Le varianti e gli stadi di cognizione della vacuità per la scuola Prasanghika

Comprendere le diverse interpretazioni e analisi nelle scuole buddhiste

Abbiamo presentato il modo sautrantika di enumerare i diversi modi del conoscere e, man mano che approfondiamo i nostri studi, scopriamo che ci sono alcune varianti. Ad esempio, nella presentazione di Asanga del sistema Cittamatra ci sono la coscienza fondamentale (sanscr. ālayavijñāna) e la coscienza illusa; tuttavia, ciò che è significativo per la maggior parte dei nostri studi sono le varianti prasanghika.

Dobbiamo riconoscere che la spiegazione sautrantika della cognizione e di come funziona si basa sull’analisi sautrantika di come le cose esistono. Il modo prasanghika di comprendere come esistono le cose influenza la cognizione. Non solo i vari sistemi filosofici indiani hanno diverse presentazioni di modi di conoscere, ma anche ciascuna delle diverse tradizioni buddhiste tibetane ha le proprie interpretazioni dei sistemi filosofici indiani. Qui discuteremo la posizione prasanghika come la presentano i maestri ghelug.

Questo è un principio importante da comprendere quando leggiamo e impariamo gli altri sistemi filosofici indiani, oltre a quelli ghelugpa. Ad esempio, l’interpretazione e la comprensione sakya dei sistemi indiani è piuttosto diversa da quella che troviamo nei ghelug. La loro interpretazione è generalmente accettata dai nyingma, mentre i karma kagyu la accettano sostanzialmente, ma con alcune varianti. Per comprendere le presentazioni della vacuità e molti altri argomenti delle varie scuole tibetane, dobbiamo comprendere le loro presentazioni della teoria della cognizione. Se non aggiungiamo quel pezzo le loro spiegazioni non hanno senso completo: tutti i pezzi delle loro asserzioni devono essere messi insieme. Dobbiamo guardare a tutti gli insegnamenti di qualsiasi sistema particolare in modo olistico e renderci conto che ci sono molte diverse spiegazioni e varianti di quasi tutto nel Buddhismo. Ciò deriva dal metodo del Buddha di insegnare abilmente in modi diversi a persone diverse per il massimo beneficio di ogni persona in particolare e per il suo livello di comprensione ed esperienza.

Ghelug prasanghika

La cognizione ex novo e la cognizione susseguente sono scontate

I prasanghika definiscono la cognizione valida semplicemente come cognizione che non è fallace. In altre parole, è accurata e decisiva. La qualifica sautrantika della cognizione valida come ex novo viene eliminata dalla definizione perché i prasanghika affermano che nessuna cognizione sorge per il suo stesso potere. Se una cognizione sorgesse per il suo potere come “nuova”, significherebbe che ha un’esistenza auto stabilita (rang-bzhin-gyis grub-pa). Ma, poiché tutto sorge in dipendenza di molti altri fattori, nulla può essere auto stabilito. Per questo motivo, i prasanghika eliminano la cognizione susseguente dallo schema dei modi del conoscere.

La cognizione diretta concettuale e non concettuale

I prasanghika ridefiniscono anche ciò che i sautrantika chiamano “cognizione nuda”. Nella spiegazione sautrantika, la cognizione nuda è sempre non concettuale, assume il suo oggetto senza avere una categoria mentale come intermediario e deve essere nuova. Questo perché nella parola sanscrita pramana, cognizione valida, i sautrantika intendono il prefisso pra come nuovo o primo, invece i prasanghika come corretto o valido. Derivano la loro comprensione da una diversa etimologia del sanscrito. Pertanto, per i prasanghika il termine sanscrito pratyaksha che significa cognizione nuda nel sistema Sautrantika, significa invece cognizione diretta.

Secondo i prasanghika la cognizione diretta è una cognizione non fallace, in altre parole, accurata e decisiva, che non si basa su un ragionamento. Può essere non concettuale o concettuale. Poiché non vi è alcuna clausola che la cognizione debba essere nuova, ciò che i sautrantika affermano come cognizione sensoriale nuda susseguente, i prasanghika la classificano come cognizione sensoriale diretta non concettuale. Non si basa direttamente su un ragionamento.

Se una cognizione sorge in modo dipendente da ragionamento è cognizione inferenziale, che è concettuale. Dal secondo momento in poi, la cognizione inferenziale non si basa più direttamente sul ragionamento e, pertanto, i prasanghika la classificano come cognizione concettuale diretta. Essi non affermano ciò che i sautrantika chiamano cognizione inferenziale susseguente.

Per quanto riguarda la differenza tra cognizione inferenziale e cognizione concettuale diretta, possiamo comprenderla esaminando la divisione tra bodhicitta con sforzo e senza sforzo. “Con sforzo” (rtsol-bcas) significa che dobbiamo seguire un ragionamento per raggiungere lo stato mentale desiderato; nel caso di bodhicitta, il ragionamento che implica il riconoscere che tutti sono stati nostra madre, ricordare la loro gentilezza, sentirci grati e desiderare di ricambiare quella gentilezza, e così via - la meditazione di bodhicitta di causa ed effetto in sette parti. È un ragionamento per generare uno stato mentale di bodhicitta focalizzato sulla nostra illuminazione individuale non ancora avvenuta, accompagnata dai fattori mentali di amore, compassione e le intenzioni sia di raggiungere quello stato che di beneficiare tutti gli esseri per mezzo di esso. Quando generiamo effettivamente quello stato mentale di bodhicitta, il primo momento o fase è una cognizione inferenziale. 

Bodhicitta senza sforzo (rtsol-med) è quando siamo in grado di generarla senza un ragionamento, ma sorge automaticamente ed è ora una cognizione concettuale diretta di essa. È ancora concettuale perché, prima di aver raggiunto l’illuminazione, possiamo solo concentrarci sulla nostra illuminazione non ancora avvenuta attraverso la categoria concettuale “illuminazione”. Ma ora siamo diventati così familiari con bodhicitta che non abbiamo bisogno di passare attraverso quella meditazione causa ed effetto in sette parti o di equalizzare e scambiare noi stessi con gli altri. Sorge all’istante e, idealmente, sempre. Questo è il nostro obiettivo: avere bodhicitta senza sforzo.

Quando l’abbiamo ottenuta siamo dei veri bodhisattva e abbiamo raggiunto il primo dei cinque sentieri mentali del bodhisattva, un sentiero mentale di costruzione, solitamente tradotto come “sentiero dell’accumulazione”. Ora, con bodhicitta senza sforzo come fondamento, lavoriamo per costruire uno stato congiunto di shamatha e vipashyana focalizzato sui sedici aspetti delle quattro nobili verità e sulla vacuità di queste verità e della persona che le sperimenta e medita su di esse.

Per ripetere, il sistema Prasanghika sostituisce la cognizione nuda con la cognizione diretta che può essere concettuale o non concettuale. Con la nostra comprensione della vacuità, per esempio, inizialmente dobbiamo usare molti ragionamenti per arrivarci. Ma, alla fine, vogliamo essere in grado di ottenere semplicemente la comprensione corretta senza più ragionamenti. La nostra comprensione inizialmente sarà ancora concettuale, ma alla fine può diventare non concettuale.

Non c’è consapevolezza riflessiva nella presentazione prasanghika

I sautrantika affermano che l’oggetto di una cognizione e la mente che la conosce sono entità separate, auto stabilite, oggettive e pertanto sono conosciute da facoltà mentali separate. L’oggetto di una cognizione, come un cane, è conosciuto dalla coscienza visiva mentre la consapevolezza riflessiva che l’accompagna riconosce simultaneamente la coscienza visiva e i suoi fattori mentali d’accompagnamento che conoscono il cane. La cognizione tramite consapevolezza riflessiva ci consente di ricordare di aver conosciuto quell’oggetto.

La scuola Prasanghika confuta persino l’esistenza convenzionale della consapevolezza riflessiva: se avessimo bisogno di una facoltà mentale separata all’interno di una cognizione per conoscere e registrare le altre componenti mentali di quella cognizione, ci sarebbe un regresso infinito. Avremmo bisogno di un’altra facoltà mentale all’interno di quella cognizione per conoscere e registrare la consapevolezza riflessiva, e così via all’infinito. Pertanto, la consapevolezza riflessiva non ha alcun senso.

Afferma inoltre che l’oggetto di una cognizione e la mente che lo conosce sono entrambi privi di esistenza auto stabilita e, essendo inseparabili, sono non duali. Poiché oggetti in classi diverse, come un cane e il vedere quel cane, non possono apparire entrambi in un momento di una coscienza; la cognizione concettuale del ricordo di aver visto il cane, ad esempio, apprende esplicitamente il cane e implicitamente il vederlo. Poiché tale cognizione concettuale apprende anche implicitamente “nient’altro che questo cane”, apprende anche implicitamente “nient’altro che l’averlo visto prima”. Per questo motivo, questa cognizione concettuale di ricordare di aver visto il cane determina in modo decisivo e quindi conosce accuratamente sia il cane sia l’averlo visto precedentemente.

I quattro modi validi del conoscere di Chandrakirti

Chandrakirti in Chiare parole (Prasannapadā), un commento alle Strofe radice su Madhyamika (Mūlamadhyamaka-kārikā) di Nagarjuna, afferma quattro modi validi di conoscere. Tsongkhapa vi fa riferimento nel suo Lam-rim chen-mo, la Presentazione estesa degli stadi del sentiero. Potremmo chiederci perché i sautrantika affermano che ci sono solo due modi validi di conoscere, mentre Chandrakirti afferma che ce ne sono quattro. Dobbiamo esaminare l’elenco per vedere che non c'è contraddizione.

  • Cognizione valida diretta
  • Cognizione inferenziale valida
  • Cognizione valida basata sull’autorità: questo è un altro nome per il terzo tipo di cognizione inferenziale, la cognizione inferenziale basata sulla convinzione che la fonte di informazione è valida.
  • Cognizione valida attraverso un esempio analogo (nyer-’jal tshad-ma, sanscr. upamāna).

La cognizione valida tramite un esempio analogo si riferisce a esempi come sapere cos’è uno zebù, un tipo di animale in India, tramite l’esempio analogo di un toro bianco con una gobba sulla schiena e una giogaia allungata sotto il collo. In questo modo possiamo sapere validamente cos’è tramite un esempio analogo.

Cos’è una zebra, per esempio? Potremmo non averne idea, ma possiamo dedurre cosa sia tramite l’analogia che sembra un asino con strisce bianche e nere. Tramite un’analogia possiamo sapere validamente cos’è qualcosa. L’esempio più comune è tratto dalla grammatica. Molte lingue hanno diverse inflessioni della stessa parola, ad esempio “io”, “me” e “mio”, o presente, passato e participio passato: “mangio”, “mangiai” e “mangiato”. Come facciamo a sapere che tutte le inflessioni si riferiscono alla stessa parola ma in casi o tempi diversi? Tramite un esempio analogo. Lo stesso vale quando sappiamo validamente come raggiungere la nostra destinazione osservando una rappresentazione analoga su una mappa.

Sebbene molti sistemi non buddhisti accettino come valida anche la cognizione valida attraverso un esempio analogo, i sautrantika considerano questo quarto modo di conoscere non necessario, probabilmente perché è anche un tipo di inferenza.

I prasanghika, tuttavia, accettano come valida la cognizione attraverso un esempio analogo, ad esempio, come nella strofe di Tre pratiche da eseguire continuamente (rGyun-chags gsum-pa): “Come le stelle, una macchia, o una torcia, un’illusione, gocce di rugiada, o una bolla, un sogno, un lampo o le nuvole, considera così i fenomeni condizionati”.

I sette modi del conoscere applicati alla comprensione della vacuità

L’ultimo punto che voglio presentare è l’applicazione di questi sette modi del conoscere per ottenere una corretta comprensione della vacuità. Conoscendo il modo in cui realizziamo la vacuità possiamo valutare più facilmente il nostro progresso.

La cognizione distorta

Come esseri ordinari, abbiamo una cognizione distorta della vacuità accompagnata da inconsapevolezza: percepiamo le cose come se fossero veramente auto stabilite, come se fossero avvolte nella plastica, esistenti per il loro potere, indipendentemente da qualsiasi altra cosa. Siamo totalmente inconsapevoli che questo sia sbagliato. Questa è la definizione di ignoranza; semplicemente non sappiamo che questo è sbagliato. Tutto ciò che percepiamo è distorto rispetto a come esiste.

Potremmo aggiungere alla cognizione distorta un atteggiamento distorto e antagonista (log-lta). Con tale atteggiamento disturbato insistiamo ostinatamente sul fatto che le cose esistono nel modo in cui le percepiamo e siamo polemici e ostili a chiunque sfidi la nostra comprensione. Questo è il vero ostacolo alla corretta comprensione.

Quando questo atteggiamento disturbato e illusorio viene tradotto come “false visioni”, non trasmette il significato completo. Una falsa visione potrebbe semplicemente essere sbagliata. Ma l’atteggiamento illusorio è quando siamo così ostinati nell’insistere di avere ragione e così ostili a chiunque non sia d’accordo con noi che siamo completamente chiusi a qualsiasi migliore comprensione. Per comprendere la vacuità dobbiamo avere una mentalità aperta. Ci sono molti modi per coltivarla, come l’essere più compassionevoli. Se apriamo il nostro cuore agli altri, apriamo anche la nostra mente a ciò che potrebbero insegnarci.

La cognizione non determinante

Con una mente aperta possiamo procedere al livello successivo, ascoltare una lezione sulla vacuità. Ma se guardiamo il nostro cellulare mentre l’insegnante spiega, il nostro ascolto sulla vacuità sarà non determinante. Se mandiamo messaggi, non prestiamo attenzione alla lezione e quindi non saremo in grado di ricordare nemmeno una parola.

La cognizione apparentemente nuda

Se le nostre menti sono perse nei pensieri mentre ascoltiamo la lezione, avremmo solo una vaga cognizione delle parole e non saremo in grado di ricordare cosa è stato detto perché, di nuovo, non stavamo prestando attenzione, eravamo persi nei nostri pensieri.

La cognizione uditiva nuda valida, seguita dalla cognizione concettuale attraverso una categoria uditiva

Ma se avessimo effettivamente sentito le parole con una cognizione uditiva nuda e valida e fossimo certi di ciò che abbiamo sentito e di averlo sentito correttamente, allora saremmo in grado di riconoscere concettualmente il suono della parola “vacuità” attraverso una categoria audio. Per questo motivo, la prossima volta che sentiremo l’insegnante dire “vacuità”, sapremo che sta dicendo di nuovo la stessa parola.

La cognizione concettuale errata attraverso una categoria di significato

Ma quando l’insegnante dice “vacuità”, anche se sappiamo che sta dicendo la stessa parola di prima, non abbiamo idea di cosa significhi o ne abbiamo un’idea sbagliata. In altre parole, o non riconosciamo il suono della parola attraverso una categoria di significato o la riconosciamo concettualmente attraverso una categoria di significato sbagliata, per esempio la categoria di significato “nulla” e pensiamo che vacuità significhi nulla.

L’indecisione

Dopo questo, iniziamo a farci un’idea di cosa significhi la parola “vacuità”, ma non ne siamo sicuri. Questa è indecisione e possiamo distinguere diversi passaggi. Innanzitutto, dobbiamo decidere se valga la pena o meno cercare di comprendere correttamente la vacuità. È la stessa cosa di parlare di regni infernali, fantasmi e demoni, che consideriamo una totale assurdità e, quindi, non proviamo nemmeno a capire di cosa si tratta? O rientra nella stessa categoria di fate ed elfi? È così, o è qualcosa per cui dovremmo prenderci il tempo di considerare cosa significhi realmente e se potrebbe essere vera? Abbiamo un’indecisione al riguardo. Se decidiamo "sì" per entrambe queste questioni, siamo incentivati ad andare oltre e cercare di comprendere correttamente cosa significhi.

Successivamente, abbiamo un’indecisione sul fatto che la vacuità significhi il nulla o un’assenza di modi impossibili di esistere. Se decidiamo che significa assenza, allora avremo un’indecisione sul fatto che sia vera o meno. Innanzitutto, saremo inclini a dubitare, non pensiamo che sia vera, ma forse è corretta. Poi alla fine saremo neutrali, non lo sappiamo davvero: forse è vero e forse non è vero. Poi, alla fine pensiamo che forse è vero, ma ancora non lo capiamo.

La cognizione valida per cui la determinazione dell’oggetto deve essere indotta da un’altra cognizione

Poi decidiamo che, per comprendere veramente la vacuità e determinare che è vera, abbiamo bisogno di ottenere maggiori informazioni, ulteriori insegnamenti e di molta riflessione e meditazione.

La supposizione

Poi, quando otteniamo più informazioni e comprensione, presumiamo che sia vera. Tuttavia, non comprendiamo veramente la vacuità e perché è vera. Anche se possiamo citare i ragionamenti che si trovano nei testi, in realtà non li comprendiamo, ma presumiamo che dimostrino che la vacuità è vera.

La cognizione inferenziale valida

Per ottenere certezza sulla vacuità dobbiamo poi avere una cognizione inferenziale valida di essa, solo così la nostra comprensione sarà valida. Ciò significa che dovremo affidarci al ragionamento per dimostrarla effettivamente a noi stessi. Non è solo che presumiamo che sia vera, dobbiamo dimostrarlo logicamente. Pertanto, usiamo il ragionamento nella nostra meditazione sulla vacuità. Non possiamo semplicemente dire che presumiamo che sia vero e poi concentrarci sul fatto che non esistono modi impossibili di esistere quando non l’abbiamo realmente capito e non abbiamo ottenuto certezza dimostrandola attraverso un ragionamento.

Questa è una cognizione inferenziale valida. Usiamo un ragionamento, giungiamo alla conclusione corretta e poi ci concentriamo su di essa. Ci concentreremmo concettualmente, dopo essere arrivati a quella conclusione corretta basata sulla logica.

Ogni volta che comprendiamo meglio cosa significa vacuità, dovremo correggere o sostituire la categoria di significato attraverso la quale ci concentriamo concettualmente su di essa. Questo è un processo graduale man mano che otteniamo più informazioni e più comprensione. Man mano che la nostra comprensione evolve, sostituiamo la categoria di significato con una più accurata.

La cognizione diretta concettuale

Con una maggiore familiarità con la meditazione sulla vacuità, non abbiamo nemmeno bisogno di usare la logica per essere in grado di concentrarci in modo accurato e deciso su di essa. Siamo diventati così convinti e familiari, che possiamo semplicemente arrivare a quella comprensione all’istante.

La cognizione diretta non concettuale 

Con maggiore pratica e, simultaneamente, un sufficiente accumulo di forza positiva (merito) grazie alla meditazione su bodhicitta e alle azioni da bodhisattva, la nostra cognizione diretta della vacuità alla fine diventerà non concettuale, non più attraverso una categoria di cosa significa. Sarà semplicemente non concettuale e diretta.

Queste sono le fasi per ottenere la cognizione non concettuale della vacuità. Tuttavia, solo le fasi della cognizione inferenziale e della cognizione diretta concettuale e non concettuale sono cognizioni valide di essa. Attraverso di esse, accumuliamo sempre più forza per essere in grado di raggiungere effettivamente, con la nostra cognizione non concettuale della vacuità, un vero arresto di una parte di ignoranza e di una parte di non conoscenza.

Queste sono le fasi per comprendere la vacuità e qualsiasi cosa. Se sappiamo quali sono le fasi che attraversiamo, possiamo stare molto attenti a non saltarne alcuna. Quello che è più facile da saltare per molti di noi - non per tutti, perché alcune persone sono molto logiche e amano le prove logiche - è la prova logica. È molto facile presumere semplicemente che la vacuità sia vera e poi cercare di concentrarsi su di essa senza averla dimostrata a noi stessi. Questo vale per la veridicità di vacuità, impermanenza o qualsiasi altra cosa nel Dharma. La nostra comprensione di esse deve sempre essere basata razionalmente su ragionamenti validi.

Riassunto

Questa è una base introduttiva ai modi del conoscere. Un’introduzione non è necessariamente facile, perché ci sono molte informazioni qui. È un argomento molto utile nonostante il fatto che sia vasto e complesso. Ma la vita è complessa e i modi in cui funziona la nostra mente sono complessi. Non è semplice; più complesso è il sistema che abbiamo per comprendere le complessità della vita, più preciso sarà. Se semplifichiamo troppo il funzionamento della nostra mente, non spiegherà molto.

All’inizio potremmo aver bisogno di uno schema semplice che possiamo poi riempire con sempre più dettagli e, per la maggior parte di noi, quel percorso graduale sarà il più efficace.

Domande e risposte

Come possiamo conoscere in modo valido le qualità di un insegnante spirituale?

Quando vediamo o ascoltiamo un insegnante, la nostra cognizione sensoriale nuda valida può distinguere che si tratta di una persona con caratteristiche di genere, altezza, peso, età e così via. Per conoscere i particolari (khyad-par) di queste caratteristiche, tra cui il nome, il luogo di nascita, i genitori, l’istruzione e così via, dovremmo basarci su una cognizione inferenziale valida basata sulla fiducia in una valida fonte di queste informazioni. Alcuni particolari, come il genere e il colore della pelle, tuttavia, possono essere conosciuti tramite una cognizione sensoriale nuda valida.

Per quanto riguarda le qualità dell’insegnante (yon-tan) dell’essere compassionevole, più preparato di noi, equilibrato, paziente e così via, dovremmo basarci su una cognizione inferenziale valida basata sulla forza delle prove derivanti dalla nostra esperienza personale. Potremmo anche integrarla con un’inferenza basata sulla fiducia in ciò che ci dicono fonti di informazioni valide. Per quanto riguarda la conoscenza di cose come il fatto che non hanno tempo per noi perché sono troppo impegnati con i viaggi e con gli altri studenti, ancora una volta lo sapremmo per inferenza, basandoci sulla forza delle prove.

Esistono modi di sapere che abbiamo inconsciamente, come il senso dell’orientamento?

Esistono più tipi di cognizione sensoriale nuda oltre ai cinque che il Buddhismo delinea come caratteristici degli esseri umani. Ci sono animali che hanno il senso dell’orientamento, animali che hanno il senso del campo magnetico e così via. È possibile che anche gli esseri umani abbiano alcuni di questi sensi. La cognizione con questi è cognizione sensoriale nuda.

Alcune cose le impariamo per imitazione, per osmosi. Come fa un bambino a imparare a parlare una lingua in modo grammaticalmente corretto? Per imitazione, sente altre persone parlare in un certo modo. Ciò che sente alla fine suonerà bene o meno perché riconosce ciò che sente attraverso categorie di ciò che suona bene.

Ad esempio, in tedesco e in molte altre lingue indoeuropee, i nomi hanno articoli determinativi maschili, femminili o neutri. Attraverso la cognizione inferenziale basata sulla rinomanza, sappiamo che non suona bene attribuire a una parola un articolo determinativo femminile quando dovrebbe essere maschile o neutro. Poiché lo sappiamo quasi automaticamente, sembra che sappiamo inconsciamente cosa suona bene, e questo può essere vero anche se non conosciamo formalmente la grammatica. Solo perché potremmo non essere in grado di adattare la nostra lingua a un quadro concettuale che elenca tutti i casi per un sostantivo non esclude la possibilità che possiamo parlare correttamente la lingua.

Si tratta di cognizione susseguente?

Dovremmo dire che sapere come parlare correttamente una lingua che abbiamo imparato da bambini è una cognizione concettuale apparentemente nuda basata su qualcosa che ricordiamo. Non è che, all’improvviso, sappiamo come parlare la nostra lingua madre. Nel primo momento in cui diciamo qualcosa, sappiamo come dirlo correttamente basandoci su una cognizione inferenziale valida basata sulla rinomanza. Nei momenti successivi mentre continuiamo a parlare, i sautrantika direbbero che abbiamo una cognizione inferenziale susseguente basata sulla rinomanza. Questa analisi è vera anche nel caso dell’apprendimento di una lingua più avanti nella vita, anche tramite imitazione o studiandola formalmente con un insegnante.

Conclusione

Ci sono molte applicazioni per questo schema dei modi del conoscere. È uno schema concettuale e quindi conoscerlo è una cognizione ingannevole, ma è comunque necessario e utile: ci aiuta a dare un senso alle nostre vite e alla nostra esperienza. Il suo scopo è di aiutarci a liberarci dalla sofferenza e dalle sue cause.

Le cause della sofferenza sono l’ignoranza o inconsapevolezza, e i nostri modi non validi di conoscere le cose, come la cognizione distorta e il dubbio che tende a una conclusione errata. Con la consapevolezza discriminante possiamo differenziare un modo errato di conoscere o di comprendere qualcosa da un modo corretto. La capacità di farlo in modo accurato, decisivo e rapido ci consente di liberarci dalla sofferenza e dalle sue cause. Se lo facciamo con compassione, il desiderio di alleviare la sofferenza di tutti, ci consente anche di essere di grande aiuto per gli altri. Grazie.

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