Perché solo alcuni hanno sviluppato bodhicitta per la prima volta

I fattori della natura del Buddha

Abbiamo un’inconsapevolezza senza inizio, le due oscurazioni, una natura di Buddha senza inizio e le due reti. A livello di base, poiché stiamo costruendo una forza positiva con l’inconsapevolezza, l’ingenuità e così via, diventa semplicemente una rete di costruzione del samsara. Affinché queste diventino reti di costruzione pura, un essere limitato deve sviluppare la rinuncia, o rinuncia e bodhicitta per la prima volta e poi svilupparle ulteriormente. Ora, a differenza di diventare madre, sviluppare rinuncia e bodhicitta non può avvenire naturalmente senza l’ispirazione e gli insegnamenti di un Buddha e senza sforzo individuale.

Parte della nostra natura di Buddha, un altro aspetto di essa, è la capacità dei nostri continua mentali di essere ispirati. Si riferisce a un insieme di fattori che si trasformeranno nei vari corpi del Buddha o consentiranno che tale trasformazione avvenga. Conoscete i corpi di un Buddha? I corpi della forma, il nirmanakaya, il sambhogakaya, il dharmakaya, ecc. Uno dei fattori che consentiranno tale trasformazione è il fatto che, a differenza di una roccia, possiamo essere ispirati, elevati. La parola ispirazione (byin-gyis rlabs) viene spesso tradotta come benedizione ma penso che sia un modo totalmente fuorviante di tradurla. Non ha nulla a che fare con l’essere benedetti dall’alto e così via, invece ci si può elevare con l’ispirazione di un Buddha o di un insegnante o, nei nostri termini occidentali, con un tramonto.

Se abbiamo questo come parte della nostra natura di Buddha abbiamo anche i fattori mentali senza inizio che consentiranno lo sforzo: la concentrazione, tutti i fattori mentali che fanno parte degli aggregati, ma sono di nuovo oscurati e limitati dall’inconsapevolezza senza inizio e dall’afferrarsi all’esistenza veramente stabilita. Abbiamo i fattori che ci consentiranno di diventare un Buddha e quelli che impediscono loro di funzionare pienamente. Questa è la dinamica a ci troviamo di fronte e che descrive il samsara, con i suoi alti e bassi, la dialettica tra questi due.

Le implicazioni del fatto che il tempo non ha inizio in termini di sviluppo dei fattori della natura di Buddha

Il fattore importante, piuttosto difficile per noi occidentali, è l’assenza, la mancanza di inizio. Se ci fosse un inizio in cui tutti gli esseri limitati fossero uguali nell’avere le stesse forze di inconsapevolezza e di afferrarsi alla vera esistenza, allora sarebbe difficile spiegare le differenze nel modo in cui questo numero finito di esseri limitati si sviluppa spiritualmente. Se tutti noi iniziassimo dallo stesso punto e avessimo un tempo infinito, come spieghiamo le differenze? Questo è uno dei tanti problemi con l’affermare un inizio. Ma non banalizziamo la forza del nostro modo abituale di pensare in termini di inizio: lo sostiene la scienza con il big bang, le nostre religioni occidentali con la creazione. Quindi è molto profondamente radicato nel nostro modo di pensare.

Se ci fosse stato un inizio e tutti fossero partiti uguali, perché alcuni esseri limitati avrebbero sviluppato rinuncia e bodhicitta per la prima volta raggiugendo la liberazione e l’illuminazione mentre altri no? L’inconsapevolezza o l’ignoranza impediscono la liberazione e l’illuminazione; la forza opposta è la corretta consapevolezza discriminante della vacuità che però, da sola, non è sufficiente. Una corretta cognizione concettuale della vacuità senza il supporto della forza di rinuncia o bodhicitta, ci renderà solo molto intelligenti nel samsara. Senza rinuncia e bodhicitta è impossibile avere una cognizione non concettuale della vacuità ma solo una concettuale.

Non è facile da capire cosa significa cognizione concettuale e non concettuale? Per inciso, concettuale significa che stai pensando in termini di una categoria, vacuità, e abbiamo qualcosa che la rappresenta quando ci concentriamo su di essa o ci pensiamo. Pensa a un cane. Ora, tutti hanno senza dubbio un’immagine diversa nella loro mente di come appare un cane. Quando pensiamo a un cane, c’è il suono della parola “cane” o abbiamo un’immagine mentale di un cane, ma stiamo pensando in termini della categoria cane. Concettuale non deve essere verbale e nemmeno un ragionamento. Quindi, quando ci concentriamo concettualmente sulla vacuità, abbiamo la categoria vacuità, sappiamo cosa significa e abbiamo qualcosa che la rappresenta, come lo spazio vuoto. Possiamo concentrarci sulla vacuità effettiva, ma è attraverso il velo, la categoria, un’immagine mentale, e poi la vacuità stessa. Questo è concettuale.

Non concettuale: senza categoria e immagine mentale. Potremmo dargli un nome, però, e sappiamo di cosa si tratta. Questa è la cosa difficile da capire con il non concettuale: ha ancora comprensione. Ma non entreremo in questo. È molto importante capire la differenza tra concettuale e non concettuale. Vediamo un cane, sappiamo che è un cane, senza pensare “cane” e, naturalmente, possiamo vederlo senza dire “cane” nella nostra mente, ma non stiamo parlando di quel livello semplicistico. 

Quindi, la corretta comprensione della vacuità deve essere sostenuta dalla forza della bodhicitta affinché si opponga a questi fattori che impediscono la liberazione e l’illuminazione. Penso sia complesso capire le implicazioni del punto successivo. Poiché non c’è un inizio e ogni essere limitato è un individuo con diverse forze di inconsapevolezza e afferrarsi alla vera esistenza, è sempre stato diverso. Nessun inizio: è sempre stato diverso, diverse forze di queste due reti, queste reti che costruiscono il samsara, diverse forze di conseguenze karmiche e le tendenze delle emozioni disturbanti e così via. Le conseguenze del karma, le tendenze karmiche, ecc. e le diverse tendenze delle emozioni disturbanti, la tendenza ad arrabbiarsi, la tendenza ad avere attaccamento. Questo è sempre stato diverso in tutti. E diverse forze dei fattori mentali che consentono la crescita spirituale; ci sono sempre stati livelli diversi in ognuno di noi: di concentrazione, consapevolezza discriminante, intelligenza, ecc. È difficile concepire che sia sempre stato diverso. Non c’è un inizio zero, uno o altro. Ma a causa di queste differenze, occasionalmente alcuni esseri limitati possono sviluppare rinuncia e bodhicitta.

Essere limitato (sems-can) – di solito è tradotto come essere senziente. Buddha non è un essere senziente. Limitato significa con un hardware limitato, una mente limitata – non in termini di storpio, ma non onnisciente – e un corpo limitato. Se avessi il cervello di un lombrico, cosa saresti in grado di fare? Il tuo hardware sarebbe limitato. Puoi fare davvero poco se hai un cervello di pollo come hardware e non hai nemmeno le mani. È molto interessante pensare in termini di hardware del computer. Un Buddha non è un essere senziente ecco perché senziente, almeno in italiano, è un po’ fuorviante. Non stiamo parlando nemmeno di piante. Deve essere un essere che ha intenzione e sperimenterà le conseguenze di ciò che fa in base all’intenzione, quindi non una pianta e nemmeno una roccia.

Non c’è un inizio, quindi tutti questi fattori sono sempre stati diversi. Pensateci, non è davvero facile da assimilare e ogni volta che ci viene il dubbio è perché siamo ancora abituati a pensare a un inizio, a un punto di partenza. 

Quindi, per via di queste differenze solo alcuni di noi hanno sviluppato bodhicitta - parliamo solo di bodhicitta. Ma perché ciò accada è necessario un grande accumulo di forza positiva che costruisce il samsara prima che quella rete sia abbastanza forte da maturare in noi che incontriamo un Buddha, riceviamo insegnamenti, li seguiamo e sviluppiamo rinuncia e bodhicitta per la prima volta, e poi i tre miliardi di innumerevoli eoni di ulteriore forza positiva.

Shantideva lo dice molto bene e sostiene che è estremamente raro anche sviluppare un pensiero positivo senza l’influenza di un’emozione disturbante:

(I.5) Proprio come un lampo in una notte buia e nuvolosa, per un istante, illumina intensamente tutto, così in questo mondo, attraverso la potenza dei Buddha, un atteggiamento positivo appare raramente e brevemente.
(I.6) Quindi, il comportamento costruttivo è costantemente debole, mentre le forze negative sono estremamente forti e insopportabili. A parte un obiettivo di bodhicitta completo, può qualcosa di costruttivo oscurarlo?

È esattamente ciò di cui abbiamo parlato. Sono strofe dense di significati.

Abbiamo tutti già raggiunto l’illuminazione, ma non ce ne rendiamo conto?

Ora sorge il dubbio che forse tutti hanno già raggiunto l’illuminazione ma non ce ne rendiamo conto, proprio come non riconosciamo che tutti siano stati nostre madri nonostante il fatto che sia effettivamente così. Non è la stessa cosa? Qual è la differenza?

Riconosco molto chiaramente di provare emozioni disturbanti, quindi c’è una differenza tra non riconoscere le madri e non riconoscere l’illuminazione.

A causa delle nostre emozioni disturbanti? Beh, non credo che questo lo spiegherebbe. Comunque, non abbiamo davvero molto tempo, quindi lasciatemi rispondere. Potrebbero esserci altre risposte. La tua risposta potrebbe essere corretta, ma ho dei dubbi al riguardo. Per semplificare troppo, forse non è questo che intendi, ma per semplificare troppo, quello che dici è che siamo troppo stupidi per riconoscerlo, ma non credo che questo in realtà risponderà alla nostra domanda. Ma come ho detto, forse non è questo che intendevi.

Deve esserci una differenza. Nel caso in cui tutti gli esseri limitati siano stati mia madre, eccetto mia madre in questa vita mentre è ancora in vita, lo stato di essere mia madre di tutti gli altri esseri limitati non sta più accadendo ora. Giusto? Ma nel caso di qualcuno che è illuminato, il suo stato di essere illuminato continua ad accadere nel presente una volta che è stato raggiunto. Pertanto, se per la ragione del tempo senza inizio, tutti dovessero aver già raggiunto l’illuminazione, allora lo stato di essere illuminato di tutti starebbe ancora accadendo nel presente, incluso il mio. Ma questo è contraddetto dalla cognizione valida almeno del mio modo di agire, parlare e pensare: io non sono illuminato.

Quindi non è come se tutti fossero stati mia madre ma io non li riconosco perché non lo sono in questa vita; non è che tutti abbiano già raggiunto l’illuminazione ma io non li riconosco come tali perché non sono illuminati in questa vita. Mi seguite? Il motivo per cui non riconosco che tutti siano stati mia madre è perché non sono mia madre in questa vita. Mentre nel caso di qualcuno che diventa illuminato, è comunque illuminato in questa vita. Quindi, che io riesca a vederlo o no, avere emozioni disturbanti è secondario. Il punto è che sono ancora illuminati in questa vita, quindi dovrebbe essere possibile vederlo.

La risposta che siamo afflitti, come ho detto, è semplicistica. Essere troppo stupidi sarebbe una ragione per cui non riconosceremmo nessuno di questi due, qualcuno che è stata mia madre o qualcuno che è illuminato. Quindi non spiega la differenza. Ecco perché la logica buddista è molto importante e utile per chiarire la nostra comprensione. L’intero scopo del dibattito consiste nell’eliminare tutti i dubbi in modo che, quando mediti, sei in grado di concentrarti univocamente senza dubbi o incertezze. Questo è lo scopo del dibattito e non trovare la risposta giusta. L’esercizio consiste nell’avere una posizione ed essere in grado di difenderla quando l’altra persona ne sottolinea contraddizioni o debolezze, perché nella tua meditazione analitica non saresti mai così critico come lo sarebbe qualcun altro. Il dibattito non è un esercizio intellettuale ma ci aiuta nella meditazione.

Le leggi della probabilità e il ruolo della forza positiva e della preghiera

Quindi ora possiamo porci la domanda: come è possibile che alcuni, ma non tutti gli esseri limitati, abbiano accumulato sufficiente forza positiva samsarica per aver incontrato un Buddha, ricevuto insegnamenti, seguito questi e sviluppato rinuncia e bodhicitta per la prima volta? Come ci sono riusciti? Come è successo? Quale ruolo hanno avuto la scelta e il processo decisionale in questo?

Analizziamolo. Nel caso di diventare mia madre, non è richiesta una forza positiva perché ciò accada, e non è coinvolta nessuna decisione o scelta. Capita semplicemente che qualcuno diventi nostra madre perché, nel corso di un tempo infinito, tutti avranno interagito tra loro. Questo perché tutti gli esseri sono uguali nel senso che si impegnano in attività samsariche e rinascono. Non è che tutti siano semplicemente fermi in una posizione per sempre. Tutto cambia continuamente.

La logica buddhista si serve di esempi. L’esempio è che, dato un tempo infinito, tutte le particelle di polvere in una stanza si scontreranno tra loro perché sono tutte ugualmente in movimento. Analogamente, se non c’è un inizio alla rinascita, tutti a un certo punto sono stati nostra madre. Questa è un’altra dimostrazione. Dati il non esserci un inizio e il fatto che tutti sono sempre rinati, come particelle di polvere che si scontrano, tutti si saranno incontrati, saranno stati mia madre, saranno stati mio padre, saranno stati mio figlio, mio nemico e così via, come le particelle di polvere che si scontrano in una stanza.

Quindi ora sorge un altro dubbio: ma che dire dell’incontrare i guru in tutte le mie vite? Qual è la differenza? Per incontrare il Dharma e studiare con i maestri spirituali in tutte le nostre vite, dobbiamo aver offerto preghiere e dedicato la nostra forza positiva affinché ciò accada. È un altro pezzo del puzzle. Nessuno normalmente offrirebbe preghiere e dedicherebbe forza positiva per nascere come figlio di una persona specifica in tutte le sue vite. Questa è la differenza. 

Ora consideriamo la nostra formazione scientifica e applichiamo le leggi della probabilità. Queste portano alla conclusione che tutti sono stati mia madre in qualche momento, come le leggi della probabilità prevedono che tutte le particelle di polvere in una stanza alla fine si scontreranno tra loro dato un tempo sufficiente. Ma le leggi della probabilità non portano alla conclusione che tutti hanno incontrato un Buddha in qualche momento. Perché? Vedete quanto è importante porsi delle domande. È solo una questione di probabilità che a un certo punto incontreremo un Buddha? Se lo fosse, allora dovrebbe essere già successo. Perché non è così? Perché è necessario un accumulo di forza positiva per incontrare un Buddha, ricevere insegnamenti e così via. Non abbiamo dovuto accumulare forza positiva perché qualcuno fosse nostra madre. E ancora, se ci fosse un inizio in cui la rete di forza positiva di tutti fosse uguale, allora lo stesso ragionamento che ha dimostrato che tutti sono stati nostra madre dimostrerebbe che tutti hanno sviluppato la bodhicitta e sono diventati un Buddha. 

Quindi applichiamo l’argomento prasanga qui osservando l’opposto. Se una persona avesse incontrato un Buddha e così via, tutti lo avrebbero incontrato, altrimenti, se una persona non avesse incontrato un Buddha, nessuno lo avrebbe mai incontrato, compresi i discepoli personali di Shakyamuni. Quindi le leggi della probabilità non si applicano. Questa è una cosa difficile da accettare. Dovete continuamente venire fuori con dei dubbi e dire “Ma allora...”.

Cosa impedisce o blocca l’incontro con un Buddha?

Ciò che impedisce l’incontro con un Buddha è non avere abbastanza forza positiva ed è questo ciò a cui porta tutta la mia presentazione. Per accumulare forza positiva dobbiamo essere in grado di fare una scelta. Quando abbiamo voglia di agire in modo distruttivo, urlare a qualcuno, e quando vogliamo astenerci dal farlo, come avviene la decisione di scegliere una cosa e non l’altra? Tutto porta a come prendi la decisione tra urlare o non urlare a qualcuno? Hai una scelta? Come ho detto all’inizio, questo è materiale da analizzare, su cui lavorare e discutere insieme in seguito. Richiede una lunga analisi perché è una domanda molto complessa. 

Quindi, poiché non c’è stato un inizio, la rete di forza positiva di ognuno è sempre stata di diversa intensità, sempre. Quindi la forza positiva è sempre stata diversa in ognuno, il suo valore, il suo livello. Per questo motivo, solo alcuni esseri limitati hanno accumulato sufficiente forza positiva per aver incontrato un Buddha. Non tutti. Dobbiamo aver ottenuto una preziosa rinascita umana per accumulare più forza positiva. Tuttavia, hai bisogno della forza positiva per ottenere una preziosa rinascita umana, quindi è difficile. Come spiegano tutti i testi del lam-rim, se abbiamo accumulato abbastanza forza positiva per aver ottenuto una preziosa rinascita umana completamente dotata, allora abbiamo la base di lavoro per sviluppare rinuncia e bodhicitta per la prima volta e continuare a diventare illuminati. Quindi ciò ci porta alla preziosa rinascita umana. Come la otteniamo?

Riepilogo dei punti precedenti

In cosa siamo tutti uguali? Abbiamo due serie di fattori opposti sempre in tensione: i fattori della natura di Buddha senza inizio che ci permetteranno di diventare un Buddha, ma anche un’inconsapevolezza senza inizio e un afferrarsi alla vera esistenza che lo impediscono, così come tutti gli altri fattori mentali inclusi nei cinque aggregati di ogni vita. Questi saranno i nostri materiali di lavoro. Saranno sempre forze diverse, ma questi sono i nostri materiali di lavoro. 

Quindi devi conoscere i cinquantuno fattori mentali, quelli neutri: impulso, intenzione, concentrazione, consapevolezza discriminante, interesse, che possono essere usati in entrambe le direzioni, positiva o negativa. Ce ne sono di positivi, di costruttivi, come un atteggiamento premuroso che tiene conto della cura dei giovani; istinto di sopravvivenza, prendersi cura di noi stessi (quindi verso se stessi e verso gli altri). Questo è istintivo, fa parte dell’hardware. Poi abbiamo anche emozioni e atteggiamenti disturbanti come rabbia, avidità, attaccamento. Puoi vederli in un cane. Quindi di nuovo molto importante, non è che tutti questi siano iniziati partendo da zero all’inizio. Non c’è stato alcun inizio, quindi la forza di ognuno di questi è sempre stata diversa in ogni essere. Poi abbiamo i fattori che ci permetteranno di diventare un Buddha, i fattori che lo ostacolano e tutti gli strumenti e i materiali di lavoro che potrebbero funzionare in entrambe le direzioni, e sono tutti sempre a diversi livelli (di forza).

Quindi ora la vera domanda è come superare tutti questi fattori che ci tengono in un samsara infinito, una rinascita incontrollabile e ricorrente e sono la base per sempre più sofferenza e più problemi incontrollabilmente ricorrenti. Quali sono i problemi principali? I primi due tipi di sofferenza. A causa della forza negativa siamo infelici, per la forza positiva siamo felici, ma quella felicità è la solita felicità che non e non soddisfa mai, ecc. e, se ne abbiamo troppa, come mangiare troppo del nostro cibo preferito, si trasforma in infelicità. Questo è il samsara. Alti e bassi - a volte felici, a volte infelici - non sai mai cosa verrà dopo, ed è totalmente insicuro. Questo è ciò che vogliamo superare e avere il meccanismo, il tipo di rinascita, che sosterrà gli alti e bassi - felici, infelici, felici, infelici - indipendentemente da cos’altro ci sta accadendo. È importante capirlo altrimenti è molto difficile sviluppare la rinuncia. Non banalizziamola, non è la rinuncia al mangiare cioccolato.

Di cosa abbiamo bisogno per poter prendere la decisione di impegnarci per raggiungere l’illuminazione?

Quando ci troviamo di fronte alla scelta se impegnarci o meno a sviluppare bodhicitta per la prima volta (quindi abbiamo una scelta), come avviene il processo decisionale se non è né libero arbitrio né determinismo?

Ora usiamo il metodo scientifico per analizzare. Nei miei primissimi studi, ho studiato chimica organica in cui si parla del composto che vuoi creare. Quindi cosa c’è prima di quello, che devi creare, da cui potrebbe derivare? Cosa c’è prima di quello? Cosa c’è prima di quello, prima di quello, prima di quello - per arrivare ai mattoni più basilari. Quindi applichi lo stesso metodo di analisi qui.

Di cosa abbiamo bisogno per essere nella posizione di decidere se volere o meno l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri? Ciò che viene immediatamente prima è la ferma convinzione nell’esistenza delle qualità di un Buddha, la nostra capacità di ottenerle, l’aspirazione a ottenerle noi stessi, e che possiamo ottenerle. Perché puntare a qualcosa che è impossibile o che non esiste nemmeno? Devi essere sicuro che esista davvero, che sia possibile.

Sfortunatamente la maggior parte delle persone che seguono il Buddhismo non la pensa mai così. Non prende mai seriamente in considerazione la possibilità dell’illuminazione. Ovviamente devi sapere cos’è per poter anche solo porre seriamente la domanda: è possibile? Così spesso lavoriamo solo per... Non so per cosa. Fondamentalmente per migliorare il samsara in questa vita, per avere meno problemi, se sei onesto con te stesso. Il che va bene, gli insegnamenti buddhisti possono aiutarci a migliorare questa vita, ma non ridurre il Buddhismo solo a questo. Allora diventa solo un’altra forma di psicologia, ma è molto, molto di più.

Cosa c’è prima di sviluppare questo – credere davvero che le qualità di un Buddha siano possibili, che esistano e così via? Incontrare gli insegnamenti. Se non ne hai mai sentito parlare, come puoi porre la domanda: l’illuminazione è possibile? Non ne hai mai sentito parlare. Devi avere interesse per gli insegnamenti e devi incontrare un insegnante che ne parli, senza avere un atteggiamento antagonistico distorto nei loro confronti. Dobbiamo avere una mente aperta e interesse. (Ci sono tanti centri buddhisti disponibili ora, ma molte persone non hanno alcun interesse. Quindi non basta solo che gli insegnamenti siano disponibili.) Dobbiamo avere amore e compassione per aiutare anche gli altri e non essere solo totalmente egoisti.

Quindi di cosa abbiamo bisogno per avere questo (un passo indietro)? Come minimo una preziosa rinascita umana, in modo che gli insegnamenti e i maestri siano disponibili, siano supportati (come in questo magnifico centro qui), essere umani, non un cane o una mosca, incontrare davvero gli insegnanti e i maestri, essere ricettivi nei loro confronti e così via: l’intera lista delle qualità di una preziosa rinascita umana, e le prendiamo sul serio. Ne abbiamo bisogno.

Quali sono le cause di una preziosa rinascita umana? Stiamo mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle dal lam-rim. Di cosa hai bisogno? Di disciplina etica, la causa principale, disciplina etica e preghiera. Devi pregare e dedicare forza positiva “Possa io avere sempre una preziosa rinascita umana in tutte le mie vite fino alla liberazione e all’illuminazione” e queste devono essere aiutate dagli altri cinque atteggiamenti di vasta portata (o perfezioni, paramita): generosità, pazienza, disciplina etica, perseveranza gioiosa, stabilità mentale. A volte è tradotto come concentrazione ma stiamo parlando di stabilità, senza alti e bassi emotivi e così via, divagazioni mentali, alti e bassi noiosi; stabilità. E anche consapevolezza discriminante, a volte tradotta con saggezza che però è una traduzione troppo vaga.

Ci sono vari tipi di disciplina etica, ma la principale qui è astenersi dal comportamento distruttivo, basandosi sulla consapevolezza discriminante degli svantaggi del comportamento distruttivo e dei benefici dell’astenersi da esso. Questo è ciò che stiamo discriminando, l’uno dall'altro. Non è solo astenersi dall’agire in modo terribile perché vuoi compiacere il tuo insegnante o altro. In un certo senso è per evitare di mettersi nei guai, ma non solo in modo rigido, meccanico. Deve esserci una comprensione.

Questa è una domanda molto interessante che pongo sempre ai miei studenti: perché non rubate o non mentite? E se dite “Perché voglio essere buono. Non voglio essere cattivo”, da dove viene? Perché i tuoi genitori diranno “Cattiva ragazza”, “Cattivo ragazzo”, “Sii buono”.

Non voglio andare in prigione.

Non vuoi andare in prigione. Per la maggior parte delle persone del Dharma si riduce al fatto che semplicemente non sembra giusto. È molto interessante da analizzare. Perché non rubi? Semplicemente non sembra giusto farlo. Ma nel vero senso buddhista, dovrebbe essere con la piena comprensione che, se mento, se rubo, queste sono le conseguenze karmiche (infelicità e così via) e l’astenersi porta alla felicità, ed esserne convinti.

E cos’è la consapevolezza discriminante? Vasubandhu la definisce molto bene nell’Abhidharmakosha. Significa consapevolezza intelligente, ed è definita come il fattore mentale che discrimina in modo decisivo se qualcosa è corretto o scorretto, costruttivo o distruttivo, dannoso o benefico. Quindi aggiunge decisività, un fattore molto importante che esamineremo. Decisività nel distinguere un oggetto - distinguere utile, non utile - e potrebbe essere corretta o scorretta. Ma possiamo sviluppare tale consapevolezza discriminante solo in una preziosa rinascita umana. Tutto si riduce alla preziosa rinascita umana.

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