Andare oltre una mente stabile: vipashyana
Non è un grande ottenimento di per sè lo stato mentale calmo e stabile di shamatha che si mantiene con grande flessibilità mentale, euforia ed estasi, la concentrazione univoca di uno stato mentale calmo e stabile. Non è molto significativo a meno che non si vada oltre e si acquisisca uno stato mentale eccezionalmente percettivo, vipashyana.
Vipashyana è uno stato mentale eccezionalmente percettivo e qui, in particolare, è finalizzato alla comprensione della vacuità o della realtà. È solo con questo che sarai in grado di recidere la radice delle situazioni incontrollabili e ricorrenti nella vita, del samsara. Molti non buddhisti sono in grado di raggiungere uno stato di concentrazione univoca, uno stato mentale calmo e stabile sulla cui base possono passare ai diversi livelli di costanza mentale o dhyana, i diversi livelli di concentrazione, fino raggiungere il punto più alto o il picco del samsara. Ciò, tuttavia, non è sufficiente perché si ha bisogno dell’unione dello stato mentale calmo e stabile e di quello eccezionalmente percettivo, l’unione di shamatha e vipashyana.
Coloro che ottengono questi livelli molto elevati e profondi di concentrazione si assorbono completamente in essi e, di conseguenza, possono ottenere rinascite come divinità nei diversi livelli di concentrazione mentale. Tuttavia, si trovano in una situazione molto difficile perché questi sono livelli di trance molto profondi ed essi credono di aver raggiunto la liberazione da tutti i tipi di situazioni samsariche. Ma dopo un periodo di tempo estremamente lungo questa trance finisce e scoprono di non aver ottenuto la liberazione dai propri problemi, che quello stato è terminato e giungono alla conclusione che la liberazone non esiste. Ciò crea un potenziale negativo molto forte e così poi cadono in stati di rinascita molto difficili e spiacevoli.
Quindi non vi è alcunchè di speciale nè grandi benefici nel raggiungere uno stato di concentrazione univoca, anche se come risultato si potrebbero ottenere vari tipi di ESP. Si consideri che solo avere questa concentrazione univoca senza mirare a ottenere una realizzazione eccezionalmente percettiva della realtà e della vacuità, conduce solo a raggiungere degli stati samsarici molto elevati ma, anche qualora si raggiungesse il picco dell’esistenza ciclica, si potrà solo decadere da lì. Sarebbe come salire sullla CN Tower a Toronto, si può arrivare fino in cima ma, una volta lì, si può solo tornare giù.
Identificare l’‘io’ che deve essere confutato
Allora qual è il compito da svolgere? Una volta ottenuti uno stato mentale calmo e stabile e una concentrazione unvoca, è necessario focalizzarsi sulla vacuità per realizzare la totale assenza di tutti i modi di esistere immaginati e impossibili. Il testo radice introduce questo punto come segue:
Dimorando in uno stato di assorbimento totale come prima, e, con una piccola (porzione di) consapevolezza, come un pesciolino che nuota veloce in uno stagno limpido senza disturbarlo, ispeziona con intelligenza l’identità dell’individuo che è il meditatore
Come eseguire questo esame? Quando lo stagno è limpido un pesciolino può nuotarvi senza disturbarlo. Così rimani nell’assorbimento totale, nello stato della mente calma e stabile e, con questo come base, senza lasciarla, esegui l’indagine e, pur analizzando la natura della mente, cerchi specificamente di indagare chi sta facendo la meditazione o chi è l’ “io”.
Mentre indaghi vedi che non sei altro che il tuo corpo e la tua mente, poi provi a vedere che tipo di immagine hai, cosa pensi di te stesso, qual è l’immagine di te stessa. L’“io” si basa su questa immagine e devi cercare di identificare qual è esattamente il tipo di “io” che deve essere confutato, il tipo di “io” che non esiste affatto. Tale “io” emerge con forza in situazioni difficili, come quando stai per cadere e hai una forte sensazione di "sto per cadere", o quando qualcuno ti accusa di essere un ladro e provi una forte sensazione di "Sono io il ladro?". Questi sono gli aspetti da considerare quando identifichi l’“io” che deve essere confutato.
Cerchi in che cosa consiste questo “io” e, sebbene non esista tale “io” stabilito dal lato dei cinque aggregati – i fattori aggregati della nostra esperienza – tuttavia sembra che ci sia un “io” " all'interno di questi. Ad alcuni sembra che l’“io” sia la loro forma fisica, la loro forma aggregata; altri affermano che la mente è l’“io”. Ma se i cinque fattori aggregati dell’esperienza sono l’“io”, allora, poiché sono cinque, ci sarebbero cinque “io”. Oppure, poiché esiste un solo “io” e si possiedono cinque aggregati, allora essi diventerebbero uno e lo stesso avverrebbe se l’“io” fosse tutti e cinque.
Se identifichi l’“io” con la tua forma aggregata e dici che è il tuo corpo, allora quando il corpo muore anche l’“io” muore, quando il corpo diventa inesistente, anche l’“io” diventerebbe inesistente. Se l’“io” fosse semplicemente qualcosa di fisico, se fosse semplicemente il corpo, allora l’intera idea di rinascita sarebbe insostenibile così come l'idea che compiere azioni positive in questa vita accresca potenziali positivi che maturano in felicità, e che agire in modo distruttivo accresca il potenziale negativo che matura in sofferenza e problemi. Niente di tutto ciò potrebbe funzionare se l’“io” fosse semplicemente il corpo. Se l’“io” fosse la mente allora, poiché la tua mente non cammina e non mangia, allora non potresti camminare e non potresti mangiare. Questo tipo di conclusioni assurde deriverebbero se l’“io” fosse identico alla mente.
Quindi l’“io” non può essere identificato né con il corpo né con la mente, tuttavia ci appare come se fosse qualcosa che si trova nei fattori aggregati della nostra esperienza: tale “io” deve essere confutato. Ma poichè pensiamo di avere un tale “io”, allora creiamo le categorie concrete di “io” e “mio” e, sulla base di ciò, creiamo le categorie concrete di “mio amico”, “mio nemico” e sviluppiamo infatuazione, intenso desiderio e attaccamento per amici e persone care, e ostilità e rabbia verso i nostri nemici. Per questo motivo agiamo in modo distruttivo, accumuliamo potenziali negativi e, di conseguenza, sperimentiamo molta sofferenza e problemi.
Ci sono vari esempi che vengono utilizzati per illustrare questo. In Tibet si ammucchiavano delle rocce sui passi di montagna che, se viste da lontano, sembravano degli essere umani in posizione eretta. C'è anche la similitudine della corda striata nell'oscurità che potrebbe essere erroneamente scambiata per un serpente. Un mucchio di rocce non è un essere umano e pensare che lo sia è sbagliato, va confutato. È un essere umano che non esiste e va confutato. Anche la corda colorata confusa con un serpente non è un serpente, l’esistenza di quel serpente va confutata. Ma anche se la corda non è un serpente, possiamo avere il tipo di mente che confonde quella corda con un serpente e, sulla base di ciò, ci spaventiamo molto. Allo stesso modo, sebbene i cinque aggregati dalla loro parte siano privi di essere l’“io”, tuttavia, sulla base del nostro afferarci ad essi come se lo fossero, pensiamo in termini delle categorie di “io” e “mio”, agendo in modo distruttivo e accumulando una grande quantità di potenziali negativi e sofferenze per noi stessi.
Quando indagate e vedete che non esiste un “io” dal lato degli aggregati stessi, allora potrebbe sorgere una grande paura perché immaginate che il vostro “io” non esista affatto. Se pensi che “io” non esista affatto allora cadi nel nichilismo, il che è completamente sbagliato. Bisogna essere molto cauti quando si affronta questo argomento per non cadere nella posizione nichilista e negare tutto.
Anche se potresti temere che non esista l’“io” quando vedi che non c’è nessun “io” da trovare negli aggregati, non dovresti concludere che non esista affatto, perché in effetti esiste un “io”. Ma come esiste? L’“io” è ciò che può essere etichettato sulla base della raccolta di questi cinque aggregati, è ciò a cui si riferisce il termine o l'etichetta “io” sulla base degli aggregati che sono la base della sua etichettatura. Quindi questo è il tipo di “io” che esiste, l’“io” che esiste come designazione mentale: è ciò a cui il termine “io” si riferisce sulla base degli aggregati che costituiscono la base per il nome “io”.
Non è corretto dire che questo “io”, che è semplicemente ciò a cui si riferisce la parola “io” sulla base degli aggregati, sia totalmente inesistente perché, in realtà, esiste un tale “io” che è designato dalla mente. Se all’affermazione che questo “io” esiste semplicemente in termini di designazione mentale come ciò a cui si riferisce il termine “io”, si aggiungesse la conseguenza che è trovabile perchè esiste, allora si trasforma un “io” semplicemente designato in qualcosa che è intrinsecamente trovabile e così si distrugge completamente l’idea appena spiegata. L’io è dunque semplicemente stabilto in termini di etichettatura mentale ma non è intrinsecamente trovabile.
Bisogna stare attenti a non arrivare all'estremo nichilista del dire che è totalmente inesistente quando è analizzato e non trovato. Allo stesso modo bisogna evitare di cadere nell’estremo eternalista del dire che l’“io” esiste come un oggetto intrinsecamente trovabile. È totalmente inesistente un “io” che non è meramente imputato con il nome “io”, che esiste come se provenisse dagli aggregati stessi. Si può d’altra parte essere certi che esiste un “io” che va in giro, pratica il Dharma e così via, Pertanto, ci sono due tipi di “io” ed è molto importante differenziarli: l’"io" che non esiste affatto e quello che esiste nella realtà, nonostante le cose non possano essere stabilite indipendentemente dal processo di designazione e nonostante il fatto che esse non esistono nel modo in cui sembrano esistere.
Per esempio, questo Centro Milarepa non sembra che sia semplicemente il Centro Milarepa in quanto gli è stato dato quel nome e ciò a cui il nome si riferisce sulla base di tutte queste cose. Invece, quando arrivi sul viale, sembra che tu sia effettivamente arrivato al Centro Milarepa stesso, che il Centro Milarepa sia qui ad aspettarti, e non che sia semplicemente ciò a cui si riferisce il termine sulla base di tutto questo. Sembra che sia il Centro Milarepa ma in realtà dipende dal fatto che avete comprato questo luogo, questo fienile, avete poi appeso questa foto di Milarepa, steso i tappeti e tutto il resto, è sulla base di tutto ciò che può essere chiamato Centro Milarepa.
Ora è del tutto ragionevole che si parli del Centro Milarepa, che siamo qui a partecipare a conferenze e a praticare il Dharma presso il Centro Milarepa, proprio perché sulla base di tutto ciò è stato correttamente designato come Centro Milarepa; è perfettamente ragionevole che esista come Centro Milarepa. Tuttavia, se esistesse come Centro Milarepa indipendentemente dall’intero processo di designazione come Centro Milarepa, allora avrebbe sempre dovuto esistere come tale, anche prima che lo si comprasse e ristrutturasse e chiunque fosse venuto qui qualche anno avrebbe dovuto vederlo come il Centro Milarepa. Dovreste provare a differenziare questi due tipi di esistenza, uno che non esiste affatto e l'altro che è la realtà effettiva.
Questo luogo sembra esistere dalla sua parte come Centro Milarepa e non come mera designazione “Centro Milarepa”. Appare come Centro Milarepa dalla sua parte quando lo analizziamo ma se lo cerchiamo, che cos'è? Non le colonne, non i muri, non le persone qui: quando provi a individuare esattamente cos'è il Centro Milarepa non riesci a trovare alcun Centro Milarepa esistente in modo indipendente, a sé stante. A quel punto però non si dovrebbe concludere che il Centro Milarepa non esiste affatto perché, in effetti, esiste. Siamo tutti qui che partecipiamo tutti allo studio e all'apprendimento del Dharma.
È del tutto ragionevole e corretto dire che esiste, ma è importante distinguere tra ciò che esiste nella realtà e ciò che è pura fantasia, che non esiste affatto. Senza la giusta distinzione tra questi sarà estremamente difficile capire cos'è la vacuità, l'assenza di modi di esistere totalmente fantasiosi e impossibili. Comprenderla è come conoscere un tipo speciale di mantra che, se recitato, consente di raccogliere carboni ardenti senza bruciarsi le mani o come prendere dei serpenti senza essere morsi. Ma se non conosci il mantra corretto o non lo reciti correttamente, ti brucerai e verrai morso. È quindi molto importante capire a che cosa si riferiscono e non lasciarsi confondere, altrimenti l'intera indagine della vacuità può rivelarsi piuttosto pericolosa.
Quando scrivi delle lettere, ad esempio, sono coinvolti tre aspetti: la persona che scrive, le lettere che sono scritte, e l'azione vera e propria dello scrivere le lettere. Se ci pensi non può esserci la scrittura senza un agente che la compie, senza che qualcosa venga effettivamente scritto e non si può ritenere che sia avvenuto un atto di scrittura a meno che qualcosa non sia stato scritto e che qualche agente non abbia eseguito la scrittura. Allo stesso modo, non possono esserci lettere scritte a meno che non siano state scritte da un agente, e non può esserci alcun agente della scrittura a meno che non ci sia effettivamente qualcosa che viene scritto. Non è possibile avere una scrittura indipendente da sola, senza un agente, e qualcosa di scritto. Non importa quale prospettiva si consideri: nessuno di questi aspetti esiste da solo, indipendentemente dagli altri. Tuttavia a noi non sembra che le cose esistano in questo modo, in modo dipendente, noi consideriamo semplicemente che c'è una lettera, ma in realtà quella è stata scritta da qualcuno. Tutte questi aspetti sono interdipendenti gli uni dagli altri.
Quando leggete nelle varie scritture che il Buddha disse che non c'è corpo, forma, sensazione e cose del genere, non deve essere inteso nel senso che non esistono corpo, forma o sensazoni, come una completa negazione. Semplicemente significa che non esistono nel modo in cui sembrano esistere.
Ecco dunque quanto indicato qui in una citazione che segue nel testo:
Un individuo non è terra, non è acqua, non è fuoco, né vento, né spazio, e neanche coscienza. Né lui o lei è tutti loro. Eppure, che individuo c’è separato da questi?
La persona non è alcuno degli elementi specifici del corpo e tuttavia, riesci a trovare una persona che sia completamente separata dagli elementi del suo corpo? Se cercato, l’“io” non esiste come uno degli elementi del corpo ma esiste semplicemente sulla base dell'insieme di tutti i vari elementi, della coscienza e così via. Prendendo quella collezione come base della persona, dell’“io”, allora l’“io” è ciò a cui si riferisce il termine “io” quando etichettato sull'intera collezione. Quindi è su questa base, con questo tipo di esistenza, un tipo di esistenza meramente imputata, che l’“io” funziona e dovresti essere soddisfatto che del fatto che funzioni.
È come quando sogni di avere sete e di bere qualcosa, così la tua sete finisce in quella parte del tuo sogno, in quell'episodio, e così sembra che funzioni. Così quando investighi per trovare l’“io”: quando non lo trovi dovresti esserne soddisfatto e non perseguire ulteriormente questo obiettivo, ma essere semplicemente disposto a convivere con il fatto che l’“io” esiste solo come qualcosa di designato e non può essere effettivamente localizzato e trovato. Quando realizzi la vacuità ovvero l'assenza di questo modo di esistere fantasioso e impossibile e che non esiste una persona intrinsecamente trovabile e così via, allora dovresti semplicemente concentrarti su questo con uno stato mentale eccezionalmente percettivo.
Anche quando mediti su una divinità e visualizzi la forma di un Buddha sono coinvolti tutti questi fattori. C'è la divinità su cui si medita, il meditatore che medita o visualizza la divinità, e c'è l'atto reale, il meditare sulla divinità: nessuno di questi può esistere indipendentemente dagli altri. Non si può avere una meditazione sulla divinità senza che qualcuno mediti su di essa e non si può avere qualcuno che mediti sulla divinità senza che ci sia una divinità su cui si medita, e così via. Quindi, ancora una volta, questo processo avviene semplicemente sulla base del fatto che tutte queste cose dipendono l'una dall'altra e non c'è alcunchè di intrinsecamente trovabile, nessuna divinità intrinsecamente trovabile, meditatore e così via, coinvolti in questo processo. Il testo recita:
Quando cerchi e, così, non puoi trovare nemmeno un mero atomo di un assorbimento totale, qualcuno totalmente assorbito, e così via, allora coltiva la concentrazione assorbita sulla (vacuità) come lo spazio, in maniera esclusiva, senza nessuna divagazione.
E continua:
Inoltre, quando sei in uno stato di assorbimento totale, (scruta la tua) mente. Non stabilita come nessuna forma di fenomeno fisico, è una nudità totalmente non ostruttiva che dà origine alla proiezione e la nascita cognitiva di un’ampia varietà di cose – un continuum di chiarezza e consapevolezza senza ostacoli (incessante), che si impegna (con oggetti) senza discontinuità. Sembra che non dipenda (da nessun’altra cosa). Ma quanto all’oggetto concettualmente implicato della mente che si aggrappa (alla sua esistenza nel modo in cui appare), il nostro guardiano, Shantideva, disse “Ciò che si chiama “un continuum” e “un gruppo”, come ad esempio un rosario, un esercito eccetera, non è veramente (un’interezza trovabile)”. Per mezzo dell’autorità scritturale e le linee di ragionamento (come questa), assorbiti totalmente nella mancanza di un’esistenza stabilita nel modo in cui appaiono le cose.
Questo si riferisce alle similitudini del rosario o dell’esercito. Che cos'è il rosario? Non è il filo su cui sono infilati i grani, né alcuno dei grani, ma c’è l’insieme di tutti questi grani e fili messi insieme, e un rosario è ciò a cui si riferisce la parola "rosario" quando è designato sull’insieme delle sue parti. Un rosario è questo e non esiste intrinsecamente in tutte le sue parti e componenti. La stessa cosa è vera per un esercito: non puoi dire che una persona sia un esercito, o che lo sia uno qualsiasi degli individui riuniti insieme, ma c’è un intero gruppo di persone, di strumenti di guerra e così via, e l'esercito è ciò a cui fa riferimento la parola “esercito” sulla base di tutte queste cose messe insieme. Non c'è alcunchè al suo interno che tu possa indicare come l'esercito stesso. Questa è la visione della vacuità, dell’assenza di modi di esistenza immaginari e impossibili.
Poi il testo continua:
In breve, come è stato detto dalle labbra preziose del mio mentore spirituale, Sanggye Yeshe, onnisciente nel vero senso della parola: “Quando, a prescindere da ciò che è emerso cognitivamente, ne sei pienamente consapevole nel senso di (avere la sua esistenza stabilita meramente dal suo essere) ciò che può essere cognitivamente colto da un pensiero concettuale, la sfera più profonda della realtà sta sorgendo senza aver bisogno di affidarsi a nient’altro. Immergere la tua consapevolezza nello stato di (questa) nascita assorbendosi totalmente in maniera esclusiva, oh santo cielo!”
L'autore, il quarto Panchen Lama, Chokyi Gyaltsen, cita queste parole del suo maestro spirituale, Sanggye Yeshe, dal quale ricevette questi insegnamenti e linee guida. Quando comprendi la vacuità in questo modo, l'assenza di tutti i modi di esistenza immaginari e impossibili realizzando che le cose non esistono indipendentemente, dalla loro parte, indipendentemente da questo intero processo di designazone, allora è come segue:
Similmente, il venerato (e paterno Padampa Sanggye) disse: “In uno stato di vacuità, la lancia della consapevolezza deve essere fatta roteare. Una visione corretta (della realtà) non è un’ostruzione tangibile, O persone del Dingri”. Tutte queste affermazioni arrivano allo stesso punto.
Dedica e continuazione della pratica
Quando concludi la meditazione su mahamudra, il grande sigillo della realtà, dedichi tutti i potenziali positivi accumulati a beneficio di tutti gli esseri.
Se realizzi la vacuità e la realtà sulla base del volerti liberare da tutti i tuoi problemi e sofferenze, allora otterrai lo stato di liberazione di un uditore degli insegnamenti; se invece hai ottenuto questa realizzazione sulla base dell'amore e della compassione per tutti gli altri e del cuore dedito a bodhicitta con il quale desideri apportare beneficio a tutti e raggiungere uno stato di illuminazione per poterlo fare, allora questa realizzazione della realtà ti porterà allo stato onnisciente di un Buddha, poiché combina la compassione con la comprensione della vacuità. Se, oltre a questo, ricevi i potenziamenti dell'iniziazione al tantra, le misure nascoste per proteggere la mente, e mantieni tutti gli stretti legami con la pratica e tutti i voti relativi alla condotta, allora sarai in grado di raggiungere effettivamente l’illuminazione in questa stessa vita. Anche se non esegui tutte le pratiche del tantra, se semplicemente mantieni i voti della sua moralità e gli stretti legami con le pratiche senza alcuna interruzione per sedici vite, allora, anche senza fare nessun'altra pratica intensa, raggiungerai l’illuminazione entro quel lasso di tempo.
Devi continuare la tua pratica. Se per esempio reciti mantra, fai richieste a Manjushri e Avalokiteshvara per sviluppare una mente chiara e un cuore gentile, e ti eserciti ad essere una persona buona e gentile, ad avere un cuore altruista e gentile di beneficio per gli altri, in questo modo, attraverso una pratica costante, sarai in grado di ottenere tutte le realizzazioni. Di certo non è necessario rinunciare al proprio lavoro e alle proprie attività. Molti maestri altamente realizzati del passato erano agricoltori, sarti, o avevano vari tipi di occupazioni: ciò che è importante è coltivare il proprio cuore e la propria mente indipendentemente dal proprio lavoro. Non si può negare che ci siano persone che si dedicano totalmente alla ricerca spirituale, ma non è necessario farlo per essere un praticante e ottenere tutte le realizzazioni. Mentre vivi la tua vita e continui a svolgere qualunque tipo di lavoro e occupazione, se persegui questo obiettivo nel contesto di una pratica spirituale, recitando i vari mantra, ottenendo chiarezza mentale, avendo un cuore gentile, essendo amorevole verso gli altri e così via, allora di certo otterrai realizzazioni e progredirai lungo il percorso.
Aver ottenuto una preziosa rinascita umana e aver ottenuto l'opportunità di incontrare queste istruzioni e insegnamenti è molto raro e prezioso, non dovresti mai dimenticarlo o sprecarle. Dovresti provare ad applicarli e non essere così miope da pensare di impegnarti solo per un brevissimo periodo di tempo, un paio di settimane, mesi o anni, e che subito otterrai queste fantastiche realizzazioni ed esperienze. Non funziona così. Dovresti pensare a lungo termine, in termini di miglioramento lento e graduale di te stessa e della tua condizione, in termini di pratica costante durante questa vita e quelle future, che la prossima vita sarà ancora migliore di questa e quella successiva ancora migliore, pensa quindi in termini di molte rinascite future. Non pensare in modo miope, ma lungimirante così non ti scoraggerai e scoprirai che, in effetti, sarai in grado di progredire in modo lento ma costante.
Quindi dovresti sempre cercare di avere un cuore gentile, di essere amorevole e premuroso verso gli altri, di non causare problemi, di non danneggiare gli altri, di cercare di liberarti di queste fantasie sulla realtà, di vedere le cose come sono e, su questa base, essere una persona gentile e calorosa, continuare la tua pratica e condurre la tua vita secondo queste linee. È estremamente importante. Puoi essere una persona gentile indipendentemente dal fatto che tu stia camminando o no, lavorando altro. È una pratica che coinvolge tutta la tua vita e tutto il tuo tempo indipendentemente da cos'altro stai facendo. Allo stesso modo, puoi recitare vari tipi di mantra come OM MANI PADME HUM e aspirare a ottenere un cuore gentile e amorevole per poter apportare beneficio a tutti, indirizzando tutta la tua energia positiva in quella direzione, il che sarà di estremo beneficio.
Quando dici OM MANI PADME HUM non è necessario dirlo ad alta voce in modo che le persone ti sentano, potrebbe essere un po' strano e non è necessario andare in giro borbottando. Se trovi che dirlo sottovoce sia scomodo, puoi anche recitarlo mentalmente e non necessariamente ad alta voce. Puoi anche visualizzare il mantra nel tuo cuore e farne una sorta di recitazione mentale.
Il testo continua:
Avendo acquisito familiarità in questo modo, allora a prescindere da cosa sia emerso come un’apparenza di un oggetto cognitivo alla tua rete sestuplice (di coscienza), ispeziona accuratamente il suo modo di apparire.
La “sestuplice rete di coscienza” si riferisce alla coscienza dell’occhio, alla coscienza dell’orecchio, del naso, della lingua, del corpo e alla coscienza della mente.
Il suo modo di esistere diverrà chiaro, denudato e distinto. (Questo è) il punto essenziale affinché qualunque cosa sia sorta cognitivamente sia come ciò che riconosci. In breve, qualunque oggetto appaia cognitivamente, come ad esempio la tua mente eccetera, accertati del suo modo di esistere – non aggrapparti ad essa, [pensando] (che esista nel modo in cui appare) – e sostieni sempre (quella certezza). Quando sai (che una cosa esiste) così, (tu vedi che) ciò si applica in maniera uniforme all’identità di tutti i fenomeni del samsara e del nirvana.
Non dovresti afferrarti al modo in cui le cose appaiono a qualunque tipo di coscienza, le forme ai tuoi occhi, i suoni alle orecchie, gli odori al naso o i pensieri alla mente, perché tutto appare come realmente trovabile ed esistente. In realtà nulla esiste in quel modo, perché nessuna di queste apparenze esiste nel modo in cui appare. Pertanto, non dovresti afferarti all’esistenza di alcunchè nel modo in cui appare.
Poi il testo prosegue citando Aryadeva che fu il grande discepolo di Nagarjuna:
Aryadeva diede anche voce a questo quando disse: “Chiunque veda un fenomeno, vede tutto. Qualunque vacuità di una cosa è la vacuità di ogni cosa”.
È molto difficile ottenere una realizzazione della vacuità ma, una volta compreso che i fenomeni sono privi di esistenza trovabile, allora tutto esiste allo stesso modo, tutto è similmente privo di esistenza trovabile. Quindi applichi questa comprensione a tutto.
Mentre ti concentri in modo univoco sulla totale assenza di esistenza trovabile null’altro appare. Quindi il testo dice:
Davanti al volto dell’appropriato assorbimento totale sulla natura effettiva (di ogni cosa) in questo modo, c’è semplicemente il troncamento degli estremi mentalmente inventati riguardo (ogni cosa del) samsara e del nirvana, come un’esistenza (intrinseca, trovabile), l’inesistenza (totale), e così via.
Questo è il motivo per cui nel Sutra del cuore, quando si parla del livello più profondo dei veri fenomeni, si dice che nulla appare durante il totale assorbimento sui veri fenomeni più profondi, sulla vacuità: non ci sono forme e così via, fino alla Buddhità. Esiste solo la natura più profonda della realtà stessa: la vacuità. Solo perché si afferma che non esistono fenomeni trovabili a livello ultimo e che nella sfera di questo livello più profondo non si trova alcunchè, non significa che le cose siano totalmente inesistenti perché convenzionalmente funzionano ed esistono, ma semplicemente non sono trovabili a livello ultimo.
Anche se a livello ultimo non ci sono fenomeni riscontrabili, esistono e sono visti i fenomeni convenzionalmente esistenti. Quando si emerge dall’assorbimento sulla vacuità, allora si vedono le varie apparenze, che sono sempre apparenze della vera esistenza anche se le cose non esistono in quel modo. Ma come esistono le cose? Esistono come mere designazioni mentali, semplicemente in termini di ciò a cui si riferiscono i vari nomi e concetti, sulla base di ciò su cui sono etichettati. Tutto funziona infatti in quel contesto.
Come funziona? Come in un sogno, in un'illusione o in uno spettacolo di magia, quando ci sono maghi che evocano immagini di cavalli ed elefanti, o come il riflesso della luna nell'acqua. C’è il riflesso della luna nell'acqua ma la luna non esiste nell'acqua, sembra che esista nell'acqua, ma non può essere trovata lì. In questo modo, tutte le cose sembrano trovabili ma in realtà non lo sono. Esiste solo ciò a cui si riferiscono i termini e i concetti. Bisognerebbe comprendere tutto questo dopo essere emersi dall’assorbimento meditativo.
Pertanto il testo continua:
Eppure, dopo che ne sei emerso, quando ispezioni, (tu vedi che) il sorgere dipendente del funzionamento di ciò che è esistente in maniera meramente imputata, semplicemente da nomi, innegabilmente e naturalmente ancora sorge cognitivamente, come sogni, miraggi, riflessi della luna nell’acqua, e illusioni.
Nel solco della stessa idea quando riemergi vedi che tutto è un'origine interdipendente, che le cose funzionano e che il modo in cui funzionano è sulla base della designazione mentale, e che nulla esiste come trovabile nel modo in cui è sembra esistere. Ad esempio, in questa stanza ci sono sei colonne e ci si può chiedere quali sono o cosa sono in generale. In generale non si trova la categoria “colonna” in alcuna delle singole colonne, ma solo sulla base di queste sei individuali si può etichettare l'idea generale che ci sono delle colonne nella stanza. Ma le colonne come cosa generale, come categoria, non esistono in alcuna di quelle individuali ma è solo ciò a cui si riferisce la parola “colonne” sulla base dell’insieme di questi sei elementi, e in questo modo tutte le cose similmente esistono.
Il testo continua:
(Quando realizzi simultaneamente che) le apparenze non oscurano la vacuità e la vacuità non fa cessare le apparenze, tu stai manifestando, in quel momento, il percorso mentale eccellente (che conosce dal singolo punto di vista) che la vacuità e il sorgere dipendente sono sinonimi.
Questo vuol dire che bisogna capire che le cose appaiono perché sono prive dell’essere intrinsecamente reperibili. È solo perché non sono intrinsecamente reperibili che possono effettivamente apparire, perché se fossero intrinsecamente reperibili, non potrebbero apparire affatto. Quando si comprende che le cose appaiono perchè non sono intrinsecamente trovabili, perché l'assenza di un'esistenza intrinseca trovabile è ciò che consente loro di apparire, allora lo si è capito nel modo corretto. L’apparenza non nega la vacuità ma, anzi, l'apparenza è supportata e giustificata dal fatto che le cose non sono trovabili. Allo stesso modo, quando si dice che le cose non sono trovabili, non si nega che appaiano, anzi, ciò spiega il motivo per cui appaiono. Quindi entrambi si supportano a vicenda e spiegano come ciascuno di loro opera: le cose appaiono perché non sono intrinsecamente trovabili e le cose non sono intrinsecamente trovabili perché, di fatto, appaiono.
Quando si capisce il significato della vacuità come assenza di tutti i modi di esistere immaginati e impossibili, quando c'è un'assenza di modi di esistere immaginati e impossibili, allora le cose possono effettivamente apparire. Solo i modi di esistere immaginari e impossibili non esistono, ma le cose appaiono, e il fatto che appaiano significa che non esistono nel modo impossibile in cui si immagina che appaiano ma, di fatto, appaiono.
Quando si parla dell'assenza di modi di esistere fantasiosi e impossibili non significa che le cose non esistono affatto ma solo che non esistono in questo modo impossibile in cui si immagina che esistano perché, se esistessero in quel modo, non potrebbero apparire affatto. Il fatto che appaiano dimostra che non esistono in quel modo impossibile e che in realtà esistono nel modo in cui esistono. Bisognerebbe capire come questi due si supportano a vicenda: affermare che le cose non esistono in modi immaginati e impossibili significa che le cose appaiono nella realtà.
Il testo si conclude con la dedica:
L’oratore di queste parole è stato il rinunciatario chiamato Losang Chokyi Gyaltsen, che ha ascoltato molti (insegnamenti). Grazie alla sua forza positiva, che tutti gli esseri erranti diventino velocemente dei Buddha trionfanti attraverso questo percorso della mente, all’infuori di cui non c’è un secondo ingresso verso uno stato di serenità.
“Non c’è un secondo ingresso” qui significa che c’è solo un ingresso che conduce a uno stato di serenità. Qual è? È l’ingresso del realizzare la vacuità, la realtà, la totale assenza di tutti i modi di esistere immaginati e impossibili. Non c’è altro modo in cui si può ottenere uno stato di serenità in cui sono eliminati tutti gli atteggiamenti disturbanti, la sofferenza e così via, e si ha la capacità di aiutare tutti gli esseri. L'autore dedica la forza positiva affinché tutti diventino illuminati attraverso la realizzazione di mahamudra, il grande sigillo della realtà, della vacuità.
Consiglio conclusivo
Avendo ottenuto una preziosa rinascita umana con tutte le libertà e le ricchezze di cui disponiamo, dovremmo sforzarci di ottenere la comprensione della realtà, questa visione della vacuità. Senza una grande quantità di potenziale positivo o merito che consenta di ottenere queste varie realizzazioni non si sarà in grado di farlo. Ciò è dimostrato nella storia della vita del grande Tsongkhapa che, per accumulare una grande riserva di potenziale positivo, fece un'intensa pratica offrendo tre milioni e mezzo di prostrazioni insieme a un milione e ottocentomila offerte di mandala, un'offerta simbolica dell'universo, strofinando l’interno del polso su un pezzo di pietra rotondo per un milione e ottocentomila volte, così che il suo polso era completamente dolorante e la carne viva consumata. Si dedicò in tale modo intenso per accumulare la grande riserva di potenziale positivo che gli avrebbe permesso di vedere la realtà.
Il grande traduttore Marpa si recò in India a piedi in un caldo tremendo e incontrò moltissime difficoltà per poter studiare con Maitripa. Anche Milarepa lavorò molto duramente e sopportò molte difficoltà e fatiche per ottenere la realizzazione della realtà. Dovreste tenere a mente che non sarete in grado di vedere la realtà, la vacuità, senza molto duro lavoro e difficoltà: è necessario sviluppare un grande potenziale positivo.
Va bene se ti stai dedicando totalmente alla pratica spirituale del Dharma e non hai alcun possesso materiale, puoi guardare l'esempio di Milarepa, che praticava molto intensamente senza avere alcunchè. Se non stai praticando il Dharma, guarda tutti i vari beni che puoi accumulare nella vita: in realtà non hanno alcuna essenza duratura; se ne possiedi molti scoprirai che ti causeranno molti problemi e preoccupazioni. Tuttavia non è negativo se stai praticando intensamente il Dharma e possiedi beni materiali e ricchezza come risultato dei potenziali positivi che hai accumulato in passato, anzi puoi trarne vantaggio.
La cosa principale, indipendentemente dalla tua situazione economica, è nutrire un sentimento di soddisfazione: sentirti soddisfatto di ciò che hai perché non importa quanto possiedi, se non sei soddisfatto non sei felice. È importante essere una persona felice in armonia con tutto ciò che ti circonda. Se emani questo tipo di sentimento, scoprirai che saranno felici anche le persone intorno a te e persino i tuoi animali domestici. Ma se perdi sempre la pazienza, scoprirai che anche i tuoi animali domestici diventeranno molto nervosi e agitati a causa del tuo temperamento.
Tutti noi abbiamo tutti costruito, con le nostre azioni passate, una relazione karmica che ci ha permesso di riunirci qui, studiare e imparare insieme queste cose e, attraverso le nostre azioni attuali, stiamo costruendo il potenziale per sperimentare incontri come questo in futuro e, quindi, è molto importante come gruppo l’armonia tra di noi. Avete intenzione di costruire un tempio in questo centro ed è qualcosa di estremamente importante in cui impegnarsi perché si accumula un potenziale equivalente a un'offerta di oro pari al numero di atomi nel luogo in cui si costruisce. È descritto in questi termini e, quindi, costruire un centro e un tempio come quello è un atto molto positivo.
I vostri insegnanti e i direttori di questo centro, Lama Zopa Rinpoche e anche il dotto Lama Thubten Yeshe, sono esseri molto dediti, bodhisattva molto dediti, che stanno lavorando per rendere luoghi come questo disponibili a beneficio degli altri. Quando vengono qui è molto utile per voi pregare con loro e nutrire in loro fede rispettosa. Molto presto riceverete la visita di Gesce Ngawang Dhargyey, un grande maestro che lavora da molti anni per insegnare agli occidentali. È davvero eccellente che venga qui e, allo stesso modo, dovreste pregare con lui e portargli rispetto. Se avete qualcosa che volete comunicare con me dopo che me ne sarò andato, sentitevi liberi di scrivermi sempre e dirmi tutto ciò di cui avete bisogno.
Dirò molte preghiere a nome vostro affinché le cose vadano bene per tutti voi, per la vostra buona salute e che tutto continui qui con grandi progressi. Vi ringrazio molto. Se avete qualche domanda potete chiedere. Adesso vi darò la trasmissione orale di OM MANI PADME HUM.
Voglio anche ringraziare le persone che ci hanno accompagnato qui quando siamo arrivati, per loro è stato un percorso molto lungo e faticoso e li ringrazio di cuore. C'è un detto in tibetano che dice che su cento lontre una ha un turchese che tiene come tesoro sulla testa, su cento serpenti velenosi uno ha una perla sul capo e, tra cento marmotte, una è un meditatore e qui avete un monaco il che è molto positivo per tutti voi.