Utilizzare nel tantra i nostri fattori della natura di Buddha

I fattori della natura di Buddha

Passare dal livello della base al livello risultante attraverso il livello del sentiero, nel tantra, implica lavorare con i nostri fattori della natura di Buddha. Vediamo che cosa sono.

Ci sono fattori in evoluzione e fattori dimoranti, come vengono chiamati. I fattori in evoluzione sono quegli aspetti che, cambiando, si trasformeranno nei corpi di un Buddha. Cambiano di momento in momento e possono evolvere: sono la nostra rete di forza positiva, che dà origine ai corpi della forma e la nostra rete di profonda consapevolezza, che dà origine al dharmakaya della profonda consapevolezza, la mente onnisciente di un Buddha. 

Sebbene i corpi della forma e la mente onnisciente di un Buddha cambino di momento in momento, la loro natura convenzionale e più profonda non cambia mai, ma li guarda da un'altra angolazione. Tuttavia, un Buddha agisce sempre e le cose cambiano di momento in momento. La mente onnisciente di Buddha si occupa di cose diverse in momenti diversi, quindi dobbiamo dire che anche la mente di un Buddha cambia momento dopo momento anche se la sua natura rimane invariata. 

La rete di forza positiva

La forza positiva accumulata nella nostra rete - la cosiddetta "raccolta di merito" - deriva dalle azioni costruttive che abbiamo compiuto. Tale forza positiva può essere la causa del samsara o, con la dedica appropriata, la causa della liberazione o dell'illuminazione. 

Se dedichiamo con bodhicitta non spontanea la forza positiva derivante dal compiere qualcosa di costruttivo e benefico, tale forza è un facsimile di una vera causa dell’illuminazione. La vera causa dell'illuminazione pura è la forza positiva dedicata con bodhicitta spontanea. "Spontanea" significa che la familiarità con bodhicitta è tale che per generarla non abbiamo bisogno del ragionamento. “Non spontanea” significa generarla riflettendo prima sull’equanimità, sul fatto che tutti sono stati nostra madre, passando attraverso ogni fase, passo dopo passo, fino a bodhicitta. 

Avere bodhicitta spontanea significa esserne istantaneamente consapevoli senza doverla generare con uno dei metodi, come la meditazione in sette punti di cause ed effetto. Quando la generazione è spontanea abbiamo raggiunto il primo dei cinque cosiddetti "sentieri", o menti-sentiero. La forza positiva che sviluppiamo con il nostro comportamento costruttivo d'ora in poi sarà la causa dell'illuminazione. 

Non vogliamo che la nostra rete di forza positiva sia un’impostazione predefinita di maturazione per migliorare il samsara, che è il suo livello di base di funzionamento. Così come certamente non vogliamo che la forza negativa produca un terribile samsara: vogliamo che la nostra rete di forza positiva sia almeno una causa di un facsimile dell’illuminazione, che lo diventa con bodhicitta non spontanea e dedica appropriata. Da lì ci impegniamo affinché diventi una vera causa per l’illuminazione grazie a bodhicitta spontanea.

Notate che non abbiamo bisogno di shamatha e di una cognizione non concettuale della vacuità per avere una rete reale di forza positiva che costituisce la causa per la pura illuminazione. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, oltre a bodhicitta spontanea, è la cognizione concettuale della vacuità e un certo livello di concentrazione. Otterremo la cognizione non concettuale della vacuità e shamatha più avanti sul sentiero. È possibile raggiungere shamatha prima di bodhicitta spontanea, ma non è obbligatorio per iniziare a costruire queste reti di pura illuminazione. È importante vedere dove si adattano al sentiero i vari conseguimenti del Dharma. 

La nostra rete di forza positiva che costruisce l'illuminazione è ciò che darà origine ai corpi della forma di un Buddha, proprio come normalmente dà origine, senza la dedica, alla nostra esperienza samsarica di un corpo, di ciò che incontriamo, di come rispondiamo ad esso, delle nostre sensazioni di felicità e infelicità, e così via. Tutto questo proviene dalle conseguenze karmiche della nostra rete di forza positiva.

La rete di consapevolezza profonda

La rete di consapevolezza profonda è costruita concentrandosi sulle quattro nobili verità, sui sedici aspetti di queste e sulla loro vacuità. Questo è piuttosto complicato. La vera e propria rete di consapevolezza profonda che è causa dell'illuminazione è costruita quando la nostra conoscenza di essi è non-concettuale. Raggiungiamo questa conoscenza con una mente-sentiero che vede, il cosiddetto "sentiero della visione", il terzo delle cinque menti-sentiero verso l'illuminazione. Ciò significa che abbiamo già bodhicitta spontanea. La nostra rete di consapevolezza profonda che costruisce un facsimile dell'illuminazione avviene quando la nostra conoscenza di questi è concettuale. 

È davvero importante capire cosa si intende con la vacuità delle quattro nobili verità, ognuna delle quali ha quattro aspetti. Questo è ciò su cui si concentrano queste cinque menti-sentiero. È la pratica vera e propria.

Le quattro nobili verità parlano della mente, del nostro continuum mentale di attività mentale. Con l'attività mentale sperimentiamo la sofferenza, la vera sofferenza, che non è solo felicità e infelicità contaminate, ma la base ricorrente per provare sia felicità che infelicità contaminate. Questo è il samsara. La vera causa è il nostro comportamento impulsivo guidato da emozioni disturbanti compulsive e ignoranza, o inconsapevolezza. Questo è sperimentato con l'attività mentale del nostro continuum mentale. I veri arresti sono la pura natura non contaminata della mente. Il vero sentiero, o mente sentiero, è la comprensione che conduce ai veri arresti. 

La vacuità delle quattro nobili verità quindi, da un punto di vista, è la vacuità della mente e di un "io" separato, concreto, trovabile in queste quattro. Non c’è un "io" separato e indipendente che soffre, che è ignorante, che agisce in modo stupido e compulsivo, che sperimenterà l'illuminazione e svilupperà la saggezza e la comprensione che porta a ciò. Le quattro nobili verità sono vissute dal continuum mentale privo di un "io" impossibile che sperimenta il tutto. La mente è priva di un "io" che sperimenta: non c’è un "io" seduto nella mia testa che preme i pulsanti della mente, la macchina, e poi c'è l’esperienza. Non è così.

Poi c'è la vacuità della vera sofferenza stessa, la vacuità delle vere cause della sofferenza, la vacuità dei veri arresti e la vacuità della vera comprensione del sentiero. Tutto questo è ciò su cui ci concentriamo per costruire una rete di profonda consapevolezza.

I cinque tipi di consapevolezza profonda

Per costruire una pura rete di consapevolezza profonda che causa l'illuminazione, ci concentriamo sulla vacuità delle quattro nobili verità - della mente e dell' “io” che le sperimenta e sul contenuto effettivo delle quattro, ognuna con quattro aspetti. Al livello risultante, questa rete pura darà origine alla mente onnisciente di un Buddha. Ma c'è anche un altro aspetto della consapevolezza profonda che, quando è pura, si trasformerà nella mente onnisciente di un Buddha e questo si riferisce ai cinque tipi di consapevolezza profonda. Possono anche essere considerati fattori evolutivi della natura di Buddha e sono a volte tradotti come le cinque "saggezze di Buddha" che, sul sentiero e nelle fasi risultanti, sono rappresentati dai cinque cosiddetti "dhyani buddha", termine inventato dall'Occidente, non indiano. 

Questi cinque tipi di consapevolezza profonda descrivono come funziona la nostra attività mentale, anche a livello di base, sentiero e risultato. Tutti abbiamo una consapevolezza simile a quella di uno specchio, con la quale raccogliamo informazioni. La consapevolezza equalizzante ci permette di vedere le cose allo stesso modo come mele, cani, o uguali oggetti di compassione. La consapevolezza che individua è la capacità di vedere l'individualità delle cose e non è tutta una grande zuppa. La consapevolezza che realizza ci permette di fare, di avere una sorta di impegno. Poi c'è la consapevolezza dharmadhatu della sfera della realtà, che è profonda consapevolezza della realtà convenzionale e della sua natura più profonda. 

Le nostre menti operano sempre con queste cinque ma, naturalmente, al livello della base sono mescolate con confusione e così, invece della consapevolezza profonda che individua, per esempio, abbiamo un atteggiamento di "questo è speciale e devo averlo" e sviluppiamo avidità, attaccamento e desiderio. Invece della consapevolezza che equalizza pensiamo "Sono meglio di te e non voglio condividere quello che ho", siamo arroganti, orgogliosi e avari. Questi cinque tipi di consapevolezza si distorcono nelle emozioni disturbanti.

Questo è ciò che accade al livello della base e non lo vogliamo. Vogliamo invece avere le cinque cosiddette "saggezze di Buddha" - questi cinque tipi di profonda consapevolezza che sono rappresentati, al livello del sentiero, dalle cinque luci e dalle cinque diverse figure colorate nel mandala che visualizziamo. 

I fattori che dimorano della natura di Buddha 

Oltre a questi fattori evolutivi della natura di Buddha ci sono anche fattori che dimorano. Dimorano nel senso che rimangono sempre gli stessi, senza cambiare o crescere. Questo si riferisce alla natura vuota della mente che permette questa trasformazione e, in molti commenti, anche alla natura convenzionale della mente che dà origine a ologrammi mentali e impegni cognitivi. Questi sono quelli che permettono la trasformazione delle reti nei mutevoli corpi di un Buddha. Con l'illuminazione queste due nature continuano a dimorare come corpo di natura essenziale di un Buddha, svabhavakaya.

L’ispirazione

C'è un terzo fattore della natura di Buddha che è la caratteristica del continuum mentale che può essere elevato. Sfortunatamente la parola che io traduco come "ispirazione" è spesso tradotta come "benedizione" creando associazioni improprie come la mente benedetta dai santi guru, che non rende affatto ciò di cui stiamo parlando. Parliamo dell'ispirazione - il continuum mentale che viene elevato, illuminato e accresciuto. Queste sono tutte le connotazioni presenti nella parola "ispirazione". 

Un modo in cui le nostre menti vengono ispirate ed elevate è attraverso una sana relazione con un insegnante spirituale pienamente qualificato e con il guru-yoga, in cui immaginiamo le buone qualità del nostro guru che si fondono con le nostre, elevandole. 

Dobbiamo sapere qual è l'atteggiamento sano raccomandato verso il nostro maestro spirituale. Non è devozionale nel senso di "Lama, lama, salvami. Dimmi cosa fare, sono il tuo schiavo", non è questo. L'atteggiamento corretto ha due fattori: il primo è la ferma convinzione nelle sue buone qualità grazie a un profondo esame e vedendo che sono quelle qualità che vorremmo raggiungere noi stessi. Il secondo atteggiamento è l'apprezzamento della sua gentilezza nell’aiutarci insegnandoci e mostrandoci la via. Sulla base di questi due atteggiamenti nutriamo un incredibile rispetto nei suoi confronti e questo è lo stato mentale da avere nella relazione per poterci affidare alla sua guida.

Nei testi classici è detto che difficilmente troveremo un insegnante con tutte le buone qualità, ma dovrebbero almeno essere prevalenti quelle positive rispetto a quelle negative. Non c'è alcun vantaggio nel concentrarsi sulle sue qualità negative, come non il avere abbastanza tempo per noi. Lamentarci ci deprime quindi, senza negare alcun difetto che il nostro insegnante potrebbe avere, è meglio concentrarsi sulle sue buone qualità: questo ci sarà d’ispirazione. La nostra attività mentale può elevarsi in questo modo a livelli sempre più luminosi.

La nostra attività mentale si eleva anche durante un potenziamento, un'iniziazione. L'ambiente dell'iniziazione è stimolante così come la presenza del maestro tantrico, che visualizziamo nella forma di un Buddha insieme a tutto ciò che ci circonda, il mandala. Visualizziamo anche noi stessi in queste forme illuminate e ciò è stimolante. 

Il punto è che i nostri fattori evolutivi della natura di Buddha possono essere attivati attraverso l'ispirazione. Abbiamo un numero enorme di tendenze, potenziali e così via, e molti di quelli positivi sono dormienti o deboli in questo momento. L'iniziazione li potenzia nel senso che li attiva a crescere, fintanto che abbiamo lo stato mentale appropriato e non stiamo seduti lì come degli zombie. 

Durante l'iniziazione sono piantati ulteriori semi, in senso figurato, nelle nostre due reti. Il termine sanscrito per iniziazione, abhisheka, significa aspersione di semi. Il termine tibetano per questo, wang, significa potenziamento. Acquisiamo anche una certa esperienza cosciente durante l'iniziazione. Questo è ciò che ha detto uno dei grandi maestri Drikung Kagyu: per ricevere l’iniziazione abbiamo bisogno di avere qualche esperienza cosciente - qualche sensazione di vacuità e beatitudine, anche se è solo al livello di essere felici di essere presenti all’iniziazione e l'idea che nulla esiste solidamente, né un solido "io", né un solido "tu". Io non sono un povero vermetto solidamente esistente quaggiù e tu non sei il guru onnipotente solidamente esistente lassù. Niente di tutto ciò. Questa esperienza cosciente e la presenza del guru e dell'atmosfera, ecc., ci elevano e tutto questo si inserisce nella natura di Buddha, in quanto queste reti possono ricevere una spinta, in un certo senso, dall'ispirazione. Questo è meraviglioso.

Sommario

Sul sentiero vogliamo che le nostre due reti che costruiscono l'illuminazione, sulla base della natura della mente, diano origine a queste forme di Buddha e non a ulteriore sofferenza samsarica. Con compassione e bodhicitta generiamo queste forme di Buddha che rappresentano la nostra illuminazione non ancora realizzata. Possono sorgere solo sulla base della vacuità e della natura convenzionale della mente. Volendo consentire anche agli altri di seguire questo sentiero, noi tessiamo tutto insieme. 

Alla fine, come Buddha, saremo in grado di guidare tutti all'illuminazione. Per ora, ci focalizziamo sull'avere le qualità che vogliamo raggiungere: un corpo illuminato che non si stanca e non invecchia, una parola illuminata che comunica perfettamente a tutti come con i mantra, una mente illuminata che ha la conoscenza delle due verità e di bodhicitta, e un'attività illuminata che esercita un'influenza illuminante su tutti. Le luci colorate rappresentano questa influenza illuminante. Questa attività include fare offerte e beneficiare tutti, dando loro un ambiente puro e tutte le altre purezze. 

La visualizzazione di un mandala e di tutte le figure in esso

Il mandala è il palazzo che visualizziamo in cui ci troviamo e l'ambiente puro intorno ad esso. Questa intera visualizzazione è la base per l'imputazione dell’"io", non solo la figura centrale o, se è una coppia, non solo la figura principale della coppia. Siamo entrambi i membri della coppia e siamo anche tutte le altre figure, così come il palazzo del mandala in cui tutti si trovano. 

Se ci pensiamo, ovviamente, a livello di base, non siamo solo un sistema digestivo o respiratorio: siamo composti da molte parti diverse e sistemi interagenti. Tutte le figure nel mandala rappresentano i vari elementi e aggregati del corpo, gli oggetti sensoriali che percepiamo, il movimento delle nostre braccia e gambe - tutto questo. Le parti dell'edificio, le quattro porte per esempio, rappresentano i quattro piazzamenti ravvicinati della consapevolezza, i cinque strati delle pareti sono i cinque tipi di consapevolezza profonda e così via. Tutto rappresenta qualcosa. Così funziona l'infografica.

Quando facciamo queste visualizzazioni immaginiamo che l’"io" sia un fenomeno di imputazione sulla base del tutto. In caso contrario, rischiamo di fare uno strano viaggio mentale e di immaginare un solido "io" essere una sola divinità della coppia, ma allora chi è l’altro? Se siamo entrambi membri della coppia, allora qual è il punto di vista quando ci visualizziamo? Guardiamo dal punto di vista della figura principale e possiamo vedere solo davanti a noi, o guardiamo nella direzione opposta dal punto di vista del partner? E se avessimo quattro volti, uno in ogni direzione? Non è così. La visualizzazione non consiste nel vedere con gli occhi, ma piuttosto con la mente. È un'incredibile apertura della mente immaginare si essere tutto.

Ad esempio, come siamo consapevoli dell'aspetto dei nostri volti e da quale punto di vista? È da dentro le nostre teste, o guardando in uno specchio, o il punto di vista di qualcuno di fronte che ci guarda? Può iniziare a diventare piuttosto strano quando pensiamo a come visualizzare il nostro volto. Immaginate di averne tre o quattro! Ma ci sono metodi per imparare a fare tutto questo.

Per esempio, possiamo mettere la mano sul viso e toglierla. Possiamo sentire un volto? Sì, possiamo esserne consapevoli. Quindi, metti la mano sulla testa. Possiamo essere consapevoli? Sì e possiamo immaginare che un volto è lì e lo stesso vale per la parte posteriore della testa. Possiamo anche mettere la mano sulla testa e poi toglierla. Possiamo essere consapevoli della parte superiore della testa? Certo, possiamo. C'è Vajrasattva sulla sommità del nostro capo. Ci sono molti modi per imparare.

Possiamo essere consapevoli che siamo in una stanza con quattro pareti e che c'è un muro dietro di noi? Lo vediamo con gli occhi? No, ma siamo consapevoli che c'è un muro dietro di noi? Sì, possiamo esserne consapevoli. È così che lavoriamo con le visualizzazioni. Si tratta di esercitare l'immaginazione, e questo è ciò che avviene nel tantra dove l’"io," con il quale manteniamo il cosiddetto “orgoglio divino”, è il fenomeno d’imputazione dell’intera visualizzazione.

Immaginiamo anche che ora, come Buddha, abbiamo tutto questo in mente ed emaniamo luci, nettari e dei piccoli buddha beneficiando gli altri, facendo offerte e costruendo più forza positiva. Le visualizzazioni sono vaste.  

Il tantra tesse il Dharma in un tutto

Quello di cui abbiamo discusso finora è qualcosa di vasto e profondo a cui pensare, prendetevi un momento per assimilarlo. Abbiamo trattato molti argomenti e non è facile, e forse nemmeno possibile, assimilare e ricordare tutto. Tuttavia, uno dei punti principali penso sia come il tantra tesse insieme tutti i punti del sutra. È un modo per mettere tutto insieme e lavorarvi. Qual è la conclusione? Non possiamo farlo in modo efficace se non ci siamo impegnati molto negli insegnamenti dei sutra, le pratiche preparatorie condivise da sutra e tantra. 

Senza questo stiamo solo viaggiando con la fantasia. Come ho spiegato, dobbiamo avere tutti i pezzi del puzzle che poi possiamo tessere insieme sul telaio del tantra. Fino ad allora, possiamo usare tutto ciò che è facilmente utilizzabile dalle pratiche tantriche come la recitazione dei mantra, l’avere un'immagine di sé un po' più positiva e immaginare una figura di Buddha di fronte a noi e trarne ispirazione. Possiamo concentrarci sulle buone qualità di un maestro spirituale che ha effettivamente queste buone qualità e apprezzarne la gentilezza nell'insegnarci la via. A nostra volta, possiamo aiutarlo in qualsiasi modo possibile per consentire a lei o lui di aiutare meglio gli altri. Questo eleva, ispira e costruisce più forza positiva. Come comunità, possiamo costruire più forza positiva aiutandoci a vicenda ed essendo gentili gli uni verso gli altri.

In breve, non minimizzare quanto sia sofisticato e avanzato il tantra ma rispettalo. Per praticarlo in modo efficace è importante avere rispetto per esso, per capire come funziona effettivamente e ciò che lo rende così profondo. Allora, possiamo avere rispetto per noi che lo pratichiamo: il tantra non è magia o un viaggio esotico ma piuttosto un sistema incredibilmente sofisticato.  

Riconoscere gli aspetti fondamentali della pratica

Attenzione al fascino dei dettagli che possono essere seducenti e farci focalizzare su di loro, come i gioielli che Avalokiteshvara indossa e cose del genere, facendoci interessare solo ai dettagli e perdendo il quadro generale della visualizzazione. Serkong Rinpoce era solito sottolinearlo con una domanda ridicola di un occidentale "Dorje Palmo ha l’ombelico?". Andiamo, non è questo il punto della pratica. Con i mandala e le forme di Buddha, specialmente quando entriamo in qualcosa di così complicato e incredibilmente bello, elaborato, affascinante e intricato come il Kalachakra, possiamo essere completamente sviati nel preoccuparci di tutti i piccoli dettagli. 

Come disse Tsongkhapa, si abbia un quadro generale del mandala quando si medita, non importa se non sarà chiaro e non ci sono tutti i dettagli. Quando la nostra concentrazione migliorerà, la visualizzazione sarà sempre meno approssimativa. Il punto importante è allontanarsi dalle apparenze ordinarie, dal crearle e dall’afferrarsi ad esse come auto-stabilite e veramente esistenti come ci appaiono. Distoglietevi da esse, comprendendo che il mandala non è affatto auto-stabilito. Si abbia qualcosa di puro come oggetto di concentrazione, anche se sono solo luci.

Concentratevi su qualcosa di puro e non sulle apparenze ordinarie create, mantienete ciò che è noto come l’"orgoglio divino": ciò significa impostare l'intera visualizzazione come base per l'imputazione dell’"io"; tuttavia, essere in grado di farlo correttamente implica comprendere cosa significa. Non è una posizione assolutista né nichilista; convenzionalmente c'è l’"io", ma non un "io" che è trovabile, stabilito indipendentemente dal semplice essere ciò a cui si riferiscono la parola e il concetto "io". Questo è l'unico modo per stabilire che esiste una cosa come l’"io" e che funziona. Non possiamo stabilirlo dal lato di qualcosa trovabile in ciascuna delle immagini della nostra vita, per esempio. Tuttavia, possiamo identificarle correttamente come immagini di "me", e questo potrebbe essere confermato da coloro che ci hanno conosciuto per tutta la vita. Queste non sono foto di nessuno. 

Allo stesso modo, anche la forma della divinità che non abbiamo ancora raggiunto ma che rappresentiamo con la nostra visualizzazione, è una base valida per l'imputazione dell’"io" e per mantenere validamente questo orgoglio divino. È una rappresentazione dello stato illuminato che vogliamo raggiungere, che non è ancora successo ma che può accadere sulla base dei nostri fattori della natura di Buddha e di bodhicitta. Ricordate, stiamo visualizzando noi stessi in questo modo per soddisfare gli obiettivi degli altri, queste sono forme che beneficeranno anche gli altri se si visualizzano come loro e le praticano. 

È abbastanza difficile fare tutto questo. Come ho sottolineato prima, non rimanete bloccati su tutti i dettagli della visualizzazione altrimenti diventeranno ostacoli. Per esempio, se non possiamo visualizzare tutte le figure sull'albero del guru poi ci scoraggiamo e non facciamo nemmeno le nostre prostrazioni o qualsiasi altra cosa perché siamo troppo attaccati alle figure sull'albero. Basta mettere qualcosa lì per rappresentare gli oggetti di rifugio, generare lo stato mentale del prendere rifugio e poi fare prostrazioni. In breve, riconoscete sempre gli aspetti fondamentali della pratica. Concentratevi su questo e il resto verrà con la pratica e la familiarità.

Assimiliamo questo. L’aspetto più importante di quanto detto è che tutto si incastra nel tantra e più pezzi riusciamo ad assemblare, più diventa profondo.

[Pausa per la contemplazione]

La pratica quotidiana si sviluppa nel corso della vita

La pratica del tantra è complessa, ci sono numerosi strati e livelli ma poi, quando ci impegniamo in una pratica quotidiana per il resto della nostra vita, allora in realtà non è così male, non diventa noiosa. Nel corso di una vita di pratica, con maggiore familiarità sempre più cose possono essere aggiunte arricchendola. Può sempre essere nuova e fresca se continuiamo a lavorare con il materiale dei sutra, con bodhicitta, vacuità e i sei atteggiamenti di vasta portata, che sono le sei braccia di alcuni Buddha. 

Ci vorrà più di una vita per essere in grado di padroneggiare tutto ciò, non scoraggiatevi. È il samsara e ha alti e bassi, a volte la meditazione va bene a volte è orribile; a volte abbiamo tonnellate di pensieri, a volte meno. Semplicemente perseverate. Non importa, fatelo e basta. Ci vuole disciplina, autodisciplina, pazienza, generosità nel dedicare il nostro tempo alla pratica, concentrazione e consapevolezza discriminante per avere una certa comprensione di ciò che stiamo facendo. Queste sono le sei paramita, o perfezioni. Si integra tutto questo e quindi abbiamo il tantra.

Domande e risposte

Può dire qualcosa sulla psicologia delle forme irate? Per esempio, può dire qualcosa sull'apprezzare un insegnante irascibile?

Prima di tutto, ancora una volta, dobbiamo guardare la traduzione e la connotazione della parola. "Irato" significa essere veramente arrabbiato e disturbato e non credo sia questa l'intenzione. Preferisco tradurre il termine come "energico". Quando ci visualizziamo come una di queste figure energiche stiamo dicendo "Smetti di comportarti come un bambino! Datti una regolata! Smetti di essere così egoista!" Questo è essere energici con noi stessi. Calpestiamo tutte queste figure che rappresentano le nostre emozioni disturbanti "Calpestale!". C'è questo aspetto energico che dice, “Finiscila con le fesserie! Svegliati. Apri gli occhi!”

Essere energico quando necessario è una delle attività del Buddha ed esercita un'influenza illuminante. Quando le cose sono davvero difficili, dobbiamo essere energici e forti, questa non è rabbia o ira. Conoscere le connotazioni delle parole è molto utile.

Per quanto riguarda un esempio di un maestro energico, Naropa affermò che l’essere stato colpito dal suo maestro Tilopa fu l'insegnamento più incredibile e compassionevole mai ricevuto. Un altro esempio è il mio maestro Serkong Rinpoce: sono stato con lui servendolo come traduttore e organizzando tutti i suoi viaggi per nove anni; durante quel periodo mi ha ringraziato solo due volte. Per tutto quel tempo, il suo nome preferito per me era "idiota" e senza pietà sottolineava ogni volta che mi comportavo da idiota - abbastanza frequentemente. Ma gli avevo dato il permesso in anticipo di farlo, dicendogli di trasformare un asino come me in un essere umano, usando la formula classica per tale richiesta. Tale richiesta si fa solo con la comprensione che non ci arrabbieremo mai con lui o lei.

È stato molto energico con me, ma anche incredibilmente gentile ad educarmi nel modo classico: sono andato da lui come un giovane arrogante che non sapeva come andare d'accordo con gli altri, ero stato uno dei migliori studenti in una delle migliori università in America, Harvard. Per temperare il mio orgoglio, fu molto utile che lui sottolineasse che ero un idiota e probabilmente lo sono ancora. Lodarmi tutto il tempo non mi avrebbe aiutato affatto e avrebbe peggiorato le cose. Per quanto riguarda ringraziarmi tutto il tempo, non lo stavo aiutando per essere ringraziato, per ottenere una pacca sulla testa e scodinzolare. Lo facevo per aiutarlo ad aiutare gli altri, punto. 

Essere energico con me è stato molto efficace per me, ma lui non era così con tutti. Non vogliamo essere energici con le persone che hanno una bassa autostima e sottolineare che si comportano come degli idioti, anche se lo sono; vogliamo aiutarli ad aumentare la fiducia in loro stessi. Tuttavia se qualcuno è arrogante potremmo sgonfiare il suo orgoglio; i maestri veramente qualificati sono in grado di farlo, ma non coloro che sono chiamati "maestri" ma che hanno ancora molte emozioni disturbanti. Quando maestri qualificati sono con varie persone – e l’essere un traduttore offre la possibilità di vedere come sono totalmente diversi con ogni persona - seguono l'esempio del Buddha utilizzando mezzi abili progettati individualmente per ogni persona che viene. 

Tuttavia, prima di affidarci a un maestro spirituale, dobbiamo controllare molto bene la persona perché ci sono molti che abusano del loro ruolo, che non sono qualificati e fingono di esserlo. Questo è il motivo per cui dobbiamo prima esaminare la persona e non limitarci a pensare che siano dei buddha e qualsiasi cosa facciano è illuminata o "saggezza folle." Non è una scusa.

C'è un esempio famoso, alla conferenza sui maestri occidentali di Sua Santità il Dalai Lama molti anni fa, quando emersero pubblicamente per la prima volta degli scandali di abusi sessuali da parte degli insegnanti. Una delle persone presenti suggerì, perdonate il linguaggio, "il test della merda": se tali insegnanti sono davvero così altamente realizzati con "saggezza folle", allora dovrebbero essere in grado di trasformare feci, urina, pus, vomito e sangue in nettare. Date loro un piatto di quello e vedete se possono mangiarlo. Altrimenti sono offensivi. Sua Santità era molto divertito.

Ha parlato di come ci si potrebbe perdere nel fascino di tutti i dettagli. Ho avuto la reazione esattamente opposta quando sono stato introdotto a Vajrasattva con tutti i dettagli, i lunghi mantra, i colori e le prostrazioni e mi sono davvero tirato indietro. Mi sembrava troppo. Cercavo di svuotarmi di queste cose e di non prenderle nella mia vita. Parte di questa reazione è ancora con me. Ho ricevuto varie iniziazioni, ma non sono mai stato in grado di praticare veramente gli yidam. Poi, in un momento particolare, sono arrivato a una pratica di rifugio interiore, nella quiete del corpo, nel silenzio della parola e nella spaziosità della mente. In questo, sentivo che potevo fare un po' della pratica del realizzare la natura di Buddha in me, ricordandomi di questo rifugio interiore invece di tutti i dettagli. Cosa ne pensa?

Sì, si può provare fascino o orrore per tutti i dettagli. Ecco perché dicevo che trovo molto utile il consiglio di Tsongkhapa di concentrarsi su qualcosa di molto generale, una luce bianca o qualcosa del genere. Non deve essere con dettagli, l'essenza di Vajrasattva non è i suoi gioielli ma lo stato mentale delle quattro forze opponenti: riconoscere l'errore di ciò che abbiamo commesso, rammaricarsi, cercare di non ripeterlo, ecc. Questo è la pratica di Vajrasattva.

Non vogliamo essere ossessionati dal fascino o dall'orrore dei dettagli. Poiché la vita è complessa le pratiche sono complesse per permetterci di affrontare la complessità. Non tutto è semplice, nella vita succedono tante cose e ognuno ha i suoi problemi. Vogliamo essere in grado di aiutare tutti, il che è incredibilmente complicato. 

Questo non significa che ci buttiamo in tutto questo tutto in una volta, è importante avere una mente calma, la spaziosità e la capacità di riconoscere quella spaziosità. Tuttavia, solo la spaziosità non è sufficiente: emergeranno ancora emozioni e pensieri disturbanti. Solo l’essere calmi non impedirà loro di ripetersi ma lo farà la comprensione della vacuità e del fatto che il modo in cui immaginiamo esistano le cose non corrisponde alla realtà. Non è che intrinsecamente siamo una persona terribile o siamo intrinsecamente questo o quello. Tutto questo deve essere chiarito con una comprensione corretta e poi la spaziosità che ne deriva ci permetterà di sviluppare pienamente tutte le nostre buone qualità, anche con la complessa pratica del tantra. 

Ancora una volta, non ci si concentri sui dettagli anche se ci sono. La vita è complicata. Man mano che cresciamo, siamo in grado di affrontare sempre più complessità nella vita. I bambini si occupano di fiabe e cose molto semplici, non devono gestire una grande azienda o mantenere una famiglia. Semplicemente giocano alla famiglia. Poi, gradualmente, hanno sempre più responsabilità e dettagli.

Penso che sia buono e utile l'approccio che stai adottando, ma puoi andare oltre: cerca di non essere inorridito dai dettagli, sono lì ma non sono l'essenza.

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