Introduzione storica
Gli insegnamenti buddhisti sulla teoria della cognizione e sulla logica derivano dalle opere del maestro indiano della fine del V secolo Dignaga e di Dharmakirti, discepolo del suo discepolo della fine del VI secolo. Dignaga scrisse Compendio della cognizione valida (Tshad-ma kun-btus, sanscr. Pramāṇasamuccaya); Dharmakirti lo difese contro le teorie indiane non buddhiste nel suo Commentario al (Compendio di Dignaga alla) Cognizione valida (Tshad-ma rnam-’grel, sanscr. Pramāṇavarttika).
Le varie scuole indiane buddhiste (grub-mtha’) differiscono leggermente nelle loro spiegazioni della cognizione. Dignaga è la fonte della posizione Sautrantika. Dharmakirti ha presentato principalmente la visione Sautrantika integrandola occasionalmente con la spiegazione Cittamatra. Alcuni maestri successivi hanno interpretato Dharmakirti alla luce del Madhyamaka.
Le tradizioni tibetane prendono la spiegazione Sautrantika come base e poi la perfezionano con le spiegazioni dei sistemi più sofisticati. Di conseguenza, esamineremo qui alcuni punti riguardanti il sistema di cognizione Sautrantika e li integreremo con spiegazioni di altri sistemi quando differiscono in modo significativo.
Inizialmente, i tibetani enfatizzarono lo studio delle sole opere di Dignaga, sotto l'influenza di Atisha, il maestro indiano dell'inizio dell'XI secolo da cui deriva la tradizione Kadam. Il maestro kadam Ngog Lotsawa (rNgogs Lo-tsa-ba Blo-ldan shes-rab) (1059–1109) spostò l'enfasi sulle opere di Dharmakirti, stabilendo così il nuovo sistema epistemologico (tshad-ma gsar-ma). Il maestro kadampa Ciapa (Phyva-pa Chos-kyi seng-ge) (1109–1169), il fondatore dello stile tibetano di dibattito e dello studio di argomenti raccolti (bsdus-grwa, "dura"), elaborò il nuovo sistema. Le sue interpretazioni sono note come tradizione Ciapa (phyva-lugs).
Il maestro sakya Sakya Pandita (Sa-skya Pandi-ta) (1182–1251), confutò molte delle interpretazioni di Dharmakirti di Ciapa, basate sul suo studio del sanscrito e delle opere di Dharmakirti nella loro lingua originale con il maestro indiano Shakya Shribhadra. Le sue interpretazioni formano la tradizione Sapan (sa-lugs).
Sebbene tutte e quattro le tradizioni tibetane rivendichino come loro autorità i commentari di Sakya Pandita sulla teoria della cognizione, la scuola Ghelug segue più da vicino le interpretazioni di Ciapa. Le scuole Nyingma e Kagyu seguono da vicino la spiegazione principale sakya delle opere di Sapan. Pertanto, possiamo grossolanamente dividere le spiegazioni tibetane della teoria della cognizione nelle presentazioni ghelug e non ghelug. Inoltre, vari maestri tibetani spiegano anche in modo diverso molte asserzioni di ciascuna delle quattro scuole indiane. Le loro spiegazioni rientrano anche ampiamente nelle due divisioni: ghelug e non ghelug.
Tuttavia, nessuna delle due presenta una spiegazione uniforme della teoria della cognizione. Diversi maestri all'interno di ogni campo hanno spiegato punti specifici in modo leggermente diverso nei loro commenti. Qui, come base per uno studio più avanzato, presenteremo una panoramica delle due posizioni generali riguardanti i punti principali. Per ogni punto, presenteremo le asserzioni condivise in comune e poi le due posizioni in modo alternato. Utilizzeremo le spiegazioni fornite principalmente dal maestro della fine del XVIII secolo Akya Yongdzin (A-kya Yongs-’dzin dByangs-can dga-ba’i blo-gros) per rappresentare la posizione ghelug, come spiegato oralmente da ghesce Ngawang Dhargyey, ghesce Sonam Rincen e ghesce Dawa. Questa spiegazione è in accordo con la tradizione del libro di testo monastico (yig-cha) del maestro del XVI secolo Jetsun Chokyi Gyaltsen (rJe-btsun Chos-kyi rgyal-mtshan), seguito dai monasteri di Sera Je (Se-ra Byes) e Ganden Jangtse (dGa’-ldan Byang-rtse). Per rappresentare la posizione non ghelug, ci baseremo principalmente sulle spiegazioni fornite dal maestro sakya del XV secolo Gorampa (Go-ram bSod-nams seng-ge), come spiegato da gesce Georges BJ Dreyfus in Recognizing Reality: Dharmakīrti's Philosophy and Its Tibetan Interpretations. Albany: State University of New York Press, 1997.
Cognizione di un oggetto
La cognizione (shes-pa) di un oggetto può essere non concettuale (rtog-med) o concettuale (rtog-bcas). La cognizione concettuale avviene attraverso il mezzo di una categoria concettuale (spyi, universale) o di un concetto (rtog-pa), mentre la cognizione non concettuale non avviene attraverso tale mezzo.
Notare che:
- La cognizione sensoriale (dbang-shes) è sempre non concettuale.
- La cognizione mentale (yid-shes) può essere concettuale o non concettuale.
- La cognizione concettuale è sempre mentale.
La cognizione non concettuale può anche essere la pura cognizione della consapevolezza riflessiva (rang-rig mngon-sum) o la pura cognizione yoghica (rnal-’byor mngon-sum).
- La consapevolezza riflessiva (rang-rig, autoconsapevolezza) è parte di ogni momento della cognizione e, secondo la presentazione ghelug, prende come suoi oggetti solo la coscienza e i fattori mentali della cognizione di cui fa parte, consentendo il successivo ricordo (dran-shes) della cognizione. La posizione non ghelug di Gorampa è che la consapevolezza riflessiva è l'aspetto cognitivo (’dzin-rnam) di una cognizione che sperimenta la natura essenziale di se stessa (rang-gi ngo-bo). Ciò significa che prende come suoi oggetti tutto ciò che condivide la stessa natura essenziale dell'intera cognizione di cui fa parte, compresi i suoi oggetti.
- La nuda cognizione yoghica è la non staticità sottile (mi-rtag-pa phra-mo, impermanenza sottile) o l'assenza grossolana o sottile di un'impossibile "anima" di una persona (gang-zag-gi bdag-med, mancanza di identità della persona, mancanza del sé della persona).
Per semplicità, limiteremo la nostra analisi della cognizione non concettuale principalmente alla sua forma sensoriale.
Oggetti cognitivi e dati sensoriali
Le cognizioni hanno numerosi oggetti cognitivi (yul) – oggetti conosciuti in qualche modo cognitivo. Tra questi ci sono dati sensoriali e oggetti di senso comune.
I dati sensoriali sono le forme dei fenomeni fisici (gzugs) che, in un momento, occupano un luogo esteso (yul) e che sono riconosciuti da una coscienza sensoriale. Come oggetti ben noti nei trattati filosofici (bstan-bcos-la grags-pa), i dati sensoriali sono quindi le più piccole unità spaziali dei fenomeni fisici che sono percepibili dai sensi in un momento.
Ogni "frammento" di dati sensoriali occupa una posizione estesa nel senso che si estende spazialmente su una raccolta di "molecole" (’dus-pa’i rdul-phran) specifiche della sua classe di stimolatore cognitivo (skye-mched). Gli stimolatori cognitivi sono gli oggetti cognitivi e i sensori cognitivi (dbang-po) di ciascuna delle cinque facoltà cognitive sensoriali e una mentale. Le molecole, a loro volta, sono aggregazioni di particelle sostanziali (rdzas-kyi rdul-phran).
Esistono quattro classi di dati sensoriali:
- Forme (frammenti di forme colorate)
- Odori
- Sapori
- Sensazioni tattili o fisiche.
Poiché i suoni non hanno estensione spaziale su un insieme di molecole di classe simile (rigs-mthun), i suoni non sono inclusi nei dati sensoriali.
Oggetti di senso comune e oggetti convenzionali dell'esperienza
Cos'è una mela di senso comune? È una forma che vediamo, una fragranza che annusiamo, un sapore che assaporiamo o una sensazione tattile che proviamo quando ne teniamo una in mano? Come oggetto noto nel mondo (’jig-rten-la grags-pa), una mela di senso comune è un elemento che si estende sulle posizioni di tutte e quattro le classi di dati sensoriali e non esiste solo per un istante ma dura nel tempo.
Gli oggetti di senso comune sono equivalenti agli oggetti convenzionali dell'esperienza (tha-snyad spyod-yul), oggetti dell'esperienza ordinaria a cui si riferiscono le convenzioni delle parole o dei concetti. Pertanto, si dice che gli oggetti di senso comune "mantengano la loro natura essenziale individuale" (rang-gi ngo-bo ’dzin-pa). Ciò significa che hanno le loro identità convenzionali individuali come "questo" e "non quello" e sono distinguibili l'uno dall'altro, come un oggetto specifico che è "una mela" e "non un'arancia" o "questa mela" e "non quella mela".
Poiché alcuni oggetti, come un liquido, possono essere percepiti come acqua dagli esseri umani, come pus dagli spiriti famelici e come nettare dagli esseri divini (dèi), è necessario aggiungere che gli oggetti di senso comune hanno identità convenzionali stabilite come valide solo in relazione a determinati gruppi di esseri.
- Secondo la posizione ghelug, gli oggetti di senso comune sono conosciuti sia dalla cognizione concettuale che da quella non concettuale.
- La posizione non ghelug è che gli oggetti di senso comune sono conosciuti solo dalla cognizione concettuale.
Fenomeni conoscibili e oggetti comprensibili
I fenomeni conoscibili (shes-bya), chiamati anche oggetti comprensibili (gzhal-bya), sono oggetti cognitivi che possono essere conosciuti tramite una cognizione valida (tshad-ma). Includono tutti gli oggetti o fenomeni esistenti.
Più specificatamente, i fenomeni conoscibili includono:
- Entità oggettive (rang-mtshan, fenomeni specificamente caratterizzati)
- Entità metafisiche (spyi-mtshan, fenomeni generalmente caratterizzati).
Entità oggettive ed entità metafisiche
Nel sistema Sautrantika le entità oggettive sono quei fenomeni la cui esistenza non è stabilita dal fatto che sono semplicemente qualcosa che può essere etichettato mentalmente. Possono essere conosciuti senza usare una costruzione mentale (spros-pa, fabbricazione mentale), ovvero senza aver aggiunto nulla per conoscere tali oggetti, oltre al fatto che sono solo la somma delle loro parti. Sono non statici (impermanenti) e hanno un'esistenza sostanzialmente stabilita (rdzas-su grub-pa), perché sono in grado di svolgere una funzione (don-byed nus-pa).
- Una persona (gang-zag), ad esempio, è un fenomeno di imputazione esistente sulla base del continuum di un insieme individuale di cinque fattori aggregati (phung-po lnga, cinque aggregati); non è semplicemente qualcosa che può essere etichettato mentalmente da un costrutto mentale.
- Le persone svolgono funzioni e, pertanto, sono entità oggettive sostanzialmente esistenti.
Un'imputazione (btags-yod, fenomeno di imputazione, fenomeno imputatamente esistente) è un fenomeno validamente conoscibile che, quando conosciuto, si basa sulla cognizione effettiva di qualcos'altro (vale a dire una base per l'imputazione, gdags-gzhi), sia prima che simultaneamente alla cognizione di essa. I fenomeni di imputazione non possono esistere indipendentemente dalla loro base per l'imputazione.
Esistono due tipi di fenomeni di imputazione:
- Variabili influenzanti non congruenti (ldan-min ’du-byed, fattori compositivi non associati) – entità oggettive non statiche che non sono né forme di fenomeni fisici né modi di essere consapevoli di qualcosa, ad esempio età, non staticità (impermanenza) e persone (gang-zag). La non staticità è la non-durata di un elemento per un secondo momento.
- Entità metafisiche statiche.
Le entità metafisiche sono quei fenomeni la cui esistenza è stabilita esclusivamente dal fatto che sono qualcosa che può essere etichettato mentalmente (rtog-pas btags-tsam-gyis grub-pa). Possono essere etichettate concettualmente solo sulla base di entità oggettive. La loro esistenza non è sostanzialmente stabilita (rdzas-su ma-grub-pa), perché non sono in grado di svolgere una funzione.
L'etichettatura concettuale (etichettatura mentale) è una sottocategoria dell'imputazione. L'imputazione può essere divisa in:
- Imputazione di variabili influenzanti non statiche e non congruenti che, essendo oggettivamente reali, non richiedono concettualizzazione per stabilire la loro esistenza; l'esistenza delle variabili influenzanti non congruenti è stabilita dal lato della loro base per l'imputazione.
- Etichettatura mentale di fenomeni statici che, essendo entità metafisiche, richiedono concettualizzazione per stabilire la loro esistenza; tuttavia, nel contesto della cognizione concettuale, hanno ancora un'esistenza auto-stabilita e un'esistenza stabilita dai loro segni caratteristici individuali. Non sono "irreali".
- Designazione di parole che richiede anche una concettualizzazione per stabilirne l'esistenza.
Ghelug
Le entità oggettive possono essere validamente conosciute sia dalla cognizione valida non concettuale che da quella concettuale. Alcune entità metafisiche possono essere validamente conosciute non concettualmente, ma tutte le entità metafisiche possono essere validamente conosciute nel contesto della cognizione valida concettuale.
Non ghelug
Le entità oggettive che sono ologrammi mentali che assomigliano a momenti di dati sensoriali esterni e suoni possono essere validamente conosciute solo da una cognizione non concettuale valida. Le entità oggettive che sono ologrammi mentali che assomigliano a oggetti di senso comune ed entità metafisiche possono essere validamente conosciute solo da una cognizione concettuale valida.
ghelug | non ghelug | |
Entità oggettive | conosciute dalla cognizione valida non concettuale o concettuale | alcune sono validamente conosciute solo dalla cognizione non concettuale, altre sono validamente conosciute solo dalla cognizione concettuale |
Entità metafisiche | alcune sono validamente conosciute in modo non concettuale, tutte sono conosciute tramite una cognizione concettuale valida | conosciute solo dalla cognizione concettuale valida |
Entità oggettive e metafisiche – Presentazione specifica
Ghelug
Le entità oggettive includono tutti i fenomeni non statici, ovvero quei fenomeni che cambiano di momento in momento.
I fenomeni non statici includono:
- Forme di fenomeni fisici (gzugs)
- Modi di essere consapevoli di qualcosa (shes-pa)
- Variabili influenzanti non congruenti.
Qui, ci occuperemo principalmente di forme di fenomeni fisici che includono:
- Oggetti di senso comune, come mele e arance
- Le loro identità convenzionali come “questo” e “non quello”
- I dati sensoriali che costituiscono gli oggetti del senso comune
- Le molecole e i momenti su cui si estendono gli oggetti di senso comune e i loro dati sensoriali
- I momenti in cui si estendono i suoni di senso comune.
Dharmakirti ha specificato le entità oggettive come quei fenomeni che sono determinati (nges-pa) o non mescolati (ma-’dres-pa) in termini di localizzazione spaziale (yul), localizzazione temporale (dus) e natura essenziale (ngo-bo) come un elemento conoscibile individuale.
- Spazialmente determinato significa che la parte occidentale di un oggetto non esiste a est.
- Temporalmente determinato significa che qualcosa che esiste al mattino ha una fine definita, ad esempio quando cessa di esistere la sera.
- Essere individuale per natura essenziale significa che qualcosa è distinguibile dagli altri oggetti.
- Quindi, essere non mescolato significa non essere confuso o indistinguibile da qualcos'altro.
Poiché questi tre criteri possono essere applicati sia ai fenomeni non statici che statici (rtag-pa, permanenti), non possono essere intesi come una definizione rigorosa di entità oggettive. Dharmakirti li ha usati solo come criteri per confutare la visione nyaya non buddhista degli universali come entità indivisibili inerenti ugualmente in tutte i loro casi.
Le entità metafisiche includono tutti i fenomeni statici, cioè quei fenomeni che non cambiano di momento in momento.
I fenomeni statici includono:
- Le categorie concettuali (spyi, universali) “mela” e “arancia”, di cui tutte le singole mele e arance sono casi di elementi che si adattano ad esse
- Assenze (med-pa), come l'assenza di una buccia, che è un'imputazione su una mela sbucciata.
- Spazio (nam-mkha’), ovvero l'assenza di qualsiasi cosa tangibile che possa impedire a un oggetto materiale di occupare tre dimensioni.
- La mancanza del sé delle persone.
Non ghelug
Le entità oggettive sono fenomeni caratterizzati in modo specifico. Includono tutti gli elementi individuali (bye-brag).
Gli elementi individuali, come li ha definiti Dharmakirti, sono quei fenomeni che sono determinati o non mescolati in termini di posizione spaziale, posizione temporale e natura essenziale come individuo. Gli studiosi non ghelug interpretano le caratteristiche di Dharmakirti qui in modo diverso da quelli ghelug:
- La localizzazione spaziale significa situato in una specifica unità percettibile di localizzazione spaziale.
- La localizzazione temporale significa situato in un'unità specifica (un momento) di localizzazione temporale.
- Essere individuali per natura essenziale significa che gli elementi non richiedono una costruzione mentale dalla sintesi di altri elementi, come unità spaziali di diversi dati sensoriali, parti temporali o altri elementi individuali che li assomigliano. Quindi, gli elementi individuali hanno la loro natura essenziale semplicemente in quanto individui; non hanno la natura essenziale in quanto "questo" e "non quello" oggetto convenzionale.
- Quindi, essere non mescolati significa non essere mentalmente costruiti a partire dalla sintesi di altri elementi.
Gli elementi individuali includono tutti i fenomeni non statici:
- Momenti delle forme dei fenomeni fisici – vale a dire, momenti dei dati sensoriali e del suono
- Momenti di modi di essere consapevoli di qualcosa
- Momenti di variabili influenzanti non congruenti, come momenti di non staticità e di persone.
Qui, ci occuperemo principalmente di forme di fenomeni fisici. In questa categoria, le singole voci si riferiscono solo a:
- Momenti di raccolte di unità percettibili di specifici tipi di dati sensoriali, come una raccolta di macchie di forme colorate di una forma
- Momenti di raccolte di molecole su cui si estendono specifici tipi di dati sensoriali
- Momenti di suoni.
Queste sono le uniche cose che effettivamente vediamo, sentiamo, annusiamo, gustiamo o percepiamo fisicamente.
Le entità metafisiche sono fenomeni generalmente caratterizzati. Esse includono
- Oggetti di senso comune
- Categorie concettuali
- Assenze
- Spazio
- Mancanza del sè delle persone.
Le categorie sono quei fenomeni in comune (thun-mong-ba) con altri fenomeni: sono ciò in cui altri fenomeni "vanno insieme" (rjes-’gro) o rientrano. Non sono semplicemente raccolte (tshogs-pa) di singoli elementi. Le categorie non hanno posizioni spaziali, posizioni temporali o nature essenziali determinate come singoli elementi non sintetizzati. Sono costruite mentalmente (concettualmente) (spros-pa, fabbricate) da una sintesi mentale di singoli elementi che sono ccasi di essi, o da una sintesi mentale delle parti spaziali, sensoriali e/o temporali su cui sono concettualmente etichettate.
Pertanto, le categorie includono:
- Le categorie “mela” e “arancia”, di cui tutte le singole mele e arance sono casi di elementi che rientrano in esse
- Una mela di senso comune, come sintesi mentale della sensibilità individuale della vista, dell'olfatto, del gusto e della sensazione fisica
- La forma di una mela di senso comune (e non semplicemente una forma), come sintesi mentale di una raccolta di macchie di forme colorate
- Una mela di senso comune, come sintesi mentale di una successione di momenti individuali di una qualsiasi delle due sintesi mentali di cui sopra
- Un'identità convenzionale come "una mela" etichettata mentalmente su una qualsiasi delle tre sintesi mentali di cui sopra.
Pertanto, sebbene esistano oggetti di senso comune, sono semplicemente entità metafisiche, non oggettivamente reali. Possono essere conosciuti in modo valido solo dalla cognizione concettuale che li costruisce mentalmente e li etichetta sui singoli elementi di cui sono una sintesi mentale. Gli ologrammi mentali che assomigliano a oggetti di senso comune, tuttavia, e conosciuti nella cognizione concettuale sono oggettivamente reali. Le mele di senso comune crescono ancora sugli alberi di senso comune e possono essere mangiate. Sono ancora soggette a causa ed effetto in termini di verità convenzionale pragmatica.
Più avanti parleremo più ampiamente delle categorie.
Oggetti d’impegno e oggetti esistenti come cognitivamente presi
L’oggetto d’impegno (’jug-yul, oggetto di applicazione) di una cognizione è l’oggetto principale (dngos-yul) in cui si impegna (’jug-pa, entra cognitivamente) una particolare cognizione. Sia nella cognizione non concettuale che in quella concettuale, l’oggetto d’impegno è un fenomeno funzionale (dngos-po), ovvero un’entità oggettiva non statica.
L’oggetto d’impegno è equivalente all'oggetto esistente come cognitivamente preso (’dzin-stangs-kyi yul).
Ghelug
L’oggetto d’impegno nella cognizione non concettuale o concettuale è un oggetto di senso comune come una mela, e quelle caratteristiche non statiche (yon-tan, qualità) della mela in cui la cognizione effettivamente si impegna. Quindi,
- Non tutte le caratteristiche non statiche di un oggetto di senso comune conosciuto sono l’oggetto d’impegno della cognizione che lo conosce.
- Non è possibile che una caratteristica di un oggetto di senso comune, come la forma di una mela, sia l’oggetto d’impegno di una cognizione a meno che tale cognizione non prenda come oggetto d’impegno anche l’oggetto di senso comune di cui quella caratteristica è una qualità.
Le caratteristiche non statiche possono essere:
- Dati sensoriali della mela, come la vista o la sensazione tattile
- La non staticità della mela
- La mela come mela
- La mela come articolo che rientra nella categoria “mela”.
Pertanto, solo le entità oggettive sono gli oggetti d’impegno della cognizione concettuale o non concettuale.
- Nel caso della cognizione non concettuale, l'oggetto d’impegno di senso comune è un elemento esterno.
- Nel caso della cognizione concettuale, l'oggetto d’impegno di ssenso comune è un oggetto concettualmente implicito (zhen-yul), che verrà spiegato più avanti.
Questa affermazione "solo le entità oggettive sono l’oggetto d’impegno", tuttavia, necessita di una qualificazione. Sebbene entità metafisiche come la categoria "mela" non siano gli oggetti d’impegno di una cognizione concettuale che prende una mela di senso comune concettualmente implicita come suo oggetto d’impegno, tuttavia sono gli oggetti d’impegno della nuda cognizione non concettuale della consapevolezza riflessiva che accompagna quella cognizione concettuale. Questo perché le entità metafisiche in una cognizione concettuale, come le categorie in essa, condividono la stessa natura essenziale (ngo-bo) della coscienza concettuale e dei fattori mentali che le conoscono e che sono gli oggetti d’impegno della consapevolezza riflessiva. Quindi, le entità metafisiche sono parte dell'oggetto principale della consapevolezza riflessiva.
Non ghelug
Quando un momento di dati sensoriali o un momento di suono viene riconosciuto dalla cognizione sensoriale non concettuale, poiché quel momento è la causa della cognizione di esso come suo effetto e poiché causa ed effetto non possono esistere simultaneamente, la cognizione sensoriale non concettuale conosce direttamente solo un aspetto mentale attribuitole dal momento esterno di dati sensoriali o suono.
Gli oggetti d’impegno indiretti nella cognizione sensoriale non concettuale sono:
- Un momento di dati sensoriali
- Un momento di suono.
Gli oggetti d’impegno diretti nella cognizione sensoriale non concettuale sono:
- Un ologramma mentale di dati sensoriali
- Un ologramma mentale di un suono.
Gli oggetti d’impegno in una cognizione concettuale sono:
- Un oggetto di senso comune, ad esempio una mela, come oggetto funzionale concettualmente implicito significato da una parola zhen-pa’i brjod-bya) e che appare come un ologramma mentale oggettivo. Questo sarà spiegato più avanti.
- Tali caratteristiche metafisiche della mela concettualmente implicita sono (1) la mela come “una mela”, (2) la mela come un caso di un elemento nella categoria “mela” e (3) la mela come un caso di ciò che la parola “mela” significa.
Poiché gli ologrammi mentali che sorgono nella cognizione sensoriale non concettuale e gli ologrammi mentali e le entità metafisiche che sorgono nella cognizione concettuale sono tutti nella natura delle cognizioni che li conoscono e poiché le cognizioni stesse sono entità oggettive, gli oggetti d’impegno della cognizione non concettuale mediante consapevolezza riflessiva sia nella cognizione sensoriale non concettuale che in quella concettuale sono tutte queste caratteristiche di queste cognizioni.
Così,
- I momenti oggettivi esterni dei dati sensoriali e dei suoni e i loro ologrammi mentali sono gli oggetti d’impegno solo della cognizione non concettuale.
- Gli oggetti di senso comune oggettivi e concettualmente impliciti sono gli oggetti d’impegno solo nella cognizione concettuale.
- I momenti oggettivi della cognizione concettuale e non concettuale – tra cui la coscienza, i fattori mentali, gli ologrammi mentali dei momenti oggettivi dei dati sensoriali esterni e dei suoni, gli oggetti di senso comune concettualmente impliciti e le entità metafisiche che sorgono in essi – sono gli oggetti d’impegno della consapevolezza riflessiva.
Chiarezza, consapevolezza e attività mentale (mente)
Nel conoscere un oggetto d’impegno una cognizione dà origine (’char-ba, shar-ba) a un aspetto cognitivo (rnam-pa, parvenza cognitiva) di qualcosa simultaneamente con l'impegno cognitivo (’jug-pa, coinvolgimento cognitivo di se stesso) con esso. L'aspetto cognitivo è come un ologramma mentale che assomiglia all'oggetto d’impegno ed è anch'esso un oggetto d’impegno della cognizione.
Dare origine a un'apparenza cognitiva di qualcosa simultaneamente all'impegno cognitivo con essa sono, rispettivamente, le caratteristiche che definiscono il rendere qualcosa cognitivamente chiaro (gsal, rivelare cognitivamente qualcosa, chiarezza) e il prendere consapevolezza di qualcosa (rig, consapevolezza).
Il mero rendere qualcosa cognitivamente chiaro e il mero prendere consapevolezza di qualcosa (gsal-rig tsam) sono, a loro volta, le caratteristiche che definiscono l'attività mentale (sems, mente).
La parola mero indica che l'attività mentale avviene senza un "me" o una "mente" che esiste come entità indipendente separata dall'attività mentale e che funga da agente che fa sì che l'attività accada. Infatti, in qualsiasi azione mentale o fisica non esiste un agente come entità separata non influenzata (’dus ma-byas, statica, permanente), monolitica (gcig, una), indipendentemente dall'azione, che fa sì che l'azione accada o la osserva accadere.
Rendere qualcosa cognitivamente chiaro non richiede che l'oggetto sia chiaro nel senso che sia a fuoco. Anche l'aspetto di una sfocatura può sorgere cognitivamente.
Prendere consapevolezza di qualcosa non richiede che la consapevolezza sia cosciente, né implica necessariamente conoscere l'identità convenzionale di ciò che diventa cognitivamente apparente. Una cognizione può avere un'attenzione minima (yid-la byed-pa) che la accompagna e può mancare di certezza cognitiva (nges-pa).
Da un altro punto di vista, la chiarezza si riferisce alla caratteristica distintiva dell'attività mentale che, come uno specchio, è priva di qualsiasi cosa tangibile o ostruttiva che impedisce il sorgere cognitivo di un aspetto cognitivo di qualcosa. A questo proposito, la mente come attività mentale è vasta come lo spazio. La consapevolezza si riferisce alla caratteristica distintiva dell'attività mentale che, a differenza di uno specchio, sperimenta individualmente e soggettivamente il suo oggetto cognitivo.
Ghelug
Quando l'aspetto mentale di un oggetto di senso comune esterno sorge in una cognizione sensoriale non concettuale di quell'oggetto, l'oggetto di senso comune esterno continua a esistere convenzionalmente. Quindi, è direttamente conosciuto dalla cognizione sensoriale non concettuale.
Non ghelug
Quando l'aspetto mentale di un momento esterno di dati sensoriali sorge in una cognizione sensoriale non concettuale di quell'oggetto, quel momento esterno di dati sensoriali o suono non sta più accadendo. Quindi, non è direttamente conosciuto dalla cognizione sensoriale non concettuale. Solo il suo aspetto mentale è direttamente conosciuto.