La ricerca della felicità
Abbiamo due tipi di felicità, la felicità fisica e la felicità mentale, e la gran parte dei nostri sforzi nella vita si concentra sulla ricerca della felicità e del benessere fisico. Alla ricerca di felicità e benessere fisico, moltissime persone si impegnano in ogni genere di attività. Possono diventare assassini e ladri, rubare ogni genere di cose e venderle per ottenere dei soldi e ricevere un po’ di felicità e benessere fisico, e in effetti, sono in grado di ottenere un po’ di conforto in quel modo. Ma questo vuol dire solo scambiare un problema con un altro e, nel lungo periodo, crea solo più problemi. Sarebbe come se tu avessi una grossa ferita sulla guancia, e tagliassi il naso per trapiantarlo sulla guancia e così prendersi cura della ferita: stiamo semplicemente scambiando un problema con un altro. Poi ci sono altri che ricercano la felicità e il benessere fisico cercando di vivere una vita onesta come agricoltori, commercianti e così via, e ci sono molte persone che hanno successo nel riuscire a vivere in questo modo, coltivando la terra o impegnandosi nel commercio.
Ci sono anche persone che sono molto sfortunate e le cose non funzionano mai per loro. Non importa quanto cerchino di far funzionare un’azienda, non hanno successo, o un negozio, non sono in grado di vendere le cose, oppure hanno una fattoria e non riescono ad avviarla. Quando avete due persone che fanno lo stesso tipo di lavoro, entrambi lavorano molto duramente, ma uno ha successo e l’altro fallisce e potreste chiedervi, “Beh, qual è la differenza? Cosa fa in modo che uno abbia successo e l’altro fallisca?”. È per via dei tipi diversi di potenziali che hanno accumulato nelle vite passate. Se in passato hanno maturato dei potenziali positivi, allora avranno successo in quello che stanno facendo e le cose andranno bene. Se hanno accumulato dei potenziali negativi, allora non funziona mai niente.
Tuttavia, scoprirete che a prescindere da quanto le persone possano avere successo nei loro interessi materiali e nella loro carriera, e da quanti soldi e beni possano possedere, sebbene ciò possa offrire un po’ di benessere fisico, questo non genera felicità mentale. Scoprirete che più cose possedete, più problemi e preoccupazioni avrete su di esse. Se una persona avesse tutta la ricchezza e i beni materiali di tutto questo paese, dell’America, tale persona avrebbe questo tipo di pensiero: “Oh quanto vorrei avere di più”. In altre parole, nessuno è mai soddisfatto, nessuno sente mai che, “Ora ho abbastanza beni materiali, non ho bisogno di nient’altro”. Pertanto, dobbiamo rivolgerci a una pratica spirituale di Dharma, qualcosa che possa offrirci una felicità più grande di questa, una felicità che duri a lungo, che sia enorme e che non finisca mai. Abbiamo bisogno di renderci conto e accettare che oltre a seguire i metodi spirituali del Dharma – prendere queste misure preventive – non c’è alcun modo per cui saremo in grado di ottenere realmente una felicità duratura.
Sofferenza
Dopo esser nati, poi ci sono le varie sofferenze e problemi di ammalarsi, invecchiare e morire. Non c’è nessuno che non abbia questi tipi di problemi; sono comuni assolutamente a tutti. Tutti si ammalano a un certo punto, e tutti muoiono in un momento o in un altro; è solamente questione di tempo ma il vostro turno sicuramente arriverà. Se quando vi ammalate vi innervosite molto e vi spaventate e vi preoccupate terribilmente, “Sono ammalato, che cosa orribile”, poi, in aggiunta all’infelicità fisica e al malessere di essere ammalati, aggiungerete un altro fardello inutile, quello di essere mentalmente molto infelice. Dunque, se quando vi ammalate pensate che, “Beh, la mia malattia è il risultato di potenziali negativi che ho accumulato in passato a causa delle mie azioni distruttive, è questa la causa della mia malattia”, allora potreste sentirvi molto felici perché, “Ora che questo potenziale è maturato e me ne sono sbarazzato, non dovrò sperimentarlo mai più. Non devo portarmelo più in giro. Ora è maturato in questa malattia e con questo ho finito. In futuro non agirò più in maniera distruttiva, e quindi eviterò di causare l’accumulazione di ulteriori potenziali negativi”. Accettate la malattia con questo atteggiamento positivo, consapevoli che ora vi siete sbarazzati di questo potenziale negativo che avete accumulato, e siete felici di averlo eliminato. Non solo questo, ma dite, “Spero che in maniera simile io possa prendere su me stesso le malattie di tutti. E che la mia malattia sia sufficiente a impedire che tutti gli altri si ammalino mai. Che tutte le possibili sofferenze, che gli altri possono mai provare a causa di malattie, vengano qui a me ora. Possa questa mia malattia troncare il potenziale che hanno tutti di ammalarsi”. In questo modo, scoprirete che la vostra esperienza di ammalarvi cambierà totalmente e non sarà affatto difficile, al contrario sarete molto felici di esservi ammalati perché potete usare in modo positivo questa [esperienza].
Il grande Khunu Lama Rinpoche, un grande maestro attuale, descrisse che nel luogo da dove proveniva c’era un uomo che faceva questa pratica di curare gli altri prendendo le loro malattie su sé stesso. Una volta, c’era qualcuno che aveva una ferita alla testa davvero brutta, che era molto infetta, e provava molto dolore, e quest’uomo anziano andò da lui, agitò le sue mani e disse, “Che questa malattia venga trasferita a me, che venga trasferita a me”. Fu effettivamente in grado di curare la persona, ma ricevette lui stesso la ferita alla testa e l’infezione e morì per questo.
L’affidabilità dei grandi maestri del passato
Anche se potreste stare in una casa incredibilmente lussuosa, piena di ogni gadget, oggetti e cose che potete immaginare, e avere il miglior cibo e le migliori bevande possibili, è assolutamente possibile stare lì ed essere totalmente miserabili a causa del vostro atteggiamento, a prescindere da quanto cibo, bevande, e gadget potreste avere per divertirvi in questa casa. Al contrario, qualcun altro potrebbe stare in un posto davvero orribile, pessimo, ma grazie al suo atteggiamento sarebbe molto felice e contento. Potete guardare l’esempio di Milarepa, sempre vigile, che viveva in una caverna. Non c’era assolutamente nulla nella caverna. Se dovessimo trovarci in un posto del genere, per noi sarebbe davvero difficile, ma Milarepa era molto contento e soddisfatto di questo. Lui disse, “Non ho alcun interesse mondano o nulla di deperibile”, ed era estremamente felice di vivere con nulla.
Milarepa, sempre vigile, una volta stava dormendo fuori su un prato vicino a una strada. Era semplicemente lì per terra, ed era magrissimo. Arrivò una ragazza e vedendolo disse, “Oh, che aspetto terribile ha il corpo di questa persona. Che io non assuma mai un corpo del genere nelle mie vite future; che io non possa mai cadere in uno stato simile a quello di questa persona”. Milarepa si alzò e disse, “Non hai nulla di cui preoccuparti. Anche se tu pregassi di diventare come me, non diventeresti così”.
Il maestro di Milarepa, il traduttore Marpa, andò in India tre volte per incontrare il suo maestro Naropa. Mentre andava in India per la terza volta, il suo maestro Naropa era già morto. Sulla via per l’India, su un passo di montagna, incontrò il grande Atisha che stava andando in Tibet. Atisha sapeva che Naropa era già morto, e in effetti stava portando con sé alcune reliquie e beni di Naropa in Tibet. Tuttavia, non disse nulla a Marpa della morte di Naropa perché sapeva che Marpa era una persona eccezionale che sarebbe stata in grado di incontrare Naropa, anche se era morto, e quindi lo lasciò andare in India. Marpa continuò attraversando il Nepal e arrivando in India giunse nel luogo dove viveva Naropa e, in effetti, ricevette lì una visione di Naropa ricevendo insegnamenti da lui.
Tutti questi grandi esseri, Milarepa e così via, non stanno dicendo fandonie quando parlano di vite passate e future. Non avevano alcun motivo di mentire a nessuno. Non avevano nessun interesse di ottenere cose mondane o qualunque cosa del genere inventando storie e imbrogliando la gente. Il loro unico desiderio è di essere di aiuto a tutti e, pertanto, ciò che dicono riguardo alle vite passate e future è vero e c’è motivo di credere in loro.
Ci sono alcuni ciarlatani che potrebbero andare in giro cercando di convincervi che una certa macchina possieda una mente per venderla e fregarvi un sacco di soldi, ma se guardate all’esempio di Milarepa, non ha alcun motivo di agire come un ciarlatano. Non sta cercando di vendervi nulla; non sta cercando di fregare soldi alla gente. Visse in una caverna e aveva abbandonato totalmente tutti i beni e le cose materiali, e insegnava solo per aiutare chiunque. Guardate gli esempi del Buddha Shakyamuni e di Atisha: entrambi rinunciarono alle loro vite principesche dedicandosi totalmente alla ricerca spirituale. Considerate le tradizioni Nyingma, Kagyu, Sakya e Gelug: tutte hanno avuto grandi maestri che in maniera simile avevano abbandonato tutti gli interessi mondani, e tutti questi maestri parlarono dell’esistenza delle vite passate, non per convincervi in modo tale da potervi vendere qualcosa. Al contrario, loro non avevano nessun interesse per i beni materiali. Con questi insegnamenti desideravano soltanto aiutarvi e convincervi che se agite in modo positivo, ciò sarà di beneficio per voi; le cose funzioneranno meglio per voi. Pertanto, i loro insegnamenti sulle vite passate e future sono tutti mirati ad esservi di aiuto.
L’attività dharmica di dedicarsi a una vita spirituale è molto difficile all’inizio e richiede molto lavoro. Non è un obiettivo molto facile da seguire. Se poteste semplicemente sedervi e rilassarvi ed essere così un grande praticante spirituale, se fosse così facile, sareste un po’ sospettosi. Richiede molto duro lavoro e sforzo ma, sebbene ci siano molte difficoltà, scoprirete che a prescindere da quanto possa essere difficile, dentro di voi avrete un senso di pace interiore e di felicità, e le cose andranno bene. Tra i molti praticanti spirituali sinceri in Tibet e in India, non si è mai sentito che qualcuno non ce l’abbia fatta perché le cose erano troppo difficili. Scoprirete che, in effetti, sono stati in grado di farcela perché avevano felicità, pace, e forza interiore.
La pratica spirituale del Dharma è qualcosa che può giungere a una fine. Potete raggiungere la conclusione della ricerca e del viaggio spirituale, e tale viaggio finisce in uno stato di grande felicità. Al contrario, la ricerca materiale è qualcosa che non ha fine, e quando siete costretti a fermare la vostra ricerca alla morte, si finisce in uno stato tragico e totalmente infelice, completamente diverso dalla ricerca spirituale che ha una fine: la felicità.
Dovreste pensare a ciò che significa completare la vostra ricerca e il viaggio spirituale, cosa vuol dire realmente? Significa che siete giunti al punto finale in cui avete compreso tutto, avete ottenuto tutte le buone qualità e non c’è più nulla da imparare per voi, avete padroneggiato tutto. Non è che quando finite la vostra ricerca spirituale ciò significa che avete finito il vostro lavoro e potete semplicemente rilassarvi, andare a dormire e non fare nulla. Dovreste pensare a cosa realmente significhi completare il viaggio spirituale che avete iniziato.
Questo è tutto per oggi. Avete domande?
Domande
C’è nulla di fisico che continua nelle vite future?
Tre domande: la prima riguarda l’esempio di Rinpoche di Dharmakirti e la perla in bocca. Ho capito che nel processo di morte è solo la coscienza sottile e i semi del karma che continuano. Questo esempio sembra implicare che continui anche un corpo fisico?
Non vuol dire che puoi prendere con te qualche oggetto fisico nelle vite future. Ci sono anche gli esempi, che ho dato l’altro giorno, di persone che avevano fatto offerte di oro e rinacquero con orecchini d’oro o la capacità di fare sì che monete d’oro fuoriescano dalle loro mani e cose del genere. Tutto ciò proviene da istinti e potenziali che sono stati depositati con molta forza sul continuum mentale e che poi maturano nella rinascita successiva. Quindi non è che mettete una perla in bocca a qualcuno che se la porta nella vita successiva, avendo così la stessa perla che aveva avuto in bocca quando era morto. Al contrario, fu attraverso la forza della potente concentrazione univoca di Dharmakirti che, mettendo una perla in bocca a una persona, questa concentrazione generò un istinto e un potenziale talmente forte sul suo continuum mentale da generare una perla nella bocca di questa persona quando rinacque.
Ad esempio, c’è la storia del figlio di Marpa, Dharma Dode, che si fece male al piede e nelle sue rinascite future rinacque con un certo segno sul piede. Non è che portò con sé la stessa lesione, ma si trattava di un istinto molto forte che proseguì sul continuum mentale, dando origine a una cosa simile.
Le piante hanno una mente?
Seconda domanda. Rinpoche parlava di come un pilastro o una trave non avessero una mente e che se fossi senza una coscienza, allora il corpo sarebbe simile al pilastro o alla trave. Per come la comprendo, la tradizione buddhista dice che le piante non hanno una mente, eppure non mi sento in grado di paragonare un albero là fuori a questa trave, perché un albero è vivo. D’altro canto, non vedo come possa avere una mente, e quindi sono confuso ora in questa relazione, se questa è una prova che qualcosa abbia una mente ed è viva, allora dovremmo dire che le piante hanno una mente?
Un cadavere ha una mente?
Credo di no.
Il cadavere è uscito dall’utero della madre? Il corpo del cadavere uscito in quel momento aveva una mente?
Beh, il cadavere in sé e per sé non era uscito, no. Un essere era uscito che era impermanente, che cambiava da un momento all’altro, e dunque quando è un cadavere, non è lo stesso oggetto che era uscito dall’utero della madre.
Quindi, se il corpo stesso non ha una mente, stai dicendo che l’albero ha una mente perché dà origine a foglie e rami, che sono cose come un corpo che non ha una mente?
Sto dicendo che se qualcosa è vivo, questo prova che ha una mente. Poi, se dico che siccome questo corpo è vivo, ha una mente, dovrei essere in grado di applicare la stessa prova a un albero: siccome è vivo, ha una mente.
Beh, cosa intendi dire con vivo – che ha una forza vitale?
Sì, il fatto che questo è tutto ciò che posso vedere per differenziare me stesso da un pilastro – sono vivo, ho una forza attiva, che il pilastro non ha – è questo l’unico modo in cui sono in grado di vedere la differenza a questo punto.
Stai dicendo che se qualcosa ha una forza vitale, allora ha una mente? Quindi stai affermando che siccome un albero dà origine a foglie e rami pertanto ha una forza vitale?
Non direi questo per le foglie e i rami, ma il fatto che possa generare un nuovo albero mi sembra un esempio della sua forza vitale.
Dunque, cosa stai affermando come la ragione per avere una forza vitale? Il fatto che dia origine a foglie e alberi, o il fatto che dia origine a semi i quali, quando vengono piantati, daranno origine ad altri alberi?
Direi entrambi. Il fatto che sta crescendo, che ha la forza di crescere, non è qualcosa di statico, sta effettivamente prendendo del materiale e lo sta trasformando in un processo di crescita, e che ha l’abilità di avere una sorta di unione sessuale che produce dei figli – questo prova che ha una forza vitale.
E che dire dell’esempio per cui ci sono certi cadaveri mummificati che dopo essere stati mummificati per molti secoli si scopre che i capelli e le unghie sono cresciute su queste mummie? Accadono molte cose strane con le mummie. Diresti che anche queste mummie sono vive, perché hanno dato origine a più capelli e unghie? In tal caso, allora dovresti dire che il granturco e il grano hanno anche una vita perché anche loro danno origine a semi, e affermi pure che se il granturco e il grano hanno forza vitale, hanno anche una mente?
È qui che sono confuso. Non mi sembra che sia necessario alcun atto di fede per vedere queste cose come vive, ma vederli come dotati di mente? Non ho mai considerato che una pianta avesse una mente.
Se definisci la parola “vita” in termini semplicemente di avere la capacità di crescere e produrre semi che poi possono crescere in un nuovo oggetto, e non la equipari al fatto di avere una mente, allora questo è un problema completamente differente ed è solo una questione di terminologia, e quindi non c’è nessun problema. Tuttavia, se usi la parola “vita” come un esatto equivalente della parola tibetana srog, che è la parola sanscrita prana, allora siccome il termine tibetano ha la connotazione di “essere cosciente”, di “avere modi di conoscere e avere una mente”, allora non funziona. Quindi è un problema di terminologia.
Potresti dire che dei tronchi secchi come questo pilastro sono anche privi di forza vitale, ma se prendessi questi pilastri e li mettessi in acqua facendo in modo che prendano umidità, comincerebbero a diventare verdi di nuovo?
Ma questo è un altro organismo che cresce grazie al pilastro. Un organismo potrebbe crescere sul mio corpo, su questa base.
Ma hai stabilito questo come una ragione per essere vivi, e quindi dovresti dire che il pilastro è vivo perché ha dato origine a una forma nuova.
Questo non lo capisco perché può esserci la muffa che cresce per terra, ma il pavimento non è vivo, sebbene stia offrendo delle cause e condizioni affinché qualcosa possa crescere. Ma c’è il fatto che puoi uccidere un albero. Intendo dire, parleresti di uccidere gli alberi?
Dr. Berzin: Quello che dice Rinpoche è che è un problema di terminologia. In inglese [e in italiano, N.d.T.], diciamo che un albero è vivo, e parliamo di uccidere alberi e piante. Questa non è la stessa cosa di fare quest’affermazione in tibetano o in sanscrito perché in quelle lingue, quando parlano della forza vitale e dell’uccidere, è più specifico e le definizioni non coprono ciò che noi intenderemmo con il nostro uso delle parole “uccidi” e “vivo”. Non è una questione di non essere d’accordo tra di noi; è semplicemente una questione di avere parole che hanno confini più ampi o più ristretti nell’ambito del loro significato.
Dunque, questo significa che in quelle lingue la parola “vita” è equiparata alla mente?
Dr. Berzin: Sì.
Al contrario allora, se è vero che se mettiamo questo nell’acqua e ci cresce la muffa o qualche organismo, la logica allora direbbe che questo pilastro dovrebbe avere una mente per produrre un’altra vita.
Dr. Berzin: Ora stiamo parlando di un’altra domanda. Questa a parte, Rinpoche stava mettendo in discussione la definizione occidentale di qualcosa che sia “vivo”.
Beh, se dovessimo considerare il contrario, ciò significa che se non puoi provare che è vero – che se una certa cosa è viva deve essere in grado di produrre un’altra vita – allora questa sarebbe la prova che è qualcosa di morto.
Serkong Rinpoche: Diresti che una nave spaziale ha vita, è viva? Qual è la ragione per dire che la nave spaziale non è viva?
Non ha l’abilità di prendere materiale organico e inorganico per riprodursi, estendersi, o produrre un seme che produrrebbe un’altra nave spaziale.
Che dire delle macchine in generale, hanno una vita? Dunque, affinché qualcosa sia viva, deve mangiare cibo?
Deve prendere una certa forma di nutrimento, che sia sottile o grossolana.
Dr. Berzin: Questo ha confuso Rinpoche perché le navi spaziali mangiano carburante e le macchine mangiano elettricità. Si muovono e inoltre, le macchine possono fare altre macchine. Quindi è un po’ difficile per Rinpoche comprendere quale sia il significato della parola occidentale “vita”.
Divisione cellulare?
Dr. Berzin: potresti spiegare un po’ di più la divisione cellulare, perché ci sono macchine che possono fare altre macchine.
La divisione cellulare è crescita. Le cellule si dividono e si riproducono.
Dr. Berzin: Mi viene difficile trovare una parola tibetana per cellula. Invece stavo spiegando a Rinpoche il caso di alcuni tipi di vermi che si possono tagliare a metà ottenendo due vermi.
Stavo anche dicendo che per spiegarlo, se dovessimo danneggiare la cellula in qualunque modo, perderebbe il suo potere di duplicarsi. Ha la capacità di duplicarsi ma può perderla.
Serkong Rinpoche: Quindi che dire delle cellule nel legno del pilastro? Il legno non ha cellule?
Sono cellule che hanno perso la loro capacità di moltiplicarsi.
Qual è il modo per differenziare se hanno o meno quest’abilità?
Non importa cosa gli fate, non si duplicheranno. Ma se aggiungete un’altra cellula che è viva, può usare tale cellula come base per la crescita e poi a sua volta può duplicarsi.
Posso aggiungere una cosa? Ci sono alcuni alberi, singoli o un gruppo, che si dice abbiano determinate qualità, energie speciali, spiriti speciali, qual è la natura di questo?
Dr. Berzin: Ora stai entrando in un argomento completamente differente. Stiamo parlando dell’albero, non di spiriti.
Vorrei sapere se, secondo la prospettiva tibetana, c’è una differenza tra gli alberi e le rocce. Non intendo dire le rocce, nemmeno parte della terra, ma tra gli alberi e il metallo.
Dr Berzin: Le piante danno origine agli alberi e ai ramoscelli e cose del genere, mentre le rocce e pezzi di ferro no. È la stessa cosa, è semplicemente come lo vuoi chiamare, come vuoi dividere la torta.
Ma questi non sono considerati vivi perché non hanno una mente?
Accetteresti che una pianta, un albero, è vivo ma non ha una mente? Sì, è esattamente così in tibetano. È molto meglio non usare la parola “vita” per tradurre la parola tibetana siccome semplicemente ci si confonde siccome non sono equivalenti. La parola che usano, per dire che qualcosa ha uno srog, è che ha coscienza. Ora, qualcosa che ha vita è una questione diversa. In tibetano avete animali, piante, e minerali, e i tibetani includono gli animali tutti insieme in una categoria, mentre le piante e i minerali sono inclusi in un’altra categoria. Gli occidentali includono i minerali in una categoria, e le piante e gli animali insieme in un’altra categoria, è questo tutto il problema. Quindi Rinpoche vorrebbe sapere quale sia la tua ragione per mettere insieme gli animali e le piante in una categoria, perché loro metterebbero insieme le piante e il metallo insieme in una categoria, pur riconoscendo comunque che sono cose differenti. Stai dicendo che “vita” non è la stessa cosa di “avere una mente” nel senso che i tibetani affermerebbero che la “vita” non è esattamente lo stesso di “essere conscio”?
Durante un insegnamento precedente, qualcuno commentò che stava avendo difficoltà a differenziare tra una pianta e un animale, e chiese questo a Rinpoche. Rispondendo a questa domanda, Rinpoche diede l’esempio di un funerale in Tibet in cui un uomo veniva portato alla cremazione. Un dottore molto realizzato venne e disse, “Quest’uomo non è morto”. Portò l’uomo a casa e lo riportò in vita; l’uomo era rimasto in uno stato di coscienza molto sottile. Se non lo sai, non puoi nemmeno capire se un essere umano è vivo o morto, se ha una mente in quel corpo o meno, e quindi non sarai in grado di capirlo in una pianta. Dunque, è difficile dire se una pianta ha una mente o meno, o se un essere umano ha una mente o meno se non sai cosa è la mente stessa. Ma d’altro canto, è difficile per me dire che una pianta non è viva, che non sta crescendo.
Dr. Berzin: Si, ma tutta la nostra discussione si sta concentrando su cosa possa significare essere vivi. Rinpoche vorrebbe capire qual è il concetto occidentale di essere vivo e cos’è la vita.
È solo la forza di crescere. Inoltre, come puoi comprendere che la crescita di una pianta migliora parlandoci?
Dr. Berzin: Rinpoche dice che è proprio possibile che la parola indirizzata alla pianta possa influenzarne la crescita. Non c’è nulla di notevole o strano, ma non prova che la pianta abbia una mente. Questa è solo la risposta a cause e condizioni nella presentazione generale di ogni cosa che sorge in maniera dipendente. Solo perché risponde a stimoli non prova che abbia una mente.
Serkong Rinpoche: Ad esempio, ci sono piante come la venere acchiappamosche e piante simili che mangiano gli insetti, e alcune di esse, non tutte, avrebbero una mente. Ma solo perché acchiappa insetti e li distrugge, non puoi offrire questa come una ragione per avere una mente, perché puoi anche avere una trappola elettrica per le mosche che le acchiappa e le distrugge e non diresti che siccome fa questo, è viva. Non solo che è viva, ma che ha una mente.
Potremmo anche dire al contrario che alcune cose che assomigliano ad esseri umani che camminano non hanno menti?
Dr. Berzin: Certo, ci sono tonnellate di robot e cose del genere in giro. Nella costa orientale e nel centro-ovest ci sono quei posti che vendono pizze con robot nella forma di orsi, scimmie e gorilla governati da computer, che cantano e ballano. Una volta siamo entrati in una di queste pizzerie governate da computer e Rinpoche disse subito che erano tutti vivi, mentre era ovvio che non era così. Ci sono tonnellate di cose del genere. Dopotutto, questa terra è famosa per ogni sorta di congegni del genere, quindi non devi pensarci troppo per rispondere alla tua domanda.
Può qualcuno prendere su sé stesso la malattia di qualcun altro?
Ho un’altra domanda. L’ultima domanda riguarda la storia di Khunu Lama sull’uomo che era in grado di prendere la malattia di qualcun altro. Mi sembra che questo contraddica una delle leggi del karma che il Buddha ha insegnato, che a meno che tu non abbia creato la causa [per qualcosa], come ad esempio se hai creato la causa per una malattia che ti viene, non dovrai sperimentarla.
Ovviamente, questa persona aveva accumulato il karma per essere in grado di prendere su sé stesso la malattia dell’altra persona; non è che è accaduto solo così, per nessuna ragione.
Dr. Berzin: Rinpoche ha compiuto il karma, o qualche azione, in passato, o ha accumulato i potenziali per essere in grado di pranzare con voi, di ricevere del cibo qui da voi e di avere questo pasto. Altrimenti non sarebbe stato possibile per Rinpoche ricevere questo cibo qui. Sarebbe come un mendicante che arriva ma poi viene mandato via.
Beh, c’è l’espressione per cui il Buddha non può rimuovere le tue afflizioni come una spina dal piede, ma questo più o meno lo fa sembrare come se fosse possibile, che tutta la tua sofferenza che nemmeno il Buddha può rimuovere, qualcun altro può farlo?
È la stessa cosa con la persona dell’esempio. Aveva accumulato il karma per fare sì che questa malattia venisse presa da questa persona specifica. È la stessa cosa: il Buddha non può togliervi la sofferenza come se fosse una spina a meno che non abbiate il karma per essere aiutati dal Buddha. Se non avete accumulato il karma e non avete i potenziali affinché questo avvenga, non accadrà. È come se stessi lavorando in una fabbrica, ti devono insegnare come far funzionare le macchine e così via, e poi sai come farle funzionare. Non puoi semplicemente entrare e fare in modo che tutto funzioni senza nessuna ragione; proviene da un processo causale.
Ma questo tipo particolare di domanda è davvero cruciale: è molto importante fare queste domande sul karma. Non è una domanda molto intelligente chiedere se possono esserci cose come degli esseri umani senza occhi. Questa è una domanda molto stupida! Ovviamente è vero che se non hai accumulato il karma in passato per queste cose, ad esempio per essere guariti da qualcun altro e così via, queste cose non accadranno. Non accadono per nessuna ragione; altrimenti, come dite, ci sarebbero queste contraddizioni. Pensare a queste domande è importante. Come quando si parla di rinascere in una terra pura, che è come una sorta di paradiso, ma non la stessa cosa, questo tipo di eventi non avvengono senza motivo. Sono il risultato di aver accumulato le loro cause specifiche. Non è che potete fare qualunque cosa e poi potete andarvene in paradiso e potete godervi tutto. Dovete creare questa situazione attraverso le vostre azioni.
Ad esempio, c’è questo gruppo qui oggi e abbiamo accumulato le cause e abbiamo il karma per essere qui oggi in questo gruppo. Se non avevate il karma di essere qui in questo gruppo e di partecipare a questo insegnamento, questo evento, allora non vi sareste presentati, non sareste venuti qui. Alcuni anni fa, al monastero di Gomang, mi ricordo che c’era un mongolo molto erudito. L’abbate del monastero di Gomang a quel tempo era anche estremamente erudito, un grande maestro. Nel sistema educativo dei monasteri c’è quello che si chiama la laurea Lharampa del geshe, che sarebbe il massimo livello di un dottorato nel loro sistema educativo. L’abbate disse al mongolo che si trovava al monastero, “Non prendere questo dottorato, non sederti per gli esami, non seguire le sue procedure”, ma lui voleva ottenere questa laurea.
Quando l’abbate andò fuori dai confini del monastero, il mongolo disse, “Nel dire che non dovrei sostenere gli esami, l’abbate mi stava dimostrando la sua percezione extrasensoriale. Ma secondo le regole della disciplina, non dovresti dimostrare la percezione extrasensoriale, e quindi deve avermi mentito”.
In ogni caso, per rispetto verso l’autorità dell’abbate, il mongolo sostenne l’esame per la classe precedente rispetto alla classe più elevata, il grado subito sotto, perché aveva studiato molto bene e conosceva bene i testi, e voleva fare l’esame e ottenere una laurea. Nel sistema monastico, una volta che hai fatto l’esame per il grado inferiore della laurea e hai ottenuto quella laurea, non puoi fare gli esami per il livello superiore in quella laurea perché hai già ricevuto la laurea di una categoria specifica.
Quando l’abbate morì, il mongolo decise di fare comunque l’esame per il livello superiore della laurea, perché l’abbate non c’era più e perché lui si sentiva a posto di farlo. C’erano presenti per l’esame diecimila monaci. Il modo in cui si fa l’esame è che, di fronte a questa grande assemblea, prima devi recitare a memoria alcuni testi e poi cominci il vero esame orale, nella forma di un dibattito. E quindi uscì e si mise di fronte a un pilastro per recitare a memoria come richiesto come parte dell’esame, e quando stava per sedersi vicino al pilastro per cominciare la recitazione, non appena mise il piede lì per terra, cadde morto.
Dunque, non fu in grado di fare l’esame per il livello superiore della laurea perché non aveva il karma per farlo. L’abbate in effetti lo sapeva e questa fu la ragione per cui aveva detto, “Non dovresti fare l’esame”. Le persone allora guardarono tra gli appunti e gli effetti personali di questo mongolo che era morto proprio quando cercò di sostenere gli esami e tra i suoi appunti scoprirono che in effetti aveva chiesto al suo protettore di Dharma se sarebbe stato giusto sostenere l’esame – come chiedere in un certo senso a un oracolo. La risposta che arrivò era che non avrebbe dovuto sostenerlo, ma siccome questa risposta non gli piacque particolarmente e voleva fare comunque l’esame, lanciò quest’accusa all’abbate, dicendo che l’abbate stava fingendo di avere la percezione extrasensoriale e così cercò comunque di sostenere l’esame.
In questo esempio, il punto non è se l’abbate aveva la percezione extrasensoriale o no, ma che se non hai accumulato il karma per la manifestazione di un certo evento, questo non accadrà a prescindere da quanto possiate spingere in quella direzione. La stessa cosa vale per prendere la malattia di qualcun altro. Entrambe le parti devono aver accumulato il karma affinché questo avvenga.