Sviluppare un sano interesse per gli altri

Ripasso

La preziosa vita umana e lavorare per sbarazzarsi della sofferenza

Abbiamo esaminato lo scopo iniziale e quello intermedio della progressione del lam rim, gli stadi graduali e che, prima di iniziare a smontare il falso sé, è molto importante costruire il sé convenzionale o, in altre parole, un senso del sé convenzionale, l'apprezzamento dell'esistenza del sé convenzionale. Quindi apprezziamo il fatto di essere liberi da situazioni orribili e ostacoli importanti: abbiamo molte opportunità di fare qualcosa di significativo con le nostre vite.

Uno dei presupposti di base nel Buddhismo è che tutti vogliono essere felici, nessuno vuole essere infelice. È come se le cose andassero verso la vita, verso la crescita; non vuoi peggiorare, vuoi crescere. Tutti vogliono essere felici e con l'apprezzamento della preziosa vita umana ci rendiamo conto che è possibile fare qualcosa per diventare più felici. Questo ci fa apprezzare la nostra capacità di fare qualcosa; in altre parole, prima devi preoccuparti di te stesso, prenderti sul serio. "Seriamente" significa che io esisto e voglio essere felice, non c'è niente di sbagliato in questo; mi interessa quello che provo. Questo è un sé positivo, un sano senso di sé.

Abbiamo una temporanea libertà da una sofferenza davvero orribile e se non facciamo qualcosa al riguardo, è molto probabile che sperimenteremo di nuovo terribile sofferenza, quindi vogliamo evitarlo. Anche questo è molto salutare. I bambini nel loro sviluppo devono rendersi conto che se mettono la mano nel fuoco, se finiscono nel traffico, tutto questo è pericoloso e causa loro dolore e sofferenza. Quindi, nello sviluppo di un sano senso di sé in un bambino, il bambino impara a evitare le cause della sofferenza; nello sviluppo del lam rim facciamo ciò a un livello più adulto.

Ci rendiamo conto che per liberarci della sofferenza dobbiamo liberarci della causa della sofferenza. Innanzitutto lavoriamo sull'autocontrollo per evitare comportamenti distruttivi, perché constatiamo che ciò condurrà all'infelicità; proviamo a fermare le cause della sofferenza eliminando un certo livello di inconsapevolezza, l’inconsapevolezza di causa ed effetto comportamentale. Nell'esercitare l'autocontrollo e la forza di volontà per astenersi dall'agire in modo distruttivo, si ottiene la felicità ordinaria che però non dura e non soddisfa.

Modi impossibili di esistere: il falso "io" contro l’"io" convenzionale

Comprendiamo che il problema qui consiste nel pensare in termini di questo solido "io" che avrà l’autocontrollo, controllerà l’io cattivo e così via. C'è una sorta di errore qui in termini di come concepiamo l’io che sta esercitando l'autodisciplina. L'autodisciplina, la forza di volontà, l'autocontrollo, questo genere di cose è necessario. Si basano sull’"io" convenzionale e non su qualcosa che vogliamo eliminare; vogliamo eliminare il malinteso sull'io che compie tutto questo. Per fare questo, ovviamente, dobbiamo liberarci dall'inconsapevolezza con cui siamo confusi su come io esisto, su come quell’"io" convenzionale esista realmente, confutare e sbarazzarsi di questa convinzione che l’io esista in questi modi impossibili.

Ora, la domanda diventa quali sono questi modi impossibili che stiamo proiettando; iniziamo a confutarli e vediamo che non si riferiscono a nulla di reale, passo dopo passo, diventando sempre più sottili. Tutto ciò si basa su questo sano senso del "me" convenzionale che vuole essere felice, non vuole soffrire. Quello che provo è mia responsabilità, non è la mia unica responsabilità: non è che io sono l'unico fattore causale, perché ce ne sono molti altri che influenzano ciò che provo. Tuttavia, svolgo un ruolo significativo in ciò che faccio e quindi devo in un certo senso prendere il controllo di ciò che sta succedendo – ma non in termini di questo grande controllore seduto nella mia testa – e fare qualcosa per la situazione.

Determinazione ad essere liberi

I problemi non spariranno da soli, bisogna fare qualcosa. Così,

  • Voglio liberarmi della sofferenza dell'infelicità;
  • Questa felicità ordinaria che ottengo e provo non è mai soddisfacente e non ne ho mai abbastanza, quindi mi piacerebbe davvero sbarazzarmi anche di questo tipo di situazione problematica;
  • Vorrei sbarazzarmi del ripetersi di questo, della compulsione di questi alti e bassi, la base per questo.

Abbiamo così questa forte determinazione ad essere liberi. Questo è il "me" convenzionale che vuole essere libero – forte, sano e in grado di vedere chiaramente ciò che è di grande beneficio e che ha la forza di volontà per farlo. Ma non avrà successo se proviamo a farlo come un grande viaggio dell'ego, il grande, forte sé auto-sufficientemente esistente – “Ho intenzione di liberarmi”. Questo non è lavorarci, cosa stiamo cercando di liberare? Il falso sé di cui parlavamo prima non esiste quindi, è inutile, devi liberare il sé convenzionale.

Con la forza di volontà e la determinazione del sé convenzionale ci alleniamo nell'autodisciplina etica, nei voti e così via, che strutturano il nostro comportamento; sulla base di quella disciplina, dell'attenzione e della prontezza sviluppiamo sempre più fortemente la più alta autodisciplina etica di mantenere i voti, allora abbiamo gli strumenti per essere in grado di ottenere davvero un'adeguata concentrazione superiore. Con quella maggiore concentrazione, possiamo rimanere concentrati sulla consapevolezza discriminante con la quale confutiamo qualsiasi tipo di credenza in questo modo impossibile di esistere di "me", perché vediamo che non si riferisce a nulla di reale. Questo è il significato della vacuità: l'assenza totale di un vero riferimento a questa proiezione di ciò che è impossibile.

Ora, quale altra cosa è impossibile rispetto all'io? È impossibile esistere e vivere in modo totalmente separato dagli altri. Non è solo che non esiste un "io" separato dalla base di un corpo, una mente, delle emozioni, delle sensazioni, ecc.; non c'è un "io" separato da tutti gli altri. Certo, siamo individui, quindi convenzionalmente siamo separati dagli altri; io non sono te, se tu mangi io non mi sazio. Così convenzionalmente siamo separati e individuali, ma non in modo falso per cui esistiamo totalmente senza nessuna relazione e indipendentemente da tutti gli altri.

Sviluppare amore e compassione verso noi stessi e tutti, sia emotivamente che razionalmente

Se vogliamo davvero sviluppare un sano senso del sé in termini di sano sviluppo di sé [attraverso il lam rim], allora dobbiamo preoccuparci anche di tutti gli altri – del sé convenzionale di tutti gli altri. Come possiamo sviluppare una sana preoccupazione per gli altri quando ci rendiamo conto che tutta la nostra esistenza dipende dal lavoro altrui, dal fatto che siamo cresciuti da altri, ecc.? Per questo vogliamo estendere l'intero ambito di come pensiamo, la preoccupazione positiva che abbiamo, non solo in termini di questo "io" limitato bensì di tutti. Vogliamo coltivare che, proprio come io voglio essere felice e non infelice, così anche tutti gli altri; sviluppare non solo il desiderio di essere felice e non infelice, cioè amore e compassione per me stesso, ma anche per gli altri affinché tutti possano essere felici e non soffrire – quindi amore e compassione per tutti.

È solo quando nutriamo amore e compassione per noi stessi che possiamo possibilmente averlo sinceramente per gli altri. Vogliamo estenderle partendo da noi stessi perché se pensiamo di non meritare la felicità o cose simili, perché qualcun altro dovrebbe meritare di essere felice? È molto sbilanciato, molto malsano.

Ora, per sviluppare questo amore e questa compassione ci sono due modi ed è molto importante averli entrambi.

  • Il modo emotivo di sviluppare amore e compassione,
  • Il modo razionale di svilupparli.

Si rafforzano a vicenda, averne uno solo non è abbastanza. Stiamo lavorando sullo scopo intermedio, per sbarazzarci delle emozioni inquietanti ma non siamo necessariamente andati fino allo stato di un arhat (un essere liberato) in modo da esserne completamente liberi. Nella maggior parte dei casi si progredisce cercando di sviluppare un ambito mahayana prima di quello, che non significa saltare gli scopi iniziale e intermedio ma significa non arrivare fino alla conclusione dello scopo intermedio. Questo è il modo in cui tutti i lam rim sono formulati.

Il nostro compito ora è aprirci e interessarci di tutti, non solo di noi stessi: questo è lo scopo del mahayana. È vasto, include tutti. Ciò che ora impedisce questo è che siamo attratti da alcuni, respingiamo o siamo indifferenti verso altri: queste sono le cosiddette tre “emozioni disturbanti velenose”:

  • desiderio bramoso
  • rabbia o repulsione
  • e indifferenza, ingenuità – ingenuità che esiste l'altra persona, quindi la ignoriamo.

La mancanza di inizio e fine del sé è assolutamente valida per tutti: a volte sono stati miei amici, a volte miei nemici, a volte estranei. È solo questione di tempo, questi ruoli cambiano continuamente. C’è questo metodo per sviluppare l'equanimità verso tutti in comune allo scopo intermedio e avanzato, in quanto lavora su queste emozioni disturbanti di base: attrazione, repulsione, indifferenza.

Notate che è in comune con lo scopo intermedio e basato sulle emozioni disturbanti grossolane, sul concetto di un solido "io" seduto nella mia testa e per essere felice sono attratto dagli altri. "Se riesco ad avvicinarli a me così saranno miei amici, piacerò loro e mi presteranno attenzione ecc., questo renderà felice quell’"io" solido. Se riesco ad allontanarne altri da "me", questo mi renderà felice e se ne ignoro alcuni senza dovermene occupare, allora sarò felice. Sarò più sicuro”. Tutto riguarda questo concetto di questo inutile tentativo di rassicurare questo sé, seduto dietro il pannello di controllo.

Ma tutti sono stati gentili con me in qualche momento; tutti sono stati orribili con me a volte e mi hanno fatto del male; tutti a un certo punto non hanno fatto alcunché verso di me. Quindi non c'è motivo di amare, odiare o essere indifferenti perché tutti hanno agito in questi tre modi nei miei confronti.

Se è così – se ora vediamo che abbiamo questa equanimità verso tutti – allora non solo tutti sono stati miei amici, nemici ed estranei ad un certo punto; tutti sono stati anche mia madre, colei che è la più gentile con me.

Abbiamo calmato le emozioni disturbanti verso tutti e vogliamo costruire emozioni positive verso tutti, basate sul fatto che tutti sono stati verso di me gentili, i più gentili come mia madre in questa vita. Se non dovesse essere nostra madre l’esempio migliore, allora nostro padre, il migliore amico – non importa. Il punto è considerare chi è stato il più gentile con noi e comunque nostra madre non ha abortito.

Quindi ci concentriamo sulla gentilezza che abbiamo ricevuto. Anche le nostre madri potrebbero essere state poco gentili con noi, ma non c'è alcun vantaggio nel concentrarsi su quello; così ci concentriamo sulla gentilezza che abbiamo ricevuto e l'emozione a cui ci conduce è gratitudine per tutta la gentilezza che abbiamo ricevuto. Possiamo integrarlo pensando a come gli altri sono stati gentili con noi anche quando non erano nostre madri coltivando il cibo che mangiamo, trasportandolo, costruendo strade e reti elettriche: tutto ciò che utilizziamo proviene dal lavoro di altri. Non importa se lo hanno fatto di proposito per il nostro vantaggio, ma per via della gentilezza del loro lavoro, ne siamo molto grati. Poiché siamo così grati e riconoscenti di questa gentilezza, naturalmente vorremmo aiutarli. Vorremmo fare qualcosa per ripagare questa gentilezza – non per senso di colpa, ma semplicemente perché ci sentiamo grati.

È importante ripagare la gentilezza degli altri, non si tratta di un debito e si è colpevoli se non lo si ripaga, quindi bisogna farlo. Vorremmo riparare e prenderci cura di tutto ciò che non va nell'altra persona, questa è la connotazione della parola tibetana usata; siamo così grati che ovviamente vorremmo essere utili per poter aiutare l'altra persona, perché sentiamo lì questa connessione positiva. Ciò porta naturalmente ad un amore caloroso, con il quale siamo davvero felici di incontrare qualcuno e ci sentiremmo terribili se accadesse qualcosa di brutto a loro.

Nel testo si dice che non si deve meditare separatamente per quello: sorgerà automaticamente. Quindi, sorgerà automaticamente quando si è veramente grati per la gentilezza ricevuta. Utilizziamo il buonsenso per capirlo, senza pensare "Ho questo debito e devo ripagarlo", in questo modo sicuramente non sarai felice di vedere nessuno; "Oh mio Dio, devo essere gentile con questa persona perché è stata gentile con me cinque milioni di vite fa".

Questo porta allo sviluppo emotivo dell'amore: vogliamo che siano felici e abbiano le cause della felicità; e della compassione: vogliamo che siano liberi dalla sofferenza e dalle cause della sofferenza. Cercheremo davvero di aiutarli affinché siano felici e liberi dall'infelicità e dalla sofferenza. Lo vediamo nei passaggi per sviluppare i quattro atteggiamenti incommensurabili: amore, compassione, gioia ed equanimità. Per esempio,

  • Che bello sarebbe se tutti fossero felici – questo è il primo passo.
  • Possano essere felici – secondo passo.
  • Possa io essere in grado di condurli alla felicità; ho intenzione di fare qualcosa.
  • E poi, "Oh guru, maestri spirituali, Buddha – ispiratemi a essere in grado di farlo". Assumersi delle responsabilità nel fare qualcosa fa parte dell'amore e della compassione.

Questo è lo sviluppo emotivo che deve essere rafforzato. Lavorare solo sulle pure emozioni è instabile. Per prima cosa digerite ciò che è stato detto su questo sviluppo emotivo di amore e compassione, su cui lavori prima per superare qualsiasi traccia lasciata dalle emozioni disturbanti grossolane (attrazione, repulsione, indifferenza). Cancella tutto e poi sviluppa queste emozioni positive di amore e compassione.

Naturalmente colui che prova amore e compassione è l’“io” convenzionale. Gli altri sono stati gentili con me; con chi sono stati gentili? Con l’"io" convenzionale. Non potresti nemmeno pensare alla gentilezza degli altri se non ci fosse un "io" convenzionale. A chi l'hanno mostrata? A nessuno? Quindi queste meditazioni riaffermano il "me" convenzionale.

Vi è una presentazione di emozioni disturbanti sottili e grossolane. Devi capire cosa sono le emozioni disturbanti, sono ciò che abbiamo tralasciato quando abbiamo confutato questo livello iniziale di ciò che è impossibile riguardo al sé. Quindi ci siamo resi conto che non esiste un sé non influenzato da nulla, senza parti, che non dipende da nessuna base, che può essere liberato, esistere di per sé e che si può conoscere da solo. Confutare questo non è abbastanza per sbarazzarsi di tutte le emozioni disturbanti; secondo alcune teorie ci aiuterà a liberarci delle afflizioni grossolane, ma rimarranno ancora quelle sottili.

Bisogna davvero pensare e provare a capire cosa sono queste sottili emozioni disturbanti rimaste; non si basano sul pensare a questo "io", questo piccolo controllore seduto nella testa che vuole piacere o allontanare le altre persone da "me". Non si pensa così di sé, ci si rende conto che è una fantasia, una finzione, non si prova alcuna attrazione, repulsione o indifferenza verso nessuno; ma cosa mi rimane in termini di un falso "io"? C’è ancora un falso "me" che esiste separatamente da tutto il resto come se fosse incapsulato in plastica "Va bene, capisco che è imputato sugli aggregati e può essere conosciuto solo in termini di aggregati" e tutto il resto; ma è incapsulato, perché è individuale, così per tutti, [come una pallina da ping pong].

Non è che io sia attratto o respinto da nessuna di queste altre palline da ping pong per così dire, tuttavia sento ancora che alcuni sono vicini e altri lontani da me. Queste sono le emozioni disturbanti sottili: sentire che alcuni mi sono vicini, quindi li aiuterò per primi mentre alcuni sono distanti, lontani differenziandoli così. Questo è ciò su cui dobbiamo lavorare per sviluppare amore e compassione in un modo razionale che supererà queste emozioni disturbanti sottili, non grossolane.

Lo sviluppo emotivo dell'amore e della compassione si concentra sul superamento delle emozioni disturbanti grossolane e il modo razionale di sviluppare amore e compassione è finalizzato a superare quelle sottili. Nella sequenza emotiva non c'è motivo di essere attratti, respinti, indifferenti agli altri dal momento che tutti sono stati così gentili e sviluppiamo questa calorosa sensazione emotiva. Ma ora, poiché ancora concepiamo alcuni come vicini e altri come distanti da "me", abbiamo bisogno di un approccio più razionale per sviluppare un atteggiamento equo nei confronti di tutti, sulla base della linea di ragionamento molto razionale secondo cui siamo tutti uguali nel voler essere felici e non infelici. Questa è una ragione razionale per nutrire un atteggiamento uguale nei confronti di tutti e non solo emotivo basato sul riconoscimento dell’altrui gentilezza.

Ci sono nove diversi punti di vista che possiamo usare [per dimostrare questa uguaglianza] in un modo molto razionale. Non c'è tempo per esaminarli tutti, tuttavia ci sono nove considerazioni che dimostrano razionalmente che tutti sono uguali. Tramite queste sviluppiamo l'equanimità che ci aiuta a superare queste emozioni disturbanti sottili e così, in un modo molto razionale, ci rendiamo conto che l'infelicità deriva dal concentrarsi su noi stessi e la felicità dall'amore per gli altri. Abbiamo già un sano senso del sé, così non è che non si nutre alcun sentimento positivo per sé e poi vi si aggiunge "È orribile sono egoista e concentrato su me stesso" il che significherebbe solo scaricare più negatività su sé stessi. Lo scambiare l’egoismo con l’altruismo deve basarsi su un sano senso del sé convenzionale.

In un modo molto razionale vediamo che questo corpo e quello di tutti proviene da parti di corpi di altre due persone – lo sperma e l'ovulo dei miei genitori. Quindi qual è la differenza tra asciugare il mio naso o il tuo? Non c'è alcuna differenza. È il naso di un corpo prodotto da altre persone; sono uguali. Pulisco il mio fondoschiena, il tuo, quello del mio bambino o del tuo. Qual è la differenza? Si tratta di pulire un fondoschiena. Così come posso prendermi cura di questo corpo, posso prendermi cura del corpo di chiunque. È solo un corpo. Così questo non è un modo emotivo bensì razionale di sviluppare premura per gli altri.

Ci sono pratiche di scambiare sé stessi con gli altri, il tonglen, dare e prendere con amore e compassione "che tu possa essere felice e libero dalla sofferenza". È molto importante avere questo duplice sviluppo di amore e compassione. Se è solo razionale manca la qualità emotiva. Se è solo emotivo non è così stabile. I due si completano a vicenda.

Quindi sviluppiamo questa eccezionale determinazione "Non solo li aiuterò – che tu possa essere felice e non infelice", rispetto ai primi due tipi di sofferenza: quella dell’infelicità e la sofferenza del voler essere ordinariamente felice. Quindi ora l'eccezionale determinazione "Vorrei che fossero liberi della sofferenza onnipresente, quella che sta causando rinascite incontrollate e ricorrenti": li aiuterò a superare gli ostacoli che impediscono loro la liberazione, li aiuterò a raggiungere anche la liberazione e l'illuminazione". [Questa è la determinazione straordinaria: decidiamo davvero di farlo, non abbiamo solo la buona intenzione di aiutarli.]

Stiamo costruendo un sano senso di sé sempre più forte “ho intenzione di aiutare tutti, possano tutti essere felici; possa io essere in grado di portare loro la felicità. Lo farò”. Questo è il sé convenzionale. “Non farò solo questo, li aiuterò a ottenere la liberazione e l'illuminazione”. Sviluppiamo questa forza di volontà e autocontrollo rafforzando lo scopo iniziale “Mi asterrò dal comportamento distruttivo, otterrò la liberazione, concentrazione e così via e ora aiuterò tutti gli altri”. Quindi stai sviluppando un senso di sé molto potente e sano.

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