Versi introduttivi
Il testo inizia con l’omaggio e la promessa di composizione:
Namo mahamudraya – omaggio a mahamudra, il grande sigillo della realtà. Rispettosamente m’inchino ai piedi del mio guru senza pari, signore di ciò che pervade dovunque, maestro di coloro con conseguimenti effettivi, che espone, in una maniera spoglia, la sfera vajra della mente forte come il diamante, separata da (ciò che può essere espresso dalla) parola, inseparabile dalla mahamudra, il grande sigillo della realtà, la natura onnipervasiva di ogni cosa.
Riunendo insieme e condensando accuratamente l’essenza degli oceani dei sutra, dei tantra, e degli insegnamenti quintessenziali, io scriverò alcuni consigli riguardanti la mahamudra secondo la tradizione Gelug-Kagyu del paterno Dharmavajra, un mahasiddha con supremi conseguimenti effettivi, e dei suoi discendenti spirituali.
Per questo, ci sono le pratiche preparatorie, i metodi effettivi, e le procedure conclusive.
Il testo poi parla dei preliminari comuni:
Quanto alle prime, al fine di avere una porta per entrare negli insegnamenti e un palo centrale da tenda per (erigere) una mente Mahayana, prendi ardentemente la direzione sicura del rifugio e sviluppa un obiettivo di bodhichitta. Non fare in modo che queste siano semplicemente parole che escono dalla tua bocca.
Direzione sicura
Come indica il testo, la via d'ingresso per diventare buddhisti è dare una direzione sicura e solida alla propria vita, vale a dire, prendere rifugio. La porta d’accesso per essere un praticante dalla mente vasta, o mahayana, è dedicare il proprio cuore agli altri e raggiungere l'illuminazione, in altre parole, sviluppare bodhicitta. Per quanto riguarda il punto di prendere rifugio o prendere una direzione sana e sicura nella propria vita, ciò implica riflettere sulla preziosa rinascita umana che si possiede come propria base operativa, completa di tutte le libertà e ricche opportunità, riflettere poi sulla morte, sull'impermanenza e sul fatto che questa situazione non rimarrà statica. Si riflette poi sui reami inferiori, sui peggiori stati di rinascita in cui si può cadere e poi sull'effettiva presa di una direzione sana e sicura che permette di non cadere in basso. Il quinto punto è il modo effettivo per farlo, ovvero pensare al comportamento e ai suoi risultati, le leggi del karma. Abbiamo già discusso questi cinque punti.
Per prendere una direzione o un rifugio sicuro e sano è molto importante sapere quali sono le cause o le ragioni per farlo. Anche questo è già stato discusso. Ora possiamo fare un piccolo quiz: sapete dirmi quali sono le cause del prendere rifugio?
Una delle cause è trovarsi in una situazione karmica negativa da cui si desidera essere liberi.
Prima di tutto dovresti essere in grado di elencarne le cause. Quante cause ci sono?
Credo ce ne siano due: una è la paura, incluse la paura del risultato della sofferenza, della sofferenza che si ha ora e della sofferenza della rinascita futura. La seconda è la fede che la pratica del prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha - la pratica delle misure preventive - ci impedirà di andare nella direzione che causa la nostra sofferenza.
Quello che dici è corretto. Per quanto riguarda l'adozione di un modo mahayana o di vasta mentalità, di cosa hai bisogno in aggiunta a questo per prendere una direzione sicura o prendere rifugio?
Paura per il benessere degli altri?
Be’, in realtà non è tanto temere la loro sofferenza, bensì desiderare liberarli dalla loro sofferenza, desiderare che non ce l’abbiano, che poi è la definizione di compassione; quindi compassione. Se sai quali sono le cause e le ragioni per cercare una direzione sicura, allora la tua risoluzione effettiva sarà molto più ferma. Quindi il vero e proprio atteggiamento con cui affidi completamente la tua mente a questa direzione è il significato effettivo del prendere quella direzione sicura: affidare la tua mente.
Si può capire con un esempio: se qui avessimo molti beni materiali avremmo paura che un ladro venga a rubarli. Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando hai paura di essere derubato? Cosa fai, cosa pensi che succeda? Cosa fai se sei in un luogo noto per i suoi molti ladri e rapinatori e hai paura di essere derubato?
Cerchi di trovare un posto sicuro dove mettere quelle cose in modo che non possano essere rubate?
Potresti forse cercare degli amici o qualcuno che ti aiuti a proteggerli. È lo stesso quando pensi alla morte e al fatto che potresti cadere in un'orribile rinascita sfortunata: cerchi aiuto o amici che possano aiutarti in questo. Come sarebbe farti aiutare da un bambino se hai paura di essere derubato o avere un gattino di guardia alla tua casa se arriva un ladro? Cosa succederebbe? Di che tipo di amico hai bisogno per proteggerti dal furto?
Di un amico grande e forte.
Allo stesso modo, quando pensi al fatto che morirai, che potresti rinascere in un regno inferiore e cerchi qualcuno che ti protegga e ti aiuti a uscire da quella situazione, non vuoi qualcuno che sia come un gattino, ma qualcuno che sia forte e possa davvero fare qualcosa per aiutarti. Allo stesso modo, quando trovi qualcuno che è molto forte nell’aiutarti e nel sorvegliare la tua casa, se non puoi fidarti e non hai piena fiducia in quella persona, in realtà potresti aver invitato a casa tua un ladro che potrebbe derubarti. Quindi non solo hai bisogno di qualcuno che sia forte e possa aiutarti, ma anche di qualcuno affidabile, altrimenti anche questa persona potrebbe rivelarsi essere un ladro.
Ci sono tre diversi tipi di fede che si può nutrire in qualcuno: un tipo di fede semplice, di cuore puro, c'è la fede di aspirazione e poi c'è un tipo di fede fiduciosa. Il tipo richiesto qui si basa su una completa fiducia logica. Tornando all'esempio del ladro, che cosa succede quando hai fiducia nella persona a cui hai chiesto di aiutarti?
La prima conseguenza è che, una volta che hai riposto la tua fiducia in questa persona, puoi affidare le tue preoccupazioni nelle sue mani e sentirti a tuo agio, perché hai deciso di farlo completamente. Ora, se tu non ti fidassi, non ci sarebbe modo di rilassarti davvero, di darle la chiave di casa e affidarle i tuoi beni preziosi. Quindi la domanda è: senza fiducia in qualcuno, gli affideresti tutto? Questo è il vero motivo per avere fiducia, perché una volta che la si nutre, allora le si potrà affidare la propria casa. Se invece non avessi fiducia, non gliela affideresti e non andresti da nessuna parte, devi consegnare effettivamente a quella persona il compito di proteggerla.
L'ordine effettivo di come si sviluppa il prendere rifugio consiste dapprima nel provare timore e paura che si verifichi una certa situazione e poi nel nutrire fiducia nella possibilità di poter essere aiutati. Una volta che si è fiduciosi in questo, si affida effettivamente il compito alla persona in cui nutriamo fiducia. Capisci l'esempio? È un buon esempio che si adatta a ogni punto del prendere una direzione sicura? È davvero un punto importante che non si dovrebbe saltare, è importante prendere una direzione sicura nella tua vita, prendere rifugio.
Bodhichitta
La via d’accesso per avere una vasta portata mentale del Mahayana è in realtà dedicare il proprio cuore con bodhichitta. Cos'è bodhichitta, cosa significa avere un cuore dedito? È un cuore con cui miri a raggiungere uno stato di piena illuminazione per poter beneficiare tutti. Ci sono due fattori per avere un cuore totalmente dedicato a bodhichitta. Il desiderare semplicemente di beneficiare tutti gli esseri limitati, di per sé, non è un cuore di bodhichitta completamente dedito e nemmeno lo è il solo desiderio di raggiungere l'illuminazione. Bisogna avere entrambi: il desiderio di aiutare tutti gli esseri limitati e, in aggiunta, il desiderio di raggiungere l'illuminazione per poterlo fare; servono entrambi. Quando hai questo desiderio, questa dedizione con cui vuoi raggiungere l'illuminazione per aiutare tutti gli esseri agisce come causa.
Quando parliamo di questi due fattori, dire "per beneficiare tutti gli esseri limitati" o "per essere in grado di lavorare per il loro beneficio" o "per il loro bene" - hanno tutti la stessa connotazione - questo fungere da causa. Il vero e proprio desiderio di raggiungere l'illuminazione sarebbe il risultato e quello sarebbe il vero e proprio pensiero che accompagna l'avere un cuore dedito. Quindi il fatto che si voglia aiutare tutti gli esseri limitati è ciò che precede il cuore dedito e il suo scopo è il raggiungimento dell'illuminazione.
Questo è un punto importante perché una mente non può rivolgersi a due cose esattamente nello stesso momento; non può mirare simultaneamente a tutti gli esseri e all'illuminazione. Quindi mira all'illuminazione e sorge per il bene di tutti gli esseri. Prima si pensa di poter aiutare tutti gli esseri e poi si aspira all'illuminazione per farlo, quindi si aspira specificamente all'illuminazione nel momento in cui la si possiede. Sebbene sia rivolta al bene di tutti gli esseri limitati, o esseri senzienti, in realtà non è rivolta a loro: vuole aiutarli, ma non è rivolta specificamente a loro come oggetto focale. Quando senti l'espressione "per il bene di tutti gli esseri limitati", la connotazione di "per il bene di" è il pensiero che precede immediatamente l'avere questo cuore dedito. Ciò su cui si sta effettivamente concentrando, tuttavia, è lo stato di illuminazione, lo stato in cui si diventa totalmente lucidi e completamente evoluti. Quando parliamo delle due intenzioni coinvolte, la prima intenzione - aiutare tutti - è la causa che precede; l'intenzione di raggiungere l'illuminazione è quella che sorge simultaneamente con il cuore dedito, nello stesso momento in cui si ha effettivamente quel pensiero del cuore dedito.
Nell'Abhisamayalamkara, Una filigrana di realzzazioni, Maitreya afferma che quando si parla di "questo e questo " nei sutra si riferisce alle versioni estesa, intermedia e breve. Ciò significa che "questo e questo" si riferiscono a questi due aspetti di un cuore dedito, vale a dire l'intenzione di essere in grado di beneficiare tutti gli esseri e l'intenzione di raggiungere l'illuminazione. La fonte sono le tre versioni dei Prajnaparamita Sutra, i sutra sulla “Perfezione della Saggezza” o “Consapevolezza discriminante di vasta portata” in tre versioni: ampia, intermedia e breve. Tra questi, quello esteso è il Prajnaparamita Sutra in centomila versi, l'intermedio è in ventimila versi e quello breve consiste di ottomila versi. La discussione su "questo e questo", riferendosi alle due intenzioni del cuore dedito di bodhichitta, deriva dalle tre versioni di quella che viene chiamata "La madre dei trionfanti". Questo si riferisce anche ai Prajnaparamita Sutra e le tre versioni, estesa, intermedia e breve, si riferiscono alle versioni in centomila, ventimila e ottomila versi. Potete ripetere quanto appena detto?
Ebbene "questo e questo" si riferiscono al desiderio di beneficiare gli altri e al desiderio dell’illuminazione.
Quali sono le due intenzioni?
Il desiderio di aiutare tutti gli altri e il desiderio di una completa illuminazione.
Il cuore dedito di bodhichitta è quello che ha queste due intenzioni. Qual è la fonte da cui derivano questi insegnamenti?
"La madre dei trionfanti", i Prajnaparamita Sutra.
Quali sono le tre versioni?
Estesa, intermedia e breve in centomila, ventimila e ottomila versi.
È semplice, quella estesa è di centomila versi che è un numero molto grande, quella intermedia è di ventimila versi che sono meno di centomila, e quella breve è di ottomila versi che è più breve rispetto alle altre due. Va molto bene se conoscete molto precisamente anche solo un punto come questo rispetto alla fonte di un certo insegnamento. Altrimenti potreste dire di aver studiato molto e di sapere molte cose ma, quando siete effettivamente in difficoltà e dovete affermare qualcosa, non siete in grado di dire alcunchè. Quindi è meglio conoscere molto bene anche solo una parte di insegnamenti.
Ora, quando dice che è per il beneficio degli altri, per aiutare gli altri, ciò implica un certo tipo di pratica.
Ho una domanda. Rinpoche ha detto che gli esseri senzienti non sono l'oggetto vero e proprio?
È un oggetto focale ma non l'oggetto focale vero e proprio, nel senso che non è l’obiettivo a cui si mira specificamente. Anche se bodhichitta aspira al loro bene, quindi sono un oggetto focale in tal senso, non sono il vero obiettivo quando la mente pensa a bodhichitta. In quel momento la mente non ha come oggetto gli esseri; il suo oggetto è l'illuminazione, che non si vede l'ora di raggiungere. Pensare a tutti gli esseri viene prima, è la causa, poi pensi all'illuminazione che vuoi ottenere per aiutarli.
Quindi il modo in cui si pratica effettivamente quando, per esempio, si recitano alcuni OM MANI PADME HUM è: prima pensi a tutti gli esseri, per il loro bene "voglio essere in grado di aiutarli tutti". Quindi pensi che per farlo "ho bisogno di raggiungere l'illuminazione" e poi, per raggiungere l'illuminazione a tale scopo, reciti OM MANI PADME HUM. Dal momento che il numero di esseri è infinito, quando miri a poterli beneficiare tutti, il potenziale positivo che accumuli anche solo dicendo OM MANI PADME HUM una volta, è uguale in potere a questo numero infinito di esseri, quindi, anch'esso diventa infinito in quanto ha tale vastità. Dal momento che mira a raggiungere l'illuminazione e i potenziali sono diretti a tale fine, il potenziale non si esaurirà finché non raggiungerai effettivamente quell'illuminazione, diventa come un guardare senza fine in quella direzione.
Quando cerchi di applicare questo, non c'è grande beneficio nel recitare semplicemente le parole della preghiera di bodhichitta "dedico il mio cuore agli altri e all'illuminazione", nè è sufficiente pensare che questo sia qualcosa di intellettuale. Nella tua mente devi davvero dirigere la forza di ciò che stai facendo in quella direzione e, dal profondo del tuo cuore, dedicare il tuo cuore a qugli obiettivi. Così stai effettivamente praticando e ne raccoglierai i benefici.
Quando ti svegli al mattino è estremamente importante pensare: "Tutto ciò che farò oggi sarà a beneficio degli altri, di tutti gli esseri limitati". In questo modo, fin dall'inizio della tua giornata imposti la direzione, ridedichi il tuo cuore in modo che tutte le cose positive e costruttive che compirai durante il giorno tendano a questo vasto obiettivo. È estremamente importante il tipo di pensiero e dedizione che hai al mattino quando ti svegli; alla fine della giornata riesamini tutto ciò che di positivo hai compiuto e dedichi il potenziale accumulato con esse al raggiungimento effettivo dell'illuminazione per essere in grado di beneficiare tutti. Quindi inizi la tua giornata ridedicando il tuo cuore agli altri e al raggiungimento dell’illuminazione, e alla sera dedichi il potenziale positivo che hai accumulato per il raggiungimento effettivo di quell'illuminazione per aiutare tutti. Questa è la pratica di bodhichitta.
Se ridedichi il tuo cuore ogni mattina per essere in grado di aiutare tutti gli esseri e per raggiungere l'illuminazione per poterlo fare, qualunque cosa tu faccia durante il giorno sarà trainata dalla forza di quella dedizione che ti sei prefissata al mattino. Quindi è molto importante farlo. Un esempio: hai abbattuto un albero in cima a una montagna e vuoi portare il tronco a valle, se hai un percorso libero fino in fondo, quando inizi a rotolare il tronco dall'alto tutto ciò che devi fare è spingerlo nella giusta direzione e, con la forza della spinta iniziale, il tronco scenderà fino in fondo senza deviare dal sentiero; continuerà da solo a scendere. È la stessa cosa se ti spingi al mattino con una forte dedica di ciò che stai facendo per gli altri e per il raggiungimento dell'illuminazione per aiutare tutti. Qualunque cosa tu faccia nel corso della giornata – come venire qui e ascoltare gli insegnamenti - sarai portato avanti d questa dedizione per aiutare tutti e raggiungere l'illuminazione. Anche se la tua mente devia leggermente durante il giorno, la forza di quella dedizione ti accompagnerà comunque per tutta la giornata, quindi è molto importante farlo al mattino.
Sviluppare un cuore dedito di bodhichitta
Un tale cuore dedito di bodhichitta nasce da un forte sentimento di compassione. La compassione è presente quando, considerando tutti gli esseri limitati con i loro problemi e le loro sofferenze, si desidera che ne siano liberi. Questa è la compassione, mentre il desiderio che tutti siano felici si chiama amore. Il termine “determinazione eccezionale”, a volte chiamato “puro desiderio disinteressato” è quando si accetta la responsabilità pensando: “Io mi impegnerò a risolvere i problemi di tutti ed eliminare le loro sofferenze, lavorerò per rendere tutti felici, portare felicità a tutti”. Questa è la "determinazione eccezionale", decidi di farlo.
Non andrai molto lontano se hai questa determinazione eccezionale nel voler fare tutto questo ma non ne hai la capacità. Se ti guardi intorno e ti chiedi: "Be’, chi ha la capacità di risolvere i problemi di tutti e portare felicità a tutti?", solo un Buddha completamente illuminato ce l’ha. Pertanto ti sforzi di diventare tu stesso illuminato, di diventare tu stesso un Buddha in modo da poterlo fare davvero. Questo tipo di atteggiamento e di cuore è descritto come "un cuore simile a quello di un re". È chiamato così non perchè un re sia così, ma rispetto a noi stessi. Sarebbe amore se volessimo che tutti nel paese fossero felici, sarebbe compassione se volessimo che non ci fossero problemi o disastri e sarebbe determinazone eccezionale quando cerchiamo di rendere tutti felici eliminando le loro sofferenze e i problemi. Tuttavia, se si è una persona normale, pur avendo tale determinazione eccezionale, non si è in grado di realizzare davvero tutto ciò; l'unico modo sarebbe essere il re di questa terra, avendo effettivamente il potere e la capacità di cambiare e realizzare tutto questo. Quindi il desiderio di diventare il re per fare tutto ciò è il cuore dedito, ecco perché si chiama ‘cuore come quello del voler diventare un re’. Capite l'esempio? Ripetetelo.
Se avessimo amore per tutti vorremmo che fossero felici, se avessimo compassione vorremmo che fossero liberi dalla sofferenza e così avremmo il potere di farlo.
È un po' il contrario. Se avessimo il desiderio che tutti siano felici, questo sarebbe amore.
Usando l'esempio del re, avremmo bisogno di potere per poterlo fare.
Per prima cosa devi avere la determinazione di volerli davvero rendere felici ed eliminare tu stesso i loro problemi.
Quindi dovresti avere la determinazione per farlo da solo e, con quella determinazione, vorresti essere il re, per esempio.
Quindi ti esamini: “Ho la capacità di farlo? Non ne ho la capacità, solo un re ce l’ha, quindi voglio diventare un re”. Questo è il cuore dedito. Ricominciamo dall'inizio, qual è la sensazione, dalle un nome.
Il desiderio di liberare tutti gli esseri dalla sofferenza è compassione. Il desiderio che tutte le persone siano felici è amore. Poi hai bisogno della determinazione per prenderti la responsabilità di renderli felici e liberarli dalla sofferenza e con quella determinazione vorresti essere il re.
Quindi verificheresti se hai la capacità di renderli davvero felici.
Ho la capacità di renderli felici?
Ce l’hai?
No, non ce l’hai.
Quindi chi lo fa?
Il re, ha l'abilità e quindi vorresti essere il re per poter realizzare i tuoi obiettivi.
Ricordare la gentilezza degli altri
Prima ancora di pensare "Sarebbe fantastico se tutti fossero liberi da tutti i loro problemi", devi preoccuparti di loro; il modo per farlo è diventare consapevoli della gentilezza altrui. Il modo in cui lo si fa consiste nel considerare tutte le creature intorno a te, incluse quelle capre là fuori che ci forniscono il latte e sono molto gentili a svolgere quella funzione per noi. Allo stesso modo, guarda tutte le api là fuori: vanno in giro laboriose a raccogliere polline da tutti i fiori così che possiamo ricavarne il miele, quindi sono molto gentili nel fare tutto quel lavoro di cui possiamo beneficiare. Considerate l'esempio delle capre, là fuori a mangiare l'erba; non dobbiamo fare quel tipo di lavoro o attività, possiamo semplicemente stare seduti mentre loro sono là a mangiare. La stessa cosa con le api, non dobbiamo raccogliere il polline o fare niente del genere, loro fanno tutto questo lavoro per noi. Poi usciamo e prendiamo loro il latte e il miele.
Quindi, in effetti, sono molto gentili nel risparmiarci tutto quel lavoro e quella fatica; da parte nostra non dobbiamo fare molto per le capre, non è come prendersi cura di una persona, per una capra non dobbiamo guidare e andare in giro per la città facendo varie cose per lei, non dobbiamo preparare tè, cibo e altro. È molto semplice: loro vanno fuori e mangiano l'erba del campo. Se pensi alle galline nelle prigioni degli allevamenti intensivi, dove devono stare sempre sedute in quelle orribili gabbie e non sono libere di andare in giro o fare qualsiasi cosa, e poi noi prendiamo le uova da loro. Se pensi alle loro orribili vite provi molta compassione nei loro confronti.
Pensa agli animali nel circo, a tutte le difficoltà per essere addestrati per fare qualche stupido gioco, così che noi possiamo sederci, ridere e divertirci. Pensa alla gentilezza e a tutte le difficoltà che gli animali devono affrontare per il nostro bene. Non sarebbe forse terribile se i ruoli fossero invertiti e questi animali fossero tra il pubblico e fossimo noi quelli che devono essere addestrati, picchiati e frustati per imparare a eseguire alcuni stupidi trucchi per divertirli? Lo troveremmo estremamente difficile e non molto piacevole. Ci piacerebbe vivere in gabbie come gli orsi e le tigri e che la gente venisse a prenderci a pugni e a frustarci? Quindi dovreste riflettere molto a queste situazioni per diventare consapevole della gentilezza degli animali e di tutte le creature che devono subire tutte questi maltrattamenti a nostro vantaggio.
Coltivare la pazienza
Potresti pensare che i nemici non sono divertenti e che non ci aiutano perché ci fanno solo molto male, ma se rifletti capisci che i nemici sono molto gentili con noi. Le persone fastidiose, quelle che davvero non sopportiamo, ci forniscono una buona opportunità per praticare la pazienza e la tolleranza, e per diventare pienamente illuminati devi sviluppare la pazienza e la tolleranza. Non è qualcosa che si sviluppa con i buddha o con le persone che sono sempre gentili, ma con i nemici e le persone che sono terribili con te. Quindi, in effetti, questi tipi di persone sono estremamente gentili per fornirti l'opportunità di allenarti nella pazienza e nella tolleranza.
Se sei davvero un praticante di Dharma e qualcuno ti schiaffeggia o colpisce, allora potrai sopportarlo, essere tollerante e non reagire. Non solo, potrai anche essere gentile con quella persona, il che è ancora meglio. Ma se reagisci colpendo l'altra persona allora corri il pericolo di essere colpito una seconda volta e, se continui così, di essere picchiato a morte. Se finisci davvero in una rissa del genere rischi di essere picchiato a morte o di uccidere l'altra persona, il che creerebbe davvero una conseguenza negativa molto forte. È molto meglio accettare il primo colpo e lasciare perdere senza rispondere, senza iniziare nulla.
Quindi questo è il modo in cui un essere dedito, un bodhisattva, pratica per sviluppare la compassione; si impegna per diminuire la rabbia e accrescere pazienza e tolleranza. Se ti trovi in una situazione in cui rischi di arrabbiarti davvero e di non riuscire a controllarti, la cosa migliore da fare è uscire a fare una passeggiata o cercare di rilassarti calmandoti in qualche modo. Scoprirai che così riuscirai a gestire la tua rabbia sempre meglio e, alla fine, riuscirai a non arrabbiarti affatto. Compiacerai molto i buddha, i bodhisattva - gli esseri dediti – se non reagirai quando ti colpiranno, anche se la gente comune potrebbe considerarti un codardo.
Ora andiamo oltre, ti arrabbieresti se qualcuno ti colpisse con un bastone? Il motivo della rabbia è il dolore alla testa e la vera causa del dolore è il bastone. Però non ti arrabbi con il bastone bensì con la persona che ti ha colpito con il bastone. Se ci pensi, il bastone è stato utilizzato da una persona ma perché quella persona ti ha colpito? Perché si è arrabbiata e così è stata utilizzata dalla sua rabbia. Pertanto, non c'è motivo di arrabbiarsi con il bastone perché è stato utilizzato dalla persona e quindi dovresti essere arrabbiato con lei. Tuttavia, poiché lei è stata utilizzata dalla sua stessa rabbia, non c'è motivo di essere arrabbiato con la persona, dovresti essere arrabbiato con la sua rabbia. Se ci pensi ulteriormente, la rabbia di questa persona è nata a causa di qualcosa di fastidioso che tu stesso hai compiuto e che l'ha fatta arrabbiare e quindi, in effetti, dovresti arrabbiarti con te stesso per aver fatto qualcosa che ha infastidito questa persona così tanto da farla arrabbiare e colpirti. Così non ti resta che arrabbiarti con te stesso. Se ci pensi, questi sono metodi per riuscire a controllare la rabbia.
Dr. Berzin: Per esempio, Rinpoche è scappato dall'invasione cinese in Tibet e quindi può essere qui e trascorrere dei momenti molto piacevoli con tutti voi qui.
Nella situazione in cui vieni picchiato e non c'è modo di scappare o evitarla, è meglio morire: se pensi in termini di vite future, la vita che risulterà dall'aver praticato la pazienza così intensamente sarà un'eccellente rinascita, perché quella situazione in cui sei picchiato a morte è sorta dal karma e, se incontri una situazione karmica che hai accumulato, un potenziale che hai compiuto e che accadrà, allora c'è ben poco da fare e, quindi, è meglio accettarlo: se non c'è modo di uscirne, allora quella è una situazione in cui c'è il karma perché ciò accada e non c'è niente che tu possa fare. Quindi il tuo tempo è finito ed è meglio morire con uno stato mentale di pazienza che in uno di lotta. Se hai incontrato la maturazione di un karma, di un potenziale, allora anche se dovessi reagire ciò non aiuterebbe la situazione; se il tuo tempo è scaduto, allora è la fine e reagire non lo cambierà.
Un esempio di questo è tratto dal racconto di Maudgalyayana, uno dei discepoli del Buddha noto per avere poteri di emanazione miracolosa. Maudgalyayana usava i suoi poteri per visitare i regni infernali di tanto in tanto e, talvolta, vari esseri lì nati gli affidavano messaggi da riportare alle persone sulla terra, consigliando loro di smettere di fare certe cose perché altrimenti sarebbero finite anch’esse in un inferno. Così una volta incontrò in uno di quegli inferni un insegnante non buddhista che disse "Torna indietro e dì ai miei discepoli di smetterla di comportarsi in quel modo perché è davvero orribile questo inferno e anche loro rinasceranno quaggiù". Così Maudgalyayana tornò sulla terra e riferì a tutti i suoi discepoli il messaggio del loro precedente maestro. Essi si arrabbiarono molto con Maudgalyayana per aver osato dire che il loro maestro era rinato in un inferno e lo picchiarono così duramente che in seguito morì a causa delle percosse.
Gli altri discepoli chiesero a Maudgalyayana dopo queste percosse “Perché non hai fatto qualcosa? Perchè non hai usato i tuoi poteri di emanazioni miracolose per uscire da quella situazione?” Lui rispose "In quel frangente non mi è nemmeno venuto in mente di emanare me stesso in qualche tipo di forma, figuriamoci essere in grado di dimostrare un qualsiasi potere". Questo è un esempio di un caso in cui è stato accumulato il karma di essere picchiato a morte, in quel momento non gli venne nemmeno in mente di fare qualcosa, era solo sopraffatto dalla maturazione di un potenziale.
Ci sono altre occasioni in cui negli insegnamenti si è parlato del doversi difendere o di come affrontare una situazione in cui si è attaccati fisicamente. Ho sentito che si afferma che è un atto molto negativo se qualcuno ti picchia, ti uccide o simili e, quindi, sarebbe un atto di compassione impedire che ciò accada. Inoltre, non tutte le volte che qualcuno ti attacca in qualche modo ciò significa necessariamente la fine della tua vita, e che tu sei semplicemente lì sdraiato. Mi è stato detto che difendersi a un certo livello è una cosa positiva, non per uccidere l'altra persona ma per impedire che crei un'azione molto negativa. Ora sono un po' confuso perché mi sembra che sia stato detto l'opposto.
La differenza, o ciò che devi indagare in quel frangente, è se puoi effettivamente modificare o meno la situazione e se hai o no il potere di aiutare quella persona. Una cosa è se qualcuno ti sta picchiando e tu hai la possibilità di fermarlo: va benissimo, con compassione, farla smettere, perché è vantaggioso per lei e tu non perdi la vita. Ma se è una situazione in cui non hai il potere di fermare il tuo aggressore e se è una scelta tra morire combattendo o morire senza combattere, è molto meglio, in termini di potenziali che accumuli, morire senza combattere, se davvero non hai alcuna capacità di fermare la persona. Si tratta di indagare se puoi effettivamente intervenire o meno sulla situazione. Ad esempio, se un cane ti attacca saltandoti addosso e mordendoti alla gola, allora ovviamente puoi fermarlo raccogliendo un bastone e colpendolo; non avrebbe senso che tu ti sedessi e lo lasciassi morderti.
Un altro esempio: se sei in un gruppo come qui e qualcuno si avvicina e ti colpisce in testa allora sarebbe molto meglio che tu non facessi nulla, perché ci sono tutte queste persone nella stanza che di fatto impedirebbero a questa persona di continuare a picchiarti. È peggio se inizi una rissa, ingigantiresti la situazione. Ma se ti trovi in un frangente in cui questa persona sta per farti un grosso danno e provi compassione per lei, desiderando che non crei un’azione negativa così pesante facendolo e, in aggiunta, hai la capacità di intervenire effettivamente, allora non c'è errore nel farlo. Il punto è indagare se puoi fare qualcosa o meno. Tuttavia in quella situazione è molto importante non contrattaccare e difendersi con rabbia e odio per quella persona, lo si dovrebbe fare per compassione nei suoi confronti.
Un altro esempio: in Tibet c'era un monaco che portava con sè un volume del Kangyur, le opere tradotte del Buddha. I volumi dei libri tibetani sono avvolti tra due spessi pezzi di legno e le pagine sciolte sono legate insieme con uno spago. Una volta, un enorme cane feroce iniziò a rincorrerlo e stava per saltargli addosso e morderlo. Normalmente ai monaci non è permesso colpire gli animali, ma lui disse che la necessità supera il divieto, il che significa che non serve in questa situazione seguire il divieto e le regole. Prese così questo volume del Kangyur e lo usò per colpire il cane sulla testa, recitò un verso in rima in tibetano che diceva che la necessità supera il divieto e che possa essere di buon auspicio per il cane grazie a questo volume del Kangyur.
In Tibet c’erano cani da guardia incredibilmente enormi e feroci, enormi mastini, a volte legati in catene di ferro davanti alle case della gente. A volte era molto pericoloso andare a trovare qualcuno se eri un estraneo, perché questi cani erano così enormi che potevano spezzare le catene e uccidere chiunque entrasse. Ecco come nasce questa storia del monaco che era in visita e portava con sè un volume delle scritture che usò per colpire il cane. Questo soddisfa la tua domanda per il momento?
Stiamo parlando del cuore dedito di bodhichitta che nasce dall’avere compassione per gli altri, che a sua volta nasce dall'essere consapevoli della gentilezza di tutti. Ora, rifletti sul perché ti arrabbi in varie situazioni, per esempio, se hai una tazza molto bella e per sbaglio la rompi ti arrabbi; o a quanto ti arrebbieresti se perdessi diecimila dollari. Non c'è motivo di arrabbiarsi in queste situazioni perché, se lavori sodo puoi comprarne una nuova o guadagnare più soldi, e, prima di tutto, avresti dovuto essere più attento e metterli in posti sicuri per non perderli. Una volta che li hai persi dovresti cercare di non arrabbiarti, perché questo non aiuta. Se riuscissi semplicemente a ridere della situazione e pensare "Be’, lavorerò sodo e li rimpiazzerò", allora sarai molto più in grado di gestire la situazione, ma se ti arrabbi molto creerai molta sofferenza e infelicità e non ti aiuterà affatto. Infelice o no, dovrai comunque lavorare per rimpiazzare ciò che hai perso, quindi potresti anche ridere della situazione, avere uno stato d'animo felice e poi lavorare per ricomprarla.
Arrabbiarsi e essere infelici non aiuterà affatto perché, se guardi al futuro a lungo termine, a un certo punto finirai, tutto ciò che possiedi finirà, il paese in cui vivi finirà e alla fine il mondo intero finirà. Che grosso problema c’è se una tazza è rotta? Non c'è motivo che sia un problema se rompi una tazza o qualcosa del genere perché puoi facilmente sostituirla.
Pensa a quale sarebbe la cosa peggiore che potresti perdere. Probabilmente se hai una malattia terminale e non c'è niente che si possa fare e stai per perdere la vita. Il momento più infelice sarà quando non c'è più niente da fare con la medicina, i dottori e gli ospedali, niente che possa aiutarti e te ne stai andando; quindi non ha senso arrabbiarsi se perdi qualche oggetto materiale. Quando pensi a questo, non c'è davvero alcun motivo per essere arrabbiato per aver perso qualche banale oggetto e scoprirai che vivrai in accordo e in armonia con le persone intorno a te.
È estremamente importante dedicare il proprio cuore agli altri e all'illuminazione, ed è per questo che nel testo si dice che si deve prendere con decisione una direzione sicura nella vita e sviluppare un cuore dedito a bodhichitta.
Le pratiche preliminari non comuni
Il testo continua:
Poi, siccome vedere la natura effettiva della mente in effetti dipende dal rafforzare le reti che costruiscono l’illuminazione e purificarti dagli oscuramenti mentali, indirizza (verso il tuo guru radice) almeno centomila ripetizioni del mantra in cento sillabe e quante più centinaia di prostrazioni possibili, compiute mentre reciti L’ammissione delle cadute. In aggiunta, fai richieste ripetute e sentite al tuo guru radice inseparabile da tutti i Buddha dei tre tempi.
Questo si riferisce ai tipi di pratiche preliminari non comuni, quelli non condivisi con la pratica del sutra. Quando ne hai l'opportunità e ti trovi in Oriente in luoghi con reliquiari o stupa, dovresti fare varie offerte come ciotole d'acqua, lampade a burro e circumambulare questi monumenti con la sensazione e il riconoscimento che sono i veri resti dei Buddha. Quindi recita molte volte il mantra delle cento sillabe di Vajrasattva e anche OM MANI PADME HUM, e fallo con molta sincerità. Allo stesso modo, se conosci Sua Santità il Dalai Lama, se lo hai incontrato o visto in un'immagine, puoi visualizzarlo e immaginare che luci e nettare fluiscano da lui e ti purifichino - il tipo di visualizzazioni di cui abbiamo parlato l'altro giorno – con molte recitazioni di OM MANI PADME HUM. Anche questo è molto benefico.
I metodi per meditare su mahamudra
Esistono molte tecniche effettive per meditare su mahamudra, il grande sigillo della realtà, così come dice il testo:
Quanto ai metodi fondamentali effettivi, sebbene ci siano molti modi di affermare la mahamudra, ce ne sono due quando sono suddivisi secondo i sutra e i tantra.
Quindi ci sono queste due divisioni principali. Riguardo alla seconda, che si riferisce ai metodi tantrici di mahamudra, il testo dice:
Il secondo è una mente di chiara luce di grande beatitudine, che si manifesta tramite metodi abili quali il penetrare i punti vitali del corpo vajra sottile e così via. La mahamudra delle tradizioni di Saraha, Nagarjuna, Naropa e Maitripa…
Questi sono tutti maestri indiani:
… è la quintessenza della classe anuttarayoga del tantra per come è insegnata ne I (Sette testi dei) Mahasiddha e I (Tre) volumi principali.
Questi sono i metodi insegnati nel tantra e queste sono le fonti da cui derivano. Per quanto riguarda le fonti dei metodi di mahamudra relativi al sutra, sono le stesse che abbiamo menzionato prima, le tre versioni dei Prajnaparamita Sutra, la “Perfezione della saggezza” o "Sutra sulla consapevolezza discriminante di vasta portata". Pertanto, il testo dice "il primo" riferendosi ai metodi del sutra:
Il primo si riferisce ai modi di meditare sulla vacuità come indicato direttamente nei (Sutra della prajnaparamita) brevi, intermedi, e vasti. Il sommamente realizzato Arya Nagarjuna disse “A parte questo, non c’è nessun altro percorso della mente che porta alla liberazione”. Qui darò istruzioni rilevanti sulla mahamudra secondo queste sue intenzioni e discuterò i metodi che ti portano a conoscere la mente, faccia a faccia, in linea con l'esposizione dei maestri del lignaggio.
Per quanto riguarda l'effettiva capacità di ottenere uno stato mentale calmo e stabile o shamatha, ci sono metodi per farlo in termini di natura della mente e poi dell’essere portati a conoscere, faccia a faccia, la natura della mente con delle meditazioni sulla vacuità.
Per poter riconoscere cos'è la mente, prima dovete cercare di conoscerla, faccia a faccia. Dovete investigare e cercare di scoprire cosa sia, cos'è la coscienza, quindi per favore andate fuori, guardate intorno nella foresta e cercate di trovare la mente. Quando scoprite qualcosa, ritornate e riferitelo. Fatelo, e poi ci incontreremo di nuovo nella nostra prossima sessione e cercheremo di capire cosa sono la mente e la coscienza. Non è uno scherzo; dovreste pensarci e trovare alcune risposte su ciò che pensate sia la mente. Uscite e provate a trovarle.