Allenarsi nella disciplina superiore e nella concentrazione superiore

Impegnarsi in una condotta illuminante 

Una volta che prendiamo i voti del bodhisattva, che sono l’essenza dello sviluppo di questo livello impegnato di bodhicitta, dobbiamo effettivamente praticare ciò che viene chiamata “condotta illuminante”, la condotta del bodhisattva. I voti del bodhisattva modellano quel tipo di condotta, le azioni del nostro corpo, parola e mente affinché non agiamo in un modo che ci impedirà di aiutare gli altri. 

Possiamo discutere di questa condotta o comportamento del bodhisattva in diversi modi. Atisha la presenta in termini di ciò che vengono chiamati “i tre addestramenti superiori”: disciplina etica superiore, concentrazione superiore e consapevolezza o saggezza discriminante superiore. 

La disciplina etica superiore non consiste solo nello stare su un piede solo ma riguarda il nostro comportamento etico. 

Nei lam-rim tradizionali successivi questi tre addestramenti superiori sono presentati come una pratica che è in comune sia con lo scopo intermedio che con quello avanzato perché vanno praticati per ottenere la liberazione o l’illuminazione, per entrambi gli scopi. La differenza tra i due livelli di pratica di questi tre è la motivazione o l’obiettivo: raggiungere la liberazione solo per sé o l’illuminazione per il beneficio di tutti gli altri. 

Allenarsi nella disciplina etica superiore 

La strofe 32 inizia a parlare della disciplina etica superiore. Va compresa la presentazione di Atisha di questi tre addestramenti superiori in termini di una motivazione di bodhicitta e così anche questa strofe sulla disciplina etica. 

(32) Se ti addestri per bene nei tre addestramenti della disciplina etica vivendo secondo i voti che sono la natura stessa della bodhicitta dell’impegno e che sono una causa per purificare completamente il tuo corpo, parola e mente, il tuo rispetto per i tre addestramenti nella disciplina etica crescerà.

Ci sono tre aspetti dell’autodisciplina etica (stiamo parlando della disciplina di noi stessi, non della disciplina etica del tentativo di disciplinare qualcun altro) che sono discussi specificamente negli insegnamenti per un bodhisattva in termini di atteggiamenti di vasta portata o perfezioni. Abbiamo (1) la disciplina etica dell’astenersi dal comportamento distruttivo, il che significa mantenere i voti. Qui l’enfasi è sul mantenimento dei voti del bodhisattva ma, come sottolinea Atisha, la base per questo è mantenere un certo livello dei voti di pratimoksha. 

Credo che uno dei motivi per cui Atisha pone così tanta importanza sui voti di pratimoksha derivi dalle circostanze del Tibet che causarono il suo invito. All’epoca c’era molta incomprensione sul Buddhismo, in particolare sul tantra: molti punti venivano presi in modo letterale, portando a molti abusi, soprattutto omicidi e comportamenti sessuali inappropriati. 

C’è un punto sulla liberazione della coscienza in un regno superiore, e molte persone lo fraintesero pensando fosse consentito uccidere per aiutarle, in accordo alla religione: togliamo loro la vita e, in questo modo, le mandiamo in una rinascita superiore, ma questo fu ampiamente abusato. Allo stesso modo, le persone si abbandonavano a comportamenti sessuali rituali, pensando che questo fosse ciò che la pratica del tantra richiedeva, ma gli insegnamenti del tantra originale non devono mai essere presi così alla lettera. 

Poiché il re del Tibet occidentale invitò Atisha specificamente per chiarire questi punti, Atisha pose qui un’enfasi notevole sul mantenimento dei voti di liberazione individuale, di non uccidere e in particolare dei voti di castità. Sottolineò che è meglio non impegnarsi in alcun comportamento sessuale e che questa è una base appropriata per la condotta del bodhisattva. Penso che l’enfasi su questo nel testo debba essere compresa nel contesto storico di quando fu scritto. 

Non significa che il suo consiglio sia limitato a quel periodo storico, è valido in tutte le situazioni. Anche ai giorni nostri, dove similmente c’è molta incomprensione sul tantra, in particolare sugli aspetti sessuali, penso sia estremamente rilevante. Non significa che tutti debbano diventare monaci e monache celibi per praticare il tantra, ciò che è importante è evitare l’estremo del prendere alla lettera gli insegnamenti. 

I “tre addestramenti nella disciplina etica superiore” sono (1) astenersi da comportamenti negativi, il che significa mantenere i voti, (2) la disciplina di impegnarsi in comportamenti costruttivi, il che significa specificamente meditare e praticare i vari insegnamenti, e (3) la disciplina impegnata nell’aiutare effettivamente gli altri. 

Atisha dice che “addestrandoci in questi tre”, che significa “vivendo in accordo con i voti del bodhisattva”, e “questi sono una causa per purificare le negatività del nostro corpo, parola e mente”, così non agiamo in modo negativo e, vivendo in questo modo, il nostro apprezzamento per il valore di questo addestramento etico crescerà sempre di più. “Rispetto” qui implica che comprendiamo completamente i benefici della disciplina etica, siamo sicuri che abbia questi benefici e che ci aiuta ad essere di beneficio per gli altri. 

In questo modo prendiamo molto sul serio questa disciplina etica, cosa che ovviamente a quei tempi la gente non faceva. 

(33) In questo modo lo stato pieno, completamente purificato, dell’illuminazione (arriverà); poiché, sforzandoti nei voti del bodhisattva, completerai interamente le reti necessarie per l’illuminazione totale. 

Mantenendo i voti del bodhisattva molto rigorosamente e seguendo gli altri tipi di disciplina etica, siamo in grado di rafforzare e “completare la costruzione delle due reti dell’illuminazione”. Queste sono le reti di cui abbiamo parlato: di forza positiva derivante dall’aiutare effettivamente gli altri meditando e così via, e la rete di profonda consapevolezza della vacuità. Queste sono solitamente chiamate “le due raccolte di merito e saggezza”. 

I voti del bodhisattva, in particolare nell’insieme dei voti secondari, parlano delle varie azioni dannose che ci impediscono di praticare realmente i sei atteggiamenti di vasta portata e di aiutare gli altri. Se evitiamo ciò che danneggia disciplina, concentrazione e sviluppo della profonda consapevolezza della vacuità allora, aiutando gli altri in diverse situazioni, saremo in grado di costruire e rafforzare queste reti di costruzione dell’illuminazione e completarle, così da poter raggiungere l’illuminazione. 

Qui sta dicendo indirettamente che impegnarsi molto per mantenere i voti del bodhisattva è assolutamente essenziale per raggiungere l’illuminazione, sia che seguiamo il sentiero del sutra o del tantra del Mahayana. Ci sono, ancora una volta, alcune persone che pensano che possono praticare il tantra non solo senza i voti di pratimoksha, i voti per la liberazione individuale, ma anche senza i voti del bodhisattva. Atisha afferma che non è così. 

Allenarsi nella concentrazione superiore

I cinque tipi di consapevolezza avanzata

(34) Quanto alla causa che completerà pienamente queste reti aventi la natura della forza positiva e della consapevolezza profonda, tutti i Buddha hanno affermato che è lo sviluppo della consapevolezza avanzata. 

Qui sta dicendo che per essere in grado di “completare queste reti”, le due reti di forza positiva e consapevolezza profonda, abbiamo bisogno di sviluppare quella che viene chiamata “consapevolezza avanzata”, che deriva dal perfezionamento della concentrazione più elevata. La disciplina etica non è sufficiente, poiché abbiamo anche bisogno di concentrazione. Ora, un effetto secondario della realizzazione della concentrazione perfetta è l’ottenimento dei cinque tipi di consapevolezza avanzata, a volte indicati come ESP, o percezione extrasensoriale, ma questa è solo una parte. 

Il primo tipo di consapevolezza avanzata sono le capacità extra-fisiche: essere in grado di correre molto, molto velocemente, volare nell’aria, camminare sull’acqua, questo genere di abilità. Il secondo è la vista extrasensoriale, essere in grado di vedere distanze molto lontane che normalmente non potremmo vedere. Il terzo è l’udito extrasensoriale, essere in grado di sentire cose lontane che normalmente non potremmo sentire. Il quarto è conoscere le vite passate delle altre persone e le proprie. Il quinto è conoscere i pensieri degli altri. 

Questi non sono esclusivi del Buddhismo. Chiunque segua anche un percorso non buddhista, se ottiene una concentrazione perfetta, otterrà queste capacità come effetto secondario. Se siamo abbastanza concentrati, possiamo diventare abbastanza sensibili da leggere le informazioni degli altri e conoscere queste varie cose. Questa è consapevolezza avanzata. 

Qui, Atisha sta dicendo che i Buddha hanno sottolineato l’importanza di questa consapevolezza avanzata per essere in grado di completare queste due reti. Come lo capiamo? Il punto è che stiamo parlando di ottenere queste cinque nel contesto di una motivazione di bodhicitta, in altre parole, vogliamo usarle per il bene degli altri. Costruire e rafforzare la rete di forza positiva significa aiutare effettivamente gli altri. 

Se riusciamo a vedere molto lontano quando le persone sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto, o se riusciamo a sentire cosa sta succedendo molto lontano, ciò ci consente di aiutare molte più persone rispetto a quando i nostri sensi sono limitati a percepire ciò che c’è nella stanza. Quando andiamo ad aiutare gli altri, se possiamo arrivarci molto velocemente con questi poteri extra-fisici e persino volare da una montagna all’altra, così non dobbiamo scendere fino in fondo alla valle e tornare indietro, e possiamo camminare su corsi d’acqua molto veloci, altrimenti molto difficili da attraversare e così via, questo ci consente di arrivare molto più velocemente per aiutare gli altri. 

Allo stesso modo, se riusciamo a vedere attraverso i muri, possiamo anche essere di maggiore aiuto e, se le persone si comportano in certi modi che causano problemi, se riusciamo a capire le loro vite passate, siamo anche in grado di capire alcune delle ragioni per cui si comportano in quel modo, e questo ci dà un’indicazione molto migliore su come aiutarle. È particolarmente utile quando le persone sono poco comunicative: è molto importante essere in grado di leggere i loro pensieri per sapere cosa provano, per poter insegnare loro e aiutarle correttamente. 

Sebbene la descrizione di questi cinque tipi di consapevolezza avanzata forse ci ricorda un bodhisattva Superman o Superwoman, che vede qualcuno in pericolo in lontananza e poi vola nell’aria per salvarlo, questa non è propriamente una finzione. Ho vissuto abbastanza a lungo tra i più grandi maestri tibetani da assistere personalmente a esempi di questo tipo di consapevolezza avanzata; tuttavia, non ho mai visto nessuno volare nell’aria. 

Una volta ero con il mio insegnante Serkong Rinpoce, con cui ho trascorso nove anni vivendo a stretto contatto, e stavamo andando in un centro buddista a Dharamsala, eravamo in macchina sulla strada e, mentre ci avvicinavamo al centro, Rinpoce disse alla gente “Correte velocemente nel gompa”, cioè nel tempio, “perché una candela è caduta e sta scoppiando un incendio”, cosa che ovviamente non poteva vedere dalla macchina in fondo alla strada. La gente accorse ed era assolutamente vero che una candela era caduta e la tenda stava prendendo fuoco.

Ho visto fatti del genere. Lui non parlava di informazioni specifiche sulle vite passate ma sapeva, “Con questa persona ho la connessione karmica da vite precedenti per poterla aiutare”. A volte le persone andavano da lui con un problema e lui diceva “Non ho la connessione karmica con te per poterti aiutare, ma quest’altro lama ce l’ha per questo problema specifico” e le mandava da qualcun altro che, in effetti, era in grado di aiutarle. 

Sebbene non abbia mai visto Rinpoce volare o cose del genere, era un uomo anziano molto grosso e pesante e, quando era seduto su un cuscino a terra, aveva bisogno di aiuto per alzarsi. Tuttavia, una volta che ero con lui, eravamo seduti accanto a Sua Santità il Dalai Lama e il vento aveva fatto cadere sul pavimento alcune pagine del testo che Sua Santità stava leggendo e Rinpoce saltò su molto più velocemente di quanto avrei potuto saltare io, prese le pagine e porse a Sua Santità. Ovviamente, era in grado di fare molte cose che, normalmente, con quel tipo di corpo, non si sarebbero potute fare. 

Con questi diversi tipi di consapevolezza e abilità avanzate, siamo in grado di aiutare gli altri molto, molto di più, creando una quantità enorme di forza positiva per completare quella rete e, come risultato, possiamo costruire la rete di profonda consapevolezza della vacuità perché, senza quella forte forza positiva, non siamo in grado di capirla veramente. Atisha continua a sottolineare questo nelle strofe che seguono, penso per far capire al suo pubblico che, se si vuole davvero aiutare gli altri, si deve praticare la meditazione molto seriamente e ottenere una concentrazione perfetta. 

Inoltre, penso che il contesto sociale dell’epoca giochi un ruolo qui nell’importanza di queste consapevolezze avanzate nel contesto della condotta del bodhisattva e della costruzione delle due reti. A quel tempo in Tibet si praticava molto la magia, magia nera e così via. Le persone avevano vari poteri, ma non li usavano per beneficiare ma per danneggiare gli altri. Poiché avevano già una certa familiarità con questi tipi di poteri e così via, Atisha sottolineò l’importanza di usarli per il beneficio degli altri e raggiungere l’illuminazione. 

Penso che questo aiuti a spiegare perché Atisha abbia posto così tanta enfasi su questo, che non troviamo in altri testi. Pensiamo solo alla biografia di Milarepa, che visse poco dopo Atisha, per capire un po’ l’atmosfera culturale in Tibet che Atisha aveva incontrato e il metodo abile che possedeva per essere in grado di insegnare agli altri usando qualcosa che era molto familiare a loro nella loro esperienza, e mostrare loro come poteva essere usato sul sentiero. 

Possiamo pensare a un tipo di situazione simile oggigiorno, non tanto con consapevolezza avanzata e magia, ma in termini di tecnologia. Invece di usarla per scopi distruttivi, possiamo usarla per scopi benefici con una motivazione da bodhisattva. Abbiamo i nostri tipi di consapevolezza avanzata grazie alla tecnologia che ci consente di vedere cose che normalmente non potremmo vedere e sentire cose che normalmente non potremmo sentire. Ciò ha rilevanza, anche se non abbiamo alcuna esperienza o non abbiamo esperienza di questi specifici tipi di consapevolezza avanzata che derivano dalla concentrazione. 

Leggerò solo le prossime tre strofe perché sottolineano l’importanza di questa consapevolezza avanzata per poter aiutare gli altri. 

(35) Proprio come un uccello senz’ali pienamente sviluppate non può volare nel cielo, similmente, senza la forza della consapevolezza avanzata, non sarai in grado di soddisfare gli obiettivi degli esseri limitati.
(36) Qualunque forza positiva ottenuta in un giorno e una notte da qualcuno che possiede consapevolezza avanzata non può essere ottenuta nemmeno in cento vite da qualcuno senza consapevolezza avanzata.
(37) Pertanto, se desideri completare per intero, rapidamente, le reti per l’illuminazione totale, sforzati e ottieni dunque la consapevolezza avanzata. Non sarà ottenuta dagli indolenti. 

Una mente calma e stabile

Atisha continua: 

(38) Colui che non ha ottenuto una mente calma e posata [lo shamatha] non raggiungerà la consapevolezza avanzata. Pertanto sforzati ripetutamente per conseguire una mente calma e posata [lo shamatha]. 

Una mente calma e stabile” si riferisce a ciò che in sanscrito è chiamato shamatha o, in tibetano zhinay (zhi-gnas), a volte tradotto come “calma dimorante” o “quiescenza mentale”. Questo stato mentale è un passo seguente all’avere una perfetta concentrazione univoca. 

Non solo la mente è acquietata da ogni vagabondaggio o ottusità mentale e si è stabilizzata in modo univoco su un oggetto costruttivo, che è letteralmente ciò che significano zhi (pacificato) e nay (gnas) (stabile) della parola zhinay, tibetano per shamatha. Oltre a questa concentrazione perfetta che è pacificata e stabilizzata, c’è una sensazione esaltante, uno stato beato di corpo e mente che permette di concentrarsi su qualsiasi cosa. C’è questa sensazione di beatitudine, benessere fisico oltre alla concentrazione perfetta: questo è zhinay o shamatha, la mente calma e stabile. 

Le consapevolezze avanzate giungono come effetto secondario del raggiungimento di quella mente calma e stabile, non possono essere ottenute con altri mezzi. Ottenendola, automaticamente la nostra mente è così concentrata, così focalizzata, così beata, che è in grado di percepire, per esempio, visioni, suoni lontani, connessioni karmiche e così via, che normalmente non saremmo mai in grado di percepire. 

Le sei condizioni favorevoli per raggiungere una mente calma e stabile

(39) Tuttavia, se i fattori per una mente calma e posata [lo shamatha] sono deboli, allora persino se avrai meditato diligentemente e per migliaia di anni, non otterrai la concentrazione esclusiva [il samadhi].

Per raggiungere questo stato mentale calmo e stabile abbiamo bisogno di vari fattori che supporteranno la pratica della meditazione per ottenerlo. Senza quel supporto sarà impossibile ottenere una concentrazione univoca. Quali sono questi fattori? 

(40) Pertanto mantieni per bene i fattori citati nel capitolo su Una rete per la concentrazione esclusiva. Allora piazza la tua mente su qualcosa di costruttivo: vale a dire uno degli oggetti appropriati di concentrazione.

In genere, ci sono sei condizioni che favoriscono il raggiungimento di questa mente calma e serena. 

Il primo è trovarsi in un luogo favorevole, dove cibo e acqua sono facilmente reperibili: stiamo parlando del luogo in cui ci ritiriamo per raggiungere una concentrazione univoca. Deve avere un’eccellente situazione spirituale, in altre parole, deve essere stato approvato e santificato dal nostro maestro spirituale o da precedenti maestri che hanno meditato lì. 

Deve avere un’eccellente posizione geografica, isolata, silenziosa, lontana dalle persone che ci turbano; una vista a lunga distanza; senza rumore dell’acqua corrente o dell’oceano. Se c’è acqua che scorre, alcune persone pensano “Oh, è così bello avere un flusso d’acqua che scorre vicino a dove sto meditando”, ma questo tende a ipnotizzarci in uno stato di stordimento, quindi non è affatto favorevole ad avere una mente lucida e concentrata. È lo stesso con il suono dell’oceano. Dovrebbe essere un luogo molto silenzioso, senza questi rumori. Deve anche avere un buon clima. Tutto questo riguarda la posizione geografica. 

Dovrebbe anche avere l’eccellente compagnia di amici che sono impegnati in modo simile, che stanno praticando con noi o vivono nelle vicinanze. Inoltre, dobbiamo avere “gli oggetti che sono richiesti per creare un legame felice con la pratica”, i testi che ci danno le informazioni corrette sulla pratica. Li abbiamo studiati e compresi, ma sono lì come riferimento, nel caso avessimo ulteriori domande. Tuttavia, è molto importante prima di praticare aver chiarito le nostre domande. Tutte queste sono la prima delle sei condizioni, un luogo favorevole. 

In secondo luogo, dobbiamo avere pochissimo attaccamento: la distrazione più grande è l’attaccamento alle persone, agli amici, alle persone care, al cibo, ai vestiti, così come al ricevere affetto, al comfort, al sonno, questo genere di cose. Dobbiamo averne molto poco altrimenti è molto difficile raggiungere la concentrazione. 

Il terzo è che dobbiamo essere soddisfatti di ciò che abbiamo, cibo, vestiti, condizioni meteo e così via. Quarto, dobbiamo liberarci dall’avere molte attività distraenti, come e-mail, affari mondani, cucinare elaboratamente e tutto il resto. Niente cellulari mentre siamo in ritiro e niente televisione. 

Il quinto è la pura autodisciplina etica. Infine, l’ultimo è liberarsi di pensieri ossessivi e prevenuti su ciò che di solito consideriamo desiderabile fare; pensieri come “Sono uno che deve sempre ascoltare musica”, o “Devo sempre consultare il mio oroscopo”, “Devo leggere un romanzo prima di andare a dormire”, “Devo avere la mia musica”. 

Abbiamo bisogno di queste circostanze favorevoli per ottenere una mente calma e stabile. Senza di esse, come dice Atisha, “allora persino se avrai meditato diligentemente e per migliaia di anni, non otterrai la concentrazione esclusiva [il samadhi]”. 

L’oggetto della meditazione

Quando meditiamo, dice Atisha, “piazza la tua mente su qualcosa di costruttivo: vale a dire uno degli oggetti appropriati di concentrazione”, scegliamo un oggetto e non lo cambiamo. “Qualcosa di costruttivo”, non si riferisce a qualcosa di neutro come il respiro. Sebbene potremmo ottenere una concentrazione univoca sul respiro, come pratica del bodhisattva sceglieremmo qualcosa di costruttivo come la visualizzazione di un’immagine del Buddha. 

Concentrarsi su un Buddha rappresenta lo stadio illuminato che stiamo cercando di raggiungere con la bodhicitta e quindi ci aiuta molto. Quando otteniamo la concentrazione, dobbiamo rafforzare la nostra direzione sicura in Buddha, Dharma e Sangha e la nostra bodhicitta; quindi, è un oggetto molto costruttivo su cui concentrarsi. Vogliamo poter sviluppare la concentrazione univoca e la mente calma e stabile con la coscienza mentale, non con quella sensoriale, perché vogliamo poi applicarla alla comprensione della vacuità. 

(41) Quando uno yogi realizza una mente calma e posata [lo shamatha], lui o lei consegue pure la consapevolezza avanzata.

In sintesi: quando raggiungiamo lo stato di shamatha, acquisiamo queste consapevolezze avanzate.

Ulteriori istruzioni per ottenere la concentrazione su un Buddha visualizzato 

Vorrei spendere qualche parola su come ottenere la concentrazione con la visualizzazione di un Buddha. Dobbiamo avere familiarità con l’aspetto di un Buddha, magari basandoci su un dipinto o una statua. Quando lo visualizziamo, non stiamo guardando questa immagine con i nostri occhi ma con la nostra immaginazione. Immaginazione qui non significa che inventiamo qualcosa che è una nostra invenzione o fantasia, bensì ci basiamo su come appare l’immagine standard di un Buddha con le 32 caratteristiche fisiche principali e le 80 minori, ciascuna con un significato profondo e ciascuna rappresentante una delle cause per raggiungere lo stato di un Buddha.

Visualizziamo una figura molto piccola, alta circa pochi centimetri, tridimensionale, viva, ma fatta di luce chiara e trasparente; non un dipinto, una statua o qualcosa di solido. Visualizziamo un Buddha vivo, ma non come nei cartoni animati. Lo immaginiamo a circa un braccio di distanza da noi, all’altezza della nostra fronte. I nostri occhi non sono chiusi, né guardano nella direzione di ciò che stiamo visualizzando ma piuttosto verso il basso, verso il pavimento, mentre lo visualizziamo all’altezza della nostra fronte. Una volta scelto l’oggetto e la dimensione appropriata e così via, non lo cambiamo, lo manteniamo così.

Queste sono solo alcune informazioni su come si fa se non ne abbiamo mai sentito parlare prima. Ovviamente, se vogliamo effettivamente praticarlo, abbiamo bisogno di molte altre istruzioni. In realtà, è piuttosto difficile per la maggior parte di noi in Occidente, in quanto non abbiamo molta familiarità con la visualizzazione. Ciò che è molto importante è, all’inizio, fare sessioni molto, molto brevi di un paio di minuti, senza sforzarsi troppo a lungo, perché allora c’è il rischio di sconvolgere davvero le energie nel corpo comprimendole o sforzandosi troppo. Bisogna stare molto attenti. E non preoccupatevi di tutti i dettagli; all’inizio si ha solo un’immagine approssimativa e, con una maggiore concentrazione, i dettagli diventeranno chiari.

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