Vacuità

Con la corretta comprensione della vacuità e dell’origine interdipendente eviteremo i due estremi di assolutismo e nichilismo riuscendo a gestire meglio la complessità della vita.

Per attuare ed implementare modi realistici di superare la sofferenza, dobbiamo decostruire le false apparenze e, quindi, vedere la realtà.

La comprensione della vacuità non nega l’esistenza di un “sè” convenzionale: noi esistiamo ma non nel modo del falso “sè”. Il nostro “sè” convenzionale è imputato su corpo e mente e tuttavia non trovabile in essi.

Tsensciab Serkong Rinpoce offre un’analisi approfondita dei primi versi del nono capitolo di “Impegnarsi nella condotta del bodhisattva” sulla consapevolezza discriminante.

Quando comprendiamo correttamente la vacuità comprendiamo correttamente l’origine interdipendente e quando comprendiamo correttamente l’origine interdipendente comprendiamo correttamente la vacuità.

Un breve commentario al testo fondamentale di Tsongkhapa, che fornisce una panoramica sulla rinuncia, sulla bodhicitta, e sulla visione corretta visione della vacuità.

Sebbene la vacuità sia uno degli argomenti più difficili negli insegnamenti del Buddha, non dobbiamo avere paura della vacuità. Se intesa correttamente, eliminerà le cause dei nostri problemi.

Secondo il sistema di principi Sautrantika, ci sono sette modi di conoscere un oggetto. Per capire i sette in modo più dettagliato, dobbiamo prima sapere che cos'è un modo di conoscere ("Lorig" in tibetano).

Questo breve testo sulla prajnaparamita (la perfezione della saggezza) presenta l'essenza della consapevolezza discriminante e lungimirante della vacuità (vuoto). Viene recitato e contemplato in tutto il mondo buddhista della tradizione Mahayana.

La vacuità vuol dire un’assenza totale di modalità impossibili di esistenza. Nulla esiste in maniere impossibili.