I quattro sigilli e il significato del termine "mahamudra"
Esistono molti modi diversi per spiegare mahamudra, il grande sigillo della realtà. Le diverse tradizioni - Kagyu, Sakya e così via - utilizzano molti nomi e sistemi terminologici diversi, ma giungono tutte allo stesso punto.
In merito al termine “grande sigillo”, “sigillo” è mudra in sanscrito e di solito se ne considerano quattro. Drikungpa, il fondatore della tradizione Drikung Kagyu, spiegò in modo speciale questi quattro sigilli. Innanzitutto li descrisse in relazione al sistema degli uditori degli insegnamenti, degli shravaka: il sigillo con il quale corpo, parola e mente non sono mai separati dai voti è chiamato sigillo del comportamento o karmamudra. Il sigillo con cui si realizza che le persone non hanno una vera identità, questo per gli uditori è il sigillo delle misure preventive o dharmamudra. Essere completamente liberi da tutti gli atteggiamenti disturbanti è il sigillo del legame stretto, samayamudra. Non lasciare alcuna rimanenza dei fattori aggregati della propria esperienza, o dei propri aggregati, è mahamudra, il grande sigillo del nirvana per gli shravaka.
Per i bodhisattva, esseri dediti, avere le tre porte di corpo, parola e mente inseparabili dalle sei perfezioni, o atteggiamenti di vasta portata, è il sigillo del comportamento o karmamudra. Vedere le cose come illusioni e completamente libere da ogni fabbricazione mentale è il sigillo delle misure preventive o dharmamudra. Non permettere a se stessi di essere offuscati dalle macchie di egoismo è il sigillo di legame stretto, samayamudra. Vedere che la vacuità e la compassione hanno lo stesso sapore è mahamudra, il grande sigillo.
Nel tantra le misure nascoste per proteggere la mente e il fare affidamento a un partner come ausilio per raggiungere stati di realizzazione più elevati sono il sigillo del comportamento, karmamudra. Non essere mai separati dall’unione di energia-vento e coscienza è il sigillo delle misure preventive o dharmamudra. Non permettere mai che gli stretti legami con le pratiche e i voti degenerino è il sigillo dello stretto legame, samayamudra. Rendere manifesta la profonda consapevolezza che è simultanea ad ogni momento è il grande sigillo della realtà, mahamudra.
Negli insegnamenti sul tummo - la fiamma interiore del calore dell'energia sottile nell'ombelico – eseguire i vari esercizi fisici per muovere e tenere sotto controllo i venti energetici è la pratica del sigillo del comportamento, karmamudra. Ottenere una consapevolezza profonda e beata basata su questo è il sigillo delle misure preventive o dharmamudra. Non avere attaccamento verso quella coscienza beata è il sigillo dello stretto legame, samayamudra. La realizzazione spontanea di tutti gli scopi è il grande sigillo, mahamudra.
Può anche essere descritta come mahamudra o grande sigillo la profonda consapevolezza non concettuale della vacuità, poichè la vacuità è l'assenza di tutti i modi di esistenza immaginari e impossibili. In che modo? Quando si osservano le sillabe che compongono la parola tibetana per mahamudra, chag-gya chenpo (phyag-rgya chen-po), la prima sillaba chag indica la profonda consapevolezza dell’assenza di tutti i modi di esistenza immaginari e impossibili, la profonda consapevolezza della vacuità. La seconda sillaba, gya, rappresenta la liberazione da tutti i fenomeni incontrollabili e ricorrenti del samsara e chenpo, che significa maha o grande, rappresenta l’unità di questi.
Tutte le pratiche, inoltre, dai passi iniziali del prendere una direzione sana e sicura nella vita fino al raggiungimento dello stato completamente illuminato di un Buddha, sono inclusi nella sfera di questo grande sigillo di realtà o mahamudra.
Le fonti testuali di mahamudra
Le vere fonti testuali per gli insegnamenti su mahamudra si trovano nei testi tantrici conosciuti come i Sette testi dei mahasiddha. I mahasiddha sono gli adepti con vere e proprie realizzazioni. Il testo del grande maestro Mahasukha è intitolato Stabilire i fattori nascosti, poi c'è Stabilire il metodo e la consapevolezza discriminante, composto da un discepolo di Mahasukha, Anangavajra; un altro testo scritto dal re Indrabhuti, suo discepolo, si intitola Stabilire la consapevolezza profonda. La sua consorte, la regina Lakshmikara, compose un testo intitolato Stabilire la non-discordanza. Il testo successivo, di Dombi Heruka, è intitolato Stabilire ciò che accade simultaneamente e ad opera del maestro Darikapa è il testo che si intitola Stabilire la vera natura della realtà dei grandi fattori nascosti. L’ultimo testo è di una praticante, Yogini Chinto, che scrisse Stabilire la natura stessa della realtà di ciò che segue all’acquisire chiarezza sui fenomeni funzionanti.
Le fonti aggiuntive menzionate nel testo per gli insegnamenti del tantra mahamudra sono I tre volumi principali di Saraha, che si riferiscono alle sue tre raccolte di canzoni o doha: I doha re, I doha regina e I doha ordinari. Tutti questi testi parlano di questi punti essenziali di mahamudra. Domani parleremo degli insegnamenti del sutra su mahamudra. Ci sono domande?
Domande
Ha detto che nelle prime fasi della concentrazione si nota che ci sono molti pensieri e questo è un buon segno. Perché?
Ciò è utile perché devi riconoscere qual è la natura dei pensieri pertanto avere questi pensieri non è una cosa negativa ma di aiuto. La maggior parte di noi in questo momento è piuttosto inconsapevole, ovvero non notiamo e non prestiamo molta attenzione a ciò che pensiamo, in un certo senso sembra che non abbiamo alcun pensiero.
Quindi è utile sedersi, esaminare la mente e far affiorare i pensieri. Quando, per esempio, si cerca di identificare una malattia nel sistema medico tibetano si applicano dei metodi per far sì che la malattia arrivi al culmine per vedere di cosa si tratta e quindi trattarla adeguatamente. Allo stesso modo, invece di essere inconsapevoli e non pensare a molto, quando ti siedi è bene iniziare prima a far emergere questi pensieri, perché poi avrai materiale su cui lavorare per identificare la natura del pensiero. Non è molto utile quando vai in giro e non pensi a niente, perché non hai materiale per ottenere informazioni, invece è d’aiuto quando ti siedi, cerchi di concentrarti e avere molti pensieri.
È utile o no sapere quale dei nove stadi di concentrazione è stato raggiunto?
La tua domanda è un po' strana, se ci pensi. È come se mentre sei alle elementari ti chiedessi se è necessario sapere in che classe sei: è strano voler sapere in che classe sei quando sei in quella classe; quando sei in prima, o seconda, o terza elementare, ovviamente sai che sei in prima o in seconda elementare. Quindi è alquanto strano se chiedi se è necessario sapere in che classe sei quando sei a scuola. Non capisco bene a cosa ti riferisci quando chiedi se è necessario sapere in che classe sei.
Cosa risponderesti se ti chiedessi se è necessario sapere in che classe sei mentre vai alle elementari?
Le direi la classe.
No, non è questa la domanda. La domanda non è in che classe sei, la tua domanda è: è necessario sapere in che classe sei? È necessario sapere in che classe sei mentre sei a scuola?
Aiuta, così sai in quale stanza andare.
Naturalmente bisogna sapere in quale stanza dell'edificio si trova l’aula di ciascuna classe. Questa è un'altra cosa, ma proprio non capisco a cosa vuoi arrivare con la tua domanda. È necessario sapere in che classe sei mentre vai a scuola? Certo che sai in che classe sei.
Se hai raggiunto un certo livello di comprensione e ti fissi su quello, significa che perdi il potere di concentrazione su altre cose?
Che senso ha sedersi e concentrarsi sul fatto che ora sei in terza elementare?
Per questo chiedo se è necessario saperlo perché altrimenti potresti perdere la concentrazione.
Quando sai che sei in terza elementare non ne consegue che ti siederai lì e ti soffermerai sul fatto "È davvero fantastico, sono in terza elementare".
Ma potrei sentirmi orgoglioso del mio risultato.
Stai dicendo che se non sapessi a che punto sei, allora non avresti nulla di cui sentirti orgoglioso e quindi è meglio non sapere a che punto sei? Che dici? Qualcuno capisce cosa sta chiedendo?
Lo chiederò in un altro modo. Una persona illuminata sa di essere illuminata?
Quando sei illuminato sai tutto, quindi ovviamente sai anche che sei diventato illuminato, che sei onnisciente. Quando diventi illuminato sai assolutamente tutto, quindi ovviamente saprai anche quello, è incluso in “tutto”.
Penso che sia meglio riformulare completamente la domanda.
Questa è una buona idea. Ma non puoi pensarci, ti proibisco di pensare a quell'argomento! [risata]
Forse può dirmi dove posso trovare la mia mente?
Questa è una ricerca decisamente migliore. Sarebbe meglio se davvero andassi a cercarla come è stato spiegato. È proprio grazie all’esperienza dell’uscire a cercarla che decidi che non è fuori ma dentro, e allora la ricerca è molto più reale. Non è uguale allo stare semplicemente seduti e dire “So che la mente non è fuori; è dentro, è interna.
Sebbene tu sia giunto alla stessa conclusione, tuttavia c'è una grande differenza tra l’andare effettivamente a cercarla e il giungere a quella conclusione, o semplicemente il decidere "So tutto ed è così che stanno le cose". Sarebbe molto facile; chiunque potrebbe semplicemente sedersi in casa e rendersi conto che la mente non è qualcosa che sta fuori, ma è interna. Tuttavia, c'è una grande differenza tra il dirlo e l’andare effettivamente a vedere di persona e scoprirlo.
In mahamudra il modo per sviluppare la concentrazione è focalizzarsi sulla mente, ma prima devi trovare la mente. È un modo per trovare la mente e per concentrarsi su quella consapevolezza l’essere seduti in meditazione e osservare i pensieri sorgere, lasciarli andare, e vedere attraverso essi, se i pensieri arrivano e la coscienza sa cosa ha creato questi pensieri e concentrarsi su quella?
Così facendo, non ti concentri sulla vigilanza come oggetto della tua meditazione; la vigilanza è la funzione che vigila sulla meditazione stessa mentre ti concentri sulla mente. Ma trovare la mente e prenderla come oggetto per ottenere la concentrazione è estremamente difficile; quindi suggerirei qualcosa di più semplice come metodo per acquisire concentrazione: la visualizzazione della forma corporea di un Buddha di fronte a te. Scoprirai che questo è un metodo molto più semplice da perseguire per ottenere uno stato calmo e stabile di shamatha piuttosto che cercare di ottenerlo usando la mente come oggetto di focalizzazione.
Il metodo per visualizzare un Buddha consiste nel visualizzare prima approssimativamente la sua forma e, continuando con questa forma approssimativa, provare a riempire i dettagli concentrandosi prima sui capelli al centro della sua fronte e poi, una volta raggiunta la chiarezza di una visualizzazione approssimativa, si va più in basso sul corpo della figura, riempiendo i dettagli con chiarezza. Prima esamina tutto in modo approssimativo e poi inserisci i dettagli; non dovresti visualizzare la figura troppo in alto nell'aria perché ciò comporterebbe molte difficoltà, mantienila all'altezza degli occhi. Quando davvero raggiungi una concentrazione univoca su quel tipo di oggetto, fuori qualcuno potrebbe sparare e tu nemmeno sentirlo.
Puoi visualizzare Sua Santità il Dalai Lama se lo hai incontrato: è più facile visualizzare una persona tridimensionale; se hai visto solo dipinti del Buddha, non visualizzare un dipinto piatto ma uno tridimensionale, vivo. Per averne un'idea puoi usare degli specchi per ottenere un'immagine 3D ma, una volta ottenuta, prova semplicemente a immaginarla con gli occhi della tua mente.
Avrei bisogno di un po' più di chiarezza sulla relazione tra sutra, mahamudra e tantra?
Cosa ti fa chiedere che relazione hanno? Voglio dire, hai due oggetti o due cose; ci possono essere molti tipi di relazioni tra loro. Puoi chiedere: Rinpoche e Alex hanno una relazione ed è una relazione di conoscenza reciproca? È una relazione come se un animale mangiasse l'altro? O uno vede l'altro? Oppure cosa intendi con questo? La parola “relazione” è strana.
Se mahamudra è il grande sigillo della vacuità, allora esiste anche una vacuità del sutra e una vacuità del tantra?
La vacuità è esattamente la stessa sia nel sutra che nel tantra.
Diversi significati della parola “mudra”, sigillo
C'è solo una vacuità, ma le varie tradizioni descrivono i vari sigilli della realtà e tutta questa terminologia con definizioni diverse. Come abbiamo discusso in precedenza, gli shravaka, gli uditori, hanno una presentazione dei quattro sigilli diversa da quella dei bodhisattva.
Quindi è questa essenzialmente la differenza tra loro?
Se chiedi in termini dei quattro diversi tipi di sigilli e della loro presentazione nei vari testi e tradizioni, sì, troverai usi diversi di questi termini in diversi testi e tradizioni e si riferiranno a cose diverse. Scoprirete leggendo la letteratura che sono usati in sistemi diversi. In una presentazione dei quattro sigilli troverai la presentazione di un mahamudra come uno dei quattro, nel qual caso avrà il significato dato in quel particolare sistema.
Una semplice domanda: Rinpoche potrebbe spiegare cos'è un sigillo?
Non vi ho detto l'etimologia delle due sillabe di mudra, di sigillo?
Chaggya-chenpo?
L’abbiamo già visto, cos’era era la sillaba “chag”?
Una sorta di profonda consapevolezza della vacuità?
E "gya"?
Liberazione?
E “chenpo”?
“Chenpo” è l’unità di questi?
Ecco cosa dovresti intendere con le parole “grande sigillo”: profonda consapevolezza della vacuità, della liberazione da tutti i fenomeni ricorrenti incontrollabili, e dell'unità di questi due.
La parola “mudra” o “sigillo” ha molti significati. Ci sono i gesti di suggellamento quando si eseguono i vari gesti delle mani, i mudra; ci sono anche i quattro sigilli dei fenomeni - tutti i fenomeni composti implicano non staticità o cambiamento, tutti i fenomeni ricorrenti e incontrollati comportano problemi e così via. C'è anche la presentazione di mahamudra in cui mudra rappresenta la vacuità e quando si riferisce alla vacuità che pervade tutto, allora è la natura che sigilla tutto: oltre non vi è alcunchè, niente sfugga all'avere il vuoto come sua natura. Poi c'è anche “sigillo” nel senso dell’essere simile alla ceralacca con cui si sigilla, si firmano o si attestano varie cose e, in questo senso, significa che non c'è niente che possa trasgredire o andare oltre. Quindi non c'è nulla che vada oltre l'avere la vacuità come propria natura. Questo termine ha molte accezioni.
Un sigillo è come la prima sillaba di chaggya-chenpo, implica ciò di cui si sta parlando, e la seconda significa che è sigillato, deve attenersi a quello, quindi è la realtà. Quella prima sillaba compone anche la parola tibetana per maggiordomo, chagdzoe (phyag-mdzod). Un maggiordomo è un addetto che mantiene le scorte e ha il controllo di tutti i beni di una famiglia, qualcuno che se ne prende cura e ne tiene il conto. La prima sillaba è chag la stessa di chaggya e qui si riferisce a tutti i possedimenti e dzoe è il tesoro o, se è una persona, qualcuno che ha il controllo della tesoreria. Quando si riflette sul significato delle sillabe delle parole, si possono anche considerare altre parole che includono la stessa sillaba.