Un’analisi buddhista: generalità e particolarità

Nella discussione sui modi di conoscere le cose e sugli oggetti che sono conosciuti, abbiamo toccato la divisione tra cognizione concettuale e non concettuale, e questi punti ci introducono all’argomento di ciò che è chiamato generalità (spyi) e particolarità, o casi (bye-brag). Questi sono termini, soprattutto generalità, piuttosto difficili perché ci sono molte suddivisioni al loro interno ed è complesso trovare un termine che funzioni in modo soddisfacente per tutti i tipi. 

Generalità 

Se volessimo descrivere meglio cosa è realmente coinvolto nelle generalità, diremmo che sono sintesi mentali di varie cose in un’entità più grande. Secondo la tradizione Ghelug alcune si verificano naturalmente come la sintesi di parti in un tutto, e alcune sono creazioni mentali come la sintesi di molte creature dall’aspetto diverso nella categoria concettuale “animale”. Le tradizioni non ghelug affermano che tutte le sintesi sono create mentalmente, ma la creazione mentale non deve essere un processo attivo. 

Un esempio molto semplice, gli animali: non dobbiamo passare in rassegna ogni singolo caso di ogni creatura che vogliamo raggruppare e poi dire “Li chiamerò tutti animali”; non dobbiamo farlo attivamente. Non stiamo necessariamente parlando di dare loro un nome ma di raggrupparli. Dare un nome a quel gruppo è un’altra cosa.

È molto interessante come impariamo questi gruppi. Un bambino mette quasi tutto nell’insieme degli edibili (tutto può essere messo in bocca), non è vero? Più tardi, deve imparare che ci sono certe cose che non appartengono veramente a quel gruppo. Comunque, non entriamo in questo argomento molto interessante di come impariamo a raggruppare. 

Tuttavia, sintesi non funziona sempre; a volte potrebbe essere la parola categoria, a volte generalità. Vedremo i diversi tipi, a cosa ci riferiamo. In tibetano o in sanscrito c’è una parola che si riferisce a tutto questo, è un fenomeno condiviso dagli individui su cui è imputato. Questa è la sua definizione. Ciò significa che è imputato, questo è ciò che intendo per sintesi mentale. Abbiamo tutti questi esseri individuali, queste creature che camminano o qualsiasi cosa, e li mettiamo tutti insieme e imputiamo concettualmente sulla base di tutti loro una categoria, animali. Quindi, una sintesi mentale è imputata su questi particolari elementi, etichettata concettualmente su di essi. Tuttavia, etichettata non significa necessariamente verbalmente, né significa che qualcuno deve imputare attivamente la sintesi. Pensateci.

[Pausa]

Nella presentazione ghelug alcune sintesi sono fenomeni funzionali, fenomeni non statici che cambiano di momento in momento e sono influenzati da cause e condizioni. Ad esempio, un corpo è una sintesi delle sue parti, un fenomeno di imputazione che può esistere ed essere conosciuto solo sulla base delle sue parti. Nessuno deve assemblare e poi imputare un corpo su quattro arti affinché ci sia un corpo intero. Ci sono anche gruppi come una squadra di calcio, che è composta dai suoi membri. Altre sintesi sono fenomeni non funzionali, fenomeni statici che non cambiano di momento in momento e non sono influenzati da cause e condizioni. Queste sono categorie, come la categoria animale, un’etichetta mentale imputata a molte specie.

Generalità in riferimento agli oggetti convenzionali 

Sintesi mentali di raccolta

In riferimento agli oggetti convenzionali, prima di tutto c’è una sintesi di raccolta (tshogs-spyi) che si riferisce a un tutto come fenomeno di imputazione sulla base di parti. Se possiamo prendere in prestito la distinzione sautrantika-svatantrika, alcune sono forme costruite (bsags-pa’i gzugs) - forme di fenomeni fisici costruite dalle loro particelle costituenti e/o parti costituenti. Le particelle e le parti si collegano tra loro, come gli arti e i tronchi dei nostri corpi, per creare una massa intera (gong-bu). Proprio come gli arti crescono con l’età, così il corpo nel suo insieme cambia e cresce con l’età. 

Altre sono forme raggruppate (bsdu-pa’i gzugs) in cui le parti costituenti non si collegano tra loro, come una foresta, composta da un gruppo o da un ammasso di alberi e che diventa più grande o più piccola a seconda di quanti alberi ci sono al suo interno. 

Sintesi mentali di tipo

L’altro tipo di sintesi funzionale, in relazione agli oggetti convenzionali, è una sintesi di tipo (rigs-spyi). Ciò si riferisce a che tipo o genere di oggetti sono le cose. A quale genere o quale specie appartengono? Potrebbe essere una macchina, un animale, un computer. 

C’è il computer come oggetto intero, un fenomeno di imputazione sulla base di tutte le sue parti, e ci sono molti tipi diversi di computer. Ricordate, avevamo il nostro Dell nero e il nostro Mac grigio. Sono una sintesi mentale di tipo, che è anche un fenomeno di imputazione sulla loro base. Il tipo di cosa che sono è computer. I computer fanno qualcosa e cambiano da un momento all’altro? Un computer può digitare questo e quello? Non da soli, solo se premiamo un tasto. Un computer può elaborare questo e quello? Può rompersi? Se abbiamo bisogno di aiutarlo o no è un’altra cosa, ma il computer fa qualcosa. 

Consideriamo le questioni della causalità. Il computer non può fare nulla da solo. La causa per cui fa qualcosa è un agente che glielo fa fare. Cosa ci consente di fare qualcosa? Ossigeno, cibo, ci sono molte cose che operano. Tuttavia, questa è una questione completamente diversa in termini di causalità. È molto interessante se pensiamo alla differenza tra un computer e una mente. Abbiamo bisogno di qualcuno separato dal computer per farlo funzionare. Ma abbiamo bisogno di qualcuno separato dalla mente per farla funzionare? No. Questo è il concetto di anima che è confutato nel Buddhismo, che è separata dalla mente e in qualche modo la gestisce, come nel far funzionare un computer. 

Quindi, abbiamo una sintesi di raccolta e una sintesi di tipo. Ci sono altri aspetti in termini di un tutto. Ad esempio, una frase ha delle parti che però non esistono o accadono allo stesso tempo. Quando sentiamo una parola, ogni sillaba accade in un momento diverso: quando sentiamo la seconda sillaba, non sentiamo più la prima; è una sintesi nel tempo. Quando abbiamo una sintesi di raccolta, un tutto - ad esempio del computer - non è solo una sintesi sulle parti, che accadono tutte allo stesso tempo, ma il computer non esiste solo per un momento, vero? Un computer come un tutto e come un tipo di oggetto è un fenomeno di imputazione che dura come un continuum finché questo oggetto esiste. Anche se di momento in momento invecchia e si avvicina alla rottura, abbiamo ancora la sintesi di raccolta, questo computer intero; è sempre un computer.

Sintesi mentali dell’oggetto

Esiste anche una sintesi mentale dell’oggetto (don-spyi) che ha a che fare con le informazioni sensoriali. Cosa vediamo quando guardiamo il computer? Una forma colorata, una forma di scatola nera. Tuttavia, un computer non è solo una forma nera bensì è un oggetto che pervade tutte le informazioni sensoriali su di esso. Bene, il nostro amico lo sta usando nell’altra stanza e sentiamo il suono tap tap tap. Stiamo sentendo il computer? Sì. Anche l’oggetto computer è un fenomeno di imputazione sulla base di questo suono. Siamo ciechi o, anche se non lo siamo, lo teniamo in mano, lo tocchiamo e abbiamo una sensazione fisica. È anche questo un computer? Sì.

Un computer è una sintesi di oggetto sulla base di tutti questi diversi tipi di informazioni e dati sensoriali. Questo è ciò che chiamiamo un oggetto convenzionale (tha-snyad spyod-yul, oggetto convenzionale di senso comune), un fenomeno di imputazione sulla base di tutte le informazioni che ciascuno dei nostri sensi fornisce, più tutte le parti e la sequenza di tutte loro per tutto il tempo che dura. Questo è l’oggetto convenzionale, il computer. Tutto ciò che vediamo è così.

Generalità in riferimento alla lingua 

Sono fenomeni statici e includono categorie audio e di significato. Le sintesi non statiche possono essere conosciute sia non concettualmente che concettualmente, mentre le generalità statiche possono essere conosciute solo concettualmente. 

Categorie audio

Cominciamo con le categorie in riferimento al linguaggio, quelle che chiamo categorie audio (sgra-spyi). Considerate il suono della parola computer. Non importa quanto forte qualcuno la dica, quando lo sentiamo ci sono molte varianti diverse di ciò che potremmo sentire. Potrebbe essere in molte voci diverse: una maschile, una femminile, una infantile, una da computer. Il suono potrebbe essere pronunciato da molti tipi diversi di voce, volume e accento. In qualche modo li mettiamo tutti insieme in questa categoria audio del suono della parola computer. Altrimenti, come facciamo a capire quando due persone dicono la stessa parola? Come facciamo a riconoscere che stanno dicendo la stessa cosa? Il suono non è lo stesso e questo coinvolge una categoria audio. Per essere in grado di capire cosa dice qualcuno o cosa dicono persone diverse, dobbiamo capirlo attraverso il filtro di una categoria audio in modo da mettere insieme tutte le diverse varianti del suono che sentiamo di ciò che consideriamo la stessa parola. Giusto? Questo tipo di categoria è statica, non cambia. 

Non è menzionato nei testi o nell’analisi, ma penso che sarebbe analogo se vedessimo la parola computer scritta. Potrebbe essere scritta in colori, dimensioni, grafie diverse ma, in qualche modo, li vediamo tutti come la parola computer, una rappresentazione della parola scritta computer. Penso che qui sia abbastanza simile. Pensateci. È davvero sorprendente come sappiamo qualcosa. 

Anche se queste categorie di parole, queste categorie audio, non cambiano, dobbiamo averle imparate. Da bambini, dobbiamo aver imparato la parola computer. Potremmo ascoltare una lingua che non capiamo e non riusciamo nemmeno a mettere insieme le parole. Questo è particolarmente vero quando viene parlata molto velocemente. Dobbiamo impararle. Ovviamente, potremmo anche dimenticarle. Se hai studiato una lingua da bambino e non l’hai usata molto, poi più avanti nella vita non la ricorderai affatto. 

Categorie di significato

Quando siamo in grado di riconoscere concettualmente le categorie audio, queste parole (e non devono essere necessariamente parole, potrebbe essere il suono del motore della nostra auto) possiamo sapere o non sapere cosa significano. Ci sono categorie di significato (don-spyi), che è lo stesso termine della sintesi di oggetto che avevamo prima. In altre parole, quando sentiamo il suono di una parola e riconosciamo che si inserisce in una categoria audio, possiamo anche inserirla in una categoria di significato di ciò che la parola significa o in una categoria di oggetti di ciò a cui la parola si riferisce. 

Ad esempio, se sentiamo la parola computer per la prima volta o la impariamo in zulu non avremmo idea di cosa significhi. Qualcuno ci insegna la parola e noi la ripetiamo. Se la ripetiamo in cinese non avremmo idea di cosa significhi. Tuttavia, possiamo distinguere quando due persone diverse la dicono con due voci diverse; possiamo distinguere che stanno dicendo la stessa parola. Lo sappiamo. Non abbiamo idea di cosa significhi o a cosa potrebbe riferirsi. Riconosciamo, percepiamo, questi suoni che queste due persone diverse stanno dicendo attraverso il mezzo di una categoria audio, stanno dicendo la stessa parola. Oppure sentiamo diversi suoni del motore della nostra auto. Sappiamo che è un motore di auto - è il suono di un motore di auto - ma non sappiamo se significa che qualcosa non va. Non lo sappiamo, sentiamo un suono strano e non abbiamo idea di cosa significhi realmente. 

Potremmo aggiungere a questa categoria audio una categoria di significato o una categoria di oggetto, cosa significa e a cosa si riferisce. In molti modi, il significato e l’oggetto sono praticamente gli stessi, anche se forse in alcuni casi possiamo differenziarli. Comunque, sentiamo la parola computer e sappiamo cosa significa; si riferisce a un tipo di macchina che può fare questo o quello, e si riferisce a questo oggetto qui sul tavolo. Come abbiamo visto, potremmo rappresentarlo nel nostro pensiero, attraverso uno specificatore, qualche aspetto mentale, un ologramma, che lo rappresenta per noi. Potrebbe rappresentare il suono della parola. È allora che abbiamo il pensiero verbale.

Stiamo pensando computer e nella nostra coscienza mentale abbiamo quello che descriveremmo se sentissimo nella nostra mente un suono mentale di una parola, computer. È quello che la vocina nella nostra testa sta dicendo, è così che appare. Stiamo pensando alla categoria audio della parola computer che non ha un suono; è una categoria generale in cui potremmo includere il modo in cui la parola viene detta e pronunciata da chiunque. Tuttavia, quando lo penseremo effettivamente, lo specificheremo con un suono mentale particolare, un suono olografico mentale, che per noi rappresenterà quella categoria quando ci pensiamo, quello che presumibilmente sentiamo mentalmente, la vocina nella nostra testa che dice “computer”. 

Abbiamo una categoria audio di una parola, il suono di una parola e una parola. Sono tre cose diverse. Una parola è una sintesi di raccolta sulle sillabe, un fenomeno di imputazione sulla base delle sillabe, com-pu-ter. Tre sillabe. Pensateci. Cosa succede quando diciamo “computer” nella nostra mente? Ricordate, non c’è un piccolo me separato seduto nella testa con un microfono che lo dice. Tutte queste cose stanno solo sorgendo; stanno solo accadendo. Non c’è nessuno separato da esso, che lo fa accadere, come qualcuno separato dal computer che lo digita.

Abbiamo questa categoria audio. Quando pensiamo può essere rappresentata da un suono mentale specifico, non solo dalla categoria generale. Se sappiamo cos’è un computer, allora insieme a quella categoria audio quando pensiamo computer, ci sarà anche una categoria di significato che farà anche riferimento a una categoria di oggetto. È il significato di cosa è un computer e di un oggetto che lo rappresenta. 

Stiamo pensando computer, quindi stiamo pensando verbalmente. Non deve essere necessariamente un pensiero verbale perché potremmo semplicemente visualizzare un computer. È molto interessante in realtà se ci pensiamo. Quando pensiamo che otto più sette fa quindici, abbiamo effettivamente un’immagine mentale dei numeri e una linea sotto, e un segno più e 15? Oppure guardiamo queste tre penne sul tavolo e pensiamo che sono tre. Bene, ci sono tre cose qui e stiamo pensando tre, ma non abbiamo necessariamente la parola tre lì, eppure capiamo tre. Non dobbiamo nemmeno contarle. È molto interessante come funziona la mente, come conosciamo.

Se pensiamo cane ovviamente pensiamo tutti a un tipo diverso di cane. Lo stesso con divertimento: per ognuno di noi potrebbe significare qualcosa differente e riferirsi a un oggetto diverso. Quello che per noi è divertimento potrebbe non esserlo per qualcun altro. Esiste una cosa come il divertimento? Tutti hanno un concetto di divertimento, ma non significa necessariamente che tutti lo etichetterebbero sulla stessa cosa. Non è la stessa cosa di un fenomeno inesistente, come un mostro. Poi c’è la questione filosofica se qualcosa è divertimento dalla sua parte o solo secondo il nostro concetto di divertimento? Se lo fosse dalla sua parte allora tutti dovrebbero considerarlo divertimento. Possiamo considerare una lezione davvero noiosa, una tortura, ma per un altro è un divertimento. 

Ci sono molte implicazioni di questo in cui non voglio entrare, ma è un argomento estremamente profondo - in termini di sintesi di tipo - di cosa è. Possiamo parlare dell’oggetto stesso come una sintesi di tipo o è anche questo un processo di etichettatura? Per me questa cosa è un computer ma per un bimbo di due anni è un giocattolo. Chissà cosa pensa che sia il gatto. 

Oggetti individuali

Gli oggetti individuali sono casi individuali che rientrano in una qualsiasi di queste categorie e alcuni potrebbero rientrare in molte categorie diverse. Con i vari sistemi filosofici buddhisti analizziamo molto attentamente - e non è un argomento così facile - dove sono le caratteristiche definitorie (mtshan-nyid) che ci consentono di inserire correttamente qualcosa in questa o quella categoria. Le caratteristiche definitorie sono dalla parte dell’oggetto? Esistono solo nel dizionario? Alcune persone le hanno inventate? Cosa sono? Non è così facile. Con il computer, forse potremmo dire “Beh, fa questo e questo, e contiene quello e quello”. Tuttavia, che dire di un’emozione? Perché tutti noi sentiamo qualcosa di molto diverso quando proviamo amore, per esempio. 

La memoria 

Il pensiero concettuale con categorie ci porta al tema della memoria, quindi discutiamone brevemente. 

Innanzitutto, le parole memoria, ricordare, rammentare, consapevolezza sono tutte la stessa parola in tibetano e sanscrito (dran-pa, sanscr. smṛti). Si riferiscono a qualcosa come la colla mentale, che ci tiene fissi su qualcosa in modo che non lo perdiamo. Questa è la definizione. Non stiamo parlando qui di immagazzinare informazioni o di far effettivamente emergere un ricordo dalla memoria, ma di quando lo stiamo effettivamente ricordando. 

Un esempio è essere qui al Tibet Center. Essere qui ora e ascoltare la discussione sul computer perduto sta accadendo in questo momento. Più tardi non starà più accadendo, ma possiamo ricordarla.

Diventa davvero complicato, sto cercando di semplificarlo un po’. Ricordare qualcosa funziona come con una tendenza (sa-bon). Se pensiamo in termini di rabbia, non siamo arrabbiati tutto il tempo. A volte la rabbia come stato mentale, come fattore mentale, è manifesta; accade effettivamente e a volte continua semplicemente come tendenza. Ora, una tendenza è uno di questi fenomeni mutevoli che non sono né una forma di fenomeno fisico né un modo di essere consapevoli di qualcosa, come il tempo o il “me”. Anche se la parola che viene usata letteralmente significa seme, non pensatelo come un oggetto materiale. Una tendenza è un fenomeno di imputazione sulla base di una serie di eventi simili. Eravamo arrabbiati in quel momento e, dopo un po’, eravamo arrabbiati di nuovo e, dopo altro tempo, eravamo arrabbiati di nuovo. Come raggruppiamo tutti questi casi di rabbia? Diremmo che c’è una tendenza ad arrabbiarsi. Raggrupparli è un’astrazione, in un certo senso. Ogni volta che siamo arrabbiati, non è esattamente la stessa cosa, vero? Questi sono casi individuali in questa categoria più ampia dell’essere arrabbiati. Qui abbiamo un altro buon esempio di casi e questa generalità o categoria. 

È lo stesso cosa con il ricordo. Ascoltiamo questa discussione qui al Tibet Center e, più tardi, la ricordiamo. C’è questa categoria di oggetto di essere al Tibet Center e di aver ascoltato questa lezione. Attraverso questo, abbiamo uno specificatore, che lo ridurrà a un ologramma mentale che rappresenta l’essere al Tibet Center. Sorgerà un ologramma mentale che rappresenterà per noi com’era essere qui e ascoltare la lezione. Ciò che è interessante è che, ogni volta che ricordiamo di essere stati qui, l’ologramma mentale che lo rappresenta appare diverso, non è vero? Ricordiamo qualcos’altro a riguardo, non è sempre esattamente la stessa cosa. Tuttavia, raggruppiamo tutto in questa cosa generale “Ricordo di essere stato qui”. 

Inoltre, non lo ricordiamo sempre. Non ne siamo consapevoli - ricordare è consapevole - quindi non abbiamo una colla mentale con questo pensiero concettuale e ci aggrappiamo a questa generalità, questa categoria, di essere qui e qualcosa che lo rappresenta sempre. Quando lo ricordiamo, c’è la colla mentale. L’aggrapparsi è consapevolezza. Ci stiamo aggrappando alla generalità - essere qui - e a qualche rappresentazione mentale, l’ologramma mentale. Potrebbe essere qualcosa di mentalmente visivo, ricordare il suono della mia voce o qualsiasi cosa “Ricordo di essere stato confuso”. Potremmo ricordare qualsiasi cosa che rappresenti l’essere qui per noi. A volte, tuttavia, ciò con cui lo rappresentiamo mentalmente quando ricordiamo non è accaduto affatto. Questo è un falso ricordo.

In ogni caso, come mettiamo insieme tutti questi casi di ricordo dell’essere qui? Non è mai esattamente la stessa immagine mentale perché non sta più accadendo. Non potremmo mai ricordare realmente cosa non sta più accadendo. Non è valido. È come il nostro latte che è andato a male, è scaduto.

Diremmo che abbiamo la tendenza a ricordare, è la stessa parola (sa-bon). In Occidente diremmo che è un ricordo, ma non stiamo parlando di un engramma stampato da qualche parte nel nostro cervello. Forse c’è una controparte fisica a questo, ma non lo stiamo sminuendo. Tuttavia, nel Buddhismo non si tratta dell’engramma e non lo stiamo negando, non è contraddittorio con ciò di cui stiamo parlando. Nel Buddhismo, parliamo sempre di ciò che sta accadendo dal punto di vista esperienziale, di ciò che stiamo sperimentando, non stiamo descrivendo tutte queste cose chimicamente. 

Quindi, c’è una tendenza. Quale è la circostanza che causa, da quella tendenza, un momento di ricordo effettivo dell’evento che sorge? Potrebbe innescarlo il sentire la parola computer, che sarebbe una circostanza - che fa parte della nostra discussione sulla causalità - e una condizione immediatamente precedente (de-ma-thag rkyen). Ciò che immediatamente precede il pensiero di ricordare di essere qui è sentire la parola computer. È come il cane che sente il campanello. Non tutti ricordano di essere stati qui e, ogni volta che sentiamo la parola computer, potremmo sperimentare qualcosa di completamente diverso; potremmo non pensare affatto di essere stati qui.

È una domanda molto interessante a cui non risponderò subito, ma perché alcune persone sentono la parola computer e ricordano di essere state qui, mentre altre no? Probabilmente l’impressione che ha su di noi ha a che fare con tutte le emozioni (attaccamento, quanto erano forti queste emozioni, confusione, ecc.) in quel momento.

Inoltre, non abbiamo una consapevolezza perfetta, il che significa che la nostra colla mentale è piuttosto debole. Ci distraiamo, la colla mentale si allenta e smettiamo di ricordare; dimentichiamo. Dimenticare significa smettere di ricordare. Il nostro concetto occidentale di dimenticare è un po’ diverso da quello buddhista. L’ho dimenticato significa che non potrò mai ricordarlo. Ad esempio, nel contesto del tentativo di concentrarsi su qualcosa, la nostra mente vaga, quindi abbiamo dimenticato di concentrarci sull’oggetto (la nostra consapevolezza è debole) e dobbiamo riportarla. Sebbene potremmo pensare di aver davvero dimenticato qualcosa, più avanti nella vita qualcosa potrebbe innescarlo e lo ricordiamo di nuovo. Succede, non è vero? Come qualcosa che abbiamo fatto quando eravamo al liceo 40 anni fa. È molto interessante quando gli altri ci ricordano qualcosa che noi non ricordiamo. Di chi è il ricordo accurato?

Quindi, la rappresentazione mentale potrebbe non essere molto accurata. Il fatto che non ricordiamo più, sebbene abbiamo ancora questa tendenza che ci permette di ricordare ancora una volta, non è dovuto a qualche meccanismo di difesa; è perché c’è un difetto nella nostra consapevolezza e non riusciamo a trattenere. Se avessimo una consapevolezza perfetta potremmo trattenerla per tutto il tempo che vorremmo. Non abbiamo una consapevolezza perfetta né il controllo su questo, eppure potremmo. Se avessimo il controllo allora potremmo dire “Il mio ricordo è finito”, smettendo di pensarci; non torna semplicemente perché stiamo facendo qualcos’altro. 

È uno stato molto avanzato. “Non penserò che c’è un mostro nell’armadio”, è molto difficile da fare. Se la nostra consapevolezza fosse davvero buona, potremmo rimanere consapevoli di qualcosa, come il concentrarci su un oggetto, per tutto il tempo che vogliamo, e quando decidiamo che vogliamo smettere di esserne consapevoli, ci fermeremmo e non ci penseremmo più. Per noi, è molto difficile. Per esempio, siamo stati in una relazione e ci siamo lasciati, e ora ci stiamo pensando. Siamo davvero capaci di dire “Ci ho pensato per cinque minuti. Ora non ci penserò più; non lo ricorderò”? Non possiamo farlo. Tuttavia, se avessimo davvero una mente sviluppata, saremmo in grado di essere consapevoli di qualcosa per un certo periodo di tempo e poi di fermarlo. Se fossimo dei Buddha saremmo in grado di mantenere la consapevolezza di ogni cosa per sempre e di non essere confusi.

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