I fattori della natura di Buddha
Passare dal livello della base al livello risultante attraverso il livello del sentiero, nel tantra, implica lavorare con i nostri fattori della natura di Buddha. Vediamo che cosa sono.
Ci sono fattori in evoluzione e fattori dimoranti, come vengono chiamati. I fattori in evoluzione sono quegli aspetti che, cambiando, si trasformeranno nei corpi di un Buddha. Cambiano di momento in momento e possono evolvere: sono la nostra rete di forza positiva, che dà origine ai corpi della forma e la nostra rete di profonda consapevolezza, che dà origine al dharmakaya della profonda consapevolezza, la mente onnisciente di un Buddha.
Sebbene i corpi della forma e la mente onnisciente di un Buddha cambino di momento in momento, la loro natura convenzionale e più profonda non cambia mai, ma li guarda da un'altra angolazione. Tuttavia, un Buddha agisce sempre e le cose cambiano di momento in momento. La mente onnisciente di Buddha si occupa di cose diverse in momenti diversi, quindi dobbiamo dire che anche la mente di un Buddha cambia momento dopo momento anche se la sua natura rimane invariata.
La rete di forza positiva
La forza positiva accumulata nella nostra rete - la cosiddetta "raccolta di merito" - deriva dalle azioni costruttive che abbiamo compiuto. Tale forza positiva può essere la causa del samsara o, con la dedica appropriata, la causa della liberazione o dell'illuminazione.
Se dedichiamo con bodhicitta non spontanea la forza positiva derivante dal compiere qualcosa di costruttivo e benefico, tale forza è un facsimile di una vera causa dell’illuminazione. La vera causa dell'illuminazione pura è la forza positiva dedicata con bodhicitta spontanea. "Spontanea" significa che la familiarità con bodhicitta è tale che per generarla non abbiamo bisogno del ragionamento. “Non spontanea” significa generarla riflettendo prima sull’equanimità, sul fatto che tutti sono stati nostra madre, passando attraverso ogni fase, passo dopo passo, fino a bodhicitta.
Avere bodhicitta spontanea significa esserne istantaneamente consapevoli senza doverla generare con uno dei metodi, come la meditazione in sette punti di cause ed effetto. Quando la generazione è spontanea abbiamo raggiunto il primo dei cinque cosiddetti "sentieri", o menti-sentiero. La forza positiva che sviluppiamo con il nostro comportamento costruttivo d'ora in poi sarà la causa dell'illuminazione.
Non vogliamo che la nostra rete di forza positiva sia un’impostazione predefinita di maturazione per migliorare il samsara, che è il suo livello di base di funzionamento. Così come certamente non vogliamo che la forza negativa produca un terribile samsara: vogliamo che la nostra rete di forza positiva sia almeno una causa di un facsimile dell’illuminazione, che lo diventa con bodhicitta non spontanea e dedica appropriata. Da lì ci impegniamo affinché diventi una vera causa per l’illuminazione grazie a bodhicitta spontanea.
Notate che non abbiamo bisogno di shamatha e di una cognizione non concettuale della vacuità per avere una rete reale di forza positiva che costituisce la causa per la pura illuminazione. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, oltre a bodhicitta spontanea, è la cognizione concettuale della vacuità e un certo livello di concentrazione. Otterremo la cognizione non concettuale della vacuità e shamatha più avanti sul sentiero. È possibile raggiungere shamatha prima di bodhicitta spontanea, ma non è obbligatorio per iniziare a costruire queste reti di pura illuminazione. È importante vedere dove si adattano al sentiero i vari conseguimenti del Dharma.
La nostra rete di forza positiva che costruisce l'illuminazione è ciò che darà origine ai corpi della forma di un Buddha, proprio come normalmente dà origine, senza la dedica, alla nostra esperienza samsarica di un corpo, di ciò che incontriamo, di come rispondiamo ad esso, delle nostre sensazioni di felicità e infelicità, e così via. Tutto questo proviene dalle conseguenze karmiche della nostra rete di forza positiva.
La rete di consapevolezza profonda
La rete di consapevolezza profonda è costruita concentrandosi sulle quattro nobili verità, sui sedici aspetti di queste e sulla loro vacuità. Questo è piuttosto complicato. La vera e propria rete di consapevolezza profonda che è causa dell'illuminazione è costruita quando la nostra conoscenza di essi è non-concettuale. Raggiungiamo questa conoscenza con una mente-sentiero che vede, il cosiddetto "sentiero della visione", il terzo delle cinque menti-sentiero verso l'illuminazione. Ciò significa che abbiamo già bodhicitta spontanea. La nostra rete di consapevolezza profonda che costruisce un facsimile dell'illuminazione avviene quando la nostra conoscenza di questi è concettuale.
È davvero importante capire cosa si intende con la vacuità delle quattro nobili verità, ognuna delle quali ha quattro aspetti. Questo è ciò su cui si concentrano queste cinque menti-sentiero. È la pratica vera e propria.
Le quattro nobili verità parlano della mente, del nostro continuum mentale di attività mentale. Con l'attività mentale sperimentiamo la sofferenza, la vera sofferenza, che non è solo felicità e infelicità contaminate, ma la base ricorrente per provare sia felicità che infelicità contaminate. Questo è il samsara. La vera causa è il nostro comportamento impulsivo guidato da emozioni disturbanti compulsive e ignoranza, o inconsapevolezza. Questo è sperimentato con l'attività mentale del nostro continuum mentale. I veri arresti sono la pura natura non contaminata della mente. Il vero sentiero, o mente sentiero, è la comprensione che conduce ai veri arresti.
La vacuità delle quattro nobili verità quindi, da un punto di vista, è la vacuità della mente e di un "io" separato, concreto, trovabile in queste quattro. Non c’è un "io" separato e indipendente che soffre, che è ignorante, che agisce in modo stupido e compulsivo, che sperimenterà l'illuminazione e svilupperà la saggezza e la comprensione che porta a ciò. Le quattro nobili verità sono vissute dal continuum mentale privo di un "io" impossibile che sperimenta il tutto. La mente è priva di un "io" che sperimenta: non c’è un "io" seduto nella mia testa che preme i pulsanti della mente, la macchina, e poi c'è l’esperienza. Non è così.
Poi c'è la vacuità della vera sofferenza stessa, la vacuità delle vere cause della sofferenza, la vacuità dei veri arresti e la vacuità della vera comprensione del sentiero. Tutto questo è ciò su cui ci concentriamo per costruire una rete di profonda consapevolezza.
I cinque tipi di consapevolezza profonda
Per costruire una pura rete di consapevolezza profonda che causa l'illuminazione, ci concentriamo sulla vacuità delle quattro nobili verità - della mente e dell' “io” che le sperimenta e sul contenuto effettivo delle quattro, ognuna con quattro aspetti. Al livello risultante, questa rete pura darà origine alla mente onnisciente di un Buddha. Ma c'è anche un altro aspetto della consapevolezza profonda che, quando è pura, si trasformerà nella mente onnisciente di un Buddha e questo si riferisce ai cinque tipi di consapevolezza profonda. Possono anche essere considerati fattori evolutivi della natura di Buddha e sono a volte tradotti come le cinque "saggezze di Buddha" che, sul sentiero e nelle fasi risultanti, sono rappresentati dai cinque cosiddetti "dhyani buddha", termine inventato dall'Occidente, non indiano.
Questi cinque tipi di consapevolezza profonda descrivono come funziona la nostra attività mentale, anche a livello di base, sentiero e risultato. Tutti abbiamo una consapevolezza simile a quella di uno specchio, con la quale raccogliamo informazioni. La consapevolezza equalizzante ci permette di vedere le cose allo stesso modo come mele, cani, o uguali oggetti di compassione. La consapevolezza che individua è la capacità di vedere l'individualità delle cose e non è tutta una grande zuppa. La consapevolezza che realizza ci permette di fare, di avere una sorta di impegno. Poi c'è la consapevolezza dharmadhatu della sfera della realtà, che è profonda consapevolezza della realtà convenzionale e della sua natura più profonda.
Le nostre menti operano sempre con queste cinque ma, naturalmente, al livello della base sono mescolate con confusione e così, invece della consapevolezza profonda che individua, per esempio, abbiamo un atteggiamento di "questo è speciale e devo averlo" e sviluppiamo avidità, attaccamento e desiderio. Invece della consapevolezza che equalizza pensiamo "Sono meglio di te e non voglio condividere quello che ho", siamo arroganti, orgogliosi e avari. Questi cinque tipi di consapevolezza si distorcono nelle emozioni disturbanti.
Questo è ciò che accade al livello della base e non lo vogliamo. Vogliamo invece avere le cinque cosiddette "saggezze di Buddha" - questi cinque tipi di profonda consapevolezza che sono rappresentati, al livello del sentiero, dalle cinque luci e dalle cinque diverse figure colorate nel mandala che visualizziamo.
I fattori che dimorano della natura di Buddha
Oltre a questi fattori evolutivi della natura di Buddha ci sono anche fattori che dimorano. Dimorano nel senso che rimangono sempre gli stessi, senza cambiare o crescere. Questo si riferisce alla natura vuota della mente che permette questa trasformazione e, in molti commenti, anche alla natura convenzionale della mente che dà origine a ologrammi mentali e impegni cognitivi. Questi sono quelli che permettono la trasformazione delle reti nei mutevoli corpi di un Buddha. Con l'illuminazione queste due nature continuano a dimorare come corpo di natura essenziale di un Buddha, svabhavakaya.