visualizzare noi stessi prematuramente come una di queste forme di Buddha: si dice chiaramente nei testi che, se non abbiamo un certo livello di bodhicitta e di comprensione della vacuità, visualizzarsi molto concretamente in un viaggio samsarico come una di queste immagini è la causa perfetta per nascere come fantasma nella forma di quel Buddha.
Questa è una affermazione importante, no? Ma cosa stiamo facendo? Non stiamo praticando la visualizzazione di noi stessi con la comprensione che questo è un metodo per raggiungere il corpo di un Buddha né la dedichiamo al raggiungimento dell'illuminazione. Pertanto, quando costruiamo una sorta di forza positiva è come con il nostro computer in cui ci sono due cartelle, una cartella illuminazione e una cartella samsara: dobbiamo premere "salva come" e mettere la forza positiva accumulata dalla nostra pratica di visualizzazione nella cartella dell'illuminazione. Se non scegliamo questa opzione, l'impostazione predefinita del nostro computer interno è che va nella seconda cartella, la cartella samsara. Questa è un'immagine molto utile da tenere a mente. Dobbiamo salvare qualsiasi forza positiva che costruiamo nella cartella corretta. Altrimenti, si creerà una causa di rinascita come fantasma con la forma samsarica di questa figura.
È molto interessante, in realtà. Guardate il fenomeno che si verifica in luoghi come la Malesia e Singapore, dove ci sono interi gruppi di persone che canalizzano diverse forme di Buddha come il Buddha che ride, una forma di Maitreya nel Buddhismo cinese, e così via, Queste persone in qualche modo entrano in trance e la gente crede che il Buddha che ride parli attraverso loro. È un fenomeno molto diffuso. Quando ho visto ciò ho pensato che forse questo è ciò su cui mettevano in guardia i testi perché il tantra fiorì in queste aree molti secoli fa. Forse questi sono spiriti o fantasmi che, in qualche vita precedente, praticavano visualizzandosi come questa o quella forma di Buddha, ma senza una vera bodhicitta o una vera comprensione della vacuità di ciò che stavano facendo, ma considerando la loro visualizzazione molto concretamente, come in "Io sono davvero questa figura, solidamente e intrinsecamente stabilita" ecc. ed ecco il risultato.
Tuttavia cosa fanno tutti questi Buddha che ridono che vengono canalizzati? Danno consigli alla gente, come uno psicologo all'angolo di una strada che dà consigli. La gente arriva, qualcuno va in trance e lo spirito parla con loro e li aiuta con i loro problemi. C’era una certa interazione positiva che dava credibilità alla possibilità che questo potrebbe essere ciò di cui i testi parlano. Cercarono di praticare il tantra con amore e compassione ma non erano pronti, non avevano davvero la preparazione adeguata e questo è un grande pericolo.
Ecco perché penso che sia molto più sicuro visualizzare la figura di fronte a noi quando non abbiamo ancora raggiunto lo stadio in cui, almeno ad un certo livello, abbiamo bodhicitta, e in modo che, almeno ad un certo livello, non consideriamo queste visualizzazioni come concrete e solide, pensando "Sono davvero Tara, o questa o quella figura." È una cosa da prendere molto sul serio, credo.
La pratica quotidiana
Un altro aspetto di ciò che possiamo fare come praticanti tantra di dharma-light di Tantra, e dal quale possiamo beneficiare, è avere una pratica quotidiana - anzi, una pratica quotidiana come praticanti di sutra. Dobbiamo farlo se vogliamo compiere progressi. Abbiamo bisogno di sviluppare la disciplina per meditare con impegno e non solo quando abbiamo voglia di farlo, o non farlo quando siamo disperati e ne abbiamo davvero bisogno. Necessitiamo di un impegno costante, come ci laviamo i denti ogni mattina così facciamo la nostra pratica quotidiana ogni mattina. Questo tipo di impegno crea un senso di stabilità, disciplina, responsabilità e perseveranza. Ci atteniamo ad esso.
Ci deve essere questa perseveranza simile a un’armatura "Non mi importa quanto sia difficile, lo farò, che mi piaccia o no lo farò". È questo tipo di impegno, con la consapevolezza che gli alti e bassi sono nella natura del samsara. Quindi cosa ci aspettiamo? Alcuni giorni andrà bene, altri andrà terribilmente; in alcuni giorni avremo una buona concentrazione e in altri le nostre menti vagheranno dappertutto. Non arrabbiatevi.
Ci sono gli "otto dharma mondani", letteralmente le otto cose transitorie che cambiano e hanno una base mutevole. Jigten è la parola tibetana per "mondano" e anche qui Serkong Rinpoce direbbe di estrarre il significato dalle parole: jig è qualcosa che perisce, quindi è transitorio, e ten significa base. Lodi e critiche, successi o insuccessi sono transitori e hanno alti e bassi. Non fatevi controllare da loro ma perseverate e continuate senza pensare "Quanto sono meraviglioso, tutto mi va bene" o "Quanto sono terribile perché le cose non vanno bene".
Mantenere una pratica quotidiana di meditazione indipendentemente da tutto fornisce un enorme senso di continuità e stabilità nella nostra vita. Non importa quanta follia ci sia nella nostra vita quotidiana, è qualcosa di costante. C'è questo periodo di tempo stabile, per quanto lungo possa essere; potrebbero essere cinque minuti, mezz'ora o un'ora. Non è cruciale la durata finché è qualcosa che manteniamo a tutti i costi.
Non appesantirti
C'è un altro consiglio di Serkong Rinpoce che è collegato all'impegno. Ad esempio, se stiamo facendo un ritiro di meditazione in cui, in ogni sessione, abbiamo bisogno di recitare un certo numero di mantra, allora nella nostra prima sessione dovremmo ripetere il mantra solo tre volte in quanto il numero che ripetiamo nella prima sessione imposta il numero minimo che ci impegniamo a fare in ogni sessione, ogni giorno. In questo modo anche se siamo malati possiamo riuscire a recitare OM MANI PADME HUM, per esempio, tre volte. In questo modo manteniamo il nostro impegno e manteniamo la continuità della nostra pratica di ritiro, non importa quanto siamo malati. Ovviamente è un altro discorso se siamo in coma.
Questo è un consiglio molto utile su come mantenere la continuità, senza appesantirci. Le istruzioni per la meditazione, in generale, consigliano sempre di rendere all’inizio le sessioni brevi e concluderle quando vorremmo continuare. Come quando vorremmo ancora passare più tempo con un amico quando se ne sta per andare, saremo quindi molto felici quando tornerà. Tuttavia, se l'amico si trattenesse troppo a lungo, non vedremmo l’ora che se ne andasse e certamente non vogliamo che ritorni. La stessa cosa vale per la meditazione: dovremmo cominciare con sessioni brevi così da voler continuare a sederci sul cuscino.
Poi gradualmente possiamo estenderle, tuttavia, se abbiamo quel livello minimo di impegno, allora possiamo mantenerlo ogni giorno. Con tutte le pratiche ci sono versioni lunghe e più brevi. Sii flessibile. Ancora una volta, Serkong Rinpoce spiegò che, contrariamente a quanto si pensa, le versioni più lunghe sono per i principianti e le versioni brevi sono pratiche avanzate. La ragione di ciò è che se abbiamo familiarità con le pratiche lunghe, allora, quando facciamo quelle brevi possiamo aggiungere tutto ciò che è stato abbreviato, senza recitare tutto perché siamo così familiari con esso che possiamo generarlo.
Sappiamo quante braccia abbiamo, di che colore e cosa hanno in mano, non dobbiamo recitarlo per ricordarcelo. Tuttavia, quando pratichiamo, abbiamo una versione da viaggio in modo da mantenere la continuità. Questo è l'impegno minimo che è molto utile.
La flessibilità
È molto importante essere flessibili. Uno dei miei amici più stretti e anche discepolo vicino, chiese a Serkong Rinpoce come fare a praticare Yamantaka avendo anche la pratica di Cenresig. Serkong Rinpoce gli chiese "Yamantaka non può recitare OM MANI PADME HUM?" Sì, può. "Yamantaka può sedersi?" Sì. Sii flessibile. Se vogliamo meditare sul Buddha dobbiamo renderlo confortevole e parte della vita. Non siamo congelati come delle statue nella manifestazione di queste figure. Meditiamoci realisticamente.
Ripeto, la pratica quotidiana è molto utile e se stiamo praticando il dharma-light, il mantra e la visualizzazione di una figura di Buddha davanti a noi. In questo modo riempiamo sempre di più tutti i diversi pezzi che stiamo cercando di tessere insieme. Tutte le sadhana hanno le pratiche di ngondro, le forme estese hanno sempre la sezione di Vajrasattva, la generazione di rifugio e bodhicitta e i quattro incommensurabili, la sezione del riaffermare i voti e l’offerta del mandala. Non è che facciamo queste pratiche prima e poi le dimentichiamo.
Se lo scopo principale di questi preliminari non comuni è quello di accumulare forza positiva e purificare quella negativa, allora dobbiamo mantenerne la continuità e farlo in tutta la nostra pratica. Le sadhana forniscono questa struttura per farlo ogni giorno. Inoltre, è utile ricordarci quali sono i voti e ci sono varie pratiche che possiamo fare in cui li recitiamo ogni giorno. È molto utile altrimenti non li ricorderemo.
Trasformare le nostre vite
Inoltre, ricordate sempre i vari tipi di pratiche di sutra. Raccomando sempre come parte della pratica quotidiana leggere o recitare alcuni dei testi di base dell’allenamento mentale o lojong. Ci sono i testi di base come le Otto strofe dell’allenamento mentale, l'Allenamento mentale i sette punti, o le Trentasette pratiche del bodhisattva. È molto importante come parte di una pratica quotidiana trascorrere un po' di tempo ogni giorno concentrandosi su un passaggio e cercando di pensare davvero come si può applicare alla propria vita. È molto facile pensare alla nostra pratica quotidiana solo come una sadhana: la recitiamo ma in realtà non si riferisce alla nostra vita.
Il recitare una sadhana a livello quotidiano ci dà continuità e perseveranza ma di solito non trasforma davvero la nostra vita se non siamo già super avanzati. Tuttavia il Dharma consiste nel lavorare su noi stessi, nel superare i nostri difetti e nel realizzare il nostro pieno potenziale. Si tratta di questo e del praticarlo in un modo mahayana: non solo per essere liberi dalla sofferenza, ma per fare in modo che le nostre emozioni disturbanti e la nostra confusione non rovinino la nostra capacità di aiutare gli altri. Come possiamo aiutare gli altri se ci arrabbiamo con loro? Come possiamo aiutarli se ci aggrappiamo a loro e dipendiamo dal loro "Grazie" e magari scodinzoleremo quando ce lo diranno?
L’immagine di sé
Iniziamo poi a trasformare noi stessi. Un altro modo di lavorare con il tantra è a livello di immagine di sé che non è però il potere del pensiero positivo e un tipo di auto-aiuto. Se siamo attenti a comprendere la realtà di ciò che visualizziamo, la pratica della sadhana può essere molto utile per acquisire un’immagine positiva di noi stessi. Se pensiamo "Povero me non riesco davvero a capire niente, non riesco a sentire nulla per quest'altra persona" o cose del genere, allora il metodo del tantra di pensare a queste divinità può infonderci fiducia. Immaginarci come queste forme di Buddha è molto utile basta che non diventi uno strano viaggio in cui pensiamo di essere davvero la divinità.
Per esempio, quando siamo di fronte a una situazione difficile e siamo molto confusi, immaginiamo di pensare "No, io sono Manjushri e ho chiarezza mentale, posso capire". O pensare di essere Avalokiteshvara, Cenresig "Sono in grado di sentire qualcosa di positivo per gli altri". In questo modo ci identifichiamo con un’immagine positiva, non negativa, di noi. Tuttavia, ciò può funzionare solo se si basa su una corretta comprensione della vacuità: sia l'immagine di sé positiva che quella negativa sono prive dell’essere auto-stabilite; sorgono in base a cause, condizioni e concetti. Abbiamo bisogno di una certa comprensione di ciò che sta accadendo altrimenti ci identifichiamo solidamente con l'immagine positiva di noi stessi proprio come facevamo con quella negativa, finendo comunque nei problemi, diventando estremamente arroganti per esempio. La comprensione della vacuità è necessaria per questo spostamento di immagine di sé e il tantra può aiutarci in questo se lo facciamo correttamente. Anche questo è un grande vantaggio che possiamo trarre.
I benefici del tantra rispetto a shamatha
Ci sono molti altri vantaggi della pratica del tantra, ma forse possiamo parlarne in un altro momento. Solo per menzionare un loro aspetto, quando ci concentriamo su noi stessi come una figura di Buddha per ottenere la concentrazione, abbiamo un oggetto di concentrazione molto più facile e più stabile che nel concentrarci sul nostro corpo normale, che cambia sempre o ci fa sentire dolori alla gamba o prurito: è molto difficile sviluppare shamatha, uno stato mentale calmo e stabile se il nostro oggetto focale cambia. Invece la concentrazione su questa figura di Buddha, è detto "fenomeno impermanente permanente" - c'è un termine tecnico per questo - e non cambia. È sempre lo stesso e, in ogni sessione, torniamo sempre allo stesso oggetto. In questo modo è più facile sviluppare una concentrazione stabile su di esso. Questo è un vantaggio.
Inoltre, una figura di Buddha non ha associazioni negative. Quando ci concentriamo sul nostro corpo ordinario, possiamo avere molti tipi di associazioni negative con esso, come sentirci troppo grassi, vecchi, magri, non abbastanza belli, o così splendidi e doni di Dio al mondo, o qualunque cosa possa essere. Ci sono queste associazioni disturbanti con il nostro corpo ordinario che non ci sono con una figura di Buddha. Questo lo rende un oggetto più favorevole per la concentrazione univoca.
Sono molti i benefici spiegati nei testi rispetto a come l’usare queste forme di Buddha per ottenere la concentrazione sia così utile, sia nella pratica dei sutra che del tantra. C'è una lunga lista di oggetti per sviluppare shamatha, lo stato calmo e stabile della mente; sono delineati diversi tipi di oggetti in base all'emozione disturbante dominante. Concentrarsi sul respiro, per esempio, è indicato dal grande maestro indiano Kamalashila per coloro che hanno una grande discorsività mentale. Ci si concentra sul respiro perché è sempre presente ed è costante. Ci sono molti altri oggetti che possiamo usare per sviluppare questo focus.
Con il metodo del sutra è più comunemente raccomandato di concentrarsi su un Buddha davanti a noi. Per quale motivo? Non solo perché è bello e tutto il resto, ma perché è l'oggetto di rifugio. Ricordiamo tutte le qualità di un Buddha e che questa è la direzione in cui vogliamo andare, e così ci affidiamo alla sua guida; un Buddha rappresenta anche l'illuminazione che vogliamo ottenere con bodhicitta. Nel tantra visualizzare noi stessi come dei Buddha rappresenta anche lo stato che vogliamo raggiungere.
La trasformazione nell’anuttarayoga tantra
Abbiamo parlato finora della pratica del tantra nel contesto del dharma-light, dei praticanti che ancora non comprendono e non credono nella rinascita. Ma il dharma vero e proprio, specialmente quello della classe più alta di tantra, anuttarayoga, riguarda la rinascita e più specificamente la trasformazione del processo di morte, stato intermedio e rinascita La mente di chiara luce, il livello più sottile della mente, si manifesta naturalmente al momento della morte. Tuttavia alla morte non abbiamo alcuna comprensione della vacuità con quella mente di chiara luce e così tutti gli istinti del nostro karma e le emozioni disturbanti prendono il sopravvento e poi, tutto d’un tratto, siamo nel bardo, e il nostro continuum mentale si connette con la nostra rinascita successiva.
Nella pratica dell'anuttarayoga vogliamo trasformare quel processo in modo che, nella meditazione, accediamo a questo livello più sottile della mente e lo usiamo per focalizzarci non concettualmente sulla vacuità. Questo livello della mente è naturalmente non concettuale. Poi, invece di emergere da esso nell'apparenza sottile di un essere del bardo e poi in un'apparenza più grossolana di una rinascita ordinaria come faremmo con la morte ordinaria, ci manifestiamo nelle fasi finali del sentiero nelle apparenze sottili di un sambhogakaya e nelle apparenze più grossolane di un nirmanakaya.
L’anuttarayoga tantra ha diversi metodi incredibilmente sofisticati per accedere al livello più sottile della mente durante la meditazione. Nelle fasi iniziali della sua pratica, lo stadio di generazione, immaginiamo che gli stessi livelli della nostra mente diventino sempre più sottili e che accedano a quello più sottile che siamo effettivamente in grado di fare con le pratiche dello stadio di completamento. Poi, con quel livello più sottile, ci concentriamo sulla vacuità che è l'opponente per liberarsi di queste oscurazioni in modo da non attivare le tendenze karmiche e tutte le abitudini delle nostre emozioni disturbanti e dell'ignoranza. Vogliamo liberarcene e non attivarli. Invece, vogliamo attivare i fattori positivi della natura di Buddha, in modo che almeno immaginiamo di emergere da questo livello di chiara luce e di manifestarci sotto forma di buddha. Alla fine, quando posiamo veramente fare questo e non solo immaginarlo, ci manifestiamo nei corpi della forma di un Buddha.
Cosa stiamo facendo quando pratichiamo nel più alto livello di tantra Vajravarahi, Dorje Palmo, Vajrayogini, Chakrasamvara o le varie divinità anuttarayoga, se non pensiamo in termini di rinascita? Non ha senso cercare di purificare morte, bardo e rinascita se non crediamo nella rinascita. La fiducia nella rinascita è assolutamente essenziale in quella fase.
Come abbiamo visto, anche se non siamo ancora a questo punto, possiamo ancora ottenere grandi benefici a livello provvisorio dalla recitazione di mantra per proteggere la nostra mente, come un tipo di judo mentale, per fermare le preoccupazioni e i pensieri che ci passano per la testa. Come è detto nel Sutra del cuore, a un livello più profondo il mantra della prajnaparamita - l'atteggiamento di vasta portata della comprensione della vacuità insieme a bodhicitta - è il mantra più profondo e più potente, quello che supera tutti, come si dice nel sutra. Possiamo recitare il mantra della prajnaparamita, OM GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA, mentre visualizziamo un Buddha di fronte a noi per ottenere ispirazione e usarlo per aiutarci a integrare i vari aspetti che la sua forma rappresenta. Inoltre, possiamo cercare di avere una pratica quotidiana in cui sviluppiamo una sorta di stabilità, senso di responsabilità e impegno nel sentiero di ciò che stiamo facendo.
Riflettiamo su tutto questo per un momento. Se siamo già coinvolti nella pratica del tantra o se ci stiamo pensando, che cosa faremo? Sarà solo un hobby spirituale o una fuga nel Disneyland buddhista? Cosa stiamo facendo? Nel sito web ci sono conferenze sulla differenza tra l'immaginare di essere un buddha e una persona pazza che pensa di essere Topolino "Fantastico, ora sono Topolino che porta tutti a Disneyland". "Ora sono la buona fata rossa, Vajrayogini, che porta tutti nella terra delle dakini". È così che ci stiamo esercitando? Cosa stiamo facendo? È un gioco per bambini, un videogioco, o è qualcosa che ha senso per noi? Farsi questo tipo di domande è molto utile.
[Pausa di riflessione]
Abbiamo intervistato, per il nostro sito web, vari lama e insegnanti buddhisti facendo loro diverse domande e pubblicandole sul sito e su YouTube. Una delle domande che abbiamo posto ad alcuni maestri è che meditazione consiglierebbero agli occidentali se potessero raccomandarne una sola. Ringu Tulku ha detto che è molto utile una meditazione giornaliera per riflettere su "Cosa sto facendo con la mia vita? Dove sto andando?".
Abbiamo anche chiesto qual è il consiglio più benefico che hanno ricevuto dai loro insegnanti. Tenzin Palmo, probabilmente una delle praticanti occidentali più realizzate che ha trascorso dodici anni in ritiro solitario in una grotta in Lahaul, in India, ha detto che il consiglio che ha ricevuto dal suo maestro, uno degli yogi del suo monastero, era di fermarsi e diventare consapevole di ciò che accade nella sua mente tre volte ogni ora. Qual è lo stato della nostra mente, le emozioni e tutto ciò che accade? Thich Nhat Hanh ha una campana della consapevolezza e, quando suona, tutti devono analizzare quello che sta succedendo nella loro mente. È una pratica molto utile.