Introduzione
Inizieremo la nostra discussione sulla metafisica buddhista, un argomento vasto che copre un’enorme quantità di materiale piuttosto difficile e complesso, con molti elementi diversi. Tuttavia, penso che sia importante, per studiarlo, ricordare che tutto questo è inteso come strumento analitico.
Come forse già saprete, l’intero addestramento buddhista è inteso ad aiutarci a ottenere la liberazione dalla sofferenza, dall’infelicità e dalle loro cause. La sofferenza e i problemi sorgono a causa dell’inconsapevolezza della realtà, di come esistiamo noi e ogni cosa. Inconsapevolezza (ma-rig-pa) significa che non sappiamo o comprendiamo in modo errato, e quindi siamo molto confusi. Il problema è che la nostra mente fa apparire le cose in tutti i tipi di modi impossibili, e noi crediamo che corrispondano alla realtà.
Una delle apparenze confuse che la nostra mente crea è che le cose esistano in una sorta di modo solido e concreto. Ad esempio, sperimentiamo qualcosa e pensiamo “Oh, c’è questo problema orribile”, lo trasformiamo in una cosa grande e ci arrabbiamo, facciamo un grosso problema per tutto. Dobbiamo decostruire ciò che ci sembra esistere in modo solido e così orribile, così da comprenderne meglio la realtà. La comprensione della vacuità (stong-pa-nyid, vacuità) è chiaramente il modo più profondo di decostruire questi modi impossibili di esistere che la nostra mente produce, capendo che non corrispondono a nulla di reale; possiamo anche fare decostruzioni meno profonde e comunque utili. Questo perché qualsiasi cosa sperimentiamo sarà composta da varie parti, cause, condizioni e così via; non c’è niente di solido in tutto ciò.
Questi argomenti metafisici che vedremo sono strumenti analitici che aiutano a decostruire ciò che viviamo e a superare i problemi e le difficoltà che sperimentiamo. Nella formazione buddhista tradizionale si lavora con questo materiale per diversi anni attraverso l’ausilio del dibattito, non in sole cinque brevi lezioni. Vorrei presentare questo materiale in termini di un tipo specifico di esperienza problematica che potremmo avere e mostrare come possiamo applicare questi vari argomenti - esistenti, inesistenti, statici, funzionali, ecc. – nell’analisi e nella decostruzione di questa esperienza.
L’esempio che ho scelto - non mi è realmente accaduto – è che, quando sono arrivato qui e ho ritirato i bagagli all’aeroporto, ho preso la borsa del computer sbagliata, quella di qualcun altro. Non ci ho fatto molto caso, e ora sono qui davvero depresso. Penso di essere un completo idiota e sono molto arrabbiato con me stesso. Sono molto infelice. Come potremmo decostruire questa situazione (perché ovviamente sto soffrendo)?
Fenomeni esistenti e inesistenti
Possiamo, prima di tutto, parlare di argomenti o soggetti di un dibattito (rtsod-gzhi). Questo si riferisce a ciò che possiamo analizzare e include elementi o soggetti inesistenti (med-pa) e soggetti o argomenti esistenti (yod-pa). Uno inesistente non può essere validamente conosciuto. Non esiste un idiota completo, in ogni aspetto e in ogni momento della vita. Nessuno esiste in quel modo. Tuttavia, è un argomento che possiamo analizzare, possiamo dire “Penso di essere un completo idiota”. È un argomento, ma è inesistente. Ora, ciò che esiste può essere validamente conosciuto (shes-bya, fenomeni validamente conoscibili e gzhi-grub, qualcosa stabilito come base per una conoscenza valida di esso), come me, io che sono un idiota totale. Io posso essere conosciuto validamente, esisto ma un idiota totale non esiste. Il computer esiste; è un fenomeno esistente e può essere validamente conosciuto. Validamente significa accuratamente e decisamente.
Abbiamo un’altra divisione che io chiamo fenomeni validi e fenomeni non validi che vorrei affrontare lentamente. Prendiamoci un minuto o due per assimilare ciascuno di questi gruppi altrimenti avrete troppe informazioni.
Alcuni argomenti possono essere analizzati o discussi, alcuni di essi sono esistenti, come me o il mio computer, e possono essere conosciuti in modo valido. Altri non esistono affatto, sono inesistenti, come un idiota totale, quello che penso di essere, perché non esiste una cosa del genere.
Ad esempio, un mostro è un fenomeno inesistente. Possiamo pensare “Sono un mostro”, ma esistono i veri mostri? Possiamo vedere validamente un mostro? No. Possiamo parlare di mostri? Sì.
Fenomeni esistenti validi e non validi
Nei fenomeni esistenti, abbiamo cose che sono valide (srid-pa) e cose che non sono valide (mi-srid-pa). Sto usando questo termine come, per esempio, il latte; ora è valido, e ora è scaduto, non è più valido. Per esempio, il mio biglietto della U-Bahn, la metropolitana di Berlino, di settembre è ora valido, invece quello di agosto è non valido perché è scaduto.
Un fenomeno valido è quello che sta accadendo ora. Uno non valido è quello che non sta più accadendo (’das-pa) o che non sta ancora accadendo (ma-’ong-pa). Ciò che è valido è ciò che sto vivendo in questo momento. Sono seduto e penso a quanto sono idiota. Ciò che non è più valido è non valido, poiché è il non accadere più del fatto che io ho preso la borsa sbagliata per il computer; questo non sta più accadendo ora. Ciò che non sta ancora accadendo è, si spera, riavere indietro il mio computer. Tuttavia, devo occuparmi di ciò che sta accadendo in questo momento, ciò che è valido ora: il fatto che io stia seduto qui e pensi a quanto sono idiota. Pensateci per un momento.
Possiamo conoscere validamente qualcosa che non sta più accadendo? Sì. Posso sapere di non aver preso la borsa del computer corretta. Ora non sta più accadendo, ma posso conoscerlo correttamente. È un fenomeno esistente. Non sta ancora accadendo che, se trovano il mio computer all’aeroporto, me lo ridaranno. Non sta ancora accadendo. Posso saperlo, soprattutto se chiamo e dicono “Sì, ce l’abbiamo”, quindi so che me lo daranno indietro. Tuttavia, non sta ancora accadendo ora.
È come l’anno 2010: è valido, sta accadendo ora. L’anno 2009 non sta più accadendo. È un fenomeno esistente? Sì. C’era una cosa come l’anno 2009, ma non sta accadendo ora. Possiamo ricordarlo. L’anno 2011, è un fenomeno esistente? Sì, possiamo pianificarlo. Sta accadendo ora? No. L’anno 2011 sta accadendo da qualche altra parte ora? No. Dove potrebbe accadere? Possiamo avere un conteggio del 2011 da un certo punto in un altro universo, ma non sarà l’anno 2011 che accadrà l’anno prossimo qui. La mia vecchiaia non sta accadendo ora, e non sta accadendo nemmeno da qualche altra parte, vero? Non sto mangiando la colazione di domani ora. Non sta accadendo da qualche altra parte. Tuttavia, possiamo pensarci; possiamo pianificarlo, ecc.
Fenomeni di affermazione e negazione
Abbiamo anche quelli che sono noti come fenomeni di affermazione (sgrub-pa) e fenomeni di negazione (dgag-pa). Un fenomeno di affermazione è qualcosa che possiamo conoscere da solo, senza dover negare nient’altro. Ad esempio, il mio computer. Posso semplicemente dire “Questo è il mio computer”. Prima non dovevo sapere nulla.
Un fenomeno di negazione è “non è il mio computer”. Guardo il computer di qualcun altro che è di un colore e un modello diverso e capisco “Questo non è il mio computer”. “Non è il mio computer” è un fenomeno di negazione. Come possiamo saperlo? Dobbiamo conoscere qualcosa prima? Il mio computer. Dobbiamo aver conosciuto il mio computer prima per sapere che questo non lo è. Questa è la differenza tra un fenomeno di affermazione e un fenomeno di negazione. Un fenomeno di affermazione è la presenza del computer di qualcun altro, e un fenomeno di negazione di assenza è l’assenza del mio computer, “non è il mio computer”.
Fenomeni di negazione implicanti e non implicanti
Esistono diversi tipi di fenomeni di negazione. C’è il fenomeno di negazione implicante (ma-yin dgag); Jeffrey Hopkins lo chiama negazione affermativa. Implicante qui significa che c’è qualcosa che rimane quando neghiamo. “Qualcosa che rimane” è come la “scia” (bkag-shul) della barca sull’acqua o come un’impronta lasciata dopo aver camminato su una terra morbida. Questo è il termine che viene utilizzato per ciò che viene lasciato indietro.
Un esempio potrebbe essere “Questo non è il mio computer”. Ciò che rimane, ciò che è implicito - implicato - è che è il computer di qualcun altro. Un altro esempio è “Il mio computer non è qui”. Cosa rimane? Che deve essere da qualche altra parte. Quando vediamo questo computer sappiamo che è di qualcun altro? Non è mio, quindi deve appartenere a qualcun altro. Il mio computer non è qui, quindi deve essere da qualche altra parte. È così che funziona la nostra comprensione.
Una negazione non implicante (med-dgag) non lascia nulla dietro di sé. “Il mio computer è assente. Il mio computer è sparito”. È semplicemente sparito, assente. Non implica che sia da qualche altra parte. Stiamo solo dicendo che è assente, o “Non ho il mio computer”. Qui non rimane il me, non è questo che intendiamo qui. “Non ho il mio computer” non implica che io abbia qualcos’altro, solo che non ho il mio computer. Oppure cerchiamo il latte nel frigorifero e non c’è; “Non c’è latte” non implica nulla e non rimane nulla in più. È solo un’affermazione: assenza, sparito.
Questa negazione non implicante - qualcosa è assente, qualcosa è andato - potrebbe riguardare un fenomeno esistente o uno inesistente. “Non c’è latte nel frigorifero” ma non c’è nemmeno nessun mostro nel frigorifero. Potrebbe essere un’assenza di qualcosa che esiste, che potrebbe esistere, o un’assenza di qualcosa che non esiste, che non potrebbe mai esistere. C’è l’assenza del mio computer. È qualcosa che esiste, ma un’assenza di un idiota totale è un’assenza di qualcosa che non esiste; non potrebbe mai esistere perché non esiste una cosa del genere.
In breve, un fenomeno esistente potrebbe essere un fenomeno di affermazione o un fenomeno di negazione. Un fenomeno di affermazione e negazione può essere valido (sta accadendo ora) o non valido (non sta accadendo più o non è ancora accaduto). “Non ho il mio computer” sta accadendo ora. “Non ho preso il mio computer ieri” non sta accadendo ora. È un fenomeno di negazione. Non sta accadendo ora.
Tutte queste diverse suddivisioni possono essere considerate insieme. Ecco perché vedremo l’argomento delle relazioni - la teoria degli insiemi - tra due insiemi di cose. Poi diventa molto più complicato. Tuttavia, questo è ciò su cui si lavora con il dibattito.
[Pausa]
Fenomeni statici
La successiva divisione dei fenomeni esistenti è quella dei fenomeni statici (rtag-pa), detti anche non funzionali (dngos-med) o fenomeni incondizionati o non influenzati, e dei fenomeni non statici (mi-rtag-pa), detti anche funzionali (dngos-po) o fenomeni condizionati o influenzati.
Un fenomeno statico è qualcosa che non cambia da un momento all’altro, definito come qualcosa che non è momentaneo. Momentaneo significa che cambia da un momento all’altro. Alcuni di essi sono eterni, possono durare per sempre, e alcuni sono temporanei.
Usiamo il nostro esempio, il computer. La categoria computer è un fenomeno statico; la categoria è un aspetto della generalità (spyi, categoria concettuale). La categoria tavolo è solo una categoria, non fa nulla, non cambia. È solo una categoria, è ciò a cui sto pensando, in un certo senso. “Il mio computer”, sto pensando a un computer, alla categoria computer, ma questo è un fenomeno statico temporaneo. C’era la categoria computer prima che i computer fossero inventati? No. Durante l’età della pietra, non c’era la categoria computer. E in un futuro lontano, quando non esisteranno più i computer, non ce ne saranno nei musei, e nessuno ne avrà sentito parlare, non ci sarà più nemmeno una categoria computer. Giusto? Quindi, è temporaneo.
Tuttavia, la categoria fenomeno conoscibile da un punto di vista buddhista non ha né inizio né fine; è eterna. C’è sempre una categoria fenomeno conoscibile. Ci sono sempre fenomeni conoscibili. Non stiamo parlando di dover pensare questo. Poiché anche i continua mentali (sems-rgyud) non hanno né inizio né fine, allora possiamo sempre pensare in termini di categoria fenomeno conoscibile.
Non voglio entrare troppo nei dettagli, sarebbe molto complicato ma possiamo avere fenomeni statici che sono fenomeni di negazione e altri che sono fenomeni di affermazione.
I fenomeni statici non cambiano, durano per sempre o solo per un breve periodo. Finché dura, non cambia; non fa niente e non cambia.
Fenomeni funzionali (non statici)
I fenomeni funzionali sono fenomeni non statici che cambiano di momento in momento, sorgono da cause e condizioni e fanno qualcosa (influenzano altre cose, producono effetti). Alcuni di loro sono eterni e altri sono temporanei. Questo computer individuale o il mio corpo sono temporanei: sorgono e a un certo punto si disintegreranno, cadranno a pezzi; si deteriorano momento dopo momento, avvicinandosi sempre di più alla fine. Poi ci sono altri fenomeni funzionali, fenomeni non statici, che cambiano di momento in momento e durano per sempre, come il continuum mentale individuale senza inizio e senza fine; cambia momento dopo momento perché momento dopo momento siamo consapevoli di cose diverse; la coscienza, la mente, è consapevole di cose diverse.
Il mio computer è un fenomeno non statico, si sta deteriorando e si romperà; alla fine, non lo avrò più, che lo perda, che qualcuno me lo rubi o che si rompa e basta. Sta deteriorando di momento in momento. L’impermanenza grossolana (mi-rtag-pa rags-pa) è quando si rompe davvero. L’impermanenza sottile (mi-rtag-pa phra-mo) sono gli istanti in cui si avvicina sempre di più alla sua fine.
È come questa lezione: finirà. È temporanea ma, momento per momento, succede qualcosa di diverso. Quando la lezione finisce, è finita. Ogni minuto, si avvicina sempre di più alla fine. Qual è il motivo per cui finisce? Perché è iniziata, se non fosse mai iniziata non potrebbe finire.
Può sembrare divertente, ma applichiamolo al computer. Qual è la ragione per cui il computer si rompe? Perché è stato costruito e, poiché è composto da parti che non vengono costantemente rinnovate, si romperà; finirà. Qual è la causa della morte? La nascita. La malattia di cui moriamo è solo la circostanza. La causa effettiva è che siamo nati. Se siamo nati, cosa ci aspettiamo? Moriremo. Se compri un computer cosa puoi aspettarti? Che a un certo punto si romperà.
C’è qualcos’altro, oltre a un continuum mentale che è eterno e cambia di momento in momento? Una persona individuale, un “io”. Quando parliamo del fatto che non c’è anima (bdag-med, sanscr. anātman, mancanza di un’“anima” impossibile), non stiamo negando che ci sia una sorta di cosa eterna. L’“io” o il sé, è eterno, non ha inizio né fine, ma non esiste come una sorta di cosa immutabile separata da un corpo e una mente che può essere conosciuta da sola. Il Buddhismo accetta un sé che possiamo chiamare anima, “io”, individuo o persona. Ma l’“io” convenzionale è eterno e cambia di momento in momento perché ora stiamo facendo questo e ora quello. Ecco perché preferisco tradurre come nessun sé impossibile, nessuna anima impossibile. Non c’è un sé o un’anima, ma ciò che il Buddhismo nega è impossibile, giusto?
Un sé impossibile non corrisponde a nulla. Cos’è? Sarebbe un sé che può essere conosciuto separatamente da un corpo e una mente, non influenzato da nulla, che non cambia mai da un momento all’altro, salta in questo corpo e mente e, in un certo senso, li guida, come se fosse un’auto, e poi li lascia e va in un’altra auto. Questo è impossibile, non corrisponde a nulla di reale; quindi, quell’assenza di qualcosa di reale che gli corrisponda è la sua vacuità. È impossibile. Ecco perché questi fenomeni di negazione sono importanti da capire, non esiste una cosa del genere. Quando diciamo che il sé non esiste in questo modo, ciò che rimane è che esiste in qualche altro modo. Pensateci per un momento, per favore.
I fenomeni funzionali fanno delle cose, nascono da cause e condizioni, cambiano da un momento all’altro. Alcuni durano per sempre, altri solo un breve periodo e, mentre durano, degenerano. Ci sono molti altri tipi di fenomeni non statici, ma non voglio davvero addentrarmi in questo argomento perché diventa molto complicato.
Forme di fenomeni fisici
Ci sono tre tipi di fenomeni funzionali. Ci sono molti modi di dividerli, ma qui li divideremo in tre, il modo più comune. I primi sono i fenomeni materiali (gzugs); preferisco chiamarli forme di fenomeni fisici. Al di là del nome, è importante capire di cosa stiamo parlando. Ce ne sono undici tipi; ci sono forme (gzugs), suoni (sgra), odori (dri), sapori (ro) e sensazioni fisiche (reg-bya). Sono cinque. Le sensazioni tattili e fisiche includono ruvido e morbido, caldo e freddo, e una sensazione fisica di movimento. Ci sono molte sensazioni fisiche. Possiamo sentire il movimento, non è vero? Sentire però è una parola vaga nella nostra lingua. Comunque, c’è una sensazione fisica di movimento.
Se vogliamo essere tecnici, secondo l’analisi buddhista, ciascuno di questi oggetti sensoriali è costituito da particelle, ma questo diventa piuttosto difficile da comprendere.
Abbiamo un altro set di cinque: i sensori cognitivi (dbang-po), tipi di minuscole cellule che abbiamo come parti del corpo che sono fotosensibili, sensibili alla vista (mig-gi dbang-po), al suono delle orecchie (rna’i dbang-po), all’olfatto del naso (sna’i dbang-po), al gusto della lingua (lce’i dbang-po) e alle sensazioni fisiche del corpo (lus-kyi dbang-po).
Poi abbiamo un terzo tipo, che può essere conosciuto solo dalla coscienza mentale (chos-kyi skye-ched-pa’i gzugs, forme di fenomeni fisici inclusi solo tra gli stimolatori cognitivi che sono fenomeni); non possiamo effettivamente conoscerli in modo sensoriale. Come ciò che percepiamo nei sogni; ciò che sembrano essere immagini e suoni non sono in realtà oggetti della coscienza visiva o uditiva ma di quella mentale. O le particelle, gli atomi: non possiamo effettivamente vederli, ma sono una forma di fenomeno fisico.
Se pensiamo “Sono un completo idiota”, quali sono i fenomeni fisici in relazione al mio corpo? “Ho preso il computer sbagliato”, il computer. Queste sono forme di fenomeni fisici. La forma del computer, la sensazione tattile del computer se lo tengo in mano, il suono del computer quando scrivo, queste sono tutte forme di fenomeni fisici. Quindi, naturalmente, possiamo considerare queste altre divisioni di cui abbiamo parlato. Ciò che stiamo vedendo ora, ciò che non stiamo più vedendo. La forma visiva che stiamo vedendo ora, una che non stiamo più vedendo che abbiamo visto ieri. La forma del computer di qualcun altro che sto vedendo ora e la forma del mio computer che non sto più vedendo, per esempio.
Modi di essere consapevoli di qualcosa
La seconda divisione dei fenomeni non statici sono i modi di essere consapevoli di qualcosa (shes-pa). Ce ne sono molti.
C’è la coscienza primaria (rnam-shes). Nel Buddhismo non parliamo solo di coscienza in generale ma più specificamente di coscienza visiva (mig-gi rnam-shes), coscienza uditiva (rna’i rnam-shes), coscienza olfattiva (sna’i rnam-shes), coscienza gustativa (lce’i rnam-shes), coscienza della sensazione fisica (lus-kyi rnam-shes) e coscienza mentale (yid-kyi rnam-shes) coinvolta nel sognare o nel pensare. La coscienza primaria conosce; è consapevole di ciò che è noto come la natura essenziale (ngo-bo) di qualcosa. La natura essenziale di qualcosa è che tipo generale di cosa è. La coscienza visiva è consapevole di qualcosa come una forma, quella uditiva è consapevole di qualcosa come un suono. È solo questa categoria generale di che tipo di informazione è. È informazione visiva o uditiva? Se pensiamo all’esempio di un computer, abbiamo una rappresentazione digitale di qualcosa e c’è una sorta di processore che può essere consapevole che questa è informazione visiva o uditiva. Questo è ciò che fa la coscienza primaria.
Poi abbiamo i fattori mentali (sems-byung, consapevolezza sussidiaria) che ci aiutano a gestire tali informazioni. Alcuni di questi fattori sono attenzione (yid-la byed-pa), concentrazione (ting-nge-’dzin, fissazione mentale), interesse (don-gnyer), provare un certo livello di felicità o infelicità (tshor-ba). Poi, abbiamo tutte le varie emozioni che colorano anche la nostra esperienza di un oggetto, sia costruttive (dge-ba) o positive, sia distruttive (mi-dge-ba), emozioni disturbanti (nyon-mongs).
Abbiamo qui un insieme di coscienza primaria e di tutti i fattori mentali che la accompagnano, e sono tutti focalizzati sullo stesso oggetto, si verificano nello stesso momento, e così via; hanno cinque cose in comune (mtshungs-ldan lnga). Possiamo pensare all’immagine di un lampadario, con una luce brillante - una grande luce al centro - e tutte queste piccole luci intorno, tutte accese nello stesso momento e che illuminano la stessa cosa.
Quindi, abbiamo modi di essere consapevoli di qualcosa. Per esempio, sto guardando questa borsa, sto distinguendo che non è il mio computer, mi sento infelice per questo, sono arrabbiato con essa: sta accadendo tutto questo.
Variabili influenzanti non congruenti
Poi abbiamo una terza categoria (ldan-min ’du-byed, astrazione non statica, variabile influenzante non congruente), che è difficile da tradurre. È qualcosa che non è statico, che cambia di momento in momento, ma non è né una forma di fenomeno fisico né un modo di essere consapevoli di qualcosa. Ad esempio, “io”, il sé, è un fenomeno di imputazione su un flusso di continuità di tutti i tipi di fattori mutevoli, sia fisici che modi di essere consapevoli. Non può esistere indipendentemente o essere conosciuto separatamente da quel continuum. Un altro esempio è l’età.
Quindi, cosa succede in ogni momento? C’è un diverso tipo di coscienza che opera. A volte ne operano diverse contemporaneamente, sia vedere che sentire per esempio. Alcune sono manifeste. Alcune sono subliminali come la sensazione dei vestiti sul corpo. C’è quella sensazione tattile, quella coscienza, ma non ne siamo consapevoli, quindi è subliminale; non prestiamo attenzione alla sensazione fisica dei nostri vestiti. E quella della nostra lingua in bocca? Quanto spesso ne siamo consapevoli? Tuttavia, se ci prestassimo attenzione, potremmo sentire la nostra lingua in bocca, non è vero? Il che è davvero piuttosto strano se ci pensiamo.
Ci sono tutte queste forme, suoni e odori, tutte queste coscienze, e tutti questi fattori mentali, che cambiano a velocità diverse. A volte siamo felici, a volte infelici; a volte abbiamo questa o quell’emozione; la nostra attenzione cambia, il suo livello, così come il nostro livello di interesse, sempre a velocità diverse. Come fenomeno di imputazione su tutto questo come sua base c’è l’io. Stiamo vedendo? Stiamo pensando? Beh, sì. Tuttavia, non stiamo pensando da soli, non stiamo vedendo da soli. È la coscienza dell’occhio che sta vedendo. Pertanto, diciamo “Sto vedendo”, sebbene sia un’imputazione sulla coscienza visiva. L’ “io” non può vedere da solo; non può esistere separatamente e non può essere conosciuto separatamente da una base, la coscienza.
Il sé, “me”, non può essere conosciuto separatamente e non può vedere, funzionare o fare nulla separatamente da solo, ma solo in termini dell’essere un fenomeno di imputazione sulla base di ciò che sta accadendo. Non è qualcosa di separato da tutto ciò che accade nella nostra esperienza, una specie di osservatore distante che lo guarda o preme i pulsanti e lo fa accadere. Bisogna pensarci parecchio.
Chi è l’autore della voce che risuona nella nostra testa? Chi sta parlando? Siamo noi, non qualcun altro. C’è un piccolo me seduto da qualche parte in una piccola scatola in una sala di controllo con un microfono che parla? Ovviamente no. Sta ricevendo informazioni sullo schermo e dall’apparecchiatura audio, provenienti dalle orecchie, e ha questa scheda di controllo lì e si preoccupa “Oh, cosa dovrei fare adesso? Lo farò. Alzerò la mano”, e preme il pulsante e la mano si alza. Non è così, vero? Sembra così, ma questa è l’apparenza ingannevole. È confuso, vero? Sembra che ci sia qualcuno lì dentro che parla, ma è impossibile; non corrisponde a nulla di reale. In realtà non c’è qualcosa seduto dentro di noi come nel film “Alien”, una specie di cosa aliena seduta dentro di noi, che possiede il nostro corpo e lo manipola.
Tuttavia, il me sembra reale - questo è il problema - e noi crediamo che lo sia. Se smettiamo di crederci, allora siamo esseri liberati. Quando la nostra mente smette di produrre questa apparenza ingannevole allora siamo dei Buddha. Questa è la differenza. Essere liberato: la nostra mente produce ancora questa spazzatura, ma sappiamo che è spazzatura e non ci crediamo, quindi non reagiamo ad essa. Quando siamo un Buddha la nostra mente non crea affatto questa apparenza.
Conclusione
Abbiamo tre tipi di fenomeni funzionali: forme di fenomeni fisici, modi di essere consapevoli e cose che non sono né l’uno né l’altro.
Un altro esempio per il terzo è il tempo. Il tempo passa momento dopo momento, non è statico ma non è una forma di fenomeno fisico né un modo di essere consapevoli di qualcosa. Dal momento che non ho il mio computer e il tempo passa, più a lungo non faccio nulla al riguardo, minori sono le possibilità che lo riavrò indietro, per esempio.
Di nuovo, ci sono molte permutazioni di ciò che può essere un fenomeno di negazione: alcuni sono statici, altri non statici; ci sono molte varianti diverse, molte possibilità. Non ho il mio computer. Il non avere il mio computer, beh, non ce l’ho per un minuto, per due minuti, per tre minuti, per quattro minuti, poi non ce l’ho per quattro giorni. È un fenomeno mutevole. Il non averlo è un fenomeno di negazione. Quindi, ci sono molte possibilità di come queste diverse divisioni si intersecano. Il non averlo cambia di momento in momento.