Introduzione
Oggi, sono qui per insegnare i Tre Aspetti Principali del Sentiero, un testo conciso scritto da Lama Tsongkhapa. Ciò che condividerò non è la mia conoscenza personale, ma piuttosto ciò che mi è stato insegnato dai miei preziosi maestri. Io stesso non ho alcuna realizzazione, ma farò del mio meglio per trasmettervi questi insegnamenti.
Gli organizzatori hanno continuato a chiedermi quale argomento avrei voluto insegnare. Mi hanno inviato molte e-mail, ma non ho risposto. Non ho detto nulla in realtà fino a ieri, poiché non ero sicuro di cosa avrei insegnato. Inoltre, ho pensato che sarebbe stato bello che fosse una sorpresa. Adoro le sorprese. È un po’ come quando si fanno acquisti online. Si attende con grandi aspettative la consegna, senza sapere se gli acquisti saranno buoni o cattivi. Anticipare le cose è metà del divertimento!
Alla fine, ho deciso di insegnare i Tre Aspetti Principali del Sentiero. Anche se si tratta di un testo conciso, è vasto nel suo significato. È difficile insegnarlo a fondo in così breve tempo, ma è comunque utile per noi discutere insieme del testo. Per coloro che l’hanno studiato prima, potrebbe esserci qualche ripetizione. Ma è sempre bene avere ripetizioni quando si tratta di un testo prezioso. Quindi, speriamo che sia di beneficio.
Stabilire una Giusta Motivazione
Prima di ogni attività costruttiva, specialmente di Dharma, dobbiamo stabilire una motivazione adeguata. È una delle cose più importanti, e sono sicuro che la maggior parte di voi già lo sa. Quindi, non c’è bisogno che dica molto sulla motivazione.
La data di oggi è il 25 Aprile, che qui in Italia è la Festa della Liberazione. Tutti sono in vacanza, e c’è chi va al mare, chi va ad incontrare gli amici, chi va al ristorante per gustare del buon cibo e così via. Invece, voi siete tutti riuniti qui all’Istituto Lama Tzong Khapa per guardare il mio volto! Eppure, c’è un motivo per cui ci siamo incontrati qui. Chiunque siate e da qualsiasi parte veniate, avete i vostri obiettivi provvisori e i vostri obiettivi finali. Con tutto ciò che insegno, vi esorto ad ascoltare questi insegnamenti di Dharma e a verificare da soli se corrispondono o meno ai vostri obiettivi.
Quando dico: “Vi prego di ascoltare bene gli insegnamenti”, non è che penso di avere molto da dire. Non credo che cambierete subito non appena dico qualcosa. Non ci sono aspettative qui. Non ho la speranza di apportare un cambiamento profondo nella vostra vita. Ma con i pensieri degli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama, cercherò di farvi sentire il sapore del Dharma.
Possiamo vedere che il mondo di oggi sta affrontando un periodo molto difficile. Ogni decisione che prendiamo fa la differenza, ed è quindi fondamentale per noi prendere quelle giuste. Possiamo vedere come il tempo stia cambiando e noi stessi potremmo essere stati testimoni di piogge intempestive che portano inondazioni e altre condizioni metereologiche che non sono comuni per l’Italia, o per l’Himalaya dove vivo. In realtà, sta accadendo ovunque anche nel resto del mondo. Possiamo dire che circa il 90% di questo dipende dalle nostre azioni come esseri umani, quindi dobbiamo stare molto attenti a come ci comportiamo.
Inoltre, a parte questi problemi globali, abbiamo i nostri problemi, con le nostre famiglie e relazioni, con il denaro e così via. Esaminando la nostra situazione, possiamo arrivare a capire quanto dobbiamo fare per migliorarla. È qualcosa che dovremmo fare, non solo per il nostro benessere, ma anche per il benessere del mondo intero, di tutti coloro che ci circondano, e del pianeta.
Ora, prima di cercare di migliorare qualcosa, dovremmo creare una motivazione adeguata. Quando torniamo a casa dopo gli insegnamenti, dobbiamo pensare ad aiutare le persone che ci sono vicine, i nostri genitori, i nostri amici, ad essere gentili con loro. Teniamo presente che non lo stiamo solo facendo per noi stessi, ma per tutti nel mondo. Una tale motivazione porterà molti benefici e la vostra vita avrà un forte senso.
Prima di iniziare gli insegnamenti di Dharma, per stabilire la motivazione, di solito recitiamo il la preghiera del rifugio e della bodhicitta. Ci sono due tipi di rifugio: causale e risultante. Il rifugio causale è quando ci affidiamo a un insegnante convenzionale e contiamo su di lui per avere una direzione sicura nella vita. È la direzione indicata dal Buddha, dal Dharma e dal Sangha, i Tre Gioielli. Con questo rifugio causale, sentiamo “che l’insegnante e io siamo entità separate”. Il rifugio risultante è quando ci affidiamo alla nostra propria consapevolezza discriminante, non alla consapevolezza discriminante di un insegnante. Comprendiamo cosa è bene, cosa è male, cosa si dovrebbe fare, e cosa non si dovrebbe fare. Ma prima di raggiungere questo livello di rifugio, naturalmente abbiamo bisogno di affidarci a un insegnante adeguato e generare un rifugio causale . Ma alla fine, per diventare un Buddha, dobbiamo sviluppare e praticare effettivamente il rifugio risultante. La preghiera è:
Prendo una direzione sicura, fino al mio stato purificato, dai Buddha, dal Dharma, e dalla Suprema Assemblea. Con la forza positiva del mio dare e così via, possa io realizzare la Buddità per aiutare coloro che vagano.
Il primo verso è la presa di rifugio causale. Dove si dice “fino al mio stato purificato”, uno stato purificato, uno stato di bodhi, è la liberazione o l’illuminazione. Si dice cosí perché sia i praticanti Hinayana che quelli Mahayana prendono in comune il rifugio causale, e i praticanti Hinayana mirano a raggiungere solo la liberazione, non l’illuminazione.
Il secondo verso riguarda la presa di rifugio risultante ed è esclusivo del Mahayana. Con questo verso, aspiriamo a diventare il rifugio effettivo per tutti gli esseri senzienti, avendo generato bodhicitta, la mente che mira all’illuminazione, e avendo raggiunto lo stato di Buddha. Con questo in mente, recitiamo questo verso tre volte e generiamo una buona motivazione per ascoltare questi insegnamenti oggi. Ricordiamo quanto siamo fortunati tutti ad essere qui e quanto vorremmo raggiungere l’illuminazione per beneficiare tutti gli esseri senzienti.
I Tre Aspetti Principali del Sentiero
Ora che abbiamo stabilito una buona motivazione, possiamo iniziare con gli insegnamenti di oggi sui Tre Aspetti Principali del Sentiero di LamaTsongkhapa. I tre aspetti principali trattati nel testo sono la rinuncia, la bodhicitta, e una corretta visione della vacuità. Sua Santità il Dalai Lama di solito ama insegnare questo testo prima di conferire le iniziazioni, perché queste tre – la rinuncia, la bodhicitta, e una corretta visione – sono gli insegnamenti più importanti che dobbiamo comprendere prima di intraprendere la pratica del tantra. La rinuncia è particolarmente importante, in quanto è la base degli altri due aspetti – bodhicitta e visione corretta.
Lama Tsongkhapa parla dei tre aspetti come fondamentali o principali, e molti lama danno insegnamenti su questi aspetti come pratiche di base. Quando sentiamo la parola “basilare”, potremmo pensare che significa che non sia cosí speciale o importante. Ma questi insegnamenti sono estremamente importanti. Sua Santità è particolarmente abile nel dare insegnamenti su di essi grazie alla sua profonda esperienza. Sua Santità e gli altri Lama hanno realizzazioni, e sanno di cosa stanno parlando. Dobbiamo essere molto precisi nel seguire gli insegnamenti, altrimenti c’è sempre una possibilità che li fraintendiamo.
Verso di Omaggio
Il testo inizia con un’espressione di omaggio.
Mi prostro ai miei nobili e impeccabili lama.
Rendere omaggio all’inizio di un testo è una tradizione iniziata con i grandi maestri e studiosi del Nalanda in India. Il modo in cui Tsongkhapa rende omaggio, tuttavia, è un pò diverso da come lo fanno di solito i testi originali indiani. Qui Lama Tsongkhapa si inchina ai suoi lama nobili e impeccabili. I lama nobili e impeccabili, sono quelli che hanno le tre qualità di conoscenza, amore e abilità.
“Conoscenza” significa che il lama è in grado di mostrare il vero sentiero della illuminazione. Di solito, diremmo che questo significa che il lama è abile nei metodi e ha conseguito le proprie realizzazioni prima di insegnarle. “L’amore” è la qualità interiore del calore. Alcuni lama possono essere ben istruiti e abili nell’insegnamento, ma non hanno calore interiore. In questi casi, è difficile per gli studenti sviluppare un sentimento di vicinanza con il lama, e quindi gli studenti non sono così aperti alla conoscenza del lama. La qualità dell’amore, quindi, è importanet per un lama. La terza qualità, “l’abilità”, consiste nel fatto che, indipendentemente da chi gli si presenta davanti, il lama sa come agire per beneficiare quella particolare persona con quel particolare tipo di mente.
All’inizio del testo, Lama Tsongkhapa rende omaggio a tutti i lama che hanno queste tre qualità, offrendo loro la prostrazione. È davvero bello rendere omaggio e prostrarsi con le tre porte del corpo, parola e mente. Oltre ad essere un omaggio, la prostrazione è anche un buon antidoto contro l’arroganza. A volte quando studiamo, e soprattutto, se abbiamo studiato molto - e parlo per esperienza! – ci sembra di sapere già tutto e quindi non c’è bisogno di studiare il testo di nuovo. Credo che questo dimostri che abbiamo ancora arroganza. Il pensiero: “So tutto, non c’è niente di nuovo che possa sentire qui “ è una presunzione che l’insegnante davanti a noi non sappia di più di noi. Se è davvero così e noi siamo così preparati, allora è fantastico. Allora non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ma nella maggior parte dei casi, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. C’è sempre un’angolazione diversa da guardare.
Pertanto, non possiamo davvero dire che, avendo già ascoltato la spiegazione di un determinato testo, non dovremmo ascoltarlo di nuovo. Se riusciamo a ricordare che l’insegnante potrebbe avere altri modi di spiegarlo e mostrarci angolazioni diverse, spezzeremo la nostra arroganza e saremo in grado di ottenere una comprensione di gran lunga migliore e più ampia degli insegnamenti. Soprattutto se siamo nuovi al Dharma, è molto buono avere la motivazione: ”Poichè non conosco questo testo, devo studiare e sviluppare queste buone qualità, quindi devo essere paziente e attento”. Questa è una buona motivazione per studiare il testo.
Penso che molti di voi si stiano già annoiando, quindi racconterò una storia! Ho studiato all’Istituto di Dialettica Buddista di Dharamsala, in India. È vicino al tempio di Sua santità il Dalai Lama. Avevamo spesso l’opportunità di ascoltare gli insegnamenti di Sua Santità, e ogni volta che dava insegnamenti, tutta la classe andava. Durante i tre anni in cui studiavo, Sua Santità ha tenuto insegnamenti sul Bodhicharyavatara, Impegnarsi nella Condotta dei Bodhisattva. Una volta, uno di miei amici non conosceva quale sarebbe stato l’argomento degli insegnamenti e lo chiese a qualcun altro. Qualcuno gli disse che si trattava di Impegnarsi nella Condotta del Bodhisattva e il mio amico disse: “Di nuovo? Abbiamo già ascoltato quegli insegnamenti. Ho altro lavoro da fare”. Non ho detto nulla, ma mi sono abbastanza arrabbiato. Sentivo che non erano affari miei, e non volevo discutere con lui, ma mi sono sentito davvero male. Ricordo che ho pensato che era un atteggiamento terribile da tenere. A un certo punto, sono andato dal mio maestro e gli ho chiesto cosa fare in questo tipo di situazioni. Mi disse che succede quando abbiamo troppa arroganza.
C’è un’altra storia che riguarda Atisha, uno dei più grandi maestri della storia tibetana, e uno dei suoi studenti, Lama Dromtonpa. Lama Dromtonpa andava a tutti gli insegnamenti di Atisha ascoltandoli attentamente più e più volte. La gente gli chiedeva perché ascoltasse sempre quegli insegnamenti continuamente. Dicevano che sapeva già tutto. Ma Lama Dromtonpa rispondeva che anche se aveva già sentito qualcosa, c’era sempre la possibilità che non avesse capito tutto. Perciò, come studenti, dobbiamo ascoltare gli insegnamenti più e più volte senza arroganza.
Penso ai mie insegnanti e quanto sono stati gentili con me. Ho due insegnanti, uno più giovane, e uno più anziano. Per arroganza, di tanto in tanto confrontavo i miei insegnanti e pensavo quello più anziano non fosse altrettanto abile di quello più giovane. A volte gli studenti non capivano quello che diceva, quindi pensavo che significasse che non fosse un insegnante altrettanto abile. Un giorno, andai con i miei due insegnanti ad ascoltare degli insegnamenti di Dharma e, dopo, l’insegnante più giovane disse che c’era un punto che non aveva capito bene. Allora l’insegnante più anziano procedette a spiegare tutto in modo così chiaro.
Sono rimasto sorpreso perché avevamo tutti ascoltato gli stessi insegnamenti, ma non avevo nemmeno sentito quelle parole. Da dove le aveva prese l’insegnante? Gli ho fatto questa domanda. Mi rispose “Perché ho esperienza l’ho capito”. A quel punto, mi sono pentito del mio pensiero arrogante e mi sono ricordato delle tre qualità appena menzionate: la profonda conoscenza degli insegnamenti, la cordialità, e la comprensione della mente degli studenti. L’insegnante deve insegnare in accordo con la mente degli studenti, in modo che essi possano effettivamente comprendere gli insegnamenti. Ora vedevo che questa era una qualità che non era mai mancata al mio insegnante. Ho imparato la lezione. Da quel momento in poi, ho iniziato a considerare i miei due insegnanti come uguali per conoscenza e gentilezza.
Non è facile insegnare. Sulla base della mia esperienza personale, non posso dire di spiegare le cose bene o di avere delle realizzazioni. Posso solo condividere ciò che ho già sentito. Non ho le stesse qualità dei miei insegnanti. Quindi, c’è qualche beneficio in quello che sto dicendo? Spero che sia utile per voi. Continuiamo con il testo.
Versi della Promessa di Comporre
[1] Cercherò di spiegare, al meglio delle mie capacità, il significato essenziale di tutti i pronunciamenti scritturali dei Vittoriosi, il sentiero lodato dalla progenie dei Vittoriosi, il passaggio del guado per i fortunati che desiderano la liberazione.
I tre aspetti principali del sentiero descritti da Lama Tsongkhapa – rinuncia, bodhicitta, e visione corretta- sono il significato essenziale di tutti i pronunciamenti scritturali dei Vittoriosi. In altre parole, l’essenza dell’intero Buddha Dharma. Il Buddha ha dato così tanti insegnamenti. Nella tradizione tibetana, abbiamo il Kangyur, che comprende gli insegnamenti tradotti del Buddha, e il Tengyur, le traduzioni di tutti i commentari indiani. Insieme, sono oltre trecento volumi, ma l’essenza di tutti è costituita da questi tre aspetti di cui scrive Lama Tsongkhapa.
Il Buddha stesso possedeva le tre qualità di conoscenza, amore e abilità. Innanzitutto, comprese che tutti gli esseri senzienti desiderano egualmente la felicità e non gradiscono la sofferenza. Scoprì che la ragione per cui gli esseri senzienti sono infelici e provano sofferenza è dovuta alle emozioni disturbanti, ciò che le fa sorgere, sono la mente egoistica, la mente, e la mente che non comprende la vacuità del sé. L’antidoto a queste menti è la consapevolezza discriminante che realizza la vacuità. Dobbiamo sviluppare una corretta comprensione della vacuità e fare affidamento su di essa per eliminare la nostra sofferenza.
Tutti noi abbiamo la stessa capacità e lo stesso potenziale di liberarci dalla sofferenza. Questa è ciò che a volte viene chiamata la nostra “natura di Buddha”, il potenziale dentro ognuno di noi di diventare un Buddha. Ogni insegnamento che il Buddha ha dato su ogni singolo argomento, ogni sorriso che ha mostrato, e dietro ogni sua azione, la motivazione era quella di insegnarci come liberarci da questo oceano di sofferenza. Ogni atto illuminante del Buddha ha la motivazione di insegnarci la vacuità.
Purtroppo, la maggior parte di noi non può saltare avanti e comprendere immediatamente la vacuità. Dobbiamo procedere passo dopo passo. Il metodo abile di Je Tsongkhapa per insegnare questo testo è quello di mostrarci un percorso graduale. Seguendo il sentiero, alla fine comprenderemo l’assenza del sé e genereremo tutte le menti che portano alla piena illuminazione. È proprio per questo che diciamo che questi sono il significato essenziale di tutti i pronunciamenti scritturali dei Vittoriosi.
Non possiamo sottovalutare l’importanza della vacuità. L’obiettivo principale della realizzazione della vacuità è quello di poter raggiungere la liberazione e la Buddità. Liberazione e Buddità non sono la stessa cosa. La liberazione è un obiettivo provvisorio, mentre lo stato di Buddità è l’obiettivo finale, definitivo. La consapevolezza discriminante che realizza la vacuità è una condizione necessaria per raggiungere entrambi questi due stati: lo stato di liberazione e lo stato di Buddità. Tuttavia, solo quando una persona è dotata di bodhicitta può raggiungere la buddità. La realizzazione della vacuità da sola porta solo alla liberazione, ma lo stato di Buddha si ottiene con la realizzazione sia della vacuitá che della bodhicitta.
I Tre Tipi di Sofferenza e I Due Tipi di Bodhicitta
Nel Buddismo, si parla di tre tipi di sofferenza. La prima è la sofferenza dell’infelicità, talvolta chiamata la sofferenza della sofferenza. La seconda è la sofferenza del cambiamento. E la terza è la sofferenza onnipervadente. Questo terzo tipo è la radice dei primi due tipi di sofferenza. Si riferisce al fatto che abbiamo aggregati contanimati, che fungono da base per tutti gli altri tipi di sofferenza. Ci fanno soffrire continuamente. Non c’è altro modo per liberarsi da ogni possibile sofferenza, se non realizzare la vacuità in modo non concettuale. La realizzazione della vacuità ci porta sia alla liberazione che all’illuminazione. Perciò, la vacuità è la realizzazione principale che dobbiamo sviluppare.
Esistono due tipi di bodhicitta: quella convenzionale e quella più profonda. La più profonda bodhicitta è la consapevolezza discriminante che realizza la vacuità, mentre la bodhicitta convenzionale o relativa è l’aspirazione a raggiungere l’illuminazione per beneficiare non solo noi stessi, ma anche tutti gi esseri senzienti. Questi due aspetti sono egualmente importanti e dobbiamo averli entrambi.
Se comprendiamo la vacuità, comprendiamo anche che tutti i fenomeni dell’intera esistenza non hanno un’essenza. Vedremo che l’unica vera felicità che possiamo avere è quella dello stato di liberazione e della Buddità. Allo stesso tempo, senza la rinuncia – la determinazione a liberarsi da ogni sofferenza – tutte le qualità che riusciamo a sviluppare non avranno molto effetto. Non saranno in grado di portarci direttamente alla liberazione e alla buddità. È la rinuncia che ci aiuta a procedere sul sentiero della buddità.
Di solito, pensiamo che la bodhicitta sia così grande e che la giusta visione della vacuità sia così sorprendente. Naturalmente, dobbiamo svilupparle, ma non dobbiamo dimenticare la rinuncia. La rinuncia è ugualmente importante. Così qui, con il verso: il passaggio del guado per i fortunati che desiderano la liberazione, Lama Tsongkhapa sottolinea che, senza rinuncia, non c’è alcuna liberazione dal samsara. Pertanto, il primo dei tre aspetti principali del sentiero è la rinuncia, seguito da bodhicitta e dalla corretta visione della vacuità.
Per quanto riguarda il verso: il sentiero lodato dalla sacra progenie dei Vittoriosi, a volte il termine “progenie” viene tradotto letteralmente come “figli”. Ma in realtà, il termine è più inclusivo dei soli figli. Dobbiamo ricordare che Il Sutra del Cuore parla sia di figli che di figlie spirituali. Quindi, anche in questo caso, Lama Tsongkhapa sta parlando sia di figli che figlie. Tutti, donne e uomini, hanno la capacità di raggiungere l’illuminazione e la buddità allo stesso modo, così come di generare la bodhicitta. Non ci sono limitazioni di genere.
Il fatto che i tre aspetti siano la base per raggiungere l’obiettivo finale della buddità è lodato non solo dai Buddha, quindi, ma anche dai loro figli e figlie. I figlie e le figlie dei Buddha sono i bodhisattva. Non è che il Buddha sia prevenuto e apprezzi in modo particolare i bodhisattva, per cui li chiama figli e figlie. Piuttosto, grazie alla loro pratica approfondita, i bodhisattva sono coloro che hanno una bodhicitta che sorge automaticamente e senza sforzo, il desiderio di raggiungere la liberazione per il beneficio di altri. Per questo, si dice che sono nati nella famiglia dei Buddha, e per questo sono chiamati figli e figlie dei Buddha Vittoriosi. Questi praticanti, che hanno una Bodhicitta pura e desiderano raggiungere l’illuminazione, lodano questo sentiero e gli insegnamenti che portano tutti gli esseri senzienti alla Buddità.
I bodhisattva vedono che la rinuncia, il desiderio di ottenere la liberazione, è così importante e che, senza di essa, non c’è nemmeno alcun desiderio di raggiungere la Buddità. Il desiderio di liberazione è la prima tappa del cammino. Non c’è modo di saltarla. Per questo motivo, le pratiche che ci portano agli stadi della liberazione e alla Buddità sono molto apprezzate dai bodhisattva come un unico sentiero, inseparabile.
Questo sentiero elogiato dai Buddha e dalla loro progenie non è menzionato dagli shravaka, dai pratekyabuddha, o dagli arhat del veicolo Hinayana. Essi hanno la realizzazione della rinuncia – la determinazione a liberarsi dal samsara – ma non hanno la bodhicitta, e quindi non raggiungono la piena illuminazione. Il sentiero di cui parlerà Lama Tsongkhapa è per i bodhisattva, che desiderano ottenere l’illuminazione e non solo la liberazione. Per questo motivo, si dice che i Buddha e i Bodhisattvas elogino questo sentiero.
La Fortuna di Avere Accesso al Dharma
Gli esseri senzienti che hanno la capacità e l’autentico desiderio di ottenere i tre obiettivi della rinuncia, della bodhicitta, e della corretta visione sono chiamati fortunati nel verso, perché gli insegnamenti su come farlo sono disponibili, e ci sono maestri che possono insegnarli.
È molto importante contemplare semplicemente quanto siamo fortunati ad avere a disposizione questi insegnamenti, e che abbiamo in effetti la capacità di realizzare i nostri obiettivi finali. Quando siamo giovani, non riusciamo a capire cos’è la realtà. Tutto sembra bello e ci godiamo la vita. All’inizio dell’ età adulta, cominciamo ad affrontare più problemi, e ci rendiamo conto che la vita non è ideale, e che, se continua così, non ha alcun significato. Gradualmente cominciamo a capire come funziona il samsara e quanto soffriamo. Questa è una sensazione molto importante che dobbiamo tenere a mente perché ci aiuta a liberarci in seguito.
Immaginiamo che due persone vengano da noi. Una dice di avere un metodo per liberarsi temporaneamente dai nostri problemi, e l’altra dice di avere un metodo definitivo per eliminare completamente e per sempre tutti i nostri problemi. Naturalmente, tutti noi sceglieremmo quello definitivo. È come quando siamo malati. Se ci viene offerta una medicina che ci aiuta solo temporaneamente e una medicina che cura la malattia in modo definitivo, allora, anche se questa seconda medicina è più costosa e difficile da ottenere, sceglieremmo quella perché ci rende completamente liberi dalla sofferenza e dalla malattia.
La Buddità non è solo liberazione dal samsara, è l’ultimo stato che ci libera da ogni tipo di sofferenza, inclusa la sofferenza dell’auto-attaccamento. Anche se sembra molto lontana e difficile da conseguire, questa meta vale assolutamente la pena di essere raggiunta. Significa liberazione definitiva da ogni tipo di sofferenza e dolore. Anche il desiderio di ottenere lo stato di liberazione definitiva da ogni tipo di sofferenza è considerato molto fortunato.
Tuttavia, se abbiamo il desiderio di eliminare la nostra sofferenza, ma non prestiamo attenzione a come soffrono gli altri esseri, questo atteggiamento è piuttosto egoista. Va bene, siamo in grado di liberare noi stessi, ma che dire degli altri esseri senzienti che continueranno a soffrire perché sono confusi a causa della loro confusione sulla realtà? Ecco perchè abbiamo bisogno di compassione. Senza compassione, agiamo in modo egoistico per raggiungere l’ obiettivo finale della Buddità. Ma in realtà, senza compassione, non siamo in grado di realizzare l’obiettivo ultimo della Buddità. Possiamo ottenere solo la liberazione, niente di più, se pensiamo solo a noi stessi. Pertanto, i bodhisattva aspirano a raggiungere la Buddità per il bene di tutti gli esseri senzienti perché vedono coi loro occhi di compassione come tutti soffrono.
In generale, per migliorare la società e il mondo, possiamo capire che tutto dipende da ognuno di noi. I paesi e le società sono separati, ma noi siamo tutti interconnessi e la nostre realizzazione aiuterà gli altri esseri senzienti. Pertanto, comprendendo questo, possiamo sviluppare una vasta aspirazione non solo alla liberazione per noi stessi, ma per tutti gli esseri senzienti, affinchè siano liberi dalla sofferenza. Possiamo vedere quanto siano grandi questi tre aspetti principali: rinuncia, bodhicitta, e la visione corretta. Senza questi preziosi insegnamenti, non conosceremmo alcun metodo per liberarci dai nostri problemi e da quelli degli altri esseri senzienti.
Perciò, Lama Tsongkhapa dice:
Cercherò di spiegare, al meglio delle mie capacità, il significato essenziale di tutti i pronunciamenti scritturali dei Vittoriosi.
Con una forte motivazione di compassione, Lama Tsongkhapa voleva che questi preziosi insegnamenti fossero dati al maggior numero possibile di esseri senzienti, e quindi promette di comporre questo testo. Ora, da parte nostra dobbiamo ascoltare bene gli insegnamenti.