Consigli per sviluppare una pratica significativa del tantra

La pratica della sadhana nella nostra lingua

Pensa che sarebbe meglio recitare la maggior parte della nostra sadhana non in tibetano, ma in una lingua più facile da capire come l'inglese o il norvegese? 

I tibetani certamente non recitano le loro sadhana in sanscrito ma in tibetano. Possiamo pertanto affermare che ci sono molti benefici e vantaggi nel recitare le nostre pratiche nella nostra lingua: ci permetterebbe di capire meglio ciò che stiamo recitando. Una sadhana è come il copione di un'opera o qualcosa del genere, in cui dobbiamo generare gli stati mentali e le visualizzazioni descritti. Questo è già abbastanza difficile e si complica ulteriormente quando dobbiamo comprendere il significato delle parole.

La difficoltà, naturalmente, sta nell'avere una traduzione non solo accurata ma anche abbastanza bella e melodiosa da recitare, dovrebbe anche essere tale da favorire il canto, il che è molto impegnativo e non facile da fare. Crea degli ostacoli una sadhana molto difficile da recitare a causa della lingua e che non è nemmeno tradotta chiaramente.

Il motivo per mantenerle in tibetano, come aveva spiegato il precedente Kalu Rinpoce predecessore di quello attuale, è che nei centri di tutto il mondo tutti coloro che praticano sono in grado di recitarle insieme nella stessa lingua, il che è molto utile per costruire una comunità. Ci sono pro e contro in ogni scelta.

Personalmente, per la maggior parte dei miei anni di pratica delle sadhana le ho recitate in tibetano, ma questo perché conosco il tibetano e ne capivo il significato. Non ho mai avuto l'esperienza di non capire quello che recitavo, tranne all'inizio quando non conoscevo la lingua e non avevo ricevuto alcuna spiegazione del testo. Potevo leggere e cercare le parole nel dizionario, ma non sapevo davvero cosa stavo recitando. Eppure, in quella fase è stato molto utile. 

Il motivo è che, provenendo da un ambiente intellettuale, l'università di Harvard, ero molto arrogante. Avevo l'atteggiamento di non voler fare qualcosa senza capire cosa stavo facendo. Ho capito che era un problema quell'atteggiamento di sentirmi così importante e di volere che gli altri “me” lo spiegassero, ho scoperto che era molto utile per acquisire un senso di umiltà recitare le sadhana anche se non capivo bene quello che stavo facendo. Quando ero pronto, i miei insegnanti mi spiegavano il significato di ogni cosa. 

Questo avveniva prima che fossero disponibili le traduzioni; ho iniziato a fare queste pratiche molto tempo fa, nel 1970. In seguito, però, il mio tibetano è migliorato, ho ricevuto gli insegnamenti e ho praticato le sadhana in tibetano. Ma a un certo punto la mia pratica ha raggiunto un punto in cui non andavo oltre, era diventata solo un "bla, bla, bla" senza che significasse molto per me. Iniziai a recitarle in inglese. Erano mie traduzioni quindi sapevo cosa dovevano significare. Ora continuo a farle in inglese e trovo che abbiano più significato per me. Quindi, ho provato a farle in questi tre modi diversi: in tibetano, senza sapere cosa significassero le parole, in tibetano conoscendolo bene e in inglese. 

Quando facciamo queste pratiche insieme in una comunità potremmo usare un certo stile, specialmente se si tratta di una comunità internazionale, e potremmo usarne un altro quando le eseguiamo privatamente. Penso che dobbiamo giudicare da soli quale sia lo stile più utile. Il punto è, naturalmente, usare le sadhana per generare effettivamente gli stati mentali e le visualizzazioni descritte. 

Come ho detto prima, facciamo un'auto-generazione, un'auto-trasformazione, non solo una trasformazione della nostra bocca. Tuttavia per il canto, il tibetano è ancora la lingua migliore.

Praticare il tantra prematuramente

Ho due osservazioni da fare. In primo luogo, alla domanda precedente se praticare in tibetano o in inglese, una volta mi è stato detto che molte cose possono essere tradotte, ma alcune sadhana sono in realtà rivelate come terma e quindi non dovremmo tradurle. Vorrei un suo commento. Il mio secondo punto è che sembra che gli occidentali siano particolarmente affascinati dal tantra e dal Vajrayana. Ciò risale all'interesse per la magia e per questo genere di cose. Inoltre, il desiderio di essere illuminati in una sola vita sembra un concetto occidentale. Dalla sua presentazione di questa mattina deduco che stiamo saltando troppo velocemente il Sutrayana e che dovremmo prestare molta più attenzione ai sutra piuttosto che saltare direttamente al ngondro, allo dzogchen o a qualsiasi altra pratica? 

Per quanto riguarda il secondo punto, mi hai capito bene. In base alla mia esperienza, ho visto che molte persone si lasciano coinvolgere dal tantra prematuramente, il che non è affatto utile. Tendono a non capire cosa stanno facendo e la loro pratica diventa quasi un gioco a fare lo yogi, impegnandosi solo negli aspetti rituali, ma senza applicare nulla alla vita. La loro pratica diventa totalmente separata dalla loro vita senza apportare grandi miglioramenti in termini di aiuto per superare la rabbia, l'attaccamento o l'egoismo e questo genere di cose. Pertanto, ritengo che sia necessario avere una preparazione adeguata e le giuste qualifiche.

Questo problema comporta diverse questioni. Innanzitutto, la pratica del Vajrayana, o qualsiasi altra pratica buddhista nel Tibet tradizionale, era destinata alla comunità monastica ove le persone entravano in monastero a sette o otto anni e ricevevano un'intera educazione ai sutra prima di dedicarsi a qualcosa di più avanzato. Avevano questo retaggio culturale. La popolazione laica, per la maggior parte analfabeta, recitava mantra, semplici preghiere, circumambulava, ecc. ed era raro che i laici venissero coinvolti in pratiche più complesse e avanzate. 

Questo è un fenomeno piuttosto diffuso nel Buddhismo. Solo in Birmania, all'inizio del XX secolo, si è iniziato a insegnare diffusamente la meditazione alla popolazione laica. Insegnare la meditazione vajrayana ai laici, la maggior parte dei quali sono occidentali, è una situazione molto diversa. Non siamo stati esposti a questa formazione di base sui sutra, a pensare e a lavorare su di essi fin dall'età di otto anni. All'improvviso, senza alcuna preparazione, ci vengono insegnate queste pratiche tantriche. Questo è prematuro.

In secondo luogo, e forse non è molto bello da spiegare, le circostanze di essere rifugiati hanno cambiato molto la situazione del Buddhismo tibetano. In Tibet, prima del 1959, la società sosteneva la comunità monastica. Non ci si preoccupò mai di nutrire e ospitare tutti i monaci e le monache: c’erano le strutture e il sostegno e la società funzionava. Ora, con i tibetani in esilio in India e in Nepal, non è uno scherzo nutrire quattromila monaci ogni giorno, trovare dove ospitarli e così via. Pertanto, questi lama, khenpo, ghesce e specialmente i rinpoce che viaggiano, sono sottoposti a un'incredibile pressione da parte dei monasteri affinché portino i soldi per aiutare a nutrire e ospitare tutti i monaci e le monache. 

Se vengono qui a insegnare argomenti molto semplici, quante persone andranno ad ascoltare insegnamenti sul rifugio, per non parlare di quelli sui regni infernali? Andranno in pochi. Ma se si dà un'iniziazione, tutti andranno perché pensano che sia qualcosa di speciale ed esotico. Questa è una pressione che esiste soprattutto per i rinpoce che hanno la responsabilità dei loro monasteri.

Un altro fattore consiste nel fatto che la popolazione tibetana nasce in un contesto in cui la rinascita è parte del pacchetto culturale: si accetta che esista. Quando i lama impartiscono le iniziazioni ai tibetani laici, solo una piccola percentuale di coloro che vi partecipano pratica effettivamente: l'idea principale è quella di piantare i semi per le vite future. Molti tibetani laici vanno senza l'intenzione di praticare, forse reciteranno un mantra, ma non hanno intenzione di andare oltre. Quindi piantano semi per le vite future pensando "Nella prossima vita, capirò". Lo sentiamo anche tra i monaci e le monache "Ora sto solo piantando i semi". 

Pertanto, soprattutto i lama tibetani di vecchia generazione pensano che anche gli occidentali abbiano la stessa mentalità e vengano per piantare semi per le vite future. Pensano che questo sia meraviglioso: le persone hanno una motivazione perfetta - beneficiare le vite future - e tutto va bene, tranne che gli occidentali non credono nelle vite future e nel piantare semi e vogliono fare qualcosa adesso. Prendiamo ad esempio le persone che ricevono l'iniziazione di Kalachakra, nessun tibetano laico sarebbe mai così presuntuoso da pensare di poter praticare Kalachakra che è la pratica tantrica più complicata, eppure ora c'è questa enorme rete di Kalachakra in Occidente e un certo gruppo di occidentali laici molto impegnati in questa pratica che, di solito, è limitata a pochissimi monasteri speciali proprio perché è così complicata. In questo modo spesso ci ritroviamo prematuramente in pratiche avanzate.

Un altro problema è che i grandi lama vengono in qualche città dell'Occidente e si fermano solo per un periodo molto breve, danno un’iniziazione e poi se ne vanno senza dare alcuna istruzione, niente. La gente poi parte per strani viaggi spirituali con tutto questo. Si aspettano che dopo aver fatto 100.000 volte questo e 100.000 volte quello, tutti i loro problemi spariranno. 

Alcune pratiche molto avanzate possono essere pubblicizzate come un percorso facile o veloce e tutto ciò che si deve fare è semplicemente rilassarsi nello stato naturale della mente e così via. Sua Santità la chiama propaganda buddhista. Suvvia, questa è roba difficile. Sì, possiamo andare molto lontano molto rapidamente, ma dobbiamo essere molto ben preparati e fare uno sforzo incredibile. Che ne dite di avere un'ottima concentrazione, per non parlare della disciplina e di tutte queste altre cose? A proposito, c'è anche il ngondro che non è così facile. 

Il mio punto riguarda il sorgere interdipendente. La circostanza in cui molti di noi si trovano ora di essere coinvolti prematuramente nel tantra, è sorta per molte cause e condizioni. Non possiamo dire che è solo a causa di questo o quello e dare tutta la colpa a una cosa o a un'altra. Questa è la situazione in cui ci troviamo, ecco perché cerco di spiegare e di far riflettere che il punto è accettare la situazione e trovare il modo di trarne il meglio: proveniamo da una cultura che non crede nelle vite future, siamo super impegnati e non siamo in grado di prendere tre anni di pausa dalla nostra vita per fare un ritiro intensivo di meditazione. Anche qualora fossimo in grado di farlo e magari di sperimentare una profonda trasformazione, probabilmente al nostro ritorno non riusciremmo a ritornare al vecchio lavoro, famiglia, ecc. Come possiamo trarre il massimo vantaggio dalla nostra situazione?

Lo sviluppo realistico della pratica del tantra

Intendo spiegare qual è la realtà di ciò che possiamo fare e aspettarci davvero per non rimanere delusi. Abbiamo queste pratiche tantriche che sono molto utili per la disciplina e l'umiltà se le facciamo in tibetano. Con il tempo, costruiamo i pezzi sempre di più in modo che diventino significativi e riempiamo la struttura della sadhana. Se nella sadhana si dice "Prendo rifugio e sviluppo bodhichitta e ora sviluppo i quattro incommensurabili", il solo fatto di dirlo non trasforma molto la nostra mente; dobbiamo averci lavorato prima, in modo che quando lo recitiamo generiamo davvero e rapidamente quegli stati mentali. 

Non è una cosa che si può fare all'improvviso ma richiede molta pratica. Tuttavia, se abbiamo molta dimestichezza non dobbiamo passare attraverso tutti i passaggi di bodhichitta: tutti sono uguali, sono stati mia madre e gentili, generare la gratitudine per la loro gentilezza e così via, ma possiamo quasi istantaneamente generare bodhicitta.

Serkong Rinpoce era un insegnante meraviglioso, soprattutto per il modo in cui insegnava il lam-rim, gli stadi graduali del sentiero. Tutti gli insegnamenti dei sutra possono essere presentati in diversi tipi di struttura: ci sono i tre scopi del lam-rim, ci sono i quattro pensieri che orientano la mente verso il Dharma, c'è il modo in cui è organizzato nel Prezioso ornamento della liberazione, c’è il distacco dai quattro attaccamenti della tradizione Sakya, ci sono i quattro dharma di Gampopa. Ci sono molti modi diversi di intersecare questi stili.

Una volta, Serkong Rinpoce insegnò l'intero lam-rim durante un lungo fine settimana e presentò anche una pratica di Cenresig. Alla fine disse "Ora meditiamo ripercorrendo l'intero lam-rim e poi la pratica di Cenresig per due minuti". La gente si chiese come avrebbero potuto fare tutto questo in due minuti e Serkong Rinpoche rispose "Ok, tre minuti". 

Poi spiegò che quando siamo ben addestrati dovremmo essere in grado di percorrere l'intero lam-rim e generarlo nel tempo che intercorre tra il momento in cui mettiamo un piede nella staffa di una sella e il momento in cui mettiamo l'altro piede sopra il cavallo. Questo è il nostro obiettivo.

Migliorare la visualizzazione

Allo stesso modo, quando recitamo una sadhana dobbiamo essere in grado di generare in ogni punto ciò che stiamo leggendo; naturalmente iniziamo lentamente, costruendo un punto alla volta e, una volta acquisita una certa familiarità con l'intera struttura della sadhana, possiamo seguire il consiglio che Tsongkhapa ha dato su come fare una visualizzazione. Egli disse che ci sono due modi per eseguire una visualizzazione complessa. Uno è quello di concentrarsi su un piccolo aspetto, come il terzo occhio e poi aggiungere gradualmente un dettaglio dopo l'altro. Il modo principale, che è il più comune e il più utile per il maggior numero di persone, tuttavia, è quello di cercare prima di tutto di visualizzare l'intero mandala e l'intera divinità, il tutto in modo molto approssimativo, senza dettagli, solo con il senso della visualizzazione. Poi, lentamente, all'interno di questa struttura più grande, aggiungiamo sempre più dettagli. Più siamo concentrati e attenti, più i dettagli verranno messi a fuoco. 

Pertanto dobbiamo prima acquisire una certa familiarità con la struttura dell'intera sadhana e poi, in base a un’ulteriore meditazione sui sutra, aggiungere più dettagli a ciascuna delle parti, come facciamo con la visualizzazione. Credo che questo sia l'unico modo per farlo ora, se siamo già impegnati in una pratica quotidiana. Questa è una domanda e una questione molto importante per tutti noi. 

C'è un altro punto che vorrei menzionare su Serkong Rinpoce, lui era molto concreto e compassionevole. Lui disse che se ci accorgiamo di aver ricevuto un'iniziazione e di aver preso un impegno di pratica prematuramente e non siamo in grado di mantenerlo, allora, nella nostra mente, lo riponiamo su una mensola alta con rispetto. Riconosciamo che ora non siamo davvero pronti ma che intendiamo tornare a praticarlo quando saremo pronti. Non lo facciamo pensando "Sono stato un idiota a fare questo, è stato stupido" e dimenticandocene. A mio avviso questo è un consiglio molto utile se ci troviamo in quella situazione.

Avere molte pratiche diverse

Ho fatto un ngondro, terminato circa dieci anni fa. Pratico il guru yoga, mantra e lo dzogchen e non voglio imparare nuove sadhana perché penso che richieda troppa energia e tempo. Cosa ne pensa? 

C'è un detto di un maestro tibetano di molto tempo fa secondo cui i maestri indiani praticavano una sola divinità e, grazie a questa, le realizzavano tutte, mentre i tibetani cercano di praticarle tutte e non ne realizzano nessuna. Dobbiamo capire qual è la nostra capacità. Per la maggior parte di noi, una pratica di tantra è più che sufficiente. Ancora una volta mi affido al consiglio di Sua Santità il Dalai Lama, secondo cui quando siamo pronti a dedicarci alla pratica intensiva per ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana, dobbiamo scegliere una sola divinità e una sola pratica, e concentrarci su questa. Ora, prima di questo, ogni pratica di divinità ha un'enfasi maggiore su una parte della pratica rispetto a un'altra. Un aspetto è più elaborato in una pratica e un altro aspetto in un'altra. Se ne abbiamo la capacità, possiamo fare più di una di queste pratiche di divinità per ottenere un po' più di dettagli e di familiarità con questo o quell'aspetto del tantra. 

Questi aspetti della pratica del tantra che vengono enfatizzati potrebbero essere generare diverse emanazioni, lavorare sui chakra e sui canali, o far accedere alla mente di chiara luce e cose del genere. Praticare in questo modo serve solo per avere una base solida ma poi, quando siamo veramente seri, dovremmo praticare una sola divinità. Non è una questione di competizione su quale pratica tantra sia la migliore. Ogni sutra mahayana dice di essere il migliore, il più meraviglioso, che se lo recitiamo tutti i nostri problemi spariranno e che purificheremo 72.000 eoni di potenziale negativo e così via. Molti dei sutra mahayana si lodano in questo modo e questo deve essere compreso in un certo contesto: tutti gli insegnamenti mahayana hanno lo scopo di portarci all'illuminazione e tutti ci porteranno ugualmente all'illuminazione, non dobbiamo preoccuparci di questo. 

Un inciso su questi sutra mahayana: non so se avete familiarità con la lettura di questi, ma sono pieni di elogi per se stessi. Nei primi tempi in cui i sutra mahayana si diffusero non esistevano quasi copie scritte, bisognava memorizzarli sentendoli recitare ad alta voce, il che richiedeva uno sforzo enorme, dato che erano lunghi. 

Se abbiamo accumulato un potenziale negativo fin dall'inizio del tempo allora è enorme: per innumerevoli eoni abbiamo accumulato potenziali negativi. Nei sutra si dice che per purificare tutto questo dobbiamo trascorrere tre innumerevoli eoni, il che significa tre miliardi di eoni di accumulo di forza positiva. Se un sutra dice che, recitandolo, possiamo purificare 72.000 eoni di quel potenziale negativo, in realtà è solo una goccia nel mare tuttavia ci dà la speranza di andare un po' più avanti. Credo che l'intenzione sia questa.

È proprio come l'intenzione dei sutra mahayana, secondo cui il Buddha insegnò a un numero enorme di persone: 720.000 devas e 42.500 gandharva e così via. Potremmo meravigliarci di tutto questo tuttavia questo è il Mahayana, il veicolo vasto: vogliamo aprire la mente e il cuore alla vastità degli innumerevoli esseri. Cerchiamo di immaginare Buddha sul Picco dell'avvoltoio, per esempio, mentre pronuncia questi sutra. Il Picco dell'avvoltoio è una montagna sulla cui cima c’è una sporgenza e, da lì, la vista su un’enorme valle. Possiamo andare a sederci lì e immaginare questa intera valle piena di esseri per iniziare ad avere un'idea del mahayana. Quando parliamo di tutti gli esseri senzienti, si tratta di un numero molto vasto e questi grandi numeri che si trovano nei sutra sono in realtà molto utili per iniziare a pensare in termini di "tutti gli esseri senzienti". 

Non ci si deve preoccupare per come siano arrivati a questi numeri. Perché sono 36.000.000 e non 37.000.000? Non credo sia questo il punto ma dare un incoraggiamento e aprire la nostra mente a pensare in un senso di vastità mahayana. Questo è solo un inciso, ma lo trovo un punto molto utile. Altrimenti, è molto facile infrangere i voti del bodhisattva mettendo in secondo piano i sutra mahayana e vergognandosene un po', come se avessero qualcosa di strano. Invece, possiamo vedere che il Buddha ha sempre usato metodi abili per aiutarci a espandere la nostra mente, specialmente in questo senso mahayana. Dobbiamo prendere sul serio il fatto che stiamo lavorando per aiutare tutti gli esseri senzienti e quanto sforzo ci vuole per superare l'inerzia dell'ignoranza da tempo senza inizio. 

Chiarimenti sul sambhogakaya

Mi chiedevo se potesse dire qualcosa sui tre kaya (i tre corpi di buddha), in particolare sul sambhogakaya perché molti di noi, me compreso, hanno problemi a capire cosa indica. Lei ha detto, per esempio, che nei sutra mahayana ci sono innumerevoli esseri e gandharva e che questi non sono assolutamente esseri umani. Sono una sorta di esseri spirituali su un piano diverso. Questo ha qualcosa a che fare con il livello di realtà del sambhogakaya? 

No, non proprio. Per il sambhogakaya c'è una presentazione del sutra e una presentazione del tantra, in particolare l'anuttarayoga tantra, il livello più alto del tantra. 

Nel sutra, ci sono cinque fattori certi che riguardano i sambhogakaya:

  • Insegnano a un pubblico di arya bodhisattva, ovvero bodhisattva che hanno una cognizione non concettuale della vacuità. Non si tratta dei soliti deva, gandharva, divinità e così via, che sono il pubblico dei sutra mahayana. 
  • Essi insegnano nei campi dei Buddha, terre pure. 
  • Insegnano sempre il mahayana. 
  • Hanno tutti i segni fisici maggiori e minori di un Buddha. 
  • Insegnano senza mai fermarsi.

Se parliamo in termini di mahamudra, c'è la natura vuota e la natura onnisciente della mente e questo è il dharmakaya, che comunica naturalmente all'esterno in forme sottili per beneficiare gli altri: questo è il sambhogakaya. Il sambhogakaya emana apparenze più grossolane, che sono il nirmanakaya. Le apparenze nirmanakaya insegnano agli esseri comuni, mentre quelle sambhogakaya agli arya bodhisattva. Ecco perché esistono due diversi livelli di apparizione. 

Nel tantra, il sambhogakaya è identificato con il discorso illuminato di un Buddha, che è un modo sottile di comunicare. Il nirmanakaya sono le apparenze fisiche. Il Kalachakra spiega il sambhogakaya sia come il discorso illuminato sia come le apparenze fisiche sottili.

Per quanto riguarda la questione delle lingue, il sambhogakaya viene solitamente tradotto come "corpo di godimento", ma non è questo il vero significato. Questo è uno dei significati della parola sanscrita sambhoga, se consultiamo il dizionario. Tra i suoi vari significati significa anche mangiare. I tibetani lo traducono con la parola che significa "fare uso". Questo è il modo in cui viene solitamente descritto. È il corpo di un Buddha che può fare pieno uso degli insegnamenti mahayana insegnandoli nelle terre pure agli arya bodhisattva. Questo è il significato di sambhoga in sambhogakaya; non è godimento nel senso di intrattenimento. 

Il ritmo della pratica del tantra 

Potrebbe dire qualcosa sulla velocità della meditazione per generare il giusto stato mentale o per contrastare le distrazioni e così via. È una questione personale o si può generalizzare? 

Serkong Rinpoce lo spiegò molto bene: il signore della morte non aspetta che noi ci sediamo dritti, impostiamo la nostra motivazione e generiamo tutto lentamente. Quando arriva dobbiamo generare il giusto stato d'animo in un istante, mettere insieme le nostre azioni all'istante. Questo è l'obiettivo: essere in grado di generare l'intero stato mentale appropriato in un momento. La domanda è come si arriva a questo punto? Come ci alleniamo per arrivarci? All'inizio, dobbiamo procedere lentamente e se abbiamo il tempo libero e la possibilità di fare le pratiche lentamente, è meraviglioso.

In alcuni monasteri i monaci cantano davvero lentamente; nel monastero di Serkong Rinpoce che conosco bene e in cui ho trascorso del tempo, in certi periodi dell'anno i monaci si riunivano e recitavano il tantra di Guhyasamaja cantandolo in un modo molto speciale, dedicando un minuto a ogni sillaba durante l'intero canto. Poteva essere necessario un giorno intero per recitare un capitolo. Se vogliamo estremizzare, questo è uno stile. L'altro, per esempio, è quello del monastero di Sua Santità, il Namgyal Dratsang, dove si fa tutto a una grande velocità. Quando Sua Santità conferisce l'iniziazione di Kalachakra, fa l'auto-iniziazione al mattino e questa è circa quattro volte più lunga della cerimonia di iniziazione stessa. 

La eseguono alla massima velocità e ci vogliono comunque cinque ore. Ero con loro mentre lo facevano ed era difficile per i miei occhi seguire il testo così velocemente. Per ogni grande iniziazione Sua Santità esegue prima l'auto-iniziazione ed è incredibile la velocità con cui riesce a recitare tutto questo. Questo è l'altro estremo. 

Credo che il criterio più importante sia quello di farlo a una velocità in cui si mantenga il significato. Non è facile. È descritto molto bene nella teoria della cognizione del Buddhismo. Recitiamo le parole inserendole in categorie audio e, indipendentemente dal modo in cui la pronunciamo, esse rientrano nella categoria del suono della stessa. Ma dobbiamo anche inserire le parole in una categoria di significato, in modo che abbiano anche un senso. È molto facile avere solo parole e nessun significato. Sono due cose ben distinte. Possiamo avere le parole con il pilota automatico e la nostra mente può pensare ad altre cose. È molto interessante che questo sia descritto nella teoria della cognizione, come ci siano due fattori separati coinvolti: le categorie audio e le categorie di significato. 

Indipendentemente dal fatto che recitiamo il testo ad alta voce o nella nostra mente, è un problema la consapevolezza del significato delle parole, anche se le parole sono nella nostra lingua. Ognuno di noi deve decidere se recitare ad alta voce o sottovoce, in modo da pronunciare almeno le parole - perché ci vuole molto più tempo per pronunciarle ad alta voce - o se recitarle nella propria mente. Quando lo facciamo a mente, anche se è molto più veloce, c'è più rischio di perderne il significato. 

Ci sono questi stili in termini di modi di recitare i mantra. È chiaro che c'è la recitazione mentale e la recitazione verbale, dobbiamo giudicare da soli quale fare ma la cosa principale è che la nostra pratica abbia un significato e non sia solo parole.

Le caratteristiche di un sangha occidentale sano

Lama Ciangciub ci incoraggia sempre a fare del nostro meglio per essere il nobile Sangha, anche se non siamo arya bodhisattva dovremmo emularli. Dato che lei è sia uno studioso che un praticante, mi piacerebbe sapere quali sono le caratteristiche comuni di un sangha mondano sano e alcune delle sue osservazioni personali durante i viaggi, per vedere se ci sono alcune caratteristiche a cui aspirare o che ha notato essere presenti in un sangha sano. 

Questa è un'ottima domanda. Uno dei voti tantrici è di non arrabbiarsi mai con i nostri fratelli e sorelle vajra, ovvero chiunque abbia ricevuto un'iniziazione dallo stesso lama da cui noi l’abbiamo ricevuta. Non deve essere necessariamente la stessa iniziazione o nello stesso momento. Questo perché, come parte dell'iniziazione, immaginiamo di diventare un bambino, nel senso che nasciamo attraverso il maestro tantrico. 

È piuttosto difficile, all'interno della nostra comunità, essere pazienti gli uni con gli altri e non arrabbiarsi. Nella maggior parte delle comunità, di solito c'è una persona che è davvero fastidiosa e impegnativa, con cui tutti dobbiamo essere pazienti. I vari voti monastici, del bodhisattva e tantrici contengono molte linee guida per aiutare a costruire una comunità. In effetti, la maggior parte dei voti dei monaci è stata concepita per questo.

Trovo triste che in alcune comunità buddhiste le persone pratichino insieme ma sono silenziose, non interagiscono tra loro e poi se ne vanno; se qualcuno si ammala o qualcosa del genere, nessuno va ad aiutarlo. Penso che possiamo imparare molto dalle comunità cristiane: se vogliamo essere una comunità come nei monasteri, se qualcuno è malato, ci prendiamo cura di lui; se qualcuno ha bisogno, lo aiutiamo. Le persone sono in comunicazione. Penso che questo sia essenziale se si vuole essere una comunità e se si vuole beneficiare dei vantaggi dell’esserlo; bisognerebbe preoccuparsi gli uni degli altri. 

Per conoscersi occorre comunicare. Ci sono circostanze in cui stare in silenzio e non parlare ha i suoi vantaggi tuttavia, se questo porta a non conoscersi e a rimanere ognuno nel proprio mondo individuale, è necessario usare il silenzio solo nei momenti e nelle situazioni appropriate. Nelle altre situazioni le persone devono imparare a conoscersi ed essere amichevoli. 

Inoltre, è molto importante che la comunità sia aperta ai nuovi arrivati facendoli sentire i benvenuti. Non abbandonare l'amore: questo è uno dei voti dei bodhisattva e dei tantra. Non abbandonare l'amore per nessuno, il desiderio che gli altri siano felici e che abbiano le cause per esserlo. Che cosa significa? Significa accoglierli senza escluderli o facendoli sentire incomodi.

È anche molto triste in alcune comunità che i bambini non siano i benvenuti: questo esclude le famiglie e, spesso, ci sono solo persone anziane senza figli piccoli o single. Una volta in un gruppo c’era un bambino di due anni che correva all'impazzata durante l'insegnamento. Io ero solo un ospite e l'insegnante era un altro che fece notare che il bambino era il nostro insegnante di pazienza; non esserne turbati era la lezione del giorno. Dopo tutto, se pensiamo in termini di rinascita, saremo di nuovo bambini. Siate accoglienti e, se ci sono bambini, mettete a disposizione un'assistenza per loro. È importante.

Se c'è qualcuno malato o in ospedale, andate a trovarlo, aiutatelo e sostenetevi a vicenda. Ci sono alcuni aspetti della pratica che vogliamo tenere riservati tra noi e l'insegnante. In questo senso, va bene che uno li tenga privati. Tuttavia, ci sono altre cose, per esempio nel mio gruppo a Berlino, la maggior parte di noi va al ristorante dopo l'insegnamento. È un gruppo piccolo, lo mantengo volutamente piccolo. Insegno nel mio appartamento, da cinque a dodici persone al massimo e non faccio pubblicità. Le persone possono sempre ascoltarlo nel podcast, ecc. Va bene così, non sono lì per i soldi o cose del genere.

Nel gruppo tutti si conoscono e abbiamo sessioni in cui parliamo di come abbiamo applicato gli insegnamenti alla nostra vita quella settimana. Non è solo un hobby marginale, come se invece di andare al cinema facessimo una sadhana o qualcosa del genere ma ci chiediamo come applichiamo gli insegnamenti nella nostra vita, se ci ha aiutato e come. Se stiamo affrontando un certo problema, lo portiamo al gruppo. Non come gli alcolisti anonimi o qualcosa del genere, ma lo portiamo nel gruppo e cerchiamo di capire qual è il modo di affrontare il problema con il Dharma. Come possiamo aiutarci a vicenda? 

In questo modo creiamo una vera comunità buddhista il che è, a mio avviso, molto utile. Naturalmente, se c'è un numero molto elevato di persone non è così facile, ma possiamo dividerci in gruppi più piccoli. Queste sono linee guida utili nella mia esperienza personale. Nella nostra vita, soprattutto nel mondo moderno, siamo isolati e anche i social media non aiutano molto. Danno l'impressione di essere connessi, ma in realtà siamo seduti nelle nostre stanze a guardare in uno schermo le persone che si divertono, il che ci può far sentire ancora più isolati.

Quando ci riuniamo faccia a faccia nella nostra lezione settimanale, mettiamo da parte i nostri dispositivi digitali o non li abbiamo nemmeno con noi, e ci limitiamo ad applicare gli insegnamenti. Questo è particolarmente vero quando insegno meditazioni come quelle che ho sviluppato e che si chiamano "Sviluppo di una sensibilità equilibrata". Si tratta di un programma di formazione per superare l'ipersensibilità o l'insensibilità agli effetti del nostro comportamento su noi stessi e sugli altri, nonché alla nostra situazione e a quella degli altri. L'intera formazione si basa sul Dharma. Estendo i metodi che utilizziamo alle meditazioni buddhiste più standard che facciamo in gruppo.

Per esempio, invece di stare seduti generando amore per una platea di esseri visualizzati - che non ci mette alla prova come quando abbiamo a che fare con persone reali - meditiamo in cerchio e ci guardiamo l'un l'altro. Le persone nelle visualizzazioni non ci guarderanno negli occhi. Naturalmente, visualizzare gli altri ed estendere l'amore a loro ha i suoi vantaggi, soprattutto quando siamo soli. Tuttavia, se vogliamo meditare sul fatto che tutti sono stati nostra madre in una vita precedente e sono stati gentili con noi, è molto più potente guardare ogni persona nel cerchio e pensare "Tu sei stata una madre per me, tu sei stata una madre per me e tu sei stata una madre per me". Cerchiamo di generare questo sentimento con un altro essere umano. "Che tu possa essere felice, che tu possa essere felice e che tu possa essere felice". Cerchiamo di sentirlo e di indirizzarlo a ogni persona del gruppo.

Se lo facciamo la pratica diventa molto più potente e inizia ad avere una componente emotiva che è molto difficile da generare con una visualizzazione. Diventa reale. Diventa quindi più facile praticarla quando siamo seduti su un autobus, in metropolitana o quando siamo bloccati nel traffico. Guardiamo tutte le persone bloccate nel traffico rendendoci conto che nessuno vuole essere lì, non siamo gli unici a voler tornare a casa o ad arrivare a destinazione. Allora, invece di maledire la persona nell'auto accanto a noi, generiamo un sentimento di amore verso di lei. Questa è l'applicazione. Altrimenti, siamo infelici nel traffico. Usatela come opportunità perfetta per praticare. 

Questo aiuta a costruire una comunità quando ci esercitiamo davvero l'uno con l'altro in questo modo, e non solo quando siamo seduti isolati e visualizziamo qualcosa. Invece, cerchiamo di mettere in pratica questi stati mentali positivi gli uni con gli altri e di aiutarci a vicenda. Se qualcuno ha delle difficoltà, mettiamo in pratica qualcosa del Dharma. È molto utile. Un giorno potrebbe arrivare qualcuno del gruppo, per esempio, che vuole parlare di una persona al lavoro che è così difficile e bla, bla, bla. Ok, come possiamo affrontarlo? È molto utile per la comunità e per ogni persona cercare di elaborare una strategia di Dharma per affrontare questo problema della vita reale.

Grazie per averci ispirato con quello che ha appena detto sulla comunità e sul gruppo non troppo grande. Mi chiedo quanto tempo rimane insieme un gruppo del genere, che sembra molto concreto? Se vado a un corso nella nostra comunità, è forse per la primavera o per l'autunno. Tuttavia, almeno per quanto riguarda quello di cui ho sentito parlare, sarebbe molto bello continuare per un po' di tempo per conoscersi e seguire i corsi. 

C'è differenza tra un seminario nel fine settimana dove le persone vengono da ogni parte, e una classe settimanale regolare. Sto parlando della mia classe settimanale, nella quale ci sono persone che vengono da anni. Di tanto in tanto si aggiungono nuove persone, che vengono fatte sentire accolte. Non tutti vengono ogni settimana, assolutamente no. Questa è una grande differenza rispetto alla situazione tradizionale di un monastero, per esempio, dove tutti vanno a ogni sessione e non ci sono scuse per mancarne una. La realtà è che siamo molto occupati e non parteciparvi sempre. 

Tuttavia, quando insegno questo addestramento alla sensibilità, per esempio in un fine settimana, possiamo farlo in un cerchio e, se ci sono molte persone, in due o tre.  In questo caso, non conosciamo personalmente tutte le persone del cerchio. Va bene così, non conosciamo personalmente nemmeno tutte le persone sull'autobus o nel traffico. Possiamo comunque generare questa sensazione di "che tu sia felice, e io non ti giudicherò". Questo è un aspetto molto importante: nessun giudizio. Vogliamo solo aiutare e questo è un dono straordinario che possiamo fare, il dono dell'equanimità. 

Ci sono molte forme di generosità, ma una di queste è la generosità dell'equanimità. Che cosa significa? "Non mi aggrapperò a te, non ti rifiuterò e non ti ignorerò". Questi sono i tre veleni, se vogliamo usare la terminologia buddhista. Non ci aggrappiamo, non rifiutiamo e non ignoriamo. È un dono meraviglioso che possiamo fare a qualcuno e anche agli estranei. Se però vogliamo sviluppare amicizie personali in una comunità che si prende cura l'una dell'altra, è ovvio che le persone devono partecipare regolarmente. 

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